i racconti erotici di desiderya

Anna

Autore: Andaluso
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Premessa: il racconto è vecchio e datato, ma è utile come riferimento dei racconti che spedirò in seguito

Anna

PREMESSA:

Ho sparso da qualche tempo "frammenti" di una storia, la storia di Anna, questo è il tentativo di dare un ordine, di immettere in una "possibile realtà", quanto fino ad ora scritto e quanto forse ancora uscirà da questa tastiera.

Personaggi:

Anna, 24 anni non molto alta, capelli biondo scuro appena appena arricciati, occhi di un azzurro molto scuro, è il perfetto esempio di ragazza sportiva, pronta a divenire donna corteggiata ed invidiata, viene da una famiglia benestante, di cultura largamente al di sopra della media, laureata, ha deciso di attendere a completare il suo definitivo inserimento sociale si mantiene per il momento con una rendita lasciatale dai Nonni, e con lezioni private di musica e di lingua inglese.

Francesca, la compagna di liceo, più alta di Anna, bruna, al suo confronto forse per qualcuno più bella, certamente più vistosa, per anni, hanno diviso tutto, scuola, sport, segreti, hanno perso la verginità assieme sullo stesso letto, poi l'inevitabile separazione, Anna a Venezia, per frequentare università e conservatorio, Francesca costretta a lavori saltuari senza sbocchi, infine l'approdo al Nudo, al piccolo squallido giro di locali semiporno, che costellano le periferie delle nostre città.

Io, come più vi fa comodo, giovane vecchio, brutto o aitante, scegliete voi, io come tutti gli altri siamo comparse.

Luoghi: Treviso, Venezia, Verona, il Nord Est insomma.

Incontro

Ho provato cento volte a scrivere del nostro primo incontro, ma le dita mi scorrono sempre in maniera banale, piatta, ma come può essere piatto un incontro così, la prima cosa che ricordo di lei, è la curva del suo sedere mentre dorme allungata nel letto, sembrava convogliare la poca luce della camera su di se, in quella curva quella notte per me si concentrava tutto il mondo, non osavo accarezzarla per paura che svanisse, che si rivelasse in qualche modo falsa, ma era reale sentivo il suo respiro, il suo calore, potevo distinguere, la custodia del violoncello col suo prezioso contenuto, l'abito da concerto, abbandonato su una sedia, non c'era biancheria, quando suonava non ne portava mai, così mi aveva confessato ridendo lasciando cadere l'abito.Il posto il momento la persona giusta, banali ma talvolta reali situazioni, nessun merito, da parte mia, solo quello forse di averle porto per primo un bicchiere di vino bianco, al piccolo ricevimento dopo il concerto, poi tutto semplice e facile, dal primo bacio, al pene mai così eretto che la penetra senza ostacoli.

Non fosse stato per l'incontro con Francesca probabilmente la nostra sarebbe stata una storia breve, e senza deviazioni di nessun genere, sarebbe finita con un arrivederci alla prima occasione mai ritrovata.

L'archetto

Le ultime note hanno smesso di far vibrare l'aria della stanza, il tempo, torna a scorrere, e io, torno a distinguere l'insieme confuso di suoni, immagini, emozioni che mi circondano, e Anna completamente nuda abbracciata al suo violoncello.

Un invito improvviso, inatteso, dopo una serata passata a guardare la sua compagna di liceo, esibirsi nuda davanti al pubblico volgare del piccolo Club in cui ci ha invitato, siamo quasi scappati, alla fine del suo numero, salutandola da lontano con la mano.

Poi l'invito, solo io, lei e il suo Violoncello, si spoglia di tutto anche dei pochi gioielli che indossa, senza darmi il tempo di stupirmi di eccitarmi, le sue curve e quelle dello strumento sembrano fondersi.

Suona, suona maledettamente bene Anna, assurdamente bene, il suo corpo abbraccia lo strumento, come fosse il suo amante, suona fino a riempirmi il cervello di note e di pelle, la sua pelle, stupenda e nuda, suona fino a che le vibrazioni del legno che avvolge tra le gambe la portano a godere. E ora mi porge l'archetto, gli occhi lucidi, implorano di capire senza dover spiegare, si appoggia con le mani alla parete allarga le gambe, e aspetta, aspetta che il mio cervello smetta di chiedersi "perché" e lasci libero il braccio che desidera solo colpire.

La riga rossa, sottile, attraversa le natiche, la schiena si inarca sotto il primo colpo, io continuo a colpire e a chiedere perché. Non ottengo risposte ne da lei, ne da me stesso, abbiamo passato la notte a conoscerci, ma per quello che è accaduto, per le ferite che le segnano il corpo, nessuno dei due a voluto risposte.

Cassette

La pila di cassette è vicino al televisore, Anna seduta a terra, sul tappeto, indossa una vecchia felpa scolorita e un paio di calzini bianchi, non capisco se porti biancheria, in mano ha il telecomando del video. La stanza è al buio, fuori ormai si è fatta sera, io le sono seduto vicino, e guardo, ora lo schermo, ora lei. Siamo qui da ore, gli occhi pieni di immagini, di suoni, ho scelto il peggio in videoteca, deciso ad offenderla, sperando di disgustarla di allontanarla, lei guarda tutto, spesso ricorre all'Avanzamento Veloce, per togliere la noia di immagini inutili o sciatte, o per fuggire da un oltraggio di troppo, ma su questo, poi inevitabilmente, ritorna, su altre immagini, si ferma, si lascia colpire, guarda e riguarda donne frustate, appese, sodomie multiple, visi di giovani donne come lei, coperti di sperma, seni forati, sessi ingioiellati, ascolta grida, insulti, rantoli di piacere e lascia che tutto questo le cada addosso.

E' finita l'ultima cassetta, senza guardarmi mi chiede di essere lasciarla sola.

Il giorno dopo consegnandomi le cassette mi pregherà di procurarle uomini, uomini che la usino e basta.

Le vanghe

Anna prima degli anelli, la prima volta nuda davanti ad estranei, esposta mostrata, offerta.

Cazzi lucidi di saliva masturbati da mani nervose, (ci sputa nelle mani come fanno i contadini prima di impugnare la vanga) il cazzo sotto quel massaggio viscido diventa più duro e scivoloso, solo che lei non è come le zolle, che si spaccano sotto i colpi, lei si apre da sola, si inarca tutta verso di loro per rendere più facile la loro opera.

Sono solo quattro per ora i cazzi , altri sei ancora chiusi nei pantaloni, indecisi sull'autenticità di quello che vedono, forse trattenuti dalla giovinezza e dall'aspetto inevitabilmente pulito di Anna.

Alla fine ovviamente nessuno si è negato, e niente, come voleva, le è stato risparmiato, il giorno dopo Anna ha voluto che l'accompagnassi a farsi forare i capezzoli e il sesso, d'ora in poi quando si mostrerà nuda nessuno avrà dubbi su come vuole essere trattata.

Goccia

Una goccia di sperma le usciva da una lato della bocca quando risalì in macchina, non saprò mai di chi fosse e, d'altra parte non ha nessuna importanza.

Anna raccolta la mia provocazione non aveva esitato, era entrata nella bagno della stazione di servizio, protetta dalla fioca illuminazione, e dallo scarso traffico notturno.

Chi era stato il fortunato a trovarsi nel posto giusto al momento giusto, un camionista, un turista Bavarese di ritorno da Venezia, o un collega sudato e stanco per una giornata passata a coccolare i soliti clienti insulsi.

Anna, era risalita in macchina dopo un lasso di tempo per me incalcolabile, mentre ripartivo notai che il vestitino leggero le si attaccava alla pelle, probabilmente lo sperma di più di un maschio le si stava seccando addosso, aveva vinto lei dimostrandosi capace di darsi al primo fortunato di turno in un posto squallido come un urinatoio d'autostrada? o io facendole fare un altro scalino verso in basso.

Sdraiata sul sedile intanto Anna si procurava da sola l'orgasmo meritato.

Contrasto

Pomeriggio passato il Libreria Feltrinelli, Anna passa tranquilla davanti agli scaffali, guarda, talvolta si ferma, sfoglia qualche libro, ne sceglie un paio, e si accomoda in uno dei panchetti a leggere le note di copertina, le prefazioni, si toglie la giacca rimanendo con la maglietta senza maniche, a costine strette, il collo alto, le spalle scoperte con la pelle morbida che quasi luccica, bella e serena, tranquilla, il viso attento, incorniciato dai capelli biondi leggermente ricci, gli occhiali rotondi leggerissimi, aumentano l'espressione seria e assorta che assume leggendo.

Gentile e sorridente, pagando gli acquisti alla cassa, scambia qualche parola e regala uno splendido

sorriso, al direttore che la saluta incantato.

Contrasto.

Due ore più tardi nel casolare abbandonato appena fuori città, dove mi ha preceduto da sola, i polsi sono avvolti stretti da una delle sue calze, la legano a una catena che pende dal soffitto, mi aspetta così, nuda, con le braccia allungate sopra la testa, il corpo teso, in ginocchio sul pavimento sporco di quel posto squallido, percepisco il suo respiro accelerare, quando sente i passi di chi mi segue, ho mantenuto la promessa, i suoi occhi si accendono, approvano, la mia scelta, i due sbandati che mi ha chiesto di raccattare per lei in Piazza, hanno le facce giuste, quelle di chi si è giocato tutto e perso di più, non avranno problemi ad usarla, pensano di non dover nulla a nessuno tanto meno a una Puttana che un maniaco paga per farla scopare da altri, scopriranno, incuriositi, eccitati, l'anello del suo sesso, lo tireranno per sentirti urlare, sicuri di farmi piacere, morderanno i suoi capezzoli forati, ho già detto loro quello che possono farti, e quel poco che non devono.

Io, io starò a guardare, a soffrire, a godere, nel vederti giocattolo prezioso, in mano a mani rozze, intente ad usarlo senza cura, senza rispetto, stò a controllare per darle un'improbabile garanzia, che tutto resterà dentro limiti che non abbiamo però mai fissato.

Mani

Le mie mani sono intrecciate strette, a quelle di Anna, i nostri visi, i nostri occhi sono vicinissimi, posso scrutare ogni minima variazione delle sue pupille, ogni battere di ciglia, ogni contrazione del volto, sento, ascolto le variazioni del suo respiro, le sue dita si stringono, si allargano attorno alle mie, quasi mi sento lei, piacere, dolore, vergogna, sensazioni, che travasano tra noi.

Attorno gli "altri", si muovono, si alternano, sul suo corpo, capisco da come mi guarda da come mi stringe, quando la penetrano nel sesso, o quando la sodomizzano, sento quando chi la sta possedendo, cerca di capirla, di coinvolgerla, di dare anche a lei piacere, e quando invece viene penetrata e basta, trattata come la sporca puttana che ha scelto di essere per queste due interminabili ore.

Il suo viso è sfatto sudato, un rivolo di saliva scende dalle sue labbra, che non trattengono più nulla, ne grida ne lamenti, ancora due minuti, poi sarà finita.

Amore

Solo amore, oggi per noi, scoperta e riscoperta, di sensazioni, sentimenti, tenerezze all'apparenza facili, ma spesso meschine ripetizioni, di gesti usati, comperati al supermercato dell'immagine.

È difficile oggi fare all'amore, senza lasciarci guidare da migliaia di istruzioni immagazzinate negli anni, ma oggi Anna vuole solo amore, e io scoverò a qualsiasi costo qualche angolo ancora non sperimentato, anche il piacere di ritrovare la visuale già vista già apprezzata, sentire il suo respiro fermarsi per la sorpresa per la gioia della mia piccola scoperta e accelerare poi, per quel ritmo mai fino ad ora usato, restare per istanti per ore uniti senza bisogno di cercare il compimento la fine dell'atto, tanto si è sicuri di poter dare e di poter ricevere tutto.

Oggi Anna vuole tornare bambina, passare più lentamente possibile dal piacere delle coccole infantili, alle prime carezze, ai primi turbamenti, alle prime effusioni, per finire scoprire, inaspettatamente nuovi e sorprendenti, i propri orgasmi.

Una pausa solo una pausa.

Francesca

Il leggero abito di Anna è aperto, il seno, il sesso forati e inanellati, colpiscono Francesca con tutto il loro significato, d'improvviso un teatrale occhio di bue le isola dal mondo, sono sole con i ricordi le speranze, i segreti, i destini dichiarati, quello di Francesca votato a una lenta e inesorabile emarginazione, quello di Anna, aperto a tutti i successi.

Non c'è bisogno di raccontare la cronaca dei giorni, dei fatti seguiti al loro ultimo incontro, Francesca li legge negli occhi di Anna, nei segni sul suo corpo, nell'odore forte del sesso appena consumato, Francesca ha la chiave di un Piccolo Inferno, è Anna la vuole.

Per questo, le si offre, lei che ha ancora tutte le opportunità, si dà a quella che le ha mancate, sprecate tutte, non si concede difese, riserve, non schiva i colpi, che Francesca piangendo, urlando inveendo, comincia a dare all'Idolo infranto che ha smesso di brillare.

Anna ora è sola accasciata sul pavimento, prima di darle l'indirizzo, Francesca le ha urinato sul volto, come ultimo e totale gesto di dissacrazione, ci sarà anche lei al Piccolo Inferno, quando sarà il momento, ora sono legate più di prima.

La bestia

Una Bestia, una bestia che si rotola a terra senza curarsi della sporcizia, dei resti di amplessi clandestini sparsi al suolo, una bestia che si tocca, che grugnisce di piacere, una bestia che cerca, provoca il mio insulto, mi offende, una bestia che morde, sbava, gode nel sentirsi bestia.

Una bestia, ora calma e domestica, che mi fa fermare la macchina sul ciglio della strada per ammirare l'elegante airone che avanza sulla riva, una bestia a cui si fanno umidi gli occhi per quattro note non banali, trasmesse dalla radio.

Una Bestia come Anna, Anna pulita, Anna che suona, Anna sporca, Anna volgare battona, Anna bestia malsana che offende le mie notti, cosa sarà di Anna nel prossimo futuro, sposa di ignaro mortale o rottame prodotto del nostro "fantastico" fatto reale, Anna che non mi fa dormire.

Bestia 2

Anna è riemersa dalla Bestia, il corpo ancora sporco, rotolandosi sul pavimento del capanno abbandonato ha raccolto sulla pelle fango, piccoli pezzi di carta, sporcizia di ogni genere.

Ma ora la Bestia l'abbandona, e lei torna a guardarmi con un sorriso bellissimo, il viso è tornato calmo e disteso, d'improvviso legge sul mio volto, piccoli segni che non riesco a trattenere, la bocca che mi si piega in un angolo insolito, gli occhi socchiusi, capisce lo schifo, il disgusto che ho provato e che provo nel vederla ridotta così, e torna a eccitarsi, torna lentamente Bestia, questa volta però, Anna è cosciente, presente, Anna non se ne va, non si rifugia dietro alla Bestia, è lei che si avvicina e mi chiede il cazzo, ci sputa sopra e l'ingoia, guardandomi negli occhi con gioia selvaggia, mi beve, avida, assetata, si sdraia sui resti di quella che fu una latrina e chiede di essere usata come tale.

Più tardi, pulita e profumata mi amerà come ai primi incontri, Anna può essere Bestia, e poi tornare Donna, Fanciulla, e io resto ogni volta più confuso e più posseduto di prima.

Dettaglio della Bestia 2

Nell'angolo del capanno, i resti evidenti di un piccolo bagno, il lavandino, caduto a terra è in frantumi, la latrina c'è ancora, una turca, lo smalto è scrostato, e il metallo senza protezione, divorato dalla ruggine, Anna si è sdraiata sopra a questo schifo ridendo, il viso ancora sporco del mio sperma.

Mi aspetta a gambe larghe, una mano affondata nel sesso, ride e mi provoca, spalanca la bocca, mi mostra la lingua, d'improvviso si contrae tutta colta dal piacere, provocatole dal lavorio della mano e dal pensiero di quello che mi sta costringendo a farle, il getto di urina, all'inizio incerto, le bagna il ventre, risale sui seni, e finalmente, come continua a chiedere il getto raggiunge la bocca la riempie, spegnendole il riso le parole, s'irrigidisce all'improvviso, negli occhi le leggo un momentaneo ripensamento, il ventre il torace si contraggono colti da nausea improvvisa, ma passa, passa tutto, sopraffatto dall'osceno piacere che prova, nel sentirsi ancora una volta capace di stupirmi, di infliggersi umiliazioni sempre più forti.

Il sugo

Il nostro interlocutore, ha labbra e il mento sporchi di sugo, l'indirizzo di Francesca ci ha portato a trovarlo in questo ristorante, non sappiamo chi sia, sappiamo solo che mangia sempre in quel posto, e li riceve chi deve visionare, mangia per ultimo, quando il locale si appresta a chiudere, mangia senza attenzione, portando il cibo alla bocca sempre con lo stesso ritmo monotono, non gusta, si riempie la bocca e mastica.

Allo stesso modo pone domande, noiosamente quasi sapesse a memoria le risposte, alcune sono sciocche, all'apparenza inutili, altre oltraggiose, rivoltanti, Anna risponde cercando di mantenere a sua volta un tono incolore, ma la sua mano cerca il mio ginocchio e lo stringe fino a farmi male.

Un cenno e i pochi camerieri rimasti scompaiono, invita Anna a "denudarsi" usando un verbo che non gli si addice, e poi, con diligente pigrizia, la esplora con la vista, con il tatto, infine la prende da dietro, sfilandosi il membro dai pantaloni, sta scopando Anna come ha bevuto l'ultimo bicchiere di vino, senza gustarlo, un modo come un altro per pulirsi la bocca.

Quando sarà il momento ci chiamerà, si Anna è pronta, non ha detto a cosa non ha detto per chi.

Il casolare

Vecchio Lupo mi viene incontro scodinzolando, oggi una doppia razione di coccole, i suoi padroni ne sono piuttosto avari, ma lui non si lagna è sempre solo a guardia del piccolo casolare, in attesa che ci si ricordi di lui non solo per l'ora del pasto.

Anna mi aspetta seduta sulla staccionata in pieno sole, dopo giorni di gelo, all'improvviso una giornata quasi calda, primaverile, mi ha chiamato per invitarmi a fare quattro passi sulla riva del canale, in una giornata come questa, sono un regalo che si fa alla propria anima.

Lupo felice della compagnia ci segue, ci precede, abbaia contento, Anna corre avanti di qualche passo, il morbido piumino che indossa, scende dalle spalle e cade a terra lasciandola nuda, il suo corpo dalle linee morbide si staglia sul bellissimo sfondo del canneto e della vicina laguna , la strada trafficata, non è lontana, ma Lei non se ne cura, toglie gli stivali, non vuole nessuna protezione nessun ostacolo tra lei, l'aria, la terra, gli sguardi, la natura che ci circonda, Lupo abbai chiede di giocare, e Lei gioca, lo rincorre, mi guarda ridendo, divertita della mia visibile preoccupazione, raggiunge lupo e lo abbraccia forte, i due rotolano assieme sulla scarsa erba della riva, improvvisamente entrambe animali, animali che giocano, che si annusano, che si riconoscono, Anna si offre a Lupo, e Lupo monta quell'improvvisa cagnetta, con semplice e naturale foga, senza preoccuparsi dell'uomo che guarda.

Poche ore più tardi in una piccola Chiesa Romanica, Anna s'inchina al pubblico alla fine del concerto del suo Quartetto, tutti gli occhi sono per lei, splendente nel lungo abito da sera, sotto, la pelle porta ancora piccoli graffi involontari provocati della zampe di Lupo.

Dettaglio

Il gioco di Anna e Vecchio Lupo è cambiato, rotolandosi sul fango, sull'erba hanno mescolato i loro odori, pelo e pelle hanno perso distinzione, i bei capelli biondi di Anna ora odorano di Cane, di Cane da Cortile, Anna non sente né schifo né repulsione, quando Lupo prede a leccarla, prima sul viso poi sui fianchi, anzi prova piacere e istintivamente si muove per agevolare quella lingua, quello naso umido, che cominciano a cercare le sue parti nascoste, cerca anzi di ricambiare il piacere che riceve, con carezze che a poco a poco diventano inevitabilmente più intime, perde via via ogni timore, fino a toccagli, ad accarezzargli il sesso, spingendosi a leccarlo e a succhiarlo come Lupo a appena fatto con il suo.

Per Lupo Anna non è più l'umana che spesso gioca con lui, e gli porta le ossa del ristorante, ora si sta accoppiando con una bella randagia che passando dentro il suo territorio gli regala la suo voglia, la monta, come ha fatto tutte le volte che ha potuto, senza guardare al pelo corto o lungo, Anna si è messa a quattro zampe come lui e sta guaendo per il nuovo piacere, di sentirsi solo animale.

Piccolo inferno

Com'è Piccolo Inferno?, è come ogni lettore decide che sia, non che voglia lasciare ad altri la fatica descrittiva, è che l'inferno è qualcosa che abbiamo dentro tutti, ha colori e ambienti diversi per ognuno, quindi costruitelo Voi, grande o piccolo, buio o assolato, affollato o deserto, fatelo come Voi credete.

Una cosa solo Vi chiedo, dividete sempre gli Attori dal Pubblico, i Dannati da chi si chiama fuori, chi l'inferno lo accetta e lo vive, come Anna, e chi lo guarda solo negli altri, ma ne è succube, come chi scrive.

Francesca non c'è, non ha mantenuto la promessa, di lei solo un messaggio, un amico le ha trovato un posto da cameriera a Londra, poco per vivere, ma può essere molto per ricominciare.

Anna è nella fossa, in mezzo ad altri come lei, io come Portatore di un nuovo Dannato ho un posto in prima fila.

Nella fossa, i corpi si confondono, a fatica riesco a distinguere, a seguire Anna, ora sottomessa, ora a sua volta perfida aguzzina, alla fine come abbiamo convenuto rimane solo Lei, due figure grigie incolori, si avvicinano, Anna viene pulita lavata, lentamente riemerge più bella di prima, docile si lascia legare a una sedia, dietro di lei stanno riscaldando su una fiamma il Marchio, il viso è sereno, cosciente, anche quando le mettono in bocca una spessa striscia di cuoio, poi l'urlo, l'odore, la testa che per lunghi istanti si abbandona, le lacrime, grosse abbondanti, gli occhi che non mi vedono, il vuoto, il vuoto nel mio stomaco.

Dettaglio della Fossa

La prima cosa che percepiamo all'entrata della fossa, è l'odore, forte nauseante, misto di fumo, sudore, escrementi, profumi dozzinali, un odore che rende l'aria densa, satura, diventa quasi un muro in cui penetrare, Anna davanti a me si ferma, la nausea stavolta sembra più forte, della sua voglia, cerca la mia mano, gliela nego, il mio posto non è con lei. Entra quasi tremando, unica figura ancora eretta, pulita, ai sui piedi sul pavimento viscido, corpi, corpi indistinti avvinghiati tra loro, lentamente anche il suo corpo si piega, si abbassa, si fonde con gli altri, solo a tratti il suo volto torna visibile riconoscibile, poi scompare, contratto da una smorfia di dolore, o gonfiato da un membro invadente.

Anna e il vecchio

Nella sala d'attesa sono rimasti solo Anna ed il Vecchio, Lei nervosa stanca della lunga attesa, lui tranquillo disteso, vestito con un sobrio, ma comodo completo di velluto, il Vecchio non le stacca gli occhi di dosso , ma i suoi sguardi sono sereni, sono continui, ma non sono invadenti, guarda e gusta le sue forme, le sue espressioni, senza destarle fastidio, fino a farla sentire accarezzata dai sui sguardi, fino a calmarle la visibile tensione.

Poi, una dopo l'altro, vengono chiamati per le visite, più tardi Anna ritrova il Vecchio, è seduto solo, in una panchina del grande parco, che circonda l'ospedale, Anna quasi corre dalla gioia, il Vecchio dalla sua posizione ammira i grandi alberi secolari, come poco prima ammirava Lei, Anna d'impulso gli si siede accanto, a bisogno di parlare di godere con qualcuno, parlano di vita, di bellezza, di pace, senza volerlo la mano di Lei lo tocca, e con stupore coglie una timida eccitazione, il Parco è quasi vuoto, è l'ora del pranzo, la mano di Lei s'insinua dolce e trova una inattesa erezione, il Vecchio non si ritrae né la incita, vive il momento e basta, Anna si china sul suo sesso e dolcemente lo assapora, il Vecchio sa di buono, di pulito, sente che ridere sommessamente, sta pensando a un improbabile arresto di un settantenne per atti osceni, e ridendo si lascia venire, riempiendole la bocca come fosse cosa normale, acquisita. Si lasciano così senza altre parole senza altri gesti, Anna ha in tasca l'esito delle sue analisi, è sana, un anno di follia l'ha lasciata marchiata, ma sana, pronta a rinascere a Londra come sperava, anche il vecchio ha i sui risultati, il cancro è incurabile, Anna senza saperlo gli ha dato uno degli ultimi istanti di piacere che ancora gli sono concessi.

Ultima notte

E' la nostra ultima notte, non abbiamo fatto l'amore ci siamo solo toccati guardati, troppe cose sono accadute per racchiuderle tutte in un amplesso insufficiente a riassumerle a riviverle, meglio osservarsi, immagazzinare immagini che dovranno riempire una vita, immagini del suo corpo disteso tranquillo vicino a me, le mie dita che lo percorrono che si fermano, impigliate nei ricordi, toccano leggermente il marchio ancora fresco, fermandole un attimo il respiro, e gli occhi densi di cose vissute assieme, non possiamo amarci questa notte.

E' mattina le valige pronte il taxi è in arrivo, un ultimo saluto sulla porta, e poi giustamente la fine.

Il pacchetto

Anna ha toccato il fondo ed è riemersa, urlando di gioia per l'aria tornata a riempirle i polmoni.

Di lei mi è rimasta quest'immagine, e ora, un pacchetto, un pacchetto appena arrivato con la posta da Londra, il biglietto che lo accompagna è molto dolce, sereno, e mi scuserete, se non lo trascrivo, dentro, tre anelli d'oro segati di netto, i suoi seni il suo sesso sono liberi, resta il Marchio, a segnarla a farle ricordare, ma sono certo che lei non cerca di dimenticare.

Se qualcuno le chiederà la ragione la storia di quel marchio, non le mancherà la dolcezza, la serenità per chiedere e ottenere, il diritto di tacere, ma se vorrà spiegare, raccontare, non le mancherà la capacità di raccontare di spiegare la storia che io ho solo abbozzando mettendo assieme frammenti di ricordi.

Anna ha voluto conoscere l'inferno che aveva dentro, io le sono solo stato accanto, ne ho sentito l'odore, il rumore, ma non sono entrato, me ne è mancato il coraggio.

Lettera

Nell'oggetto manca il destinatario, perché, non so se "Lei" gradisca essere coinvolta, penso e spero non Le sarà difficile capire a chi mi sto rivolgendo, ho scelto una forma "pubblica" per questa spiegazione, perché è pubblica ( in questo contesto) la mia sottomissione.

Cara ****** capisco la tua riluttanza (spero non repulsione), verso la dominazione, il fatto è che io non mi sento "dominata", non sono sottomessa a Nascosto, Lui è la mia garanzia di uscirne fuori, quando, e se, ne avrò abbastanza, mi tiene per mano mentre altri mi penetrano il culo, pronto a portarmi via se glielo chiedo, certo ha goduto colpendomi con l'archetto, gode nel possedermi quando, come e dove decide di farlo, so che desidera da me ancora altre prove, alcune dolorose altre "solo" degradanti, le aspetto, sono libera di rifiutarle, e proprio per questo, certa di accettarle.

Ero e sono una bella e giovane donna, colta e desiderata da troppi, ero e sono stanca di sentirsi una Barbi cresciuta, la mia vecchia compagna "Francesca" non sa cosa mi ha acceso dentro esibendosi nuda in quello squallido Club, non voglio essere come lei, non mi interessano uomini urlati e adoranti, voglio che mi manchino di rispetto, che mi usino, ho già chi mi ama e chi mi adora, forse ancora una volta desidero dimostrarmi la più brava, la audace come dai tempi della scuola, prima o poi la chiamerò e le farò vedere i ferri che porto, per lasciare lei questa volta senza fiato, come sono rimasta io nel vederla spogliarsi in pubblico, noi educande di buona famiglia forse siamo così, o ci rinchiudono subito in un matrimonio, o diventiamo le troie peggiori.

Spero tu capisca e non ti senta in alcun modo offesa.

Anna

P.S. ( se Anna fosse reale come la vivo mentre scrivo, ora sarei a Londra a mendicare per strada pur di starle vicino, guardarla uscire di casa, rientrare a sera stanca del lavoro ma serena come giusto che sia)



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