i racconti erotici di desiderya |
Lo sfogo |
Il motore rombava forte nella notte, la macchiana lo stava portando verso casa a gran velocità lungo l'autostrada. Lui era stanco. Quel giorno era stato pesante e i chilometri lo avevano spinto lontano più del solito, ma era il suo lavoro e lui lo faceva bene, perchè gli piaceva, nonostante gli avesse preso tutto, e perchè in fondo aveva solo quello.
I chilometri erano ancora tanti, sarebbe tornato a casa tardi, ma questo non avrebbe infastidito nessuno, perchè nel suo appartamento in periferia non ci sarebbe stato nessuno ad attenderlo. La sua ragazza l'aveva lasciato stanca di vederlo solo nel weekend, sempre se il lavoro non gli chiedesse anche quello, e lui non aveva tempo per le pubbliche relazioni. I suoi 30 anni, pensva, li portava bene nonostante lo stress, e qualcuna prima o poi si sarebbe accorta di lui. Sì, l'avrebbe incrociata, d'altra parte col lavoro che faceva aveva la possibilità di conoscere sempre persone nuove. Certo, incontri di poche ore, ma era pur sempre meglio di niente. Erano passati tre anni da quando lei uscì in lacrime sbattendo la porta. Sì, gli voleva ancora bene, ma lui non avrebbe rinunciato al suo lavoro per lei. E gli costò caro!Non l'avrebbe più rivista. Intanto la riga tratteggiata lo stava ipnotizzando, la radio non passava nulla di suo interesse e l'aveva spenta, nemmeno la luce del display gli faceva compagnia. Già, compagnia. Nella sua mente si era convinto che di lei non avrebbe mai più avuto bisogno, che non ne avesse mai avuto, ma per il cuore non era così. Lei aveva lasciato un segno indelebile e pur rinnegandola, lui sapeva che non l'avrebbe mai dimenticata. Ed era in momenti come quello, quando il lavoro non impegnava la sua mente, che i ricordi riemergevano. E quella notte si facevano sentire più forti del rombo del motore. Come? Come poteva dimenticare il suo dolce sorriso, il profumo dei suoi lunghi capelli neri, le sue forme sinuose avvolte nelle lenzuola i pomeriggi d'estate? Passava ore a guardarla dormire dopo essersi saziati l'uno delle grazie dell'altra. Contemplava ogni singola perla di sudore che lentamente accarezzava la sua pelle. Si perdeva nel suo respiro. Si chiedeva come una creatura così celestiale potesse bramare tanto i piaceri della carne nei loro risvolti più peccaminosi. Lei, che tra le braccia di Morfeo sembrava essere così innocente, non aveva inibizioni di alcun tipo quando amava il suo uomo. Sì. Lei era sua! E avrebbe fatto tutto per lui. Faceva tutto per lui!Si era donata anima e corpo, in tutto e per tutto. Impazziva di piacere nel dargli piacere. In quel momento le luci abbaglianti di una macchina che percorreva l'autostrada in direzione opposta gli fecero distogliere l'attenzione da quei pensieri. Bendì quei fari liberatori, ma così come la sua mente respingeva il ricordo di lei, tanto più insistentemente il cuore glielo riproponeva. Psiche dovette arrendersi ad Amore, e subito irruppe il ricordo delle labbra di lei, vogliose, calde, umide, lo avvolgevano stretto mentre con la lingua gli offriva tutti gli stimoli di cui era capace per placare la sua sete di piacere con il frutto del godimento di lui. E lui in quei momenti l'adorava perchè lei come sempre si sarebbe girata andando a ritroso vesro di lui per essere soddisfatta dalla sua lingua e dalle sue dita. Dio quanto gli piaceva sentire crescere tra le sue dita la sua eccitazione, sentire sul suo petto grondare il suo piacere, per poi farlo culminare affondando con avidità la sua lingua tra le sue natiche fino a sentirla gridare. "Basta!" gridò contro se stesso. Si malediva e rinnegava con più forza l'evidenza della sua debolezza. Il cartellone dell'autostrada intanto gli indicava la via, scese la rampa facendo stridere le ruote. Le mani afferravano stretto il volante mentre il cuore sembrava volesse uscire dal suo petto tanto batteva. Era tardi, ma non voleva tornare a casa. Aveva bisogno di sfogarsi, ma era troppo tardi per trovare la compagnia di quella bottiglia di brandy che strizzandogli lo stomaco l'avrebbe aiutato ad evadere per un'altra notte. Frenò di colpo. La strada era deserta. Fece inversione e accelerò verso il buio per trovare quello che si era sempre promesso di non cercare. La strada portava tra i campi e i fari fendevano l'oscurità in una ricerca frenetica che terminò la curva successiva. Si scorgeva nell'oscurità una figura avvolta in un lungo impermeabile. Accostò. Scese. Non disse nulla, le mise in mano quanto lei chiedeva, quindi, prendendola per un braccio la fece piegare con le mani contro il cofano della macchina. L'impermeabile cadde e divaricando le gambe la ragazza gli offriva lo sfogo che stava cercando. Estresse dai pantaloni tutto il suo rancore, lo appoggiò sull'ano di lei e con rabbia lo introdusse di scatto per intero. Lei urlò di dolore cercando di respingerlo. Ma lui germendola digrignava i denti più di lei perchè voleva trasmetterle il suo rancore. E lo fece con violenza. Non c'era nessuno nei dintorni e le urla di lei si perdevano nell'aria fino a quando si sentì riempire da un caldo brivido. Si separarono e mentre lei piangendo spingeva per espellere quel brivido come fosse un parassita lui risalì in macchina e se ne andò. E tornò il silenzio come se nulla fosse successo. |