i racconti erotici di desiderya

I. la scommessa


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Mai mi sarei aspettato che un semplice scherzo, una sciocca scommessa con un'amica collega, mi avesse cambiato la vita, stravolto completamente la mia posizione di fronte al genere Femminile e i rapporti con le Sue rappresentanti.







Erano circa dieci anni che lavoravo con Barbara; poco dopo espletato il servizio militare venni assunto e assegnato nell'Ufficio nel quale era impiegata, insieme alla Sua amica Simona ed un giovane capo-ufficio,i cui rapporti con Loro erano piuttosto difficili.



Beh, al primo impatto, non potetti che rallegrarmi di ritrovarmi in un ambiente giovanile e in compagnia di due ragazze carine, che mi accolsero da subito con simpatia.







Simona, allora ventiseienne, non particolarmente bella, ma con due splendidi occhi color nocciola, e un fisico esile ma morbido e sensuale, era la più spigliata e gioviale, ma, nel caso, sapeva essere anche molto severa e decisa, e quando decideva di colpire, colpiva sempre duro. A farne le spese fù proprio il capo-ufficio, che in seguito ad una crisi isterica, successiva ad una discusione con Lei, venne trasferito in un altra filiale.



Barbara invece, più giovane di due anni, era più ingenua e meno aggressiva, ma allo stesso tempo era di un cinismo estremo, e non perdeva occasione per lanciare pesanti freddure; fisicamente magra e slanciata, ma con un bel generoso seno che sapeva ben risaltare con scollature e reggiseni che lo sostenevano e valorizzavano.







Visti i rapporti con il capo-ufficio e, le reali capacità di quest'ultimo, Simona e Barbara autogestivano la loro attività, ed ebbero vita facile nel prendermi sotto la Loro protezione, gestendo anche la mia attività.



Io Le assecondavo in ogni Loro richiesta, vuoi per il mio carattere introverso, vuoi per una certa reverenza nei Loro confronti, in quanto colleghe anziane, ma anche belle fanciulle.



Ben presto, tra di noi, si consolidò un buon rapporto di amicizia, con Loro due nella parte delle amiche più anziane che guidavano il pischellino alla scoperta del mondo; ed io, riconoscente, disponibile ad assecondarLe in ogni Loro capriccio, ma sopratutto facendomi carico dei lavori più antipatici.



Al di fuori del lavoro, ci frequentavamo saltuariamente, in occasione di qualche pizzata tra colleghi, oppure, ancor più raramente una cena a casa Loro (spesso dopo che le avevo aiutate a sbrigare qualche lavoretto di fatica!).



Abitavano insieme, in un appartamento su due livelli, appena fuori le mura.



Per il resto ognuno aveva la propria vita, le proprie relazioni (per Loro, anche due matrimoni falliti, quasi in contemporanea), le proprie esperienze, per Simona anche un nuovo lavoro.



L'argomento sesso occupava spesso i nostri dialoghi, ma sempre e solamente sotto forma di provocazioni, battute sarcastiche, consigli, racconti, confessioni, ma mai, nonostante una dichiarata attrazione fisica, oltre le parole; era come un tacito accordo del nostro rapporto di amicizia.



Spesso si divertivano a provocarmi con atteggiamenti e/o parole, alle quali rispondevo nella più sana tradizione maschilista, non risparmiandomi sbirciatine nelle Loro generose scollature e tra le Loro gambe, spesso lasciate in vista da complici gonne.







Per questo, giudicai innocuo sfidare Barbara, per un banale episodio di lavoro che non stò ad argomentare, in una scommessa, nella quale alle mia richiesta di un rapporto sessuale, Lei non solo accettava, ma rilanciava:"Va bene, accetto. Ma, se perdi, sarò io a scopare te!".



Non detti molto peso alle sue parole, la presi come sempre, come una ennesima provocazione, mai avrei preteso un pegno del genere e mai avrei pensato che lo avesse fatto lei.



Inutile aggiungere che la scommessa la vinse lei.



"Oh, avevo ragione io. Ti aspetto stasera alle dieci a casa mia, puntuale!".



"Come scusa?"



"I debiti di gioco si pagano, quindi ti aspetto stasera per riscuotere il mio premio, lavato e profumato mi raccomando. Mica sarai un ringambone?"



"Eh no, ringambone mai. Ci sarò!"







Non ero proprio famoso per la mia puntalità, e anche quella sera, anche se in preda alla curiosità di sapere cosa mi avrebbe riservato, arrivai tardi.



Ero convinto che non sarebbe accaduto niente di particolare, sarei stato la vittima sacrificale di uno scherzo crudele, provocato e deriso, ma niente di più concreto, come finora erano stati rapporti tra noi, il chè non mi creò un ansia particolare.



Suonai il campanello alle 22.17, rispose Barbara: "Sei in ritardo!".



Salii le strette scale che portavano all'appartamento che condivideva con Simona, tranquillo e fischiettando, scostai il portoncino lasciato socchiuso e mi incamminai lungo il corridoio che portava all'ampio salone, dove si trovavano sedute, ognuna su un divano; Simona mi dava le spalle, mentre Barbara era sul Divano rivolto verso la parete del proseguiva dal corridoio e al cui angolo opposto, si trova un caminetto in pietra.



"Eccomi qua!", esclamai sorridente.



"Che cazzo c'avrà da sorridere" disse Barbara ridendo, rivolta verso Simona.



Simona rimase in silenzio e a sua volta sorrise sollevando per un momento le spalle.



"Allora, sei venuto a pagare il debito, bravo. Comincia a spogliarti!"



"Come?", risposi.



"Lo sai qual'è il tuo debito, mica lo vorrai fare vestito! Avrai mica vergogna?"



Sorrisi e cominciai a spogliarmi, prima la maglia, poi scarpe e pantaloni. Rimasi davanti a loro in mutande e calzini e feci un gesto con le mani come per dire: fatto!.



"No, no, tutto. Ti devi togliere tutto, fatti vedere come mamma ti ha fatto."



"Ma davvero? Volete davvero che mi spogli completamente?"



"Scusa, ma tu scopi da vestito?"



"Perchè, vorresti dire che io te stasera scopiamo per davvero?"



"No, voglio dire che io scopo te, è diverso!"



"Cioè?"



"Finisci di spogliarti, poi vedrai."



Mi tolsi prima le calze, poi accennai a togliermi le mutande, cercando con gli occhi la conferma che lo volessero davvero.



Simona abbozzò un sorriso in silenzio, mentre Barbara mi incoraggiò con un "Vai, vai, e toglile!"



Ero un poco in imbarazzo, mi trovavo seminudo davanti a due belle e sensuali ragazze, sulle quali avevo spesso fantasticato, ma mai provato realmente il desiderio di concretizzare. Invece, erano proprio loro a chiedermi di denudarmi davanti a loro.



Le mutande si rigonfiarono, lasciando intravedere tutta la mia eccitazione per l'anomala situazione, Barbara le indicò ridendo: "Oh Simo, guarda là, qualcosa si stà muovendo!"



"Mmm, ma allora al pischello non gli dispiace", fù la sua risposta.



"Non sono mica buco", contestai, in un rugurgito maschilista, mentre con un rapido gesto me le sfilai, lasciando alla loro vista la mia dotazione, in piena erezione.



"Niente male" - esordì Barbara, con gli occhi fissi tra le mie coscie - "ho visto di meglio, ma devo dire che sei messo bene."



Anche Simona, con aria divertita, osservava il mio pene ben eretto.



Poi Barbara si alzò, e venne dietro di me, affondò una mano sul mio fondoschiena, poi la ritrasse per colpirlo violentemente.



"Niente male anche il culetto, bello sodo, proprio come piace a me".



"Grazie", risposi.



"Okey, basta parlare, tu adesso devi stare zitto e fare quello che ti diremo di fare, non ti dispiace vero se partecipa anche Simona?"



Con il capo feci segno di no.



Intanto, con il corpo si appoggiò al mio, sentivo i suoi seni spingere sulla mia schiena, mentre le sue mani si aggrappavano al mio torace, spingendomi verso di lei. Cominciarono a muoversi lungo tutto il mio corpo, prima sui pettorali, poi sui fianchi , fino alle cosce, sfiorandomi l'inguine e procurandomi un brivido che per un istante mi fece vibrare.



"Ma come sei sensibile, ancora non ti ho nemmeno toccato".



Adesso le mani, passavano dietro le cosce e risalivano nuovamente fino ad accarezzare i glutei. Mentre le altre dite facevano ben presa sui miei muscoli, i due pollici si avvicinarono alla cavità anale, giocandoci e aprendola, spostando la parte dei glutei che la nascondeva.



Fui assalito da strane sensazione, da una parte un lieve timore per queste strane attenzioni, verso tale zona, dall'altra una sensazione di piacere per quelle dita che giocavano e accarezzavano il mio corpo.



Rimasi immobile, in silenzio, totalmente assorto ed eccitato da quei movimenti e quelle sensazioni. Girai lo sguardo su Simona che stava osservando la scena dal divano, che mi apostrofò: "Stai tranquillo, non ti fà niente". Rimasi in silenzio e tornai a guardare davanti a me, mentre Barbara, si abbassò e portò la bocca all'altezza dei suoi pollici, che tenevano aperto il mio buchino e ci sputò sopra.



Ebbi un gesto di stizza, e con un lieve e rapido scatto, spostai in avanti i miei fianchi, liberandomi dalla presa delle sue mani.



"Ma che stai facendo?", le chiesi scocciato.



Simona si alzò dal divano e venne davanti a me, mentre Barbara mi riaferrava i fianchi con le mani e li riportava verso sè.



"Stai tranquillo, se ci lasci fare, vedrai che ti divertirai anche tu", mi disse Simona, portando la sua mano sul mio viso e facendola dolcemente scendere fino al mio petto, mentre la destra si stringeva sul mio pene, che prese nuovo vigore e si gonfiò nella sua morsa. I suoi occhi color nocciola mi guardavano fisso, mentre la sua mano si muoveva sul membro. Totalmente stregato dal suo sguardo e domato dalla sua mano, lasciai che Barbara continuasse a giocare con il mio sedere.



Sputò di nuovo, poi la mano destra lasciò il mio fianco, e subito dopo sentii l'indice farsi strada intorno al buco.



Con un leggero movimento circolare, lo stava allargando, e pian piano avanzava al suo interno.



Instintivamente contrassi i glutei, di tutta risposta ricevetti una colpo a mano aperta sul gluteo sinistro: "Buono, non ti faccio del male", mi rimproverò Barbara.



La cosa mi stava eccitando, e ne ero un pochino turbato; cercavo di convincermi che tale piacere, in verità, fosse dovuto a Simona, invece dentro di me sentivo che era la sensazione di quel dito che stava abusando del mio culo che mi stava eccitando, sentirlo giocherellare con il mio buchino, sentire il freddo umido della saliva di Barbara che lubrificandolo ne facilitava il passaggio.



Di nuovo il dito si avvicinò al buchino, ormai quasi asciutto. Un altro sputo lo raggiunse, e cominciò ad affondare. Lo sentivo entrare, ma questa volta non contrassi i muscoli, non lo sentivo come un intruso, ma saperlo dentro di me, sentirlo muoversi dentro di me, mi procurò piacere.



La mia concentrazione si ripose solamente su di esso, sul dito di Barbara, che mi stava esplorando, dimenticai che davanti a me, un'altra donna, mi stava masturbando.



Quando il dito fu completamente dentro, cominciò a muoversi dentro di me, la sensazione era come un solletico, fino a quando lo diresse verso la prostata e cominciò ad accarezzarla.



Il piacere aumentò, il pene ebbe un scatto e si gonfiò ancor più.



Adesso il dito si muoveva ancor più velocemente, nella stessa maniera in cui avevo mi era capitato di masturbare qualche donna, adesso era Barbara a masturbare me, il mio sedere.



Instintivamente mi chinani leggermente in avanti, come per facilitare il movimento; Barbara affondò ancor di più il dito e lo muoveva ancor più velocemente, mentre con la mano sinistra, ora mi stringeva forte la chiappa, ora la colpiva violentemente.



Ero ormai in preda all'eccitazione, Simona si abbasso e avvolse il mio pene con la sua bocca. Subito dopo esplosi in un orgasmo che le riempì la cavità orale, costringendola a detrarsi, mentre la cappella continuava a spurgare gocce di sperma.



Barbara sfilò il dito da dentro di me, mentre ancora gemevo di piacere, mi afferrò per i capelli e tirandomi indietro, mi fece sollevare la testa, abbassandomi un pò: "A quanto pare ti è piaciuto. Adesso apri la bocca, che Simona deve renderti la tua cremina".



Totalmente inebetito aprii la bocca, Simona avvicinò la sua e riversò dentro di essa tutto lo sperma che la riempiva.



Su, da brava puttanella, bevilo tutto. Non è così che piace a voi maschietti?"



Per la prima volta, avevo in bocca dello sperma, potevo sentire il suo sapore amaro, la sua densa corposità. Ne trovai disgusto, decisi di degluttirlo velocemente. Ma il suo sapore e la sua densità rimasero nella mia gola, procurandomi leggeri conati di vomito.







Mentre cercavo di eliminare quella fastidiosa presenza in gola, degluttendo saliva, Simona si spogliò completamente e si adagiò sul divano sinistro.



Poi allargò le gambe e mi ordinò:"Vieni a rifarti la bocca, su da bravo, leccamela un pochino. Ti riesce?"



Mi avvicinai e mi inginocchiai davanti a lei, poi accostai la testa in mezzo alle sue cosce, tenendo il mio sguardo fisso nel suo, sorridendo, lei si lasciò scivolare in avanti poi mi afferrò per i capelli e spinse la testa verso la vagina: "Su, da bravo, fammi un bel lavoro".



Tirai fuori la lingua e cominciai a passarla prima sulle labbra, poi piano piano in mezzo ad esse, ora spennelleandola, ora spingendola al suo interno. Di tanto in tanto, facevo aderire la mia bocca e ne aspiravo gli umori, spalancandone le labbra, e infilando rapidamente al loro interno la lingua, alla ricerca dei suoi liquidi.



La sentivo gemere, e ne ero orgoglioso, quello era un lavoro che sapevo fare, una cosa di cui mi ero vantato spesso anche con loro, e i dolci umori di Simona mi stavano ampiamente ripagando e rifacendomi il gusto in bocca.



Allungai una mano verso i suoi seni, che come collinette allietavano il mio orizzonte quando sollevavo lo sguardo. Al di sopra di esse due capezzolini, marroni e turgidi.



Alungai la mano verso di essi, ma con un rapido movimento del piede, appoggiato alla mia spalla, Simona mi spinse indietro: "Che cazzo fai? Chi ti ha detto che puoi toccare?", brontolò con aria piuttosto severa e decisa.



Intimidito abbozzai: "Scusa, non credevo di far niente di male, in fondo stiamo facendo del sesso insieme".



Interruppe Barbara: "No, noi stiamo scopando te, tu fai la parte della puttanella, quindi sati zitto e fai quello che ti diciamo di fare, niente più".



"Adesso chinati e leccami i piedi!", tuonò di nuovo Simona.



Così feci, mi chinai e cominciai a passare la mia lingua, ora sul collo dei suoi piedini, ora in mezzo alle dita smaltate di un bordeaux scuro, ora sul palmo, a seconda di come Lei li dirigeva ed orientava.



Mentre ero chino, impegnato in quel lavoro, sentii appogiarsi sul fondoschiena la suola di una scarpa, proprio nel mezzo.



Accennai a girarmi per capire, ma la mia testa fu afferrata e riportata nella posizione in cui si trovava.



Subito dopo sentii toccarmi di nuovo vicino alla cavità anale, ma questa volta non era un dito, nè una mano, era il tacco di quella scarpa, più precisamente era uno stivale che rivestiva i piedi di Barbara e che Lei si divertiva a dondolare, ora avvicinandolo, ora allonatandolo dal buchino.



Poi Simona trasse a sè la testa e la strinse nella morsa delle sue gambe, con i polpacci la teneva ben forte sotto le sue cosce.



A quel punto lo stivale smise di dondolare e il tacco cominciò ad affondare dentro di me.



Questa volta non aveva lubrificato, e il tacco, seppur a spillo, duro e rigido, non fù molto delicato con le mie interiora.



Lo sentivo graffiarmi, ma la mia mente corse ad immaginare la scena, e fui di nuovo preso dall'eccitazione.



Credo che ne fosse entrato almeno la metà, dei suoi dieci centimetri, quando di nuovo cominciò a dondolare, in un misto di dolore e piacere.



"Brava troietta, così mi piaci", commentò Barbara.



"Allora era vero quando dicevi che se nascevi donna, saresti stato una grande maiala, eh?".



Non solo stavano abusando del mio didietro, cosa che mai avrei pensato di permettere a nessuno, non solo mi stavano usando come giocattolo, ma si prendevano anche gioco di me. Avrei potuto liberarmi di quella morsa quando e come volevo, uscire da quella situazione, ma ne ero incredibilmente attratto ed eccitato, stavo provando piacere nell'essere calpestato della mia mascolinità, usato ed abusato, deriso ed umiliato.



Poi con un ultimo affondo deciso, infilò gran parte del tacco dentro il buco, ebbi uno scatto in avanti e lanciai un lamento.



Questa volta il dolore era stato grande, sentii come una lama all'interno, poi cominciò a sfilarlo piano piano, lasciando dietro di sè una sensazione di bruciore.



"Adesso voltati e pulisci bene il tacco".



Mi girai, era seduta sull'altro divano, anche lei completamente nuda, le gambe accavalate, gli stivali di pelle nera erano gli unici accessori che indossava.



Con un dito mi indicò il tacco che aveva abusato di me: "Su bello, ciuccialo bene bene, lo rivoglio ben pulito e lucidato."



Lo guardai un pò schifato, c'erano chiaramente dei residui delle mie feci che si erano spalmate lungo i dieci centimetri di tacco cromato.



Alzai lo sguardo su Barbara, che aggiunse: "Sù dai, è tutta roba tua, mica me la vorrai lasciare lì. Fammi vedere come sai lavorare di lingua".



Ormai ero completamente inebetito e mi avvicinai allo stivale, l'odore delle mie rimanenze raggiunse il mio olfatto e per un istante mi fermai. ma non ebbi il tempo di ritrarmi, che Barbara appoggiò il tacco sulla mia bocca, spingendolo al suo interno.



Lo sentivo spingersi fino alla gola, avvolto di cremosa materia amara che altri non era che le mie feci.



Stetti qualche istante fermo, immobile, poi cominciai il lavoro.



Prima lo feci sfilare, facendo bene aderire le mie labbra, e succhiando lo sporco che ne oscurava la brillantezza.



Poi strofinai con energia la lingua fino a togliere ogni residuo che ne fosse rimasto attaccato, poi di nuovo lo avvolsi con la mie labbra e lo infilai fino a sentirmelo in gola, per poi farlo uscire ed entrare più volte. Stavo simulando un coito orale, e la cosa più incredibile era che mi venne naturale, spontaneo. Per questo, anche se stupefatto per quello che stavo facendo, continuai a farlo senza timori, tuttaltro provando una grande eccitazione e piacere.



"Ma te sei una troietta nata!" - escamò Barbara - "Sicuro di non averlo mai fatto prima".



"Stai a vedere che abbiamo scoperto che sei un finocchietto", intervenne Simona.



"Sai Simo, mi sà proprio che sarà più facile di quello che pensavamo, vado a prenderli, tu intanto preparalo."







Barbara si alzò e scomparì dietro il muro che separava la sala dal cucinotto, mentre Simona mi fece adagiare con il busto sulla spalliera del divano, in ginocchioni sul guanciale.



"Adesso fai il bravo che ti facciamo diventare una vera signorina!", mi disse mentre con un mano ungeva la cavità anale con un liquido bianco.



La mia immaginazione non arrivava a tanto, cosa intendeva per farmi diventare una signorina, cos'altro volevano dal mio sedere?



"Co-come diventare una signorina?" balbettai.



"Su, non vorrai mica passare la vita a fare pompe agli stivali, ci vuole qualcosa di più sostanzioso per una bella maialina come te!".



Usavano il femminile rivolgendosi a me, e seppur anomala, la cosa non mi turbava.



Nel frattempo dal cucinotto riapparve Barbara, aveva ancora i suoi stivali neri, con luccicanti tacchi cromati, ai piedi, ma questa volta non erano gli unici accessori a vestirla.



Portava una specie di sospensorio, le cui cinghie nere intorno alla vita, sostenevano, in mezzo alle sue cosce, all'altezza dell'inguine, una protesi, piuttosto realistica, di un fallo, nera anch'essa. Un bell'esemplare in gomma, di membro maschile, le cui dimensioni erano piuttosto sostanziose, se non altro se confrontato alla mia dotazione.



Nella mano destra ne teneva un'altro, di dimensioni più piccole, diciamo già più paragonabile al mio, che tenendolo sollevato, faceva leggermente volteare in aria, tenendolo per le cinghie, mentre si avvicinava al divano dove mi trovavo.



Passò il fallo a Simona, poi si rivolse a me: "Adesso potrai dare il meglio di te, con questi due bei cazzoni."



Sentii un brivido dentro di me, adesso la mia immaginazione era stata illuminata, intuii come sarei diventato signorina.



Ma, con mio estremo stupore, ormai non ne avevo timore, tuttaltro ne provavi desiderio, scoppiavo dalla voglia di essere di nuovo umiliato, mi eccitava l'idea di essere scopato, nel vero senso della parola, da due belle donne, sentirmi femmina nelle loro mani, e tra le loro gambe.



Barbara si posizionò davanti a me, e tenendomi la testa con una mano, appoggiò il suo fallo di gomma, sulla mia bocca.



Io lo avvolsi con le mie labbra e lei cominciò a muoverlo dentro e fuori, urlandomi parole degne del peggior puttaniere.



Nel frattempo Simona dietro di me indossò il suo sospensorio e fermandomi i fianchi con le mani, lo accostò all'ano, poi con una mano lo appoggiò sulla cavità e con movimento lento cominciò a penetrare.



Stavo vivendo una incredibile situazione, in un certo qual modo parte dell'immaginario erotico maschile si stava concretizzando, soltanto che stavo rivestendo il ruolo sbagliato, ero la troietta che si faceva scopare da due cazzi, mentre nelle mie fantasie io ero uno dei due scopatori attivi.



Ma ciò non attenuò la mia ecitazione, e l'adrenalina cominciò a dar nuovo vigore ai miei muscoli, riportando il mio pene nella massima erezione.



Avevo due splendide ragazze, una davanti a me, una dietro, due che fino ad allora erano state colleghe, amiche, complici, ma che adesso stavano riversando su di me, alcune delle cose che avevo fantasticato di fare io a loro.



Una mi stava riempiendo la bocca con un grande fallo di gomma nero, mi urlava di essere una grande troia, di doverglielo leccare bene e tutto, di farle vedere quanto mi piaceva e ne fossi golosa, il tutto sembre rivolgendosi a me al femminile.



L'altra, mi stava sverginando il culo, con un fallo legato in vita, mi stava scopando come una femmina, sentivo il suo membro entrare ed uscire dal mio sedere, lo sentivo accarezzare la prostata, sentivo i colpi dei suoi fianchi sui miei glutei, quando il ritmo si fece più veloce.



Sentivo il mio pene scoppiare di piacere, e allungai una mano per saggiarne la sua durezza, ma mollai subito la presa, nel timore che la reazione fosse stata l'eiaculazione, e volevo continuare a godere di quel momento, godere da femmina.



Non sò per quanto continuarono, almeno una decina di minuti, quando Barbara scostò il suo membro dalla mia bocca e si diresse dall'altra parte del divano.



Anche Simona sfilò il suo, e mentre Barbara si sedeva sull'altro divano, lei mi prese per un braccio e mi fece alzare, mi portò davanti a Barbara,per poi farmi voltare, e posizionando le mani sulle mie spalle, mi spinse in basso, invitandomi a sedere sul fallo di Barbara, che con la mano destra stava tenendo ben eretto e pronto ad inserirsi dentro il mio sedere.



"Adesso vediamo quanto glielo hai allargato, Simo."



Sentii l'enorme cappella appoggiarsi tra i due glutei, e tra essi farsi strada, ma istintivamente li avevo contratti, e per questo ricevetti due belli schiaffoni sulla chiappa sinistra.



Poi Barbara, prese la bottiglietta del liquido lubrificante, lo passo sul suo fallo, e con le mani allargò i glutei che si erano fatti più morbidi.



A differenza di quello di Simona, il fallo di Barbara faticava molto di più a farsi strada, lo sentii sfondare il buco, e provai un gran bruciore, come se lo avesse strappato.



Poi, lentamente lo affondò dentro di me. Lo sentivo riempirmi, il suo passaggio al mio interno non era più una carezza, ma un vero e proprio sfondamento, mi stava letteralmente allargando.



Arrivata ad un certo punto si fermò, ma avendolo avuto in bocca fino a pochi istantoi prima, sapevo che non era entrato del tutto, che ancora ce ne era. Ed ecco che lei di lo sfilava, lentamente, fino a farlo uscire quasi del tutto, fino a quando la parte superiore della cappella facesse capolino al mio interno. Poi di nuovo dentro, delicatamente, un pò più profondamente, sfondando qualche centimetro in più del mio sedere. Di nuovo fuori, e di nuovo dentro, fino a quando, il calore delle sue cosce scaldo le mie chiappe. Un violento colpo d'anca e ce lo avevo tutto dentro. Lo sfilava un poco e di nuovo un colpo d'anca violento, poi ancora, poi ancora, sempre più rapidamente, fino a quando il miei sfinteri cedettero ogni resisetnza e i colpi si fecero più rapidi e frequenti.



Fu allora che Simona infilò il suo fallo, ancora intriso dei miei umori, dentro la mia bocca e, tenendomi la testa con le mani, al ritmo dei colpi di Barbara, lo spingeva e lo detraeva dentro di essa.



Le dimensioni del fallo di Barbara mi procurarono nuovo piacere, che sommergeva completamente il dolore delle parti sfondate; mentre i suoi colpi mi facevano saltellare su di lei, mentre la mia bocca si ingoiava il fallo di Simona, gemevo come una troia, stavo godendo, stavo provando una sensazione mai provata, e che mai avrei creduto di poter provare, o di avere il coraggio di provare.



Le sentivo ridere, gemere, o burlarsi di me, ma non me ne curavo, stavano regalandomi qualcosa di strepitoso, stavo godendo come un femmina, stavo sentendo dentro di me, la potenza della sessualità, ed era grazie a loro, tutto era loro permesso, in cambio di quel dono.



D'improvviso Barbara rallentò, e con la mano destra mi afferrò il pene, lo stringeva e lo rilasciava, come per mungerlo, e difatti, subito dopo schizzai fino a colpire Simona davanti a me, dritta nel petto, dopo che mi ero liberato della sua presa inarcandomi sulla schiena nel gesto di godere.



Il resto mi colava lungo il pene, fino a posarsi sulla mano di Barbara che ancora continuava il suo movimento, fino a quando non ne usciva più una goccia.



Simona prese di nuovo la mia testa con entrambe le mani e la portò all'altezza dei suoi seni, che come un miraggio si mostravano davanti ai miei occhi, che, annebbiati dai fumi del piacere, pian piano mettevano a fuoco e videro i suoi turgidi capezzoli ergersi dalla sommità delle due piccole e sode tette, cosparse del mio liquido seminale.



Sapevo già quale sarebbe stato il mio prossimo compito, senza che mi fosse suggerito, mi affrettai a ripulirle, con lunghe ed energiche linguate, su tutte le rotondità dei suoi seni, passando per il solco che li divideva e risucchiando tutto il liquido che le solcava, fino ad arrivare ai capezzoli, di cui potetti verificare la durezza e rigidita, e che feci sparire nella mia bocca, per risucchiarne ogni mia impurità.



Nel frattempo Barbara mi fece sollevare e sfilò il suo membro dal mio sedere, che tornando a coprire lo spazio violato, mi rilasciava dolorose sensazioni.



Si spostò di lato e passò la mano intrisa del mio sperma sul fallo di gomma, spalmandola per tutta la sua superfice, poi mi fece inginocchiare sul pavimento e spinse la mia testa verso di esso.



Cominciai a leccarlo, e mentre avidamente succhiavo il mio liquido, mi resi conto che non provavo più il senso di disgusto che avevo provato solo pochi minuti prima, la prima volta che lo avevo avuto in gola. Lo leccavo avidamente e ne ripulii ogni sua parte, anche dove trovavo attaccato qualche grumolo di feci, poi per finire il lavoro lo avvolsi nella bocca e cominciai a pomparlo, prima lentamente, poi sembre più velocemente.



Solamente allora vidi che dietro l'attaccatura del fallo che mi stavo ingoiando, ce ne era un'altro simmetrico, più piccolo che si infilava dentro la vagina di Barbara; alzai gli occhi verso di lei e la vedevo godere al ritmo delle mie pompate, fino a quando non mi prese per i capelli, scostò la protesi e mi schiacciò la bocca tra le sue gambe, dalla cui cavità vaginale sgorgava un liquido cremoso, che mi affrettai a succhiare e gustare.



Quando fù appagata, mi sollevò la testa, mi guardò fisso negli occhi, e disse: "Adesso fatti una doccia e vattene, la festa è finita!"







Non privo di dolori per i trattamenti subiti, ma appagato per le incredibili emozioni che avevo pouto vivere con quella esperienza, raggiunsi il piccolo bagno di servizio, dove con un bel getto di acqua fredda allievai i bruciori conseguenti ai trattamenti subiti.



Poi presi la porta e me ne tornai a casa, dove mi attendeva una notte insonne, a ripensare attimo per attimo, emozione per emozione, movimento per movimento, a questa incredibile esperienza.


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I vostri commenti su questo racconto
Autore: Catanzaroxcoppie Invia un messaggio
Postato in data: 20/02/2009 23:49:10
Giudizio personale:
molto eccitante

Autore: Schiavetto Torturabile Invia un messaggio
Postato in data: 24/02/2007 00:14:31
Giudizio personale:
bello

Autore: Slavegiouk Invia un messaggio
Postato in data: 07/10/2006 19:34:02
Giudizio personale:
Quasi il mio sogno!!!!

Autore: Caned Invia un messaggio
Postato in data: 15/08/2006 00:50:39
Giudizio personale:
molto eccitante tranne la descrizione delle feci..

Autore: Boost4wd Invia un messaggio
Postato in data: 15/04/2006 15:01:56
Giudizio personale:
Un bel racconto. Magari con più dominazione la prossima volta.

Autore: Robertomaster80 Invia un messaggio
Postato in data: 10/04/2006 09:38:49
Giudizio personale:
complimenti per il racconto... vorrei tanto incontrare Barbara e Simona... speriamo questa notte...
bravo...

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