i racconti erotici di desiderya

La tortura

Autore: Ginex
Giudizio:
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Commenti: 2
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Era diventata ormai una tortura, una dolce ossessione pensare a lei e masturbarmi con impegno e con rabbia.

Ma la storia andrebbe raccontata tutta dall'inizio.

La donna in questione, di nome Romina, lavorava nello stesso stabile mio ma in un altro ufficio, quando la conobbi, cosicchè non ci avevo mai fatto molto caso se non per il fatto era una donna veramente bella. Questo dimostra quanto fatuo sia il senso del “coupe de foudre”: mai ebbi modo di invaghirmi di una donna se non prima conosciuta sotto vari aspetti. Una donna potrebbe essere la piu' bella del creato ma se non ti da' la carica, come quegli uragani tropicali, non hai nemmeno lo stimolo di portarla a letto.

Ma quell'uragano deve essere innescato da qualcosa.

E così fu.

Dopo qualche mese dalla prima volta che la vidi venne trasferita nel mio reparto, del quale non sto a raccontarvi la natura in quanto potrebbe essere quello di un ufficio comunale come quello di una azienda privata o addirittura un ospedale. Ma questo ritengo non abbia importanza quanto l'evoluzione della storia.

Cominciammo a dialogare, a volte scherzando a volte parlando seriamente, dei problemi della vita di tutti i giorni, di trovar casa, dell'ex marito e di un incidente che aveva subito qualche tempo prima e che le residuava, a volte, dei disturbi fisici anche importanti. Il tempo passava e più ci si frequantava al lavoro e più i nostri discorsi cadevano su cose più intime anche simpaticamente con dei doppi sensi che creavano ilarita'. Mi dava un senso di spensieratezza e vitalità incredibile e se aveva dei problemi li nascondeva molto bene. Era una persona che definire graziosa era come dare del laghetto ad un oceano.

Non vi erano, però, al momento segni di qualche sintomo di avvicinamento sessuale. Un giorno la osservavo mentre lavorava alla sua scrivania e mi vide. Mi fece un cenno con la mano che mi avvicinassi a lei e appena fui li mi chiese di darle una mano con il computer che la stava facendo impazzire. Mi misi a fianco a lei e piegato con la mano appoggiata alla scrivania per lavorare con l'altra alla tastiera. Mentre guardavo lo schermo mi cadde lo sguardo sulla sua scollatura: mi colpi una extrasistole che pensai di aver fatto un infarto. A occhi chiusi mi immaginai il grand canyon le cui pareti, come per magia, si trasformavano in un velluto liscio e lucente. Quello avevo stampato negli occhi: un solco perfetto le cui pareti, dal piano del torace, si dipartivano vertiginosamente verso l'alto con una perfezione disegnata da un compasso con una linea curva perfetta che le portava verso l'apice coronato da un capezzolo, che faceva capolino dal reggiseno di pizzo bianco, di dimensioni e fatte praticamente sublimi. Io lavoravo al computer ma praticamente ero sconvolto e affannato da tanta visione che lei se ne accorse. Invece di nascondere i suoi poderi faceva in modo che il seno sinistro uscisse sempre di più dal decolleté gonfiando il torace. I miei pantaloni stavano scoppiando sino addirittura a dolermi le palle e il pene che forzava sulla cerniera. Non stava finendo li: con il gomito cominciò a strofinarmi i pantaloni e ad un certo punto fui così sconvolto da dover scappare via e barcollavo come ubriaco. La mia percezione della realtà era totalmente fuorviata dalle endorfine che il mio cervello stava producendo in quantità stratosferiche. E partii verso il bagno con una sola domanda: cosa potrà succedere ora?

In bagno mi fiondai nel cesso e tirai fuori a fatica l'uccello che ormai era viola dal dolore dell'erezione esplosiva e non riuscii a fare altro che masturbarmi con piacere e sollievo venendo con immenso piacere addosso al muro del bagno che dovetti poi pulire con la carta igienica.

Tornando a casa in autobus poi la incontrai perchè normalmente facevamo un tratto insieme.

Fino a quel momento ci si parlava poco se non un semplice saluto tra conoscenti. Quel giorno mi venne vicino e cominciammo a parlare del più e del meno ma i sussulti del mezzo la portavano spesso a strusciarsi su di me e non perdeva un attimo per toccarmi l'uccello. Era incredibile ma non passava momento che non fossi in erezione quando ero vicino a lei.

Pensare che la credevo una santarella da come si vestiva e da come si comportava ma oramai ero certo della sua autentica perversione e porcaggine.

Ma io ero come pietrificato, non sapevo cosa fare come comportarmi.

Ogni giorno non perdeva un attimo per torturarmi e ne traeva godimento.

Un giorno mi misi a lavorare su un computer di un collega che aveva la scrivania davanti alla sua in quanto aveva dei dati che mi servivano.

L'avevo di fronte e la sua scrivania, come tutte le altre d'altro canto, non aveva la protezione davanti e pertanto avevo la visuale sulle sue gambe. Con la coda dell'occhio la guardavo ogni tanto e anche in quel frangente se ne accorse. La vidi alzarsi di colpo: sembrava stizzita mentre andava verso il bagno. Mi domandai se l'idea che mi ero fatto su di lei fosse sbagliata. Dopo poco tornò e si sedette al suo posto.

Io ricominciai a guardarla: non mi ero sbagliato assolutamente sul suo conto!!

Cominciò ad allargare le gambe e mi accorsi che era senza mutandine, era andata in bagno a toglierle, e mi dava la possibilità di avere tutta la visione sul suo pube semi rasato e splendido. Per avere l'idea era come quando un amico ti mostra le foto di una spiaggia tropicale deve ha trascorso le vacanze: incommensurabile l'affascinantezza di tale visione. Si vedeva bene la fessura da dove sporgevano le due piccole labbra di fattezze incredibilmente delicate. Mi sembrava di sentirle già con le labbra e con la lingua. Dovetti fare un altro giro in bagno.

Una tortura impossibile da sopportare. Non ce la facevo più e non riuscivo a reagire a tali provocazioni sino al giorno in cui.....

una sera dovetti rimanere sino a tardi al lavoro per delle scadenze che avevo in sospeso e, guarda guarda, anche lei era li con me e faceva finta di nulla. Quasi finta perchè ogni tanto con la mano mi faceva un cenno. Mi avvicinai a lei e parlammo un po' soprattutto ci spiegammo a vicenda come mai eravamo ancora al lavoro. Ero li da un ora, eravamo soli ma non succedeva nulla di particolare.

Ad un certo punto mi alzai e andai nella stanza del capo a prendere dei documenti. Avevo le chiavi in quanto vice dello stesso e particolare importante, siccome a volte arrivavano pacchi o lettere per lui anche quando non c'era, la porta del suo studio aveva una fessura abbastanza grande, come le porte delle case americane, dove poter lasciare i plichi a lui spediti.

Quando fui dentro, dalla finestrella dello studio, vedevo che lei guardava verso questa direzione e pensai che era arrivato il momento di reagire a tanta stronzaggine. Feci finta di fare dei rumori un po' forti in maniera tale che guardasse nella mia direzione e....... preso dall'euforia e come ubriaco di desiderio, passione, impulso sessuale o come volete chiamarlo, non pensando alle conseguenze, tirai fuori l'uccello, duro e grosso in maniera spasmodica, e lo infilai nella fessura della posta della porta del capo e grattavo la stessa per attirare l'attenzione di Romina. Per qualche minuto non successe nulla e quasi deluso e amareggiato dal fallimento del mio atto stavo quasi per ritirare l'uccello dalla fessura quando sentii qualcosa che lo sfiorava. Sembrava qualcosa tipo un tessuto, forse il suo vestito. Sentivo il suo respiro affannoso e il suo alito che avvolgeva la mia cappella. Era qualcosa di delirante, un sogno ad occhi aperto che si stava avverando perché sentii la sua mano che gli strinse la base e cominciò con il tipico movimento stereotipato e lento, dolce direi, che solo una donna sa fare. Qualcosa di caldo e umido mi avvolse il cazzo dalla punta sino a metà e sentivo la sua lingua che giocava con il frenulo, con la cornice della cappella, poi lo liberava dalle fauci gli soffiava sopra per raffreddarlo un po' e subito lo riprendeva in bocca. Non pensavo di poter resistere ancora, il cuore scalpitava, mi sembrava di morire! In quel momento pensavo che se fossi morto sarebbe stata la più bella fine che un uomo poteva desiderare. Poi mollò la presa: ero convinto che volesse ancora torturarmi quando sentii chiaramente che se lo stava strofinando tra i glutei e sulla figa. Sentivo chiaramente le sue piccole labbra che mi baciavano la cappella che era ormai come il marmo di Carrara da tanto turgida e sensibile. Durò per circa un minuto questo gesto finchè sentii che lo infilò di brutto in vagina e cominciò, con movimenti lenti alternati a movimenti violenti e profondi a pompare. La sensazione di caldo umido della sua figa era indescrivibile: solo provarlo può far capire il momento di estasi completa. Continuava a pompare prima lenta e poi veloce sino a quando sentii degli ansimi e delle grida che mi fecero capire che ormai lei era al suo culmine e io mi lasciai andare come un condannato a morte che non ha più speranze: il cazzo cominciò a indurirsi, a sussultare e lei, grazie alla sua sensibilità vaginale comprese il momento dell'esplosione. Si ritrasse dolcemente e senti che mi avvolse con la sua bocca e mentre i fiotti di sperma si depositavano nella sua gola sentii chiaramente che ingoiava tutto a volte ritraendosi cosicch'e la sborra le colpì anche il viso. La sentivo estasiata, completamente immersa nel piacere di quell'attimo. Continuò a leccarmi il cazzo e a succhiarlo per almeno due o tre minuti ripulendolo tutto dall'esito del mio orgasmo. Mai vissi un secondo della mia vita provando tali sensazioni.

Ritrassi l'uccello della fessura e lo misi subito via, tanto ormai era pulito e lucido dall'azione detergente della sua saliva e uscii.

Lei stava già seduta sulla sua scrivania ricomposta e mi guardò un attimo. Vidi con mia sorpresa che aveva ancora del liquido biancastro intorno alle labbra e sulle guance che lei con le dita prese e ingoiò con dolcezza ma senza guardarmi.

Finì il turno di lavoro ci salutammo come nulla fosse accaduto e tornai a casa esausto e svuotato. Non avevo pensieri, non avevo idee, non avevo sogni: dormii.


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I vostri commenti su questo racconto
Autore: DrakEva Invia un messaggio
Postato in data: 02/09/2007 00:49:27
Giudizio personale:
....non male, ma c\'è qualcosa che non quadra, non ti prende completamente come racconto, forse troppi stereotipi .....

Autore: Sandman71 Invia un messaggio
Postato in data: 31/08/2007 12:10:03
Giudizio personale:
Ottimo!
Ginex non si smentisce stile e ritmo non comuni!!


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