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BDSM Anali Bondage Feticcio Dominazione

Ordinaria amministrazione

Irene era ancora una bimba, quando per la prima volta capì vagamente il significato della parola sesso.

Era in campagna dalla nonna, allora aveva appena dieci anni, quando girovagando tra i campi vide uno stallone inseguire una splendida cavallina nera, Irene osservò incuriosita il termine del tallonamento, senza rendersi conto che per la prima volta stava assistendo al meraviglioso, selvaggio rituale dell’accoppiamento.

Dopo quel giorno, quasi a sancire l’inizio della sua primavera, il corpo di Irene sbocciò, e negli anni a seguire, nulla rimase della giovane, smilza, goffa bimba di un tempo; i lunghi capelli corvini, lisci e  morbidi come seta incorniciavano il volto dai tratti quasi gitani, rosse labbra si schiudevano a mostrare una dentatura bianca, perfetta e volitivi occhi di cerbiatta osservavano il mondo con un misto di paura, fascino e desiderio.

Trascorsero gli anni del liceo, delle prime feste tra amici, delle prime sigarette fumate in fretta dietro il cortile della scuola,gli anni dei primi amori, delle passioni assaporate con furia ma incoscienza, gli anni delle lacrime, dei sogni, dei desideri vaghi che affioravano inconsapevolmente……anni ormai trascorsi, immortalati in album fotografici, nascosti nel fondo di un cassetto.

Irene ne ha fatta di strada, laureata cum laude in medicina, affermato chirurgo estetico sta scalando le vette del successo con grinta e determinazione.

Anche il suo corpo, ora più maturo ha assunto la bellezza raffinata e consapevole che arriva con gli anni, la femminilità della donna adulta che sa di piacere, che conosce i segreti degli uomini e sa come soddisfarli.

Ma Irene è consapevole, la mattina guardandosi allo specchio, osservando il suo viso di zingara conturbante, che qualcosa le manca, che un piacere nascosto, sottile perverso, le sale dal basso ventre fino al cervello, e non bastano più le carezze solitarie, o il giocattolo erotico comprato per scherzo durante un weekend a Parigi ; Irene vuole altro, vuole sentirsi come quella cavallina impaurita e vogliosa, vuole essere posseduta, presa con forza, rincorsa, circuita, sfiancata.

Vuole osare, vuole provare il brivido del puro piacere, l’eccitazione totale e prorompente di una notte in cui nulla si chiede e tutto si ottiene per un tacito assenso del corpo.

E’ sera, Irene si abbiglia con movimenti delicati ma decisi, indossa la guepiere di pizzo nero comprata per l’occasione, lentamente con gesti languidi veste le cosce sode e tornite con le calze nere e velate, le aggancia al reggicalze, si osserva soddisfatta, si accarezza il pube depilato, liscio, scoperto e vulnerabile, infila le mutandine sottili come organza, evanescenti, inesistenti, e con estrema grazia si copre di un abito nero, lungo dal taglio orientale e calza i sandali altissimi che la fanno sentire totalmente femmina.

Una femmina da monta, una puledra da rincorrere, questo stasera è Irene mentre sale sul taxi che la sta conducendo all’inferno.

Osserva la villa in lontananza, imponente, lugubre, misteriosa, indossa la mascherina nera e procede spedita al cancello.

Non incontra sorveglianza, sarebbe inutile vista la riservatezza degli inviti, che ha ottenuto attraverso un paziente altolocato che ha garantito per lei.

L’accesso per Sodoma e Gomorra è sconosciuto ai più, pochissimi eletti sanno dell’esistenza di queste serate in cui tutte le regole sono stravolte, dove un uomo ed una donna si spogliano del proprio nome, cognome, status sociale per vestirsi di puro piacere, di desiderio e libidine.

Entra in un salone immenso, è quasi buio, pesanti drappi rossi coprono le pareti e morbidi cuscini sono sparsi ovunque, mentre solo la luce di poche candele rischiara la stanza. Gli occhi si abituano presto alla penombra, si guarda intorno smarrita ed eccitata al contempo, sente dei mugolii provenire da dietro una tenda, si avvicina e scosta leggermente la cortina: adagiati su un enorme letto un uomo mascherato possiede una bellezza africana dal corpo nero di pantera, il membro dell’uomo entra ed esce dalla fica della donna, lucido dei suoi umori, mentre lei ha il viso completamente affondato tra le gambe di una seconda donna bionda, e con voracità la lecca, le stuzzica il clitoride con abili colpi di lingua. Con unico sussulto l’uomo esce definitivamente dalla mora per sfogare il suo seme dentro la bocca della docile ragazza, che distesa apre le labbra per offrirsi totalmente a lui, ad un suo tacito comando la bella pantera si avvicina e avidamente bacia la giovane, leccando lo sperma che ancora le riempie la bocca.

Irene osserva tutto in silenzio, schifata ed invogliata, lei non è mai stata con una donna, eppure il desiderio che legge negli occhi di quelle due femmine le apre nuovi orizzonti….perché no? Questa è la serata delle nuove emozioni, devono cadere una ad una tutte le inibizioni e paure.

Lentamente si allontana e con decisione e si appresta a visitare le altre sale dell’immensa dimora….le stanze si susseguono infinite, ed in ognuna di esse corpi intrecciati, maschi nudi, donne prese come cagne, ragazzi efebici che giocano tra di loro, uomini maturi che si masturbano solitariamente , ragazze che si frugano a vicenda, maschere di vizi e lussuria.

Irene è spaesata, desiderosa di inserirsi in uno di questi immensi quadri umani, osserva con attenzione e scopre passo dopo passo, camera dopo camera nuove perversioni che la conturbano e la infiammano.

Le mutandine di pizzo sono umide, i capezzoli turgidi, le pupille dilatate, il corpo scattante è pronto a concedersi.

In un angolo, vicino ad un immenso camino, un giovane prestante la osserva visibilmente ammirato, accanto a lui una splendida donna, anch’essa nascosta dietro una maschera argentata le sorride, bevono una coppa di champagne, e, con un solo gesto alzano i calici per offrirle un brindisi.

Irene si avvicina, timida, impacciata ma decisa, si siede accanto a loro e silenziosamente accetta il bicchiere che le offrono.

- <<Non ti ho mai vista qui >> – la voce della donna è bassa profonda, rauca, -  <<E’ la prima volta che vengo>> - << si vede da come cammini, sei cauta, timorosa, attenta>> - le dice lui con una nota di ironia – Irene non risponde, contempla gli occhi di ghiaccio, i lunghi capelli rossi, le scapole bianche il seno prorompente della sua vicina, ha un modo di fare virile sebbene sia innegabilmente, totalmente donna. Si osservano per un tempo che sembra infinito, la rossa la guarda sfacciatamente, godendo ogni centimetro di carne che si intravede dal suo casto vestito nero, poi con un gesto languido prende una sigaretta, che il giovane velocemente si appresta ad accenderle, rimangono in silenzio, un silenzio perfetto, che stride con i sospiri, le urla di piacere che provengono dalle altre sale.

Sono solo loro tre, mollamente stesi su un basso sofà, la timidezza di Irene lascia il posto alla temerarietà, le piacciono i suoi due occasionali compagni, la intriga la mascolinità della donna, i suoi modi sfacciati ma eleganti, e le piace il corpo definito del suo giovane compagno, le maniere raffinate, e distaccate con cui osserva la scena.

La rossa si alza seguita dal ragazzo, si gira verso di lei e le fa un cenno perentorio, un richiamo di comando a cui Irene non riesce a resistere …. si solleva dal divano, le gira la testa per i troppi bicchieri di champagne, per l’aria calda e viziata, per il forte profumo di incenso che impregna l’ ambiente.

Mitemente li segue, si incamminano per un corridoio buio, insolitamente silenzioso che le fa tornare in mente quando da bambina entrava nella Chiesa della sua città, enorme, solida, buia, anche l’odore è lo stesso; questa paradossale unione di Sacro e Profano la fa sorridere, si rende conto di come i ricordi non si possano comandare, di come un sapore, un odore, una voce ci riportino indietro nel tempo inaspettatamente, senza che razionalmente si possa far nulla per impedirlo.

Aprono una porta e la fanno accomodare dentro una camera in penombra, un paravento orientale divide in due lo spazio, creando una sorta di stanza nella stanza, due enormi finestre si affacciano su un giardino all’inglese ed Irene capisce di trovarsi sul lato occidentale della villa.

Al centro un letto enorme, smisurato, addobbato con lenzuola di seta nera.

Ogni particolare è insolitamente curato, dai gigli bianchi dentro un vaso cinese, ai candelabri d’argento che illuminano fiocamente l’ambiente

 Ogni oggetto, ogni quadro, ogni dettaglio sembrano approntati con la massima cura, diversamente dagli altri      locali che ha visto, questo sembra avere una personalità ben definita, quasi fosse la camera padronale.

La rossa si accorge dei suoi pensieri e ridendo le accarezza una spalla: -     << la stanza più bella per la più bella dama della mia corte >> - Irene guarda la mano laccata di rosso che le sfiora il fianco e sente il sangue affluirle alla testa, intanto con la coda dell’occhio osserva il giovane sparire dietro il paravento mentre una musica d’organo lentamente si espande dal nulla.

La donna la guida verso il centro della camera, la adagia sul letto e con movenze delicate ma decise le inizia ad abbassare la cerniera del vestito, lei la lascia fare, drogata da queste nuove emozioni, dal profumo dei gigli,dalla musica evanescente, le sfila la mascherina e quando Irene fa per opporsi con voce ferma le dice  - << voglio vederti il volto, devi spogliarti di tutto, se non te la senti nessuno ti costringe a restare, sei libera di aprire la porta ed uscire >>- Irene reprime un sospiro, vorrebbe alzarsi, correre verso l’ingresso principale e tornare a casa, al nido sicuro che l’attende, ma un desiderio prorompente, una voglia impetuosa la immobilizza, gli occhi di ghiaccio la incatenano su quel letto….osserva la donna che con un sorriso vittorioso le sfila la maschera e si toglie la propria a mostrarle apertamente il volto di fiera Amazzone, gli occhi sono ancora più grandi di quanto Irene si aspettasse, le riempiono il viso, occhi da gatta allungati verso le tempie, occhi che la scrutano con voluttà e possesso.

Irene si sente nuda sotto quello sguardo, e sebbene il vestito slacciato sulla schiena ben poco mostri della sua carne, in un gesto infantile si cinge con le braccia, a coprire anche quel nulla che la lascia indifesa.

La donna le lancia un’occhiata di ferro e lei docile lascia cadere le braccia sui fianchi, entrando nella stanza ha tacitamente accettato le regole del gioco.

<<Spogliati>> , le intima lei in un sussurro ed Irene da brava bambina lascia che il vestito le scivoli sui fianchi a raccogliersi sul pavimento in una macchia nera, senza vita.

Lei la osserva come farebbe un acquirente ad un ‘asta, la scruta con meticolosità; quando fa per togliersi anche gli splendidi sandali con un comando perentorio le ordina di tenerli.

Anche lei si toglie il lungo abito di velluto verde, sotto è completamente nuda, non indossa lingerie di alcun tipo, solo la pelle bianchissima, i seni eretti e il pube dorato.

Irene la fissa, è la prima volta che una donna si esibisce davanti a lei in modo così esplicito e provocante.

La rossa le sgancia il balconcino, le sfila le mutandine e davanti al suo pube rasato reprime un sorriso << adoro assaggiare la fica di una donna depilata>>, in bocca a lei anche le parole più volgari hanno un suono diverso, accattivante.

Irene è bagnata e calda, la voglia si trasforma in brama violenta, le tornano vivide le scene a cui ha assistito durante il suo viaggio notturno, e il desiderio così a lungo sollecitato, esplode nella sua testa, inconsciamente schiude le gambe, il clitoride gonfio pistillo, è già pronto per il sommo piacere.

Ma la donna, abile maestra di seduzione, frena le sue voglie, vuole condurre il gioco, è lei che deciderà quando i tempi saranno maturi.

Con decisione chiama il ragazzo, anch’egli volontario schiavo della superba padrona che reca con sé una valigia di cuoio nero e così come dal nulla è comparso nel nulla svanisce, consapevole attore di sé stesso.

Irene è ferma sul letto, immobile, prezioso oggetto di piacere, gode del suo nuovo ruolo, ed apprezza le sottili arti di Lei che conduce.

Dalla valigia, la rossa tira fuori due corde e con destrezza lega le braccia e le gambe di Irene divaricandole, Irene sente i muscoli tendersi e questo leggero dolore si fonde al piacere suscitando sensazioni ancora più forti.

E’ completamente in balia delle sue voglie, gambe divaricate, sesso esposto, volto denudato…in cuor suo desidererebbe che queste corde stringessero ancor più, che il sottile dolore si trasformasse in sofferenza.

Costretta sul letto si interroga su se stessa, su questa Irene sconosciuta che inaspettatamente viene a galla, sul sottile piacere che la pervade all’idea di essere sottomessa, totalmente, completamente in balia degli eventi.

La donna la guarda, è nuda, bianca, splendida, mentre la luce della luna filtra dalle ampie finestre e si confonde nella stanza semibuia.

Lei inizia a toccarsi, davanti al volto di Irene che intravede, tra i peli dorati, il rosa acceso della carne, il luccichio degli umori, e percepisce il forte odore di femmina.

Con carezze prima lente, poi sempre più rapide si concentra sul proprio sesso, infila il lungo dito laccato di rosso nell’apertura rosa, lo tira fuori e ancora bagnato lo avvicina alla bocca di Irene che delicatamente schiude le labbra ad assaporare, per la prima volta il gusto femmineo.

la Rossa scende verso il suo pube e con voracità le lecca la fica: colpi lenti ma decisi, cadenzati, dapprima con delicatezza, poi con forza sempre maggiore le schiude il sesso e le infila un dito che si insinua perverso nelle sue profondità.

Legata, stordita dal piacere,si accorge che le dita da uno diventano due, poi tre, poi di nuovo due, lei continua  a leccarla, fino a quando, completamente bagnata ospita  interamente la mano della donna dentro di se.

Prova un piacere immenso, totale, l’idea di quella mano che la fruga, che lentamente esce per poi rientrare la manda in estasi e dopo pochi minuti sente che l’orgasmo, tanto atteso sta per giungere, ma la donna si accorge dei suoi spasimi, dei suoi muscoli tesi e si blocca dicendole << non è ancora il momento, piccola cagna di venire, sarò io a dirti come e quando penderti il tuo piacere>>, Irene si divincola, frustrata e ancora eccitata, ma la donna, Padrona esigente la tacita con un lungo bacio sulla bocca.

<<Adesso sarai tu a regalarmi lo stesso piacere>> così dicendo la slega e con le gambe aperte davanti a lei, in un gesto di sfida si allarga la fica con le mani: << vieni piccola ingorda, lecca i miei umori, assapora il gusto del proibito, fammi godere con  le tue dita inesperte>>, Irene è spaventata, non ha mai accarezzato una donna e ancor meno ha mai ipotizzato il piacere che da esso deriva, lentamente, come una bimba ubbidiente si avvicina al pube della donna e con delicatezza sporge la lingua a titillarle lentamente il clitoride, la rossa asseconda il suo ritmo poi avvicina la mano di Irene alla sua apertura e lei, con la dedizione della brava novizia, infila le sue esili dita, sente l’interno umido, caldo e una voglia prepotente l’assale, continua a leccarla, sempre più ardita, il piacere di darle piacere la spinge a continuare all’infinito, ma la rossa è sempre più smaniosa e con fare deciso infila sempre più in profondità le dita di Irene; lei, capisce cosa desidera e lentamente, dolcemente fa scivolare l’intera mano dentro la donna: si muove dapprima con estrema cautela, moti calmi, placidi, poi incitata dal suo stesso piacere aumenta il ritmo, esce ed entra da lei con la foga di una gatta selvaggia, estasiata, ardita, completamente dimentica di chi è di dove si trova.

Dopo un tempo che a Irene sembra infinito la donna la ferma, tira fuori la mano umida e la lecca con ardore, poi la fa girare, la mette a quattro zampe e le bagna il suo pertugio più stretto.

Quando la sente pronta, si avvicina al comodino, prende un vibratore trasparente, lo umetta con della vaselina e lentamente la possiede da dietro, con questo oggetto che a Irene sembra di dimensioni smisurate.

Inizialmente sente il vibratore penetrarle dentro con difficoltà, poi sempre più dilatata al dolore si sostituisce un godimento nuovo.

La donna la possiede così per un tempo infinito, e mentre la affonda, le lecca la fica , le titilla il clitoride, le infila dentro le sue abili dita….Irene non ce la fa più, la implora di darle il massimo del piacere, ma la donna non ancora sazia chiama il giovane e ordina a Irene di leccare il sesso dell’uomo…..così mentre lei continua a giocare da dietro Irene, affonda le labbra sul pene eretto del ragazzo.

Ad un cenno della donna il bel giovane si sposta e sostituisce al vibratore il proprio uccello: cavalca Irene con foga, la penetra in profondità, mentre le mani della donna le toccano il seno, le stringono i capezzoli turgidi e la sua bocca si insinua ovunque.

Irene si sente morire, ha il bisogno prepotente di raggiungere l’orgasmo e alla fine stravolta, si lascia andare ad un grido di piacere che risuona nella stanza buia: anche il giovane gode con lei, velocemente esce dal suo pertugio per andarle a inondare la bocca di sperma, che la rossa si precipita a bere dalle sue labbra tremanti di piacere.

Alla fine distesi sul letto sprofondano in un sonno ristoratore.

E’ mattino, il sole si insinua tra le finestre della stanza, Irene guarda l’orologio e con un sospiro si alza, indossa i vestiti che la sera prima aveva lasciato sul pavimento, si veste in fretta, infila la porta e velocemente raggiunge la clinica. Ha diversi appuntamenti oggi, si deve preparare per un intervento delicatissimo, è agitata ma di ottimo umore.

Quando raggiunge lo studio il suo giovane assistente è lì ad aspettarla con il caffè in mano, mentre la bella segretaria dai capelli rosso fuoco e gli occhi di ghiaccio sistema l’agenda con gli appuntamenti: << Buongiorno dottoressa>>, il timbro di voce è basso, rauco conturbante <<ha un’aria splendida stamattina, immagino abbia trascorso una bella serata>>  << si una serata veramente memorabile, diversa dal solito…..>>, con un sorriso si guardano mentre il giovane dottore si avvicina e con gesti eleganti le porge il camice, bianco, lindo, immacolato.

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Commenti

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  • dianapiualex, 45/45
    il racconto è raffinato .....come del resto l'incontro notturno di irene...complimenti !!!!!!
    Leggi di più arrotolare