Vivevo già da 7 anni in quel palazzo insieme a mia moglie, le cose andavano bene. Anche la vita sessuale era appagante ma sentivo crescere col passare del tempo una sensazione di mancanza. Mi mancavano delle esperienze vissute intensamente in cui potevo dare sfogo alle mie perversioni più nascoste. Me ne accorgevo perché cominciavo a pensare sempre più spesso ad Eve. Eve era la ragazza del piano di sopra e avevo scoperto il suo nome leggendolo nel campanello del palazzo. Una moretta dai capelli a caschetto neri, con il collo slanciato, due seni prosperosi e un fondoschiena da modella. Nonostante questo fisico prominente, la cosa che mi colpiva di più erano i suoi occhi grigio-azzurri, generalmente rimarcati da un’intensa bordatura nera che era solita abbinare ad un rossetto rosso o di una tonalità molto scura del rosso. Era venuta a vivere sopra di noi da un paio di anni e al suo arrivo ero rimasto decisamente impressionato dalla classe e l’eleganza con cui vestiva. Indossava sempre abiti scuri o, comunque, almeno un capo in stile vagamente gotico e scarpe o stivali con tacchi a spillo. Non credo di averla vista mai sorridere, e ammetto che quando la incontravo nelle scale mi metteva talmente in soggezione quasi da intimorirmi. Mi limitavo ad un rapido gesto con la mano per salutarla che, qualche volta, lei ricambiava. Una giorno mi è pure capitato di incrociare il suo sguardo ma ho istintivamente girato la testa perchè era insostenibile. Ma è stato proprio in quell’occasione che mi sono reso conto di avere una specie di attrazione fatale per quella che era diventata, nei miei sogni, una specie di “regina delle tenebre”. Tuttavia, non la immaginavo, come potrebbe apparire istintivo, una dominatrice spietata ……..anzi, la vedevo più nel ruolo di schiava perversa capace di provare piacere nel combinare porcherie senza limiti. La sognavo immersa in una vasca colma di sperma, con un espressione felice mentre era intenta ad assaggiarne il più possibile; in quei sogni ricorreva spesso l'immagine di lei che apriva la bocca e si immergeva fino alla fronte per poi riemergere toccandosi freneticamente le parti più intime. Sognavo anche che in mezzo a quel liquido bianco prendeva un dildo nero, liscio, più grande della mia mano e si girava facendomi vedere distintamente il buco del suo culo parzialmente aperto dai movimenti delle sue dita. Quindi immergendo completamente la testa nello sperma e inarcando il fondoschiena verso l’alto spingeva con due mani il dildo dentro quel buchetto tondo. Cominciava subito a muovere il dildo prima profondamente dentro e poi fin quasi a farlo uscire. La cosa più eccitante era forse la calma con la quale riusciva a compiere quei gesti mentre non respirava immersa nello sperma. Quindi portava una mano davanti per appoggiarsi alla parete della vasca mentre con l’altra teneva ancora il dildo dentro al suo culo ed emergeva con la testa per inebriarmi con i suoni emessi dalla sua bocca durante l’orgasmo. Io ero sempre li di fianco a lei che mi masturbavo per aiutarla a riempirle la vasca. Mi svegliavo sempre scoprendo che ero venuto durante il sogno e mi ero completamente sporcato le mutande. Tutto questo mi era successo per ben tre volte nell’ultimo mese. Pensavo che questi sogni fossero ben lontani dalla realtà fino a quando è accaduto l’inimmaginabile. Era un giorno di piena estate e prima di andare a dormire mi ero accorto che non c’era più acqua dai rubinetti. Senza pensarci troppo, sono andato in bagno, lo sciacquone non funzionava ma ero troppo stanco; quindi non mi sono fatto troppi problemi e sono andato a dormire. L’indomani ancora non funzionava nulla. Mi sono armato di coraggio e sono andato al piano di sopra per accertarmi che non fossero saltate le condutture dell’acqua dell’intero palazzo. Pensandoci e ripensandoci una decina di volte, infine busso alla porta di Eve. Il suo viso mezzo addormentato con rossetto sbavato e trucco nero colato sotto gli occhi sbuca dall’uscio semi-aperto. Lei comincia a guardarmi come fosse in attesa di qualcosa e io mi faccio un po’ di coraggio e le chiedo:”Scusami se ti disturbo ma sono rimasto senz’acqua. Da te funziona?”. Lei apre un po’ di più la porta senza vergognarsi del fatto che indossasse un sensuale completo nero intimo semi trasparente, arricchito da un reggicalze rivestito in pizzo e laccetti in raso. Mi fissa con quel fascino gotico reso ancora più marcato dal trucco nero colato e dice: “se vuoi usare il bagno fai pure”. A quel punto, non so cosa mi è successo forse credevo ancora di essere in uno dei miei sogni: “d’accordo, apri pure la bocca”. Mentre mi chiedevo se lo avessi detto veramente o me lo ero sognato, lei si inginocchia davanti a me, mi guarda fisso, reclina leggermente il capo all’indietro e spalanca la bocca portandosi entrambe le mani ai lati delle guance in modo da raccogliere eventuali schizzi. Lo tiro fuori che era duro, ma fortunatamente non ero ancora andato in bagno, altrimenti non ce l’avrei mai fatta. Comincio a pisciarle direttamente in bocca. Lei inizialmente non deglutiva e il piscio le si accumulava dentro la bocca riempiendola tutta in poco tempo. Dopo pochi istanti ha cominciato a fuoriuscire bagnandole il collo e inzuppandole il reggiseno. Mentre continuavo a innaffiarla col mio getto, notavo con soddisfazione la sua espressione di piacere e il suo tentativo di emettere dei suoni che diventavano gorgoglii tremendamente perversi. Sia lei che il pavimento davanti all’ingresso erano ormai completamente "zuppi". Le riverso le ultime gocce di piscio addosso e lei socchiude la bocca facendone scorrere fuori l’ultima boccata. Se fosse stata qualunque altra donna, l’avrei girata e glielo avrei immediatamente sbattuto nel culo, ma lei, ormai il mio succube femminile perverso, meritava ben altro. Perciò, nonostante avessi il cazzo pronto ad esplodere le dico: “mi piace il tuo cesso, tornerò a pisciare ogni volta che ne ho voglia, fatti trovare pronta”. Esco dalla porta, la chiudo e mi avvicino con l’orecchio per ascoltare. Intense grida di piacere mi confermavano che avevo centrato i suoi desideri. Peccato poterla solo sentire e non vedere mentre si masturbava ricoperta di piscio. Tuttavia, quelle grida e un paio di colpi di mano furono sufficienti per farmi provare un orgasmo intensissimo e spruzzarle tutto lo sperma sulla porta. Resomi conto che ero sul pianerottolo e che chiunque salisse o scendesse le scale avrebbe potuto vedermi, sono tornato frettolosamente a casa. Durante il giorno cerco di non andare mai al bagno per pisciare e dopo cena con la scusa di andare a buttare l’immondizia torno al piano di sopra. Questa volta, non appena lei apre l’uscio mi porto le mani sulla patta dei pantaloni per aprirli e le dico: “Apri quel cesso che hai in mezzo alle labbra che devo pisciare”. Lei, vestita così come era con camicetta e gonnellino, e senza fare una piega, si inginocchia e apre la bocca. Raccoglie una lunghissima pioggia di piscio che la lascia completamente zuppa in mezzo ad un lago. Non faccio in tempo ad aprire la porta per andare via che la vedo già rotolarsi e toccarsi in mezzo a quel lago emettendo i suoi gemiti di piacere. La lascio al suo godimento, e appena tornato a casa vado in bagno. Ripensando a quella scena, ho impiegato solo pochi secondi per venire. “Chissà se uno di questi giorni l’avrei presa mentre si rotolava nel suo adorato lago di piscio?”. Mi chiedevo. Ma l’idea non era stimolante e l’esperienza non sarebbe stata intensa quanto continuare così finché ne avrei avuto voglia……………….
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