Successo
Tema scuro
Concorso video Primavera 2025🎥⏳🌸

Generosi premi per i vincitori 🏆🤑 Chiunque può partecipare! Di più

Varie Feticcio Cuckold Trio Scambisti

Bus station

Faceva un caldo della malora, lo ricordo bene. Grondavo di sudore da fare schifo. L’autobus era fermo alla stazione. Mi avvicinai all’autista, che stava controllando un manuale.
“Scusi, quand’è che si riparte?”, gli chiesi.
“Dovremmo essere già partiti”, mi disse lui. “Ma ho ricevuto l’ordine d’attendere una comitiva studentesca. Finché non arrivano, dovremmo aspettare”.
Dentro l’autobus c’eravamo solo noi due. Tornai a sedermi, ma sentivo che stavo per morire asfissiato.
“Se aspetto giù, nel parcheggio, mi promette che non partirà senza di me?”, chiesi all’autista.
Si voltò e mi lanciò uno sguardo da porco.
“Ma certo. Scenda pure. Non si preoccupi. Quando ripartiamo, l’avviso”.
“Grazie. Gentilissimo”, dissi sorridendogli.
Così scesi dalla porta sul retro e mi sedetti su una panchina. Dopo due minuti scese anche lui.
“Fa caldo, eh”, mi disse strizzandomi l’occhio.
“Un caldo terrificante”, dissi io.
“Che ne direbbe se andassimo a prenderci due birre prima di partire?”.
Brutto maiale, pensavo, vuoi sbronzami eh? Ma non perderò la testa.
“Ok, andiamo”.
Entrammo nel bar della stazione.
“Due birre, Frank, per me e il mio amico, qua”.
“Ok, Gigi”.
Frank mi sorrise.
“Allora”, disse Gigi, “…dove deve recarsi precisamente?”.
“A Padova”, dissi.
“….hmmm”, fece lui. “Speriamo di partire presto, allora… Quella è l’ultima stazione”.
Lì per lì non capii quello che voleva dire, ma presto fu tutto più chiaro.
“Beh, non dobbiamo mica aspettare di partire, per…”, dissi, sorseggiando la mia birrozza.
“Già”, fece lui. “Sei P, vero?”.
“P che più P non si può”, risposi già mezzo brillo.
“Benissimo”.
“Allora, voi due?”, chiese Frank avvicinandosi con altre due birre.
“Sì beve e…”, fece Gigi.
“In due? O…”.
“Anche in tre”, aggiunsi io. Perché no”.
“Sei P?”.
“Sì”, risposi.
“Allora, cosa stiamo aspettando?”.
Si voltò verso una cameriera.
“Ahi Giusi, io mi assento per un po’. Mi raccomando, tieni sott’occhio i tavolini là fuori”.
“Ok”, disse questa. “Va pure”.
Ci spostammo tutti e tre in uno stanzino sul retro. C’erano pacchi di caffè, bustine di zucchero, casse di birra e quant’altro, per terra.
Io cominciai a spogliarmi. Così fecero anche loro. Ero rimasta in mutande e reggiseno. Frank disse:
“Abbiamo proprio una bella troietta qui”.
Io ero molto magra rispetto a loro, che erano due begli omaccioni robusti.
“Levati le mutande, troia”, disse Frank.
Mi sfilai le mutande e le lanciai in un angolo. Si impigliarono su una cassa di birra.
“Bene. Gran bel culo”, fece Gigi.
“Già”, disse Frank. “Un bel culo da troietta”.
Poi si calò le mutande. Il cazzo, non del tutto duro, ma scapellato, attendeva due labbra e una bocca.
“Che aspetti, troia. Ciucciamelo”.
Presi fra le mai quel cazzo virulento, violaceo, duro come l’acciaio inossidabile e me lo ficcai in bocca.
“Voglio che me lo ciucci tutto. Fino alle palle. Capito, troia?”.
Intanto Gigi aveva preso a menarselo di brutto.
“Leccami le palle”, disse Frank tirandomi per i capelli.
La mia lingua passava da una palla all’altra come se stessi leccando due leccalecca.
“Prendimi lo scroto in bocca, vacca”.
Lo presi in bocca e lui sussultò.
“Adesso chinati”.
Mi misi a quattro zampe e Gigi, prima si sputò sul cazzo e poi me lo sbatté nel culo.
“Ti piace, eh, puttana”, disse Frank.
Io gorgogliavo semplicemente. Il cazzo di quell’altro mi invadeva l’ano. La verga di Frank mi riempiva la bocca.
“Adesso ti sborro in bocca, puttana”, disse Frank.
“E io nel culo”, disse Gigi.
Un istante dopo sentii il sapore del suo fluido viscido e denso.
“Ahhhh”, fece. “Bevi, vacca”.
“Butta giù tutto”.
“Brava”, disse lui. “E adesso finisci di leccarlo”.
Intanto, Gigi se ne stava per venire.
“Girati”, disse, “Voglio sborrarti in faccia”.
Mi voltai, come mi chiese di fare.
“Ah, ah”, fece, inondandomi la faccia di sborra.
Poi suonò un cellulare.
“Pronto”, disse Gigi.
“Dove cazzo sei”, disse il tipo al telefono.
“Da Frank”.
“Vieni fuori subito”, strillava l’altro. “Imbecille. I ragazzi ti stanno aspettando da venti minuti”.
“Ok. Arrivo”.
Cominciò a rivestirsi.
“Vado”, fece.
Un attimo dopo si sentì una voce femminile.
“Frank, due sono andati via senza pagare, vieni fuori”.
“Chi, chi cazzo è andato via senza pagare”, disse lui furibondo.
“Due autisti degli autobus”.
“Quando li prendo”, disse rivestendosi.
Uscirono tutti e due come due missili.
“Aspettate”, dissi io. “Quell’autobus devo pigliarlo anch’io”.
Mi rivestii in fretta e furia ed uscii in strada.
Li trovai appena fuori dal bar.
“Quella puttana”, disse Frank.
“Chi?”, chiesi io, sistemandomi la gonna.
“Quella Giusi. Credeva che voi due ve ne foste andati senza pagare”.
Mi misi a ridere. Non tanto per quello che aveva detto, quanto perché nella fretta s’era infilato i pantaloni dell’autista.
“Andiamo”, mi disse Gigi.
Lo seguii fino alla corriera. Stava proprio d’incanto con quei pantaloni color senape. Anche i ragazzini risero quando lo videro salire sull’autobus. Ma lui non si rese conto di niente.


Le storie più votate della categoria feticcio

Commenti

Inviare