i racconti erotici di desiderya |
Appuntamento di lavoro |
Che fortuna pensai… trovare parcheggio proprio davanti al numero civico del cliente!
Scesi frettolosamente afferrando la valigetta e citofonai controllando l’orologio: accidenti, venti minuti di ritardo… “speriamo non si incazzi”, borbottai fra me e me. -“ Terzo piano!” gracchiò la voce dal citofono. Entrai. Era uno di quei palazzi della vecchia Milano, dei primi del ‘900, con l’atrio ampio e massiccio dove si respirano quegli odori antichi di cera appena stesa, metallo e grasso per ingranaggi dell’ascensore a vista, di quelli con la tromba in reticolato di ferro. Mentre salivo al piano, controllai allo specchio di essere in ordine: giacca abbottonata, cravatta e nodo ok, leggera sistemata ai capelli e… via! Ci siamo! Suonai il campanello e attesi. Mi aprì la porta un sorriso femminile sulla quarantina, che ricambiai con il mio di dieci anni più sbarazzino e impertinente. “Buon giorno signora Monti, piacere: Stefano” mi presentai – mentre le stringevo la mano. “Il piacere è mio, Stefano… sono Veronica” rispose lei, lasciando forse intendere che avrebbe preferito essere chiamata per nome. Un viso piacevole, pensai. Intanto girò per farmi strada e mi chiese di chiudere la porta alle mie spalle. Così feci e iniziai a seguirla lungo il corridoio di casa. Tac – tac – tac! Camminava svelta e i lunghi tacchi delle sue scarpe scandivano l’incedere deciso battendo sul parquet tirato a specchio. Diamine, pensai “ma questa gira per casa con i tacchi? E guarda che pavimento perfetto…”. Ero un agente assicurativo e il mio lavoro mi portava quotidianamente a frequentare decine di case diverse; negli anni avevo sviluppato un’attenzione particolare alla cura dei dettagli. Spesso questa caratteristica mi aveva consentito di chiudere contratti importanti, oltre che – naturalmente – di riuscire a rompere il ghiaccio con commenti appropriati. Entrare in empatia con il cliente è importante e in un certo senso fa parte del mio lavoro. E poi scoprire prima ancora di sedersi, se la persona davanti a te ha figli, nipoti o ama le vacanze esotiche può essere utile per proporre contratti assicurativi diversi e più adatti alle circostanze. Mentre seguivo Veronica, iniziai a squadrarla da dietro a partire proprio dalle scarpe tacco 12. Nere, classiche decolté ad abbracciare una caviglia sottile e in armonia col resto delle gambe ben tornite e rassodate da una calza lievemente scura, impreziosita da un disegno a rete. Il mio sguardo salì fino alla gonna bianca che si agitava piacevolmente, lasciando che le natiche disegnassero delicatamente il loro profilo sul tessuto elasticizzato. “Bel culo!” pensai, stupendomi di quanto tempo ci avessi messo per notarlo! I fianchi e la vita sottile le conferivano un aspetto molto femminile, anche di spalle, e i capelli rossi, lunghi e leggermente ricci completavano la piacevole vista. La seguii fino in sala, continuando a godermi il generoso dimenarsi delle sue chiappe, pensando in realtà a come presentarle l’offerta per cui aveva chiamato la nostra agenzia. Mi fece accomodare sul divano e lei si sedette sulla poltroncina di fronte, a due passi da me. Mi sorrise nuovamente, lasciandomi il tempo di osservarla e poi esordì “Bene Stefano, stupiscimi!”. Io che mi ero soffermato ad accarezzarle i lineamenti del viso con lo sguardo, mentre sorrideva sorniona, quasi rimasi spiazzato dalla richiesta. Aveva un viso molto giovanile e attraente nonostante con ogni probabilità fosse più vicina ai 50 che ai 40; e poi i suoi occhi… due cristalli azzurri e profondi che sembravano contenere molta più esperienza e malizia di quanta non volesse realmente lasciarne trapelare. Mi guardava e non capivo se mi stesse studiando fisicamente o se cercasse di capire che genere di persona fossi. Ma avevo l’impressione di piacerle. Ammetto che fisicamente piaceva abbastanza anche a me, ma notai che al dito aveva la fede nuziale non sono proprio tipo da ficcarmi in certe situazioni; e poi non volevo lasciarmi distrarre dal motivo per cui ero lì. Iniziai quindi a parlare dell’offerta cercando di comportarmi nel modo più professionale possibile. Sembrava che la cosa, al contrario di quello che potessi immaginare, la eccitasse sessualmente, in qualche modo. Vidi che cambiava spesso la posizione sulla poltrona, lasciando che la vistosa scollatura della camicetta bianca lasciasse persino intravedere una porzione di reggiseno, poi si aggiustò i capelli fissandomi negli occhi e lasciandosi sfuggire un impercettibile sorriso. Aveva smesso di ascoltarmi da un po’, secondo me. Ma io continuai. E continuai a guardarla mentre si aggiustava la gonna e mentre accavallava le gambe. Sembrava che la poltrona le scottasse da sotto il sedere! Ad un certo punto si alzò dicendo che andava a prendere qualcosa da bere per schiarire la voce. Si diresse verso la porta camminando in modo decisamente provocante, e poco prima di uscire si voltò inaspettatamente per chiedermi se avessi particolari preferenze sul drink. Ero sicuro che avesse notato in che modo le stessi guardando il culo, ma non sembrò affatto turbata dalla cosa. Anzi, credo che ne fosse consapevole senza bisogno di averlo visto coi suoi occhi. Le dissi che andava bene qualsiasi cosa, purchè fresca. Tornò poco dopo con due calici abbondanti di vino bianco fresco di frigorifero. Si sedette affianco a me, questa volta, e mi porse il calice. Mentre si sedeva, in un rapido movimento, vidi la scollatura da posizione privilegiata, rubando un fotogramma dei suoi due seni liberi da costrizioni, che pur nella loro minutezza erano meravigliosi e naturali. Sarà stata una seconda abbondante, forse una terza piccola. Rotondi, e in quel movimento per sedersi, piacevolmente ballonzolanti. Intravidi un capezzolo scuro e turgido, a proiettile. Sentii una vampata di eccitazione montare dentro di me. Diventava difficile concentrarsi sul lavoro, e il suo profumo avvolgente, femminile e vagamente selvatico stava inebriando completamente i miei sensi. Bevemmo il nostro vino senza ancora aver ricominciato a parlare. Sentivo la sua pelle calda, della sua coscia contro la mia. Eravamo seduti vicini, benché il divano fosse piuttosto ampio. Lei stese il suo braccio lungo lo schienale del divano, dietro le mie spalle. In effetti il suo braccio rimase staccato dal mio corpo, ma credevo quasi volesse abbracciarmi. Poi mi guardò nuovamente, questa volta lasciando scorrere i suoi occhi sul mio corpo, soffermandosi inequivocabilmente sul mio sesso. La mia eccitazione cresceva e sono certo che ormai si notasse anche attraverso i pantaloni. I suoi occhi brillarono, e quindi mi si avvicinò all’orecchio, lasciando che le sue labbra sfiorassero il mio lobo: “non mi interessano le assicurazioni…” bisbigliò come se stesse pronunciando delle parole incredibilmente erotiche. Poi mi baciò il collo, facendo scorrere la sua lingua umida e calda lungo il profilo del mio mento. Poi tornò vicino al mio orecchio e bisbigliò: “mi interessa il tuo cazzo…”. Stupidamente abbozzai: “Ho visto che sei sposata, anche se mi piaci non voglio…”, ma lei mi zittì con una frase sibillina: “Se per te questo è un problema, non preoccuparti: vedrai che saprò ricompensarti anche di questo.”, mi guardò fissa negli occhi, e io restai qualche istante immobile. Ero senza dubbio eccitato, ma non avevo intenzione di andare a letto con una donna sposata! Subito, però, pensai alla frase, alla ricompensa. Immaginai che probabilmente se l’avessi rifiutata non solo non avrei scopato, ma avrei perso anche i soldi del contratto. Pensai al denaro, e finii con l’annuire lievemente col capo. Lei allora fece scivolare una mano sotto i pantaloni e me lo afferrò, gustandone la durezza già ben oltre le sue stesse aspettative. A quel punto, messi da parte i freni inibitori, mi slacciai i pantaloni come per spogliarmi d’impeto, in un gesto solo. Ma lei mi bloccò, spingendomi seduto sul divano. Poi si mise in piedi davanti a me, e iniziò un lento e sensuale spogliarello. Si slacciò la camicetta fino ad aprirla completamente, lasciando che i seni fossero completamente in vista, facendomi apprezzare appieno i suoi capezzoli duri e sporgenti che sfregando lievemente sul tessuto della camicia, diventarono ancora più lunghi… poi li spinse in avanti, inarcando la schiena; i seni si divaricarono leggermente sul torace, tornando a ballonzolare in modo irresistibile, quindi si dimenò lievemente lasciando che la camicia scorresse lungo il corpo fino a sfilarsi. Aveva un ombelico stupendo, e delle movenze che mi avrebbero fatto venire voglia di alzarmi e scoparla subito selvaggiamente. Ma aspettai la sua iniziativa, e lasciai che terminasse lo spettacolo che si stava consumando sotto i miei occhi. Sembrava che anche lei avesse percepito questa mia sensazione, questa mia voglia trabordante… e le piaceva, si eccitava, e mi stuzzicava con mosse sempre più ardite ed erotiche. Si infilò una mano sotto la gonna, accarezzandosi il pube, e la ritrasse velocemente portandosi le dita alla bocca… Mi sorrise maliziosa, e io volli gratificare il suo esibizionismo iniziando a masturbarmi sotto i suoi occhi. Avevo il pene già mezzo fuori dai pantaloni da prima, e mi bastò aggiustarli giusto un minimo sotto le natiche per lasciare che emergesse in tutta la sua turgidità e lunghezza. Veronica apprezzò il gesto, approvandolo con uno sguardo di cupidigia. Poi si spogliò completamente, avendo cura di rimettersi le scarpe col tacco. Quindi si avvicinò finalmente a me, ancora seduto sul divano, portando il suo pube a pochi centimetri dalla mia faccia; appoggiò la gamba sinistra sul cuscino del divano affianco a me, lasciando l’altra ben distesa e leggermente divaricata sulla mia destra. Io mi spinsi lievemente in avanti, e affondai la faccia fra le sue cosce aperte e desiderose di accogliere le mie labbra e la mia lingua. Lei muoveva ritmicamente il bacino avanti e indietro spingendo il clitoride contro le mie labbra assetate dei suoi umori, io leccavo senza sosta il suo sesso in modo sempre più profondo e appassionato, man mano che la sentivo ansimare e godere. La stavo leccando da qualche minuto ormai, e le sue gambe iniziavano a rigarsi di umori e saliva che mi divertivo a spalmare massaggiandole l’interno coscia mentre la mia lingua non conosceva sosta. Veronica venne, urlando tutto il suo piacere, insultandomi e chiedendo di continuare a leccare come un porco. Io ero così eccitato che quasi venivo anche senza bisogno che nulla me lo toccasse. Però resistetti, e la presi a cavalcioni sopra di me. Iniziai a toccarla dappertutto, le mie mani la pervadevano ovunque, sembravano volerla contenere in un solo palmo… Sui suoi fianchi, sul monte di venere, sui seni e su quei magnifici capezzoli duri… e poi di nuovo dietro la nuca, lungo la schiena fin giù a massaggiarle con forza le natiche, schiaffeggiandole dolcemente e lasciando che il dito le massaggiasse il suo ano ancora inumidito dagli umori e dal suo piacere di poco fa. Veronica gemeva ad ogni sfioramento… era una gatta in calore che aspettava di essere posseduta selvaggiamente. La penetrai con forza, facendola quasi gridare dalla sorpresa e da un sottile dolore misto al profondo piacere che stava provando, e poi iniziai a scoparla letteralmente come una troia da strada, senza ritegno, abbandonando ogni delicatezza. Presi ad insultarla, a chiamarla troia vogliosa… e più ci davo dentro, più lei sembrava apprezzare e godere. Saltava sopra le mie gambe al ritmo dei miei colpi… sentivo che non ce la faceva più e in effetti venne di nuovo, quasi subito. Neppure io resistevo ormai: lo tirai fuori e venni copiosamente sfregandolo fra le sue chiappe e inondandola del mio caldo piacere. Colava dappertutto, e lei con le mani sembrava non volerne sprecare neppure una goccia, spalmandoselo addosso e portando le mani alle sue labbra. Io ero venuto, ma continuavo a masturbarmi guardandola, aspettando che mi tornasse vigore. Lei si sdraiò ai miei piedi a gambe aperte continuando a stuzzicarsi il clitoride con le dita. Venne di nuovo sotto i miei occhi, e mi fece eccitare nuovamente facendomelo tornare duro più di prima, se possibile. Mi sdraiai a terra su di lei, sfregandole il cazzo su tutto il corpo, lasciando che le sue mani lo dirigessero dove più la eccitava, ovvero dapperttutto! Sembrava non averne mai abbastanza! “Scopami anche in bocca, porco!” – non me lo feci ripetere, e ancora leggermente umido di sperma glie lo infilai in bocca lasciando che ne assaporasse il gusto leggermente amaro che io stesso annusavo nell’aria, misto del nostro sudore e dei nostri umori… eravamo due animali in calore! Abbandonati completamente ai piaceri della carne, dove il sesso era l’unica cosa che importasse davvero in quel momento. E più rude e sporco era, meglio era! Venni di nuovo, e questa volta mi chiese di spruzzarlo tutto nella sua bocca, sulle sue labbra… lo voleva tutto per sé! Quando finimmo di godere e di appagare i nostri corpi e il nostro istinto, Veronica – ancora nuda e sconvolta – staccò l’assegno del contratto assicurativo e poi, inaspettatamente, prese dal portafoglio 200 euro e me li porse: “Tieni, voglio pagarti. Come una puttana. Questi sono tuoi, non sono per l’assicurazione. Come ti dicevo ti avrei ricompensato. Te li meriti tutti.”. Io provai a spiegare che la cosa era piaciuta molto anche a me e che alla fine andava già bene così. Ma lei prontamente rispose: “Se non ti avessi promesso una ricompensa, ti saresti fermato vero? Non avresti voluto scoparmi perché tu con le donne sposate non ci vai, vero?”. Restai in imbarazzo, in silenzio per qualche secondo. Poi mormorai: “Probabilmente sì, mi sarei fermato.”. “Ho comprato questo piacere. Sei stato bravo”, rispose lei. “Mi piace pagare per fare sesso. I soldi non mi mancano e ho voglia di divertirmi. Adesso che lo sai, la prossima volta il prezzo lo stabilisci tu. Adesso vestiti, torna in ufficio e lasciami godere questo momento”. Capii di essere stato usato come un oggetto di carne, trastullato come un giocattolo o un bevuto come una tisana inebriante. Il suo momento, ora, se lo voleva assaporare da sola. Io, un uomo di 35 anni, ero solo stato la sua puttana. Ottenuta e goduta a modo suo, certamente un modo più femminile – ma non meno opportunista - di come probabilmente noi uomini siamo abituati a consumare un rapporto sessuale con una prostituta. Uscii stordito dal portone, senza capire se ammirare quel tornado di donna o biasimarlo. Poi vidi la mia macchina parcheggiata proprio qui davanti. Che sfacciata fortuna, pensai… |
I vostri commenti su questo racconto | ||
Autore: | Veradonnastronza | Invia un messaggio |
Postato in data: | 30/01/2011 00:28:03 | |
Giudizio personale: | intrigante...(apparte pagare l'uomo per trombarselo ,mah...) travolgente lettura! | |
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Autore: | Coppiasettimocielo | Invia un messaggio |
Postato in data: | 01/12/2010 19:36:02 | |
Giudizio personale: | non male ...queste donne che pagano dove stanno....magari!!!!!!! | |
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Autore: | Astarix | Invia un messaggio |
Postato in data: | 29/11/2010 18:00:51 | |
Giudizio personale: | Cavoli,il racconto è molto coinvolgente mi sono pure eccitato. | |
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Autore: | Fadabo | Invia un messaggio |
Postato in data: | 28/11/2010 14:38:45 | |
Giudizio personale: | ben scritto | |
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