i racconti erotici di desiderya |
Zelia e il professore |
1. Introduzione.
Questo racconto vede come protagonisti indiscussi una allieva e il suo professore, che si ritroveranno coinvolti in un turbinio di emozioni impreviste. La ragazza, di nome Zelia, ha 29 anni e degli splendidi occhi azzurri, coperti da occhiali e che si armonizzano con dei capelli castani lunghi e mossi. È alta poco meno di 1 metro e 60 – abbastanza minuta quindi –, con due spalle strette, e un'armoniosa terza misura di seno impreziosita da due capezzoli chiari e non molto sporgenti. Fianchi leggermente larghi e un culo "importante", una vulva perfettamente depilata, ha già provato gioie e dolori del sesso, poiché è stabilmente fidanzata, ma non per via anale... Caratterialmente è abbastanza estroversa e sicura di se, e non veste mai in modo appariscente. Anzi, indossa quasi sempre abiti "casual", quasi sportivi direi... Zelia è poi una studentessa universitaria, dottoranda quasi al termine del suo percorso di studi del dipartimento di filosofia, e in tale ruolo è anche l'assistente del prof. Eligio, figura maschile rassicurante e suo "patrono"... Costui, 58 anni molto ben portati e una preparazione non comune, era un punto di riferimento per tutti i suoi studenti, e anche la giovane lo ammirava incondizionatamente. Alto 1 metro e 75 per 80 kg, biondo con occhi verdi e di corporatura massiccia, era un uomo o meglio un maschio a tutto tondo, ma questo Zelia lo scoprirà quando ormai per lei sarà troppo tardi... Infine, c'è Giulio, il fidanzato storico di Zelia. Un ragazzo di 32 anni, alto più o meno 1 metro e 70 per 70 kg, fisico asciutto, capelli neri e occhi castani. Lavora come impiegato in una multinazionale, ed è molto affezionato a Zelia, che crede di conoscere come le sue tasche... Fintanto che gli eventi che sto per raccontare non lo metteranno di fronte ad una realtà ben diversa... 2. Il futuro di Zelia. Come accennato nel capitolo precedente, il dottorato della giovane era ormai agli sgoccioli, e Zelia si ricordò, per un imperscrutabile associazione di idee, di quel giorno in cui – inaspettatamente – il suo professore, che non aveva mai nascosto di stimarla per la sua intraprendenza e per le sue capacità, le aveva proposto la possibilità di entrare nel mondo del lavoro in un'azienda di prestigio, di cui un suo collega era Presidente e che cercava giovani preparati e pronti a mettersi in gioco... La ragazza era consapevole che quella proposta era un'occasione imperdibile, anche se era altrettanto consapevole – sempre sicura di sé – di essere in grado di "camminare con le sue gambe". Ma adesso qualcosa stava intaccando le sue sicurezze: il tempo stringeva, senza che gli si presentassero occasioni a cui poter dire di sì senza esitazioni... Perciò, ecco che quel ricordo le diede la spinta per tentare. Si disse: - "In fondo, ho tutte le carte in regola, e poi tentare non nuoce... Al massimo, conoscendolo, ritirerà l'offerta con la sua tipica eleganza... Più di questo non può succedere...". E così, senza farsi altri scrupoli, decise di prendere l'iniziativa... Avrebbe rischiato il tutto per tutto! 3. La metamorfosi. Quando Zelia varcò la soglia dell'ufficio del prof. Eligio, benché fosse consapevole di non domandare nulla di impossibile, aveva la tachicardia alle stelle, e quell'ambiente così austero non fece che accrescere quello stato d'ansia. Il prof era assiso dietro alla sua scrivania, alla maniera in cui la ragazza lo aveva visto infinite volte, ma adesso le sembrava che tutto fosse cambiato. Le sembrò ancora più massiccio del solito, e lei era vestita con il suo jeans blù scuro e la felpa rossa con cappuccio. Per un attimo, presa da un pizzico di follia, pensò di voltare le spalle e scappare, ma sapeva che un'occasione così forse non le si sarebbe mai più presentata... E allora, fatto un profondo respiro, come di consueto salutò il suo docente: - "Buongiorno, professore, potrei rubarle qualche minuto?". Eligio stava scrivendo. Si arrestò all'istante, alzò la testa dai suoi scritti e le sorrise... Tra i due, infatti, si era instaurato quasi un rapporto da padre a figlia... Le disse, sottovoce: - "Certo, Zelia. Siediti". Proprio dall'altra parte della scrivania, c'era una seggiola per gli ospiti. Era in legno, e a prima vista doveva essere pure scomoda. La ragazza, comunque, agitata com'era, non ci fece caso, tutta concentrata a trovare il modo di organizzare i suoi pensieri, ma fu il professore a precederla, dicendole: - "Beh, allora ci siamo con il dottorato... Hai già qualche idea per il futuro?". Zelia sentì di nuovo il cuore salirle in gola, perché intuiva che tutto dipendeva da come avrebbe intavolato il discorso e dalla conseguente risposta del professor Eligio, e attaccò: - "Veramente, professore, lei una volta mi disse... di quella possibilità... si, insomma, di andare a lavorare in quella azienda... di quel suo collega...". Il prof, che stava fissando la ragazza mentre parlava, si scosse e vedendola in imbarazzo la interruppe dicendo: - "Si, certo che mi ricordo! Come no!? Sono contento che hai preso in considerazione la mia proposta, vedrai che ti troverai bene...". Poi tornò a guardarla e si rabbuiò in viso: - "Una preparata come te, non avrà certo difficoltà... Ma... Ci sarebbero dei requisiti che non so se...". Zelia si sentì avvampare da uno strano calore... Era tutto così bello che non poteva essere vero! Si disse, tra sé e sé: - "Ecco, lo sapevo... Io non sono raccomandata, e quindi...". Comunque, il suo carattere estroverso e battagliero fece sì che la dottoranda decidesse di fare ugualmente un estremo tentativo. E domandò al prof. Eligio: - "Beh, mi dica quali sono questi requisiti che dovrei rispettare. Vedo che lei dubita che io possa averli, ma chissà, se mi impegno al massimo... Mi lasci provare...". Il professore, allora, vedendola così determinata, cercò di tranquillizzarla. Le disse, con fare conciliante: - "Non ti preoccupare... Principalmente è un requisito d'immagine. Per il resto, la spunterai di tutti...". E prese a spiegarle, nei dettagli, cosa intendesse, e precisamente la necessità che lei mutasse radicalmente il suo look, assumendo un abbigliamento decisamente più elegante e capace di catalizzare l'attenzione su di sé, proprio come quella azienda richiedeva... E continuò: - "La dentro, soprattutto con le ragazze giovani, dovrai dimostrare di saper reggere una competizione senza esclusione di colpi. Una competizione basata anche sulla sensualità. Tu mi capisci, vero?". Poi tacque, mentre Zelia si contorceva nervosamente le dita delle mani, e infine la sollecitò a tornare da lui il giorno successivo con il nuovo abbigliamento: - "Allora, ci siamo capiti? Ti aspetto domani, e vediamo di renderti più appetibile...". Così, il giorno seguente, erano passate da poco le 13 quando Zelia si annunciò bussando alla porta del suo professore... Fremeva dal timore di non essere ancora all'altezza, ma era decisa a mettercela tutta... Il suo nuovo abbigliamento le sembrò esattamente ciò che il prof. Eligio le aveva suggerito, e consisteva in una camicetta di seta bianca, una gonna sotto il ginocchio blu scuro, e una giacca dello stesso tono, e per finire calzava ai piedi un bel paio di scarpe con un tacco moderato... Le sembrò anche una mutazione "estrema" rispetto al suo solito jeans e felpa, e per questo la giovane si sentiva un po' "un pesce fuor d'acqua". Subito, entrò nello studio e fu invitata a sedersi allo stesso posto del giorno precedente, di fronte all'uomo che considerava – senza il minimo dubbio – il suo punto di riferimento. La sedia che le era stata indicata si trovava quasi accostata al tavolo, e così Zelia la allontanò in modo che il professore potesse avere una visuale completa della sua figura. Si sedette, come se quel pezzo d'arredamento avesse dei chiodi sopra, tanto era agitata, ed aspettò che il docente le dicesse qualcosa... Ma costui pareva esitare. La scrutò senza profferire parola dalla testa ai piedi, muovendo la matita che aveva in mano sulla sua fronte corrugata. Questo nuovo "esame" durò per un tempo che a Zelia parve infinito, ma in realtà lui stava soppesando attentamente ogni particolare... Infine, si alzò in piedi e le si avvicinò, sempre tacendo, pensieroso, cominciò a girarle intorno finché non si fermò alle sue spalle. A Zelia si fermò il respiro, e fece un salto di sorpresa quando il professor Eligio le disse: - "Vedo che hai fatto del tuo meglio, ma sinceramente ancora non basta. Devi mettercela tutta, perché altrimenti poi potresti rimpiangere ciò che poteva essere e non è stato. Devi capire che certi treni passano una volta sola, e questa è la tua occasione!". La ragazza sentì la delusione montare, ma non voleva arrendersi. Perciò, rispose, a testa bassa e senza il coraggio di difendere la sua scelta: - "Professore, non capisco... Comunque, sono pronta ad ascoltare i suoi suggerimenti, lei ha senz'altro più esperienza di me...". Restarono entrambi immobili per qualche secondo, poi l'uomo tornò al tavolo, aprì un cassetto con una chiave che estrasse dalla tasca, e prese una busta dentro la quale c'era un abito femminile... Glielo porse, e sorridendo soddisfatto le disse: - "Questo è ciò che intendevo... Doveva essere il mio regalo di dottorato per te, ma vista la necessità te lo do adesso... Provalo, così vediamo come ti sta', e poi decideremo se è giusto per l'occasione". Zelia si sentì persa. Aveva assecondato il suo prof sul cambio di look, ma questa volta... Era rimasta scioccata dalla richiesta di quell'uomo più grande di lei, e lui se ne accorse, e si affrettò a rassicurarla: - "Io adesso vado dal direttore d'Istituto... Tu puoi chiederti dentro e usare il mio studio come camerino... Sono certo che è perfetto per te...". 4. Cambio d’abito. Detto ciò, il professore uscì dal suo studio chiudendosi la porta alle spalle... Zelia, rimase per un momento seduta dov'era. Poi si scosse da quella sorta di torpore, si alzò, e si disse che doveva fare tutto in fretta, di modo che quando lui sarebbe tornato l'avrebbe trovata con il "regalo" indossato. Prese la busta con dentro l'abito e lo tirò fuori, e... Sorpresa! Era un vestito di velluto, che l'avrebbe fasciata esaltando le sue curve, cortissimo, e soprattutto che sul di dietro le avrebbe lasciato la schiena scoperta per buona parte... Zelia rimase sconcertata. Non avrebbe mai immaginato che il suo prof la "vedeva" dentro a un vestito del genere! Lo guardò di nuovo, e pensò a quanto si sarebbe vergognata a mostrarsi così in una situazione lavorativa. Lo girò e rigirò tra le sue mani come volesse saggiarne la consistenza, tergiversando sul da farsi, perché lo reputava davvero "sconveniente". Comunque, si rese conto che era un capo davvero pregiato, e infine capitolò. Stava per fare ciò che non aveva mai fatto in vita sua, ma il desiderio di competere ad armi pari per avere quel posto era troppo forte... Lentamente, si sfilò la giacca che posò quasi con "religiosa" attenzione – quell'abito, le era costato un occhio della testa per le sue finanze – sulla spalliera della sedia, e si tolse le scarpe restando scalza, con le piccole palme dei piedi a contatto con il freddo pavimento. Quella sensazione le provocò un forte senso di disagio, ma ormai il dado era tratto. Con calma mista ad ansia, dovuta alla fretta, si sbottonò la camicetta, aprendo bottone dopo bottone, fin quando – sfilandola in vita da dentro la gonna – anch'essa non fu libera per essere tirata via e riposta sopra la giacca... Zelia guardò di fronte a sé, come in un immaginario specchio, e "senti" un brivido. Aveva soltanto il reggiseno, e percepì che i suoi capezzoli si stavano inesorabilmente indurendo fino a farle male... E improvvisamente, senza neanche accorgersene, si ritrovò a parlare a se stessa, bisbigliando: - "Zelia, devi essere impazzita... Stai facendo la puttana! Lui ti ha chiesto di vestirti così, e tu non hai avuto nulla da ridire??". Stette lì immobile, con il cuore in gola, ma poi riprese a spogliarsi... Sbottonò il bottone della sottana, abbassò la cerniera, e infine – chinandosi in avanti – si tolse anche quel capo. Risollevandosi, tornò a riflettere: - "Pensa tu se proprio adesso torna il professore... Devo fare presto!". E in effetti ora la ragazza era in reggiseno e mutandine bianche di pizzo, l'unico vezzo che si era concesso quella mattima... Non che fossero granché "scandalose", anzi, poiché erano delle culotte molto ampie, ma insomma si trovava pur sempre in solo intimo nello studio del suo docente... Per chi l'avesse vista, però, aveva un non so che di eccitante, di "femmina", e forse aveva ragione lei a vestire così "casual", tanto che non era ciò che indossava a renderla appetibile. Senza pensarci su troppo, indossò il vestito che le era stato regalato e notò che l'audace scollatura sul davanti lasciava scoperto buona parte del reggiseno. Provò a sollevare un po' il tessuto dell'abito, riducendo la scollatura, ma il reggiseno restava ugualmente visibile, e soprattutto si ricordò che anche la parte posteriore aveva un'ampia scollatura. Quel "movimento", non fece altro che approfondirla sul fondoschiena, mettendo in luce anche buona parte delle mutandine. Pur non potendo vedersi, lo sentiva bene, e pensò che – giunta al punto in cui era – fosse il caso di togliere almeno il reggiseno, poiché era di troppo, ma proprio mentre stava per abbassare la cerniera che aveva sulle spalle, con la coda dell'occhio vide una figura. Si voltò di scatto, e riconobbe il suo docente. Nella preoccupazione indossare quell'abito nella maniera corretta, non si era avveduta che l'uomo era rientrato nella stanza e che, appoggiato a uno scaffale, si stava godendo lo "spettacolo"... La giovane si sentì in imbarazzo immaginando che lui avesse visto ogni paesaggio di quell'involontaria esibizione, e così il professor Eligio le sorrise bonariamente, accompagnando l'espressione del viso con una sorta di applauso. Poi, lentamente, le confermò quello che era stato il suo timore: - "Che ti dicevo? Ti sta benissimo... Solo quell'intimo là sotto... Sarebbe un errore imperdonabile, una caduta di stile...". Si avvicinò a Zelia ed iniziò a far scendere la chiusura, e lei ne capì la ragione... Istintivamente, portò le mani sul petto per evitare che quella mossa la facesse rimanere in intimo dinanzi ad un estraneo, ma subito se ne pentì riconoscendo che quell'uomo aveva un grande potere sulla sua carriera futura. Si voltò verso di lui così come si trovava. Era una situazione un po' comica, ma il docente cercò di mostrarsi comprensivo, e le domandò con fare quasi paterno: - "Sei fidanzata, Zelia?". La dottoranda, che non si aspettava una domanda del genere, e che forse ne travisò il senso, rispose timidamente in modo evasivo: - "Sì... Ma se devo trasferirmi per lavoro, lo faccio...". Lui sorrise di nuovo, e la incalzò: - "E come si chiama?". - "Giulio", rispose Zelia sempre più turbata. Allora il professore affondò il colpo: - "E... È geloso?". La ragazza, a questo punto, cominciò a preoccuparsi che il professor Eligio si informasse su questioni così "intime", ma non volendo contraddirlo gli rispose: - "Non ne ha motivo...". L'uomo parve soddisfatto delle risposte, ed andò a sedersi alla sua scrivania pensieroso, poggiando le sue mani a sostenersi il mento. Dopo qualche istante in cui i due rimasero a guardarsi, il docente fece il punto della situazione, e concluse: - "Bene bene... Allora, ci vediamo domani. Verso le 19. Scusami, ma prima non posso. E mi raccomando, con questo abito, così vediamo di rimediare all'inconveniente di poco fa...". 5. Prova vestito. Zelia quel giorno se ne tornò a casa senza trovare il coraggio di parlare dell'accaduto con Giulio. D'altronde, in fondo non era accaduto nulla di problematico, e tutto rientrava in un ambito preparatorio del suo avvenire. Era certa di riuscire a tenere tutto sotto controllo, anche se quelle domande sulla sua vita privata la misero in apprensione, poiché le interpretò come un'eventuale possibilità di doversi allontanare dalla sua città. Il giorno dopo, la giovane lo trascorse per buona parte a perfezionare la sua tesi, e quando fu l'ora concordata si presentò – dopo essersi cambiata d'abito – nello studio del suo professore. Entrata, però, non trovò la sedia sulla quale si era accomodata il giorno precedente... Restò in piedi, al centro della stanza, incerta sul da farsi, finché il docente non sollevò lo sguardo verso di lei, si alzò dal suo posto, e le andò incontro. E vedendola con indosso il "suo" vestito, si complimentò: - "Vedo con piacere che ti ci stai abituando... Dove eravamo rimasti, ieri? Ah sì, alla faccenda della biancheria intima...". L'uno di fronte all'altra, l'uomo tacque brevemente, e poi - così a bruciapelo - le chiese: - "Per piacere, leva un momento quel vestito...". E mentre Zelia mostrò un evidente cedimento sulle gambe a causa di quell'improvvisa quanto inattesa richiesta, il prof. Eligio si avvicinò alla porta e diede una doppia mandata dicendo: - "Ecco, così non ci disturberà nessuno... D'altra parte, a quest'ora ci siamo solo io e te...". Quindi, il docente tornò a sedersi al suo posto, ripetendo – leggermente infastidito dalla ritrosia di lei – l'invito: - " Su, leva il vestito!". Solo allora Zelia cominciò a sospettare che dietro a quella richiesta ci potesse essere qualcosa di poco chiaro... Ad ogni modo obbedì, volendo accertarsi se si trattava di una sua suggestione o c'era dell'altro, e depose la veste sullo scaffale a cui il giorno prima il professore si era appoggiato per assistere allo "spettacolo". Come se nulla fosse, e come se una giovane donna in solo intimo, nel suo studio, fosse la normalità, il prof. Eligio riattaccò: - "Hai un gran fisico, sai? Per questo devi essere più audace e pretendere di più da te stessa...". Zelia cominciò a sudare freddo, e il suo battito accelerava di minuto in minuto, e nella sua mente presero a frullare mille pensieri... Però, non trovò le parole per reagire, nemmeno per mostrare tutta la sua riconoscenza, visto che il suo futuro dipendeva da quell'uomo. Quello che era certo, comunque, era che cominciò a pensare al suo ragazzo, Giulio, e si ritrovò a mettere a confronto i due maschi... Questo ingenuo "esercizio" durò per pochi istanti, e quando Zelia fu risvegliata di soprassalto dalla voce del docente – che rimbombò per tutto lo studio ma soprattutto nel suo cervello – la dottoranda udì, nette come una fucilata, le parole: - "Credo che sia arrivato il momento di far sì che il vestito sia adeguatamente valorizzato, e che lui valorizzi te... Non basta la tua indiscussa intelligenza!". E poi, perentorio: - "Zelia, hai capito, vero? Togli il reggiseno...". Il battito cardiaco le salì fino a rintronare nelle tempie, era accaldata dalla confusione, la salivazione azzerata. Ora si aspettava qualcosa, ma non avvenne nulla. Era in uno stato di trance emotiva, e meccanicamente portò entrambe le mani dietro la schiena, slacciò il reggiseno e lo lasciò cadere a terra... Il professore mostrò che si stava eccitando, e d'altronde il torace della ragazza era proprio ciò che ci voleva per fare andare su di giri un uomo. Si complimentò per tanta disarmante e genuina bellezza e le disse: - "Che ti dicevo? Il tuo fidanzato è davvero fortunato, due belle tette da maneggiare a suo piacimento, e da usare per ottenere ogni cosa... Anche un buon posto di lavoro...". Intanto i capezzoli si erano induriti – forse a causa della feedda serata e dell'assenza di riscaldamento nello studio –, e nonostante le non eccelse dimensioni svettavano nella direzione di colui che ne stava tessendo le lodi... Il quale si era lasciato andare, e paonazzo in viso sollecitò ulteriormente la giovane: - "Adesso, togliti le culotte... A parte che sono adatte a tua nonna, non ti sei accorta che si vedevano dalla scollatura del fondoschiena? Su, fai la brava...". Zelia questa volta si sentì terribilmente imbarazzata, e non riuscì a trovare il coraggio per farlo. Anzi, con sua stessa sorpresa, si ritrovò a rispondere, fissando dritto negli occhi il suo interlocutore: - "Professore, sta scherzando? Non lo farò mai!". Ma lui non si scompose, e con un sorriso la zittì , alzando un poco il tono di voce: - “Lo vuoi o no quel lavoro? Mi sembra chiaro che così non puoi presentarti. Dobbiamo vedere come ti sta questo maledetto vestito! Su, togliti le mutandine, e sbrigati...". Zelia, allora, si tolse le culotte bianche fino a tenerle in mano, e restando come impietrita completamente nuda. Non sapeva cosa pensare, cosa aspettarsi adesso da un uomo che – in quei pochi minuti da quando era entrata nel suo studio – aveva cominciato a vedere sotto una luce completamente diversa. Si sarebbe permesso di toccarla anche se lei gli aveva detto chiaramente di essere fidanzata? Se così fosse accaduto, nessuno sarebbe potuto correre in suo soccorso. E proprio mentre, visibilmente angosciata, stava pensando a queste cose, il professore si alzò e le andò incontro, fermandosi a meno di un metro da lei... La squadrò ben bene dalla testa ai piedi, e infine le disse: - "Ti sei mai spogliata completamente nuda davanti ad un uomo? Nuda! Completamente nuda?”. La ragazza trasalì un’altra volta, e poi – tutta rossa in viso e abbassando la testa dalla vergogna – rispose con un leggero filo di voce quasi impercettibile: - “Sì, professore, ma non davanti ad estranei”. - “E io sarei un estraneo?”, la incalzò il docente, provando un certo senso di soddisfazione a metterla in imbarazzo. E lei: - “Prof, che c’entra tutto questo con il lavoro? Così mi mette in imbarazzo… Comunque no, lei per me è come un padre…”. Zelia nuda era decisamente quella che si dice una gran bella femmina, e il caso volle che il professore fosse uno di quei maschi patiti dei fianchi femminili. Vi posò sopra le sue ruvide mani, accarezzando le ossa iliache leggermente sporgenti, e poi fece un altro passo indietro per osservarla meglio, soprattutto per ammirare la sua intimità più profonda. La dottoranda, seguì lo sguardo del professore e vide che era finito esattamente tra le sue gambe, e di riflesso si coprì il pube con le mani. Ma l’uomo, con l’indice della mano destra le fece segno, severo, di toglierle, e pensierosi rimase lì a riflettere… In effetti, il basso ventre di Zelia, in quel periodo, era tutto lì: monte di venere perfettamente liscio e depilato, così come in prossimità delle grandi labbra che lasciavano vedere tutta la fessura, dal cappuccio del clitoride al perineo… Ma a un certo punto, quando lei si stava quasi rassegnando ad un assalto a cui non avrebbe potuto (o voluto?) opporsi, il professore si voltò di scatto e andò ad appoggiarsi alla parete accanto alla porta. Da lì, con una sonora risata, le intimò: - “Dai, basta così, indossa il vestito e vediamo come ti sta… Ovviamente, senza nulla addosso! Vedrai che figura!”. Zelia non vedeva l’ora di potersi coprire nuovamente, e svelta indossò il capo che le aveva regalato il prof. Eligio… Inutile dire che le stava una favola, soprattutto sul di dietro dove la profondità della scollatura giungeva a mostrare chiaramente il suo bellissimo culo, e in particolare la spaccatura tra le due natiche. L’uomo era soddisfatto. Per quella sera, poteva bastare, e così le disse: - “Zelia, si è fatto tardi, ti staranno aspettando, specie il tuo fidanzato… Puoi andare, ci rivediamo domani alla stessa ora, il tempo stringe e tu devi essere perfetta…”. Così, la giovane si stava per slacciare la cerniera e raccogliere da terra il reggiseno e le culotte per rindossarle quando al professore venne in mente un ultimo “gioco”. Le gridò: - “No! Vai a casa così. Ti devi abituare a sentire il velluto sulla pelle nuda e gli occhi di tutti nelle parti essenziali…”. E dopo aver detto quelle parole la lasciò andare… 6. SMS galeotti. Zelia, quella sera, non volle vedere nessuno, neanche il fidanzato. Si sentiva "sporca", anche se il prof. Eligio non le aveva messo addosso neanche un dito. Non immaginava che per quel posto si sarebbe dovuta spingere fino a tanto, ed ora si chiedeva cosa ancora l'aspettasse. Soprattutto, se la sera successiva avrebbe parlato soltanto della tesi... E fu la sua fortuna che rimase chiusa in casa, nella sua stanza, perché a un certo punto – quando stava per addormentarsi – giunse sul suo cellulare lo squillo tipico di un SMS. Il suo uomo non poteva essere, poiché le aveva detto che era stanca e sarebbe andata a dormire presto, e allora? Con malavoglia afferrò l'apparecchio, ed ebbe un vero tuffo al cuore quando lesse il nome del mittente. Era il suo professore, che chissà come era riuscito ad avere il suo numero... Aprì il messaggio, e la sorpresa si trasformò in disagio, perché c'era scritto: - "Ciao, che fai?". Il prof. Eligio non si era mai permesso fino a quel momento di contattarla per ragioni che esulavano lo studio, e dopo quella serata la ragazza "sentiva" che dietro a quella domanda ci sarebbe stato qualcosa di più. Così rispose vagamente, lasciando la mossa successiva nelle mani di lui. E scrisse: - "Sono molto stanca, e me ne sto in casa". Ma il docente non diede peso a quelle parole di cortesia ma che intendevano chiudere lì la conversazione, e attaccò: - "Io, invece, ti stavo pensando, lo sai? Il tuo giovane corpo mi ha stregato. Domani sera, dobbiamo scopare! Ho una gran voglia della tua micetta, chissà che buon sapore... Oggi non so come ho fatto a trattenermi... E non dirmi che non ne hai voglia pure tu... Buonanotte, maialina... Vedrai che insieme faremo grandi cose! Ah, dimenticavo: sotto il vestito, per l’occasione ti concedo di indossare solo delle autoreggenti bianche…". Zelia restò a bocca aperta... Ciò che temeva e che nello studio del professore non era accaduto poche ore prima, si stava concretizzando nelle intenzioni di quell'uomo... - "Che porco!, non ha certo peli sulla lingua!", esclamò tra se e se la giovane mettendosi la mano davanti alla bocca... Poi, rifletté un attimo, prima di rispondergli: - "Oggi non c'è stato niente, proprio niente, e niente ci sarà neanche domani sera. Credevo avesse capito che io sono fidanzata!". Attese qualche minuto, e infatti ecco la contromossa del docente: - "Eh Zelia, sei fidanzata... Ma io mica ti voglio sposare... Solo SCOPARE. Sarebbe un bel gesto da parte tua ricambiare il mio interessamento per il tuo futuro... Potrei metterci una buona parola e magicamente ti si aprirà quella porta che tu sai...". La dottoranda ebbe un gesto di stizza, e le scesero sulle guance un paio di lacrime... Supina con gli occhi a fissare il soffitto, si sentì perduta e sola... Come poteva confidare una cosa del genere a Giulio? E come poteva respingere al mittente quella richiesta, quasi una pretesa inappellabile, del suo professore? Anche se era una mente brillante, la raccomandazione restava la via più sicura che avrebbe fatto la differenza. Stanca e provata, si addormentò, e nessun altro squillo giunse a scuotere il suo sonno... Al risveglio la mattina seguente, però, il pensiero tornò immediatamente a lui. Era ancora a letto, e riprese in mano il telefonino, rilesse i messaggi. Sottovoce, pensò: - "E' tutto così assurdo... Ditemi che sto sognando!". E gettò via l'apparecchio... Cercò di non pensarci più fino al tardo pomeriggio, rinviando di minuto in minuto ogni decisione, quando questa volta fu il citofono a suonare... Era il suo fidanzato che era passato per un saluto e per accertarsi su come stava, dopo la notizia della sera precedente... Ma Zelia si comportò in maniera evasiva, adducendo come scusa che era in ritardo: - "Scusa Giulio, ma sono in ritardo... Ho un appuntamento in Università per il dottorato e non posso fare aspettare il professore...". Ma lui, per sdrammatizzare lo stato d'animo della sua donna la buttò lì: - "Devo essere geloso? Vabbeh, fai pure, io ti aspetto qui...". Così Zelia si avviò verso la stanza da bagno per farsi una doccia rinfrancante. Poca roba, circa un quarto d'ora, durante il quale Giulio si mise a giocherellare con il cellulare della ragazza rimasto incustodito sul letto. Non avevano mai avuto segreti i due innamorati, ma questa volta accadde qualcosa di assolutamente inverosimile per lui. Prima, si dilettò dei soliti giochi installati su quegli apparecchi, ma quando ne ebbe a noia, per sbaglio aprì l'applicazione dei messaggi e restò di sasso... Fu infatti incuriosito dal fatto che Zelia intrattenesse corrispondenza con il suo professore, che conosceva solo di nome, e pensò di trovare messaggi "tecnici"... Lui non ne capiva niente di quelle cose, ma tanto doveva passare il tempo. E così fu che lesse, parola dopo parola, della richiesta a cui Zelia avrebbe dovuto acconsentire proprio quella sera... Era pietrificato e, poiché nel loro rapporto la parola gelosia non era contemplata, decise di chiedere spiegazioni alla giovane. Così, quando Zelia tornò nella sua stanza in accappatoio, le mostrò il suo cellulare con uno sguardo interrogativo: - "C'è qualcosa che devo sapere?", attaccò. La ragazza, che come detto era molto sveglia, capì al volo a cosa Giulio alludesse, e dopo essersi denudata completamente lasciando scivolare a terra l’unico indumento che la copriva, reagì raccontandogli ciò che era accaduto la sera prima, e infine fu chiara circa le sue intenzioni: - “Amore mio, lo sai quanto è importante quel lavoro… Senza, non potremo sistemarci. E poi, non hai sempre detto che ti piacerebbe fare un’esperienza da cuck, discretamente, senza metterci la faccia? Il prof. Eligio è un uomo discreto, vedrai che andrà tutto bene…”. Giulio non credeva alle sue orecchie… La sua donna, così riservata… Come aveva potuto mostrarsi “come mamma l’aveva fatta” a un estraneo e per di più anche in là con gli anni? Riflettè un poco, ma intanto Zelia non perse tempo e gli spiegò la strategia che aveva in mente: - “Ascolta… Sia te che il prof volete tutti e due la stessa cosa… Godermi! E io posso accontentare entrambi. Facciamo così: quando io sarò con lui avvierò una videochiamata, così avrai tutto quello che ti serve… Che ne pensi?”. Il ragazzo, allora, annuì con il capo, e sul viso gli si dipinse un vago sorrisino. Poi la fissò e le disse: - “Sei un angelo e un diavolo allo stesso tempo… Per questo mi piaci… Chissà com’è messo quel porco… Va bene, accetto! Però, non mi devi nascondere nulla, e per favore niente culo!”. L’accordo tra i due innamorati fu concluso così, con grande soddisfazione da parte di entrambi e – di riflesso – anche del “terzo incomodo”… 7. “Preliminari”. Zelia si presentò dal professore sul far della sera, indossando come da accordi quell'abito così provocante che lui le aveva regalato. La parte sotto era abbastanza corta, percui le autoreggenti bianche - una improvvisata variazione sul tema - risaltavano magnificamente sulla sua carnagione chiara. Non bussò neanche, e quando lui la vide entrare restò per qualche secondo in silenzio al suo tavolo, fissandola. Poi si scosse, le fece cenno di avvicinarsi, e le disse con la gola secca dall'emozione: - "Complimenti, sei davvero sexy! Allora, devo pensare che la tua risposta alla mia richiesta di stanotte sia un sì?". I loro sguardi si incrociarono, ma la ragazza non disse nulla. Si intuiva, però, che ogni cosa era cambiata in 24 ore, lui sembrava attratto dai suoi occhi e lei non sembrava più così "recalcitrante". E infatti Zelia posò il suo cellulare su una libreria a giorno che era lì nei pressi e andò a sedersi sulla scrivania, proprio dalla parte del suo docente che nel frattempo si era scostato, lasciando le gambe penzolare a ciondoloni, leggermente aperte... Prima di entrare nella stanza, però, aveva inviato a Giulio questo messaggio: - "Preparati, mio piccolo cuck... Lo spettacolo sta per avere inizio...". Il poveretto, non la "riconosceva" più, ma aveva eseguito alla lettera gli ordini, e come prima immagine vide lei che – dondolando le gambe – sfiorava con rapidi tocchi la gamba del professore... Era evidente che la giovane voleva "vendicarsi" dell'insolenza di lui, e quindi decise di non lasciare il "gioco" nelle sue mani. Per questo, si chinò in avanti, e grazie al generoso décolleté del vestito mise in sfacciata evidenza i seni. Niente di volgare, ma quanto bastava ad "accendere" la serata... E la trappola scattò immediatamente: come da lei previsto, il prof. Eligio non tardò a gettare lo sguardo dentro la scollatura, e lei di rimando, maliziosa: - “Beh, ancora non sa cosa c'è qui dentro? Se vuole, posso aiutarla...”. Senza aspettare la sua risposta, Zelia iniziò con grande sensualità a far scendere la cerniera lampo che aveva sulle spalle, e poi si abbassò l'abito fino ai fianchi... Credeva di aver distratto il porco con la vista del suo corpo, ma proprio nel momento in cui il suo sguardo era puntato sui capezzoli di Zelia, il professore si accorse di qualcosa di strano nel cellulare di lei... Si alzò con un bel bozzo tra le gambe, e si precipitò alla libreria... Prese in mano quel telefonino e si accorse dell'inganno... Si voltò subito verso di lei e le urlò in faccia: - "Troia, che cosa credevi di fare? Di fregarmi? Mi vuoi rovinare? Chi c'è a guardare? Altro che il lavoro, io ti distruggo professionalmente!". Alla ragazza non rimase che confessare ciò che aveva architettato con il compagno e la vera ragione di tutto: - "Professore stia tranquillo... Non voglio fare niente di tutto ciò. Ora le spiego... Lei deve sapere che era da tempo che il mio ragazzo voleva fare un'esperienza Cuckold, ma aveva paura di farlo dal vivo, insomma non voleva metterci la faccia... E così abbiamo pensato che questa fosse l'occasione giusta... Lui guarda mentre lo facciamo, e io gli mando dei messaggi con cui si eccita... Capisce? Niente di strano... Lei è sempre stato il mio professore preferito, come potrei farle qualcosa di male?". Nel frattempo Giulio, seduto davanti al computer a casa sua, aveva seguito attonito ogni dettaglio della performance della sua donna, e tutta la spiegazione. Con il cazzo in tiro stretto al livello dell'asta, temeva che il "gioco" fosse finito lì, ma si sbagliava... Infatti, il prof. Eligio, dopo aver riflettuto brevemente sulle parole di Zelia, sembrò tranquillizzarsi, e ancora ansimante di collera beffardo le propose: - "Non credevo che avrei preso due piccioni con una fava... E che piccioncini! Bene, facciamo così: voglio avere anch'io un dialogo con lui mentre mi diverto con te". La linea con Giulio era ancora aperta, e quindi l'uomo si rivolse a lui: - "Guarda, mezza checca, come si tratta una donna... Mi vuoi vedere scopare la tua puttanella? Va bene, ti accontento, ti farò cornuto! Ahahah...". Senza dire nulla, le afferrò il viso e prese a limonarla in bocca... Presa alla sprovvista, la giovane sulle prime fu un po' rigida, ma quando la lingua del professore cominciò ad esplorarle voluttuosamente la cavità orale e le sue labbra succhiavano la lingua di lei, Zelia si lasciò andare. Giulio, intanto, nella sua stanza, si affrettò a denudarsi completamente. Scappellò il suo uccello di modeste dimensioni, e – piazzandosi nuovamente dinanzi allo schermo – iniziò lentamente a masturbarsi. Con voce roca, gli uscì: - "Amore mio, che maiala che sei! Come faccio a non essere eccitato?". A quelle parole, il docente si interruppe nel suo "lavoro", guardò la giovane e disse: - "Beh, quel frocio ha proprio ragione. Sei così calda che...". Ma non fece in tempo a finire la frase che lei, guardando verso il basso e posando una mano sulla patta dei pantaloni di lui, con fare malizioso constatò: - "Sembra proprio che a LUI piaccia il completino che mi hai regalato...”. Zelia continuò a tastare quel cazzo, che piano piano divenne sempre più duro sotto la stoffa e soprattutto sotto le sue mani. Era uno spettacolo troppo arrapante per Giulio, il quale non riuscì più a trattenersi e fece la sua prima sborrata che andò a finire sulla tastiera, accompagnandola con un grugnito liberatorio: - "Aaaaaaahh...". Il prof. Eligio e la sua giovane sgualdrina si guardarono, e poi scoppiarono a ridere, dopodiché il docente replicò a quell'indegna esibizione: - "Caro mio, questa puledrina ha bisogno di ben altro! Non hai proprio resistenza... Poveretta! Ma adesso a te ci penso io... Per un buon posto di lavoro si fa questo e altro, no?!". E scrollandosi di dosso ogni timore per la loro differenza d'età, posò le sue grosse mani sui seni di lei. Strinse delicatamente le mammelle, e poi iniziò a scendere verso il basso lungo quel torace così perfetto. Zelia era magra ma ben proporzionata, con le curve nei punti giusti, e anche la libidine del professore stava aumentando esponenzialmente, favorita dagli incessanti massaggi delle mani di Zelia. L'uomo risalì quindi verso le tette della ragazza raggiungendo famelico i suoi capezzoli, ormai turgidi al massimo, e li afferrò saldamente tra i suoi pollice ed indice. Li stringeva con decisione e sempre più forte, provocando in lei mugolii di inequivocabile piacere: - "Mmhhh, siii... Cosiii... Ancoraaaaa...". Per far sì che la troietta non si abituasse troppo a quel "trattamento" che pareva piacerle, il docente – maestro anche in quel gioco – prese a succhiarli con le labbra inumidite di saliva, e a stuzzicarli con rapidi e volitivi colpi di lingua... Guardò Zelia, che nel frattempo cominciava a contrarre i muscoli, socchiudendo gli occhi per "assaporare" ogni istante di piacere, e a sussurrare: - "Più forte... Stringi più forte!". Intanto, dall'altra parte della città, in casa sua, Giulio era incredulo. Non avrebbe mai immaginato che la sua donna, tanto vergognosa con lui, si stava lasciando andare... Ed esclamò: - "Porca miseria, Zelia! Capisco il lavoro ma... Non stai esagerando? E quel porco... Però finalmente sto realizzando il mio sogno: vederti nelle mani di un altro maschio!". E lì ci scappò la seconda sborrata, questa volta in perfetto asse con l'asta del cazzo, di modo che lo sperma – ricadendo – andò a colare sulle palle... 8. Tanto... ma non tutto. Il prof. Eligio era furioso, perché si sentiva preso in giro da quella ragazzina che era riuscita a portarlo sulla soglia del piacere per poi lasciarlo a bocca asciutta... Lui, si aspettava ben altra in cambio della promessa che avrebbe voluto mantenere, e così si alzò dalla sua poltrona e le andò incontro con il sangue agli occhi, tanto che lei ebbe paura. Ma subito dopo di ricordò che era "in diretta" con il suo fidanzato, e quindi non le sarebbe potuto accadere nulla... E infatti lui le corse incontro afferrandola per i fianchi, si tranquillizzò immediatamente, mentre la ragazza – più conciliante – gli spiegò che non aveva alcuna intenzione di rinunciare alla sua verga: - "Non me lo perderei per nessuno motivo", gli disse. E anche Giulio si sentì rifiatare: quella "fuga" di Zelia, sulle prime l'aveva letta come un ripensamento... Oltre ad aver concesso la sua donna a un altro uomo, adesso non sarebbe stato neanche un "cornuto completo"? Si sentiva tradito da entrambi, senza aver ottenuto quello che voleva... Ma per fortuna non andò così. Il docente si guardò intorno e poi spinse la giovane contro un armadio, la voltò, e lì prese a baciarla con mille baci, lungo tutta la schiena che era sempre stato il suo pezzo forte e che tutti i ragazzi e le ragazze ammiravano. Però, non volle levarle le autoreggenti. Così com'era, da dietro, non facevano altro che esaltare grandemente le forme delle sue chiappe, libere e sode. Adesso era lui a inginocchiarsi, per poterle mordere, senza procurarle dolore o lasciare i segni su quelle meraviglie, allargandole e stringendole. E mentre si dilettava in questo esercizio così erotico, vide che il "buchetto di dietro" era veramente stretto... Lo leccò in punta di lingua, riservandosi una esplorazione più approfondita per un secondo momento. Ma Zelia era davvero eccitata, bagnata davanti all'inverosimile come ebbe modo di constatare manualmente, ed era incontenibile, smaniava dalla voglia di essere "presa", mentre il prof sembrava indugiare altrove. Così, le sgusciò via come un'anguilla, e andò a sdraiarsi supina sul tavolo, dove gli aprì le cosce tenendosi le grandi labbra ben distanti. Con la testa abbandonata all'indietro, ad occhi chiusi, era un segnale inequivocabile. Voleva infatti sentire la lingua di lui tutta dentro la fica. Ben presto, però, percepì due dita entrare rapide nella sua intimità più profonda che ribolliva di desiderio. E la voce di lui che sussurrava nel suo orecchio: - "Non mi piace la femmina che mi si offre in maniera così sfacciata... Io ti prendo quando e come voglio! Anche senza il tuo consenso... A proposito, voglio parlare un momento con il tuo cornutello...". E così dicendo estrasse la mano dalle viscere di Zelia. Senza ripulirsi afferrò il suo cellulare, e compose il messaggio: - "EHI, CHECCA, HO INTENZIONE DI RIMANDARTELA CON IL CULO ROTTO. PER TE VA VENE, VERO? TANTO SE NON LA FACCIO STRILLARE IO, TU CERTO NON SEI CAPACE". Inviò e restò in attesa... Giulio, appena quelle parole si materializzarono sul suo schermo, non volle crederci. La ragazza non aveva mai voluto neanche provarci, figurarsi con quel missile di carne che il professore aveva armato tra le gambe! Restò a pensarci sù. Si chiese: - "Possibile che Zelia sia d'accordo?". Ad ogni modo, non ci fu bisogno del suo consenso, perché il prof. Eligio si era già allontanato riprendendo il suo posto tra le cosce della dottoranda, dove cominciò a penetrarla lentamente. Zelia non era abituata a un calibro del genere, percui inizialmente emise un grido, prontamente tacitato dall'uomo che le tappò la bocca per non far sentire nulla ad eventuali colleghi rimasti ancora in loco. Pian piano, con santa pazienza e con maestria, il docente riuscì ad entrare del tutto nel ventre della ragazza. Eccitati entrambi, i loro corpi sembravano un tutt'uno, sudati e accaldati. Godevano, mentre le mani di lui "torturavano" ancora una volta i suoi capezzoli... Lei era davvero al limite, e sentiva ormai prossimo l'orgasmo, che puntuale la colse facendo rimbombare i suoi gemiti per tutto lo studio. Anche il prof era vicino al suo piacere, ma pretese di togliersi un ultimo sfizio, pensando soprattutto alla reazione silenziosa del fidanzato... Perciò, le venne dentro. Fino all’ultima goccia. Senza preoccuparsi di nulla. Era troppo bello... Solo dopo, quando tutto fu finito, il docente – colto da uno scrupolo – si volle informare: - "Mica starai ovulando, vero?". Zelia si stava riprendendo proprio allora da quell'intensa scopata. Per qualche istante, calò il silenzio... Poi la ragazza guardò il suo professore. Aveva lo sgomento dipinto negli occhi. Non aveva immaginato che lui si sarebbe spinto fino a quel punto e dunque... Rispose, ancora ansimante: - "Si. E non prendo la pillola...". Allora il prof. Eligio, in quattro e quattr’otto prese la sua decisione: - "Beh, se dovesse succedere qualcosa, ci penserò io... Mica possiamo fare credere che sei stata ingravidata da quel mezzo uomo?". Da parte sua, Giulio si era sborrato addosso anche l'anima... Al sentire quelle parole, però, ebbe un supplemento di libidine che lo lasciò a bocca aperta. Infatti, quando tutto quel "gioco" era cominciato, lui e Zelia non avevano preventivato un epilogo del genere... Rivide nella sua mente quegli ultimi istanti, come nella moviola di un film d'epoca, e tornando a segarsi con sempre maggiore foga, disse tra se e se: - "Wow... Sono un vero cuck! E se il figlio di Zaira fosse anche un bastardo...". Intanto, il professore si era ripreso anche lui. Guardò la giovane, e come preso da un raptus erotico la ribaltò a pancia sotto. Le allargò le natiche, e si accinse a lavorarle lo sfintere. Lo massaggiò con movimenti circolari del pollice, e la giovane si sentì colta da un senso di piacere estremo... Ma quando l'uomo accostò pericolosamente il suo membro – nuovamente in tiro – all'ano, Zelia si rivoltò come punta da uno scorpione. Fu irremovibile, e gli proibì di valicare quell'ultima barriera: - "Non ci pensare nemmeno! Nel culo mai!". 9. L'ultima barriera. Dopo quella scopata, Zelia era andata a casa di Giulio. Lo aveva trovato alla scrivania, nudo dalla testa ai piedi, che stava chattando con il prof. Eligio. Al settimo cielo, il ragazzo le fece leggere tutti i messaggi. Cominciava così: PROF: "Ti sei eccitato a vedere la tua ragazza posseduta da un estraneo?". GIULIO: "E' stato il coronamento di un sogno... Era tanto che fantasticavamo su questa possibilità... D'altronde io, fisicamente non posso darle quello che merita". PROF: "Già, ho visto che non hai un'attrezzatura propriamente da bull... Ahahah... Comunque, Zelia se l'è cavata alla grande. Solo nel finale mi ha deluso. Avrei voluto incularla... Ma provvederò domani a farle capire come si sta al mondo...". Si guardarono a lungo, e poi la giovane lo interrogò: - "Forse abbiamo esagerato, e la situazione mi è sfuggita di mano... Però c'è un limite, e il culo non glielo do a quel maiale...". Ma Giulio, con il suo pisello gocciolante di"eccitazione " in mano, la incoraggiò: - "D'altronde, se è per lavoro...". Allora Zelia esclamò senza più trattenersi: - "E certo, tanto il culo è mio... Sei impazzito? Il gioco è bello quando dura poco... E doveva essere appunto un gioco. Il lavoro... Credo di avere abbastanza capacità per trovare soluzioni migliori!". E se ne andò a casa sua sbattendo la porta, incazzata... Il giorno dopo, al risveglio trovò un SMS del giovane: "SCUSAMI AMORE ERO FUORI DI TESTA. LASCIA STARE QUEL DEPRAVATO, FAI LA TUA TESI E POI SI VEDRÀ". Zelia restò a riflettere sul consiglio di Giulio, e contemporaneamente sull'opportunità del lavoro in azienda che stava sfumando... Era furibonda, ma alla fine decise di ascoltare il suo ragazzo. Decise di andare ugualmente nello studio del professore, ma non indossò quel vestito da puttana. E mise sù il suo solito abbigliamento, una felpa gialla e un jeans, con sotto la sua biancheria intima abituale... Il prof. Eligio, da parte sua, era molto sicuro di sé, come aveva già dimostrato anche a Giulio anche nell'ultima chat, e quando se la ritrovò davanti con quell'abbigliamento ci mancò poco che gli prendesse un colpo. La fissò, e poi balbettando le disse: - "Spero sia uno scherzo... Perché sei venuta con questi stracci addosso? Ricordati che sei una femmina, e come tale voglio che ti comporti... Torna a casa, e ripresentati domani con il vestito che ti ho regalato!". Ma questa volta Zelia non chinò il capo, e ribatté senza alcun timore reverenziale: - "Professore, mi spiace contraddirla, però ho cambiato idea... Non voglio più il suo aiuto per quel lavoro... Ce la posso fare da sola, e soprattutto senza dovermi prostituire a lei!". Era incredibile come in meno di 24 ore quella ragazza fosse cambiata... E il docente non intendeva darsi per vinto. Perciò, dopo una breve pausa, le obiettò: - "Però, mi pare che ti è piaciuto quello che abbiamo fatto proprio su questo tavolo... Anzi, per essere precisi, sei stata proprio tu ad agevolarmi... Sei una troia! Qual'e' il problema, il prezzo? Beh, io posso alzare la posta... Da come ti comporti stasera, potrei anche segnalarti come segretaria particolare del Presidente! Pensaci... Tra 10 minuti o sarai qui davanti a me, o sarai fuori da quella porta!". E così dicendo riabbassò il capo sulla montagna di carte che stava esaminando... Zelia aveva perso un'altra volta. Era entrata nell'ufficio sicura di riuscire a tenere testa a quell'uomo, ma adesso la sua controproposta l'aveva spiazzata ancora. Buttare al vento una posizione così vantaggiosa le sembrò criminale, oltretutto ormai il suo ragazzo era ben avviato sulla strada dei "cuck", e la giovane capitolò. Affrontò risoluta il prof. Eligio, decisa ad uscire da lì dentro con un qualcosa che lo avrebbe messo con le spalle al muro. Gli disse: - "E va bene... Accetto. Ma chi mi assicura che lei e il suo amico manterrete questa proposta? Voglio qualcosa che vi impegni...". Sbalordito dall'intraprendenza della dottoranda, il docente si vide "costretto" ad accettare. Il prezzo da pagare era alto, ma lui era sicuro che ne avrebbe potuto trarre un gran vantaggio... Stilò un documento su carta intestata dell'università, e glielo porse. Zelia fece un gran sospiro, e non ebbe tempo di dire altro che il professore precisò: - "Ora mi pare tutto a posto... Tocca a te, adesso, dimostrare che stai ai patti...". La giovane dava sempre il meglio di sé quando veniva sfidata, e anche stavolta non fu da meno. Guardando fisso negli occhi l'uomo, si avvicinò a passo lento alla scrivania, e quando fu a contatto con il legno cominciò ad abbassare la cerniera della felpa. Posò entrambe le sue mani sui fianchi, e risalì verso l'alto, fino a sfilarsi l'indumento dalla testa... Fu in quell'attimo che – da una smorfia appena accennata del viso del suo "dirimpettaio" – capì tutto il disappunto provocato nel docente, il quale però non perse tempo (se c'è ne fosse stato bisogno) a rimarcare: - "Zelia, lo sai che mi piaci? Ora te lo dico, mi sei sempre piaciuta!". La ragazza finse un moto di imbarazzo, quando in realtà era proprio quello che voleva: farlo "ballare" tra il desiderio di avere sotto gli occhi tutto e subito, e la delusione di dover aspettare ancora. Sfacciata (ormai la timidezza l'aveva messa da parte), slacciò la cintura dei pantaloni che era proprio all'altezza del piano del tavolo, sbottonò il bottone di metallo, e in ultimo libero' la zip... Era una vera femmina, Zelia, e infatti mantenendo la posizione aprì i due lati dei calzoni. Tornò a guardare con un sorriso beffardo il prof. Eligio, e per finire si calò i pantaloni fino alle caviglie. Se li sfilò, ed infine indietreggiò di un metro circa da dove si trovava. Che sorpresa fu per l'uomo quando la vide così acconciata! Era vero che lui non aveva mai potuto soffrire di vederla in biancheria intima, anche perché il suo tipo di biancheria richiamava quella della nonna, ma ora era cambiato tutto! Zelia aveva indossato sopra un reggiseno in pizzo a balconcino molto, forse troppo audace, e che lasciava scoperta più della metà superiore delle sue tette. Sotto, invece, mostrava un minuscolo perizoma a filo che sul di dietro lasciava le chiappe scoperte e si insinuava fino a scomparire nel bel mezzo. Insomma, un indumento "scandaloso", che fino a quel momento non avrebbe indossato mai e poi mai, neanche se glielo avesse regalato Giulio. Era bellissima con quel completino viola, che si perfezionava con un paio di autoreggenti dello stesso colore e uno stivaletto in rete alla caviglia... Il prof. Eligio era senza fiato. Stavolta, non poteva proprio rimproverarla di nulla, poiché quell'intimo era davvero spettacolare. Si portò una mano sulla patta dei pantaloni, sotto la scrivania, per dissimulare tutta la sua eccitazione, ma la ragazza se ne accorse lo stesso e scoppiò in una risata argentina. Poi, tornò seria, e lo apostrofò: - "Sei un gran porco!". Con leggerezza da ballerina si voltò, svelando la sua rotondità, e mettendo le mani a metà schiena liberò i gancetti del reggiseno che cadde a terra lasciando la schiena nuda. Con fare da attrice consumata, attese ancora qualche istante e quindi fu nuovamente faccia a faccia con il docente, che però non era più interessato a fissarle il volto bensì i suoi giovanili, splendidi seni... Per la verità, anche Zelia si stava scaldando, a dire dei capezzoli che erano già di una consistenza strabiliante, e per finire si abbassò pure le mutandine fino ai piedi rimanendo con il culo per aria. Essendo completamente depilata, si vedeva chiaramente che aveva le labbra gonfie e scintillanti di umori, e il clitoride fuori dalla sua protezione abituale. Era nuda, e lo stivaletto e le autoreggenti esaltavano ulteriormente quello stato di totale messa a disposizione... Il professore la guardava compiaciuto di quella inaspettata mutazione, poi si alzò lentamente dalla sedia e Zelia potè vedere tutta la sua nudità dalla cintola in giù. Rimase sbalordita. Il cazzo, a differenza del giorno prima, era già di dimensioni gigantesche, e si poteva dire un palo lungo ed "extra large", con buona parte della cappella già fuori dal prepuzio. Era bellissimo, e la vena che correva lungo tutta l'asta pulsava ritmicamente. Zelia rimase ferma per un po' a fissarlo, con il fiato sospeso, tra lo spavento e l'immaginazione di ciò che di lì a poco – grazie a quel membro assai diverso da quello del suo ragazzo – avrebbe potuto provare. Voleva toccarlo subito, palpeggiarlo, e infine scappellarli completamente, per godere a pieno di quel glande maestoso che annunciava grandi cose. Per non parlare delle palle, che - enormi e perfettamente depilate - erano gonfie e piene, e sembravano due palle da tennis... Improvvisamente, la ragazza – sciolta da ogni freno inibitorio – si precipitò alla scrivania. Con una gran manata rovesciò tutto per terra e vi si sdraiò sopra, allargando le cosce oscenamente e urlando: - "Dai, non era questo che volevi? Lo voglio sentire tutto dentro, ora che è bello duro... Siii, spaccami!". Alla vista di quella troia così infoiata, il docente non si trattenne oltre, ed andò ad inzuppare il suo "biscotto" fino a che non sentì la barriera dell'utero. Si fermò un istante, e con gli occhi negli occhi di lei le sibilò: - "Dammi il tempo di lubrificare come si deve, e poi cominciamo le danze". E così dicendo prese a pomparla nella sacca vaginale con precisione... Quando fu sull'orlo di eiaculare, si tirò fuori, e con un gran colpo delle sue braccia la rovesciò sul tavolo facendola finire "a pecorina". La sistemò attentamente, con il petto aderente alla scrivania e le ginocchia ripiegate su se stesse, tanto che lei pensò che volesse scoparla in quel modo, che era anche la sua posizione preferita. Era perfetto. Zelia era vergine di culo, ma aveva uno sfintere che di per sé risultava molto elastico, lasciando alla vista un'apertura notevole. Il professore volle giocare sull'effetto sorpresa, e quindi non le disse più nulla. Ma quando le appoggiò le mani sui fianchi e la cappella allo sfintere, solo allora Zelia capì ogni sua intenzione in una frazione di secondo... E come morsa da una tarantola, inviperita si tirò avanti. Voltò il tronco verso l'uomo, e le ricordò quello che era successo il giorno prima: - "Ti ho già detto che il culo no!". Ma lui non si fece "distrarre" nel suo proposito e replicò, altrettanto deciso: - "Ehi, ragazzina, o tutto o niente! Ti sei scordata del nostro accordo? Anzi, chiama subito il cornutello che voglio che assista a questa tua prima volta! E fai presto, che non voglio perdere l'erezione...". Zelia non seppe che pesci pigliare... Quel "cosone" che tanto aveva desiderato fino a qualche istante prima, adesso – con la prospettiva che finisse nel suo intestino, dove mai prima d'ora nessuno era entrato – le incuteva una paura folle. Allungò una mano, e prontamente prese il cellulare. Entrò in videochat e disse: - "Giulio, c'è un problema... Mi vuole fare il culo. Che ne pensi?". E il cuck, dopo un silenzio di meditazione, le rispose: - "Non gli avevi detto di no? Ti farà male... Dietro non è come davanti... Però...". - "Però cosa?", gridò la giovane sentendosi quasi "tradita" dal suo fidanzato con cui ogni "gioco" aveva regole prestabilite. Così Giulio specificò meglio il suo pensiero: - "Però, se serve per il lavoro che ti hanno promesso... E poi, amore, sarebbe bellissimo per ve vederti spaccare il culo... Io non lo posso fare per ovvie ragioni, ma lui sarebbe proprio adatto. È discreto, riservato...". Il ragazzo non fece in tempo a finire il suo ragionamento che intervenne il diretto interessato, e parlando alla coppia disse: - "Vedi Giulio, tu sei una persona intelligente e pragmatica... Zelia, cosa c'è ancora da aspettare? Hai avuto il suo consenso... E aggiungo un'altro benefit: se mi dai il culo, ti faccio anche mia prima assistente all'università!". Seguì un altro silenzio da parte di tutti, poi la dottoranda – docile come un agnellino – si rimise nella posizione in cui il prof. Eligio l'aveva sistemata... Giulio non credeva ai suoi occhi. Avrebbe assistito al completo sverginamento di lei. Ormai il suo padrone ne avrebbe potuto disporre a suo piacimento, e lui avrebbe dovuto obbedire come ogni bravo cornuto. Ora non c'erano più ostacoli, e il docente riprese le "operazioni" da dove aveva lasciato… 10. Soddisfazione anale. Prese Zelia per i fianchi, e la aiutò a salire sul tavolo. La fece mettere a pecora, e poi la fece arretrare finché il suo culo non andò a fermarsi sui talloni... Pur essendo completamente nudo dalla cintola in giù ma avendo la consapevolezza che a quell'ora l'Istituto era deserto, in quello stato aprì la porta ed andò in un altra stanza, e quando tornò la ragazza vide che aveva in mano un piattino con un pezzetto di burro che si stava sciogliendo. Zelia, non ebbe difficoltà a capire che si trattava di un improvvisato lubrificante, e infatti il professore prese il burro e – dopo esserselo cosparso sulla punta del pollice – iniziò a fare un lento movimento rotatorio sullo sfintere. Lubrificato per bene, concluse l'opera infilando ciò che restava dentro il canale anale, come fosse una supposta. Zelia provò una sensazione mista di malessere e piacere allo stesso tempo, mentre l'uomo le appoggiò il pene sul buco che si apriva e chiudeva ritmicamente e cominciò una lenta penetrazione, finché il grosso uccello non scivolò dentro completamente fino alla base. Quel toro penetrava con costanza a una velocità moderata, provocando ad ogni spinta un cedimento dell'intestino, ma senza causare dolore alla giovane. Poi aumentò il ritmo, mentre Zelia prese a respirare affannosamente a bocca aperta, aveva il culo allargato oscenamente dalle dimensioni di quel cazzo che si andava gonfiando sempre più, ma stava godendo come una matta. A quel punto, il prof. Eligio iniziò a pompare con grande energia, facendo avanti e indietro, e la ragazza sentì di avere letteralmente il culo in fiamme. La penetrazione si arrestò, ma lui stava faticando a venire, così iniziò nuovamente a martellare dentro quel culo oramai completamente devastato, e finalmente venne inondandole le budella di sborra. Sembrava non finire mai, e a Zelia parve che il liquido seminale stesse rimontando su fino alla bocca... In breve, tutto ebbe termine, i due "copulanti" sì sentivano svuotati di ogni forza ma pienamente soddisfatti, mentre Giulio – che aveva assistito da remoto alla monta selvaggia della sua donna –, da buon cornuto si continuava a masturbare. Infine, riprese le forze, il professore voltò lo sguardo verso il cellulare della ragazza che stava ancora riprendendo e latrò, rivolto al ragazzo: - "Hai visto? Avresti mai pensato che questa era così troia?". 11. Epilogo. Il "trio perfetto" era ormai diventato un quartetto. Infatti, al professore e al cuck dichiarato si era aggiunto il Presidente dell'azienda dove Zelia era andata a lavorare. I due "maschi alfa" se la spassavano con la ragazza, costretta a "servirli a chiamata", mentre Giulio era ridotto a una pura figura di contorno, a un accompagnatore di Zelia. E così finisce la carriera studentesca di una giovane brillante e sicura di sé, ed inizia quella di una escort con tanto di Laurea e Dottorato... FINE. |
I vostri commenti su questo racconto | ||
Autore: | Franco56 | Invia un messaggio |
Postato in data: | 11/09/2024 12:07:31 | |
Giudizio personale: | Racconto stupendo ben elaborato.....fantastico ed ........ECCITANTISSIMO!!!!!! | |
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