i racconti erotici di desiderya

Una coppia al cinema con cagliostrus

Autore: Cagliostrus
Giudizio:
Letture: 3586
Commenti: 4
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Al cinema: una coppia e lo sconosciuto



1



Era la prima serata fresca di quell’autunno, che ci convinse a rispolverare i cappotti tenuti per mesi nell'armadio e ad indossarli per uscire, dopo cena. L'aria frizzante per le vie del centro ci suggerì presto di concludere la serata al chiuso di un cinema e decidemmo di comune accordo per la visione di un film interessante, non ricordo quale. Era una prima decisamente affollata, i posti liberi erano pochi e ci accontentammo di trovarne due appaiati, senza far caso a chi ci accostavamo. Era un periodo di buona sintonia fra noi e ci ritrovammo abbracciati, come innamorati, con lei che mi teneva la testa sulla spalla.

Ad un certo punto Maria Rosa mi sussurra all'orecchio con voce sorpresa ed eccitata: "C'è un tizio che mi fa piedino!" Mi sporgo, guardo a destra e vedo un distinto cinquantenne che guarda lo schermo con aria tranquilla e assorta. Dubbioso sul da farsi, mi tranquillizzo pensando che un contatto di piedi poteva anche esser casuale e riprendo tranquillo la visione del film. Qualche istante dopo, però, Rosy torna a parlarmi all'orecchio: - Ci sta riprovando... - mi dice con tono più stupito che indignato.

Trovai curioso che una ragazza come lei, timida ma allo stesso tempo energica con i seccatori, non sapesse risolvere un problema così semplice come sistemare un importuno. Inoltre mi stupiva che quello tentasse di nuovo l'approccio, pur essendogli chiaro che la ragazza fosse accompagnata e l'avesse già evitato una prima volta. Mi venne dunque da pensare che qualcosa l'avesse indotto a riprovarci, e mi chiesi che cosa. Forse una certa esitazione di Maria Rosa, che lo aveva percepito in ritardo... potevo ben immaginare come il tizio avesse interpretato quella disattenzione, convinto, come lo sono in molti, che le donne siano più sporcaccione di quanto vorrebbero far credere, specialmente se possono giocare sull'ambiguità e sulla clandestinità.

D'altra parte sarebbe stato facile per una donna, se il contatto fosse continuato, far finta di niente, potendo sottrarsi al gioco in ogni momento senza conseguenze. Doveva essere terribilmente intrigante lasciar fare, contando sull'anonimato e sull'oscurità quasi totale... ecco, mi ero immedesimato in entrambi i protagonisti del presunto contatto, non restava che chiedermi come l'avrei vissuto io. E per saperlo non c'era che un modo.

- Vediamo fin dove arriva... - sussurro morbosamente alla mia Rosy, il cui tepore mi scaldava il fianco.

Lei resta come disorientata, incapace di reagire sia all'iniziativa del vicino, che ovviamente proseguiva di nascosto, sia alla mia concorde remissività, come se si sentisse scoperta su entrambi i fronti, anche su quello che in teoria avrebbe dovuto difenderla.

D'altra parte, un semplice avvicinamento delle scarpe, fisicamente nemmeno percettibile per via dello spessore del cuoio, non pareva eroticamente così sconvolgente... quindi si limitò a rincantucciarsi ancor più nel mio abbraccio, come a chiedere protezione dalle insidie del mondo, ma contemporaneamente ignorandole, come qualcosa che non la riguardava, mantenendo caparbiamente il piede dov'era. Come dire: di qui non si passa! Senza accorgersi che l'ostacolo frapposto non era un muro, ma un ponte. Con la coda dell'occhio vedo che il tizio, ancora intento a fissare lo schermo come rapito, facendo perno sul piede sposta il ginocchio verso sinistra, per cercare il contatto con quello di Maria Rosa. Glielo impedisce la divisione dei sedili, ma noto che è lei stessa, forse fingendo un movimento involontario, a spostare quasi inavvertitamente la gamba fino a sfiorare quella dell'altro, per poi ritrarsi immediatamente come per scusarsi della distrazione mentre quello faceva altrettanto per negare la propria responsabilità nel timore di una reazione negativa.

Mi viene da sorridere nell'osservare quelle ingenue astuzie segrete della mia Rosina, probabilmente sperimentate con qualche amichetto dell'adolescenza, quando andare al cinema era un avvenimento peccaminoso e avvincente. Non era però il fidanzatino quello con cui stava civettando nell'ombra, ma un perfetto sconosciuto.

- Tienimi aggiornato, mi raccomando...- le sussurro, facendole capire che la manovra non mi era sfuggita, cosa che la confonde ulteriormente. Sia che volesse punirmi o assecondarmi, per non smentire l'atteggiamento in cui l'avevo scoperta non le restava altra strada che quella di proseguirlo.

Era davvero istruttivo constatare come, mentre di più mi si stringeva contro destinando uno sguardo languido e distratto allo schermo, spostava contemporaneamente la gamba, pur se nascosta dalla gonna e dal giaccone che teneva in grembo, verso il sedile del compagno. E come lui, proprio nel vederla abbandonata contro di me ma incredibilmente protesa quasi ad invocare un secondo sfioramento, trovava confermata la sua teoria: le donne sono tutte porche. Gli bastò ruotare nuovamente la gamba per accostare il proprio ginocchio a quello di Maria Rosa. Un secondo, due secondi, tre, senza alcuna reazione... ecco, a questo punto si trattava definitivamente di un contatto volontario, inequivocabile e quasi mi pervenne il fremito di entrambi, causato da una di quelle rare emozioni della vita, preziose per la loro unicità e naturalezza. Poi si separano, come spaventati da quell’inquietante presa di coscienza: lui ci aveva provato, lei aveva corrisposto e soprattutto era ancora lì, immobile al suo fianco, potenzialmente disponibile a tutto ciò che la situazione consentiva... E non era oggettivamente poco, tenendo conto del buio che avvolgeva la parte bassa dei sedili. Neanche la mia presenza era d’ostacolo, anzi, conferiva alla situazione un'aura di trasgressiva impunità, che l'acquiescenza di Maria Rosa rendeva affascinante.

Lei mi si accomoda contro ancor più strettamente, intuisco il suo desiderio di parlarmi, ma non trova le parole. Si sistema però meglio il giaccone sulle gambe, come per proteggerle dal freddo, ma la trasparenza della manovra mi rende sempre più elettrico. Ormai potevo seguire la scena anche al buio, come se disponessi di un visore a raggi x, per vedere anche attraverso gli oggetti. Era chiaro che l'amico avrebbe proseguito l'approccio, questa volta non col ginocchio, ma con la mano. A prima vista non si distingueva nulla, ma intuivo un qualche movimento al di sotto del suo soprabito, così come poco dopo l’individuo sotto il giaccone di Maria Rosa.

Sarebbe bastato il sospiro quasi stremato, rassegnato, che lei mi soffia all'orecchio senza nascondermelo, a denunciarmi il misfatto: la mano dell'infame si era appoggiata al ginocchio della mia ragazza e ora, verificata l'incoraggiante passività, si stava spostando tremante ma impunita lungo la coscia, silenziosa come un serpente.

Più Maria Rosa mi offriva lo spettacolo della sua dissolutezza, d'altra parte da me ampiamente incoraggiata e condivisa, e più la vedevo tenera, fragile, indifesa, anche un po' goffa, con una gamba ormai paralizzata nella posizione di confine, e l'altra ripiegata sotto il sedile. La sentivo pulsare al mio fianco, senza neanche più fingere di seguire il film ma guardando opacamente la nuca dello spettatore davanti con gli occhi ormai quasi chiusi e il respiro rallentato, mentre la mano aliena scivolava di nascosto fra le sue cosce facendo la felicità del fortunato.

- E' arrivato...- mi bisbiglia ad un certo punto fuori di sé, ma ricordandosi della mia richiesta. Ecco, mi aveva tenuto al corrente. Cosa potevo rimproverarle? La mano dell'estraneo era giunta al capolinea, aveva superato la barriera della gonna ed ora spadroneggiava sulla nuda carne della coscia, premendo contro il soffice ostacolo delle mutandine... libera, tranquilla, addirittura agevolata da una divaricazione evidente e incoraggiante. Conto i secondi, mentre Rosy resta imbambolata a boccheggiare, ma ne passano più di una ventina prima che lei trovi la forza di scuotersi, facendo capire all'intruso che è ora di ritirarsi, cosa che quello fa con cautela, quasi con rimpianto.

La visione dello schermo tornò a farsi in me cosciente. Qualunque cosa fosse successa fin allora in quella pellicola, non aveva superato la ricettività della mia retina. L'avvenimento più emozionante della serata era già avvenuto, e nulla avrebbe potuto superarne la dirompenza.





2



Lo so, l’ha fatto apposta, ne sono certa. L’ho detto a Dario, ma forse non mi ha creduto. Ora che faccio? Guardo lo sconosciuto di sottecchi: è così tranquillo! Ha l’aria di un professionista, capelli corti e brizzolati, corporatura normale e indossa una giacca di lana inglese, un po’ informe, sicuramente molto usata. Odora di tabacco. E’ sicuro di sé: in fondo che cosa può temere per quel toc-toc sulla mia scarpa, così discreto, quasi paterno! Paterno, sarà questo che non mi fa irritare per l’approccio, la sua chiara proposta? Ripenso a quelle volte in cui ho sognato proprio un tipo come questo, mentre Dario mi prendeva con le solite movenze. Sognavo una specie di Nettuno che mi porgeva alla bocca… ciò che il mio stesso pollice allora simulava, ciucciandolo e godendo. Quel ricordo involontario mi turba e per scacciarlo mi rannicchio fra le braccia di Dario, ma nel farlo il mio piede (lui, non io!) si muove e va a contatto con quello dello sconosciuto. Lo ritraggo, ma il danno è fatto! Lo so, ci riproverà, mi dico. Infatti, lo fa. -Vediamo fin dove arriva…- ha detto Dario ed io quasi non credo alle mie orecchie. Sono turbata ed eccitata. Com’è possibile che io goda di questo? La debole spinta del piede sconosciuto sul mio attraversa la scarpa e suscita un calore che risale e rende molle la caviglia, finché un nuovo contatto, fra le nostre cosce, mi elettrizza la gamba e mi scalda il basso ventre. Dario ha uno sguardo incuriosito, come d’attesa. Allora è così che mi vuoi anche tu! Porca fra due porci! Ok, stendo bene la giacca sulle gambe e, giacché ci sono, nel farlo sollevo anche la gonna sotto. Il campo è aperto, vecchio porco, vediamo che sai fare. A braccia conserte sotto il seno, raccolta fra le braccia del mio uomo, attendo e preavverto il lento infiltrarsi della mano sconosciuta sotto le pieghe della giacca. Un brivido caldo mi percorre al primo contatto delle sue dita sulla pelle, a metà coscia. Ora mi accarezzano, mi esplorano su e giù, stringono e massaggiano la parte più tenera e sensibile all’interno delle cosce. Stringo i pugni e allargo al massimo la coscia destra, non la sinistra che Dario sentirebbe e non voglio che senta, forse per un’ultima barriera di vergogna, di pudore. La sento io! La voglia di aprirmi totalmente, fino a spaccarmi per darmi a quelle dita, misteriose e sagge, sì sagge! Ma come fanno a toccarmi così sapientemente, a conoscere ogni mio segreto… Lì! Sì! Non ti fermare! Sì entra! E’ un lago d’umori, quello in cui quelle rigide dita si tuffano, invadenti. Cerco il sesso di Dario e non lo trovo. Ora vorrei renderlo partecipe, ma lui non s’accorge nemmeno del mio lieve tocco, non è per niente eretto. Ma allora… perché la sua complicità, il suo interesse? Oddio: quel magico tocco si ripete, ancora e ancora, sul clitoride! Mentre altre dita continuano ad invadermi, sempre più profondamente! Non resisto, me ne frego dei pensieri e mi lascio andare. Inarco il pube contro quelle dita incantate. - Porco! Porco! Porco! - martella la mia voce, nel cervello… e vengo. Un fiume in piena che straripa e mi sommerge.







3



E’ andata! Ce l’ho fatta un’altra volta! Incredibile! Quando meno me l’aspettavo, il sogno si è realizzato un’altra volta. Le orecchie mi rombano, devo avere ancora la pressione alta. Le luci dell’atrio illuminano corpi e volti normali intorno a me. Sono ancora sconvolto e stento a credere che tutti non sappiano. Li guardo al solo scopo di rassicurarmi che tutti sono ignari di ciò che è appena accaduto. Appena accaduto ed è già ricordo! Mi porto le dita della mano sinistra al volto e ne annuso il forte afrore, acre, sconosciuto, che ho imparato ad apprezzare.

Quando, ancora con le luci in sala, la coppietta s’era venuta a sedere proprio accanto a me, con un tuffo al cuore avevo scoperto che lei indossava una gonna. Un paio di calzoni m’avrebbe deluso fino al disgusto, stroncando sul nascere ogni più vaga fantasia. Invece lei mostrava la gamba, un po’ pienotta, non tanto fine, né ben modellata, ma giovane e soda. E abbronzata, forse per questo ancora senza calza! Con un sorriso compiaciuto per la gioia di un tale avvenimento, ne calcolai la preziosa rarità. Quante volte, mi chiesi, ti può capitare una tale coincidenza di casualità: sala piena, proprio accanto a te, giovane, con gonna, senza calze? Probabilmente mai più, giocati tutto al meglio di te stesso, mi risposi.

Ed era andata! Ce l’avevo fatta!

Camminando lungo il marciapiede, o per meglio dire, ancora veleggiando fra le nuvole del sogno appena realizzato, analizzo la vicenda in tutti i suoi aspetti. Fosse stata più anziana, mi dico, avrei senz’altro avuto anche il mio orgasmo. Lei avrebbe senz’altro cercato di impugnare il mio scettro: più crescono e più lo vogliono. Che sublime piacere, invece, aver dimenticato completamente me stesso e la mia erezione, per godere al massimo del suo piacere, così spontaneo, palpabile, chiaro e fresco e così facilmente a portata delle mie dita. Sì, avevo goduto come non mai, del piacere che le donavo, ad esso solo proteso, unico, perfetto obiettivo di tutti i miei sensi e le mie abilità.

- Aspetta! - Una voce argentina alle mie spalle mi fa sussultare, strappandomi ai deliziosi pensieri in cui sono assorto. La riconosco. Percorre in due tre passi la distanza che ci separa e mi porge un biglietto. - Chiamaci, se ne hai voglia. Ci farebbe piacere. - mi dice sorridendo. Guardo il cartoncino bianco, un angolo strappato da un foglio, con un nome ed un numero scritti in fretta.

- OK - riesco a dire, per poi guardare in silenzio lei ed il suo ragazzo, che se ne sta a qualche metro da noi, fermo e con le mani in tasca. Due, tre secondi. - Ciao - fa lei. - Ciao - faccio io. - Ciao - fa ancora lei e si china, essendo un po’ più alta, a stamparmi un bacio sulle labbra. Sorrido, mentre la guardo andare via a braccetto con lui. Poi volo in Paradiso.


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I vostri commenti su questo racconto
Autore: Enzo51 Invia un messaggio
Postato in data: 16/03/2009 23:38:12
Giudizio personale:
bellissimo racconto mi ha fatto sognare ad occhi aperti

Autore: Brownstone Invia un messaggio
Postato in data: 13/03/2009 13:17:38
Giudizio personale:
molto bello, complimenti

Autore: Carino6423 Invia un messaggio
Postato in data: 10/03/2009 15:55:38
Giudizio personale:
le parole a volte ....... non servono, i gesti dicono più di mille parole, ottimo!

Autore: Stemagio Invia un messaggio
Postato in data: 09/03/2009 22:35:39
Giudizio personale:
ottimo


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