Se avessi scommesso, avrei perso! L’ipotesi o la speranza che la Pantera potesse aver messo gli occhi su di me non mi ha mai sfiorato. Sto pensando questo, mentre la sua lingua sta esplorando la mia cavità orale e il suo bacino si muove ritmicamente, strusciando il suo sesso contro la dura realtà che è imprigionata nei miei pantaloni. La sua lingua si muove sapiente, lasciando poco spazio alle manovre della mia, il contatto delle sue labbra è erotico, sa decisamente come si bacia un uomo. Seduta sopra di me ha il controllo totale della situazione, le sue mani trattengono la mia testa e il suo corpo è appoggiato al mio. Con una mano le massaggio un seno constatando che sotto la maglia non è presente altro indumento intimo. L’altra mano accarezza la stoffa dei suoi leggings saggiando la consistenza dei glutei e verificando la presenza delle mutandine.
Ma facciamo un passo indietro. Voi non sapete perché sono qui adagiato su questo divano con addosso questa femmina felina in avanzato stato di eccitazione.
Allora lasciate che ve lo racconti.
La mattinata è iniziata male, non trovo una pratica: “Maledizione, dove ho messo quei documenti, eppure sono sicuro che fossero qui”, impreco mentalmente.
Chiamo la mia collega e le chiedo se ha preso lei le carte che sto cercando da dieci minuti. Mi risponde che si, le ha lei, scusandosi per averle sottratte mentre ero in riunione, ma il nostro direttore le voleva visionare.
La informo che mi servono subito perché devo portarle a Pink Panther la nostra consulente legale, ho un appuntamento con lei entro quarantacinque minuti. A casa sua. E devo attraversare mezza città.
La gattona è a casa perché, come altri milioni di Italiani, è costipata. Quest’anno l’influenza sta facendo una strage.
Claudia, per noi Pink Panther, è uno degli avvocati dello studio legale che collabora con la nostra azienda. Il soprannome è dovuto ad un paio di fattori che la caratterizzano. Adora il colore rosa. Lo sfoggia non tanto nell’abbigliamento, quanto nell’uso di rossetti e smalti, in tutte le tonalità disponibili. L’altra caratteristica riguarda il suo modo di porsi. Sempre elegante, impeccabile, ha un fisico che definirei sportivo, una voce calda e movenze sinuose, insomma sprigiona sensualità da ogni poro. Ha 52 anni, 14 più di me, e mi eccita da morire, stato emotivo che condivido con quasi la totalità dei miei colleghi maschi. E’ consapevole di padroneggiare con maestria l’arte della seduzione, quando passa tra la gente non ha bisogno di voltarsi, lei sa benissimo che tutti gli organismi viventi di sesso maschile, nei dintorni, hanno gli occhi puntati sulla sua figura.
Arrivo a casa sua, suono il campanello e la sua voce alterata dall’altoparlante del videocitofono mi invita a salire. Dove, se non all’ultimo piano?
Quando esco dall’ascensore la trovo appoggiata allo stipite nel vano di ingresso del suo appartamento. Ingoio un po’ di saliva mentre guardo la sua splendida figura vestita da una maglia girocollo e da un paio di leggings attillatitissimi, il mio sguardo si sofferma per un secondo, forse di troppo, sul triangolino alla sommità delle sue cosce toniche. Ai piedi indossa dei calzerotti spessi:
-“Sei in ritardo, ciao.”- mi apostrofa. Le braccia conserte.
-“Ciao, si scusa. Non trovavo le carte perché le aveva prese il mio capo.”- mi giustifico, timidamente.
Entriamo nel suo regno, lei mi precede guidandomi verso il salone e mi invita a sedere all’importante tavolo e si accomoda di fianco a me. Estraggo dalla borsa il fascicolo e glielo porgo, lei lo apre ed incomincia a leggerlo dopo aver inforcato gli occhiali.
Ora non sono certo io il primo a rendervi edotti che ogni uomo è sensibile a certi particolari che le donne esibiscono più o meno consapevolmente, ci sono persone che vengono attratte dai piedi, altri dalle mani, oppure dai seni o dai glutei, elementi che provocano nei maschi, sensibili a queste caratteristiche, interesse ed eccitazione. Ecco, nel mio caso, provo assoluta attrazione per le donne coi capelli legati in una coda e che indossano gli occhiali da vista. Claudia esibiva entrambe le variabili, proiettandomi in uno stato di attrazione sensuale.
Il mio sguardo accarezza la sua figura scivolando dal volto al seno, alle mani e poi a ritroso, in un attimo vengo strappato dalle mie elucubrazioni quando, il soggetto delle mie divagazioni cerebrali, mi indica un passaggio che secondo lei non è chiaro e andrebbe riscritto utilizzando un linguaggio più facile da interpretare ma comunque sempre in stile “avvocato che la sa lunga”. Lei non si scosta e non mi porge il foglio, tiene il documento davanti a se, così sono io a sporgermi avvicinando la mia testa alla sua per leggere il passaggio che ha appena criticato, sento il suo profumo entrarmi nelle narici ed arrivare dritto al cervello, nel farlo appoggio un braccio allo schienale della sedia su cui lei è seduta.
-“Ecco, questo punto è da migliorare.”- dice, indicandomi col dito un paragrafo.
-“Si, certo, ma leggi questa parte.”- affermo indicandole, a mia volta, dove leggere.
Nel compiere questo gesto assolutamente innocente le nostre mani si sfiorano ed io avverto un brivido piacevole percorrere il mio corpo, dalla testa ai piedi. Se fossi un maestro Jedi di Star Wars direi che ho avvertito un tremito nella forza.
-“Hai delle belle mani, mi piacciono.”- declama sorniona, mentre accarezza il dorso della mia con le sue dita dalle unghie lunghe e perfettamente laccate di un rosa acceso. Non mi ritraggo, fossi matto.
-“G…grazie”- balbetto, godendo di quel contatto.
-“Le tue sono più belle”- aggiungo impacciato.
-“Mi stai per caso adulando, Carlo?”- domanda lei maliziosamente.
-Assolutamente………..si!”- affermo io titubante, percependo che anche l’inquilino del piano di sotto sta manifestando la sua contentezza.
Lei intreccia le sue dita con le mie, i nostri sguardi si incontrano, i suoi occhi sembrano scintillare, mi sorride piegando leggermente di lato la testa e abbandona il documento sul tavolo.
-“E cos’altro ti piace di me?”- chiede con un tono erotico che fa fremere il mio, a questo punto, marmoreo ego maschile.
-“Tutto.”- ammetto ormai intraprendente e aumentando la stretta delle sue dita tra le mie.
-“Bugiardo!”- mi apostrofa lei.
-“C’è sicuramente qualcosa di me che non ti piace”- insiste, maliziosa.
Allora, come avrebbe detto il grande Albertone Sordi “Maccarone tu me provochi……..e io me te magno”. Sono timido, certo, ma fatto di carne e sono sensibile, molto sensibile, al fascino che questa femmina emana da ogni cellula del suo corpo. Così recepisco il messaggio e mollo gli ormeggi.
-“Beh, una cosa c’è”- borbotto indossando la maschera del tipo dispiaciuto.
-“Il sapore del tuo rossetto”- le dico, e avvicino il mio viso al suo mentre lei assume un’espressione interrogativa.
-“Permetti?”- e agevolandole il quesito, senza attendere risposta, appoggio le mie labbra alle sue.
Lei non si sottrae alla mia invadenza, le sue dita stringono le mie, le sue labbra importunate dalle mie. Rimango incollato alla sua bocca alcuni secondi, un contatto elettrizzante nonostante la castità del bacio.
-“Allora?” domanda divertita e mia regala un altro dei suoi sorrisetti provocanti.
-“Mi sono sbagliato, ha un sapore buonissimo.”- ammetto.
-“Credo tu possa fare di meglio!”- mi bacchetta mentre con una mano dietro la mia nuca mia attira a se.
Stampa le sue labbra morbide sulle mie e subito sento la sua lingua violare, senza che io opponga alcuna resistenza, la mia bocca che la accoglie giubilante. Le nostre lingue fanno conoscenza, toccandosi, strofinandosi, spintonandosi e gustandosi. Non mi staccherei più da quel contatto così delicato ed intimo ma al tempo stesso forte della passionalità erotica del momento. Secondi, minuti forse, poi lei si scosta alzandosi in piedi e tenendomi ancora per mano mi guida verso il divano.
Ecco spiegato a voi lettori come e perché mi ritrovo qui, semisdraiato nel divano di Claudia che sta sopra di me strusciando il suo pube sulla mia rigida mascolinità. La sua lingua in piena attività mi sta massaggiando le papille gustative ed io non riesco a vincere la battaglia contro questo agguerrito invasore.
Mi stacco dal suo abbraccio, il tempo di riprendere fiato e afferro i suoi seni, coi pollici sento i capezzoli inturgidirsi sotto la stoffa della maglia, li bacio, le sue mani affondate nei miei capelli mi attirano a se.
Gioco con la lingua con quei turgidi pistilli, li solletico, li succhio, ci giro attorno leccando delicatamente, lei asseconda le mie manovre accarezzandomi la nuca. Faccio scivolare le mani sui suoi fianchi, trovo il bordo della maglia e lo sollevo, ci infilo sotto entrambe le mani, finalmente il contatto con la pelle nuda della sua schiena, la carezzo con un tocco lieve. Le nostre labbra ancora una volta si incontrano, le nostre lingue nuovamente si cercano, trovandosi. Non so lei, ma sono ripetutamente percorso da fremiti piacevoli ed eccitato più che mai, le mie dita scivolano con un tocco delicato lungo la sua schiena, sotto i polpastrelli sento le protuberanze delle sue vertebre. Credo che le mie carezze siano di suo gradimento perché inarca la schiena spingendo in avanti il busto e il suo seno contro la mia bocca dove la mia lingua lavora freneticamente, leccando e titillando i suoi capezzoli protesi.
La veemenza delle mie pratiche linguistiche, ha disegnato due umidi aloni più scuri lì dove le turgide punte delle sue mammelle spingono contro il tessuto che le ricopre. Li vede anche lei e ride, incrocia le braccia afferrando il bordo del maglioncino e con mossa rapida quest’ultimo vola via, liberando quei due succosi pompelmi che ora sono davanti ai miei occhi disponibili ai miei baci e a portata della mia lingua. Mi tuffo tra quelle colline, mentre lei sospira infilando le mani sotto la mia giacca che fa scivolare lungo le mie braccia, io le agevolo la manovra sollevando la schiena. Le sue dita armeggiano coi bottoni della mia camicia, mentre non smetto di assaporare il calore dei suoi seni, la dolcezza dei suoi capezzoli e delle areole che li incorniciano.
Stacco le mani per slacciare i bottoni che chiudono i polsini della mia camicia, lei la strattona per estrarla dai miei pantaloni e come per la giacca, la fa scivolare alle mie spalle, afferro i suoi fianchi, la attiro verso di me, le sue tette schiacciate contro il mio petto. Per un attimo ci fissiamo, occhi negli occhi, respiriamo con un leggero affanno, poi le nostre bocche tornano ad essere un tutt’uno. La sua tonica figura poggia sulla consistente erezione che lei mi ha procurato, Claudia la percepisce, muove il bacino avanti e indietro lungo l’asta legnosa che abita le mie parti basse.
Quanto è intimo un bacio? Quante sensazioni ci trasferiamo l’un l’altro col contatto delle nostre labbra? Quanta passione comunichiamo trafficando con le nostre lingue? Ma soprattutto; perché mi sto facendo queste domande invece di godermi il momento?
-“Spesso, in riunione, ho fantasticato su di te, su noi.”- mi confessa in un sospiro.
-“L’ho fatto anch’io! Non sai quante volte ti ho spogliata con la fantasia”- le rimando.
-“Solo spogliata?”- chiede con quella sua voce sensuale.
-“No, non solo spogliata.”- le confermo.
Le mie dita scivolano sotto l’elastico dei suoi leggings, i polpastrelli incontrano, prima il bordo poi il pizzo delle mutandine che ricoprono il suo fondoschiena, afferro quelle rotondità a piene mani, le strizzo sono sode, allenate da ore di palestra. La sento armeggiare con la fibbia della mia cintura, la libera e sfila la striscia di cuoio dai passanti che la trattenevano, lanciata di lato, atterra in un angolo del grande sofà. Tra un bacio e l’altro cerchiamo di riempire i nostri polmoni respirando con sempre maggiore affanno.
Claudia si piega sul mio petto e comincia a restituirmi i baci e le leccatine che sino a pochi minuti fa io avevo concesso ai suoi seni e a quei meravigliosi capezzoli. La sua lingua si muove sapiente, sembra conoscere i miei punti sensibili, le sue labbra baciano e succhiano con padronanza della situazione.
Armeggia coi bottoni e la zip dei miei calzoni, vincendo facilmente la loro resistenza, si solleva e li cala fino a metà delle mie cosce, la sua mano scivola sui boxer e trova l’impertinente voglia che ho di lei. La accarezza saggiandone la consistenza rocciosa. A mia volta la imito tirando verso il basso l’elastico dei leggings, poi mi sollevo, la giro facendola sedere e la libero da quell’indumento e dagli spessi calzerotti che nascondevano i suoi piedi curati. Lei ricambia abbassandomi e liberandomi dai pantaloni io mi sfilo scarpe e calze, il suo sguardo fissa l’erezione che i miei boxer elasticizzati non riescono a mascherare. Accarezza il tessuto rigonfio, mi attira a se e, protendendosi in avanti comincia a baciarlo. Le accarezzo la testa e la lascio fare.
-“Ora tocca a me.”- le comunico. E mi abbasso tra le sue cosce.
-“Accomodati.”- mi risponde, scivolando in avanti col bacino e divaricando le gambe.
Ho gli occhi puntati sul suo sesso velato dal pizzo del suo intimo, mi avvicino lentamente carezzandole le cosce lisce, accosto le labbra al tessuto e lo trovo umido della sua eccitazione, appoggio la lingua sul rigonfiamento che cela le labbra della sua femminilità e ne gusto il sapore, lo succhio cercando di riempirmi la bocca di quell’aroma sessuale che mi eccita ancor di più. Le sue dita stringono saldamente i miei capelli incoraggiandomi a proseguire in quella pratica. La sento ansimare lievemente. Mi inebrio dei suoi umori per un tempo che non saprei definire. Poi:
-“Vieni qui!”- comanda, battendo con una mano sul cuscino del divano ad indicarmi dove sedermi.
-“E’ il mio turno di assaggiarti”- aggiunge con impazienza.
-“Come lei comanda, avvocato”- rispondo io ironicamente e ricevo uno “scemo” in controbattuta.
Claudia afferra l’elastico delle mie mutande tira verso il basso, io cerco di agevolarle l’impresa alzando le mie terga e finalmente tutto quello di cui madre natura mi ha dotato viene di colpo esposto ed è lì davanti ai suoi occhi a sua completa disposizione. I miei boxer volano da qualche parte, le sue mani scivolano sulle mie cosce, una mano afferra l’asta eretta l’altra prende ad accarezzarmi i guardiani del cetriolo.
I suoi occhi fissano il mio sesso, sembrano studiarlo, delicatamente le sue dita scivolano verso il basso lungo la base della prominente rigidezza facendo scivolare la pelle del prepuzio, svestendo e liberando il mio glande gonfio e pulsante. Lo scruta per un attimo, col pollice ne accarezza la punta, lì dove l’orifizio ha liberato alcune gocce di liquido prespermatico, lo spalma sulla lucida pelle della cappella pulsante. Sposta l’asta imprigionata nella sua mano e prende a leccarmi lo scroto separando con leccate decise e delicate i due inquilini che sono lì dentro racchiusi. Prende un testicolo in bocca, lo succhia e lo accarezza con la lingua mentre, con movimenti lenti e circolari massaggia l’apice del mio sesso racchiuso nella sua mano. Per non fargli un torto ripete il trattamento orale anche al testicolo gemello, poi si dedica alla turgidità della mia mascolina appendice percorrendone la lunghezza con la lingua e una volta arrivata in cima inizia a baciarne delicatamente la punta. Apre leggermente le labbra e la accoglie dentro la sua bocca, sento la sua lingua scivolare lungo il mio frenulo mentre le sue labbra si contraggono attorno al mio glande, lo succhiano. Quindi lo libera e prende a dedicarsi all’intera asta, la lecca, la bacia, la mordicchia, dall’apice alla base e ritorno tenendo il mio sesso premuto contro le sue labbra con le dita della sua mano che accompagnano lievi le sue manovre.
Dalla mia posizione la guardo mentre è intenta a farmi impazzire di piacere, ogni tanto lei solleva gli occhi mi guarda godere della sua maestria.
Ora la punta del mio uccello è nuovamente nella sua bocca, la succhia e la esplora con la lingua mentre la sua mano scivola su e giù lungo il mio cetriolo che, all’improvviso, scompare totalmente nella sua cavità orale strappandomi un mugolio di piacere. Rimane così alcuni secondi, con le labbra avvolte attorno la base del mio sesso e poi riprendendo fiato prende a pomparmi con decisione aiutandosi con la mano.
Il piacere intenso delle sue attenzioni mi provoca brividi che percorrono il mio corpo della testa ai piedi, vedo i suoi occhi scrutarmi, sembra sorridano, le accarezzo il viso e reclino la testa all’indietro, ansimando.
Poi mi piego in avanti, verso di lei, non voglio ancora venire. La invito a sollevarsi e la bacio, assaporando il mio sapore. Lei si distende su di me mentre scivolo di lato adagiandomi sulla schiena, avverto la mia erezione premuta contro il suo ventre e la sua lingua lavorarsi la mia. Le mie mani scivolano sotto l’elastico dei suoi slip e li fanno scivolare verso le cosce portando alla luce le sue chiappe tonde. Con l’indice scorro dentro il solco del suo lato B e il mio polpastrello trova le creste del suo ano. Le tasto descrivendo dei cerchi su quella corona di carne, la sento contrarre, premo, con più convinzione non offre resistenza, dalla posizione in cui sono non riesco ad introdurre più della prima falange dentro la sua cavità posteriore, Claudia emette un gemito senza staccare le sue labbra. Poi si solleva sulle ginocchia senza abbandonare il contatto con le mie labbra, si sfila definitivamente le mutandine e le butta da qualche parte.
Ora nella mia mente si fa largo la necessità di leccare la sua parte più intima, quella che sino a pochi istanti prima era celata dal prezioso indumento intimo ed ora è libera, alla portata dei miei baci.
-“Perché non ti sdrai?”- le chiedo, arrapato più che mai.
-“Cos’hai in mente?”- domanda assecondando la mia richiesta.
-“Voglio consumare la mia lingua nella tua passera.”- le confesso.
Claudia si corica e divarica le cosce una gamba fuori dal divano il piede poggiato sul tappeto, l’altra gamba sollevata con la coscia piegata ad angolo retto e il polpaccio che scavalca lo schienale del divano. Il suo sesso semischiuso è lì, umido, di fronte a me che lo ammiro estasiato, il suo dito indice accarezza il clitoride e con l’altro dito, il medio, lo scappuccia e poi prende a far scivolare le due dita avanti e indietro. Come ipnotizzato la guardo masturbarsi, eccitato più che mai, metaforicamente dai lati della mia bocca scivolano due rivoli di bava.
-“Cosa aspetti?”- mi interroga lei riportandomi alla realtà.
-“Se…sei stupenda”- balbetto riscuotendomi delle mie elucubrazioni.
-“Fammi sentire la tua lingua.”- dichiara vogliosa.
Mi piego e prendo a baciarle l’interno delle cosce salendo verso la sua ostrica dischiusa che attende le mie attenzioni, mi dilungo tergiversando con baci e leccate sulle sue cosce e sul monte di venere senza mai arrivare a contatto diretto col suo sesso. La sento ansimare ed infine esasperata mi afferra saldamente i capelli e mi strattona sino a quando non sente il contatto della mia bocca contro il suo fiore dischiuso.
La mia lingua inizia a leccarle il perineo, e salgo ad assaggiarle il punto dove le grandi labbra iniziano a dividersi guidandomi verso la sua cavità vaginale, bagnata copiosamente come lo sono le mie labbra e il mio mento, esploro quella delizia che mi viene offerta dischiusa e pronta, la lecco e la penetro fin dove riesco. Claudia inarca la schiena ed emette un gridolino di piacere sentendo la mia lingua entrare in lei dolcemente, il sapore del suo sesso è afrodisiaco e inasprisce la mia già considerevole eccitazione. Con le labbra bacio e succhio le labbra della sua vulva pregne della sua ambrosia, prima una poi l’altra e poi di nuovo la prima quindi ritorno alla gemella. Lei geme e muove il bacino, io torno nel suo solco leccandolo verso l’alto, come la prua della nave fende l’acqua del mare, così la mia lingua solca le pieghe della sua femminilità separandole ed infine raggiungo il suo pistillo. Lo succhio delicatamente, lo bacio dolcemente, quindi prendo a sfiorarlo con la lingua, la sento ansimare sempre più forte sino a quando incomincia a gemere, allora prendo a leccarle il clitoride, con decisione, descrivendo piccoli cerchi intorno a quel piccolo glande, lo bacio con più convinzione e quindi comincio a fale una sorta di pompino. Lei geme sempre più forte poi all’improvviso inarca il bacino e smette letteralmente di respirare l’unico segno vitale che percepisco è la pressione esercitata dalla sua mano premuta sulla mia nuca, che mi invita a non smettere. Non ho idea di quanto tempo passi prima che i suoi polmoni tornino a riempirsi d’aria, solo dopo avere emesso un lungo e sonoro gemito liberatorio, solo allora distolgo l’attenzione dal suo pistillo e prendo al leccarle la passera in tutta la sua presenza.
Claudia mi prende la testa tra le mani e mi attira a se piegandosi leggermente in avanti cerca le mie labbra a cui si attacca con passione.
-“Voglio sentirti dentro di me!”- ordina con enfasi.
Ho l’uccello così duro che quasi fa male, mi abbasso portando il mio pube verso il suo fiore ormai non più proibito, la sua mano afferra e guida il mio attrezzo, sento il glande entrare in contatto con la sua apertura si fa strada con facilità scivolando dentro quel corpo a lungo desiderato e ora conosciuto, giù sino a quando non ho più nulla da offrirle. La guardo, è bellissima, i suoi occhi sembrano chiedermi di muovermi dentro di lei, lo faccio con movimenti lenti, voglio sentire tutta la sua essenza stringersi attorno al mio io che ora è dentro di lei. Mi ritraggo quasi sino ad uscire da quella tana calda ed accogliente, mi fermo qualche istante e quindi lentamente torno ad esplorare la sua profondità e a fermarmi in quel dolce abisso sentendo le sue contrazioni attorno alla mia asta.
-“Muoviti, Carlo.”- mi implora, ansimando.
-“Voglio che duri per sempre.”- le confesso continuando a muovermi con lentezza.
-“Così mi fai morire.”- ammette con tono supplicante.
Piega le gambe e le appoggia alle mie spalle, la mia testa tra le sue ginocchia, i suoi polpacci spingono sulle mie scapole, in questa posizione mi sembra di scivolare un po’ di più dentro di lei. Percepisco le sue contrazioni.
-“Muoviti, muoviti, muoviti, cazzo!”- mi intima quasi urlando.
L’accontento aumentando il ritmo delle spinte, lei ansima e mi incita a darle di più, io spingo fino in fondo sino a dove fisicamente mi è concesso e mi ritraggo quanto più è possibile senza uscire dalla sua passera, quindi affondo con veemenza, sento il mio pube schiacciarsi contro il suo sesso le mie palle cozzare contro le sue chiappe. Aumento il ritmo e la forza delle spinte, Claudia non ansima più ora geme con crescente intensità il livello sonoro si alza ed inizio a godere anch’io. Affondo dentro di lei con forza, i nostri gemiti sono accompagnati dal sonoro sbattere delle mie cosce contro le suo chiappe. Percepisco nel mio basso ventre il diffondersi del consueto calore che precede l’estasi, i suoi gemiti sono quasi un urlo, la trafiggo con impeto quasi violento sento il mio piacere espandersi dal ventre alle gambe e all’improvviso il silenzio, Claudia ha smesso di respirare in un rantolo ha piegato la testa all’indietro, io continuo a muovermi dentro di lei e in un attimo le mie gambe si fanno di burro, il respiro mi si strozza in gola ed esplodo dentro il suo ventre liberando tutto me stesso nella sua accogliente femminilità che percepisco contrarsi attorno al mio carnoso cilindro come se volesse spremerlo per accogliere ogni goccia del mio sperma.
L’orgasmo ci ha colti quasi all’unisono, riprendiamo fiato abbracciati. Poi quando il respiro si è regolarizzato ci baciamo, con tenerezza e a lungo, io che ancora sono dentro di lei percepisco il defluire della mia erezione e anche lei ne è consapevole ma entrambi non ci liberiamo da quell’abbraccio.
Ci ricomponiamo appagati, nudi, abbracciati, portiamo a termine lo scopo lavorativo della mia visita. Mentre rileggiamo il documento e gli appunti la mano di Claudia accarezza le mie aree erogene per eccellenza, mentre il mio braccio le passa dietro la nuca e la mia mano gioca col suo capezzolo.
-“Dove eravamo rimasti, prima che il lavoro ci interrompesse”- mi chiede sorridendo maliziosa.
-“Mi sembra stessimo ansimando e gemendo”- le rispondo.
-“Appunto!”- esclama lei.
E il mio uccello scompare tra le sue labbra. Mentre la sua lingua ispeziona ancora una volta la consistenza del mio essere maschio, io mi ritrovo a pensare a quante altre pratiche ho sulla scrivania da sottoporre alla sua supervisione.
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Mia moglie confessa finalmente
Allora,non so da che parte cominciare, c'è tanta carne al fuoco.Siamo una coppia di 47 e 46 anni, insieme da sempre, sposati e con un figlio.Come succede a tutte le coppie prima o poi, anche noi dopo tanti anni abbiamo subito un calo di desiderio reciproco dovuto alla routine,alla monotonia e ai problemi quotidiani che ti assorbono tutte le energie.In questi ultimi anni per cercare di venirne fuori e ritrovare la nostra intesa ho cercato di capire quali erano le sue fantasie e cosa la faceva eccitare avvicinandomi anche alle tematiche cuckold per cercare di coinvolgerla.Naturalmente il pensare a lei mentre veniva presa da un'altro mi eccitava parecchio e anche lei mentre scopavamo e le raccontavo le mie fantasie godeva da matti.Purtroppo al di fuori dell'atto sessuale di questi discorsi si parlava poco e anche se poi sono riuscito a farle promettere che avremmo realizzato qualcuna di queste fantasie, in concreto successe ben poco.Sentivo che c'era qualcosa che la bloccava ma in cuor mio speravo si sbloccasse lavorondola ai fianchi con continui imput.Invece qualche giorno fà è successo quello che non mi aspettavo più anche se lo sapevo senza certezza.Partiamo dalla confessione, come spesso accade le stavo scrivendo qualche porcata su whatsapp, le solite cose, quanto sei porca, chissà se con un'altro cazzo lo saresti di piu ecc..Ad un certo punto il fulmine a ciel sereno, mi scrive: "comunque posso dirti che uno stretto lungo l'ho gia preso, scusami", potete immaginare come mi sono sentito, un conto è saperlo senza prove, un'altro è sentirselo confessare cosi candidamente.Stranamente non mi è montata la rabbia, anzi il mio cazzo si è svegliato in un attimo e lo ho risposto "cioè?".E lei: "in quel periodo ho scopato con uno, al motel,mi sono sempre sentita in colpa a tal punto che non sono piu riuscita".Io: "con chi, troia, lo sapevo, devi raccontarmi tutto".Lei: "questa sera ma giura che mi perdoni".io: "mi stai facendo eccitare come un porco e ti perdono solo se lo rifarai per me e con me".Lei:"si, forse ora si".Io:"non stò nella pelle, voglio sapere tutto, non vedo l'ora".Lei: "ok, scusami mi sento una merda perchè dovevo dirtelo prima, anche se sono certa che lo avevi già capito".Io:"lo avevo già capito ma non avevo la certezza, l'importante e che finalmente ti sei liberata da questo peso, ora cominciamo a vivere".Come potete immaginare aspettavo trepidante che tornasse dal lavoro, appena entrata mi abbraccia con le lacrime agli occhi chiedendomi scusa e sedendosi sul divano inizia a raccontarmi la storia.Ha conosciuto quest'uomo su una chat come semplice amicizia e parla oggi, parla domani, si sono scambiati il numero di cell. e sono entrati sempre più in confidenza sfogandosi a vicenda e raccontandosi ognuno le proprie storie e i propri problemi, lui separato con due figli e lei che in quel periodo non andava d'accordo con me.Questo rapporto mi ha detto che è durato 5 o 6 mesi finchè un giorno lui le disse che voleva incontrarla e lei accetto.Lui era di Torino e una sera si incontrarono, andarono a mangiare e parlarono molto, si creò una bella sintonia e decisero di rivedersi ancora.La seconda volta, vista la lontananza decise di prendere una camera in albergo per non dover fare la strada di ritorno la notte, lei si fermò in pezzeria, prese due pizze e mangiarono in camera sul letto.Dopo mangiato iniziarono a baciarsi e toccarsi, lui la leccò e la masturbò facendola godere molto e lei fece altrettanto, un bel pompino, aveva un cazzo stretto di diametro ma molto lungo e mi ha confessato che aveva un buon sapore e le è piaciuto molto.Arrivati al culmine dell'eccitazione lui le ha chiesto di poterla scopare, lei era bagnatissima e ne aveva una gran voglia ma non avevano i preservativi e non se l'è sentita(non prendeva la pillola).Allora giusto per farlo comunque godere si è dedicata al suo cazzo con la bocca facendolo impazzire fino a farlo godere, lui stava per veniree continuava dirglielo pensando di toglierlo dalla sua bocca ma lei non lo ascoltò e lo fece sborrare in bocca continuando a pomparlo finchè non uscì l'ultima goccia.Aveva la bocca piena di sborra di uno che non era suo marito ed era eccitata come la più grande delle troie, lui era in estasi e le disse che non aveva mai goduto in questo modo fantastico.Per quella sera finì così ma naturalmente non la storia.Si incontrarono ancora una volta, stessa procedura, cena e poi a letto, mi ha raccontato che era in accappatoio, lo aprì e lui era già eccitato, lei si tuffò sul cazzo e inizio a spompinarlo, lui la spogliò e la leccò per bene infilandole qualche dito nella figa fradicia.E fu così che arrivò il momento, mise il preservativo e la penetrò, mi ha detto che non capiva più nulla, era in estasi, quel cazzo sguazzava nei suoi umori, lo sentiva entrare e uscire in tutta la lunghezza e si sentiva troia ma libera, l'unico problema è che era troppo lungo e quando le sbatteva in fondo le faceva male.La prese in diverse posizioni e alla fine lei volle cavalcarlo, è la sua posizione preferita, ma mi ha detto che non riuscì a prenderlo tutto per via del dolore ma che ebbe un orgasmo da paura.Lo fecero per tre volte quella sera e godette come mai aveva goduto, purtroppo come spesso succede lui si innamorò e lei invece si riempì la testa di sensi di colpa e decise di interrompere la relazione.Questo è quanto, ora ditemi,cosa pensate ora della mia signora?Ora sembra più serena e anche se non ci siamo ancora arrivati la vedo molto decisa e più complice nel voler realizzare le mie fantasie, speriamo presto.
101255
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11 anni fa
pillinca,
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Ultima visita: 1 mese fa
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per le donne di sexylombardia
petali di rosa. Passa il vento e vi solleva o petali di rosa che a terra vi adagiate come ali di farfalle stanche mentre il giallo diseccato dei pistilli resta inerme a guardare le rosse bianche spoglie che in volo verso l'alto più non san tornare. Ma l'uccellino dalla nota lieve canta ed esulta sù quel caldo candido tappeto di petali di rosa. Eh! la vita eterno effluvio di gioia nella sua breve fragilità. un bacio a tutte Valerio1000
97444
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17 anni fa
valerio,
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Ultima visita: 10 anni fa
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