i racconti erotici di desiderya

Ufficio


Giudizio:
Letture: 1624
Commenti: 3
Dimensione dei caratteri: [+] - [ - ]
Cambia lo sfondo
Lavoro presso una multinazionale di apparecchiature elettroniche a Milano, nel ruolo di Responsabile Amministrativo. Alle mie dipendenze ho una decina di persone quasi tutte donne. Degli unici due maschi uno è un contabile anziano prossimo alla pensione, mentre l’altro è Alberto, un ragazzo molto giovane, esile ed anche un po’ effeminato. Delle donne qulacuna non è male, in particolare una, Paola, non molto alta ma proporzionata, belle tette e bel culo, che vestiva sempre in tailleur e tacchi alti, tipo donna in carriera. Ho sempre pensato che mischiare sesso e lavoro non fosse una buona idea, ed infatti non ho mai risposto alla corte delle mie “donne”, cercando sempre di rimanere sulle mie. Ecco quello che successe…
Dovendo acquisire una nuova azienda si verificò un sovraccarico di lavoro che portò a dover fare degli straordinari al sabato. Le persone coinvolte, oltre al sottoscritto, erano la “tutto pepe” (come veniva chiamata in ufficio Paola), e “Alby” (dal soprannome dato ad Alberto dalle ragazze…).
In passato avevo notato una certa familiarità tra di loro e l’avevo intesa come amicizia, in quanto Alby mi sembrava gay. E, quando erano insieme a me, mi guardavano con non poca malizia, accennando anche qualche battutina a sfondo sessuale. Capirò poi il perché…
Quel sabato era una giornata primaverile, non caldissima, ma che faceva venire la voglia di spogliarsi, smettendo finalmente gli abiti invernali. Lei si presentò con un tailleur grigio, che gli avevo visto altre volte, calza fumè, e scarpe aperte dietro con tacco alto. Faceva la sua figura… Sia io che Alby ervamo vestiti sportivi. Sono sempre stato attratto dalle estremità femminili, e non facevo altro che guardare i bei piedini di Paola, cercando tuttavia di non farlo vedere.
“Dato che abbassi sempre lo sguardo direi che ti piacciono le mie scarpe o… i miei piedini…”
Per un attimo persi la mia sicurezza di capo e imbarazzatissimo risposi:
“Ehm… si… devo dire che ho una particolare ammirazione per queste cose…”
“Allora non sei il tipo tutto di un pezzo che si dice in ufficio…”
“In che senso scusa?” risposi
“Beh…” riprese lei “si dice che tu, a riguardo del sesso, hai delle idee antiquate…”
“Chi lo dice?”
“Un po’ tutti, anzi tutte, in quanto non hai mai risposto alla corte di nessuna”
“Non mischio lavoro e sesso… ma ho anch’io le mie preferenze e i miei gusti”
“Ed io rientro nei tuoi gusti?” Dicendo questa frase si avvicinò a me e strusciò la gamba fasciata di nylon contro la mia.
“Beh… non sei male… hai un certo fascino…”
Si passò la lingua sulle labbra carnose coperte di rossetto rosso fuoco e disse:
“Potresti dimostrare che quello che dici è vero…”
“Qui? Adesso? E Alby?” il quale nell’altra stanza non sentiva nulla di tutto ciò.
A questo punto Paola pronunciò una frase che mi lasciò senza parole:
“Ma non ti sei accorto che anche Alby ti fa la corte? Farebbe carte false per venire a letto con te… Non da uomo però…”
“Oh cazzo!” dissi con stupore “A me non piacciono gli uomini!” esternai con calore. “E poi… cosa vuol dire non da uomo? E’ o non è un uomo?”
“Dal punto di vista genetico sicuramente si, ma… hai qualcosa contro i transex?”
La cosa stava prendendo una piega strana, ma eccitante e quindi decisi di stare al gioco…
“Nulla, anzi eccitano molto la mia fantasia”.
“Bene… era quello che volevo sentire… Aspetta e vedrai…”
E scappò di corsa nell’altra stanza chiamando a gran voce Alby “Dai prendi lo zaino e andiamo…”
Restai li, solo, eccitato, aspettando il momento della ricomparsa dei due…
Aspettai una buona mezzora, incapace di portare avanti il lavoro, fantasticando…
Sentii rumore di tacchi, non di una persona, ma di due… Con il cuore che batteva aspettai l’entrata nel mio ufficio dei due collaboratori e… cazzo che entrata!
“Paola, non dirmi che questo è Alby?” Era semplicemente stupendo… o stupenda! Microgonna nera di latex, corpetto (che poi scoprii essere una guepiere) anch’esso di latex ma rosso fuoco, calze fashion con riga e tallone nere, mules chiuse in punta di vernice rossa… Ma la cosa che mi colpì fu il viso. Perfettamente truccato, non pesantemente, ma molto invitante, sotto una parrucca nera che evidenziava i tratti femminili.
“Come ti devo chiamare?”
“Luisa” rispose imbarazzato “chiamami Luisa…”
Paola mi venne vicino, appoggiò le sue labbra alle mie e mi baciò con sapienza, infilando la lingua nella mia bocca, succhiando avidamente la mia lingua…
Passò poi al lobo dell’orecchio, provocandomi fremiti di piacere, “Ti piace eh… brutto porco… non vedevi l’ora di sbattermi…” sussurrò…
Alby, anzi Luisa, era in ginocchio davanti a me, incapace di fare qualsiasi gesto… Abbassai lo sguardo, le sorrisi e le dissi “Dai…”.
Non se lo fece ripetere, sbottonò in fretta i miei pantaloni e fece uscire la bestia (modestamente ho delle belle misure…) già pronta e turgida. Cominciò a leccarla lungo tutta la sua lunghezza, piano, senza dimenticare nessun millimetro di pelle, arrivò sulle palle, succhiò a lungo, prima una poi l’altra, ritornò su, sempre piano e finalmente affondò la cappella nella sua bocca. Iniziò un pompino meraviglioso… sapeva esattamente come far godere un uomo… si fermava e ripartiva… leccava e succhiava…
Nel frattempo Paola si era spogliata rimanendo in guepiere e perizoma. Tirò fuori le fantastiche tette e me diede una in bocca… Aprii a più non posso, ma ne contenevo solo una piccola parte… Presi allora a succhiare e mordicchiare il capezzolo turgido, provocando in lei mugolii di piacere. Il pompino continuava sublime ed ero eccitato come non mai… Paola prese a masturbarsi, infilandosi le dita nella fessura fradicia… Si chinò insieme a Luisa e prese ad aiutare “l’amica”… Luisa lasciò il campo… si mise dietro di me e aprì dolcemente il solco delle natiche, cercando il “buchino” nascosto… Vi appoggiò la lingua, la sentivo piano piano farsi strada nello sfintere… Si aiutava con un dito… Il fiore si aprì ed un dito penetrò dolcemente all’interno, facendomi sobbalzare… Paola si alzò e mi spogliò con sapienza… Via le scarpe, le calze, i pantaloni, le mutande, la camicia… ero nudo… succhiò i miei capezzoli… mentre Luisa con vera maestria mi faceva provare sensazioni nuove e meravigliose. A turno entravano e uscivano dita e lingua, in un gioco di penetrazione molto eccitante. Mi era venuta voglia di leccare la fica a Paola. La presi e la feci sedere sulla scrivania. Allargò le gambe, scostò il perizoma, e mi mostrò la fica, depilata, calda e bagnata al punto giusto. Affondai la faccia tra le cosce… sublime! Era saporita, profumata… Leccai le labbra, infilai la lingua il più profondo possibile, diedi colpetti sulla clitoride che era turgida tanto da scoppiare. Andai avanti per molto tempo, fermandomi sempre quando stava per venire… Luisa da canto suo aveva preso un piccolo plug e se lo infilava nel culo, guardandoci. Misi Paola alla pecorina sulla scrivania e la penetrai con forza… Il cazzo entrava e usciva con estrema facilità e lei godeva con tutta l’anima…
“Dai…scopami…fammi godere…fammi sentire l’asta fino all’utero…dai…porco…scopa la tua troia…falla impazzire…godo…godo…”
Luisa fece uscire il suo arnese, un cosino molto piccolo anche da duro e lo mise in bocca a Paola, che lo ingoiò molto riconoscente…
Dopo qualche tempo di questa cavalcata fu Luisa a pretendere la sua dote di cazzo… Si mise seduta, aprì le cosce, si aprì il buchetto e aspettò… Era una strana sensazione vedere il cazzetto di Luisa, moscio sulla sua pancia, e “lei” che si apriva oscenamente. L’avevo visto in centinia di foto ma dal vero…altra storia… Poggiai la cappella gonfia sull’invitante forellino, e spinsi… Entrò che era una meraviglia. Mi fermai un attimo e guardai la faccia di Luisa… era in estasi! Cominciò una cavalcata fantastica… Luisa staparlava “Mamma mia… mamma mia… che bel cazzo che hai… lo sento… mi apre… bello… bello… il capo ideale per una puttana come me…” Paola si masturbava a più non posso, con un dildo di lattice comparso dalla sua borsa. Lo faceva entrare e uscire dalla fica con una maestria incredibile, lo portava alla bocca, lo succhiava, lo leccava e lo reinfilava… Ebbe molti orgasmi ma continuava imperterrita. Sudavo come un maiale mentre cavalcavo Luisa, ma non volevo smettere “Averlo saputo prima che eri così troia… ti avrei scopato prima… hai un buco di culo caldo e profondo… come non avevo mai provato…” A sentire queste cose Luisa si eccitava e muoveva il bacino in sincronia, agitandosi a più non posso, mugolando e implorando “Dai fammi godere ancora… non fermarti… spingi… mettimi dentro anche le palle… godooooo…”.
Alla fine con tutte e due le mie troie ai piedi, a bocca aperta, imploranti “Facci bere… dai… abbiamo sete… “ esplosi in una sborrata meravigliosa. Non ne persero una goccia, se la leccavano l’un l’altra, dalla faccia, dalle labbra, dalla lingua, ingoiarono tutto e mi pulirono per bene. Eravamo sfiniti.
Paola se ne uscì con una promessa “Dato che ti piacciono i miei piedini la prossima volta…” Non finì la frase ma bastò per occupare la mente con mille fantasie…
Da quel momento i sabati di straordinario si moltiplicarono…


giudica questo racconto

Attenzione, solo gli utenti registrati su Desiderya.it possono esprimere giudizi sui racconti

Per registrarti adesso CLICCA QUI

Se sei un utente registrato devi autenticarti sul sito: CLICCA QUI


I vostri commenti su questo racconto
Autore: Alda Invia un messaggio
Postato in data: 07/09/2012 10:01:13
Giudizio personale:
DECISAMENTE BELLO,C'è POSTO

Autore: Golfetta2010 Invia un messaggio
Postato in data: 30/04/2011 14:46:12
Giudizio personale:
ottimo eccitante come mi piacerebbe provare. ma i sogni non si avverano. o no?

Autore: Joseph62 Invia un messaggio
Postato in data: 29/04/2011 08:46:02
Giudizio personale:
Bello!!! forse anche la mia segretaria spera in una sbattuta straordinaria!!!!


Webcam Dal Vivo!