i racconti erotici di desiderya

Femminilizzato !

Autore: Dolce_mente_bsx
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Commenti: 9
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In un vuoto e tardo pomeriggio primaverile, con l’arrivo della sera oramai incalzante, solo e senza impegni, decisi di andare a cinema per distrarmi dalla malinconica solitudine che si era impadronita di me. Il più vicino programmava un film erotico, con tette e culi al vento oscurati da pudiche stelline appropriatamente disposte su attraenti nudità femminili. Non ne vedevo da molti mesi in quanto erano ripetitivi e senza trame interessanti, tuttavia l’immagine provocante della locandina alimentò il desiderio e, infoiato, mi trovai nella sala buia in preda a un demone incontenibile.

Presi posto in ultima fila, in posizione molto laterale, defilata rispetto all’ingresso, pronto a scappare se fossi rimasto deluso da quello che speravo e temevo che mi accadesse. Le scene cominciarono a scorrere, nella sala imperavano i mugolii di piacere che accompagnavano le scene dense di rapporti sessuali di vario tipo.

Sapevo, per qualche sporadica esperienza, che nel settore in cui avevo preso posto ci si poteva imbattere in arrapati in cerca di contatto con altri maschi, in quanto alcune piccanti esperienze mi erano già capitate. In principio avevo accettato le avances di “passivi”; in seguito era accaduto che, dietro invito di occasionali partners, avevo accettato con interesse il ruolo passivo nel rapporto orale con gradimento sempre crescente. Ciò mi aveva fatto temere di scivolare verso la passività, ma avevo esorcizzato la mia paura allora, autoconvincendomi di essere un bisex attivo.

Ero conscio di gradire il contatto omosessuale, e quindi ero lì nel cinema con la speranza che la serata avrebbe potuto donarmi una gradevole scopata con un maschio desideroso di mettere in libertà il lato femminile della sua personalità.

Trascorsero una decina di minuti, e il posto al mio fianco fu occupato da un imponente e distinto signore. Lo sentii muoversi cambiando lievemente posizione, e incidentalmente, con finta casualità ma puntualmente, accostava la sua gamba alla mia: voleva saggiare la mia reazione. Non la ritrassi, anzi la spostai ancor più verso di lui in modo da farla combaciare alla sua. Lo squillo di tromba fu perfettamente recepito e, dopo poco, in prossimità del mio ginocchio avvertii il delicato avanzare delle dita che accennavano una timida carezza; restai fermo, godendo del contatto. Comprese che gradivo e, rincuorato e più spavaldo, accarezzò la mia coscia con l’intera mano, con decisione. Mi stavo eccitando. Visto il buon esito dell’esplorazione posò la mano sulla mia, prendendola e tirandola verso di sé. Compresi che voleva instaurare una reciprocità di contatto. Lo assecondai e lasciai che la conducesse verso la sua gamba, e pochi istanti dopo mi ritrovai il palmo della mano poggiato su un caldissimo e duro cazzo che nel frattempo aveva fatto sgusciare prepotentemente fuori con l’altra mano! Non mi ritrassi a quel contatto vigoroso, anzi richiusi le dita avvolgendo il carnoso tubero in una carezza armoniosa che lentamente scivolò verso l’alto e il basso. Lo sentii sospirare, e dopo alcuni secondi avvicinò la testa alla mia e sussurrò:

- Prendilo in bocca –

- No, non qui - replicai avvicinando a mia volta la testa verso la sua - ho timore che qualcuno possa vederci –

- Allora andiamo via, andiamo a divertirci tra noi –

Il tono era stato deciso, di chi dà un ordine. Risposi annichilito con un semplice sì. Si assestò i pantaloni, ci alzammo e uscimmo insieme, senza proferire parola, come due vecchi amici.

Non parlammo in macchina perché le gole erano serrate dal desiderio di dare sfogo alla nostra sessualità.

Mi condusse in un casolare abbandonato, e pensai che quel casolare era sicuro testimone di altre scorribande conclusesi con gioiose sborrate. Continuavamo a esser silenziosi, come se tra noi ci fosse una antica e collaudata intesa. Nel locale filtrava la poca luce fornita da una pallida luna che in cielo aveva preso il posto del sole, e si avvertiva solo lo spiegazzarsi dei tessuti dei nostri pantaloni che venivano sfilati. Le orecchie mi ronzavano sotto la spinta del sangue che ribolliva in tutto il mio essere. Non pensai più a nulla e ci abbracciammo ruvidamente, levigando reciprocamente i nostri tessuti muscolari, godendo del tepore che i nostri corpi si scambiavano.

D’un tratto distinsi, nell’affanno e fra i rantoli che uscivano dalle nostre gole, la sua voce, come in un sogno, che mi incitava a chinarmi per assaporare il suo turgido sesso nell’alveo orale. Non capii più dov’ero e cosa ero, provai solo l’irrefrenabile desiderio di esaudire quella impellente e prorompente sua richiesta, e di farlo con gran dedizione. Mi era già capitato e col passar del tempo lo gradivo sempre più. Dicono che ho talento per tale pratica e, ringalluzzito, a mia volta ho avuto la pretesa di insegnare a qualche amica a migliorare la prestazione in materia.

Ormai dilavavo la gran stecca con la lingua, le labbra, la bocca tutta, lo facevo uscire per strofinarlo sulla guancia e al contempo carezzarlo col palmo della mano per poi farlo sprofondare nell’avida bocca, e serrar forti le labbra in fase di risalita. Il monumentale attrezzo mi balenava davanti agli occhi entrando e uscendo dalle mie ospitali cavità, sempre più umido e duro, gonfio di tutto il sangue del mondo, inturgidendo il collo sotto il glande che si protendeva più in alto. Era bello nel suo sapore salino, mentre l’odore si inaspriva con il crescere dell’eccitazione. Succhiavo e pompavo a più non posso vibrando in tutto il mio essere trasformato in nuda gelatina, macchina di puro piacere. Con un fil di voce disse che la mia bocca val più di una fica; la frase mi gratificò alquanto, intuii che stavo dando il meglio di me e volevo sentirlo in paradiso, continuai con lo spirito di una fanciulla devota, e di lì a poco udii nuovamente la sua voce ovattata e profonda come in un rantolo:

- Girati - mi disse - voglio sentirlo tra le tue gambe –

Obbedii come se fossero state le sinapsi del mio cervello a comunicare l’ordine ai miei nervi, ai miei muscoli, al mio sangue. Le mie membra si rivolsero nella posizione migliore per accogliere il nuovo accadimento. In rapido religioso silenzio inarcai la schiena ed allargai le gambe per agevolare l’occasionale amante. Provai il calore immane che sprigionava il teso randello che s’appoggiava sulla stretta apertura dell’ignavo mio ano ancor stretto e vergine.

- No – emisi un roco urlo smorzato, divincolandomi – non voglio! non mi piace, è una cosa che non faccio! Non sverginarmi! –

- Calma - replicò - non preoccuparti. Mi piace solo appoggiarlo all’esterno sul buchino...sentire la punta del pene avvolta dalle tue morbide chiappe. Calmati tesoro mio, ti voglio bene, non voglio farti del male. Mi basta il gran piacere mentale di immaginare l'inculata... mi basta immaginarla –

Blandendomi con quelle rassicurazioni, accarezzandomi e spingendomi con delicata essenzialità, mi fece chinare in avanti in maniera che il capo fosse più in basso dell’estremità posteriore. I glutei erano pronti a cullare il bimbo! La posizione, sussurrò, lo intrigava enormemente. Ero un automa nelle mani del suo padrone. Provavo piacere ad accontentarlo, ne presi coscienza in seguito ripercorrendo mentalmente quei momenti.

Le sue mani, forti, possenti, che accarezzavano vigorose i miei fianchi, passavano sui capezzoli induriti dal desiderio che il mio essere provava, e tornavano ad afferrarmi i fianchi, lisciavano il mio giovanile pendulo addome, entrando nell’area pelvica ed incanalandosi verso l’asta tesa che circuiva fra il pollice e il medio, stimolando il flusso di liquido prostatico. Trasalivo ogni volta che le sue dita sfioravano il frenulo. Mi si infiammavano le meningi nell’attesa di esalare l’ultimo sperma. Soffrivo e godevo nell’attesa pregando che non finisse mai, ma che pur avesse un termine.

L’inferno si spalancò improvviso dentro il mio ano. Fu un ribollire di carni roventi che si accartocciavano nel delirio di un momento. L’inganno ruppe ogni indugio e si fiondò nel mio interno. Avvertivo violento il buio che mi circondava; annaspavo cercando di gridare tutto il dolore che quegli istanti di tregenda mi elargivano con tanto livore. Dimenai le anche, spingendo le mani contro il suo bacino, quasi a schiodarlo dal povero corpo martoriato. Ma ogni mio sforzo era vano!

Mi attanagliava con mille mani, con il peso della sua possanza fisica avanzava fino a farmi piangere; silenziosamente piangevo dentro la mia gola riarsa, dentro i miei occhi asciutti, nel mio animo ferito di essere umano violentato! Lo sfregamento violento irritava il povero ano preso alla sprovvista fino a farmi dolere in tutte le giunture. Supplicai di uscire da me, pregai di non farmi soffrire più.

La sua risposta fu dolce, rassicurante, e contrastava con la forte presa che esercitava sui miei fianchi, tipica di chi si è impadronito dell’altrui corpo. Infatti era ingannevole!

- Devi star fermo – disse – per non farti male devo uscire delicatamente perciò non devi dimenarti, ti conviene collaborare. Ora rilassati, io sto fermo, i tessuti del culo si distenderanno e uscirò facilmente. –

Ancora una volta la mia mente abbindolata dalla voce suadente mi indusse a seguire i consigli. Sentii che la verga indietreggiava nel mio colon traumatizzato, scivolando verso l’esterno, ma d’improvviso.... un affondo poderoso e violento mi rigettò nell’inferno facendomi rabbrividire e sudare freddo, mentre disperatamente la mia psiche urlava.

- E’ dentro, sta fermo che ti laceri! - disse per ottenere ancora una volta la mia collaborazione - Per uscire dovrò farlo piano, perché è tutto dentro fino alle palle –

Stetti fermo stringendo i denti, e stette fermo anche lui. Ansimavo. I miei fianchi erano sempre prigionieri delle sue forti mani, ma ormai non lo sentivo più come un estraneo, ma quasi come un male dovuto. Poi cominciò effettivamente ad arretrare, piano, e.... subito dopo a spingere, di nuovo, e poi di nuovo! Arretrava e avanzava, ritmicamente. Mi stava scopando, e non potevo sottrarmi: ero prigioniero. Delle sue forti mani, del suo desiderio. Forse anche della mia indole, giacché quando mi chiamò “bella puttana mia” non mi sentii offeso!

Nel frattempo i tessuti del mio povero culetto avevano cominciato ad assuefarsi alla dilatazione, con la conseguenza che il dolore si attenuava fino a scomparire lasciando il posto ad un leggero bruciore; lui ormai mi scopava energicamente, come forse aveva immaginato e desiderato di fare sin da quando ci eravamo sfiorati nel cinema. Ma nella mia mente stava accadendo qualcosa di strano: sentivo che un po’ di piacere si stava unendo al dolore, anzi stavo scoprendo che il dolore stesso può esser fonte di piacere, di un piacere sofisticato, di alto livello perché coinvolgeva non solo il corpo ma anche la mente!

Mi riscoprii eccitato, e mentre mi scopava sbattendo ripetutamente il bacino sulle mie natiche...... sborrai impetuosamente, inondando il pavimento!. Era come una fontana che zampillava allegra senza che nessuno la toccasse. Uno, due tre, quattro, cinque violenti zampilli, sei, sette, otto liquidi rivoli di sborra fluirono dall’opercolo della povera asta sbattuta dal retro e costretta a trovar sfogo al vulcano interiore che gli bruciava il deretano!

Aveva cantato, l’implume uccello, senza che mano lo avesse toccato! Il piacere provato nella mente sballottata dall’imprevista piega degli avvenimenti, la goduria prostatica provocata dall’ingresso dell’estraneo organo cavernoso aveva donato al giovane uccello un insopprimibile e inimmaginato orgasmo!

Dopo pochi istanti le sue mani divennero una morsa d’acciaio e le mie viscere furono invase da una sensazione di intenso calore e gioia profonda: la belva umana urlava il suo orgasmo apostrofandomi malamente con voce roca, sentii le sue energie versate nel mio corpo. Lui era impetuosamente esausto, io ero incredibilmente felice!

Si accasciò un attimo su di me, poi si sollevò tirandomi con sé. Mi tenne stretto al suo petto, il respiro affrettato come dopo una lunga corsa, io compresi che quella sera non solo avevo provato la piacevole sensazione di essere posseduto, ma che era cambiata la mia vita. Orizzonti nuovi mi si schiudevano, orizzonti che nella vita mi hanno spesso consentito di poter entrare in comunicazione profonda con l'universo femminile perché oramai ne ero parte.

Per un po’ mi tenne fermo nel suo abbraccio, poi cominciò ad accarezzarmi mentre mi baciava teneramente sul collo. Mi abbandonai fra le sue tenere e forti braccia, poi carezzai le sue mani, con le mie spalle interamente poggiate sul suo petto. Provavo una felicità nuova!

Non saprò mai chi è stato l'ignoto che ha saputo violentarmi con tanta determinata concupiscenza, ma sarei lieto di poterlo ritrovare per ringraziarlo.



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I vostri commenti su questo racconto
Autore: Mamau Invia un messaggio
Postato in data: 07/01/2021 18:12:36
Giudizio personale:
Molto eccittante...

Autore: Mamau Invia un messaggio
Postato in data: 07/01/2021 18:12:16
Giudizio personale:
Molto eccittante...

Autore: Joydick Invia un messaggio
Postato in data: 24/04/2015 06:30:01
Giudizio personale:
Ho rivissuto le mie prime esperienze......molto narrativo ed eccitante

Autore: Noncenesonopiu Invia un messaggio
Postato in data: 06/03/2015 19:35:13
Giudizio personale:
bello

Autore: Peter_Ray Invia un messaggio
Postato in data: 02/08/2014 03:14:11
Giudizio personale:
bello, un po' troppo aulico a mio avviso. lo emplificherei un po' nel lessico

Autore: Lellatravpr Invia un messaggio
Postato in data: 26/07/2014 20:45:22
Giudizio personale:
uauuu che bello

Autore: Quattroruote Invia un messaggio
Postato in data: 26/07/2014 11:00:41
Giudizio personale:
bellissimo racconto, molto reale .....bravo

Autore: Quattroruote Invia un messaggio
Postato in data: 26/07/2014 10:59:30
Giudizio personale:
bellissimo racconto, molto reale .....bravo

Autore: Ankenoi Invia un messaggio
Postato in data: 25/07/2014 18:31:48
Giudizio personale:
Splendido nella trama, splendido nella narrazione.

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