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Piacere


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Quando lo sentì avvicinarsi, gli venne spontaneo piegarsi leggermente in avanti e appoggiare le mani al divano. Come se fosse abituato o lo avesse fatto altre volte. Ma era solo istinto e il desiderio di piacere e tutto quanto, tutti i gesti, tutte le parole erano essenziali e spontanei.



….



Ci pensava mentre guidava nella notte verso quell’avventura. Un contatto, poche mail, un numero di telefono e un appuntamento. Lo aveva stimolato la novità di farlo al sicuro, in casa. Ma adesso si chiedeva che cosa lo aspettasse. Le foto gli erano piaciute. Non era troppo giovane, e questo lo metteva a suo agio, ma gradevole. Inoltre le foto esplicite, come le aveva chiamate nella mail, lo mostravano piacevolmente fornito. Con giusta abbondanza.

All’arrivo lo aveva accolto con cortesia, con tatto, gentilmente formale, non impaziente. Si erano persino seduti proprio su quel divano dove adesso affondava le mani appoggiando il corpo mentre teneva il bacino in alto e le gambe divaricate. Le parole erano state poche, necessarie per stabilire un primo diretto contatto, per rilassarsi, per quanto era possibile, ma non troppo. Gustava quella tensione tipica del primo incontro con uno sconosciuto. Lo guardava appena. Gli fu naturale, dopo poco, chiedergli se poteva toccargli l’uccello. Poi diventò tutto facile. Slacciargli la bella e spessa cintura, sbottonare il jeans e tirare giù la cerniera con lui che si adagiava appoggiato allo schienale del divano perchè non ci fossero difficoltà. Adesso le parole non erano più necessarie, i gesti, sicuri, ma accorti, bastavano. Quando lo liberò dai vestiti e sentì nella mano la consistenza del suo sesso, provò una piacevole sensazione pastosa, robusta e tenera al tempo stesso. Gli venne spontaneo dirgli che aveva un bel cazzo mentre lo carezzava e lui si liberava degli inutili vestiti rimanendo in maglietta. Glielo prese con tutto il palmo stringendo e muovendo con dolcezza la mano. Intanto si era slacciato i pantaloni e i movimenti lo avevano avvicinato. Gli piacque chiedergli se poteva prenderlo in bocca. Si sentiva eccitato, pronto a provare, ma il suo piacere godeva anche nel dire e nel sentirsi dire certe cose mentre le faceva. Era un uccello molto bello, lungo e grosso, lo teneva con l’intera mano e quando lo fece entrare in bocca sentì che gliela riempiva con la grossa e liscia punta. Fu gradevole sentire il suo sapore e il suo odore. Forse aveva avuto l’attenzione di lavarsi mentre lo aspettava, in ogni caso aveva un leggero profumo maschile di sesso e una pelle liscia e pulita. Il cespuglio dei peli era ridotto e curato, piacevole quando strusciava sulle labbra e sulla pelle del viso. Lo succhiò a lungo, come non aveva fatto mai prima, lo fece entrare quanto poteva in bocca e lasciava la sua saliva sull’asta che s’andava irrigidendo.







Ecco, ora si stava avvicinando da dietro. Lo aveva spogliato del tutto e aveva a lungo giocato con il suo buchino che aveva irrorato del liquido di un flacone azzurro. Se ne stava con il culo proteso, il desiderio di essere preso era bilanciato, quasi, dal timore di sentire dolore. Ma lo voleva, lo voleva, era per questo che si era messo in quell’azzardo. Quando la punta dell’uccello gli toccò la pelle sensibile della membrana del culo, invece di ritrarsi protese ancora di più i suoi fianchi indietro orientandosi verso l’asta che lentamente cominciava a spingere. Lo sentì entrare. Provo dolore e con la mano sulla coscia dell’altro cercò di tenerlo fermo per qualche istante. Quasi subito i suoi muscoli si rilassarono, lasciò che si muovesse ancora per farsi spazio, poi cominciò lui stesso spingere indietro per farlo scivolare dentro. Lo sentì entrare a piccoli scatti, tutto dentro di sé e chiuse gli occhi per il piacere che sentiva crescere e riempirlo.



….



Adesso lo teneva tutto. Stava sdraiato nel letto e sentiva il gradevole peso del corpo di lui che lo sovrastava, mentre il sesso affondava dentro il suo culo aperto e usciva quasi tutto prima di riprenderlo. Gli piaceva. Gli chiese di dirgli quello che gli stava facendo, gli chiese di usare le parole più esplicite per descrivere come godeva del suo culo aperto e disponibile, gli chiese di dirgli quanto lo trovasse perverso e tutte le cose che avrebbe voluto fargli.



….



Mentre guidava nella notte verso casa, ripensava alla serata appena trascorsa. Nonostante il piacere recente, si eccitava ancora e sentiva il sesso irrigidirsi stretto nei pantaloni. Il culo, nel momento dei ricordi più intensi, gli si contraeva quasi desiderasse sentire ancora entrare e muoversi e godere il sesso di lui che lo aveva aperto a lungo per tutta la sera. Provava piacere per averlo fatto godere dentro di sé. Provava piacere a ricordare come lo aveva penetrato e abbracciato e chiamato la sua puttana, nei momenti del piacere. Gli piaceva ripensare a come era stato bravo a leccarlo e a succhiarlo per farlo eccitar e poi a come era riuscito a farlo entrare tutto dentro, tutto fino in fondo senza negarsi o difendersi da quel suo sesso grosso, liscio, lungo.

Prima ancora di arrivare, aveva preso la decisione che, se lui lo avesse voluto, avrebbe volentieri accettato un altro appuntamento per farsi inculare con la stessa dolcezza, con la sessa forza di quella sera. Sarebbe stata ancora la sua puttana perversa tutte le volte che avesse voluto.



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I vostri commenti su questo racconto
Autore: Trikkens Invia un messaggio
Postato in data: 14/02/2010 20:39:04
Giudizio personale:
ben scritto...erotico eccitante davvero piacevole


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