"Ho sempre pensato che ciò che mi rimane è ciò che voglio
e ciò che voglio, mi rimarrà per sempre".
Apro gli occhi ed ecco che il filo che mi teneva legato al sogno diviene più sottile e mi ritrovo con un leggero fremito sulla pelle.
Ti intravedo, ancora, dalla finestra in penombra dei miei occhi ed
ignaro di ciò che sei veramente, vorrei scoprirlo.
L'ho immaginato in sogno, dove mi muovevo più disinvolto e, con quella sicurezza dello sguardo che solitamente mi appartiene, ti parlavo. E tu, dolcissima e sicura, col tuo respiro sottile seguivi gli spostamenti delle mie palpebre come se ad ogni battito, esse, t'accarezzassero.
E poi mi sei venuta più vicino e m'hai baciato.
Con la stessa smania che hanno i bambini,
con il desiderio e la sragionevolezza di chi ama la vita.
Di chi ama una cosa bella e, per niente al mondo, vuole farsela sfuggire.
Le tue labbra morbide, ne ho goduto il sapore.
Le mie guance arrossate, non per l'imbarazzo ma
per l'eccitazione di quel momento intenso e fugace,
hanno aderito alle tue ed il calore dei
corpi si è fuso in quell'unico punto.
Dubbio, gentilezza, stupore, fuoco, sintonia, indecisione.
Carezza, emozione, attrazione, eppure lo sento, batte incessantemente
E il desiderio che ho di te.
Sono solo in un'altra parte del mondo ma sempre
folle ed ingordo di sensazioni.
E tu me ne hai regalate, anche se brevi passaggi,
splendidi e sconnessi. Come un buon sorso di vino,
in fondo me ne basta così poco... forse.
E' passato un breve attimo e poi, come se fossimo stati lì da sempre,
le nostre mani sono scivolate in ogni luogo fantasioso che la nostra immaginazione ci ha permesso di rendere non più tale.
Mi sfioro il viso con la mano, il mio indice si sofferma sulle labbra
per rendere percettibile ciò che ancora sto assaporando.
Un sogno... forse.
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20 anni fa
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