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Shooting
Era un caldo mercoledi di agosto e verso le 9:00 mi apprestavo ad andare a casa di un cliente per un servizio fotografico, Lui mi aveva parlato della sua relazione e del fatto che di tanto in tanto si divertiva vedere la moglie godere o giocare con altri uomini e si eccitava a guardare delle foto e video ricordo.
10:00 Arrivo in una bella casa a nord di salerno, mi apre lui un bell'uomo sulla 50, ci salutiamo decidiamo la le pose, le location dove scattare e i tagli di inquadratura nel mentre prima di scattare mi domanda se mi va un caffè o un bicchiere d'acqua, io accetto volentieri, cosi chiama la moglie, Martina, chidendogli di portarci un po d'acqua, cosi da un angolo leggermente in ombra una donna dalla pelle chiara e dai capelli rossi con un vestitino molto estivo con un fiocco che le sorreggeva il seno, un seno molto abbondante, io rimango un po spiazzato, il marito ci presenta, parliamo un po e lei ci ascolta lamentando l'eccessivo calore e passandosi le dita nel solco della sua immensa scollatura, io cerco di ricordarmi che sono li per lavoro cosi invito il mio cliente a cominciare, lei rimane li in zona, ed appoggia ad ogni scatto, con la scusa di guardare il marito attraverso lo schermo della fotocamera, il suo seno abbondante su di me, non deve indossare il reggiseno perchè sento i suoi capezzoli turgidi fare pressione sul mio avambraccio, cerco in tutti i modi di dissimulare quando in mio soccorso viene il marito che richiama la moglie consigliandogli dopo di approfittare per farsi fare due scatti da me, ma di lasciarmi adesso concentrarmi, finiamo il servizio sono le 11:00 e lui mi sussurra qualcosa all'orecchio:
"falla giocare un po, io poi mi guardo gli scatti" mi allunga una SD e mi dice di lasciargli gli scatti della moglie, la chiama, "Martina vieni qui, io vado a lavoro" , Martina ci raggiunge e lui le fa :" le tue foto però te le paghi da sola cara!"
di nuovo si gira verso di me e allungandomi il compenso per le sue foto mi intima "fammi degli scatti sexy" poi di nuovo quel "divertitevi". La porta si chiude e subito onde evitare imbarazzi le chiedo se ha in mente qualche abito da provare, cosi mi porta nella sua stanza da letto e tira fuori molti vestiti sexy, infermiera, cameriera , tuta di latex, io le consiglio di cominciare a provarne uno, mentre faccio per alzarmi e uscire lei gia ha fatto cadere il vestitino rosso a terra, non distogliendo mai lo sguardo da i miei occhi si avvicina e prende il vestitino da cameriera che è li sul letto di finaco a me, lo indossa completo di spolverino e mi sorride, io ormai ho capito che il discorso sulla coppia era stato fatto proprio nell'ottica del nostro appuntamento casalingo, ci spostiamo in soggiorno scegliamo le luci e le location e cominciamo a scattare, mentre scattiamo, lei si sbottona la veste, comincia a giocare con i suoi seni, io sono ormai duro e lei lo nota, avvicinandosi con lo spolverino, mi solletica l'uccello, poi mi guarda e mi dice: Possiamo accordarci sul pagamento? io le rispondo certo! Poi lei mi guarda tirando fuori un leccalecca dalla tasca, accetti qualsiasi tipo di pagamento? io sorrido, lei poi incalza: Facciamo cosi se te lo succhio il tempo del tuo lavoro? più foto voglio che mi lavori, più te lo succhio, devo essere io contenta degli scatti, però voglio fare anche un regalino a mio marito quindi voglio riprendermi!
io sono un pò preso alla sprovvista ma alla fine dico un secco: "Ci sto!"
Quindi continuiamo gli scatti dopo circa una 20 di minuti mi chiede anche qualche foto con il mio pisello in bella mostra, la cosa mi diverte cosi facciamo qualche scatto con il mio cazzo duro come il marmo adagiato sul suo viso sorridente, ne facciamo un paio di profilo con la sua punta della lingua che tocca la mia cappella pulsante, altri dove lei lo mostra adagiato sul suo seno, bhe abbiamo finito, a questo punto chiedo un posto per il pc, lei mi indica il top in cucina, cosi io rimango in piedi e lei si accomoda con un cuscino sotto al top , cosi dopo aver posizionato il suo cellulare per riprendersi, abbiamo cominciato.... e durato più del previsto, di solito mi capita che le donne si stanchino velocemente di succhiare un cazzo cosi, lei invece sembrava sempre più affamata, 2h dopo ero venuto 4 volte ma avevo finito....le do la schedina con le sue foto, lei mi guarda intensamente e mi sorride:" oggi ci siamo conosciuti ma la prossima volta voglio saltarci sopra" mi fa l'occhiolino e si riveste. mi accompagna alla porta poi in serata mi arriva un messaggio
" grazie amico gli scatti sono splendidi, e gia mi sono fatto una sega guardando il vostro video!
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1 anno fa
admin, 75
Ultima visita: 46 minuti fa -
La zia
Sono le 9 di mattina e sono sotto il palazzo di una coppia di amici, ci siamo accordati per un gioco di ruolo dove io interpreterò il nipote immaturo sessualmente che darà una mano nelle faccende domestiche.
Arrivo in tuta come da accordi, busso e mi invitano a salire al piano.
Sono eccitato ma cerco di entrare subito nella parte, mi apre lui un uomo alto e imponente che mi saluta ad alta voce come per far sentire la moglie del mio arrivo, per semplificare li chiameremo con le iniziali dei loro nomi L per Laura e S per Stefano.
S: eccoti qui, come è andato il viaggio bello dello zio?
Io: Bene grazie
S: allora posa lo zainetto e vai a dare una mano a tua zia che io sono in ritardo per il lavoro!
Laura arriva all’ingresso è una bella donna bionda sulla 40ina è giunonica ma molto soda, indossa una canotta molto grande che le fa da abito.
L: Ciao amore! Ci vediamo più tardi per pranzo.
S lavora allo stesso piano in un altro appartamento, cosi L mi guarda e mi ordina di andare a lavarmi le mani e raggiungerla in camera da letto che c’è da rassettare.
Vado in bagno e colgo l’occasione per togliermi i boxer e lasciare il pendolo ben in vista, mi lavo le mani e mi dirigo in camera da letto, lei è seduta sul letto al telefono alza lo sguardo e mi osserva da capo a piedi.
L: eccoti qui! Allora sposta queste lenzuola da piegare e aiutami a fare il letto!
Io prendo di peso la pila di lenzuola pulite e la ripongo su una poltrona che è li in camera in un angolo. Mi avvicino al letto e lei mi lancia il coprimaterasso in faccia e sorride, le passo un lato e lei si china per sistemarlo, il mi sguardo cade subito nella enorme scollatura della sua canotta, senza intimo vengo quasi ipnotizzato dal modo ondulatorio del suo seno mentre da degli schiaffi al letto per stendere il coprimaterasso, passiamo al lenzuolo e già sento che il mio amichetto si sta svegliando, dalla tuta si incomincia a delineare un salsicciotto che mi pende fra le gambe, lei lo guarda e sorride, dopo aver finito con il letto passiamo a piegare le lenzuola, lei ne approfitta per schiacciarsi addosso a me ogni ultima piega prima di riporre le lenzuola nell’armadio, con l’ultimo lenzuolo me lo fa mantenere con la scusa che ci sia qualcosa,mentre lei passa una mano come per pulire quella macchia, che si trova proprio all’altezza del mio pendente, lo sbatacchia un altro poco, poi ripone via l’ultimo lenzuolo. Adesso mi chiede di mantenerle la scala mentre spolvera il lampadario, mentre sale comincio a notare la sua sola biancheria, un perizoma ricamato nero che fa da cornice ad un bel culo rotondo. Dopo aver spolverato mettiamo via la scala e lei si fa accompagnare in bagno.
L: bene adesso ci prepariamo che poi ti devo accompagnare che hai gli allenamenti!
E’un bel bagno patronale, lei prende un detergente e dell’acqua e comincia a sciacquare la vasca da bagno, con un po di astuzia si bagna la canotta, ora quelle tettoone sono fradice, lei mi guarda sorridente poi mi intima.
L: togliti i vestiti che non si possono bagnare, tanto siamo tra di noi!
Io mi tolgo i vestiti e lei rimane in tanga, riempie la vasca poi mi fa avvicinare, comincia ad accarezzarmi il cazzo.
L: e che cosa hai qui? Che ci fai con questo eh?
Io faccio un po il finto tonto imbarazzato
L: lo lavi bene?
Io annuisco ma lasciando intendere un po di perplessità, cosi lei mi guarda e mi dice
L: vabbhe dammi una mano a lavarmi che dopo ti insegno io!
La vasca è piena e lei si sfila il perizoma, entra in vasca mi passa una spugna.
L: adesso lava la zia
Io comincio a passarle lentamente la spugna con l’acqua calda sul volto, poi il collo, poi le passo la spugna sulle braccia, lei ogni tanto ne approfitta per toccarmi, le comincio a pulire i seni li guardo mentre piano piano le passo la spugna un seno alla volta.
L: ti piacciono
Io annuisco e le fisso come ipnotizzato, poi lei mi richiama all’ordine e mi porge una gamba, le passo la spugna sulle gambe, poi mi indica la sua passera , è depilata e il suo gesto di allargare le gambe la mette in bella vista
L: la spugna qui no però, prendi il sapone intimo, mettine un po sulla mano e puliscila con cura
Io eseguo e le insapono prima il monte di venere e poi con le dita piano piano vado alla scoperta delle sue labbra.
L: adesso mi devi insaponare tutta e poi lavare
Io eseguo la insapono tutta mi concentro molto sulle tette e il mio cazzo incomincia a pulsare le lo guarda e mi invita ad entrare in vasca, mi lascia in piedi poi mi prende il cazzo con una mano e con l’altra mi scopre piano piano il glande poi con il dito circoscrive l’areola del glande facendomi avere un brivido.
L: vedi qui si puo annidare lo sporco!
Prende con una mano del sapone e con l’altra afferra con forza la base del mio cazzo che ormai si è trasformato in un blocco di vene e con l’altra mano comincia ad insaponarlo, io non riesco a stare fermo immobile, lei mi guarda mi sorride
L: Vedi devi strofinarlo bene! Energicamente
Non so se è l’eccitazione, il sapone, quella stretta famelica o quella sega vigorosa sta di fatto che sento di venire cosi la guardo e le dico
Io: zia sta per succedere qualcosa
Mi sorride mi afferra le palle con una presa dedicata ma decisa e continua a segarlo forte si fa venire sulle tettone.
L: visto lo devi svuotare ogni tanto, altrimenti si riempie!
Io sto sbavando e sorrido, lei si alza insapona me e lei e ci sciacqua con la doccetta.
Usciamo dalla vasca e le porgo l'accappatoio lei mi abbraccia per asciugarmi e ci strofiniamo un po, poi mi intima di passare all’asciugatura cosi mentre lei si asciuga i capelli mi dice.
L: anche le donne si devono svuotare sai! Vuoi dare una mano alla zia?
Io annuisco e li mi passa un dildo e del lubrificante poi si siede su uno sgabello di fronte a una toilette da bagno mi fa accomodare sotto il tavolo.
L: prima lubrifichi
Stappo il lubrificante e le massaggio tutta la passera, mi piace e mi sto eccitando di nuovo, poi mi passa il dildo e mi invita a seguire il suo ritmo.
Cosi comincio a penetrarla mentre si asciuga i capelli, comanda i miei movimenti, si contorce e gode poi spegne il phon e mi dice
L: perfetto ci idratiamo un po e ci possiamo rivestire!
Prende un grosso flacone di olio da massaggi un asciugamano grande e si fa seguire sul letto, si stende e mi invita a massaggiarla, le massaggio tutto il corpo sbattendole spesso il mio bastone di nuovo eretto sul corpo, lei mi chiede di usarlo per il massaggio, cosi comincio a sbatterlo prima sulle sue gambe poi sulle braccia, poi si gira e continuo con il massaggio con particolare attenzione per le sue areole, i suoi capezzoli e il suo clitoride, lei con le mani unte gioca a farsi sfuggire il mio pendente dalle mani, poi mi invita allo scambio di ruolo, mi metto di schiena ma mi invita a girarmi, prende l’olio e ne fa cadere una cascata sul mio membro eretto, poi con la sua presa ben salda comincia a strizzarlo per bene, mi massaggia le palle e mi dice
L: ma qui c’è ne ancora!
Cosi comincia a segarmelo lentamente ma con una forte presa, sembra un totem ormai che si erege dinnanzi a lei, lei lo guarda ammirandolo
L: è bello, ma impegnativo non tutte saranno capaci…adesso alzati che cosi non ci sporchiamo!
Mi mette in piedi dinnanzi al letto, si mette dietro di me e sento tutto il suo corpo oleato, si struscia sulla mia schiena mentre mi riprende con due mani l’uccello e mi masturba fino a farmi schizzare nuovamente, stavolta sull’asciugamano.
L: ah è un lavoraccio, adesso vestiamoci che facciamo tardi
Ci diamo una mano a vestire a vicenda palpandoci e scherzando, poi passiamo dall’ufficio del marito per le chiavi della macchina.
S: allora tutto bene ti ha dato una mano?
L: E’ un bravo ragazzo, dobbiamo insegnargli ancora molte cose….ma stasera lo zio ha diritto a tutto ciò che vuole!
S: Allora è andata molto bene! Sono felice , di a tua madre che puoi venire quando vuoi a dare una mano alla zia!
Ci mettiamo in macchina e lei si fa guidare alla mia, non so se continuare ancora con il gioco, ma aspetto una sua mossa
Io: ecco è qui!
Lei accosta e mi dice
L: sai è stato molto bello, non ho mai una mano, se qualche altra mattina vuoi venirmi ad aiutare la zia ti insegna qualcos’altro.
Poi mi prende le guance e mi stampa un bel bacio affettuoso.
L: a presto!
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1 anno fa
admin, 75
Ultima visita: 46 minuti fa -
Come si compete con l’amante gay di tuo marito?
Mi chiamo Claudia, ho trentadue anni e sono una bella donna, alta, mora, seno abbondante, bocca ampia e carnosa, un bel culo. Sono sposata con Fabio da dieci anni. Ho sposato mio marito che ero troppo giovane: avevo appena 22 anni e, fino a poco tempo fa, mi ero pentita della scelta che avevo fatto. Ero ancora nei migliori anni della mia vita ed avevo voglia di godermi ogni cosa, lui, invece, ha dieci anni più di me e sembrava essersi già spento. Non facevamo niente insieme e nemmeno il sesso era più appagante. Passavamo sere che nemmeno mi guardava, eppure io ero una bella donna; mi vestivo in modo seducente per farlo eccitare, ma non reagiva molto. Ho iniziato a pensare che avesse un’altra donna e, forse, era così. A volte tornava a casa tardi, dicendo che si tratteneva in ufficio per lavoro. Ho iniziato ad avere seri dubbi, quindi ho deciso di indagare. La prima volta che mi ha detto che sarebbe tronato tardi, mi sono appostata fuori dal suo ufficio e l’ho visto uscire con un tipo più giovane di lui. La cosa mi ha un poco stupito e, molto discretamente, li ho seguiti. Si son fermati in un parcheggio in periferia e grande è stato il mio stupore nel constatare che a mio marito piacevano i maschi. A turno si sono succhiati a vicenda e, poi lui si è scopato il giovane. Ha goduto molto il tizio, perché Fabio è ben messo e lo ha stantuffato a lungo. Alla fine gli è venuto in bocca e poi si son baciati. Ero allibita! Non sapevo cosa fare. La cosa strana però era che mi ero eccitata a vederli scopare. Mi ero detta, prima di fare questa scoperta, che se anche avesse un’altra donna, non mi sarebbe importato: ero decisa a dare una svolta alla mia vita e di tornare a provare emozioni forti, ma nulla di tutto questo potevo immaginare.
Come si compete con l’amante gay di tuo marito? Per giorni ho cercato una soluzione, senza trovarne. Poi la svolta è arrivata, come spesso capita casualmente. Lavoro in un ufficio contabile e, tra i miei colleghi, c’è Bruno, un bell’uomo di mezza età. È scapolo e, in tanti, dicono che sia gay. Io non ne sono convinta, anzi spesso ho notato il suo sguardo indugiare sul mio culetto o sulle mie cosce. L’occasione di lavorare assieme, arriva quando il nostro ufficio prende in carica la contabilità di una azienda, dove il vecchio commercialista aveva fatto un vero disastro. Dobbiamo recarci spesso in azienda e questo ci porta a frequentarci in maniera più assidua e riservata. Durante i ripetuti viaggi in auto, io lo stuzzico accavallando le gambe e mettendo in mostra le mie cosce, ben fasciate da calze autoreggenti. Lui non sembra insensibile alla provocazione, tanto che ci prova.
«Lo sai che sei davvero bella? Fra le colleghe sei davvero quella più intrigante. Ti scoperei volentieri»
Lo guardo lusingata e gli preciso che sono sposata. Lui ride e mi risponde a tono.
«E allora? Io non sono mica geloso!»
Gli sorrido e rispondo che lo trovo molto attraente e, forse, è stato questo il motivo, insieme all’esser trascurata dal partner, che mi ha fatto cedere al suo corteggiamento.
«Ok, va bene, ma come mi scoperesti? E dove?»
Lui mi sorride e tiene a precisare che è a conoscenza del fatto che, in molti, lo credono gay, quindi, per sfatare questo luogo comune, mi propone di farlo a casa sua. Lo guardo fra l’incerto e l’incredulo. Quella richiesta diretta mi ha fatto eccitare, non resistito e l’ho baciato; lui, per tutta risposta, ha deviato il percorso verso casa sua. Appena dentro mi ha subito stretto a sé e mi ha baciato. La sua lingua è entrata di prepotenza nella mia bocca ed ha giocato con la mia. Sembrava un polipo. Sentivo le sue mani dappertutto. Ho spinto il mio ventre contro di lui ed ho sentito un bel palo premere contro la mia fica. Mi sono inginocchiata e l’ho tirato fuori. Ho trovato davanti al viso un bel cazzo duro, venoso ed abbastanza lungo. Anche la circonferenza era buona, solo la cappella era piccola.
«Brava, leccalo tutto! Dai, che ti voglio scopare! Sapessi da quanto lo voglio!»
Mi ha infilato il cazzo tutto in gola. Ero davvero eccitata e mi piaceva sentirlo spingere tutto dentro. Ero un lago fra le cosce. La mia micetta schiumava in continuazione, ad ogni affondo di quella verga poderosa, dentro la mia gola. Si è gustato la mia bocca ancora per un po’, poi mi ha sollevato e mi ha fatto inginocchiare sul divano. Mi son ritrovata a gambe aperte, le mutandine sul pavimento e la sua lingua nella mia fica. Mi fa leccato per bene, mi ha fatto venire con le dita e con la lingua. Ho goduto molto, quasi all’istante.
«Sì, dai! Sei meraviglioso! Dai, che vengo! Vengo!»
Sono stata scossa da un orgasmo devastante che mi ha fatto tremare tutta e, nello stesso tempo, mi sentivo svuotata, perché era da tempo che non riuscivo godere così intensamente. Ero anche stupita dalla facilità con cui ci era riuscito, in maniera così repentina. Poi si è sollevato e, dopo avermi preso in braccio, mi ha portato in camera da letto e, in un attimo, eravamo entrambi nudi ed avvinghiati sul letto. Lui si è inginocchiato di nuovo fra le mie cosce e me lo ha infilato dentro. Lo sentivo enorme, che mi entrava fino in fondo; mi dilatava la fica, senza nessuna difficoltà. Ero eccitata come non mi succedeva da tempo ed ho goduto tantissimo.
Abbiamo cambiato diverse posizioni e lui mi ha fatto provare molteplici orgasmi; alla fine, l’ho implorato che volevo vederlo godere ed assaporare in bocca il suo piacere. Lui ha continuato a stantuffarmi ancora un po’, poi si è spostato e mi ha offerto la cappella, appoggiandola alle mie labbra e mi ha sborrato in bocca.
«Bevi, troia! Ingoiala tutta! Sei una meravigliosa puttana, tutta da godere!»
L’ho leccato e succhiato fino all’ultima stilla. Lui però sembrava non ancora pago; mi ha sollevato e messo inginocchiata davanti a lui e, dopo essersi posizionato dietro di me, ho sentito quella piccola cappella premere contro il buco del mio culetto ed iniziare ad entrare molto dolcemente. Ho fatto un bel respiro, poi mi son rilassata ed ho accettato quella penetrazione così vigorosa, che mi stava slargando il culo. Mi ha pompato per bene ed a lungo, anche in quel modo. Ho avuto altri orgasmi e, alla fine, mi ha riversato ancora una bella dose di crema dentro l’intestino. Sfiniti, ci siamo distesi sul letto e lui si è complimentato con me per il grande piacere che gli avevo donato.
«Sei una femmina calda, libidinosa e mi stupisce che tuo marito ti trascuri.»
L’ho guardato e, con voce un po’ malinconica, gli ho detto che aveva altri interessi, al di fuori di quelli di far sesso con me. Lui mi ha sollevato il mento e mi ha guardato cercando di capire. Poi ha insistito e, alla fine, sono crollata.
«Non gl'importa aver una moglie bella e troia, a lui piacciono i maschi!»
Bruno mi ha guardato un po’ stupito, poi ha voluto tutti i dettagli ed io gli ho raccontato per filo e per segno, cosa mi stava angustiando. Mi ha scrutato in viso e mi ha chiesto quali erano le mie intenzioni: se, cioè, avessi voglia di prendermi una piccola rivincita. L’ho guardato senza capire ed allora lui è stato esplicito.
«Come hai potuto constatare, mi piace molto scopare una bella donna, ma non disdegno neanche sfondare qualche culo maschile. Sono bisex e, se vuoi, possiamo in qualche modo sfruttare il lato positivo di questa tua disavventura. Devi solo farmi vedere chi è l’amichetto di tuo marito, poi, al resto, ci penso io.»
L’ho guardato molto stupita. Ho realizzato che in fondo avrei potuto anche prendermi una piccola rivincita e così, il giorno dopo, durante la pausa pranzo, gli ho mostrato chi era il giovane con cui si intratteneva mio marito. È passata circa una settimana e poi lui, una sera, mi ha detto che mi sarei dovuta nascondere in casa sua, perché mi avrebbe fatto una sorpresa.
Ho eseguito alla lettera le sue istruzioni e, tesa e nervosa, mi son nascosta nel suo appartamento in attesa degli eventi. Grande è stato il mio stupore, quando ho sentito entrare delle persone ed la voce di una di esse mi è sembrata familiare. In effetti lo era, perché apparteneva a mio marito Fabio. Era insieme a Bruno ed al suo giovane amichetto. Michele, il giovane amante di mio marito, appena entrato, si è inginocchiato davanti a loro due e, dopo aver estratto i loro cazzi già tesi e duri, ha preso a succhiarli avidamente. Ammetto che la scena mi ha eccitato e così ho infilato una mano nelle mutandine ed ho preso a masturbarmi lentamente, mentre osservavo quel giovane infilarsi con disinvoltura quelle due notevoli verghe che aveva davanti alla faccia. Ho provato un po’ di invidia per la sua abilità nell’ingoiare quei cazzi. I due lo hanno lasciato fare per un po’ e, mentre quello faceva loro un gran bel lavoretto di bocca, Bruno d'un tratto ha messo una mano dietro la nuca di Fabio, lo ha tirato verso di sé e lo ha baciato in bocca. Ho visto con quanto ardore mio marito rispondeva a quel bacio per poi staccarsi. A quel punto anche Fabio si è abbassato davanti a Bruno e, insieme a Michele, ha preso a succhiargli il cazzo. Ora erano in due a dedicarsi a quella verga che qualche giorno prima mi aveva sfondato e fatto godere tantissimo. Come da copione predisposto, Bruno li ha portati in camera da letto, dove si sono denudati ed io mi sono appostata fuori sul terrazzo, dove lui aveva saggiamente lasciato una finestra aperta ed una tenda parzialmente scostata. La scena che si è presentata davanti ai miei occhi era decisamente molto erotica. Fabio inculava Michele, che, a sua volta, succhiava il cazzo a Bruno. Questo gioco è durato un po’, poi, ad un tratto Bruno ha fatto distendere Michele e Fabio vi è montato sopra, continuando ad incularlo. Bruno, a quel punto, si è posizionato dietro Fabio e, dopo averlo fatto piegare un po’ in avanti, con due spinte decise gli ha infilato il cazzo tutto nel culo. Ho notato una smorfia di dolore sul volto di Fabio, che, ben presto, si è trasformata in una maschera di piacere. Quello strano trenino mi eccitava e, senza quasi rendermene conto, ho aperto la finestra e sono entrata. Per un attimo, solo Bruno si è reso conto della mia presenza e, quando Fabio se n’è accorto, la sua reazione è stata quella di assoluto stupore. Di colpo si è sfilato da quel groviglio e, con la testa bassa, è venuto verso di me.
«Non ho scuse e non ne cerco. Come vedi, ultimamente mi piace provare emozioni diverse, quindi, firmerò senza esitare le carte per il nostro divorzio.»
Michele lo guardava senza capire, Bruno mi ha sorriso ed ha fatto un cenno negativo con la testa.
Io ero eccitata in maniera eccezionale, soprattutto ero soddisfatta per quello che la situazione mi prospettava in futuro. Non volevo affatto divorziare e, quindi, ho dettato le mie regole.
«Non voglio divorziare da te, anzi, ora che ho capito come stanno le cose, voglio che fra noi siano ben chiare due cose: io mi scopo tutti quelli che voglio e tu non devi trovarci nulla in contrario. Inoltre, quando ti fai questo bel maschietto, lo devi fare in casa nostra e sotto la mia attenta supervisione.
Se mi va, partecipo, altrimenti sto solo ad osservarvi, oppure invito Bruno a partecipare così da farmi scopare da lui sotto i tuoi occhi.»
Fabio non ha battuto ciglio. Ha accettato le mie condizioni e la nostra vita è cambiata decisamente in meglio. Da tempo, ormai, sono l’amante fissa di Bruno, con il quale scopo ogni volta che ne ho voglia, oppure, insieme, andiamo in qualche club prive', dove io soddisfo ogni mio desiderio con chi mi pare. Inoltre Michele frequenta abitualmente casa nostra, dove si lascia scopare da Fabio sotto i miei occhi e, a volte, io indosso uno strap-one e me li inculo entrambi. Spesso penso che sono stata fortunata a far la puttana con Bruno, perché questo mi ha permesso di cambiare e migliorare la mia vita e salvare il mio matrimonio. Di questo gliene sarò sempre ed eternamente grata.
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1 anno fa
baxi18, 55
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Cinque cazzi neri per mia moglie.
Mi chiamo Carlo, sono sposato da sette anni con Cinzia. Entrambi trentacinquenni, stiamo insieme da dieci anni ed abitiamo in una grande città del nord. Io sono un giovane di media statura, moro, occhi scuri e dal carattere abbastanza mite. Sono discretamente dotato e, soprattutto, adoro molto indugiare nei preliminari, cosa che Cinzia gradisce molto. Lei è una bella ragazza, alta un po’ più di me, bionda, occhi chiari e labbra carnose. Ha un bel seno, quasi una quarta piena ed un bel culo a mandolino che culmina su delle cosce lunghe e ben tornite. La nostra è una storia come tante altre, partita con i migliori auspici, perché iniziata sui banchi di scuola, ma ora divenuta decisamente coinvolgente e intrigante. Il sesso tra noi è sempre stato molto soddisfacente e, fin da subito, ci è piaciuto esplorare i nostri corpi, per poi, in seguito, donar loro intense emozioni provocate da momenti di piacere vissuti attraverso esperienze man mano sempre più eccitanti. Ora siamo una coppia felice perché siam diventati una coppia cuckold. Abitiamo in un piccolo appartamento, posto in un quartiere frequentato prevalentemente da giovani studenti di varie nazionalità, che ne affittano gli appartamenti, perché a breve distanza da una delle più famose università per stranieri della nostra nazione. Di recente un appartamento sul nostro stesso pianerottolo è stato ceduto in affitto a tre ragazzi americani: Tom, Miky ed Henry, tutti e tre di colore. Appena sistematisi, i tre, molto garbatamente, vennero a farci visita per acquisire informazioni utili al loro soggiorno nella nostra città. Erano tutti e tre giovani, di bell’aspetto e molto educati. Parlavano un italiano molto stentato e, poiché sia io che mia moglie, parliamo l'inglese, il dialogo ha subito preso una piega abbastanza soddisfacente per entrambi. Ci siam trovati immediatamente a nostro agio con loro che erano giovani e molto interessati a stabilire un buon rapporto di vicinato. Una sera di inizio settembre, con ancora tanta afa tutt'intorno, indossavano pantaloncini da basket e canottiere che mettevano in evidenza una bella corporatura abbastanza muscolosa, sicuramente più della mia e, quando li ho fatti accomodare, è arrivata Cinzia, che, appena uscita dalla doccia, aveva indosso un accappatoio piuttosto corto. Mentre parlavamo, Cinzia, che si trovava di fronte a loro, accavallò un paio di volte le gambe ed io notai che lo sguardo dei tre fu calamitato dal centro del suo inguine, notai inoltre che anche lei se ne era accorta, ma la circostanza non la indusse a modificare la sua posizione, anzi, ad un certo punto, si alzò, la cintura si allentò, ma a me parve chiaro che di sicuro l’avesse allentata lei, e rimase con tette e fighetta, completamente rasata, in bella vista. Con finto imbarazzo, la richiuse. Non appena furono usciti, Cinzia andò verso la camera da letto ed io la seguii. Immediatamente mi resi conto che aveva una voglia incontenibile di far sesso. Le misi una mano tra le gambe e sentii che la sua fighetta gocciolava. Senza dir nulla mi mise la mano sul cazzo e iniziò a menarlo, poi si abbassò, lo prese in bocca ed iniziò a spompinarmi in modo selvaggio.
«Cazzo, sei davvero molto eccitata. Scommetto che ti ha molto eccitato a mostrarti a quei tre maschioni.»
Ha continuato a succhiarmi il cazzo e poi, alla fine, se lo è tolto dalla bocca e, con voce languida, mi ha risposto.
«Ebbene sì! Quei tre maschi mi hanno intrigata e poiché non ho mai scopato con ragazzi di colore, averne a portata di mano tre che mi spogliavano con gli occhi, mi ha davvero eccitata.»
Poi è salita su di me e ha cominciato a scoparmi con una foga davvero unica. Era eccitata e sbrodolava ad ogni organo, come non la sentivo da tempo. Per circa un mese, siamo stati molto impegnati nel nostro lavoro ed abbiamo avuto solo poche occasioni di incontrare quei ragazzi, sia insieme che da soli. Dentro di me, però, dopo quella sera, era maturata per la prima volta la voglia di vederla scopata da quei tre. Un sabato, in tarda mattinata, ero solo in casa, Cinzia avrebbe lavorato fino alle 13:00. Mi suona Miky per chiedermi dove poter acquistare dei prodotti un po’ particolari per organizzare una cena, che avrebbe tenuto quella sera a casa sua, assieme ad altri due amici, appena arrivati dal loro paese. Mi son subito reso disponibile ad accompagnarlo in giro per i supermercati e, dopo un paio d’ore, mentre rientravamo a casa con le buste della spesa, abbiamo incontrato sia Cinzia che gli altri due. Subito Miky ha detto che gli avrebbe fatto piacere se fossimo stati presenti anche noi. Io ho guardato mia moglie e cogliendo un suo sorriso, mentre annuiva, abbiamo accettato di partecipare. La sera ci siam presentati alla loro porta. Cinzia, per l’occasione, indossava una camicetta bianca, senza reggiseno ed una gonna molto corta che, non appena si sedeva, lasciava intravedere le mutandine rigorosamente trasparenti. Appena entrati, siamo stati accolti da una vera ovazione e subito Tom ci ha presentato Lucky e Fred, due ragazzi dall’aspetto imponente, molto muscolosi che hanno determinato un impatto molto forte su Cinzia, che li guardava con molto interesse. Cinzia era l’unica donna presente alla cena e, quindi, è stata subito oggetto di attenzioni da parte di tutti, tranne Miky, impegnato in cucina. Ad un tratto ne uscì e ci invitò a degustare un prosecco. Nel fare il brindisi ebbe a rivolgersi a Cinzia, elogiando la sua bellezza.
«Un brindisi a questa splendida donna, che ho ammirato dal primo momento che l'ho vista e che ora ci onora della sua presenza qui. Spero che potrà ancora deliziarci della magnifica visione, accordataci la prima volta in casa sua.»
Lei ha sorriso imbarazzata, poi lui ci ha fatto accomodare a tavola ed abbiamo iniziato a mangiare. Per tutta la cena, fu un susseguirsi di brindisi rivolti a lei. Finta la cena, abbiamo preso posto sul divano. Cinzia aveva bevuto parecchio ed era parecchio su di giri; ormai sembrava non badare al fatto che la sua fica era sotto gli occhi di tutti: avendo la mutandina spostata un po' di lato, era visibile una delle sue labbra. La cosa stava eccitando molto tutti noi e lei sembrava particolarmente eccitata, così, quando l’argomento finì sul sesso, lei esordì dicendo che sarebbe stata curiosa di sapere se quello che si raccontava sui ragazzi di colore, cioè che fossero dei super dotati, era vero. Per un lungo istante, calò il silenzio totale, poi Miky si alzò in pedi e, aperta la patta dei suoi jeans, tirò fuori un cazzo davvero super. Ho visto Cinzia che guardava stupita, indugiando a lungo con gli occhi sul quell'enorme uccello nero; quasi sicuramente superava la lunghezza di venti cm, e non era ancora totalmente in erezione. A me, invece, si è presentata con immediatezza. Ero in attesa di sviluppi, perché ormai mi era chiaro che se la sarebbero scopata tutti, poi anche Henry aprì i pantaloni affermando che il suo cazzo era ancor più lungo di quello dell'amico. Lo tirò fuori, imitato da tutti gli altri. Vidi mia moglie sbalordita alla vista di quelle cinque verghe così enormi ed ancora non perfettamente erette davanti ai suoi occhi.
«Cinzia, se la tua curiosità è tale da voler constatare chi di noi ha il cazzo più lungo e grosso, dovresti aiutarci a farli indurire, così potrai effettivamente stabilire chi di noi ce l'ha più grande.»
Senza curarsi di me, Miky si è rivolto subito a lei che li guardava con la bava alla bocca. Uno dopo l’altro, si sono avvicinati a lei che li ha impugnati e segati un po', facendoli lievitare in maniera davvero notevole. Mentre ciò avveniva, tutti si sono spogliati, mostrando dei fisici davvero notevoli e poi hanno invitato Cinzia a prendere le misure. Cinzia era in estasi totale quando le hanno messo in mano un metro per misurarli. Il primo è stato Miky, che è risultato aver un cazzo di 26 cm, poi è stata la volta di Jack, che con i suoi 22 cm sembrava il più scarso, mentre quello di Fred misurava 25 cm. Tom ha messo il cazzo in mano a Cinzia, che lo ha misurato, ed è risultato di 26 cm. Poi è stata la volta di Lucky, 24 cm, ma è rimasta sbalordita ed a bocca aperta, quando si è trova davanti il cazzo di Henry: 29 cm di lunghezza, perfettamente in tiro! Era così stupita che, quando lui le ha appoggiato la cappella alle labbra, lei ha solo spalancato la bocca per accoglierlo tutto. Poi, con fare da troia navigata, ha iniziato a spompinarlo con passione, emettendo gemiti e rumori con la bocca per far capire quanto se lo stesse gustando.
«Hai una cappella enorme. Le tue palle si presentano belle piene: lascia che te le prosciughi!»
Nel sentirle dire queste cose, mi son quasi sborrato nelle mutande, senza neanche toccarmi. Ero estasiato. Cinzia si sarebbe fatti questi maschioni e questo era ciò che desideravo anch'io. In un attimo l’hanno sollevata e portata in camera da letto e subito denudata. Inginocchiata sul letto, lei ha continuato a succhiare il cazzo di Henry, mentre gli altri quattro, eccitati, si avvicinarono e lei, tenendo il cazzo di Henry in bocca, afferrò altri due uccelloni e iniziò a scappellarli, su e giù, su e giù, alternandoli nelle mani, fin quando Henry si è messo disteso supino e, allora, l’hanno sollevata e fatta impalare su quel palo, che lei si è subito infilato dentro, fino in fondo.
«Adesso sfondami con il tuo cazzone, bel negretto: fammelo sentire fino in gola!»
Ero così stupito, ma anche eccitato, che ho tirato fuori il cazzo ed ho iniziato a segarmi. Cinzia mi ha visto e sorriso.
«Bravo, segati! Ti conviene abituarti a farti le seghe, perché, da oggi, non so che farmene dei tuoi miseri diciassette cm, d’ora in poi, voglio solo uccelloni neri come questo, che mi sfondino tutta.»
Miky si è avvicinato da dietro e, senza dir nulla, le ha infilato due dita nel buchetto del culo.
«Dai, sì, sfondatemi anche il culo! Vi voglio dappertutto!»
Lui, senza farselo ripetere, ha avvicinato la punta del cazzo al culo e, con tre colpi, la penetrò completamente. Cinzia urlava come una troia in calore, presa da due cazzi a sandwich. Miky la impalava senza pietà con colpi duri e profondi; glielo infilava dentro fino alle palle.
«Sì, mio bel negrone. Spaccami il culo. Voglio che me lo apri del tutto, INCULAMI A SANGUE!»
La guardavo stupito ma consapevole che per me il suo culo era quasi vergine, avendolo provato solo in pochissime occasioni, mentre ora lei se lo faceva sfondare senza remore. Distesa sopra Henry, che da sotto continuava a scoparla senza pietà, Miky le stava sfondando il culo. Jack si mise davanti a lei e le infilò i suoi 22 cm in bocca, spingendoglielo tutto in gola; Cinzia ora che poteva gloriarsi d'esser piena in ogni buco, non si privava di segare gli altri due, per tenerli in continua tensione. Ho visto Cinzia strabuzzare gli occhi perché Jack, imperterrito, andava su e giù, come se la bocca della mia donna fosse una fica da scopare a fondo. Jack emise un gemito, stava per venire e, per rispetto l’avvertì:
«Eccomi, sto per sborrare.»
Lei si sfilò in cazzo dalla bocca e lo guardo estasiata.
«Che aspetti a sborrarmi in bocca? Voglio sentire il sapore della sborra. La voglio bere tutta. Dai, forza, non esitare, sborra!»
Vederla così troia, mi ha quasi fatto venire, ma ho rallentato la sega, perché me la volevo gustare ancora per bene e più a lungo. Non avevo mai visto Cinzia così eccitata, stravolta dalla lussuria e ne ero davvero estasiata. Ha spalancato la bocca e subito dopo Jack, urlando, ha schizzato a lungo nella sua bocca. Copiosi getti le hanno inondato lingua e gola e lei, in estasi totale, badava bene a non perderne una sola goccia. Era riuscita nel suo intento ed ora si trovava con la bocca stracolma di sborra, tanto da non riuscire ad aprirla. Mi ha guardato come a chiedermi cosa fare.
«Mandala giù tutta, maledetta troia! Ormai ho capito che sei una puttana! Fammi vedere se ne sei capace! Dimostrami quanto sei vacca e zoccola!»
Mi ha sorriso con spiccata malizia e poi l’ha ingoiata tutta e si è gettata sul cazzo di Jack, per ripulirlo per bene. Nel frattempo Miky non smetteva di pomparle il culo, era allo stremo anche lui. La pompava davvero forte. Glielo ficcava dentro tutto, sentivo chiaramente il rumore delle palle sulla sua fica fradicia e, infine, con un urlo le ha sborrato in culo.
«Sì, dammi la tua sborra nel culo. Dai, fammela arrivare fin dentro lo stomaco!»
Miky l’ha accontentata, venendole dentro e pompandole in culo tutto il suo piacere, poi è andato a farsi pulire per bene la verga dalla lingua della mia puttana. Restavano altri tre cazzi da far sborrare e Cinzia non si tirò indietro. Henry le dava dei colpi da sotto a gambe inarcate e lei sobbalzava, per poi ricadere su quel palo, facendosi sfondare la fica, e questo la faceva impazzire di dolore e piacere.
Poi Lucky glielo infilò in bocca, mentre Tom, le si mise dietro e lo infilò nel culo di Cinzia che, ridendo, lo guardò soddisfatta.
«Bravo, scopami il culo che, tanto, ormai è sfondato!»
Lui sorrise e poi chiese a Henry di farla girare. Lui non ebbe nessun problema ad accontentarlo e lei si ritrovò distesa supina su di lui, che subito le entrò di nuovo nel culo. Tom però aveva altre idee. Portò le gambe di Cinzia in alto, poi, indirizzò il suo cazzo e lo spinse con forza nel culo della puttana che, seppur soffriva, si vedeva che le piaceva. Si girò verso di me e mi rivolse un sorriso di soddisfazione.
«Ti piace quello che fa la tua mogliettina? Son diventata abbastanza troia per i tuoi gusti? Non era questo che volevi?»
Poi prese a godere sotto i colpi di quei due cazzi che le sfondavano il culo. Mentre i due le scopavano il culo, Fred le aveva infilato il cazzo in gola. Era stupendo vederla così usata da tutti e lei che, pur soffrendo, ne gioiva e godeva senza soluzione di continuità. Si trovò a raggiunger un orgasmo così forte da squirtare e quelli presero a pomparla ancora più forte, fino ad esploderle insieme nel culo. Lei, a quella conclusione, ebbe a gridare ancora e poi, quando si sfilarono, sui bordi del buco del culo era ormai visibile l'irritazione procuratele: le avevano realmente spanato il culo e non voleva saperne di richiudersi. Henry si è sfilato da sotto, mentre lei, intanto, ingoiava la sborra di Fred a cui lo stava succhiando e, anche questa volta, la mandò giù tutta, senza difficoltà. Lucky, che era ancora l’unico a non aver sborrato, fece metter Cinzia in ginocchio, mentre lui si era messo a scoparla in bocca, infilandole in gola tutto il suo cazzo. Alla fine, lei si è fatta sborrare in bocca, ma ha aspettato a deglutire, in modo che io potessi vederla con la bocca piena, per poi ingoiarla, mentre i suoi occhi brillavano di libidine. Un fragoroso applauso le fu rivolto da tutti i ragazzi.
«Complimenti. Sei davvero una troia incredibile. Eravamo sicuri che uno di noi o forse anche più di uno ti avrebbe scopato, ma tutti quanti proprio non ci avremmo giurato.»
Lei sfinita e un po’ malferma sulle gambe, lì ha abbracciati e baciati tutti, poi ci siamo rivesti in maniera sommaria e siam tornati a casa nostra. Una volta a letto, stranamente, lei ha voluto ancora scopare con me. Era davvero tutta sfondata, ma lei ha voluto sentire anche il mio cazzo che le sborrava dentro:
«Lo so che non senti nulla, perché mi hanno davvero sfondata, ma ti amo, sei il mio uomo e, anche se, da domani, saranno loro a farmi impazzire, desidero che sia ben chiaro che io amo te e, con loro, vi vado solo perché mi fanno godere, ma, ogni volta, vorrò sempre esser riempita dalla tua sborra, se non altro, per ricordarmi che sei tu il mio uomo: non dimenticarlo mai!»
Che potevo desiderar di più? L’ho stretta a me e l'ho baciata. Da allora loro vengono a casa nostra, o lei va da loro, e la ritrovo sempre ben aperta, sfondata e piena, ma io son felice di questo e l’amo più di prima, perché voglio solo la sua felicità che poi è anche il mio piacere nel sentirla piena ed appagata.
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1 anno fa
baxi18, 55
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Aspetto il suo ritorno.
Mi chiamo Giuseppe, ho 35 anni e sono un uomo abbastanza normale, di aspetto non tanto bello. Sono in sovrappeso, con un principio di calvizie ed una bella pancetta prominente. Sono sposato da 10 anni con Valeria, una bella donna, mia coetanea, di gradevole aspetto. Non è una bellezza sconvolgente, si direbbe una come tante che sicuramente passa inosservata tra la gente, anche se per me è bellissima. Ha capelli neri, un seno non troppo grande e il culo un po’ basso, ma a me piace. Facciamo sesso spesso, anche se io non sono molto dotato, cerco sempre di farla godere e lei mi sembra abbastanza soddisfatta. Alcuni mesi addietro, mi ha raccontato di un operaio che lei incontra spesso per lavoro perché impiegata come segretaria presso un magazzino di ricambi auto e quello ci prova sempre. Accertato che, in fondo le piaceva, son riuscito a convincerla ad uscire con lui stasera. Era molto riluttante, ma alla fine ha accettato solo per farmi contento, anche perché, fino ad oggi, sono l'unico uomo con cui ha fatto sesso. Subito si è sentita incerta e titubante.
«Cosa indosso? Non vorrei apparire troppo casta, ma nemmeno troppo provocante. Oddio, che confusione!»
Con calma e pazienza l’ho aiutata a sceglier l’abito adatto: un bel vestito color salmone, che mette in risalto i suoi capelli neri e, ai piedi, dei sandali non troppo alti, ma molto eleganti. Poi, dopo avermi dato un bacio per riconoscenza, è uscita per raggiungere il luogo dell’appuntamento. Prima di andar via, mi ha chiesto se davvero lo volevo e non fosse il caso di rinunciare.
«Amore, se vuoi, possiamo lasciar perdere tutto. Io con te ci sto bene e, se vuoi, non lo faccio.»
L’ho guardata con tanto amore, ma ho ribadito la mia volontà.
«No. Voglio che tu vada avanti e ti diverti. Dai, vai, e non pensare a me!»
Appena uscita, le emozioni mi hanno sommerso. La gelosia mi ha provocato un forte mal di stomaco, ma, nello stesso tempo, ho avuto un'erezione da cavallo. Il solo pensare che bacerà un altro uomo e, probabilmente, si godrà il suo cazzo dentro di sé, è un tormento dolce e amaro. Intimamente mi chiedo se mai qualcun altro si è sentito così, aspettando che sua moglie tornasse a casa, dopo la prima volta? Mille dubbi e tanti pensieri mi affollano la mente. Cosa mi ha spinto a farle provare questa strana esperienza? La forte erezione che ho avuto, quando, casualmente, mi ha parlato di lui? Era stata una cosa sconvolgente. Per giorni avevo avuto il cazzo durissimo, fino a farmi male e, più li immaginavo insieme, più mi dovevo segare per calmarmi.
Mi distendo sul letto nudo, nella penombra della camera, e mi sego molto lentamente; vengo quando penso a lei che glielo sta succhiando. Il tempo scandito dalla radiosveglia sembra essersi fermato, non passa mai. Alla fine, dopo che sono passate diverse ore, lunghissime, durante le quali mi son sentito quasi male, la sento tornare.
Fingo di dormire, lei entra in camera e va subito in bagno. Mi alzo in assoluto silenzio e la spio dalla porta socchiusa. La vedo seduta sul water, fa la pipì, poi si solleva e si fa il bidet. Se la controlla e si asciuga; io allora torno a letto. Quando si infila sotto le lenzuola, fingo di svegliarmi.
«Amore, ben tornata: com’è andata la serata? Dai, racconta!»
Lei mi guarda e, dopo avermi dato un bacio, mi racconta quella che è stata la sua prima esperienza trasgressiva.
«Mi ha portato in un bar ed abbiamo bevuto un drink, mentre chiacchieravamo. Fra una battuta e l’altra, mi ha invitato a casa sua: vive da solo. Usciti dal bar, mi ha baciato.»
Nel sentire le sue parole ho sentito un groppo alla gola, ma l’ho esortata a continuare il racconto.
«Mentre ci siamo avvicinati alle macchine, dove il parcheggio era più buio, abbiamo continuato a baciarci. La sua lingua ha cercato la mia e ci siamo succhiati a vicenda. Era eccitatissimo! Mi ha palpato il culo e messo una mano sul seno, per toccarmi le tette. Potevo sentire la sua erezione, attraverso i pantaloni, premere contro il suo stomaco: mi è venuta voglia.
«Dai, ti voglio: portami a casa!»
Siamo saliti in auto e, mentre lui guidava, io gli ho afferrato il cazzo da sopra i pantaloni e lo stringevo. Era durissimo ed ho subito avuto l'impressione che fosse più grosso del tuo. Era sparito il disagio e non mi sentivo più nervosa. Arrivati a casa sua, siamo entrati e subito ci siamo spogliati; siamo entrati in camera da letto, dove mi ha disteso e subito si è infilato fra le mie cosce: ha preso a leccarmi ed io ero un lago!
«Che meraviglia! Sei fradicia! Ti voglio gustare tutta!»
Mi ha fatto godere subito e poi si è allungato su di me e l’ho sentito entrare tutto, fino in fondo! Mi ha aperto in due! Lo sentivo duro e largo, che mi dilatava la fica e me la riempiva tutta. Ho goduto subito, all’istante.
«Dai, sì, mi piace! Vengo! Dai, sì, più forte!»
Mi pompava come una furia scatenata. Ho preso a godere in continuazione e lui non sembrava mai sazio. Dopo alcuni orgasmi, si è messo disteso e mi ha fatto salire su di lui.
«Dai, vienimi sopra che ti voglio sentir godere di più!»
Lo sentivo completamente nel ventre! La punta urtava sul fondo ed io ho ripreso a godere sempre di più. Urlavo il mio piacere e lui mi sbatteva sempre più forte; aveva inarcato le gambe e mi sfondava con colpi fortissimi. Le sue mani mi hanno afferrato i seni, me li strizzava forte e, stranamente, quel dolore mi provocava altro godimento: lui ne era felice.
«Godi, puttana! Ti faccio urlare come una cagna. Sei una troia, che voglio sfondare tutta!»
Nel sentirmi dare della troia, ho avuto un ennesimo orgasmo.
«Sì, dai, fammi godere! Hai ragione sono una troia: la tua troia. Fammi godere come una puttana!»
Non avevo più il controllo di me stessa. Ero in preda al piacere più intenso e godevo senza soluzione di continuità. Lui, dopo avermi fatto godere di nuovo, mi ha sistemata di lato e mi ha scopato fortissimo, per poi venirmi dentro. L’ho sentito urlare di piacere e, infine, inondarmi il ventre.
«Adesso, vengo! Senti come te la riempio? Ti sto sborrando dentro, come farei con una puttana di cui non m'importa nulla!»
Un'ondata di calore, mi ha riempito la fica. Lui, dopo, ha ripreso a scoparmi e la mia fica, aperta e slabbrata, non riusciva a contenere il suo seme che debordava ad ogni affondo.»
Nel sentirle dire quelle cose, mi son eccitato ed ho sentito il desiderio di scoparla subito. Senza dir nulla, mi son infilato fra le sue cosce e l’ho posseduta con una sola spinta ben decisa. Lei mi ha guardato sorridendo e poi ha sollevato le gambe per intrecciarle dietro di me. La sbattevo come un pazzo furioso: provavo gelosia ed eccitazione allo stesso tempo e lei mi ha dato il colpo di grazia.
«Dai, mio adorato cornuto, scopami e fammi capire se ti riesce di percepire quanto lui mi abbia slargato la fica! Dai, sborra!»
È stato troppo! Sentirmi apostrofare cornuto mi ha mandato in tilt il cervello e sono venuto all’istante.
«Sì, puttana, ti sborro anch'io: ti sento più che dilatata e ancora piena del suo seme!»
Sfinito e svuotato mi sono accasciato su di lei che, delicatamente, mi ha spinto di lato e poi, con un sorrisetto patetico, mi ha chiesto una cosa che mi ha davvero distrutto il morale.
«Bravo, adesso che ti sei svuotato, va in bagno a prendere la crema: quella che uso contro l’arrossamento delle mani e me ne spalmi un po’ sul culo, che mi brucia ancora un po'.»
L’ho guardata allibito e incredulo.
«Ma…come? Anche il culo ti ha fatto?»
Lei mi ha sorriso ed ha insistito affinché le prendessi la crema e, mentre gliela spalmavo, mi ha raccontato anche questo particolare.
«Dopo esser venuto, ci siamo distesi di fianco e lui seguitava ad accarezzarmi. Ero molto soddisfatta e, quando mi ha messo di nuovo due dita nella fica fradicia e ben farcita del suo seme, ho ripreso a godere. Lui mi ha masturbato ed io gli ho ripreso il cazzo in bocca. Nonostante fosse già venuto, aveva ancora una buona consistenza e, con un po’ di leccate, è subito tornato al massimo della sua erezione. Lui mi stava masturbando con le dita infilate in tutti e due i buchi. Sentire quel dito nel culo, mi ha fatto eccitare ancora di più e lui se ne è accorto.
«Sento che ti piace anche nel culo! Dai, girati, che ti dilato anche questo forellino e te lo sfondo, cosi ritorni dal tuo cornuto tutta aperta.»
Ero un po’ indecisa perché il suo cazzo non è il tuo. Il suo era molto più grosso ed temevo che mi facesse male, ma ero in preda ad un'eccitazione incredibile e me lo son lasciato fare. Mi sono girata e lui mi ha fatto mettere in ginocchio e poi, dopo aver infilato il cazzone dentro la fica per lubrificarlo con il suo seme, lo ha appoggiato allo sfintere e, con una spinta decisa, mi ha infilato quella trave nel culo.
«AAhhiii, piano che me lo laceri. Sei troppo grosso: fa piano!»
Lui non ha nemmeno ascoltato. Ha preso a scoparmi il culo, come se si fosse trattato del davanti. Mi sbatteva le grosse palle sulle labbra della fica ed io ho iniziato a godere sempre di più.
«Sì, dai: cazzo come mi piace! Dai, che godo! Dai, più forte! Vengo!»
Non mi riconoscevo! Ero davvero impazzita di piacere: più ne provavo e più ne volevo. Lui non si è fatto pregare e mi ha davvero slargato il culo. Mi ha fatto venire diverse volte e poi mi ha farcito anche quel buco. Ho sentito una lava incandescente inondarmi il retto, mentre lui godeva come un pazzo.
«Sborro, troia! Anche nel culo ti sborro, puttana!»
Ho avuto un ennesimo orgasmo nel sentirmi riempire il culo ed apostrofarmi puttana. È stato bellissimo!»
La guardo stravolto da una serie di emozioni e sensazioni, che non riesco a dominare. Sento tantissima gelosia e nello stesso tempo sono orgoglioso di aver scoperto d'avere una moglie tanto troia, era una cosa che non sapevo. Lei mi guarda con l’aria di chi adesso sa cosa vuole e, subito, me ne rende partecipe.
«Quando sono scesa dalla sua auto, dopo avermi riportato al parcheggio dove avevo lasciato la mia, mi ha chiesto un altro appuntamento. Ho accettato e me ne sono andata. Lo rivedrò a metà della prossima settimana e già non vedo l’ora.»
Sono rimasto in silenzio, mentre lei si è girata di lato e si è addormentata.
Ed io? Ho passato la notte a riflettere su questa nuova situazione e sono giunto alla conclusione che, d'ora in poi, sarà dura aspettarla ogni volta che va a farsi sbattere.
Ma è quello che ho voluto e, quindi, già fremo per l’attesa.
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1 anno fa
baxi18, 55
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la nostra prima volta.
Mi chiamo Alberto, ho 56 anni, sono alto 1,75. fisico normale e sono sposato da 15 anni con Barbara, una bella donna appena un po’ più bassa di me, mora, dai capelli corti, occhi scuri, il seno è un po’ piccolo, appena una seconda MOLTO scarsa, ed un bel culo alto e sodo. Il sesso fra noi è sempre stato abbastanza soddisfacente, ma io per lei volevo di più, anche se non avevo ben chiaro cosa fosse questo ”di più!”. Un giorno, però, ho fatto una scoperta particolare: ho capito il significato della parola cuckold e, anche se non riuscivo a spiegarmi l’eccitazione che provavo ad immaginare Barbara, mia moglie, con un altro, era una cosa su cui fantasticavo da qualche tempo. Mi intrigava saperla con un altro maschio. Credevo che lo scombussolamento che sentivo fosse gelosia, ma ero deciso a farle provare una simile esperienza. Anche la potente erezione che ne scaturiva, credevo fosse dettata da un qualche sentimento strano, ma non era così, mi sbagliavo, era il desiderio di sentirmi cornuto, ma questo l’ho capito solo dopo. Con molta calma, son riuscito a convincerla e quella che vado a narrarvi: la nostra prima volta. È una storia intima, segreta, un avvenimento che non l’ho mai confidato neanche ai miei amici più cari, quelli di una vita. Alle persone che ti conoscono, quelli con cui lavori e vivi la vita di tutti i giorni, non gli puoi dire: sapete, sono un marito cornuto e felice! Rimarrebbero scioccati, mi prenderebbero in giro, forse non mi parlerebbero più. Ci son segreti grondanti di piacere, che devono rimanere dentro le pareti di casa tua. Fra noi il dialogo è sempre stato molto intenso e siamo sempre stati liberi di esprimere le nostre vere emozioni, paure o desideri. Con lei questo era ciò che provavo, mi sentivo libero e non mi vergognavo delle mie perversioni. All’inizio, non siamo subito partiti alla caccia di un altro da aggiungere nel letto, ma abbiamo giocato di fantasia. Facevamo finta che lei mi avesse tradito. Si inventava tutta una storia porno dettagliata, sulla sua scopata con uno sconosciuto che, in realtà, non era mai avvenuta. Io ero così eccitato che, mentre lei raccontava, la scopavo come un pazzo scatenato. Il passo successivo è avvenuto con la decisione di creare un profilo di coppia su un sito di incontri per adulti per trovare un maschio che fosse disposto a scoparla sotto i miei occhi e, da lì, è cominciato il divertimento. In quel momento ho preso la decisione che, a partire da quel momento, mi sarei comportato da cuckold. Non è stato facile trovare l’elemento giusto. Barbara era molto selettiva. Aveva enunciato una serie di requisiti, per lei fondamentali e, finché non avremmo trovato un singolo che, su dieci requisiti richiesti ne avesse almeno nove, non si sarebbe lasciata andare. Alla fine abbiamo agganciato Max, in chat. Era un singolo maturo, che ci ha subito trasmesso sicurezza per il modo in cui si è proposto e ci ha subito, fin dalle prime battute in chat, messo a nostro agio. Barbara si è detta subito favorevole ad un incontro per un caffe conoscitivo. In effetti doveva averla intrigata fin da subito, perché non ha avuto esitazioni mentre, in passato, ne aveva scartati tanti: con lui è stato subito tutto ok. Lo abbiamo incontrato in un bar del centro. Ci siam trovati davanti ad un bell’uomo sulla cinquantina, di bell’aspetto, molto curato ed elegante, colto e raffinato: Barbara se lo mangiava con gli occhi. Mentre prendevamo il caffe, abbiamo scambiato quattro chiacchiere. Lui ci ha messo a nostro agio e, fin da subito, lei ha deciso che andava bene e intendeva far qualcosa la sera stessa. Mi ha un po’ colpito questa sua decisione, così repentina, ma ho accettato senza indugio. Lui faceva l’architetto, la sua sicurezza è piaciuta subito a mia moglie. Fin da subito lui è sembrato molto interessato e in sintonia con le nostre richieste. Ha anche detto con tranquillità che, secondo lui, esser un marito cornuto e felice poteva esser un nuovo stile di vita eccitante, per tutte quelle coppie desiderose di vivere esperienze nuove ed intriganti. Io ero d’accordo. Ci siamo avviati verso casa nostra. Barbara era eccitatissima: prima ci siamo rilassati, bevendo un bicchiere di vino. Eravamo tutti e tre seduti sul nostro comodo divano in pelle. Mia moglie, ad un certo punto, ha allungato la mano verso il pacco di Max. Hanno cominciato a baciarsi ed il mio cazzo si gonfiava sempre di più, in modo rapido. Max si alza dal divano, si spoglia, mette in evidenza il suo fisico ben curato, nonché un bel cazzo di notevoli dimensioni. Non troppo lungo, ma grosso. Barbara subito ingurgita quel cazzo, come se non avesse aspettato altro nella vita. Mentre lo spompina per bene, mi tiene la mano, perché so che lei ama solo me ed è quanto ribadisce mentre succhia quel cazzo. Io avverto il desiderio di segarmi, ma ancora non voglio. Mi piace guardare, senza far nulla per permettere all’eccitazione di assalirmi tutto, ai massimi livelli. Sento il cazzo bollente e le palle gonfie di libidine. Lui assapora le sue labbra e mi guarda. Io, estasiato, chiedo conferme, anche se sono ben certo che non ne ho bisogno.
«È brava, vero? Le è sempre piaciuto prenderlo in bocca! Adesso me la trasformerai in una troia, vero?»
Lui sorride e mi risponde.
«Sì, è brava! Succhia bene e...sì, adesso la trasformerò in una troia per il mio e tuo piacere! Lei già gode a sentirsi tale.»
Sensazioni uniche scorrono dentro di me. Un misto di piacere, gelosia, orgoglio, desiderio di sentirla godere ancora di più; il tutto si mescola in me creando un mix di emozioni difficili da gestire. Lui la solleva, la mette in ginocchio e la monta da dietro. La prende per i fianchi ed affonda deciso tutto dentro di lei, che inarca la schiena per reggere l’impatto di quella monta vigorosa. Vederla montata da dietro, come una vacca, mi sconvolge ancor di più! Di certo le è giunto fin in fondo. Il suo corpo resta incollato al culo di Barbara per qualche momento per darle modo di assuefarsi alle sue dimensioni, per poi sbatterla senza fine. Barbara geme e mi descrive tutto ciò che sta provando.
«Amore, è bellissimo! Lo sento tutto dentro, fino in fondo! Mi sfonda! Mi fa impazzire! Amore, godo! Amore! Vengo! Vengo!»
Io sono in piedi, davanti a lei, ci guardiamo negli occhi, mentre Max la trivella. Il viso di Barbara è ridotto ad una maschera e continua a descrive il piacere che ne sta ricevendo.
«Amore, lo sento tutto, lo sento fin dentro lo stomaco; mi sta lacerando la fica, mi sventra magnificamente! Vengo! Oddio! MI FA VENIRE ANCORA!»
Max è soddisfatto nel sentirla godere. Aumenta il ritmo della chiavata e sta per sborrare. Ha il viso contratto nello spasmo del piacere, sbatte Barbara senza pietà, sento il rumore che fanno le sue palle nello sbattere contro le chiappe di mia moglie. Poi mi guarda ed io posso constatare che si è davvero goduto mia moglie.
«Non ce la faccio più: sborro!»
Nel frattempo il mio cazzo sta per esplodere da solo. Sto per sborrare senza toccarmi, perché l’eccitazione è tantissima, qualcosa mai provato prima. Io e Barbara continuiamo a guardarci intensamente negli occhi. Max esce appena in tempo per schizzare sulla schiena di mia moglie. Nello stesso momento, siccome non ce la faccio più, mi decido a tirar fuori il cazzo e metterlo subito in bocca a Barbara, mentre Max è ancora dietro di lei ad ansimare a seguito della monta ben eseguita. Appena il mio cazzo le entra in bocca, sborro come un adolescente arrapato. Le riempio la bocca e lei ingoia tutto, mi prosciuga. Dopo di che, ci riposiamo un po'. Barbara ci lascia per andare in bagno a rinfrescarsi. Al ritorno beve del vino dal mio calice, poi prende Max per mano e, insieme, vanno in camera da letto. Li seguo in silenzio ed assisto ad una ennesima monta, dove lui la possiede ripetutamente, in varie posizioni e, alla fine, le riversa in gola tutta la sua crema. Quando ciò avviene, sono sdraiato di lato a mia moglie, che raccoglie tutto il piacere del maschio che l’ha fatta godere tanto, per poi baciarmi. Sento il sapore dalla sborra dell'altro nella bocca della mia donna; è un sapore che volevo conoscere e quindi non mi sottraggo al bacio. Poi lui, esaurito il suo compito, se ne va e ci lascia soli. Ci abbracciamo e facciamo l’amore con uno spirito totalmente rinnovato e infinitamente bello: non l’avevo mai amata più di così. In quel momento ho deciso che dovrà esser così: passare la mia vita con lei che è la mia anima ideale ed io sono un marito cornuto e felice
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1 anno fa
baxi18, 55
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Il vicino malato.
Mi chiamo Claudia, ho 37 anni, sono alta 1,70, capelli lunghi e neri, un bel seno, che dopo la gravidanza è diventato di una buona 4ª piena. Ho il culo un po’ grosso ed un po’ di pancetta, cimelio di una gravidanza ormai avvenuta sette anni fa. Sono sposata con Paolo, un bel ragazzone che ha due anni più di me. Mentre io lavoro come impiegata all’ufficio postale vicino casa mia, Paolo è una guardia giurata e, quasi sempre, lavora di notte. Abbiamo una bambina di 7 anni, di nome Lucilla, che è la nostra gioia, ma, essendo solo noi due, senza parenti o amici, a volte, per accudire la bambina, siamo ricorsi all’aiuto di Giuseppe, il nostro vicino di casa. Lo conosciamo da quando, una decina di anni fa, siamo venuti ad abitare in questo palazzo. All’epoca, lui lavorava ancora come ferroviere e, quando sua moglie si ammalò, io, più di una volta, la notte, l’ho assistita, quando lui, per motivi di lavoro, era fuori casa. Questo reciproco scambio di cortesie e favori, ha cementato la nostra amicizia. Ora è da tre anni in pensione ed ha 57 anni; è un bell’uomo, alto, distinto, con i capelli bianchi, sempre molto curato e pulitissimo. È una persona gentilissima, disponibile, che adora nostra figlia. Lui la considera come una sua nipotina, perché l’unico figlio maschio che ha, vive in un’altra città ed è gay. Non ne parla mai volentieri e, sia con me, che con mio marito, il rapporto è sempre molto vivace e confidenziale. Spesso, la domenica, quando mio marito è libero, vanno a pesca insieme, passione che condividono da tanto tempo. Anche con me ha un buon rapporto: mi tratta con rispetto e, soprattutto, con molta ammirazione. Ammetto che, più di una volta, ho avvertito il suo sguardo sul mio corpo e la cosa, anziché infastidirmi, mi ha sempre, in qualche modo, intrigato. Quando era viva sua moglie, spesso la notte, quando le facevo assistenza e lei non aveva voglia di dormire, mi raccontava della loro gioventù, di come erano stati felici insieme e di quanto fosse decisamente porco suo marito a letto. Io, allora, ci scherzavo un po’ su, dicendo che, in fondo, gli uomini erano un po' tutti uguali. Circa una settimana fa, ha avuto un piccolo banale incidente domestico, il classico dei classici: è caduto, uscendo dalla doccia. Ora si ritrova in ospedale e, non avendo nessuno che lo accudisca, ho deciso di andare a trovarlo. Paolo lavora la notte, quindi il pomeriggio decido di fare un salto e vedere come sta. Appena giunta in ospedale, cerco nel reparto ortopedia ed una simpatica infermiera mi indica la sua camera. Entrata nella stanza, lo vedo con il braccio bloccato dal gesso e attaccato con dei piccoli tiranti per tenerlo sospeso.
«Accidenti! Devi proprio aver fatto un bel capitombolo, per esser ridotto così!»
Lui mi guarda, con aria un po' triste.
«Mi son rotto la clavicola ed il braccio destro, ed ho parzialmente slogato il polso sinistro. Come vedi, ho entrambe le mani ingessate e ne avrò per un bel po’ di tempo!»
Lo guardo, gli sorrido e cerco di consolarlo; lui, lentamente, si rilassa un po’. Parliamo di mia figlia, del fatto che gli manca e, soprattutto, del problema che ora avrà, una volta che sarà tornato a casa. Mi offro di aiutarlo nel limite del possibile e lui mi ringrazia molto, per la mia disponibilità.
«Sei una donna meravigliosa! Paolo è un ragazzo veramente fortunato ad avere una brava donna come te, al suo fianco. Fin da ora ti ringrazio, anche se capisco che per te sarà un po’ troppo impegnativo, prendersi cura anche di un vecchio malandato come me.»
Lo guardo con occhi piccati e, scherzando, lo rimprovero.
«Non dire sciocchezze! Ci hai dato tante volte una mano tu, quando entrambi eravamo al lavoro e Lucilla aveva bisogno di qualcuno con cui stare, ed ora che, per una volta, posso sdebitarmi un po’, sarà solo un piacere, anche se avrei preferito farlo in circostanze diverse da questa.»
Lui mi guarda un po’ pensieroso, poi mi fa una mezza domanda, che mi lascia un po’ incuriosita.
«Certo, anch’io avrei voluto che certe cose avvenissero in circostanze diverse. Ma tu, come avresti voluto sdebitarti con me?»
Lo guardo per un attimo un po’ smarrita, perché sento una specie di doppio senso nelle sue parole e questo, stranamente, mi incuriosisce un po’.
«Non lo so con precisione. L’unica cosa di cui sono certa è che mi dispiace che tu sia in queste condizioni e, in ogni caso, per qualunque cosa tu avessi bisogno, non farti scrupoli, perché ti assicuro che, per qualunque cosa, mi troverai disponibile!»
Noto che mi guarda un po’ incerto. Ha quasi voglia di chiedermi qualcosa, ma è titubante. Poi mi guarda con occhi imploranti.
«Avrei un piccolo favore da chiederti, perché, come vedi sono talmente bloccato che non riesco a farlo. È una cosa un po’ delicata, quindi, se ti va di aiutarmi, te ne sarò grato, altrimenti, se rifiuti, comprenderò il tuo disagio e non ti chiederò più nulla.»
Io lo guardo e, con fermezza, ribadisco tutta la mia disponibilità. Lui, prende un attimo fiato, poi mi espone la sua richiesta.
«Per prima cosa, va a chiudere la porta: non vorrei che l’infermiera, entrando potesse fraintendere. Poi, dovresti aiutarmi a cambiare le mutande, dal momento che le indosso dal giorno dell’incidente. Ero abituato a sostituirle giornalmente e quelle che ho le indosso ormai da più di tre giorni. Non puoi capire quanto fastidio mi dà. Ti sembrerà una cosa da poco, ma mi sono un po’ vergognato a chiederlo all’infermiera. Naturalmente, come ti ho detto prima, un tuo eventuale rifiuto sarà considerato da me assolutamente più che legittimo.»
Mi alzo dalla sedia, vado verso la porta e la chiudo a chiave. Torno presso di lui e, dopo aver aperto un cassetto, e preso un paio di slip nuovi e puliti, faccio scorrere la coperta del letto, fino ai suoi piedi. Vedo per la prima volta, il suo torace, almeno la parte libera dal gesso, abbastanza muscoloso e la sua pancia per niente prominente, anzi, presenta il ventre abbastanza piatto. Nell’insieme ha una bella muscolatura. I peli sul petto sono bianchi, lentamente afferro l’elastico dei suoi slip, sotto cui noto celarsi qualcosa di voluminoso. Quando abbasso l’indumento, subito salta fuori un arnese non ancora duro, ma di dimensioni esagerate, almeno rispetto a quello di Paolo. Lo guardo un po’ stranita, meravigliata nel vedere quel gioiello non ancora duro, ma già così voluminoso. Sento le farfalle allo stomaco, un fremito percorre tutta la mia spina dorsale e mi fa inumidire le mutandine. Cerco di non fissarlo, facendo lentamente scorrere l’indumento fino in fondo. Sollevando lentamente una gamba per volta, sfilò l’indumento e poi ripeto l’operazione con l'intimo pulito. Mentre risalgo su, non posso far a meno di ammirare quella bestia che sta dando segni di irrequietezza. C’è silenzio fra di noi ed io tengo la testa bassa per non incrociare il suo sguardo, mentre, dentro di me improvvisamente, avverto un forte desiderio di afferrare quella verga e stringerla fra le mani. Senza dir nulla, quando arrivo quasi a ricoprirlo con lo slip, avvicino la mia mano destra al cazzo. Resto un attimo immobile, incerta se toccarlo oppure ammirarlo soltanto. La sua voce è rotta dall’emozione, mentre mi esorta ad accarezzarglielo.
«Capisco che può stupirti, ma una carezza non gli farebbe proprio male.»
Lo sfioro per un attimo e, quando provo ad avvicinarla, inizialmente, tendo a ritrarla. Però sono affascinata da quella vista e mi lascio guidare dal desiderio: mi ritrovo con il suo arnese nella mano e mi ritrovo a fargli una sega.
«Uuummhhmm… Sì, che dolce che sei! Ti prego continua, non ti fermare!»
Parla e già dal tono della voce, sento che gli piace. Continuo a segarlo; quel cazzo è divenuto duro e nodoso, lungo almeno 25 cm, ma è la circonferenza che mi colpisce: non riesco a chiudere la mano, a congiungere le dita. Mi sento bagnare fra le cosce e lui se ne accorge.
«Sei fantastica! Continua, perché son convinto che, in questo momento, piace anche a te.»
Sono stravolta, ma la cosa mi piace sempre più e, automaticamente mi viene di aprir le gambe e infilarmi la mano dentro le mutandine, iniziando ad accarezzarmi la fica, già bella bagnata e fradicia. Mugolo, mentre mi masturbo e lo sego sempre più forte, e lui mi fa una insolita richiesta.
«Brava, toccati la figa! Scommetto che sei bagnata fradicia! Dai, portami alla bocca la mano bagnata dei tuoi umori. Voglio sentire il tuo sapore!»
Mi sento strana, ma lo assecondo. Sfilo la mano sporca dei miei umori, mi sollevò in piedi e l’avvicino alle sue labbra. Lui apre la bocca e succhia ogni singolo dito, mentre geme di piacere nel leccare tutti i miei umori.
«Che sapore meraviglioso! La tua fica dev'esser un brodo! Una fonte di miele prelibato che mi piacerebbe leccare. Apriti un po’ sul seno, lascia che ti succhi un capezzolo.»
Apro la camicetta, sollevo il reggiseno e gli offro un capezzolo, che lui stringe in bocca: emetto subito un gemito di piacere. Mi invita a rimetter la mano fra le cosce, mentre riprende a succhiarmi il capezzolo. Infilo due dita nella fica, perché sono eccitata da morire, mentre continuo a tenere in mano quella enorme verga, che sembra divenuta ancor più grossa. Ho un orgasmo incredibile e lui continua a mordermi i capezzoli, poi mi chiede ancora di poter leccare le mie dita ed io gliele infilo in bocca. Le lecca e le succhia con avidità, poi mi guarda e mi chiede ciò che avevo già in mente di fare.
«Hai un sapore stupendo: ho l’impressione che tu sei proprio una grande troia, come ho sempre pensato. Dai, prendimelo in bocca!»
Anche se lo desideravo ardentemente, volevo che fosse lui a chiedermelo, anche se non ne capisco il motivo; forse per un'inutile remora?
Apro le labbra sul suo membro. Lo bacio, lecco bene la cappella, poi scendo lungo l’asta. Lo bagno per bene e poi me lo infilo tutto in gola, fino alle palle. Sono sorpresa dalla facilità con cui me lo sono infilato in gola e, anche se avverto dei conati di vomito, li reprimo con forza, perché voglio assaporar per bene il piacere che quella splendida mazza stimola in fondo alla mia gola. Lui geme di piacere, mentre muove lentamente il bacino, spingendolo con calma verso l’altro. Sono movimenti minimi, che gli permettono di mantenere quell’enorme verga ben piantata nella mia gola.
«Meravigliosa, fantastica! Sei veramente una gran succhia cazzi! Nemmeno mia moglie riusciva a prenderlo tutto in bocca, come fai tu! Continua ti prego! Continua che voglio sborrare nella tua bocca, perché solo ora mi rendo conto da quanto tempo l'ho desiderato.»
Sono eccitata anch’io. Mi fa impazzire l’idea di sentirlo gemere fra le mie labbra e di sentirlo fremere dal desiderio di poter riversare nella mia bocca tutto il suo piacere. Lo pompo con vigore, segandolo con entrambe le mani, fin quando lui, gemendo, mi chiede di ingoiare il suo seme.
«Claudia, sto per sborrare! Ti prego, ingoialo! Bevilo tutto!»
Serro le labbra, mentre sento ondate di crema bollente che si riversano nella mia bocca e scivolano giù, direttamente nella mia gola. In quello stesso istante, ho un orgasmo che mugolo a bocca piena, mentre ingoio quella crema, che sembra inesauribile. Alla fine, dopo averne mandato giù dei bei goccioloni, riesco a respirare, leccare e ripulire quell’asta, che però sembra non aver perso di vigore. Lui mi guarda con occhi imploranti, carichi di ammirazione e di profonda devozione.
«Claudia, ti adoro! Sei stata meravigliosa! Mi hai fatto impazzire! Grazie dal profondo del cuore.»
Mi fa cenno di avvicinarmi a lui e, seppur con la mano ingessata, me la appoggia sul corpo e mi attira a sé, con la sua bocca a cercar la mia.
Mi bacia con passione, la sua lingua fruga e scava nella mia bocca, in cerca della mia. Lo guardo un po’ stupita e lui legge ed intuisce il mio pensiero, ne sorride compiaciuto.
«Cosa c’è? Ti stupisce il fatto che ti abbia baciato dopo esserti venuto in bocca? Paolo non fa una cosa del genere? Mi è sempre piaciuto farlo con mia moglie, quando le venivo in bocca e, devo dire che, anche a lei piaceva baciarmi mischiando la sua saliva con la mia sborra.»
Lo guardo un po’ stupita e confermo che Paolo questa cosa non la fa. Gli sistemo lo slip, lo ricopro e corro a riaprire la porta. Si è fatta l’ora di lasciarlo: prendo alcuni suoi indumenti sporchi, con l'intenzione di portarli a casa per lavarli.
Di ritorno a casa, incrocio Paolo ed ho giusto il tempo per un saluto: se ne va al lavoro. Stranamente, prima di uscire, lo bacio in bocca appassionatamente e lui, dopo un attimo di stupore, risponde con passione al mio bacio, anche se mi guarda con espressione stranita. Devo averlo stupito, ma, soprattutto, deve aver sentito nella mia bocca, un sapore diverso dal solito. Avevo proprio voglia di farlo, di condividere con mio marito la sborra che avevo appena ingoiato. Il pomeriggio del giorno dopo, mi son presentata puntuale in ospedale e lui, quando mi ha visto, si è come illuminato. Dopo aver chiuso la porta, gli ho abbassato di nuovo lo slip e, dopo averlo sostituito con uno pulito, ho ripreso in mano quella splendida verga e gli ho fatto un pompino veramente da infarto. Lui non si è accontentato al solo farsi succhiare il cazzo; dopo avermi fatto togliere il reggiseno, mi ha succhiato i seni, facendomi gemere di piacere. Ha succhiato le mie dita impregnate dei miei umori e, poiché indossavo anche oggi una gonna, mi ha chiesto di mettermi in ginocchio sul letto, in modo da poter leccare la mia fica. Son salita sulla sedia e, con una posizione da acrobata, ho posto lo spacco della mia fica da dietro, sulla sua bocca. Ho subito sentito la sua lingua introdursi lungo la fessura e questo mi ha provocato un piacere estremamente intenso.
«Hai un miele al posto del solito nettare! La tua fica andrebbe leccata per ore!»
Sentivo forte il desiderio di avere quella mazza dentro di me e, così, gli ho detto che avrei voluto, prima o poi, sentirlo dentro di me. Lui si è messo a ridere e mi ha promesso che, una volta a casa, avremmo trovato il modo di chiavare "ad abundantiam". Ormai ero affascinata da quella verga, la volevo dentro di me con tutta me stessa. Anche in quest’occasione, quando son tornata a casa, ho baciato Paolo, che si è intrattenuto a lungo con la sua lingua nella mia bocca. Poi, uscendosene, mi ha guardato e sorriso, aggiungendo che mi amava da morire. Per cinque giorni, si è ripetuto lo stesso copione, poi il vicino è stato dimesso ed è tornato a casa. Il primo giorno che è tornato, nonostante avesse metà del busto ingessato ed una mano parzialmente libera, mi ha fatto sdraiare sul letto e, a gambe aperte, ha preso a leccarmi la fica, facendomi avere due orgasmi incredibilmente forti. Poi, si è sdraiato supino, io gli son salita sopra e, dopo aver afferrato quella grossa mazza, l'ha puntata dritta fra le pieghe della mia ostrica, che schiumava piaceri in continuazione. Con una prima spinta, ne ha fatto scivolar dentro solo una metà. Lo guardo e resto immobile, quasi sospesa sopra di lui, perché sento che mi sta letteralmente squartando la fica. Lui sorride e mi dice di esser paziente, di fare con calma, senza fretta, lasciando che la mia vagina si adegui alle sue dimensioni. Lentamente, lascio che scivoli tutto dentro di me e, quando mi siedo sul suo corpo vedo i suoi occhi brillare di gioia.
«Bravissima! Sei una puttanella stupenda! Te lo sei preso tutto dentro! Dai, adesso muoviti su e giù, che ti faccio impazzire.»
Mi scopa bene ed a lungo, perdo il conto di quante volte ho avuto orgasmi.
Egli, sebbene molto limitato nei movimenti, è molto più resistente di me e, ad un tratto, avverto il desiderio di sentirlo esplodere dentro di me, ma, non essendo protetta, mi sollevo e lo invito a mettermelo nel culo.
Lui mi guarda un po’ stupito.
«Davvero lo vuoi nel culo? Guarda che non sarà una passeggiata?»
Io gli rivolgo un'occhiata da persona decisa e gli ribadisco la mia volontà di averlo nel culo. Mi guarda, poi mi dà un suggerimento.
«Visto che son bloccato, mettiti in ginocchio sul letto con il culetto verso di me, in modo da potertelo almeno leccare.»
Sento la sua lingua giocare fra le mie chiappe aperte ed indugiare molto sulla rosellina. Sento che mi sto rilassando ed i muscoli dello sfintere iniziano ad esser meno tesi. Poi mi indica il cassetto del comodino e, lì dentro, trovo del lubrificante, che lui mi invita a spalmare sul buco e sulla sua grossa verga. Completata l’opera, torno di nuovo a sedermi a cavallo su di lui e, con entrambe le mani, appoggio la punta di quel mostro contro la mia rosetta. Mi muovo quasi ondeggiando e, lentamente, avverto che mi penetra un po' per volta. Sento parecchio dolore, allora mi alzo leggermente, giusto per ripetere l'operazione d'inserimento. Faccio un profondo respiro e mi siedo completamente sul cazzo, fino a sentirlo tutto nel culo. Mi sento aprire e sfondare il culo. Non sono vergine, perché Paolo, spesso e volentieri, si è divertito ad incularmi, ma il suo cazzo è decisamente molto più piccolo di questo ed ora, invece, mi sembra che, per la prima volta, qualcuno mi stia letteralmente spaccando il culo. Lascio che il mio corpo si abitui a quella ingombrante presenza, poi, prima lentamente, e poi sempre più velocemente, eseguo un movimento delle anche, tipo "danza del ventre", allo scopo di potermi gustare dentro, l'intera asta. Avverto un piacere nuovo ed intenso e, ogni volta che lo affondo dentro di me, il respiro mi si blocca per qualche istante: mi sembra che mi sia giunto in gola e quella sensazione mi fa venire.
«Bellissimo! Mi stai sfondando il culo, ma è bellissimo!»
Sono proprio una troietta. Una vera puttanella come dice lui, ed ora anche sfondata nel culo! Mi muovo sempre più velocemente ed ora avverto che anche lui è prossimo al piacere. Appoggia entrambe le mani ingessate sulle mie spalle e mi attira a sé baciandomi in bocca.
«Adorabile puttanella, sentilo bene! Mi fai impazzire!»
Mi muovo sempre più velocemente e, quando il mio corpo viene scosso da un ennesimo orgasmo, lui mi blocca in qualche modo e con il cazzone piantato nel culo, viene, schizzandomi getti di liquido caldo. Lo sento inondarmi l’intestino di crema bollente, che mi fa letteralmente impazzire. Sfinita, resto su di lui, mentre sento il suo cazzo perdere consistenza, fino a fuoruscire dal mio culo. Mi tolgo da quella posizione e mi distendo di lato; glielo prendo tutto in bocca, succhiando e ingoiando tutto il caldo brodo che ancora sgorga. Dopo averlo ben ripulito, me ne vado in un bagno per rinfrescarmi e faccio in modo da far uscire dalle mie viscere il seme che continua a colare. Con uno specchio osservo il mio culetto ridotto ad una voragine. Per tutti i giorni della convalescenza, ho continuato ad accudirlo e, mediamente, abbiamo scopato quasi ogni due giorni. Anche Paolo era contento del fatto che io mi prendevo cura di lui e, quando ha tolto il gesso ed aver iniziato la riabilitazione, una sera, lo abbiamo invitato a cena a casa nostra. In quell’occasione, si è fatta avanti una nuova situazione. Volevo esser bella e soprattutto conturbante. Ho indossato una gonna abbastanza corta ed una camicetta, con al di sotto un reggiseno a balconcino che gonfiava le mie tette in maniera da renderle invitanti. Calze nere con la riga, tenute su da uno reggicalze e scarpe con tacco sottile da 10 cm, che mi rendevano quanto mai seducente e intrigante. Durante la cena, Giuseppe non ha avuto occhi che per Lucilla e per me; fra un brindisi e l’altro, i complimenti per entrambi si sono sprecati. Messa a letto la piccola, ci siam ritrovati tutti e tre seduti sul divano e Paolo mi ha abbracciato e stretta a sé.
«Son felice che tu ti stia rimettendo, perché è stato un calvario questo periodo, anche se son convinto che, con l’aiuto di mia moglie, le cose son andate un po’ meglio.»
Giuseppe ci ha rivolto uno sguardo di gratitudine e poi si è avvicinato a noi due. Guardandoci entrambi negli occhi, ci ha ringraziato:
«Siete una coppia stupenda! Tu un marito altruista e generoso e lei una donna veramente impareggiabile. Son felice di esser vostro amico e, per nulla al mondo, vorrei che ci fossero dissapori fra di noi.»
Io li ho guardati ed ho chiesto un po’ incuriosita:
«Perché dovrebbero esserci dissapori fra noi?»
Paolo è rimasto in silenzio, ma Giuseppe no.
«Perché sei una donna stupenda e ti sei dedicata a me anima e corpo. Un altro uomo, al posto di tuo marito, probabilmente, avrebbe mostrato una certa gelosia.»
Paolo ha sorriso, poi mi ha stretto a sé e mi ha dato un bacio; poi, guardando lui, ha iniziato ad accarezzarmi il seno.
«Come potrei esser geloso di una donna così bella? Son perfettamente consapevole che una femmina di questo calibro ha bisogno di più uomini per ritenersi soddisfatta ed appagata. Son convinto che tu sei uno di quelli che mi ha aiutato a renderla felice. Quindi, amico mio, continua ad aiutarmi a farla impazzire.»
Non c’è stato bisogno di aggiungere altro, pochi minuti dopo, ero a cosce aperte sul nostro letto con Giuseppe che mi leccava la fica e mio marito mi infilava il suo cazzo in bocca.
Mi hanno scopato a ripetizione, in tutti modi ed in tutte le posizioni. Hanno inondato i miei buchi con il loro piacere e, un mese dopo, ho scoperto di esser incinta. Naturalmente Paolo ha riconosciuto la creatura, anche se son molto convinta che non sia suo. Il maschio che ho partorito, già fin da piccolo, mostra di esser ben dotato, e questo fatto mi ha ulteriormente convinto che il nascituro sia figlio di Giuseppe, piuttosto che di mio marito.
La nostra amicizia è andata avanti per tanto tempo, senza gelosie né problemi; lui ci ha sempre considerati come sua famiglia e noi l'abbiamo ricompreso come parte integrante della nostra.
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1 anno fa
baxi18, 55
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Cornuto e felice.
Mi chiamo Paolo, ho 27 anni e da sei sono sposato con Cristina. Sono di media statura, fisico normale e snello. Cristina invece è una bambolina: bionda dagli occhi chiari, con un bel seno di una terza piena ed un culetto da sballo, cosce lunghe e ben tornite, bocca ampia e labbra carnose, ideali per far pompini, cosa che sa fare benissimo. Da quando ci siam messi insieme, circa otto anni fa, ho sempre provato un piacere particolare nel vederla ammirata. A lei, che è molto esibizionista, piace molto esser al centro dell’attenzione dei tanti maschi che le gravitano intorno. Mi eccita vederla desiderata e questo mio piacere le è ben noto; aspettavo solo l’occasione che avrebbe di fatto sancito il mio passaggio da marito a cornuto. Non mi sento a disagio nel sapermi cornuto, anzi, mi eccita tantissimo anche solo pensare che lei possa, a mia insaputa, cornificarmi.
Fino a circa sei mesi fa, non era mai successo, ma tutto è cambiato durante le vacanze estive di settembre dello scorso anno. Dopo un'estate passata a lavorare, ci eravamo regalati una bella settimana di ferie da passare a Porto Vecchio in Corsica. Un bell’albergo, in riva al mare, davanti ad una delle spiagge più belle dell’isola. Il secondo giorno che eravamo sdraiati sotto l’ombrellone, Cristina era in topless e stavamo parlando, quando è arrivato il bagnino con un signore molto distinto, cui erano stati assegnati sdraio ed ombrellone accanto a noi. È opportuno che precisi che i maschi di mezza età fanno impazzire Cristina. Ora, all’arrivo di questo signore, quarantacinquenne alto, fisico ben curato e dai capelli brizzolati, ho notato che le brillavano gli occhi di pura libidine. Naturalmente il tizio non ha perso tempo ad aprire un dialogo con lei ed era chiaro quanto Cristina ne fosse lusingata, si vedeva che era a suo agio al punto da prendere a sorridere e far commenti e battute, anche a doppio senso tra loro, ridendone di gusto.
Per capire quali intenzioni avesse mia moglie, la invitai a fare un bagno. Appena in acqua, le ho subito chiesto che idea si fosse fatta sul tizio.
«Mi sembri molto a tuo agio, con lui. Pensi di poterci fare qualcosa? Hai deciso di stuzzicarlo con i tuoi seni al vento?»
Lei mi ha sorriso, ha immerso la mano sotto il pelo dell’acqua ed ha impugnato il mio cazzo, già durissimo. Mi ha fatto una rapida sega e, quando ho sborrato, si è messa a ridere, guardando verso la spiaggia, in cerca di quel maschio che la intrigava.
«Non credo ci sia molto da dire: ti sei già eccitato al solo vedermi allegra con lui! Non saprei dirti dove voglio arrivare, ma mi piace molto. Vedremo...»
Ritornati al nostro ombrellone, il signore mi si è presentato.
«Mi chiamo Piero e sono molto onorato di far la sua conoscenza.»
Naturalmente a me ha riservato solo un lieve cenno con la mano, mentre a Cristina ha stretto la sua, pur continuando a fissare le sue tette. Per un attimo lui si è spostato ed io ne ho approfittato per suggerire a Cristina di mettersi ancor più in mostra, ormai certo dell'interesse di lei per l'uomo e la evidente erezione di lui, che non faceva nulla per nasconderla. Ero, a mai volta, eccitato da questo gioco, che prometteva sviluppi più che interessanti. Cristina, da perfetta esibizionista, ha accolto il mio suggerimento con un sorriso malizioso: ha preso a sistemare il telo sul lettino e, per farlo, si è piegata a 90°, davanti a quello, mettendo ben in evidenza il suo stupendo culo. Una volta sdraiata, ha divaricato le gambe, tenendole oscenamente aperte e facendo sì che il tessuto del perizoma si insinuasse nello spacco della fica, facendo emergere le sue labbra rosa.
Avevo il cazzo durissimo e, per favorire lo sviluppo del gioco, con la scusa di andar a prendere da bere, mi sono allontanato, lasciandoli soli. Dal patio del bar, vedevo lui sempre più audace e lei sempre più sfrontatamente in mostra. Approfittando della mia assenza, era arrivato anche il bagnino che, seduto sul mio lettino ammirava la mia lei a gambe aperte.
Dal primo giorno, cioè fin da quando ci ha assegnato la nostra postazione, avevo già notato con quanto interesse guardasse mia moglie ed ora, che ero assente ed un altro la stava insidiando, doveva di sicuro aver trovato il coraggio di farsi avanti, anche lui. Cristina, da brava zoccola, aveva raggiunto il suo scopo: suscitare l’interesse di questi due maschi di mezza età, cosa che la manda in fibrillazione.
Ero curioso di vedere come si sarebbe evoluta la situazione. Non ho dovuto aspettare molto, perché lei, ad un certo punto, si è girata ed ha chiesto ad entrambi di aiutarla a spalmare la crema protettiva. Vedere le mani di quei due maiali indugiare sul corpo di mia moglie, mi ha quasi fatto sborrare. Vedevo le loro mani dappertutto su di lei. Piero, da dietro, gli puntava il cazzo contro e lei, con la mano, indugiava sul cazzo del bagnino. Ho deciso di tornare al mio posto ed essi si son fermati, complimentandosi con me per avere una bellissima moglie.
«La sua signora è davvero molto bella. Se vi fa piacere, questa sera organizzo una piccola festicciola a casa mia e sarei infinitamente felice se foste miei ospiti. Una bella donna così non può, né deve, mancare, alla mia festa. Guardate, casa mia è quell’attico lassù, sopra quell’edificio bianco.»
Naturalmente Cristina ha accettato subito. Il resto della giornata lo abbiamo impegnato a parlar con lui, che ci ha raccontato di esser un industriale cui il medico aveva imposto un periodo di riposo, dopo un anno di duro lavoro.
Quella sera, Cristina ha indossato un tubino bianco elasticizzato, con sotto solo in mini string, divenuto invisibile perché infilato nel solco delle antiche. Dei sandali aperti mettevano in mostra i suoi magnifici piedini ben curati ed il tacco dodici serviva ad inarcarle il culetto, facendolo apparire ancor più invitante. Ci siamo presentati al portone e lì abbiamo trovato ad attenderci Luca, il bagnino. Tutt'insieme siamo entrati nell’ascensore e lui, essendo un po’ piccolo, si è incollato al culo di Cristina. Giunti nell'appartamento, mi son reso conto che alla festicciola vi era solo Piero ed un altro signore della sua stessa età, che subito ha chiarito quale fosse il mio ruolo.
«Tu, adesso, te ne starai buono e tranquillo, che a lei ci pensiamo noi! Altrimenti ti lego e ti metto in una stanza, così da non farti veder nulla!»
Il tono deciso e la sua mole imponente, mi hanno fatto desistere dall'opporre resistenza. Intanto, Piero e Luca son saltati addosso a mia moglie, toccandola e baciandola ovunque. Si divertivano, mentre lei già miagolava di piacere.
«Guarda, cornuto! Hai una moglie tanto bella quanto "puttana"! È così troia che, farti cornuto con lei, è per noi un dovere!»
Tutti e tre hanno sfoderato delle mazze davvero notevoli e Piero le ha subito messo il cazzo in bocca.
«Succhia, troia! Hai delle labbra da bocchinara stupende!»
Luca, intanto, l’aveva fatta spogliare completamente e le aveva strappato lo string. Si è messo dietro di lei ed ha preso a leccarle fica e culo. Il terzo si spogliava con calma e, quando si è completamente denudato, ho notato che dei tre era quello con un cazzo davvero fuori dalla norma: circa 25 cm di lunghezza e molto grosso in spessore. Un diametro esagerato. Piero lo ha invitato a scoparla per ultimo.
«Gigi, tu verrai dopo di noi, altrimenti la sfondi e noi non ci divertiamo!»
Il tizio ha sorriso e poi l'ha presentato alla bocca di Cristina.
«Da brava, leccalo! Non credo che riesca ad entrarti in bocca, ma se lo lecchi e lubrifichi, potrò sfondarti meglio!»
Ho visto lei restare per un attimo titubante, poi, con estrema bravura, ha preso ad accogliere in bocca la punta di quella specie di trave umana, suscitando l’ammirazione del tizio.
«Accidenti, cornuto, hai una moglie davvero super! Una che riesce a prendermelo in bocca, è per me un'autentica novità. Dai, troia, succhialo che ti sfondo anche la gola!»
Dopo averla fatta godere con mani e lingua, mentre lei succhiava il cazzo di Gigi, l’hanno sollevata di peso e, portatala dentro una camera, l'hanno distesa su di un letto. Subito Luca si è sistemato supino e lei gli è salita su, facendo scivolare la sua verga lunga e dritta, tutta dentro di sé. Giusto il tempo di aggiustarsi per bene su di lui, che Piero l’ha fatta letteralmente spalmare su di lui, poi le si è piazzato dietro e le è entrato in culo. Lei ha emesso un lieve gemito, che poi si è trasformato in un modulato mugugno di piacere. Hanno iniziato a scoparla in doppia, con Gigi che le sfondava la gola, spingendo sempre più a fondo nella bocca il suo cazzone enorme.
Mia moglie ha preso a godere e loro non si sono risparmiati. Vedere quelli che la scopavano in tutti i buchi contemporaneamente, mi ha fatto sborrare senza toccarmi. Ad ogni venuta che le riversavano dentro, mi deridevano.
«Guarda, cornuto, come te la riempiamo! Adesso te la ingravidiamo».
Sapevo bene che prendeva la pillola, ma quel particolare, anziché farmi preoccupare, mi faceva eccitare oltre modo.
Dopo che Piero e Luca hanno ripetutamente eiaculato dentro Cristina, è stata la volta di Gigi, che l’ha sistemata in ginocchio davanti a sé e, tenendola per i fianchi, le è entrato tutto dentro. Ero sconvolto nel vedere quel palo lungo e duro scomparire nel ventre di mia moglie, che ha spalancato la bocca senza emettere alcun suono. Solo Piero ha avuto modo di commentare.
«Guarda, cornuto! Adesso te la sventra.»
Lentamente e inesorabilmente, è penetrato tutto dentro di lei. Poi ha iniziato a chiavarla con colpi così forti che la sollevavano dal letto e lei che squittiva dal piacere e lo esortava a far di più: davvero incredibile!
«Dai, sì! Così, dai! Più forte! Mi fai impazzire! Ancora!»
Vederla sconvolta dal piacere, mi ha fatto venire di nuovo, senza toccarmi. Mentre lui la sfondava, gli altri, alternativamente, le mettevano i loro cazzi in bocca e lei li succhiava come una pazza scatenata. Quando Gigi ha sborrato, lei ha spalancato la bocca e lo ha guardato incredula.
«Oddio, mi stai ingravidando! Sento che mi stai gonfiando l’utero!»
Lui si è sfilato e una gran quantità di crema è venuta fuori! Ma la cosa sconvolgente era che il cazzo di Gigi non aveva subito alcun cedimento: era ancora duro come lo era in principio, come se non si fosse sfogato.
Lei era sfinita e lui le ha appoggiato la punta sul culo e, prima che lei potesse obiettare qualcosa, ho visto che lui glielo spingeva dentro lentamente, tutto, fino in fondo. Cristina ha tentato di urlare, ma aveva in bocca il cazzo di Luca, e così Gigi ha raggiunto il suo scopo: le ha sfondato anche il culo. L’ha scopata per un po' e poi ha sborrato nel culo di mia moglie, che ha urlato a sentirsi invadere le viscere della sua broda.
«Ancora? Mi sembra di sentirla anche in pancia! Me la fai uscire dalla bocca!»
Quando Gigi si è sfilato, ho visto la voragine in cui era stato ridotto il culo di Cristina. L’hanno lasciata così, stremata, distesa sul letto.
Non aveva la forza di reggersi in piedi, così mi hanno detto:
«Va a casa, che te la riportiamo domani.»
Son uscito e tornato nel mio albergo.
Ho rivisto Cristina un’ora prima di partire: era distrutta, ma felice. Durante la traversata, mi ha raccontato che le è piaciuto da matti farsi scopare da tutti loro e che adesso ne voleva ancora altri cazzi.
Ero felice nel sapere che per tutta la settimana di vacanza si erano scopati la mia troia, fino a farla diventare ninfomane, che non desidera altro che fottere. Per quanto mi riguarda, sono cornuto e infinitamente felice.
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1 anno fa
baxi18, 55
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Elena..
Elena è la più deliziosa creatura che mi sia capitato di vedere nella mia vita. Definirla bellissima, sarebbe sbagliato, ma lei è una di quelle donne, che senza possedere la bellezza irreale delle dive del cinema o delle modelle, ti entra nel sangue al primo sguardo.
Premetto che non amo le donne altissime, anzi, mi piacciono piccoline, lei è una via di mezzo, poco sopra il metro e sessanta. Capelli a caschetto, nerissimi, occhi meravigliosi di un azzurro chiaro che ti strega al primo sguardo, incastonati in un viso rotondo ma non grasso, labbra carnose e morbide, seni di medie proporzioni, ma perfettamente modellati e sodi, incredibilmente sodi.
Ma quello che fa sospirare, al solo pensarci, me e tanti altri maschietti, sta ancora più in basso, le sue gambe, ed il suo culo sono qualche cosa di semplicemente celestiale, lei lo sa, lo sa benissimo e, sia d'estate che d'inverno si diverte ad indossare minigonne mozzafiato, o pantaloni aderentissimi che le modellano le chiappe sode e polpose, in un modo tale che chiunque non può fare a meno di sospirare, sognare.
Io e questa meravigliosa creatura, lavoriamo nella stessa ditta, e da anni oltre ad ammirarla, sono testimone dell'ammirazione generale e del desiderio che lei suscita in ogni maschio che abbia la fortuna d'incontrarla.
La ragazza, ormai poco più che trentenne, è sposata, il marito lavora nella nostra stessa ditta, ma lei continua imperterrita le sue quotidiane passerelle, dispensando piaceri e dolori a tutti noi poveri mortali. Dopo anni di frustrazione, malgrado non fossi riuscito a trovare nessuno che ammettesse di averci nemmeno provato, mi decisi, dovevo averla, o almeno provarci.
La nostra è una piccola ditta, meno di 300 persone, ci conosciamo un po’ tutti, abbordarla quindi non costituiva un problema. Incontrandola un giorno nei corridoi, scambiammo le solite quattro chiacchiere e la invitai a prendere un caffè. Non era la solita ora quindi alla macchinetta eravamo soli. Io la ammiravo apertamente, senza celare ciò che provavo, mentre parlavamo, il mio sguardo le accarezzava spesso le cosce o i seni.
Lei come al solito si sottoponeva volentieri al gioco, "Posso farti una domanda un poco personale ?" domandai "Se non è troppo personale" rispose lei con un sorriso malizioso "Vorrei sapere solo perché da anni tu ti diverti a farci impazzire con i vestiti che indossi, come quello di oggi ad esempio che mostra quelle tue meravigliose gambe" le chiesi, e lei sorrise "Sai, in tanti anni sei il primo che ha il coraggio di farmi questa domanda, e questo è un buon inizio" mi disse assumendo una posa maliziosa "Però non mi hai risposto" la incalzai io "Semplice, lo faccio perché sono esibizionista. Mi piace mostrare, e godo nel vedere gli sguardi eccitati posarsi su di me, gli sguardi come il tuo ad esempio" rispose lei tranquilla "Lo sospettavo, e tuo marito, non credo ne sarà contento" lei alzò le spalle "Lo sapeva quando mi ha sposato. Tu cosa sceglieresti, avermi alle mie condizioni o non avermi ?" mi domandò tra il serio ed il canzonatorio. Io ci pensai un attimo, poi annuii "Certo, credo che anch'io accetterei le tue condizioni, soprattutto pensando che la sera, quando arrivi a casa eccitata, sarei io ad aiutarti ad allentare la tensione" risposi.
Lei annuì e si leccò le labbra, provai una fitta d'eccitazione "Torniamo a noi" ripresi io" "Ti piace solo essere guardata o posso coltivare qualche speranza di poter avere qualche cosa di più sostanzioso? le domandai, lei mi squadrò tutto "Non sei male, forse vi è una possibilità...." disse pensierosa. Ma dipende molto da te, sai io ho una fantasia molto fervida e mi piacciono le cose un poco fuori dal comune" aggiunse "Di nuovo le tue regole ?" le domandai io "Si proprio così" confermò lei "Potrei concederti una settimana, solo una settimana, poi dovresti tornare ad accontentarti degli sguardi, potresti accettare?" io finsi di pensarci a lungo, percorrendo tutto il suo corpo con il mio sguardo, la vidi muoversi nervosamente, in preda ad una crescente eccitazione "Dipende" risposi tenendola sulle spine "Da cosa" incalzò lei "Dipende da cosa saresti disposta a darmi in questa settimana, se ne valesse la pena...." risposi con calma forzata.
"Questo non è un problema, stai tranquillo, avresti molto più di quanto tu possa immaginare" ridacchiò divertita, ed io provai una nuova lancinante fitta di piacere. "Però, debbo avvisarti che ha me piacciono situazioni molto particolari, e perché no, rischiose. Te la sentiresti ?" riprese lei "E` difficile dire, dovrei capire meglio che cosa intendi per particolari e rischiose" risposi io un poco perplesso "A questo rimediamo subito, vedrai che tra qualche minuto avrai capito perfettamente. Seguimi" ridacchiò lei.
La seguii, e lei mi condusse al suo posto di lavoro, il suo ufficio aveva uno sportello per il pubblico, che ovviamente era sempre molto frequentato. Quando entrammo nell'ufficio era chiuso da una piccola tendina. Lei si avvicinò allo sportello, appoggiandosi con i gomiti sulla mensola. Per far ciò si chinò leggermente in avanti e la cortissima gonna salì ulteriormente, scoprendo il bordo delle mutandine. Vidi la sua mano infilarsi sotto la gonna e sfilarle, il mio cazzo si tese quasi istantaneamente e io deglutii a fatica. "Ho una gran voglia di sentire la tua lingua sulla mia fica, vorrei che tu mi leccassi sino a farmi godere. Lo faresti Paolo ?" mi disse sottovoce con un tono che mi fece fremere d'eccitazione. Chi avrebbe potuto resisterle, quale uomo si farebbe fatto fermare dai rischi ?. Non le risposi, ma mi stesi sotto di lei, che divaricò le gambe per facilitarmi il compito, affondai il viso tra le sue cosce, ed aspirai il suo delizioso profumo. Le mie labbra si appoggiarono al suo sesso, e la mia lingua si spinse a lambirla. Sentii il rumore della piccola persiana che si alzava, e subito dopo la sua voce argentina. Stava parlando con qualcuno allo sportello. Spinsi la lingua sul suo clitoride, era già eccitato e gonfio, lo lambii delicatamente e la sentì fremere, per un attimo la sua voce s'incrinò, ma subito riprese a parlare tranquillamente. Iniziò tra me e lei, una lotta assai eccitante, io diedi fondo a tutti i trucchi che conoscevo nel tentativo di farle perdere il controllo. Lei si eccitava, lo sentivo, gli umori avevano preso a bagnarle copiosamente la vagina, mi colavano sul mento, avevo le narici piene del suo profumo di donna eccitata, la sentivo fremere, vedevo i muscoli del suo ventre contrarsi, ma lei continuava a parlare con le persone che si presentavano come se nulla fosse. Mi divertii a tenerla sul filo del rasoio il più a lungo possibile, tormentandola a lungo, poi mi decisi a farla godere, le mie labbra afferrarono dolcemente il clitoride gonfio di piacere ed iniziarono a succhiarlo dapprima lentamente poi con sempre maggiore decisione. Credetti fosse troppo anche per lei, quando la sentii abbassare la tendina. Ma subito dopo sentì che stava usando il telefono, mi domandai a chi stesse telefonando, ma continuai con spietata determinazione a cercare di farla godere. "Ciao amore, sono Elena" la sentii dire "niente, solo che ero sola e pensavo al mio maritino" disse lei "Che troia", pensai io, "Sta per godermi in bocca e telefona al marito" "Sono tutta eccitata, penso che potrei godere da un momento all'altro, ma purtroppo dovrò attendere questa sera" disse, ma la sua voce si ruppe, e la sentì contrarsi negli spasimi dell'orgasmo. Fu un orgasmo lungo, interminabile, lei si contraeva tutta, e colava letteralmente i suoi umori sul mio viso. "Tesoro, credo che questa sera uscirò un poco prima, ci vedremo a casa" la sentii dire, mentre le fitte dell'orgasmo si allentavano e lei incominciava a rilassarsi. Poi riattaccò e si spostò facendomi rialzare.
"Sei stato fantastico, meriti un premio, potresti accompagnarmi a casa diciamo verso le 17 ?" mi disse, mentre la sua mano si appoggiava deliberatamente sul mio sesso accarezzandolo attraverso i pantaloni Annuii incapace di parlare "Bene, non vedo l'ora di vederlo, ma adesso e meglio che tu vada, e, prima di uscire sarà meglio che tu ti pulisca il viso" ridacchiò.
Poco prima delle 17 lei mi telefonò, e ci accordammo perché io la raggiungessi con la macchina in un posto lontano dalla ditta, non voleva che nessuno ci vedesse assieme. Quando salì in macchina, il mio cuore batteva forte, il cazzo si tese allo spasimo, quando lei prese a slacciarsi la camicetta, consentendo al mio sguardo di penetrare ed ammirare le sue stupende tettine, dai capezzoli scuri ed appuntiti per l'eccitazione. "Puoi andare a prendere la tangenziale ?" mi domandò, ed io annuii, poco dopo mi immettevo nella tangenziale, non ancora ingolfata dal traffico dell'ora di punta. Lei si sfilò le mutandine, io continuavo a guardare ora lei ora la strada, non capivo che intenzioni avesse. Lei si spostò dal sedile, sedendosi sul pavimento, si allungò verso di me e prese a slacciarmi i pantaloni "Ora ti ricambierò del favore di questa mattina, te lo succhierò sino a farti godere nella mia bocca, stai tranquillo dalle macchine non possono vedermi" disse "Cristo dalle macchine no, ma dai camion si "dissi "Cerca di passar loro vicino molto velocemente" disse semplicemente lei e ridacchiò divertita. Il mio cazzo sgusciò fuori dai pantaloni e lei lo afferrò saldamente e mi estrasse anche i coglioni. Si allungò ulteriormente e finalmente sentii le sue morbide labbra cingermi la cappella, e la sua tumida lingua iniziare a giocare. Non so come riuscii a non venirmene subito, passato l'iniziale attimo di sbandamento, mi ripresi e lei condusse il gioco con straordinaria abilità. Mi succhiava in profondità, affondandosi la mia cappella sino in gola, lambendomi il pube e le palle con le morbide labbra, leccava ogni millimetro del mio sesso, sollecitando i punti più sensibili, leccava succhiava ed accarezzava i miei coglioni con incredibile slancio, mentre la sua mano accarezzava il nero pelo della vagina, tormentando il clitoride.
Ogni tanto qualcuno da un camion riusciva a capire cosa stava accadendo e con il clacson si esibiva in rumorosi apprezzamenti, che la eccitavano, lei accentuava il ritmo del pompino, mi conduceva alle soglie dell'orgasmo, ma poi con grande abilità mi dominava ricacciandomi in acque più tranquille. La tangenziale stava per finire, ancora due chilometri e saremmo stati al casello "Elena, per favore, tra poco saremo al casello, fammi venire" la implorai, lei mi sorrise maliziosa, mentre mi leccava perversamente la cappella, ma non si decise, per un attimo credetti non si decidesse mai, poi, mi ingoiò nuovamente , la sua mano prese a masturbarmi violentemente, la sua lingua frullò impazzita sul mio glande, solleticandomi il punto più sensibile ed io alla fine scaricai un autentico torrente di sperma nella sua gola, nella sua bocca. Lei inghiottì tutto con gemiti d'approvazione, nemmeno una goccia sfuggì dalle sue morbide labbra. Rapida mi ricompose, e si risedette al mio fianco come se nulla fosse successo. Poco dopo rallentai e mi fermai al casello per pagare. Porsi al casellante il denaro, e notai che lui s'irrigidiva, fissando l'interno della vettura, comparve finalmente il verde e ripartii, voltandomi verso Elena. Si era alzata la gonna, ed il pelo pubico era chiaramente visibile, la fissai in volto e vidi che una grossa goccia di sperma le imperlava le labbra "Cristo sei tremenda" dissi "il poveretto avrà rischiato un infarto" lei si leccò voluttuosamente le labbra "Mi piace il tuo sperma, mi mancherà tra una settimana" disse ridacchiando "Se ci ripensi io sono sempre disponibile" le dissi, ma lei mi fece cenno di no con il dito "Riaccompagnami a casa" disse e mi diede l'indirizzo.
Il giorno dopo mi chiese di portarla al cinema e la sera, io passai a prenderla, lei mi attendeva sotto casa. Quando salì in macchina non riuscii a trattenermi e le domandai "Come hai fatto con tuo marito "Gli ho semplicemente detto che uscivo" disse con un candido sorriso, preferii non indagare "Che film vuoi vedere ?" le domandai "Non ha importanza il film, è il posto che conta stupidino, segui le mie istruzioni". Obbedii e lei mi condusse ad un cinema porno, doveva essersi informata sugli orari, perché entrammo nella sala semi deserta, proprio quando le luci erano accese. Lo sguardo di tutti si concentrò su di lei che sculettava camminando sui tacchi altissimi, con la solita incredibile minigonna. Poco dopo che ci fummo seduti, le luci si spensero ed iniziò la proiezione, sentii strani movimenti alle nostre spalle. Lei mi mise una mano sui pantaloni accarezzandomi il cazzo, poi prese a slacciarmeli e lo estrasse. I movimenti vicino a noi crescevano. Lei mi baciò, poi si chinò ad imboccarmelo ed iniziò a succhiarlo con la solita tremenda abilità.
Mi preparavo a subire lo stesso identico trattamento del giorno prima, quando, lei all'improvviso si rialzò e mi rimise il cazzo nei pantaloni, "Vieni" mi disse "Voglio sentirlo dentro" aggiunse, mi prese per mano e mi condusse nei bagni del cinema. Si appoggiò al muro, sollevando la gonna, non portava le mutandine "Presto, vieni qui e scopami" gemette, io la raggiunsi, mi abbassai i pantaloni, le appoggiai la turgida cappella alla vagina, era bagnata e colava copiosi umori, strofinai un poco la cappella per lubrificarla "Non perdere tempo, scopami" disse lei imperiosa, e le affondai violentemente il cazzo nel ventre. "Lei emise un suono strozzato dalla gola, ed iniziò a fremere in preda ad un orgasmo.
Mi passò le splendide cosce intorno alla vita, io le posi le mani sotto le stupende chiappe, palpandole, mentre la scopavo in fretta. Lei si era slacciata la camicetta, ed io affondai il volto tra le belle tette e presi a baciarle ed a succhiarle, concentrandomi poi su duri ed appuntiti capezzoli. La vidi voltare lo sguardo verso l'ingresso, la imitai, alcuni uomini ci fissavano accarezzandosi i cazzi attraverso i pantaloni.
Rallentai il ritmo spaventato "Non ti fermare, continua, scopami" mi richiamò lei, affondai nuovamente il volto tra le sue tette e ripresi a scoparla con foga, e lei poco dopo venne per la seconda volta. "Adesso vieni, vieni presto, sborrami dentro, allagami tutta " urlò lei scatenata, accompagnando i miei furiosi movimenti con quelli del suo bacino. Corsi veloce ed inarrestabile verso l'orgasmo che venne puntuale. Il mio cazzo si contrasse scaricandole nell'utero copiose bordate di caldissimo sperma, e lei venne ancora una volta insieme a me. Ci staccammo, e lei, si accosciò ai miei piedi succhiandomi e ripulendomi il cazzo che andava ammosciandosi, poi lo ripose nelle mutande, io sollevai i pantaloni mentre anche lei si ricomponeva, uscimmo dal locale, e la riaccompagnai a casa. Quella notte non dormii pensando a quanto accaduto, cercando d'immaginarmi cosa avrebbe inventato Elena per il giorno successivo. La mattina dopo, rimasi molto deluso non vedendola in ufficio, avrei voluto chiedere informazioni, ma non volevo dare nell'occhio.
Così deluso rimasi in ufficio, ma verso mezzogiorno, il telefono squillò ed era lei "Ciao Paolo, come avrai notato, sono rimasta a casa oggi" disse "Già e come la mettiamo con il nostro accordo ?" le chiesi io ansioso "Non ti preoccupare, ieri sera quando sono rientrata, mio marito mi ha scopata come un ossesso, e questa mattina mi sono eccitata pensando di farlo con te, nello stesso letto" mi disse con voce maliziosa "Potresti venire a trovarmi nell'intervallo del pasto" continuò "A meno che tu non preferisca mangiare...." concluse "Il mangiare può attender, mi restano solamente 5 giorni, ed intendo sfruttarli al meglio" ridacchiai io "Sarò li alle 12,40" "Si puntuale o dovrò incominciare da sola" cinguettò lei. Fu di una puntualità cronometrica, e lei mi aprì in vestaglia, un'elegante vestaglia di seta, mi condusse in camera da letto e se la tolse, rimanendo completamente nuda, la guardai. Era la prima volta che la vedevo così, era ancor più bella di quanto avessi mai immaginato, mi concessi di ammirarla un po più del dovuto, poi presi a spogliarmi.
Mentre mi toglievo i vestiti mi guardai intorno, e fu allora che notai la telecamera "Cos'è quella ?" le domandai " Niente, un pensierino per mio marito, voglio che veda tutto quello che mi farai" cinguettò lei, assumendo un'aria innocente che mi fece rizzare ancor di più il cazzo. Ero nudo e la raggiunsi sul letto e lei si attaccò subito al mio cazzo succhiandomelo con foga, mentre le mie mani vagavano sul suo splendido corpo, accarezzandole ogni millimetro di pelle, soffermandomi a lungo sulle tette, stropicciandole delicatamente i capezzoli. Lei gemeva e si affondava completamente il cazzo in gola. Notai che quando lo faceva stava attenta a non coprire la visuale della telecamera. Ad un tratto, lo abbandonò e prese a lavorare freneticamente di lingua sulla cappella, mentre mi masturbava e fissava la telecamera. Si arrestò fissandomi "Come pensi starebbe la mia micina depilata ?" mi domandò, "Stupendamente" risposi con sicurezza "Facciamolo allora" ridacchiò lei e se ne andò velocemente, ritornando poco dopo con schiuma da barba e rasoio "E` la tua schiuma ed il tuo rasoio Richy" disse agitandoli all'indirizzo della telecamera. Si dispose oscenamente scosciata verso l'obiettivo. La insaponai e rasai con attenzione, a causa della mano che mi tremava, mentre lei perversamente mi masturbava, poi Elena incominciò a guardarmi strano, e volle fare lo stesso a me. M'insaponò ed esperta mi rasò lo scroto, poi prese a succhiarmelo mentre mi rasava il pube. Appena terminato, si gettò sul letto gridando, "Adesso scopami,, voglio vedere che effetto fa". Le fui sopra, era bagnatissima e la penetrai facilmente iniziando a palparla. La pelle appena rasata, ci regalava piacevoli fitte. Elena era più scatenata del solito, urlava, gemeva, m'incitava in continuazione. Mi rovesciò sul letto, senza staccarsi e prese a danzare liberamente sul mio cazzo, ondeggiando a favore della telecamera il suo splendido culo. M'immaginai che i nostri sessi uniti e perfettamente depilati dovessero essere perfettamente visibili dalla telecamera. Le mie mani si portarono sulle sue chiappe e le palparono freneticamente "Che troia, sei una grandissima troia" incominciai ad insultarla eccitato "Di a tuo marito quanto ti piace farti fottere nel suo letto" le dissi "Non c'è bisogno che glielo dica, voglio che lo veda" disse lei con voce roca. Si staccò da me e si mise carponi sul letto ondeggiando lo splendido culo "Vieni, scopami così" io la presi alla pecorina, e lei si voltò verso la telecamera, gemendo a bocca spalancata ed incitandomi mentre io la sbattevo con foga. Le sue chiappe risuonavano ad ogni affondo del mio pube, le tettine ondeggiavano elastiche nell'aria, lei venne contorcendosi e gemendo, mentre io continuavo a scoparla.
Sentii le contrazioni della sua vagina pomparmi letteralmente il cazzo, ma riuscii a resistere. Piano piano l'orgasmo di lei allentò, e lei riprese il controllo, la vidi voltarsi leccandosi le dita, mentre mi sorrideva. "Ti piace il mio culo Paolo ?" domandò riprendendo subito a leccare le dita, io annuì con forza, gemendo ed accelerando il ritmo. Lei accompagnava ogni affondo con un gemito soffocato "Bene, prima della fine della settimana, lascerò che tu mi fotta anche li, nel mio tenero ed indifeso buchino" disse, le sue dita si portarono nel solco delle natiche e lei, sotto il mio sguardo eccitato si infilò, prima un dito e poi due nello stretto ma elastico sfintere.
Era troppo per me, sentì l'orgasmo montare inarrestabile, anche lei se ne accorse e si staccò rovesciandosi sul letto "Vieni Paolo, sborrami in faccia" m' incitò, mentre io prendevo a masturbarmi freneticamente. La raggiunsi, lei attendeva a bocca spalancata e con la lingua voluttuosamente protesa, io venni ed un torrente di sperma si riversò su di lei inondandole il volto, imbrattandole i capelli, colandole in gola.
Le gocce che la sua lingua vorace riuscivano a catturare venivano immediatamente ingoiate accompagnate da gemiti di piacere. Il diluvio finì, lei completamente ed oscenamente imbrattata di bianco sperma si sollevò e mi ripulì il cazzo con la lingua, poi si avvicinò alla telecamera concedendosi un lungo primo piano prima di spegnerla.
La fantasia di Elena non conosceva limiti, ed io facevo ormai fatica a tenerle dietro. Ora capivo perché il marito, si era rassegnato a lasciarla libera, nessun uomo poteva tenerle testa a lungo. La sera successiva, quando passai a prenderla a casa sua era tutta eccitata, mi condusse in discoteca, a me non piaceva molto ballare, ma la accontentai, immaginando che si sarebbe eccitata moltissimo nell'essere al centro dell'attenzione. Avevo immaginato bene, ma la mia immaginazione non poteva rivaleggiare con la sua.
Verso mezzanotte, Elena, si mise a ballare da sola su di un cubo, e come ovvio attirò l'attenzione di molti ragazzi. Mi avvicinai anch'io e notai che la porca non aveva indossato le mutandine, ed i ragazzi senza nemmeno doversi abbassare troppo, potevano agevolmente guardarle sotto la cortissima gonna ed ammirare la sua stupenda vagina perfettamente depilata. Mi allontanai un poco, cercando di capire cosa avesse in mente. Più tardi, scesa dal cubo la vidi ballare con un giovane, erano strettamente avvinghiati e potevo vedere chiaramente la mano di lei accarezzare il pube del giovane.
Smisero di ballare e lei mi raggiunse, trascinando per mano il giovane "Paolo, questo è Roberto, venite andiamo" disse lei e io la seguii. Salimmo tutti e tre in macchina "Ho chiesto a Roberto di farsi fare un pompino mentre tu mi scopi, e lui ha accettato" mi disse squittendo eccitata "Presto, parti e raggiungiamo un posto più tranquillo". Mentre guidavo, lei non resistette, e si stese su di me iniziando a spompinarmi, mentre il ragazzo sul sedile posteriore guardava eccitato masturbandosi attraverso i pantaloni. Per fortuna, raggiungemmo presto una zona buia del parcheggio, e fermai la macchina.
Lei scese di corsa ed aprì lo sportello posteriore, vidi che faceva stendere sul sedile il giovane, gli abbassava i pantaloni e le mutande e si chinava accogliendo in gola il suo cazzo, iniziando le magie di bocca che io ormai conoscevo così bene. Lei stava inginocchiata sul sedile, il bel culo sollevato, lasciato ormai interamente scoperto dalla corta gonna, mi chinai e baciai quelle stupende chiappe mentre le palpavo, mi spinsi più in basso iniziando a leccarle lo sfintere, ma lei interruppe il pompino voltandosi "Non avere fretta, non oggi, questa sera voglio che mi scopi" disse, poi si voltò e riprese a lavorare di lingua sul cazzo del giovane.
Mio malgrado scesi e presi a leccarle la vagina, già madida d'umori, poi mi rialzai e le affondai il cazzo nel ventre, iniziando a scoparla lentamente. Le mie mani dapprima vagarono sul culo perfetto, poi
avanzarono, le slacciai la camicetta e presi a palparle le deliziose tettine, la sentii venire una prima volta. La sua figa prese a contrarsi involontariamente, ed assaporai le deliziose sensazioni di quel dolce massaggio, il ritmo incominciò a crescere.
Ormai la scopavo con foga, e lei si faceva sbattere dai miei colpi, tenendo il cazzo di Roberto in bocca e lasciando che fossi io a dettare il ritmo al pompino. Eccitatissimo le appoggiai una mano sulla nuca e la spinsi in basso godendo nel vedere il cazzo del giovane affondarle in gola. Lui gemette, incapace di resistere, io trattenni la testa di lei mentre lui le scaricava direttamente in gola tutto il suo piacere, la sentii godere nuovamente, questa volta le contrazioni della sua vagina furono ancora più violente ed anch'io mi lascia andare godendo a mia volta e riempendole il ventre col mio seme.
L'indomani Elena mi telefonò invitandomi a prendere un caffè, naturalmente accettai. "Paolo, conosci la Franchetti ?" mi domandò ed io annuì "Cosa ne pensi ? domandò con aria maliziosa "Carina, molti stravedono per lei, ma secondo me è troppo mascolina, e soprattutto senza le necessarie curve"
risposi io "Perché ?" domandai subito dopo.
"La settimana sta per finire, e pensavo di organizzarti qualche cosa di particolare" disse, poi continuò "E` lesbica, e mi fa il filo da un sacco di tempo, pensavo di approfittarne per combinare un incontro a tre". L'idea di fare all'amore con due donne, mi solleticava ovviamente, ma decisi di stuzzicarla "Naturalmente sei tu che decidi ma, come ti ho detto, non è che lei mi ispiri più di tanto" mentii. Lei mi guardò un poco contrariata "Peccato, da tempo mi solleticava l'idea di provare con una donna, e questa poteva essere l'occasione buona" disse "Posso fare niente per renderti la cosa più interessante ?" disse con un lampo di malizia negli occhi "Be forse potresti, magari promettendomi che finalmente mi farai assaggiare il tuo bel culetto" buttai li io "Il furbacchione, ma no mio caro. Io mantengo sempre le mie promesse, ma al momento opportuno, però vista questa tua mania, la convinceremo a farsi sodomizzare da te, va bene lo stesso ?", io sconfitto annui alzando le braccia in cenno di resa.
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1 anno fa
giuliom, 52
Ultima visita: 2 giorni fa -
Una serata speciale-
Si erano conosciuti in uno dei tanti gruppi a tema su Fb, si erano annusati, piaciuti, conquistati.
Non erano proprio vicini e quindi per vedersi bisognava organizzarsi. Lui pignolo com’era voleva che tutto fosse perfetto, nulla lasciato al caso. Decisa la data prese un appartamento che avesse tutti i requisiti necessari per rendere il loro incontro esattamente come loro avevano immaginato. Arrivo per prima e lo riforni di quello che serviva per tutto il periodo che avevano concordato. Potevano restare li chiudendo il resto del mondo fuori per tutto il Weekend.
Lei arrivo nel tardo pomeriggio e lui scese giù ad aspettarla e accompagnarla in casa, parcheggio l’auto e prese il bagaglio. Si guardarono negli occhi e si abbracciarono come se il mondo già non esisteva più. Le prese la mano e la guido dentro.
Quando l’ascensore si fermo lui gli prese la sciarpa dal collo e gli bendo gli occhi.
Il pianerottolo era buio ma la porta dell’appartamento era vicino e prendendola per mano l’accompagnò all’interno della casa. La camera era in fondo al corridoio, e mentre si avvicinavano furono avvolti dal profumo degli incensi che bruciavano. All’interno della camera le candele fornivano un danzante luce calda, ma lei non poteva vederla... sentina solo il tocco della sua mano che la guidava senza sapere dove. Lui la bacio sulle labbra, le loro lingue si incontravano dopo molti giorni e il bacio divenne subito appassionato, frenetico, famelico. Le mani percorrevano il corpo uno dell’altro e quasi senza accorgersene si stavano già spogliando. Quando lei fu completamente nuda la fece sedere sul letto, ancora bendata… rimase lì in attesa. Lui prese dall’armadio la borsa dei giochi e ne tiro fuori una serie di corde, ne prese una. Si avvicino a lei e delicatamente gli prese un polso e gli annodo la corda, la fece adagiare sul letto e lego la corda al letto. Prese una seconda corda e fece lo stesso con l’altro polso. Con altre due corde le lego poi le caviglie facendole assumere una posizione carponi che gli permetteva di ammirarne la schiena, il bellissimo fondoschiena, il suo sesso ora umido di umori. Avrebbe voluto prenderla cosi, subito, tanto la desiderava, ma sapeva che doveva aspettare, faceva parte del gioca farla aspettare, farla soffrire, perché sapeva che anche lei lo desiderava e quell’attesa faceva parte dei preliminari. Le si avvicinava all’orecchio e gli sussurrava parole di desiderio, mentre con le mani le accarezzava la schiena, i glutei, le gambe, i piedi. Lei soffriva il solletico e lui si divertiva a vederla sobbalzare ogni volta che gli sfiorava la pianta dei piedi, o accarezzava i fianchi resi sensibili al tocco dall’eccitazione. Qualche volta usava i polpastrelli, qualche volta le sue labbra altre la sua lingua. Lei ogni volta sobbalzava ed emetteva dei suoni.. avrebbe voluto divincolarsi e sottrarsi, ma le corde la tenevano ferma lì a subire, oscenamente a subire.
Quando lui ad un certo punto capi che era il momento, andò in cucina e prese dal frigo un cubetto di ghiaccio. Quando gli tocco il capezzolo lei sobbalzo dalla sorpresa e dal freddo, il capezzolo divenne ancora più duro di quanto l’eccitazione lo avesse già reso, fu così facile racchiuderlo nella pinzetta che aveva predisposto. Quando la pinzetta morse i capezzoli, a lei sfuggi un urlo che non si capiva se di dolore o di piacere prima ad uno, poi all’altro, adesso entrambi i grossi seni erano provvisti di questi addobbi che schiacciavano i capezzoli e ad ogni minimo movimento provocavano dolore e eccitazione.
il ghiaccio percorse in lungo e in largo il corpo di lei, dal seno alle labbra poi scendere lungo il collo, poi lungo la schiena fino al solco dei glutei, scese lungo le cosce, i polpacci le caviglie e i piedi lasciando una scia di acqua fredda che si mescolava con il sapore della sua pelle. La lingua seguiva quella scia come uno sciatore segue la sua pista da sci cosicché dopo il freddo il caldo della lingua contribuiva a far innalzare a dismisura l’eccitazione di lei. Lei non immaginava dove quel cubetto si sarebbe tramutato completamente in acqua.
Quando il clitoride venne toccato dal ghiaccio un’altra esclamazione le usci dalla bocca. Una sensazione nuova, mai provata, si stava impadronendo di lei, quel ghiaccio da una parte sembrava rendere meno sensibile il clitoride, dall’altro il piacere che sentiva crescendo, dolore e piacere, dolore nuovo, piacere nuovo, poi quel che rimaneva del cubetto scomparve nel suo sesso.
Adesso lo voleva.. lo voleva a tutti i costi, voleva godere, voleva gridare, voleva essere presa, posseduta. Adesso lui sapeva che era pronta, adesso sapeva che era il momento.
Pensò “ adesso sei MIA”.
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1 anno fa
giuliom, 52
Ultima visita: 2 giorni fa -
Mi ha ceduto per 20 euro
Mi chiamo Sara, ho 40 anni e sono una imprenditrice. Sono sposata e tradisco mio marito regolarmente, anche se, a volte, è lui stesso che mi fa scopare dai suoi amici o da dei stalloni che lui mi procura. Ama molto vedermi alle prese con altri cazzi. Io, però, amo molto anche cornificalo a sua insaputa, perché questa cosa mi eccita di più. Ma ciò che però mi sconvolge è la relazione che ho con mio padre. Lui è il mio padrone in assoluto. Lo amo e desidero sempre esser sua: mi lascio fare di tutto da lui. Gli ho anche permesso di ingravidarmi ed ho messo al mondo due gemelli, un maschio ed una femmina. Forse vi sembrerà stano, ma sono anche sposata in segreto con lui. questo per precisare il profondo legame che c’è fra noi due; perfino con mia madre non si sente cosi legato. In un precedente racconto, dal titolo "Una settimana di vacanza con sole, mare e... tanti cazzi", ho raccontato un momento di libertà che mi son presa da lui, mentre era ricoverato in clinica. Al rientro da quella vacanza e relativa ripresa del lavoro, lui mi ha subito convocato in ufficio. Alle sette ero in ufficio con Stefano mio padre. Ci siamo coccolati. Poi lui ha iniziato a toccarmi, riducendomi subito in un lago. Gliel'ho tirato fuori da pantaloni, aveva il cazzo duro come una volta. Senza tante menate, gliel'ho ammirato, stando in ginocchio, e leccato a lungo, per poi cavalcarlo. Abbiamo goduto come due ragazzini. Poi mi ha detto che gli piacerebbe vedermi, una sera, scopare e, se mi va, organizzerebbe un incontro nella nostra casetta, un luogo segreto dove io e lui andiamo a scopare in santa pace. È la nostra alcova, il luogo in cui lui mi fa provare tante esperienze, sempre diverse. Ci siamo organizzati, siamo partiti alle 19:00. Siamo andati in un ristorante a mangiare io e lui; abbiamo chiacchierato amabilmente. Dopo cena, siamo andati alla casetta, ci siamo coccolati e scopato bene per un po’. Poi mi ha chiesto se mi andava farmi vedere da lui mentre godevo con altri maschi.
«Per vederti di nuovo sorridere, sono disposta a far tutto ciò che vuoi.»
Lui ha sorriso e, mentre ci stavamo godendo una pausa, ha inviato alcuni messaggi; siamo rimasti ancora un po’ a divagarci, anche perché lui si era fatto una puntura di viagra ed aveva un cazzo mastodontico. Un dettaglio che non ho specificato è che lui ha una verga non umana: un cazzo di 28 cm di lunghezza e 12 di circonferenza! Non è umano! È un cavallo! È per questo che, alla sua età 65 anni, per farlo diventar duro, si fa delle iniezioni di viagra e questo lo trasforma in un mostro! Dopo un po’, sono arrivati due maschi sui trent’anni, già conosciuti e frequentati varie volte insieme a lui. Sono due camionisti, nostri clienti, molto devoti e complici con lui. Io indossavo una vestaglietta e basta, lui si era rimesso i pantaloni. Dopo aver chiacchierato e bevuto un po’ di vino, servito da lui, io ero fra loro due sul divano. Hanno iniziato a mettermi le mani addosso, dappertutto e, ovviamente anch’io mi son messa a giocare con loro. Entrambi avevano due bei cazzi; li ho masturbati e succhiati a lungo con molto piacere, sempre sotto lo sguardo ammirato di mio padre. Dopo mi hanno scopata davanti a lui, sul divano, in piedi, sulla tavola, per venti minuti. Poi però ha voluto partecipare anche lui e, per questo, avevo i tre buchi sempre pieni, con i due che hanno sborrato tre volte nell’arco di due ore. Stefano, mio padre, alla fine, mi ha riempito la faccia con il suo secchio di sborra: è un cavallo anche in questo! Fin qui tutto nella norma. Son andata a pulirmi e, di nuovo, mi son seduta sul divano e, alla fine, lui mi ha preso per mano. Era felice, io un po’ sconvolta, ma i suoi occhi brillavano. Mi ha ringraziato. Io gli ho lasciato fare tutto quello che voleva. Dopo la prima scopata con i due tipi, lui, ancora seduto, mi ha detto di eccitarli e farglielo tornare duro ad entrambi. Era una cosa per niente difficile per me amante del cazzo e i due veri tori da monta. Allora lui si è messo ad impartire ordini e, ad un certo punto, ha ordinato loro di prendermi in doppia. Non hanno perso tempo; io mi son girata verso di lui e, sorridendo, ho un po’ ironizzato.
«Grazie, papà, per avermi dato il permesso di dare il culo ad altri!»
Lui mi ha guadare con occhi duri ed ha dato nuovi ordini ai due.
«Sta zitta, troia! Inculatela assieme! Una bella doppia nel culo e, quando state per venire, ditemelo!»
Io ci ho scherzato ancora un po', senza rendermi conto che adesso in lui si era liberata una certa forma di sadismo. I due stalloni mi hanno scopato il culo in doppia, bene ed a lungo, facendomi anche godere molto; sono così troia che, a prenderlo nel culo mi fa impazzire, se poi è in doppia, ancor più! Essi, dopo avermi sbudellato alla grande, erano pronti a godere. Lui si è messo dietro di me, che ero in ginocchio per terra, ha afferrato la mia testa ed ha fatto in modo da farmi avere i due cazzi davanti alla faccia.
«Adesso riempitela assieme, questa troia!»
Mi reggeva la testa e mi obbligava a tenere la bocca aperta, dandomi della troia. Io sentivo il clitoride che fremeva e godevo come una matta. Non sentivo neanche male all’ano, per quanto quel gioco mi stava travolgendo. Una delle cose che mi ha fatto sballare di brutto, è stato il pensiero che stavo mettendo le corna a mio marito con mio padre e subire le porcate di lui, durante quelle che lui definisce “riunioni di lavoro”. Ho goduto come un'autentica maiala. A quel punto, i due si son rivestiti e lui ha fatto una cosa che mi ha davvero sconvolto: mentre ero distrutta, sfatta e piena di sperma, ha tirato fuori il portafogli e li ha pagati!
«Ecco qui, venti euro a testa. È una sgualdrina così sfasciata e sfondata, quindi è troppo facile farla sbrodolare e non meritate di più. Non avete dovuto faticare molto per farla godere!»
Li ha pagati facendomi vedere bene i venti euro. Loro se ne sono andati e lui mi ha detto di rivestirmi, che ce ne saremmo andati. Ero sconvolta. Distrutta e psicologicamente sconvolta. Mi aveva ceduto a quelli per venti sporchi euro? Peggio di una puttana da strada, magari nera! Non ho avuto la forza di replicare.
La mattina dopo, al lavoro, alle sette e mezza, lui si è comportato come se niente fosse. Io camminavo a gambe larghe e non potevo sedermi, se non su un fianco per quanto mi doleva il culo, ma lui, pur vedendomi così, non ha mai accennato a nulla. La cosa è andata avanti così e mi ha fatto girare le palle questa sua assoluta indifferenza, come se non fosse successo nulla! Alla pausa caffè delle dieci con lui e mia madre, lei mi ha chiesto perché mi sedevo su un fianco ed io le ho risposto che avevo male alle emorroidi. Lui ha avuto un piccolo sorriso ironico, da sadico. Poi quando lei è andata via, lui mi ha preso per mano, mi ha baciato e messa sul tavolo a pecora; voleva incularmi.
«No! Ti prego, nel culo no! Mi fa ancora male!»
Lui non mi ha nemmeno ascoltata. Mi ha sfondato con il suo mostruoso cazzone e io ho goduto come una vacca! All’inizio, piangevo e urlavo, poi ho iniziato a godere e volevo che non smettesse più. Alla fine ha goduto e mi ha fatto ripulire il suo cazzo.
«Puliscimi il cazzo! Credo che ti organizzerò un po’ di sedute per tenerti in allenamento, così non frigni più, troietta!»
L’ho guardato e gli ho chiesto perché mi aveva fatto scopare da quei due maschi per poi pagarli. La sua risposta mi ha fatto capire che ero davvero nei guai!
«Bisogna pagare chi scopa una sgualdrina come te; ormai non vali più niente! Giusto venti euro, come una nera da strada!»
Quella risposta mi ha lasciato basita; siam tornati al lavoro, come se non fosse mai successo nulla fra di noi. Era chiaro che era adirato, anzi, incazzato e non capivo il motivo. Ma ho avuto poco tempo per riflettere. Il giorno dopo, alle 7:30, lo tenevo già piantato nel culo, mentre mi parlava di contratti da fare in giornata. In realtà ero io a pensare che mi fottesse. Lui ha sfoderato il suo cazzo e me lo ha messo nel culo.
Io mi son aggrappata alla tastiera del Pc e, quasi, la spaccavo. Avevo le lacrime agli occhi e poi ho preso a godere come una vacca, dicendogli: "Continua, maiale!" Mi dava colpi veloci, alternati ad altri che mi alzavano da terra. Mi ha scopato così, credo, per circa un quarto d’ora. Poi, dopo averlo tirato fuori, è andato al lavandino, mi ha chiamato e mi ha fatto pulire con l’acqua il suo membro durissimo; poi mi ha fatto sedere e mi ha scopato la gola. Appena mia ha riempito la faccia di crema, gli ho chiesto il motivo per cui mi aveva trovato due maschi e poi li aveva pagati per scoparmi. Lui mi ha fissato per un attimo e la sua risposta mi ha gelato il sangue.
«Ti sei divertita, mentre ero in ospedale e ti sei scopata mezzo mondo, senza il mio permesso. Con quel gesto, ho voluto farti capire che tu sei mia ed io solo posso darti a chi voglio e posso anche pagare per farti scopare, ma questa è stata solo la prima serie di punizioni cui ti sottoporrò a partire dai prossimi giorni, affinché tu capisca che non puoi farti i cazzi che vuoi tu, senza il mio permesso!»
Non ha aggiunto altro. Mi ha lasciato a terra con la faccia piena di sborra ed il cuore in tumulto. Adesso aspetto il resto e son ben sicura che non sarà una passeggiata! Sono sua e lui è tremendamente geloso, anche se poi, per puro divertimento, mi vende a chi vuole! Mi bagno al solo immaginare quali prove molto perverse ha in mente per me.
La mattina dopo, appena alzata, ho messo del ghiaccio nel bidet e ci sono rimasta per circa mezz’ora. Si consideri che io patisco molto il freddo e quella mia seduta nell'acqua ghiacciata l'ho accolta come fosse calda. Avevo gli orifizi in fiamme, da quanto me li avevano abusati. Dopo un po’ che ero lì, mi son sfiorata per lavarmi e mi son resa conto di avere i buchetti aperti, quasi avessi inserito un dilatatore. Ho passato due giorni, durante i quali ho inventato dei problemi con mio marito per non scopare con lui; dovevo riprendermi perché sapevo che non era finita. La sera del venerdì, mi ha portato di nuovo alla casetta ed abbiamo fatto una bella scopata solo noi due. Ero felice perché pensavo che tutto si fosse appianato, ma lui, dopo aver goduto, mi ha dato un ordine secco e preciso.
«Siediti sul divano, troia! Adesso ti prendi la seconda lezione!»
Dopo un po’ sono arrivati tre tipi giovani, sui trent'anni, abbastanza rozzi: forse dei contadini, tra l'altro anche sporchi. Lui li ha salutati all’entrata e uno ha chiesto subito dove fosse la puttana. Da quel momento mi hanno trattato come una puttana, anche perché lui ha preteso che mi pagassero prima, proprio come si fa con le puttane: venticinque euro a testa! Loro avrebbero voluto darmene cinquanta, ma lui non ha voluto.
«Non vale tanto questa sgualdrina! È una puttana sfondata di poco valore, ma che vi deve far divertire molto!»
Nelle prime due ore, mi hanno fatto di tutto e di più. Dopo una doppia nel culo, in cui ho goduto tanto, ad un tratto papà ha preso due cuscini e me li ha fatti mettere sotto al culo, per terra sul tappeto.
«Ma io voglio il letto...»
La sua risposta è stata categorica!
«Le sgualdrine come te non meritano un letto!»
Cosi sistemata, mi chiavavano a turno tutti e tre. Chi non mi scopava, si sedeva sulla mia faccia: palle in bocca o culo da leccare. Due erano solo sudati, ma uno veramente sporco, mentre l’altro mi torturava le tette e si scambiavano di posto in assoluta libertà di sborrare come e dove volevano loro. Dopo una pausa, mio padre mi ha fatto alzare. C'era un tavolino da due posti nella stanza; mi ha fatto mettere a pecora e mi ha legato le caviglie alle gambe del tavolo, obbligandomi a cosce aperte. Io, sfinita, l'ho implorato:
«Basta?»
Lui mi ha risposto molto duramente.
«Sei solo all’inizio, sgualdrina! Adesso occupatevi del culo della signora!»
Hanno ripreso a divertirsi con me. Mi hanno anche fatto una cosa che non avevo mai fatto: uno dei tre, che aveva le braccia da agricoltore, mi ha fistato, credo, fin oltre il polso. Giuro che temevo mi sfilasse le budella con le mani. Il maiale di mio padre, ad un certo punto, lo ha fatto togliere ed è entrato lui con il pugno chiuso.
«Ora, troia, ti cagherai addosso per una settimana e ti toccherà andare in giro con pannolini per incontinenti, come i vecchi!»
Io pensavo di morire da un momento all’altro, però, nel contempo godevo come una cagna. Alla fine, sono svenuta. Mio padre mi ha preso in braccio e mi ha portato sotto la doccia fredda e, quando mi son ripresa, lui mi ha preso per i capelli e messa in ginocchio. Lì c’è una vasca grande di quelle ad angolo. Io ero in mezzo a tutti e quattro, che mi hanno pisciato addosso, e devo dire che, sebbene ogni tanto ho rischiato di soffocare, ho goduto come una matta. La cosa sconvolgente era che questi pensavano di essere con una puttana vera, perché gli hanno detto la vogliamo ancora, perché in strada costano di più.
«State tranquilli; questa per sei mesi ve la do almeno due volte al mese e ci metteremo d’accordo sul prezzo. Se poi venite regolarmente, vi faccio lo sconto.»
Cioè gli cedeva sua figlia a venti euro a notte. Alla fine, se ne sono andati. Ero distrutta. Mi son fatta una rapida doccia e poi, in macchina, durante il ritorno, io non parlavo e lui ha precisato che questa era la seconda lezione.
«Non approfittare mai più di una mia malattia, perché la prossima volta ti vendo agli albanesi, affinché ti mettano ogni sera in strada, brutta puttana! E non credere che sia finita qui!»
Io che cercavo conforto, ho ottenuto solo questo. Ammetto però che ho goduto come una vacca, comunque non credo che sia finita così: del resto non è stato solo negativo. Credo che a vedermi godere per lui, ci sia rimasto male; non erano questi i suoi piani. Poi, però, due giorni dopo, ho capito cosa l’ha fatto incazzare così tanto. Mi ha chiamato in ufficio, mi ha dato quattro fogli intestati da un investigatore con i miei movimenti nei giorni in cui lui era all’ospedale. Ti credo che era incazzato come una bestia! Ci sono, in dodici giorni, sette fermate in campagna, fra pomeriggi e sere. Ci sono tre foto che ritraggono me che salgo a casa di Edoardo, uno dei miei bull segreti, in tre mattine diverse. Due volte il volto di Silvano, altro bull storico, ripreso dalle telecamere sul retro di casa. A vedere quei documenti ho pensato: ma quanto sono troia?
Poi mi è arrivata la terza lezione. Il mercoledì sera, siamo partiti. Mi ha fatto indossare un body, reggicalze e tacchi alti, con sopra un trench e basta. Appena cambiata, lui ha fermato l’auto e mi ha fatto inginocchiare; me lo ha messo davanti alla faccia e io l’ho succhiato. Il tempo di bere il suo seme che sono arrivati due con una macchina di grossa cilindrata e lui mi ha dato a loro. Abbiamo percorso l’autostrada, con i due che si alternavano alla guida, per scoparmi sul sedile posteriore. Mi hanno portato in un parcheggio per camion. Mi hanno fatto scendere e mi hanno fatto battere per un’ora.
«Chiedi 100 euro e noi saremo qui a controllare che tutto vada bene.»
Sono scesa e c’erano altre due come me. In quel momento ho pensato: cazzo, forse questo era il parcheggio per la punizione delle mogli troie? Una piangeva, mentre l’altra invece sembrava più tranquilla. Si era già formata una fila di auto e camionisti a piedi. Appena fuori dell'auto, una macchina arriva e mi carica subito. La macchina con i miei papponi segue e questo va in fondo al parcheggio. Bel tipo elegante. Mi ha scopato con preservativo e mi ha chiesto poi di poter venire in bocca; io ho accettato senza batter ciglio. Scesa da quell'auto, sono stata subito caricata da un’altra. Tipo grasso, un po’ rozzo. Ha voluto solo un pompino. Un po’ sporco e agitato è venuto appena mi ha toccato il culo e le gambe. Poi mi ha riportato lì e subito un’altra macchina mi ha caricato. In fondo, dove ci fermavamo, c’erano dei camionisti che aspettavano e guardavano. Il tipo ha aperto la porta mentre glielo succhiavo, stando inginocchiata sul mio sedile e lui alla guida. Quindi i camionisti hanno approfittato per mettermi le mani su culo, gambe e figa. Poi mi hanno presa così in due, mentre spompinavo. Questo è durato di più. Arriva la vettura dei miei papponi ed il tipo paga, ed io scendo. Mi prendono su e mi portano in fondo al parcheggio, dove non c’era nessuno. C’era mio padre con la sua macchina. Scendono tutti ed io rimango dentro con il vetro aperto.
«Allora? Com’è andata questa puttana?»
Uno dei due gli risponde che ho guadagnato 500 euro.
«Ok, sono vostri, ma la scopate davanti a me.»
Loro erano tre, quindi si spostano e lui ci segue. Io guardo e lo imploro.
«Ma non basta quello che ho fatto finora?»
Il tizio mi guarda e risponde per lui.
«Lui è il cliente e noi facciamo quello che vuole lui!»
Mi hanno portato in un motel a ore, di quelli dove si parcheggia direttamente davanti alla camera e, appena entrati, è arrivato anche il mio aguzzino. Si è seduto su una poltrona e loro hanno iniziato. Lui li incitava dandomi della troia e loro, ovviamente, lo hanno fatto. Io, tutto sommato non avevo male e, quindi, per ripicca, facevo finta di godere per fargli rabbia, ma comunque ogni tanto godevo per davvero.
Il tutto è durato una mezzoretta. Loro si son scaricati tutti su di me e poi mi hanno messo sul comodino trecento euro. Papà si è alzato, ha preso i trecento euro e glieli ha ridati, aggiungendo a quelli, altri venti euro.
«È una puttana: non merita di più!»
Usciti loro, mi sono rivestita e lui mi ha portato a casa.
Sono diventata il suo giocattolo. Mi usa a suo piacimento e, per quanto questo possa umiliarmi, non ne posso far a meno. Lo amo e, senza di lui, senza le sue perversioni, le umiliazioni che mi infligge, io non sarei nulla e per questo spero che escogiti una nuova punizione.
Al solo pensiero mi bagno come una fontana
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1 anno fa
baxi18, 55
Ultima visita: 1 giorno fa -
Il fine giustifica i mezzi.
Mi chiamo Lucrezia ed ho 20 anni. Sono alta, snella, bionda, occhi azzurri, terza di seno e un bel culetto a compendio di un paio di cosce ben tornite. Ero praticamente in rotta di collisione con i miei genitori, che volevano che frequentassi l’università, ma il mio carattere, decisamente ribelle, mi aveva portato, dopo una furiosa litigata, ad andarmene di casa. Un trolly, con un po' di biancheria, jeans e qualche maglietta, un paio di maglioni e quello che avevo nel mio salvadanaio. Volevo esser libera e indipendente ma, in effetti, non sapevo neanche da dove cominciare. Ho raggiunto una cara amica che viveva in un’altra città, dove si era iscritta all’università. Ho deciso che volevo trovare un lavoro, in fondo avevo un diploma di ragioneria, ottenuto con il massimo dei voti e, quindi, decisi che, prima di dar fondo ai miei 4000 euro di risparmi, avrei dovuto trovarmi un lavoro. Mi son subito messa alla ricerca di un'occupazione confacente agli studi fatti, ma sembrava che nessuno studio di ragioneria avesse bisogno di una nuova dipendente. Girando per la città, mi son resa conto che dovevo esser indipendente in tutto e, avendo notato che c’erano parecchi cartelli "affittasi", soprattutto su delle porte a livello strada, chiamo un paio di numeri e trovo quasi subito una specie di monolocale a 100 euro al mese, ovviamente a nero, niente contratto, affitto anticipato ogni mese, ma mi sta bene lo stesso. Mi costava poco e così avrei avuto un letto ed una cucina, qualche sedia, un tavolo ed un frigorifero. Lo metto in ordine, pulisco tutto e lo rendo igienicamente accettabile. Dovevo però sempre trovare un lavoro, di qualsiasi tipo. Giro a vuoto tutto il giorno. Niente da fare. A sera, seduta su uno sgabello in un bar, per cena mi concedo un cappuccino. Sono demoralizzata e, ad un tratto, vedo che una delle bariste saluta un signore appena entrato, parlano fra di loro ed il tizio si volta verso di me e mi guarda con attenzione. Mi si avvicina e, dopo essersi presentato, mi fa qualche domanda.
«Ho appena appreso che lei sta cercando lavoro: cosa sa fare? Che studi ha fatto?»
Lo guardo e gli dico che ho il diploma di ragioniera e che, in ogni caso, accetto tutto ciò che mi viene proposto. Lui ci pensa un po' e poi mi dà un indirizzo, dicendomi di presentarmi il giorno dopo, che ne parlerà con il suo socio, perché forse ha un lavoro adatto a me. Il giorno successivo, mi trucco, mi vesto con cura e mi presento all’indirizzo lasciatomi da Gennaro, il tizio entrato nel bar.
Quando entro, trovo una signora anziana che mi dice che, in quel momento, sono tutti assenti per motivi personali, però prende il mio numero di telefono. La guardo sconsolata e ipotizzo che sarà un altro buco nell'acqua. Invece la sera, sul tardi, il mio telefono squilla: è Gennaro e mi dice che, se voglio e sono disponibile, posso andar a fare un colloquio con lui e il suo socio. Fisso subito l'appuntamento. Mi presento all’appuntamento puntualissima. Voglio fare una buona impressione. Mi vesto in modo da valorizzare la mia figura: minigonna, una magliettina aderente e, guardandomi allo specchio, trovo che faccio la mia bella figura. Entro e trovo solo lui ed un altro signore, che sembra della sua stessa età, sulla cinquantina. Si presenta anche l’altro, dicendo di chiamarsi Giovanni. Chiedono di me e della mia storia. Mi ascoltano e poi Giovanni mi avanza la loro proposta.
«La signora che c’era ieri è in pensione e mia moglie sta male, per questo motivo ieri non c‘era nessuno. Qui c’è bisogno di una persona che abbia voglia di lavorare, senza guardar troppo l’orologio.»
Li guardo e mi rendo conto che devo giocare bene le mie carte. Loro restano un po' in silenzio, in attesa delle mie parole.
«Ho bisogno di lavorare, davvero bisogno; gli orari non mi spaventano e, soprattutto, imparo in fretta. Se mi assumono, saprò e potrò dimostrare di esser un valido elemento.»
Si scambiano una occhiata e poi non mi danno subito una risposta; dicono che mi chiameranno. Così me ne vado, sempre più sfiduciata nell'animo. Giro un po' per la città, senza una meta precisa. Poi me ne torno nel mio monolocale, faccio una doccia, indosso la mia solita t-shirt da uomo e, senza nient'altro addosso, mi siedo a mangiar qualcosa; è sera tardi, quasi le undici. Sono delusa, mi sembra che tutto vada male, quando, improvvisamente, il mio telefono squilla di nuovo. È Gennaro, uno dei due titolari incontrati quella mattina, e mi dice che sono appena usciti dall’ospedale, dove è ricoverata la moglie di Giovanni e che avrebbero raggiunto un accordo; avevano solo bisogno di definire con me qualche dettaglio, come la retribuzione ed altre cosette. Mi chiede se ero disponibile, a definire subito, in quanto erano in zona. Mi è sembrato un colpo di fortuna e li ho invitati a raggiungermi.
«Non vorremmo farla uscire da sola a quest’ora cosi tardi.»
«Nessun problema: vi do il mio indirizzo e vi aspetto.»
Feci un po' d'ordine e m'infilai velocemente una gonna, la prima che trovai abbastanza decente. Arrivarono velocemente. Li feci entrare e ci sedemmo al tavolo, sulle uniche tre sedie che possedevo. Il loro discorso fu abbastanza conciso ed estremamente chiaro.
«Come le abbiamo accennato, ci servirebbe una persona che si faccia carico dell’ufficio e lo consideri come suo. La retribuzione sarà come da contratto nazionale e, in più, ci saranno dei bonus in base all'impegno che mostrerà di profondere. È chiaro che si dovrà instaurare un rapporto di estrema fiducia fra noi: dovrà esser un dare per avere e, quindi, io dovevo...»
Ho subito realizzato dove volevano andare a parare. Del resto non ero nuova a proposte di quel genere. Aggiungo che non ero vergine da tempo e che prendevo la pillola, perché il sesso fatto bene mi piaceva e, in fondo, questi due erano esteticamente due bei esemplari di maschi anche se un po’ maturi, ma sicuramente corretti e di un certo fascino. Mi sono alzata dalla sedia e li ho guardati, mentre mi sono avvicinata al letto. Loro mi hanno seguito e si son messi davanti a me, in attesa della mia prima mossa. Mi son lasciata scivolare la gonna ai piedi ed ho, poi, sbottonato la camicia; poi mi son seduta sul letto, aspettando. Ci misero un attimo a denudarsi. Avevano un bel corpo tonico ed asciutto. Mi sono ritrovata davanti alla faccia le loro verghe. Non erano ancora in piena erezione, ma erano di buone dimensioni, sia in lunghezza che in larghezza. Sarebbe stata una lunga notte. Non era la prima volta che facevo questo gioco a tre; mi era capitato solo un'altra volta, poco tempo prima. Ho allungato le mani e, impugnati i loro cazzi, ho cominciato a segarli, dando, di tanto in tanto, una leccatina ciascuno. Nonostante non fossero giovanissimi, raggiunsero presto la giusta consistenza. Mi son trovata davanti due belle verghe di tutto rispetto. Gennaro era dotato più in lunghezza, mentre Giovanni era sicuramente più grosso. Il sesso mi è sempre piaciuto, ma era la prima volta che lo facevo con due persone che potevano esser mio padre. Anche questo aspetto era per me eccitante: se fosse servito per ottenere un lavoro, tanto meglio. Ci eravamo distesi sul letto e loro due erano al mio fianco: ero certa che erano rimasti sorpresi dalla mia farfallina completamente rasata.
«Che splendida la tua patatina, completamente rasata!»
Gennaro mi baciò, accarezzandomi un seno ed infilandomi tutta la lingua in bocca. Giovanni mi allargò le cosce, scese giù e con le dita aprì le grandi labbra; cominciò a leccarmi. Ebbi un orgasmo improvviso e ne fummo tutti stupiti.
«Oddio, mi fai venire! Vengo!»
Gennaro mi tirò su di sé e, continuando a baciarmi, si prese in mano il pene e cominciò a strofinarne la punta sulla mia farfallina, fino a quando le mie grandi labbra si aprirono da sole, consentendogli di penetrare. L’ho sentito entrare molto lentamente, fino in fondo. mi ha aperto tutta e, nello stesso tempo, mi sentivo piena! Era una sensazione stupenda! Mi ha fatto mettere in verticale ed ho preso a cavalcare con quella verga che mi sfondava il ventre, da quanto lo sentivo in profondità! Giovanni continuava ad accarezzarmi il seno, le spalle, la schiena ed il culetto. Ad un certo punto ho sentito le sue dita allargarmi il buchino. Mi sono irrigidita. Ero consapevole che mi avrebbe fatto male. Lo sapevo, all'inizio sarebbe stato doloroso ma lui continuò ad infilare solo il dito. Mi ha dato tempo per abituarmi a quel tipo d’intrusione e, quando ha sentito che mi ero rilassata, le dita son diventate due. Mi stava allargando pian piano. Intanto ero già al secondo orgasmo. Gennaro sotto di me invece niente, continuava imperterrito ad assecondare il mio movimento, spingendo ogni tanto il bacino verso l’alto, per farmelo sentire meglio.
«Brava, puttanella! Godi, che ti facciamo impazzire!»
Giovanni intanto mi aveva lubrificato con della saliva il buchetto e poi, smise di usare le dita: sentii la punta del suo cazzo forzare il mio buchino, cominciando ad entrare un millimetro dopo l'altro, lentamente, ma inesorabilmente. Ho sentito i muscoli cedere ed il mio sfintere abituarsi pian piano all'intrusione. Mi son fermata per permettergli di entrare e sentir meno dolore. Finalmente arrivò in fondo, sentivo le sue palle contro il mio culetto. Cominciò a muoversi e Gennaro sotto di me lo imitò. Trovarono subito il giusto ritmo. Urlai, non tanto per il dolore, quanto per il piacere: ero al mio terzo orgasmo.
«Vengo! Cazzo, mi fate impazzire! Vengo!»
Loro mi sorrisero, compiaciuti.
«Certo che ti facciamo impazzire! Adesso ti sfondiamo ogni buco, puttanella!»
Mi pomparono per una buona mezz’ora, facendomi godere ancora altre due volte, poi il loro ritmo aumentò. Io godevo e mugolavo come una gatta e mi contorcevo per il piacere, con quei due pioli di carne dentro di me. Li ho esortati a godere dentro di me.
«Su, venite! Voglio godere della vostra broda dentro! Su, sborrate, vengo!»
Accelerarono il ritmo e poi mi inondarono ogni buco. Mi sono sentita completamente farcita del loro sperma caldo. Sfinita, mi sono sciolta dal loro abbraccio e li ho guardati: mi sorridevano compiaciuti. Sentivo colare il loro seme da ogni buco e poi mi alzai per andare in bagno a lavarmi.
Al mio ritorno, erano ancora sul letto.
«Non vorrai dirci che sei già stanca?»
Gli ho sorriso e me li sono presi di nuovo in bocca.
È stata una lunga notte, ma ho goduto moltissimo. Ho avuto il lavoro e, per anni, mi son fatta scopare da loro insieme, ma anche da qualche altro cliente maturo e porco.
Oggi lo studio è mio e non ho vergogna a dire che "il fine giustifica i mezzi".
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1 anno fa
baxi18, 55
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Ne ho presi tre e mi hanno fatto impazzire.
Mi chiamo Barbara, ho 45 anni e da 25 sono sposata con Riccardo, che ha due anni più di me. Sono alta, bionda e con gli occhi chiari. Ho una 4a misura di seno, ancora bella e tonica, che sfida la legge di gravità, restando su benissimo. Ho una bocca ampia e labbra davvero sensuali, cosce lunghe e snelle, oltre un bel culo che è oggetto degli sguardi di maschi vogliosi. Riccardo è un bel maschio, moro, con qualche capello bianco, fisico snello e braccia forti. Ha una bella dotazione, un po’ oltre la media. Abbiamo un figlio, che ha 23 anni e studia medicina in un’altra città. Il rapporto con mio marito è sempre e stato molto semplice e, a volte, addirittura monotono. Mi piace il sesso ed il piacere più di lui, che mi prende solo quando ne ha voglia, mentre io vorrei godere diversamente. Le nostre scopate son diventate sempre più ripetitive, mai una fantasia, un diversivo, sempre lo stesso cliché. Mi tocca, mi eccita, mi penetra e poi, appena son venuta, gode dentro di me, mi dà un bacio e tutto finisce. Cosi da anni. Non ne posso più! Ho provato a farglielo capire, ma lui mi ha guardato come se fossi pazza.
«Di che ti lamenti? Ti faccio godere e non ti chiedo altro, perché vorresti cambiare? A me piace e basta, così!»
Da non credere! Ho cercato di spiegarmi, ma lui è sempre convinto che è giusto così. Alla fine ci ho rinunciato. Poi, casualmente, la svolta. Mia suocera si deve operare al femore e Riccardo la raggiunge e, poiché è sola, decide di assisterla per il tempo necessario all’intervento. Lei abita nella stessa città dove studia nostro figlio, che vive con lei. Il primo giorno che mi son ritrovata sola in casa, era un sabato mattina, stava finendo l’inverno, le giornate appena più lunghe, l’aria più calda. Mi son svegliata e la casa mi sembrava incredibilmente vuota. Mi sentivo inquieta, diversa. Una sensazione di libertà mi provocava un brivido di eccitazione. Avevo riflettuto su tutta la mia vita ed ero giunta alla conclusione che dovevo far qualcosa perché mi sembrava che la vita mi stesse sfuggendo, che non stavo vivendo e che mi stavo e perdendo il meglio che la vita potesse offrirmi. Volevo godere! Volevo sentirmi viva e, perché no, troia! Decisi di farmi un bagno. Immersa nella vasca riflettevo su come trovare il modo di godermi questa inaspettata libertà. Mi guardai allo specchio e mi trovai bella. Il mio corpo era ancora tonico, quello una quarantenne. Con un sorriso, ho passato la mano sui seni, morbidi, ho guardato il mio ventre abbastanza piatto ed il culo, me lo sono accarezzato e l’ho trovato sodo, alto e tonico. Cazzo! Adesso dovevo trovare chi me lo trastullasse. Mi tornarono in mente le scopate fatte prima di conoscere Riccardo. Ricordo di aver cominciato a circa sedici anni, ad interessarmi al sesso e, alla soglia dei diciotto, mi son fatta sverginare senza troppi rimorsi. Dopo un inizio un po’ incerto, ho trovato dei maschi più grandi di me che mi scopavano alla grande. Con uno, di circa una trentina di anni, ho provato il rapporto anale, che mi è subito piaciuto tantissimo. Con la bocca ero già brava di mio e, quindi, fin quando non ho conosciuto Riccardo, scopavo sempre tanto e bene. Di lui mi son innamorata subito e con lui il sesso era piacevole. Un anno di fidanzamento, poi, dopo le nozze, sono rimasta subito incinta. Per tutto il periodo della gestazione, mi ha scopato pochissimo e, dopo, è subentrato quel suo sistema semplice di scoparmi e, da allora in poi, è stato quasi sempre così. Non ne posso più! Ho passato diverse ora a rilassarmi. Poi, nel pomeriggio, ho sentito mio marito e mio figlio e, alla sera, ho deciso di uscire per un aperitivo. Ho indossato un vestito molto aderente. Sotto, nessun tipo di intimo, solo delle calze con il reggicalze attaccato, che fasciavano le mie gambe in modo molto sensuale. Ai piedi dei decolté nere con tacco 12. Ho preso l’auto e mi son diretta in centro. Ho lasciato la vettura nel parcheggio sotterraneo e, salita in piazza con un ascensore, mi son ritrovata in mezzo a tanta gente, che passeggiava lungo il corso. Mi son seduta ad un tavolino all’aperto di un bar, restando girata verso il corso, per offrire una buona visuale delle mie cosce. Sorseggiando uno spritz, ho dato un’occhiata distratta al panorama che offriva il corso: molti giovani, tantissimi giovanissimi. Poi il mio sguardo è stato catturato da un signore distinto, che parla con due ragazzi sulla trentina. Si son seduti al tavolo davanti a me. Lui, sicuramente un cinquantenne, alto, capelli neri e modi molto garbati, parlava a bassa voce, quasi con discrezione. Uno dei due ragazzi ha notato che mi ero interessata a loro e, con un gesto del capo, lo ha fatto notare anche agli altri. Ho notato che mi hanno rivolto un insistente occhiata. Mi son eccitata nel vedermi valutata. Mi sentivo sotto esame e, nello stesso tempo, ero pervasa da una strana sensazione di eccitazione in tutto il corpo. Sentivo che li volevo, tutti e tre! Mi son quasi stupita di me stessa. Ho capito che quella sera mi sentivo davvero troia! Avevo davvero voglia di far sesso con quei tre, perché mi sembrava che fossero esattamente il numero perfetto per togliermi la voglia di scopare. Ad un tratto, il tipo più anziano si è alzato ed è venuto verso di me.
«Signora, lei si è accorta che siamo rimasti molto affascianti dalla sua avvenenza? Quindi ha due opzioni: la prima è quella di ignorarci e questo sarebbe molto triste. La seconda, invece, è quella di unirsi a noi, affinché anche lei possa godere della nostra compagnia e passare momenti di sublimo divertimento, che sarebbe importante poterlo vivere assieme.»
L’ho guardato un po’ incredula. Era la prima volta che venivo abbordata con una proposta così sfacciata, ma anche tanto simpatica. Mi son alzata dal mio e seduta al loro tavolo. Subito il signore anziano, ha fatto le presentazioni.
«Io sono Hans, loro sono Diego e Lucio. Le dispiace farci conoscere il suo di nome?»
Ho stretto loro la mano e mi sono presentata.
«Piacere, sono Barbara.»
Abbiamo iniziato a parlare del fatto che erano entrambi forestieri e che, solo Hans, di origini tedesche, era della città. Vedevo che mi osservavano, specie i due ragazzi, con occhi davvero carichi di lussuria. Mi spogliavano con lo sguardo ed io ero mi sentivo travolta dall'eccitazione. Ad un tratto Hans ha fatto una domanda e io li ho scioccati tutti e tre.
«Come mai una belle signora come te, è sola in giro per la città?»
Ho riflettuto un attimo. Ho deciso che non volevo andare troppo per il sottile.
«Sono sola. Mio marito e fuori città. Di recente ho fatto sesso con lui, ma non ne sono rimasta soddisfatta e così, questa sera, ho deciso che mi voglio divertire.»
Ho visto lo stupore nei loro occhi. Hans è stato il più reattivo.
«Allora perché non andiamo a casa mia, che dista solo cinque minuti da qui e vediamo di farti divertire un po’?»
Senza aggiungere altro, ci siamo alzati e incamminati verso l’altro lato della piazza e siamo entrati in un bel palazzo. Già in ascensore, ho sentito che i due che erano dietro di me hanno allungato le mani. Mi hanno palpato il culo e io non ho reagito. La cosa, cosi insolita, continuava ad eccitarmi. Ero pervasa da una strana sensazione, curiosità, eccitazione, in tutto il corpo. Ho ammesso con me stessa che avevo voglia di far l’amore con questi tre maschi. La sensazione mi faceva rabbrividire e, solo all’idea, il respiro, il mio respiro, era cambiato. C’era il desiderio nel mio respiro, il desiderio dei loro corpi, il desiderio di esser desiderata. Avevo voglia di qualche cosa che per me era davvero estremo. Più saliva l’ascensore e più aumentava il mio desiderio. Appena entrati, Hans, mi ha abbracciato e, mentre mi accarezzava, mi parlava.
«Sei bellissima! Ammetto che ho desiderato il tuo corpo appena ti ho visto. L’idea di poterti avere mi eccita
Ho sentito le sue mani scivolare sotto il vestito, sfiorarmi i seni. Mi son lasciata andare alle sensazioni. Ero già molto eccitata e lo sono diventata molto di più quando Diego si è appoggiato dietro di me e mi ha incuneato il suo membro fra i glutei. Ho sentito qualcosa di notevole premere sulle mie chiappe e ciò mi ha fatto bagnare ancor di più. La sua bocca mi ha baciato sulla nuca, facendomi provare dei brividi di piacere. Poi Hans mi ha condotto dentro una stanza. Mi hanno spogliato rapidamente e io mi sono distesa supina sul letto, a cosce larghe, mentre li osservavo spogliarsi velocemente. Per un istante mi hanno guardato ed io ho goduto ad esser l’oggetto del loro piacere. Questo mi ha eccitato da morire. Hans si è inginocchiato fra le mie cosce e ha preso a leccarmi. Subito gli altri due, si sono inginocchiati ai lati e mi hanno offerto i loro membri turgidi, duri, da succhiare. Erano tre belle mazze! Hans, fra i tre, era quello con il maggior spessore, mentre Diego era di sicuro il più lungo e Lucio era un po’ una via di mezzo fra i due, ma in ogni caso tre belle mazze, di tutto rispetto. Ho iniziato a succhiare con impegno, mentre venivo leccata divinamente. Ben presto un orgasmo mi ha travolto e fatto gemere a bocca piena. Hans ha ricevuto in bocca una ingente quantità della mia crema. Ha bevuto tutto e poi si è complimentato con me.
«Barbara sei davvero molto dolce! Il tuo piacere è nettare puro! Adesso ti voglio godere fini in fondo!»
Mi ha preso. Sentii il suo membro entrare dentro di me, completamente bagnata di piacere. L’ho sentito fino in fondo. Ho chiuso gli occhi. Ho sentito le bocche, il calore del loro respiro mentre mi leccavano e baciavano sul collo sui seni. Le mani che mi accarezzavano, strizzavano i seni: ero in paradiso e ho deciso di assaporare al massimo questa sensazione, così piacevole. Diego mi ha preso la testa fra le mani e mi ha infilato il suo pene lentamente in bocca. L’ho accolto ed ho iniziato a leccarlo avidamente, mentre Hans continuava a sbattermi senza sosta, con un ritmo inesorabile e perentorio che mi ha portato ad avere un nuovo orgasmo. Ho tremato e loro si son fermati per farmi assaporare l’attimo intenso del piacere. Poi Lucio ha chiesto ad Hans di girarsi e di mettermi su di lui. Un attimo dopo, mentre ero distesa su Hans, l’ho sentito armeggiare dietro di me, mi titillava il buchetto. Mi son rilassata e l’ho accolto tutto dentro, mentre gemevo di nuovo con il cazzo di Diego in bocca. Ero piena! Tre cazzi mi riempivano il corpo ed i miei buchi, scavandomi dentro e facendomi godere come non ricordavo di aver mai fatto. Non so per quanto tempo, mi hanno pompato ed io ho goduto, senza soluzione di continuità, un orgasmo dopo l’altro. Sembrava un momento infinito e perfetto, fino a che ho sentito il calore del loro sperma invadere i miei buchi. Li ho sentiti tendersi e riversarmi dentro il loro piacere, mentre gemevano. Ho ingoiato il seme di quello che avevo in bocca. Siamo rimasti un momento immobili e, poi, ci siamo sciolti ed ho assaporato anche quello degli altri. La mia bocca avida li ha accolti e assaporati tutti fra i loro gemiti di piacere.
«Adorabile! Lo tiene in bocca in maniera divina! Stupenda!»
Ci siamo rilassati e, dopo un po', Diego mi ha messo di nuovo le mani fra le cosce, ha preso a toccarmi facendomi eccitare ancora ed io gli ho ripreso il cazzo in bocca, trovandolo già ben pronto. Abbiamo iniziato di nuovo a scopare e lui mi ha posseduto tenendomi sotto di lui. Mi ha sollevato le gambe e mi ha penetrato con vigore, scopandomi molto forte. Non è durato molto, ma ho goduto ancora. Appena lui si è sfilato, il suo posto è stato preso da Lucio, che, a sua volta, mi ha scopato bene ed a lungo. Quando è venuto si è sfilato e mi ha schizzato il suo piacere fra i seni. Era bellissimo! Hans intanto si era segato e, quando erano pronti a rilasciare il loro piacere, me lo hanno messo in bocca, facendomi dono di una bella quantità di crema.
Poi, son andata a pulirmi e, quando sono tornata, Hans mi ha chiesto se mi andava di rivederlo.
«Ogni due settimane, ospito ragazzi che vengono in città per un corso di aggiornamento. Significa che, ogni due settimane, ho maschi nuovi con cui potresti far sesso, per non rivederli più. Pensaci, se ti va ancora di divertirti.»
Me ne sono andata e, da allora, ogni due settimane mi faccio tre maschi, che mi fanno impazzire e mi farciscono ogni buco. Mio marito? Lui è più contento di me, perché, quando mi scopa, non devo far altro che pensare ai tre che mi hanno sfondato e subito godo, rendendo lui molto felice perché convinto di esser stato l’artefice del mio piacere.
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1 anno fa
baxi18, 55
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Certe cose una ragazza per bene non le fa!
Mi chiamo Silvia, ho da poco compiuto diciotto anni. Sono alta, snella, bionda, occhi azzurri e labbra carnose, cosce lunghe, con un bellissimo culo a mandolino, solo le tette un po’ piccole, appena una seconda piena. Fra poco più di un mese, devo sostenere gli esami di maturità. Purtroppo, in questi ultimi tempi, ho avuto dei problemi con il mio fidanzato, che mi ha lasciato per una sgualdrinella da quattro soldi, più grande di lui, che se lo rigira a suo piacimento. Naturalmente lo studio ha risentito di questo mio stato d’animo. In particolare, all’ultima verifica, di matematica ho fatto un vero casino. Quando ho consegnato il compito, praticamente in bianco, il prof mi ha dato una occhiata davvero preoccupata. Dario, questo è il suo nome, è un fico da paura! Trentotto anni, alto, moro, dai capelli ricci ed un’aria da maledetto, che ti fa illanguidire il ventre quando ti guarda con quello sguardo penetrante, che ti arriva fin dentro l’anima. Tutte noi lo guardiamo con occhi carichi di desiderio, ma si vocifera che sia gay e non sembra interessato a nessuna di noi. Sono stata l’ultima a consegnare il compito, quando tutti gli altri sono usciti e lui mi ha trattenuto un attimo per parlare con me.
«Signorina, cos’è questo? Mi consegna un compito in bianco? Sa cosa significa, vero? È un due! Ad esser buoni e generosi, se non un inclassificabile, che, poi, avrebbe la conseguenza di non esser ammessa agli esami!»
Lo guardo, lo supplico, senza nessuna speranza.
«La prego prof, non mi rovini! Non voglio perdere l’anno! Mi farò interrogare, cercherò di migliorare.»
«Sì, ma il tempo è poco. Ancora pochi giorni e subito saremo a giugno; io non ho solo lei ha interrogare.»
Lo guardo disperata e lui sembra intenerito dal mio aspetto preoccupato.
«Venga a casa mia, oggi pomeriggio, non si potrebbe, ma, data la sua condizione, farò uno strappo alla regola e l’aiuterò a prepararsi per l’interrogazione di domani.»
Lo ringrazio e me ne vado con il cuore in subbuglio. Alle quattro, mi presento a casa sua. Indosso una gonnellina corta a pieghe, che svolazza e mostra le mie splendide gambe ad ogni passo, con sopra una camicetta leggera che non riesce a nascondere in sottostante reggiseno molto sottile, che modella un po’ il mio seno, facendolo sembrare più grande: di solito, questo suscita l’interesse degli uomini che mi guardano. Rifletto sul fatto che il prof è davvero di ghiaccio: non son riuscita a far colpo su di lui! Suono e salgo a casa sua. Mi viene ad aprire, ha jeans ed una polo: sembra decisamente più giovane! Con un sorriso, mi fa accomodare ad un tavolo, poi mi propone il quesito del compito in classe di matematica che ho fallito. Lo guardo e cerco di capirci qualche cosa, ma, niente: non ci capisco una beata mazza! Ho la mente vuota, non riesco a fare nemmeno due più due. Lui sta in piedi, dietro di me, mi spiega passo per passo ogni operazione. Si può dire che mi abbia dettato, letteralmente, la soluzione. Me lo ha fatto scrivere su di un foglio identico a quello che ho consegnato in bianco. Poi, mi sorride ed io mi sento un po’ sollevata. Lui prende in mano entrambi i fogli, quello della mattina e lo mette vicino a quello che ho appena scritto.
«Vede la differenza? Questa è la verifica che avrebbe dovuto consegnare.»
Lo guardo per un attimo, mi sento depressa, non so che fare, guardo per terra per lunghissimi secondi, in silenzio, in attesa di un verdetto che tarda ad arrivare.
«Le faccio una proposta: diciamo che voglio aiutarti ancora. Ora potrei stracciare questo foglio e far finta che tu mi abbia consegnato quest’altro. Per farlo, voglio che tu sia gentile con me. Pensaci. Questo compito che hai - ho - fatto, ora merita 10 e l’ammissione sarebbe sicura. Mi hai capito?»
Lo guardo e mi sembra di vedere un raggio di sole, che illumina il cielo. Farfuglio, fingendo di esser indecisa e confusa, mentre ho capito benissimo! Il porco, non solo non è gay, ma adesso vuole una lauta ricompensa! Mi guarda sarcastico. Intuisce che ho capito, ed aggiunge:
«OK, solo che i giochi li conduco io: tu dovrai esser ubbidiente in tutto!»
Accetto la sua implicita proposta, anche se mi ha spiazzato. Faccio cenno d’assenso col capo. Si avvicina, mi sbottona lentamente la camicetta, mi palpa le tette.
«Belle! Mi sembravano più piccole, invece sono anche belle sode!»
Me le massaggia con una certa bravura e subito mi procura brividi di piacere. Si abbassa fino a sfiorarmi i capezzoli con le labbra. Poi si siede su di una poltrona e mi fa sedere sulle sue ginocchia, a gambe aperte, mentre continua a leccarmi, strizzarmi le tette ed a tirami i capezzoli. Godo, ma cerco di non darlo a vedere.
«Ti ho offerto un 10! Se lo vuoi, te lo devi meritare tutto! Pensaci bene: tutto significa nessun rifiuto!»
Lo guardo e annuisco, pensando che, in fondo, la cosa mi sta davvero eccitando. Mi sbottona completamente la camicetta e mi aiuta a togliermela, mi slaccia il reggiseno, facendo schizzare fuori i seni: i capezzoli, prima compressi nell'indumento, ora sono eretti e duri. Li prende in bocca, me li morde, mi fa male e, nello stesso tempo, mi fa gemere di piacere.
«Godi, troietta, che fra poco ti farò urlare di piacere!»
Poi riprende a succhiarmi le tette, mentre la mano scende sugli slip, ne scosta i lembi e, con le dita, mi sfiora il sesso e si compiace nel sentirlo liscio e ben depilato. Mi rendo conto che è un porco incallito: sono adirata, soprattutto con me stessa, per aver ceduto al ricatto, ma sono anche eccitata. Mi sento esplorare la fica che è già fradicia e lui se ne compiace.
«Mmmhhh, che bella fighetta stretta! Te la allargherò io, non preoccuparti! Alla fine, sarai cosi aperta che mi dirai grazie.»
Mi masturba con estrema bravura ed io sento il mio corpo che risponde agli stimoli, con contrazioni sempre più convulse. La mia fica secerne un'ingente quantità di umori, che colano copiosi sulle dita del prof. Cazzo, mi sta facendo impazzire con le sole mani!
«Sei un'autentica zoccoletta! Una porcella! Senti come sei eccitata?! Voglio sentirti godere!»
Muove le dita facendole ruotare dentro la mia vagina e questo mi fa andare ai pazzi. Godo e lascio fare, mentre non riesco a trattenere un grido di piacere.
«Vengo, cazzo, mi fai schizzare! Dai, non ti fermare, fammi godere! ORA!»
Lui, reggendomi fra le braccia, si gode i miei fremiti, poi estrae le dita e se le succhia avidamente.
«Hai decisamente un buon sapore! Poi ti leccherò, ma adesso... datti da fare! Ora tocca a te farmi godere!»
Con un movimento molto rapido, mi sfila le mutandine e poi mi fa aprire i suoi jeans, li abbassa e mi trovo in mano un cazzo davvero stupendo. Molto lungo, più di tutti quelli che ho visto, ma soprattutto grosso. Lo impugno, ma non riesco a cingerlo con le dita. Mi fa inginocchiare davanti a sé e me lo poggia sulle labbra.
«Dai, puttanella, fammi sentire quanto sei brava a succhiarlo!»
Lo guardo stupita e l’idea di prenderlo in bocca mi sconvolge: è troppo grosso! Cerco di non farlo. Comincio col baciargli le palle, anch’esse grosse, gonfie e pelose, poi bacio e lecco l’asta, lui grugnisce soddisfatto, alla fine arrivo con le labbra alla cappella, è rossa, lucida e pulsante. Lui si compiace con me.
«Brava, puttanella! Si vede che ti sei allenata a succhiar cazzi! Brava! Adesso che hai adorato il dio Priapo, prendilo in bocca! Voglio sentire la tua lingua! Leccalo tutto, che poi te lo pianto dentro!»
Spalanco al massimo la bocca e lo accolgo dentro. È solo la punta che entra, ma lui mi appoggia una mano sul capo e me lo spinge interamente dentro. Soffoco, ho dei conati di vomito che a lui non sfuggono, ma mi esorta a resistere.
«Resisti! Dai, bagnalo bene, che poi ti apro tutta! Resisti e non mi deludere!»
Reprimo gli stimoli, per un tempo che ha me sembra infinito, e poi lui, soddisfatto, me lo sfila dalla bocca, facendomi tornare a respirare. Mi solleva e mi ordina di sedermi su di lui.
«Impalati su di me, troia! Dai, adesso è giunto il momento di sentirlo tutto dentro! Cavalcalo e sfondati la fica!»
Mi allarga le gambe e mi posiziona l’uccello all’ingresso della fica. Lo sento che entra e mi dilata. Lo guardo e mi lamento un po’.
«Piano, mi spacchi! Sei grosso, lo sento tutto!»
Lui ride divertito e ci ironizza un po'.
«Si sente che non sei abituata a cazzi di questo calibro, eh, troietta? Non sono mica una mezza sega come i tuoi compagni?! Adesso ti faccio sentire un cazzo vero! Ti apro in due! Forza, cavalcami! Te lo devi meritare quel 10: cosa credi, che te lo dia gratis?»
Lo sento che mi dilata al massimo. Mi entra di prepotenza, spingendo dal basso in su, sui fianchi. Mi penetra tutto e, quando tocca il fondo, io urlo il mio primo orgasmo.
«Oddio, vengo, cazzo, mi sfondi, ma godo! Godo! ORA!»
Mi guarda soddisfatto e ne ha tutte le ragioni. Mi ha fatto gridare di piacere e la sensazione che provo, mentre mi apre in due, mi sconvolge la mente e io sto continuo a venire senza ritegno. Lo monto in una cavalcata furiosa, spingendo sui talloni. Mi tiene per i fianchi, mi accompagna e mi guida nel mio su e giù. La sua bocca è incollata alle tette, che vengono succhiate e morse senza pietà. Ora voglio godere e lo incito a sfondarmi tutta. Lui non si fa pregare e me lo spinge sempre più dentro, fin quando mi rendo conto che, adesso, tocco le sue gambe: "Cazzo, ce l'ho tutto dentro"?!
«Dai, ancora! Dammelo tutto! Sfondami e fammi impazzire! Non smettere! Continua! Vengo!»
Deliro. Sto urlando. Sento il piacere scorrere lungo la spina dorsale e lungo tutta me stessa, prima di manifestarsi tra le gambe. Godo in continuazione, questo, alla fine, mi porta allo stremo, mentre lui sembra ancora fresco come una rosa. Cosa aspetta a venire? Mi guarda, sorride e mi solleva da lui. Lo sento uscire da dentro ed avverto come un senso di vuoto: sembra che mi stia portando via un pezzo del mio corpo.
«Soddisfatta? Hai goduto abbastanza?»
Annuisco debolmente. Lui si solleva e mi fa posizionare in ginocchio sulla poltrona. Ho il culo in alto, ben esposto.
«Bene: ora è il mio turno! Non penserai che mi lasciassi sfuggire l’occasione di sfondarti questo culetto davvero magnifico? Rilassati, che, alla fine, piacerà anche a te!»
Lo guardo incredula e lui mi chiede se sono già aperta o vergine di culo.
«Sono vergine: il mio ex ha provato a farlo, ma non ci è riuscito: era troppo doloroso anche per lui, ma son sicura che tu ci riuscirai con il tuo cazzone. Però, ti prego, cerca di desistere: ti farò altro, quello che vuoi!»
Lui ha un ghigno, da vero sadico.
«No, bella mia! Voglio il tuo culo! Se sarai brava e te lo fai sfondare, ti aiuterò anche agli esami, altrimenti farò in modo che tu sia bocciata. Rilassati, che io non sono il tuo ex: io so come si prepara un culo per esser penetrato.»
Si inginocchia dietro di me e comincia a leccarlo, a partire dalla fica. Lo fa così bene che, ben presto, fremo di piacere e sento il suo dito che mi forza la rosetta, che lentamente va rilassandosi e lui la lubrifica con saliva mista ad i miei umori, che sgorgano copiosi. Mi sento una cagna, desiderosa di sentirlo dentro, mentre fremo in un misto di timore/piacere, condito di desiderio, che mi fa vibrare nell'attesa. Lui se ne accorge.
«Lo vedi, troietta, che lo vuoi anche tu. Adesso rilassati, fai un bel respiro. Dai, che poi sarai tu a pregarmi di volerlo ancora dentro.»
Lui mi fa aprire i glutei ed appoggia la punta sul buchetto, spinge un po’. Avverto che forza e, per reazione, mi irrigidisco. Lui mi molla due sonore sculacciate ed il dolore mi fa rilassare i muscoli: lui ne approfitta per spingerlo più dentro. Sento un po’ di dolore, ma non tanto. Lui resta immobile e poi si sfila; lo riaffonda, spingendolo ancora di più. Entra ed esce più volte, fin quando non mi abituo. Lui mi esorta a masturbarmi, cosa che faccio, e così il dolore quasi sparisce, poi, con una ultima spinta decisa, mi entra tutto dentro. Sento il suo corpo aderire al mio e le sue grosse palle sbattere sulle labbra della fica e gemo in un misto di piacere/dolore che mi eccita tantissimo.
«Ahhhi! Piano, cazzo! Mi sfondi! Però, non toglierlo: mi piace. Cazzo, quanto sei grosso, ma è deliziosamente piacevole: dai, scopami!»
Io stessa resto stupita dalle mie parole, mentre lui sghignazza soddisfatto.
«Te lo dicevo che ti sarebbe piaciuto. Adesso te lo apro tutto! Puttanella, sarai una bella rotta in culo, tutta sfondata!»
Mi tiene bloccata per i fianchi e mi lima il culo meravigliosamente. Godo e vengo, senza soluzione di continuità. È talmente intenso il piacere che, alla fine, crollo sotto di lui, sfinita, e lui non è ancora venuto. Mi giro, lo guardo e lo supplico di sborrare.
«Dai, vieni, che non ce la faccio più! Sborra ti prego!»
Lui si sfila dal mio martoriato buchetto, che sento davvero malconcio. Si siede e mi fa inginocchiare di nuovo fra le sue gambe.
«Non penserai che sarei così folle da sborrarti dentro? Così tu potresti denunciarmi una volta fuori di qui, per violenza carnale, con la prova del mio DNA tra le gambe, invece, un bel bocchino con ingoio, non è facile da portare come prova. Quando l’avrai ingoiata tutta la mia sborra e, dopo che ci avremo brindato su, non ne resterà più niente. No, bella mia! Adesso lo succhi e lo ingoi tutto, fino all’ultima goccia! Ed ora finisci il tuo lavoro, puttana! Te lo devi guadagnare quel 10: succhia!»
Me lo appoggia di nuovo alle labbra. Lo guardo succube: sono ancora scossa dal piacere che mi ha fatto provare. Mai, fin ad ora, avevo goduto così tanto, e quindi voglio che resti indimenticabile anche il mio pompino. Se prima ero titubante, ora voglio farlo impazzire! Ho il suo cazzo davanti al viso, svettante e bagnato di me, grosso, lungo e vigoroso. Tiro fuori la lingua, lecco un po’ la punta e poi apro le labbra; infilo la cappella in bocca, mi tocca il palato, lo lecco e poi lo estraggo: lecco l’asta, scendo in basso, seguendo tutte le venature. Lui sospira e grugnisce soddisfatto. Lecco e succhio le palle gonfie e dure, poi risalgo e lo prendo decisa in bocca. Lo spingo il più possibile dentro e lui me lo spinge di colpo in gola.
«Succhialo, puttana! Succhialo tutto! Ingoialo! Voglio sfondarti anche la gola!»
Ho un conato di vomito che reprimo e lui continua, imperterrito, a scoparmi la bocca. Resto passiva e lo assecondo, facendomi scopare in gola. Lo sento affondare sempre più in fondo, con ritmo sempre più veloce. Impazzisco mentre mi sento usata e sfondata da questo maschio che mi sta dominando e sfondando davvero tutta. Godo e gemo a bocca piena, e lui lo percepisce e mi insulta, mentre ora mi ha infilato tutto il cazzo in gola.
«Ti sfondo, puttana! Sei una lurida cagna! Una vacca! Una zoccola! Adesso bevi!»
Sento che sto colando! Dalla mia fica sgorgano ancora i miei umori o, forse, sto venendo con lui, che mi sta usando, che mi umilia, per essermi venduta a lui. Mi sento davvero puttana, una cagna! Lo sento che mi riempie la gola con un fiume di sborra calda. Deglutisco e ingoio senza fiatare. Nello stesso istante sto venendo e godendo, mentre mi sento una lurida cagna, perché queste cose una ragazza per bene, come sono io, non le fa! Lecco tutto e poi lui mi solleva, mi fa vestire in silenzio, poi, prima di uscire, mi offre un calice di prosecco che bevo, guardandolo negli occhi. Lui non dice nulla, io esco e mi sento stanca, ma tanto soddisfatta: ho conquistato un bel voto e un aiuto agli esami. Mi sono fatta fare il culo per questo e, in fondo, ne sono contenta. Chissà, magari dopo gli esami…
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1 anno fa
baxi18, 55
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Il piacere corre sul filo.
Mi chiamo Letizia, ho 57 anni e sono sposata con Steve, che ne ha 54 ed è munito di un bel fisico: alto un metro e novanta, spalle larghe e fisico asciutto, muscoloso ma non palestrato. Occhi e capelli scuri, mani forti ed una buona dotazione fra le gambe. Non ha una lunghezza eccessiva, poco sotto i venti, ma è molto largo. Quando mi penetra, lo sento bene. Io sono un po' più bassa di lui. Bionda, fisico longilineo e seno grosso, una quinta piena. Occhi chiari, gambe lunghe e lisce, sormontate da un culetto tondo e sodo, zona del mio corpo che mio marito adora. Siamo sposati da vent’anni e fra di noi il sesso è stato sempre alla base della nostra vita di coppia. Ricordo i primi tempi che si stava insieme: mi scopava ogni giorno. Con lui mi son sempre sentita bene, a mio agio, sicura e desiderosa di nuove esperienze. Fin da subito, per lui è stato chiaro che ero disponibile a giocar con lui, a mettere in pratica tutte le porcate che mi proponeva. Ricordo che, alla prima vacanza insieme, mi scopava tre volte al giorno e io ne godevo come una pazza. Mi ha sfondato letteralmente il culo con il suo cazzone: la cosa che lo manda ai pazzi è quella di incularmi e sborrare sul mio viso. Lentamente son passati gli anni ed anche noi, come tante coppie, abbiamo avuto alti e bassi, ma, nel sesso, abbiamo trovato sempre il nostro naturale rifugio, che ci ha unito e divertito sempre più. Nonostante tutta la nostra buona volontà, ad un certo punto è subentrata un po’ di noia, conseguente più dalle necessità di vita in comune, che ci ha fatto mettere il sesso un po' in secondo piano. Entrambi ci siam resi conto che era ora di trovare nuovi stimoli per il nostro rapporto e l’occasione si è presentata, inaspettatamente, tre anni fa, quando mio marito, ingegnere al soldo di una grossa multinazionale delle costruzioni, è stato mandato a lavorare all’estero. Era la fine di giugno, sarebbe rimasto fuori casa per cinque/sei settimane. Fin dalla prima sera, mi son resa conto che era dura per me addormentarmi senza una persona al fianco e non ritrovarla la mattina dopo. Le prime sere, le telefonate con Steve erano incentrate sul suo lavoro, mentre, dentro di me, il desiderio di lui cresceva a dismisura. Il sabato, poi, è stato il giorno peggiore. Abituati a dedicare quel giorno della settimana a noi due, a trovarmi sola è stato molto triste. La sera ho fatto una cena molto parca, mi son fatta una doccia e mi sono distesa sul letto, nuda, come sempre (amiamo dormire entrambi nudi), in attesa della sua telefonata che tardava ad arrivare.
Ero inquieta, nervosa ed impaziente di sentire la sua voce. Ho preso un libro per leggerlo, ma mi son resa conto che non riuscivo a seguire il racconto. Volevo lui, mi mancavano le sue labbra, il suo corpo. Ad un tratto ha squillato il cellulare, era lui.
«Ciao, amore, come stai?»
Al solo sentire la sua voce, mi ha subito eccitato: era carica di malinconia e desiderio.
«Mi manchi. Vorrei sentir le tue mani sul mio corpo. Vorrei sentire le tue labbra che mi succhiano i capezzoli, li stringono, mi fanno impazzire. Vorrei il tuo cazzone nel culo!»
Mi son sorpresa io stessa per come le mie parole siano uscite a fiume dalla mia bocca. Lui è rimasto un attimo in silenzio, poi l’ho sentito sospirare.
«Manchi tantissimo anche a me. Sentire che mi desideri, mi fa venir voglia di segarmi pensando a te, che sei nuda sul nostro letto.»
La sua voce mi ha fatto bagnare. Sentire che aveva forte il desiderio di me, sapere che aveva il cazzo in mano, mi ha quasi portato all’orgasmo. Le sue parole, poi, sono state un'autentica rivelazione.
«Amore, vai nel mio studio. Nel secondo cassetto, c’è la scatola del tuo cellulare; vai a prendere il filo dell’auricolare e mettila sul telefono: potrai sentire la mia voce ed avrai le mani libere. Prendi anche qualcosa dal frigo, non so, un cetriolo, una zucchina, qualunque cosa possa esser simile al mio cazzo. Dai, sbrigati, che ti faccio impazzire!»
Eseguo e, poco dopo, sono sul letto. Lui mi richiama e incomincia a descrivere quello che mi farebbe se fosse qui con me. Io gli rispondo per le rime. Incominciamo un gioco erotico, fatto di immagini mentali, sensazioni e giochi con mani ed altro che, ben presto, ci portano al piacere.
«Sì, dai, troia...succhiami il cazzo! Sì, così…dai, lecca, che poi ti sfondo il culo! Troia, sì, ingoialo! Sei una vacca succhia cazzi!»
Sbrodolo al solo sentirmi dare della troia. È vero: sento di esserlo e ne vado fiera. Con lui, anche se lo ammetto, per non dargli troppo potere, mi sento veramente una troia. Lo ha sempre saputo e se ne approfitta facendomi godere del fatto che lo sono. Ricambio il gioco.
«Porco, leccami bene! Voglio sentire la tua lingua, fino in fondo! Vengo, sei un maiale. Mi fai godere! Dammelo tutto, lo voglio!»
Lui rincara la dose.
«Sei proprio una troia! Appena sei alle prese con un cazzo, vieni e schizzi da vera maiala. Se credi che ti sfondo subito il culo da zoccola che ti ritrovi, ti sbagli: devi godere tanto, prima!»
Lo imploro, sono un lago fra le gambe. Immaginarlo con me mi eccita da morire.
«Prendimi! Scopami! Lo voglio dentro! Mi fai venire!»
Tremo scossa dal piacere. Mi sconvolge questo gioco che non avevamo mai fatto. Lui mi tortura la mente.
«Ti piacerebbe, troia, che ti sfondassi fica e culo? Allora mettiti dentro il cazzo che hai in mano, tutto, fino in fondo! Lo so che ti piace star sopra... dai, cavalcami, cosi vieni anche tu! Godi, che poi ti sfondo il culo! Scopati con quello! Sei proprio una puttana!»
Mi pianto dentro un bel cetriolo. Non è come avere il suo, ma, al momento, mi va bene anche questo. Non è la prima volta che mi scopo un ortaggio. Da fidanzati, lui si divertiva a vedermi godere con un cetriolo in figa ed io impazzivo nel godere, mentre lui si segava per me. Alla fine gli prendevo il cazzo in bocca, lo succhiavo e lui mi sborrava su tette e viso. Era qualcosa di sconvolgente. Godo nel penetrarmi e glielo dico:
«Lo sento, dentro! Sei enorme! Godo! Dai, scopami, porco! Fai godere la tua troia!»
Lui si immedesima ancor di più e mi porta al piacere.
«Cagna, ti sfondo! Godi e mettiti le dita in culo, che ti faccio godere! Sborro! Mi fai schizzare! Bevi, troia!»
Vengo. Urlo e godo. Sento il mio corpo attraversato da scariche di adrenalina simili a scariche di corrente elettrica a mille. Ho le convulsioni, da quanto tremo. Lui non è da meno. Lo sento respirare dentro la mia testa, che riceve la sua voce dalle cuffiette, che tengo inserite nelle orecchie. Mi sembra di averlo qui con me. Restiamo per un momento in silenzio. Ognuno sente il respiro affannato dell’altro.
«Grazie, amore. Sei stata meravigliosa. Ho goduto come un porco. Era come se ti avessi avuto qui, con me. Sei una vera troia, che sa far godere un uomo. Grazie.»
Le sue parole mi riempiono di immenso orgoglio. Mi ha fatto davvero piacere far la troia con il mio uomo e, sentire che sborrava per me, ha aggiunto altro piacere al piacere.
«Anche tu sei stato meraviglioso. Non avevamo mai fatto sesso al telefono e mi è piaciuto tantissimo.»
Passiamo le altre settimane a far sempre questo gioco.
Lo incrementiamo, con fantasie sempre più spinte e porche, che mi fanno sentire sempre più troia. In particolare lui mi chiede se, durante la mia giornata lavorativa, possa esserci stato qualche maschio che mi ha riservato delle attenzioni particolari. Invento per lui situazioni che lo eccitano e lui non mi lesina commenti del tipo: sei una troia, vacca e puttana; quelle parole mi fanno eccitare ancora di più. Quando ritorna, ai primi di agosto, passiamo due giorni a letto a far sesso, durante i quali mi faccio scopare stando sopra di lui; io godo solo se lo cavalco e mi sfonda il culo in tutti i modi. Me lo allarga proprio tanto e, poi, mi sborra in faccia, chiamandomi troia. Gli piace come lo succhio e pulisco, senza ingoiare, poi lascio che il suo seme coli, dal mento, fin sopra le mie tette. Nei mesi a seguire, lui ha dovuto assentarsi altre volte per lavoro, ma abbiamo sempre goduto stando insieme al telefono. Quando l’anno dopo, gli hanno assegnato un ufficio fisso nella nostra città, abbiamo ripreso la vita di sempre. Per sei mesi le cose sembravano esser migliorate, ma, senza che nessuno dei due lo facesse notare, si ripetevano fra noi momenti di apatia nel sesso; era come se, ad un tratto, ci mancasse qualcosa per esser perfetto. Qualche mese dopo, eravamo in vacanza e stavo sotto l’ombrellone al mare. Lui leggeva distrattamene il giornale, quando ho sentito la mia vicina, seduta su di un lettino sotto un ombrellone vicino, parlare con il marito o compagno al telefono. Lei lo ha chiamato amore, mi manchi, quando arrivi, sono tutta un fremito. Ovvio, parlava a bassa voce, ma l’ho sentita chiaramente. Di colpo ho capito cosa ci mancava. Mi son alzata, ho detto a mio marito che tornavo in camera e, una volta entrata, ho preso il telefono e l’ho chiamato. Gli ho chiesto di allontanarsi dall’ombrellone, di raggiungere certe barche tirate in secco sulla sabbia e poi, quando l’ho visto raggiungere il posto, ho cambiato tono.
«Bravo, porco! Ho visto che hai memorizzato il mio numero, mentre lo scandivo alla mia vicina e adesso mi chiami: scommetto che ti sei accorto che non ho mio marito con me. L’ho fatto apposta per poter sentire quello che desideri da me.»
Lui, per un attimo, è rimasto in silenzio. Poi ha capito il gioco ed a cominciato a recitare la sua parte.
«Certo, grandissima troia. Ti sto chiamando, perché avevo capito subito che una vacca come te aveva bisogno di un cazzo in più per godere come si deve. Sono un bel cazzone pronto a scoparti in tutti i buchi ed a sfondare quel bel culo da troia che ti ritrovi, perché tu sei una troia, vero? Dai, ammettilo, dimmi che sei una troia.»
«Certo che sono una troia! Avevo capito subito, dalle occhiate che mi hai lanciato, che mi volevi e, da brava zoccola, ho dato il mio numero alla vicina, in modo che tu lo sentissi. Dimmi, che mi faresti? Io sono nuda ed aspetto di esser riempita da un toro come te!»
Lui recita la sua parte.
«Mentre ti parlo, tu accarezzati. Inizia a godere. Ti accarezzo e bacio i seni. Ci infilo in mezzo il mio cazzo e mi lascio spompinare da una succhiacazzi come te! Mi fai una bella spagnola, ma, non ti schizzo subito in bocca. Troppo facile. No, voglio prima infilarti due dita, anzi, ad una troia come te, che è sicuramente più che aperta, di dita ce ne vogliono almeno tre in figa e ti masturbo a lungo. Ti faccio sborrare anche l’anima e poi ti sfondo, prima la figa e poi il culo, che sicuramente è più dilatato di quella dopo tutti i cazzi che una puttana come te deve aver preso. Alla fine ti schizzo in faccia e sulle tette.»
Ansimo di piacere. Continuo a recitare la parte, ma sono eccitata al massimo.
«Sei un porco! Ti sento! Mi stai facendo bagnare tantissimo! Porco, ti voglio!»
Ero così presa dal gioco, che non mi sono accorta che Steve, nel frattempo, era risalito in camera.
«Eccomi! Adesso ti sfondo! Tu continua a parlare con il porco al telefono: digli che si deve segare per te.»
Ha appoggiato il suo cellulare sul comò e mi ha inculato subito con un solo colpo. Ho urlato di piacere/dolore per la repentina intromissione a freddo. Ha preso a scoparmi, mentre io continuavo a parlare con un ipotetico interlocutore all’altro capo del filo.
«Mi sfonda! Che toro! Spaccami! Godo…vengo!»
Ero un lago! Lui mi stantuffava il culo ad una velocità pazzesca. Era un toro scatenato, mentre io mi sentivo una VERA TROIA, che stava godendo mentre immaginava che un estraneo si stesse segando per lei! Il suo orgasmo è arrivato in breve tempo. L’eccitazione, il gioco hanno limitato molto la sua resistenza. Ha emesso un grido e poi mi ha schizzato un po' nel culo, per poi presentarmi davanti alla bocca quel suo poderoso cazzo.
«Succhia e pulisci troia!»
Lo accontento ma poi mi viene un’idea. Pulisco il suo cazzo che è ancora duro, faccio colare la sborra sulle tette e lo sconvolgo.
«Dopo quella di mio marito in culo, voglio la tua sul viso! Sei stato fantastico! Succhiarti il cazzo, mentre lui mi sfondava il culo, è stato veramente un lavoro da VERA TROIA! Guarda, porco, mi son presa la sborra di un altro maschio in bocca, mentre tu mi sfondavi il culo e, da brava troia, la faccio colare sul seno quasi fosse una crema rigenerante.»
Per lui è troppo!! Eccitato come un cavallo, si distende supino e mi mette sopra di lui. Mi scopa in maniera sconvolgente! Viene e si accascia sfinito.
«Amore, quando ti ci metti, sei una vera troia! Mi hai fatto impazzire. Ti amo!»
Lo guardo compiaciuta. Si, mi sento veramente la sua troia. Lo lascio sempre sulla corda, non voglio che abbia troppe certezze, se ne approfitterebbe.
«Hai sempre saputo che sono una troia. Mi sembra che la cosa non ti dispiace e ne ricavi tanto godimento.»
Ci siam resi conto che quel gioco ci sconvolgeva e, per questo, continuavamo a fingere di avere una persona che mi contatta per godere, mentre lui mi scopa. Passati altri mesi, un giorno Steve torna a casa e mi dice che ha una idea che, di sicuro, mi piacerà. Mi mostra un sito di coppie scambiste. Scatto in piedi, come una molla.
«No, cazzo! No! Io lo scambio non lo faccio! Io non voglio un altro maschio che mi scopa! Non voglio vedere un’altra con te! Mi basti tu!»
Lui sorride, mi lascia sfogare, poi si spiega.
«Nessuno scambio. Mettiamo un nostro annuncio, specifichiamo che cerchiamo solo ed esclusivamente un singolo che, contattato al telefono, si presti a masturbarsi, mentre ti scopo. Né più e né meno di quello che facciamo nel nostro solito gioco.»
Al solo sentire la sua idea, che a me già frullava per la testa da un po' di tempo, mi bagno, ma, da brava troia quale sono, non lo do a vedere, anzi, simulo una certa diffidenza.
«Non credo sia una buona idea, dare il tuo numero in giro per il mondo. Immagina se ti chiamano mentre sei in riunione o stai con il presidente. No, è meglio di no!»
Lui, da bravo porco, ha notato il breve tremore nella mia voce. Sa che da brava troia, devo dissentire anche se mi sono già bagnata alla sola idea.
«Tranquilla, metteremo dei last minute. Ci faremo inviare il loro numero e poi, vedi, ho preso una scheda nuova e la metto nel telefono vecchio, che avevo prima di questo. Lo attiveremo solo per il nostro gioco. Inoltre regolo le impostazioni in modo che non invii il nostro numero. Non ci sarà nessun rischio. Va in camera e vestiti da troia, come sai far benissimo, che ti scatto delle foto da mettere sul sito.»
Lo guardo estasiata. Lui mi ha veramente capito! Sa benissimo che quando stimola la mia natura da troia fin al midollo, non gli nego nulla. Vado e torno vestita da perfetta puttana. Mi immortala con degli scatti più che erotici. Posta le foto e, dopo qualche ora, siamo sommersi da richieste e numeri telefonici. Ne scelgo uno, di un bel ragazzo. Steve lo chiama, gli spiega quello che vogliamo, poi, eccitato come un cavallo, mi incula mentre descrivo al giovane quello che provo e, soprattutto, quello che voglio da lui. Collabora e mi procura una vera ondata di piacere. Finalmente una voce reale che mi stimola ad esser sempre più troia e mio marito, che sa benissimo quanto lo sia, ne gode sfondandomi il culo. Invito il nostro interlocutore a segarsi sempre più in fretta, perché mio marito mi sta davvero devastando il culo. Sento dall’altra parte del telefono, lui che ha il respiro corto per la smisurata eccitazione.
«Sì, grandissima troia... mi sto segando, mentre vorrei essere lì con te a sborrarti su tette e faccia! Sei una vacca! Mi fai godere! Dì a quel porco di scoparti il culo più forte... dai, che sborro!»
Mio marito è sconvolto. Si rende conto che ha fatto emergere, in tutto e per tutto, la vera TROIA che era in me. Io stessa mi stupisco per come, fino a questo momento, abbia cercato di nascondere la mia vera indole: sono una TROIA e non c'è altro termine che mi possa definire al meglio. Ne vado fiera! Steve, sconvolto, chiude di colpo la comunicazione, mentre mi sborra in faccia un fiume di seme bollente.
«Basta! Vacca… puttana… ti schizzo tutta!»
Gode e, quando mi presenta il cazzo davanti alla bocca, glielo succhio, lecco in maniera famelica. Lo guardo, ha il viso estasiato, sconvolto dal piacere o, forse, dal fatto che finalmente ho accettato il mio ruolo di moglie troia.
Dopo quel primo contatto, abbiamo ripetuto questo gioco diverse altre volte, sempre cambiando il porco che mi ascoltava godere.
Poi, una sera, abbiamo osato molto di più. Lui ne ha chiamati tre, con i nostri tre cellulari con i numeri oscurati: è stato sconvolgente, sentirmi desiderata da tre maschi, mentre lui mi scopava come un pazzo scatenato.
Ho goduto tantissimo. Sono convinta che, dopo questa esperienza, vorrà ancora di più. Anche se insisto a negare la mia disponibilità, lui sa benissimo che la troia che è in me, non gli negherà nessuna nuova emozione.
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1 anno fa
baxi18, 55
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figlia puttana, di madre troia.
Io mi chiamo Marina, ho 39 anni e sono sposata con Davide che ne ha uno più di me. Abbiamo una figlia che da poco ha compiuto 18 anni e come regalo di compleanno ci ha fatto una specifica richiesta: una gang con dieci maschi! Con mia figlia Dany, abbiamo un bel rapporto. Da qualche tempo vi eravamo accorti che ci spiava. Tutto è cominciato una sera come ormai tante non c'era nulla di programmato. La porta della camera da letto ormai era quasi spalancata, e nostra figlia si presentò come al solito, dietro il muro a guardarci. Era da un po’ che lo avevo notato, poco dopo il suo 15° compleanno, e la cosa mi eccitava. Stavo cavalcando mio marito quando non so cosa mi prese, mi alzai di scatto, ed andai dietro la porta, la trovai con la manina negli slip che si masturbava.
“Scusa mamma, non volevo infastidirti. Scusa, non lo faccio più!”
Scoppiando in lacrime mi ripeteva; scusa. Cercai di rassicurarla, nel dirgli più volte, che la curiosità sessuale è normalissima alla sua età, mentre prendendola per mano la portai a letto con noi. Mi rivolsi verso mio marito.
“È vero Davide che non c’è nulla di male se guarda?”
Mio marito non rispose, ma fece un cenno con la testa, asserendo, quello che dicevo. A quel punto gli confermai che poteva guardarci a suo piacimento
“Da oggi non avrai più bisogno di spiarci, sdraiati vicino a noi, e guardaci.”
Iniziai a succhiare il cazzo a mio marito, ormai moscio per l'imbarazzo, ma, per la presenza della nostra piccola, a letto con noi, non ci volle molto a farlo diventare come il ferro. Era chiaro che, anche a lui, vedersi osservato dalla piccina, lo eccitava molto. Salita sopra di lui e preso il cazzo di suo padre nella mano, gli ho mostrato come me lo ficcavo dentro. Lei era pietrificata. Non faceva nulla, con le mani richiuse al seno. Io scopavo mio marito, e nostra figlia, ci guardava senza fare nulla. Mi eccitava essere osservata da lei, che incredula mi fissava, mentre godevo come una maiala. Dopo un po’ che godevo, fui colta da una forte perversione; gli presi la sua mano e la portai sulla sua fica e gli dissi di toccarsi.
“Dai amore di mamma, toccati e sentirai quanto è bello!”
Lei timorosa non lo faceva. Allora l'aiutai io con il movimento della mia mano. Naturalmente l'eccitazione era tanta anche per lei, e ho sentito la sua fichetta bagnatissima. Fu in quel preciso momento che non ho capito più nulla, ero in preda ad una vera perversione sessuale nei confronti di mia figlia. Ho deciso di sfilargli gli slip e far scorrere le mie dita tra le labbra della fichetta di mia figlia. Lei da quel momento in poi ha iniziato a raggiungere il primo orgasmo e la mia soddisfazione fu tanta nel sentire godere mia figlia sotto le mie dita. Suo padre alla vista della scena non è durato tanto e uscendo da dentro me ha schizzato tanta di quella sborra da rimanerne entrambe ricoperte.
“Che due adorabili puttanelle! Vi sborro tutte! Vengo e vi sborro!”
Aveva lo sguardo stravolto dalla libidine per quel gesto così perverso e incestuoso. Dopo ci sdraiammo a letto tutti silenziosi per riprenderci. Quello strano silenzio ci portava paura, insicurezza, quando vidi mio marito, suo padre, allungare anche lui le mani nella fichetta della figlia. Dopo pochi attimi il suo cazzo era nuovamente duro come il ferro nel toccare le parti intime di nostra figlia. Io mi sono alzata e mi sono messa tra le gambe di mia figlia per leccarla. Non avevo mai provato in vita mia una sensazione tanto bella. Una fica stupenda! Un sapore buonissimo che mi inebriava così tanto, da sconvolgere i miei sensi.
“Amore della mamma, sei dolcissima! Non ho mai provato in vita mia una sensazione tanto bella! La tua fica è qualcosa di veramente prezioso. Ha un sapore buonissimo, che mi inebria così tanto da sconvolgermi tutta!”
Suo padre nel frattempo aveva già preso la sua manina e si stava facendo segare il cazzo.
«Vieni amore di babbo, tocca questo strumento che ti ha generato. Lo senti come è di nuovo duro, dal fatto che tu adesso lo stai toccando? Brava così, stringilo e segalo piano.”
La piccola che con il ritmo della sega iniziava a prenderci gusto, e trovarsi il cazzo fra le mani, lo segava con molto interesse. Io continuavo a leccargli la fica e la sentivo continuamente vibrare sotto la mia lingua in orgasmi continui.
“oooh mamma! Mi fai morire! È… è… bellissimo!”
Nel sentirla godere suo padre la baciava in bocca con la lingua mentre lei lo segava, e dopo poco ho sentito che suo padre stava sborrando tra le mani di sua figlia.
“Amore, sborro! Continua, non ti fermare! Fa piano, ma non ti fermare. È bellissimo!”
Lei come se avesse già capito rallentò il ritmo strofinando le dita sulla cappella sporca di sborra. Li lasciai fare dedicandomi ancora al suo piacere e pochi attimi dopo mi esplode in un orgasmo molto abbondante.
“Brava, amore di mamma! Così, godi! Dai, che è bellissimo!”
Ormai esausti ci sdraiammo a letto, dopo pochi attimi, lei fece cenno di volersi alzare, ma suo padre l’afferrò per i fianchi pregandola di restare.
“No, amore, resta con noi, non andar via. Resta pure con noi e, da oggi, vieni quando vuoi.”
Lei non se lo fece ripetere e rimase a letto.
Da quella sera fu un susseguire di nuove esperienze. La piccola prendeva sempre più dimestichezza con entrambi. Ormai era un continuo godere e farci godere. Da lì a qualche settimana iniziò a succhiare il cazzo di suo padre, poi a leccare la mia fica, fino a farsi godere in bocca dal padre ingoiando tutto.
“Brava, amore di mamma! Ingoia tutto, che è da sballo il suo sapore. Ti piace la crema di papa?”
Ne era inebriata. La faceva impazzire il sapore della sborra in gola, al punto da divenirne golosa.
“Mi fa impazzire il suo sapore! È buonissima! Ne voglio sempre di più!”
Davide era orgoglioso di come ingoiava la sua crema.
“Che spettacolo! Guarda come la ingoia! Sta diventando più brava di te! Non ne perde una goccia!”
Il passo successivo fu farla godere stando sopra suo padre. Era importante che lei avesse la giusta tranquillità nel sentire il cazzo scorrere sulla sua fichetta. Ho voluto che lei godesse molto nel sentirlo a pelle sullo spacco di quella piccola ma adorabile fichetta che aveva già iniziato a sbrodolare molto quando la masturbavamo.
“Brava amore di mamma, metti la tua patatina sul tronco e strusciati su di lui cosi lo senti che ti fa godere.”
“Mamma! È bellissimo! Mi fa impazzire come mi struscia la patatina!”
Era pronta, completa, mancava solo la penetrazione. Una sera fu lei stessa tra una cosa e l'altra nel mettersi sopra suo padre prendergli il cazzo tra le mani e indirizzarlo nella sua fica, allora capimmo che era arrivato il momento di sverginarla. Allora ho guardato Davide e gli ho detto che era ora di organizzarci, perché la perdita della sua verginità doveva avvenire in maniera molto dolce e serena.
“Voglio che la nostra piccola abbia una prima volta indimenticabile.”
Lui era così eccitato che mi ha scopato subito al pensiero di sverginarla. Io non ero meno eccitata di lui. Nel sentirlo affondare dentro di me l’ho provocato.
“Porco! Ti eccita il pensiero di sfondare nostra figlia! Senti com’è diventato duro il tuo cazzo! Sei un maiale che gode nel pensare a quanto sarà bello sverginarla!”
Lui mi ha risposto per le rime.
“Si troia! Sono eccitato da morire al pensiero che tu vacca di una madre mi metti nostra figlia davanti al mio cazzo e vuoi che la svergini! Sono certo che poi andrai a leccare la sua giovane fica sfondata!”
Aveva ragione. Ero sconvolta ed eccitatissima al pensiero di vederlo violare la sua giovane rosa. Così avvenne. Una sera si è ritrovata fra le nostre braccia e l’abbiamo portata ad un livello di eccitazione così elevato, che ne è rimata stordita da quanto ne ebbe a godere. Davide si era piazzato fra le sue cosce e lei godeva nel sentir strofinare il suo cazzo durissimo sullo spacco della giovane fichetta, lei gli ha sorriso e lo ha esortato a prenderla.
“Dai pay spingi! Dai lo voglio! Prendimi!”
A lui luccicavano gli occhi dal desiderio e dalla contentezza di quello che stava facendo.
“Rilassati amore di papa. Sentirai solo un breve attimo di dolore, ma poi sarà piacere unico. Fai un bel respiro e resta morbida, non irrigidirti.”
Lei gli ha sorriso di nuovo. Il suo volto era in quel momento sconvolto dal piacere che lui gli procurava mentre strusciava la cappella lungo lo spacco, e io gli torturavo i microscopici capezzoli già molto sensibili. Poi lei ha chiuso per un attimo gli occhi in preda ad un ennesimo attimo di piacere e lui con un colpo secco le è entrato tutto dentro. Per un attimo ha fatto una smorfia di dolore, ma poi è esplosa in un orgasmo devastante. Ha iniziato a godere così tanto, che lui, ad un certo punto, l’ha guardata e gli ha detto che sarebbe venuto dentro di lei. Ero felice e un po’ preoccupata di questo, poteva essere un rischio, avendo già avuto le mestruazioni, ma ho deciso che si poteva fare.
“Vengo, piccola, ti sborro dentro!”
Ho visto lei piangere di gioia. Così l’ho tranquillizzata.
“Sì, amore mio, senti come ti inonda il ventre quel seme che ti ha generato!”
È quasi svenuta da quanto ha goduto nel sentire tutto quel calore che invadeva e riempiva il ventre.
“Oooh papa! Lo sento! È…è… bellissimo come mi inonda! È caldo! Mi piace!”
Ha tremato scossa da quel primo orgasmo da donna. Lui le ha riversato dentro un fiume di sborra che appena uscito mi sono subito dedicata leccare facendo impazzire di piacere nostra figlia.
“Ohhhoooo! MAMMA! COSÌ MI FAI MORIRE!... mamma!”
Ero inebriata dal piacere di leccare la crema che lui le aveva riversato dentro e che era intrisa del suo sangue verginale. Da quella sera in poi, abbiamo preso a scopare sempre più intensamente. Il passo successivo è stata l’apertura del culetto. Per quello ci abbiamo impiegato un po’ di più.
“Dai mamma lo voglio anche nel culo!”
“Si amore mio, ma ci vuole un po’ di pazienza.”
Ho preteso che fosse ben allenata prima di farsi sfondare il culo da papà. Effettivamente è stata un po’ più dura. Lui era elettrizzato all’idea di romperle il culo.
“Piccola rilassati che papa fa piano ma alla fine te lo sfonda questo culetto meraviglioso!”
Fra le mie leccate, e il lubrificante sparso a fiumi alla fine è riuscito ad infilare il suo cazzo nel culetto di sua figlia.
“Piano pay che mi sfondi! Però è bello! fa un po’ male ma non troppo! Dai così…si così va bene!”
Lui è stato molto delicato e quando si è reso conto che lei si era abituata a sentirlo dentro ha preso a limare anche quel foro facendola godere quasi subito.
“Si papy…così va bene...dai che mi piace...papy! mi fai …vengo!”
Mentre lui le sfondava il culetto io da sotto leccavo la sua fichetta che grondava di piacere. Era un orgasmo continuo che l’ha portata godere subito nel sentirsi scopare anche il culo. Dopo quella volta ha iniziato a godere completamente e con la pratica, è diventata ben presto una bella rotta in culo. Da quella sera in poi lui l’ha scopata con grande piacere e pure Luca l'ha scopata il mio bull di fiducia un singolo superdotato con 23 cm. di cazzo. Dopo mesi di intenso sesso a tre, dove avveniva tutto nella massima serenità, gli dissi che doveva lasciarci casa libera che sarebbe venuto un mio amico che conoscevo da anni per scopare, e lei curiosa mi domando immediatamente chi fosse.
“Non lo conosci. È un ragazzo serissimo, con cui ci scopo da anni ed ha una particolarità: è molto dotato.”
Lei quella sera non mi disse nulla usci con le amiche lasciandoci soli in casa. Il nostro amico venne e scopammo sempre alla grande, mio marito si dedicò alle foto e video. In tarda serata, quando lui andò via, mi inviò un messaggio di questo tenore: "Mamma, posso tornare?"
Le diedi il mio assenso. Era davvero tanta la sua curiosità che, appena rientrata, venne in camera da letto.
“Allora com’è andata? Come riesci a far funzionare questo rapporto? Com’è che ti fai scopare da un altro, davanti a papà? E cosa faceva papà, mentre tu scopavi con l’altro? Dai, voglio ogni dettaglio.”
Mi ha riempita di domande. Le ho risposto serenamente. Poi le ho fatto una domanda.
“Amore, quante domande! Se proprio vuoi soddisfare la tua curiosità, ti andrebbe di provare?"
Per un attimo è rimasta in silenzio. Era incuriosita, ma anche un po’ intimidita. Un cazzo nuovo, mai preso, meglio la certezza.
“Ormai mi son abituata con papà. Però, se hai qualche sua foto da farmi vedere, ne sarei contenta.”
Le ho mostrato tutte le foto ed i video realizzati da Davide. Quando ho visto quel membro enorme, è rimasta senza parole.
“Ma…ma è enorme! Come fai a fartelo entrare tutto dentro?”
Era molto impaurita dalle misure di quel cazzo, ma curiosa nel guardare ogni dettaglio. Le ho rinnovato la domanda.
“Amore, ti piacerebbe provarlo?”
Sconvolta mi ha guardata.
“No, mamma! Temo di non poterci riuscire: è troppo grosso!”
“Lasciami parlare con lui e spiegargli la situazione. Se lui è favorevole, lo faccio venire e tu farai quello che ti senti di fare.”
Infatti fu proprio così. L'indomani gli telefonai.
“Ti devo parlare possiamo vederci per un caffe?”
Lui immediatamente si rese disponibile ad un incontro. Io però vista l'età di mia figlia, 15 anni, appena compiuti mi sentivo molto imbarazzata, non sapevo come aprire il discorso. Ci vedemmo al bar una volta seduti al tavolo mi chiese cosa era successo. Rimasi in silenzio, lui mi guardava ed io non sapevo come dirglielo. Mi feci coraggio e gli spiegai la situazione.
“Da qualche tempo, abbiamo intrapreso un rapporto molto più intimo con nostra figlia e, avendo ammirato qualche tua foto, sarebbe curiosa di provare ad avere un rapporto anche con te.”
Lui è rimasto un attimo in silenzio.
“Ma, non è piccola tua figlia? Mi sembra minorenne, e già scopa?”
L’ho guardato negli occhi e ho finito il discorso.
“Si, ha 15 anni li ha compiuti da un po’ di tempo. Questo favore lo posso chiedere solo a te che ci conosciamo da anni ed abbiamo sempre avuto un bellissimo rapporto di complicità e amicizia. Devi esser dolcissimo con lei, che sa già fare tante cose, ma non ha preso altro che il cazzo del padre. Tu saresti il suo primo maschio.”
È rimasto qualche minuto in silenzio.
“Ma tuo marito? Sei sicura che a lui sia bene se la scopo io?”
L’ho guardato dritto negli occhi.
“Per volere di nostra figlia è stato lui a farla diventare donna! È convinto che scopare anche con te sarebbe una bella esperienza per lei.”
Mi ha sorriso con malizia.
“Vi voglio troppo bene per astenermi, sono disponibile organizza. Sarò per lei una esperienza indimenticabile e sarò molto dolce. Mi eccita il pensiero del suo corpo acerbo.”
“Grazie, capirai... questo favore lo posso chiedere solo a te, che ci conosciamo da anni ed abbiamo sempre avuto un buonissimo rapporto di amicizia e complicità.”
Andammo via ed io entusiasta non vedevo l'ora di dare la bella notizia a mia figlia e mio marito. Una volta a casa mia figlia mi è venuta a salutare e guardandola negli occhi l’ho baciata in bocca con la lingua.
“Mi ha detto sì! Ha accettato di scoparti!”
Lei è rimasta in silenzio, un po’ indecisa e titubante. Ha avuto come un attimo di sbandamento.
“Mamma io non ci riuscirò mai a farlo è enorme! Mamma, cosa vuoi... dubito che riuscirò mai a prenderlo, è enorme!”
Le ho sorriso e l’ho tranquillizzato.
“Non devi preoccuparti di nulla. Lui sarà dolcissimo e paziente; ti lascerà fare solo quello che ti senti di fare. Se non ci riesci, va benissimo lo stesso.”
Organizzai tutto per la sera dopo. Io un completino intimo nero, mia figlia gli ho comperato un completino traforato bianco dove lasciava trasparire la poca peluria, lei emozionatissima, io peggio di lei.
Quando all'improvviso squilla il citofono, era lui, e io gli dissi di salire, mia figlia scappa e si chiude nella sua cameretta. Io rimango in cucina senza sapere cosa fare, mio marito va ad aprire alla porta.
Entra mi bacia e mi fa cenno con la testa, gli dissi di aspettare che sarei andata io a chiamarla, lui mi ferma, e va a bussare alla porta della sua camera.
“Dany, sono Luca, voglio solo conoscerti. Non ti faccio nulla. Nemmeno mi avvicino a te, se non vuoi.”
Lei lo lascia entrare e poi noi preoccupati abbiamo origliato e l’ho sentito che gli parlava con calma.
“Sta tranquilla, non ti faccio nulla. È comprensibile il tuo imbarazzo: non mi conosci. Io conosco i tuoi genitori da anni e, come sai, faccio sesso con tua madre; è per questo motivo che ha scelto me, altrimenti non avrebbe chiesto a nessun’altro di giocare con te. Io, però, non voglio farti nulla che tu non voglia. Ora, se ti senti tranquilla, andiamo di là e guardi giocare me e mamma. Quando ti sarai rilassata a sufficienza, anche con la presenza di tuo padre, allora potrai fare quello che ti piacerà fare. Siamo d’accordo?”
Dopo un po’ di tempo, li vediamo uscire dalla stanzetta mano nella mano e venire da noi. Lui mi baciai in bocca con mia figlia che mi guarda. Andammo verso la camera da letto, io mi dedicai immediatamente a lui, lei guardava e dopo un po’ suo padre inizio ad accarezzarla, baciarla delicatamente. Era protesa con lo sguardo su quello che facevo con lui. Davide ha preso a masturbarla piano, dolcemente. Lei guardava estasiata il cazzo del bull e, incredula, pensava che non era possibile accoglierlo dentro: era troppo grosso! Davide le parlava con calma.
“Piccola lasciati andare. Guarda mamma come lo succhia! Ti piacerebbe sentirlo nelle mani, o in bocca? Dai non essere timida! Io lo so che sei una bella porcellina! Dai facciamolo vedere anche a Luca.”
Poi l’ha fatta distendere vicino a noi. Luca, nel vedere un fiore appena sbocciato, è rimasto estasiato. Gli guardava la passerina strettissima, i piccoli bottoncini del seno, che erano spuntati in fuori con le prime mestruazioni. Io continuava a succhiargli il cazzo, mentre mia figlia ne ero ormai affascinata. Luca le ha sorriso e le ha parlato dolcemente.
“Sei bellissima! Il tuo piccolo ed esile corpicino mi piace moltissimo!”
Si è chinato fra le sue cosce ed ha iniziato a gustarsi con la lingua la sua impaziente fighetta. È impazzita da come la leccava. Lei si è lasciata andare completamente. Allora ho smesso di succhiarlo, ho preso la mano di mia figlia e l’ha portata a circondare quel suo cazzo grosso. Era ormai eccitatissima. Lo voleva e si vedeva!
“Mamma è enorme! Mi sconvolge ma sono anche molto curiosa.”
Era completamente persa dal desiderio, gli menava il cazzo e se lo strofinava fra le gambe. L’ha guardato e, con voce languida, rotta dal desiderio, l’ha pregato di scoparla.
“Ti voglio! Ti voglio. Prendimi, piano!”
Gli ha appoggiato la cappella fra le piccole labbra di quella ostrica che era lucida dal piacere. Per un attimo ho temuto che fosse troppo grosso per lei, ma lui le è entrato dentro molto lentamente. Vedevo la piccola fichetta dilatarsi sempre di più. Lui affondava in lei e poi ne sfilava un po', per poi spingerlo dentro di nuovo, sempre molto piano, facendo in modo che i muscoli della fica si dilatassero al passaggio di quel palo tanto possente. Alla fine l’ho visto arrivarle in fondo. Lei ha goduto all’istante. Il suo corpo si è teso e lei ha spalancato la bocca, ma non è riuscita ad emettere alcun suono. Solo il suo viso stravolto ci ha fatto capire che stava godendo.
“Brava, piccola! Così, godi e abbandonati al piacere.”
Le parole di Davide hanno rotto il silenzio. L’ha guardata con le lacrime agli occhi per la gioia, mentre io osservavo da vicino e godevo con lei.
“Sì, amore mio, godi. Lo hai preso quasi tutto, ma va bene così! Rilassati e goditelo tutto dentro!”
Nel sentire che lo aveva quasi tutto dentro, ha goduto di nuovo. Lui ha preso a pomparla con affondi decisi, ma lenti, e lei godeva come mai aveva fatto prima, nemmeno con suo padre. Ad un tratto, si è resa conto che il suo corpo aderiva al suo: lo aveva per davvero tutto dentro! Lui l’ha scopata tantissimo. È quasi svenuta da quanto ha goduto. Noi eravamo entusiasti dal vederla godere. Davide lo incitava scoparla forte.
“Bravo Luca sfondala! Falle sentire tutto il cazzo fino dentro la pancia! Mi fa impazzire vederla ridotta così troia con te!”
Io ne ero orgogliosa.
“Brava la mia piccola puttanella! Guarda come lo prende! E poi diceva che non ci sarebbe riuscita! Adesso lo senti tutto dentro vero amore mio?”
Lei mi ha sorriso stravolta dal piacere. Hanno cambiato diverse posizioni e l’ha presa anche da dietro a pecorina, lei era impazzita di piacere.
“Bellissimo! fantastico! Stupendo! Dai sfondami tutta! Lo voglio tutto fino in fondo! Spaccami!”
Quando è venuto, l’ha ricoperta di crema, che lei ha cercato di ingoiarne il più possibile.
“Bevi piccola troietta! Senti come ti sborro tutta!”
Io ero entusiasta.
“Amore mio, sei stata fantastica! Hai visto che lo hai preso tutto! Ti è piaciuto? Dimmi che sei contenta!”
Luca ero raggiante. Davide aveva gli occhi lucidi dalla gioia. Da allora son passati tre anni. Ha provato anche suo padre e Luca in doppia e da quanto ha goduto è quasi svenuta. Inoltre lei ha scopato oltre che con lui anche con altri maschi che regolarmente mi hanno scopato. È diventata una meravigliosa puttanella rotta ad ogni esperienza. Il mese scorso ha compiuto 18 anni ed ha sempre espresso il desiderio di festeggiare con una gang di dieci maschi. Ce lo ha detto una sera a cena con Luca presente. Davide l’ha guardata e sorriso, mentre io ho fatto una faccia un po’ scettica.
“Amore della mamma, credo che dieci siano un po’ troppi! È vero che sei una puttanella ormai rotta in ogni buco, ma dieci mi sembrano troppi. Tu, amore, che ne pensi?”
Nel parlare mi girata verso i miei uomini. Davide ha solo stretto le spalle, mentre Luca l’ha guardata un po’ incuriosito.
“E come li vorresti questi dieci cazzi per te?”
Lei molto elettrizzata, l’ha guardato con occhi da vera porcellina.
“Tre neri ben dotati. Tre lunghi e tre molto grossi. Poi ci sei tu che fai il decimo: sei lungo e ben dotato in circonferenza, quindi assolvi al compito benissimo e poi il tuo l’ho già preso nel culo!”
Lui è rimasto un po’ incredulo, mi ha guardato stupito ed ha sorriso, parlando con me.
“È diventata più troia di te! Sono curioso di vederla all’opera! Adesso li trovo nove cazzi come li vuole lei, ma se non li regge tutti, preparati, perché sarà compito tuo finire il lavoro!”
Così abbiamo organizzato per il sabato sera. Cena in una villa un po’ isolata e, dopo i festeggiamenti con torta e fuochi d'artificio, ci siamo seduti sul divano. Lei per tutto il tempo è stata circondata da cazzi davvero super. I tre neri erano enormi, ma anche gli altri non erano da meno. L’hanno eccitata e fatto succhiare le loro verghe durissime per tutta la sera, ma, solo quando Luca ha fatto un cenno a tutti, l’hanno scopata. Per tutta la sera l’hanno tenuta sempre molto eccitata e io ero trepidante dal desiderio di vederla posseduta. Si è cimentata in una vera gang. Con tre che la scopavano in ogni buco ed altri due uno per mano. Io e suo padre la guardavamo ammirati. A giro l’hanno scopato tutti e son venuti dentro di lei con sborrate colossali. Per tutta la notte si è presa questi meravigliosi dieci cazzi. Solo alle cinque del mattino, sfinita e sborrata ovunque, ho chiesto a me di darle il cambio. Era esausta.
Luca le ha fatto i complimenti e tutti si son segati per coprirla di sborra.
“Mia cara, tua figlia diventerà più troia di te e avrà ancor più tempo, rispetto a te, di fottere e farsi chiavare all'infinito!”
La voce di suo padre ha risuonato nella stanza. Mi sono tolta un cazzo nero dalla bocca, ho sorriso e poi gli ha risposto.
“Già è più troia di me! Guarda come ha spremuto questi cazzi! Sono tutti svuotati! È già più troia di me, credimi!”
Lei mi ha ascoltata soddisfatta e felice! Potevo essere fiera di avere trasformato mia figlia in una vera puttana!
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1 anno fa
baxi18, 55
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Le mogli del prete.
Mi chiamo Giuseppina, ho 32 anni, sono alta m.1.70, occhi scuri e capelli neri. Un bel seno, una quarta molto tonda e soda, un bel culo armonioso e gambe ben tornite. Da sei sono sposata con Paolo, che è un maschio normalissimo. Di media statura, moro, occhi scuri, della mia stessa età. Ci conosciamo un po’ da sempre. Eravamo insieme alle elementari e, poi, nello stesso gruppo di amici. Siamo stati fidanzati per circa tre anni e poi ci siamo sposati. Siamo una coppia come tante. Ero vergine e lui è stato il mio primo uomo. Devo riconoscere di non esser rimasta troppo soddisfatta dal sesso che faccio con lui. Mi scopa velocemente, una volta a settimana, in genere il sabato sera. Mi tocca un poco, mi sale sopra e mi pompa, poi, all’improvviso, mi viene dentro. Uso la pillola per motivi legati alla regolarizzazione del flusso mestruale, altrimenti sarei rimasta incinta da tempo. A volte è così veloce che nemmeno riesco ad eccitarmi. In quel caso, me ne vado in bagno e mi masturbo fin quando non raggiungo l'orgasmo. È frustrante questa situazione e lui non sembra accorgersene. Viviamo in un piccolo sobborgo di una grande città. Il nostro è un piccolo paesetto arroccato sulla costa di una collina, con una vecchia torre, una bella chiesa, un gruppetto di case, in tutto siamo circa 500 abitanti. Ai piedi del vecchio paese, un costruttore lungimirante ha costruito delle villette a schiera e, in una di queste, ci abito io e mio marito. Ci basta attraversare il fiume che scorre ai piedi della collina ed entrambi raggiungiamo la zona industriale, dove lavoriamo io come segretaria in una ditta di spedizioni e lui in una grande officina che ripara mezzi pesanti. Siamo gente semplice, che vive in maniera semplice, all’interno di un piccolo paese, dove ci si conosce un po’ tutti. Uno dei punti di ritrovo della comunità è la chiesa, dove ogni domenica io e Paolo, assieme ai miei genitori, mamma Rosa e mio padre Enzo, andiamo ad assistere alla messa. Da un anno abbiamo un parroco nuovo. Il vecchio don Giuseppe è andato in pensione e, al suo posto, è arrivato don Giulio, un prete quarantenne che ha passato circa venti anni in Africa, come missionario. Lui si è subito ben inserito nella comunità. Simpatico, disponibilissimo, mite e dall’aspetto tranquillo. Fisicamente non è né imponente, come il precedente parroco, che era un colosso. Lui è di media satura, non troppo grasso, né magro. Ha i capelli corti e bianchi ed il viso è un po’ scavato. Ti parla sempre con voce molto pacata ed ascolta sempre le persone che gli si rivolgono, cui sa dare sempre buoni consigli. È amato anche perché, in ogni occasione, non si sottrae al lavoro. Che si tratti di mietere il grano, raccogliere uva o olive, lui è sempre in mezzo alla sua gente. Personalmente, ho un buon rapporto con lui, anche se, fino a circa dieci giorni fa, non ho sentito il bisogno di confessarmi.
Era una domenica mattina di inizio novembre. Faceva già molto freddo e noi, come ogni domenica eravamo tutti e quattro in chiesa. Paolo e papà parlavano sottovoce di pesca, in attesa della messa. Mamma si era già confessata e io, che avevo una certa inquietudine a causa di una certa cosa che mi era capitata due sere prima e che mi tormentava, ho deciso che dovevo raccontarlo a qualcuno per aver un consiglio. Mi son inginocchiata al confessionale ed ho atteso il mio turno. Mi sentivo inquieta. La mia coscienza non mi lasciava in pace; dovevo confessare il mio peccato. Ho aspettato che lui iniziasse a confessarmi e tutto d’un fiato ho preso a parlare.
«Dimmi figlia mia, cosa ti porta da me?»
«Perdonatemi padre, perché ho peccato. Ho commesso un peccato grave. Ho fatto un errore come moglie, ho guardato un altro uomo e non solo guardato, ma ho infranto la promessa fatta in questa chiesa di amare e rispettare mio marito: l’ho tradito.»
Lui ha fatto un sospiro, poi, con voce pacata, mi ha esortato a narrare la mia colpa.
«Che cosa hai fatto, mia cara, parla, raccontami tutto.»
Ho esitato un attimo. Lui ha rinnovato la sua richiesta a voler sapere la verità.
«Parla, figliola. Liberati la coscienza.»
Ho abbassato lo sguardo ed ho ripercorso con la mente le cose che mi erano successe venerdì sera.
«Stavo tornando dal lavoro quando mi son fermata ad un distributore per mettere benzina. Ero intenta a rifornire la mia vettura e dall’altro lato vi era un tizio che stava rifornendo il proprio camion. Era un bel ragazzo con dei capelli biondi e un bel fisico. Mi ha sorriso, ma io non gli ho dato importanza. Ad un tratto, lui mi ha fatto notare che avevo uno pneumatico forato. Faceva freddo e io non ero in grado di sostituirlo; lui si è offerto di aiutarmi. Ci siamo spostati di lato, nel piazzale del distributore. Lui mi ha detto di salire nella cabina del camion, mentre mi sostituiva la ruota forata. Per farlo ha aperto la portiera del camion, lato passeggero e, quando ho iniziato a salire, la mia gonna stretta mi era d'impedimento, cosi l’ho sollevata un po' e lui non ha potuto far a meno di ammirare le mie cosce. Mi ha appoggiato una mano sul sedere e mi ha spinto in alto. Sentire quel contatto cosi particolare, mi ha sortito una strana sensazione. Ero quasi eccitata. Salita a bordo, mi son guardata un po’ intorno. Ogni giorno vedo tanti di questi bestioni, ma non vi ero mai salita a bordo e, quindi, sono stata presa da un po’ di curiosità. Tutto era pulitissimo, e quel profumo era molto piacevole. Ho guardato dietro di me ed ho visto che c’era una cuccetta, che una tenda, parzialmente chiusa, lasciava intravedere un calendario dove vi era la foto di una donna bellissima in lingerie, molto fine e molto sexy. Sono rimasta affascinata da quella immagine. Lei era bellissima, ma anche il suo succinto abbigliamento lo era. Calze velate con pizzo alto, reggicalze ed un micro perizoma la rendevano sexy e voluttuosa. Il reggiseno a balconcino aumentava il volume del suo seno tondo e perfetto. Erano tutte cose che non avevo mai indossato, ma che mi affascinavano. Ero così presa da quello che guardava, che non mi son accorta che lui, avendo sostituito la gomma, è risalito e, nell’aprire lo sportello dalla sua parte, mi ha sorpresa ad ammirare quella immagine. Sono arrossita come se fossi stata colta in fragrante, lui mi ha sorriso e si è avvicinato a me, che ero carponi e mi guardava. Non mi toglieva gli occhi di dosso, gli ho sorriso, ma un sorriso innocente e amichevole e lui, allungata una mano, mi ha toccato il seno.
“Tu sei molto più bella!”
Nel carezzarmi il seno, mi ha baciato così velocemente, che son rimasta stupita. Io, padre, non ho opposto resistenza: mi son lasciata baciare. Padre, la mia testa mi diceva di no, ma il mio corpo ha detto sì. Mi ha infilato una mano sotto il maglioncino ed ha liberato il mio seno. L’ho lasciato fare. Capisce, padre? Ho provato come un senso di impotenza. Volevo ciò che stava facendo e questo è terribile! Non ho mai tradito mio marito, ma in quel momento non ero in grado di oppormi: lo volevo e basta! Ha spinto la mia testa facendomi prendere il suo cazzo in bocca ed io l’ho fatto. Era più grosso di quello di mio marito, duro e caldo. Lui ha infilato la sua lingua fra le mie cosce, dopo aver tirato di lato le mutandine ormai fradice, e mi ha leccato divinamente! Mai provato un piacere così forte! Ho goduto senza ritegno. Poi si è disteso e mi ha fatto salire su di lui. Mi son sentita in corpo quella mazza poderosa che mi sconvolgeva. Mi faceva salire e scendere sulla sua nerchia, che mi sfondava la mia micetta con forza. Godevo in continuazione. Non mi era mai capitato di godere così tanto. Con mio marito, tutto dura pochissimo, mentre quel ragazzo sembrava insaziabile. Ero in preda al demone della lussuria, padre; quel cazzo enorme mi faceva perdere la testa. Dopo avermi fatto godere molto, si è sfilato e me lo ha messo davanti alla bocca ed io, padre, l'ho succhiato e baciato e, quando è venuto, ho ingoiato tutto il seme. Ero sconvolta da quanto piacere avevo provato, mentre lui era ancora duro; stavo vivendo qualcosa di impensabile per me. Dopo l'orgasmo, a mio marito gli si ammoscia subito, invece lui era già pronto per un nuovo assalto. Mi ha messo le sue dita nella mia micetta, io stringevo le cosce per resistere, padre, ma quello ha incominciato a leccare le mie tette, ha dato piccoli morsi ai miei capezzoli, ed io non ho opposto alcuna resistenza e, non so come, padre, ma è riuscito ad infilarlo di nuovo dentro di me. Ha preso a muoversi con calma, ma con decisione. Ero così bagnata, padre, che scivolava dentro di me, facendomi sentire tanto piacere. Mi faceva godere ancora e ancora, padre. Era come un dolce supplizio, volevo morire, padre, ma il piacere di esser infilzata da quella nerchia, padre, non mi lasciava ragionare. Ero posseduta dalla lussuria più sfrenata. Ho goduto, padre. Ho goduto come non mai; alla fine è venuto anche lui. Avevo perso la cognizione del tempo e, dopo un’ora, mi ha lasciato andare.
Solo allora mi son resa conto del peccato che avevo commesso. Il rimorso per quello che avevo fatto e provato, mi perseguita ancora ed ora non so come posso guardare mio marito negli occhi: l'ho fatto cornuto!»
Ho sentito un profondo respiro dall’altro lato e poi la voce di don Giulio, mi ha destato dal mio profondo turbamento.
«Cara, quello che hai confessato è molto grave. Per assolverti devo fare una profonda riflessione e penso che ne parlerò con nostro Signore, per trovare una soluzione giusta ai tuoi peccati. Domani sera, quando torni dal lavoro, vieni nel mio ufficio e insieme cercheremo di scoprire la giusta assoluzione. Adesso vai che ho altre confessioni da fare. Recita dieci Avemaria e vai tranquilla ed in pace; vedrai che un rimedio lo troviamo. Che Dio ti benedica.»
Mi son inginocchiata e, dopo aver recitato le preghiere della penitenza, mi sono seduta vicino a mia madre, che mi guardava un po’ incuriosita. Per tutta la durata della messa, ho osservato don Giulio. Un bell'uomo, pacato e serio, molto convincente, specie nella predica, che ci ha fatto riflettere su tante cose. Ero tranquilla sul fatto che la sera dopo avrei trovato la giusta espiazione alla mia mancanza.
La sera dopo, di ritorno dal lavoro, sono andata direttamente dietro la chiesa, dove c’è l’abitazione del prete. Ho bussato e lui mi ha aperto la porta. Mi ha guardato un attimo e io ho puntualizzato chi ero.
«Padre, sono io quella che ha reso "cornuto" il marito.»
Ha sorriso e mi ha fatto accomodare. Siamo entrati un piccolo studio. Mi son seduta e lui si è messo davanti a me, appoggiato alla scrivania, ha messo le mani sul petto, incrociando le dita ed ha preso a parlare solennemente.
«Cara mia, il matrimonio è una cosa sacra, ma è anche qualcosa che tra noi esseri umani ci porta ad aver sempre la benedizione del nostro Signore. Però come esseri umani abbiamo così tante debolezze e il nostro buon Pastore sa che siamo creature imperfette. Ora è molto difficile per me lasciar perdere su questo peccato così grave, perché la tentazione ti ha reso debole e l'assoluzione richiede un'attenta analisi di tutto quello che è avvenuto fra te e quello sconosciuto. Raccontami di nuovo il tuo peccato: ho bisogno di capire ancor meglio per poterti assolvere.»
L’ho guardato fiduciosa e gli ho raccontato del fatto che quando mi mettono le mani sul seno, perdo ogni freno inibitore. In effetti è questo il mio problema.
«Lo sconosciuto se ne è reso conto e così è riuscito a far tutto ciò che voleva con me; ma adesso io sono preoccupata e la mia coscienza non mi lascia in pace. Padre, cosa ne pensa lei?»
Lui mi ha dato una bella occhiata e poi si è spiegato.
«Mia cara, hai un bel paio di tette e con quella camicetta stretta i tuoi capezzoli s'indovinano. Ovvio che suscitano, in chi li guarda, peccaminosi pensieri.»
Mi sono sentita stranita e, nello stesso tempo, lusingata.
«Davvero vi pare che siano belle, Padre? Trovate che ho un bel seno?»
Lui ha annuito ed ha allungato le mani, profondendosi in una carezza che donava conforto a quella mia parte anatomica. L’ho guardato stupita.
«Ma... Padre! Cosa fatte?»
Lui con un tono pacato mi ha espresso il suo pensiero.
«Cara mia, devo capire come reagisci quando il peccato si impossessa di te! É proprio quello che devo ancora capire!»
Ero un po’ eccitata e, nello stesso tempo, curiosa al punto da lasciarlo fare.
«Se è necessario, va bene così: accomodatevi pure e fate tutto ciò che serve per farvi capire.»
Lui si è spostato dietro la sedia dove ero seduta. Con entrambe le mani accarezzava il mio seno sodo e già teso. I miei capezzoli si erano subito induriti. Mi sono sentita eccitata. Lui ha infilato le mani dentro la mia camicetta e toccava le mie tette, senza fermarsi, mentre io ho preso a mugolare come una gatta in calore. Con estrema bravura, mi pizzicava i capezzoli con una mano, mentre l'altra era scivolata sotto la gonna, tra le mie cosce, che non riuscivo a chiudere: accettavo passivamente le sue carezze. Ero talmente presa dal piacere che provavo, da non accorgermi che mi aveva fatto sfilare la camicetta, in pratica ero nuda dalla vita in su e le mie tette erano libere ed esposte, mentre sentivo le sue dita che vagavano sopra le mie mutandine. In un attimo di lucidità, gli ho chiesto se era giusto quello che stavamo facendo.
«Ma... Padre: questo non è un altro peccato?»
Lui mi ha sorriso bonariamente.
«Il peccato sarebbe se non accontentassimo il volere di nostro Signore. Dai, lasciati andare. Siamo deboli e lui capisce. Dopo, assolverà tutti e due e avremo capito come va risolto il tuo problema. Dai, lasciati andare.»
Ho fatto un sospiro e mi son arresa. Lui si è messo in fronte a me, aveva un rigonfiamento considerevole sotto i calzoni. Ho allungato le mani e li ho aperti. Subito è balzato fuori un cazzo di dimensioni celestiali, ancor più grosso e lungo di quello del camionista!
«Brava, adesso prendilo in bocca e succhialo per bene!»
Non ho avuto nessuna esitazione. Ho aperto la bocca e l'ho succhiato avidamente. Lui, intanto, si era allungato verso di me e mi masturbava. Ansimavo e godevo con le sue dita nella mia fica, ormai ridotta ad un lago. Mi ha fatto sollevare e appoggiare alla scrivania dietro di lui. Mi ha fatto distendere su di essa con le cosce alzate. Ero alla giusta altezza per esser penetrata. La mia fica era in linea col suo cazzo. Lui ha appoggiato i miei talloni al suo petto ed ha avvicinato il suo arnese; poi, lentamente, lo ha fatto entrare nella mia ostrica bagnata e pronta. È scivolato tutto dentro di me. Mi son sentita aprire e riempire nello stesso tempo. Mi sembrava di esser di nuovo sverginata da quanto mi dilatava le pareti della vagina, che lo ha accolto con tutta la devozione possibile. Ha preso a pomparmi con un ritmo costante e io ho iniziato a godere a ripetizione. L’ho fissato in viso e gli ho gridato il mio piacere.
«Vengo! Mi state facendo godere! VENGO! E' BELLISSIMO!»
Venivo a fiumi. La mia fica gocciolava in continuazione, ero scossa da un piacere mai provato in vita mia. Era ancora più intenso di quello provato con il camionista. Mi ha pompato a lungo e fatto godere molto, ma lui non era ancora venuto. Poi mi ha fatto scendere dalla scrivania. Mi ha fatto girare e chinare, distesa con il petto sul piano di quel mobilio. Ho sentito il suo cazzo sbattere sulle mie chiappe, alla ricerca del buco del culo, ma lo ha infilato nella mia fica. Mi ha afferrato per i fianchi e mi sbatteva con forza. Ero in delirio e l’ho incitato.
«Sì, così! Mi sfondate! Più forte! Lo voglio tutto dentro!»
Li mi sbatteva ed ha preso a dirmi cose incredibili che mi hanno eccitato ancor di più.
«Certo che te lo sbatto tutto dentro. Te la sfondo questa fica così stretta. Sei davvero una bella zoccoletta, tutta da godere!»
Sbrodolavo al sentirmi dare della zoccoletta. Ho avuto un ennesimo orgasmo, poi lui si è sfilato di nuovo, lasciandomi in quella posizione; poi ha appoggiato il suo randello al buco del culo. Ho avuto un attimo di terrore nel sentirgli spingere quel cazzo di notevoli dimensioni dentro il mio quasi vergine culetto.
«Piano, vi prego. Son quasi vergine lì! Vi prego, fate piano!»
Lui mi ha detto di rilassarmi e poi, con lenta determinazione, me lo ha piantato tutto nel culo.
«Sì, lo sento! Oddio, che bello!»
A prenderlo nel sedere, mi ha fatto godere di nuovo ancora una volta.
«Ti piace, troia? Ero certo che ti sarebbe piaciuto nel culo!»
Ha preso a sfondarmi il culo con vigore e poi, assodato che quel trattamento mi provocava altri stupendi orgasmi, con un grugnito da vero porco ha scaricato tanta di quella sborra al punto da farmi avvertire il pancino gonfio.
«Eccomi, troia! Te lo riempio come un bignè, questo culo da favola!»
Ero sconvolta da quanto ho goduto, ma anche lui era rimasto come stordito. Si è seduto sul divano lì vicino. Il suo cazzo era ancora duro, non si era ammosciato per niente. Mi ha fatto cenno di avvicinarmi. Mi son seduta vicino a lui, che si è messo a leccarmi le tette. Ho ripreso a mugolare come una cagna in calore. Ho ripreso a godere, quasi non l'avessi fatto fino a quel momento, e lui mi ha fatto impalare su di lui. L’ho sentito fin dentro il ventre! La mia schiena, inarcata dal piacere, mentre saltellavo su e giù sulla nerchia indurita del prete che ancora una volta mi portava all'apice di un ennesimo orgasmo. Sentivo la sua crema colare dal culo sfondato, mentre ora la mia fica la reclamava e lui non si è fatto pregare. Quando le sue mani mi hanno strizzato i capezzoli, sono venuta in maniera squassante.
«Vengo ancora; mi state uccidendo dal piacere: eccomi, adesso, vengo!»
Ero sconvolta e lui mi ha farcito la fica con altri getti del suo piacere, che ho sentito fin dentro lo stomaco.
«Tieni, puttanella! Sei una delle migliori troiette che ho scopato finora! Ti inondo tutta!»
Mi ha riempito davvero la fica con una massiccia dose della sua crema. Siamo rimasti immobili per un po’, poi mi son sollevata e mi sentivo ridotta ad un disastro. Lui mi ha indicato la porta del bagno, dove sono andata a pulirmi. Quando sono tornata, lui si era rivestito. L’ho guardato e ho chiesto:
«Allora, Padre, come la mettiamo con i nostri peccati?»
Lui mi ha sorriso e mi ha detto che era necessario che io mi confessassi ogni lunedì pomeriggio, a casa sua.
Per tutto il mese di novembre ed un po’ di dicembre, ogni lunedì sera mi sono fatta scopare dal prete. Ho scoperto che non ero la sola, ma quella del lunedì. Il mercoledì andava Piera, la figlia della tabaccaia, mia coetanea, mentre il venerdì era il turno di Sonia, la figlia del macellaio. Due giorni prima di Natale, eravamo tutte e tre in chiesa a pulire, assieme alle nostre madri, ed ho notato che vi era una buona armonia fra di noi. Era chiaro che tutte tre sapevamo delle altre che, a turno, ci scopavamo il prete. Non c’era nessuna gelosia, ma solo molta complicità. Il giorno di Natale, dopo pranzo, mentre con mia madre rassettavo la tavola dopo aver consumato il pranzo di Natale, lei mi ha chiesto una cosa che mi ha lasciato alquanto titubante.
«Lo sai che Piera è incinta? Forse anche Sonia lo sarà a breve, me lo ha detto sua madre.»
L’ho guardata, cercando di capire dove voleva andar a parare. Lei mi ha sorriso e, poiché eravamo sole (papà e mio marito erano usciti per andare al bar a fare una partita a carte con i loro amici), lei mi ha guardato in faccia e con la più assoluta tranquillità mi ha spiegato tutto.
«Sono a conoscenza del fatto che anche tu sei una delle tre mogli del prete. Non guardarmi con quella faccia stupita, non c’è nulla di male, anzi lo devi considerare un bel privilegio. Io, la madre di Piera e quella di Sonia, lo siamo state quando vi era don Giuseppe. Lui, a suo tempo, ci ha ingravidato a tutte e tre, ed è per questo che ti chiami Giuseppina. Lui era un vero toro da monta. Ha ingravidato una decina di donne nel paese. Piera e Sonia ti sono sorelle da parte di padre. Piera si è già fatta ingravidare da don Giulio e anche Sonia lo sarà a breve, quindi vorrei sapere tu che aspetti?»
La guardo basita e chiedo maggiori spiegazioni.
«Ma... con papà... come hai fatto? Lui non si è accorto che tu scopavi con il prete? Insomma, voglio dire, sei stata ingravidata dal prete e lui... non ha avuto niente da ridire?»
Mamma ride di gusto.
«Sì, se aspettavo lui, col cavolo che tu nascevi! Lui è sterile! Quando ce ne siamo accorti, è stata la moglie del dottore che mi ha suggerito don Giuseppe.
“Meglio con il prete che con un paesano, che potrebbe sempre sputtanare tuo marito e rendere pubbliche le sue corna! Il prete non parla per tanti motivi e, poi, è un bel toro!”
Così l’ho detto a tuo padre, che ha accettato ogni cosa senza frapporre alcun problema. Alcune volte ha anche assistito alla monta e si segava, mentre Giuseppe mi sfondava! Aveva una bella mazza, come si dice che l'abbia anche Giulio. Mi hanno detto che in Africa ha due o tre figli abbastanza grandi; li ha avviati al sacerdozio e chissà che un giorno non potrebbero esser assegnati a questa parrocchia. Quindi, se non vuoi perder il treno, sbrigati a farti ingravidare anche tu. Con tuo marito non c’è problema; a lui lo fai scopare sempre dopo, tanto non se ne accorge.»
Così ho fatto. La prima a partorire è stata Piera: un bel maschietto. Poi io e Sonia, quasi assieme, due belle femminucce. Adesso sto battezzando il nostro maschietto che chiamerò Giulio, mentre Sonia e Piera, devono ancora partorire: hanno aspettato un po’, per un secondo giro.
Oltre noi tre, ci sono state altre nascite nel piccolo paese e allora don Giulio ha chiesto e ottenuto che fosse creato un piccolo oratorio, per insegnare catechismo a questi giovani che saranno il futuro del nostro paese. Naturalmente io e le altre due mogli, già ci siamo offerte per insegnar loro il catechismo. Fra di noi tre vi è una grande amicizia e tanta complicità. Andiamo molto d’accordo, perché siamo le mogli del prete e questo compito ci spetta di diritto!
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1 anno fa
baxi18, 55
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L'incontro con federica parte 2
Il concetto del dopo riprendiamo può avere diverse interpretazioni.
Dico questo perché, dopo 5 minuti che ero dentro la doccia arriva Federica e mi dice:” Ho sabbia ovunque, guarda: qui sulle tette, e qui sul sederino. Mi aiuti a toglierla?”
Fortunatamente la doccia è molto grande, è una di quelle senza cabina, con una grande parete di cristallo a dividerla dal resto del bagno.
Fede mi passa una spugna e del bagnoschiuma. Io però voglio sentire i suoi seni sotto le mie mani; pertanto, faccio cadere la spugna a terra, metto il sapone sulle mie mani e posizionandomi dietro di lei, inizio a massaggiare e a lavare le sue tette. Non lascio un solo centimetro senza sapone.
I suoi capezzoli sono molto duri e grandi, si insinuano tra le mie dita mentre la lavo, allora io le stringo delicatamente come se fossero una molletta e dei gemiti si uniscono al rumore dell’acqua.
Il suo seno è fantastico, mi piace molto, è pieno e prorompente. Non mi da assolutamente fastidio che non sia completamente naturale. Mi farò dare il numero del dottore che ha creato queste due meraviglie per fargli una statua.
Pizzico i capezzoli; lei mi poggia le mani sulle mie e fa in modo che io stringa più forte. Prende poi la mia mano destra, la porta sulla sua fica e fa in modo che io inizi anche a masturbarla.
“Ti prego mettimi le dita dentro, sto godendo come una liceale troia che si vuole fare tutti i maschietti della scuola. Ne voglio almeno due e non aver timore, non mi rompo, quindi mettici vigore.”
Eseguo gli ordini, mi piace sentire il suo corpo nudo e bagnato che tocca il mio. La sua schiena è sexy, sensuale, muscolosa, ma non esagerata.
Mentre la tocco e la faccio godere, le lecco e bacio il collo. Ogni tanto lo succhio, ma con delicatezza senza lasciare il segno. Lei di rimando appoggia il suo sedere sul mio cazzo, si limita a strusciarlo, non chiede altro.
E’ troppo concentrata sul piacere che le mia dita le stanno procurando.
Sento la sua vagina umida e non per colpa dell’acqua della doccia. Le sue labbra si sono gonfiate, il suo clitoride è diventato un bottoncino di marmo che litiga con l’anellino che fa da padrone a quella meravigliosa e succosa fica.
Vorrei leccarla di nuovo, ma ora non voglio fermare la sua estasi.
Percepisco con la mano sinistra, che si trova sul suo seno, l’aumentare del battito cardiaco. Il suo cuore inizia a scalpitare come un treno in corsa. Le mie dita, quelle dentro di lei, vengono abbracciate da piccoli spasmi.
I muscoli delle sue gambe, prima lentamente, poi sempre più velocemente cominciano a tremare fino a quando un urlo di puro piacere rompe il silenzio del bagno.
La mia mano destra è completamente zuppa di un denso nettare.
Esco da lei, ma posiziono la mano a conchiglia sulla sua vagina e la stringo fino al cessare di ogni tremolio e rimaniamo così per alcuni minuti.
Federica si gira e vedo i suoi meravigliosi occhi azzurri socchiusi e pieni di eccitazione e appagamento. Mi fissa per alcuni secondi e poi inizia a giocare con le mie labbra. Le morde, le lecca, le succhia, insomma le coccola.
Continua per un tempo infinito.
Ora è delicata, non come prima a letto dove era impetuosa come un fiume in piena. Le mie labbra si stanno gonfiando come 2 gommoni, neanche il suo chirurgo estetico riuscirebbe a farle diventare come sono ora.
Afferra le mie natiche e con energia le stringe attirandomi verso il suo corpo e la sua lingua inizia a cercare la mia, fermando così la dolce tortura.
Anche in questo caso il bacio è soft, calmo e coccoloso. Cinque minuti di infinito piacere.
“Dai adesso faccio la brava, laviamoci e togliamo tutta la sabbia rimasta, mi devo assolutamente lavare i capelli, sono uno schifo”
“Scusa Fede, non noti che il mio amichetto la sotto sta chiedendo attenzioni? Lo hai praticamente torturato strusciandoti su di lui.”
Federica con tono divertito:” Fai il bravo anche tu, ora finiamo di lavarci e se ti comporti bene dopo di faccio un bel regalino.”
Dovrei abbassare la temperatura della doccia fino allo zero assoluto per calmare il piccolo Joe e farlo rientrare nei ranghi. Però la promessa di un regalino più tardi a doccia finita riesce ad addomesticarlo.
Pochi minuti e torna in letargo, grazie anche al fatto che Federica ha terminato di farsi la doccia e si è allontanata per asciugarsi i capelli.
Da lontano Federica mi domanda se mi va qualcosa da bere o da mangiare, perché a lei è venuta un po’ di fame. Io le rispondo che gradisco solo un bicchiere di acqua fresca e la raggiungo in cucina.
La trovo intenta a prepararsi un toast al prosciutto e formaggio. Indossa un accappatoio rosso che sembra un babydoll e oltretutto un seno sta cercando di fuggire all’ esterno. Secondo me lo fa di proposito a provocarmi, oppure, magari è solo deformazione professionale.
“Sicuro che non vuoi un toast anche te? Ci impiego veramente poco a farlo. A me viene una fame mostruosa dopo che ho goduto. Per fortuna quando lavoro al club faccio finta, altrimenti starei sempre a mangiare e ora sarei una botte.”
“No, ti ringrazio, mi basta l’acqua. Lo sai che mi hai confessato qual è la tua Kriptonite? Quindi se fai finta di avere un orgasmo non ti viene fame. Devo escogitare un modo per sfruttare questa occasione!”
Federica mi sorride e va verso il frigorifero a prendere una bottiglia, io intanto mi siedo. Una volta riempito il bicchiere viene verso di me. Si avvicina un po’ troppo e la mia mano destra si insinua sul suo bellissimo sedere, mentre con la sinistra prendo il bicchiere e inizio a bere.
Federica non si muove, si fa tastare senza problemi e io ne approfitto bevendo con molta calma. La carezza diventa un massaggio. Il maialino che è in me mi suggerisce un modo alternativo di usare l’indice.
Inizio a farlo scorrere lungo la fessura interglutea, ogni qual volta il dito si avvicina al buchino del peccato si sofferma con una piccola pressione.
Intanto l’accappatoio si apre completamente e davanti a me ritorna a manifestarsi il messaggio tatuato. Le do un bacino quasi casto sul piercing e alzo gli occhi per vedere il suo viso.
Ha un’espressione rilassata, i suoi occhi sono chiusi e si nota che sta apprezzando ciò che le sto facendo. Le do un altro bacio sull’ anellino, questa volta un po’ più ardito, lo prendo tra le labbra e applico un leggero risucchio su tutta la parte a contatto con la mia bocca.
Sento appoggiare la sua mano sulla mia testa, con delicatezza mi allontana e fissandomi con un sussurro mi dice: “Non riesci proprio a comportarti bene, sei veramente un porco e ogni occasione non te la lasci sfuggire. Fortuna per te che io sia una troia e che non mi tiro mai indietro. Tuttavia, ora fermati così possiamo tornare in camera per il tuo regalino. E visto che mi hai stimolato, sarà ancora più divertente.”
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1 anno fa
admin, 75
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L'incontro con federica parte 1
Ieri sono stato invitato da una mia vecchia amica di Roma ad un evento in un Club di Ravenna. Incuriosito, soprattutto perché sono passati più di 20 anni dal nostro ultimo contatto, ho deciso di partecipare.
Faccio un giro di telefonate per trovare qualche amica disposta ad accompagnarmi, ma purtroppo erano già tutte impegnate.
Decido comunque di partecipare all’ evento, consapevole che sicuramente l’invito mi è stato fatto perché presente in una mailing list e non perché effettivamente mi volessero li; anche perché poi l’ho chiesto alla mia “amica” organizzatrice ed effettivamente era così, non si ricordava assolutamente chi fossi.
L’evento è stato un po’ noioso e purtroppo non c’erano tante persone oltre ai vincitori dei premi. Come al solito tanti singoli, una decina di coppie e una singola con la quale ho parlato per una decina di minuti, ma poi anche lei annoiata, ha deciso di andare a casa.
Certo le ragazze che hanno fatto gli spettacoli erano bellissime, ma è naturale per una ventenne che fa l’attrice porno. Purtroppo, non hanno interagito molto con il pubblico, quindi, si molto belle da vedere, ma alla fine noia totale.
Solamente due ragazze trans hanno ottimizzato il tempo e si sono concesse ai singoli presenti. Pompini come se non ci fosse un domani e per alcuni anche qualcosa in più. Essendo le uniche, sono praticamente state assalite. C’era una fila che neanche alla posta si è mai vista. Io mi sono tenuto in disparte a giocare con il telefono, anche perché non mi interessava partecipare.
Decido di contattare una coppia conosciuta in spiaggia al lido di Dante per vedere se la serata poteva cambiare direzione. Gli mando un messaggino, ma rispondono che si trovavano a Firenze, ma l’indomani erano liberi e potevano vederci al Certe Notti di Minerbio già dalla mattina alle 11. Rimaniamo d’accordo che ci saremo aggiornati questa mattina.
Sono rimasto a Ravenna, perché anche se annoiato al club ho bevuto alcuni cocktail e non era salutare tornare a Bologna in macchina. Questa mattina appena svegliato, controllo se ho ricevuto qualche messaggio , ma silenzio assoluto, allora mentre aspetto la conferma da parte di Gianpaolo, decido di andare in spiaggia.
Faccio una colazione veloce e mi dirigo verso il Lido di Dante, è prestissimo sono le 7:30, ma voglio andare sulla spiaggia per godere del fresco e della natura.
La spiaggia è vuota, ci nono pochissime persone: chi passeggia, chi corre, un paio di persone che nuotano e le cicale che fanno da sfondo musicale insieme alle piccole onde di un mare quasi calmo.
Inizio a passeggiare lungo la riva del mare a piedi nudi, ogni tanto calpesto qualche conchiglia e i miei piedi inveiscono contro di me, ma sopporto il lieve fastidio e proseguo. Essendo quasi vuota la spiaggia, è facile notare cosa stanno facendo i pochi avventori.
Mi colpisce una donna intenta a raccogliere delle conchiglie che sta utilizzando per scrivere un messaggio. Ha dei capelli neri molto lunghi, alcuni tatuaggi di animali e un seno spettacolare, molto bello con 2 grandi capezzoli.
Non è completamente nuda, porta un piccolo perizoma fuxia che le valorizza un lato b tonico e marmoreo alla vista.
Non la voglio disturbare, anche perché sicuramente da qualche parte c’è un uomo che prima o poi arriverà e non mi piace fare il terzo incomodo. Le passo accanto facendo attenzione a non calpestare la sua opera, lei alza il viso e mi augura il buongiorno che io subito ricambio.
Proseguo il cammino, ogni tanto mi giro e mi accorgo che anche lei mi guarda.
Dopo circa 15 minuti di passeggiata, anche perché la spiaggia non è molto lunga, torno indietro. Leggo sulla spiaggia la scritta: “Le occasioni sono fugaci”. È un messaggio particolarmente strano soprattutto scritto con le conchiglie sulla spiaggia, chissà che storia si nasconde dietro.
Decido di stendere il telo mare proprio davanti alla scritta. Controllo il telefono, ma a parte la batteria che muta in continuazione la sua carica, non c’è altra variazione o messaggio all’orizzonte.
La spiaggia si sta popolando velocemente. Accanto a me arriva un uomo altissimo e pieno di muscoli che inizia a piantare un ombrellone e a sistemare vari teli e tutto il resto dell’attrezzatura da mare che si è portato.
Terminato il lavoro lo vedo allontanarsi per andare a fare un bagno per togliersi il sudore di dosso. Anche io decido di andarmi a bagnare perché la temperatura ora inizia a essere molto alta.
Finito di rinfrescarmi torno a controllare il cellulare, ma nulla, perciò decido di fare un ulteriore passeggiata per far passare il tempo più velocemente.
Come un miraggio all’orizzonte, rincrocio la donna dal perizoma fuxia che mi sorride e questa volta mi saluta con un Ciao, però non si ferma e neanche io. Però, a differenza di prima, non continuo più il mio percorso, ma mi giro e inizio a seguirla. Per due volte lei si gira, come se controllasse che effettivamente io sia dietro e continuo a seguirla.
Purtroppo, l’inseguimento finisce sotto l’ombrellone dell’uomo che poco prima si era posizionato vicino al mio telo.
Lo sapevo, la bella signora è accompagnata e io a confronto con il suo uomo sono Peppa Pig.
La mia dea provocatrice si spoglia lentamente, ovvero si toglie il perizoma e ciò che prima era celato, ora viene mostrato. Ha la vagina completamente depilata e tatuata, ma non con dei disegni, bensì con delle scritte.
Sul monte di venere in corsivo nero “For Deposit Only” con una grande A Rossa appena sotto e allineata allo spacco.
Lateralmente alle grandi labbra: a sinistra “Fuck” e a destra “Slut”. Infine, a decorare il tutto: un meraviglioso anellino d’argento proprio nel centro.
Mi sorride ancora una volta, consapevole che la sto fissando e che il mio timido pisellino ora è sull’ attenti.
Prende dalla borsa una maschera subacquea e va a nuotare. Preso dallo sconforto e dall’ammirazione per il marito, forse più che ammirazione è gelosia, controllo se la mia coppietta preferita si è fatta viva, ma ancora nulla.
Sono arrivate le 11, è ora che inizi a rivestirmi per incamminarmi, visto che Minerbio non è proprio vicinissimo. Mentre indosso i pantaloncini, la bella signora torna dal mare e con spiccato accento milanese mi fa:” Ma come vai già via? Non ti piace il mare e quello che vedi?”
Io seriamente disorientato le rispondo: “Certo il mare mi piace ma ho un appuntamento al Certe Notti tra un po’, visto che è lontano inizio a incamminarmi”
Lei di rimando: “Cos’è il Certe Notti?”
Allora le spiego che tipo di locale sia, come è fatto, cosa si fa normalmente e il motivo per il quale sto andando li. Lei mi chiede altre informazioni del locale: ad esempio i costi, se ci sono donne fisse che intrattengono e tante altre cose.
Alla fine, mi fa: “quindi se ho capito bene, ora tu vai via perché ti vai a scopare una che hai conosciuto qui in spiaggia giusto? Insomma, ti fai tanti km quando potresti fare la stessa cosa qui senza tanto sbattimento”.
Forse ho capito male, probabilmente sta giocando e si sta divertendo a provocarmi, visto che il marito non c’è e lei magari si sta annoiando. Ma sto al gioco e le rispondo: “In realtà ora vorrei rimanere, ma ho preso un impegno e non è corretto dare buca così”. Neanche termino la frase che mi arriva un messaggio.
Che sfiga: Eva mi scrive che si è svegliata con un gran mal di testa e che preferisce rimanere a casa. Allora guardo la mia vicina di telo e mi rispoglio dicendole che i programmi sono saltati.
Sta tornando il marito. Ma non è solo, accanto a lui c’è un travestito con un parruccone biondo e un costume argento con milioni di paillettes come il carnevale di Rio.
Mr. Muscolo:”Fede ho appena fatto amicizia con Amanda, mi ha invitato a casa sua a mangiare. E ti devo dire che ho molta fame e sete e Amanda mi vuole dissetare al meglio; quindi, non so a che ora tornerò”.
Fede:”non ti preoccupare Riky, anche io vado a pranzo con un nuovo amico, adesso glielo chiedo, ma non credo che rifiuterà.”
Se prima ero disorientato, ora non sto campendo un cazzo. Appena Riky si allontana mi rivolgo a Fede: “Il tuo nuovo amico sono io?”
La risposta affermativa non tarda a manifestarsi, per scrupolo mi chiede se mi va e io le rispondo che, se vuole possiamo andare a mangiare al ristorante del campeggio che è praticamente dietro di noi.
Per risposta inizia a vestirsi, cosa che faccio anche io. Ora che un pareo la copre mi porge la mano:” Intanto direi di presentarci: piacere io sono Federica”.
“Piacere assolutamente mio, io mi chiamo Giorgio.”
Finite le presentazioni ci dirigiamo al ristorante. Durante il pranzo mi racconta che Riky è una amico Gay che la ospita a casa e che di giorno lavora come commessa, ma di notte lavora in un Club a Monza come intrattenitrice per uomini soli.
Parliamo un po’ di noi, di cosa ci piace, delle nostre vite ecc. ecc. Io però curioso come una scimmia in astinenza da noccioline le chiedo perché mi ha rivolto la parola. Visto il lavoro che fa di notte, ipotizzo che semplicemente sta cercando un cliente.
Sempre sorridendomi Federica mi risponde: “Questa mattina eravamo praticamente soli in spiaccia, ti sei avvicinato, ma non mi hai rivolto parola. Cosa molto strana per me, però ho poi notato che mi guardavi mentre andavi via. Mi è piaciuto molto il fatto che non mi hai dato fastidio anche se evidentemente mi stavi scopando con gli occhi.
Sei stato molto carino e mi sono detta, ora gli lascio un messaggio, se lo legge e rimane qui ad aspettarmi me lo scopo tutto il pomeriggio”.
Ora sono io che sorrido, per ben due motivi: il primo è che ora ho capito la scritta sulla spiaggia e il secondo, ma non meno importante motivo: è che qualcuno mi vuole bene in cielo.
Terminato il pranzo, Federica mi porta a casa. Le chiedo se posso farmi una doccia veloce per togliere la sabbia e il sale. Mi prende per mano e mi conduce in bagno.
Appena arrivati non resisto, le stringo i fianchi con le dita, lei appoggia le mani sulle mie spalle emettendo un sospiro languido che riempie il poco spazio rimasto tra noi. Mi dice di avvicinarmi di più con voce roca, sposto una mano sulla sua schiena e una dietro la testa.
Le nostre labbra si toccano, si dischiudono, mi sembrano due petali di rosa soffici e carnosi. Finalmente sento il suo sapore; le nostre lingue ballano un walzer lento.
Ci esploriamo e nel mentre mi stringe il cazzo tra le mani e io le afferro i glutei.
Federica si stacca dalla mia bocca e decide che ora le sue labbra devono conoscere un’altra parte del mio corpo. Si mette in ginocchio, e mi dice fissandomi dal basso:” Il tuo amichetto non è lunghissimo, ma porca troia è largo, non so se la mia bocca riuscirà a prenderlo”
Evidentemente mi sta prendendo in giro perché fa un affondo che le sue labbra arrivano a contatto con i miei testicoli.
Ritorna verso la cima e con la lingua inizia a dare dei colpetti sul glande. Con le unghie mi accarezza tutto il pene provocandomi dei brividi e facendolo crescere ancora di più. Mi dice parole sconce, tra un gemito e l’altro.
Le sue unghie ora si divertono anche sui miei testicoli.
Riprende il cazzo in bocca e cerco di fermarla dicendole che, se continua le verrò in bocca. Invece di fermarsi aumenta il ritmo. Io non resisto e il mio sperma la gola.
“Mmm che buono, è dolce. Ne voglio ancora, ma ora tocca a me godere”
Continua ancora un po’ a giocare con la lingua ripulendo tutto. Si alza e mi mette la lingua dentro l’orecchio destro e inizia a spompinare anche lui. Io le sussurro che forse è meglio se ci facciamo la doccia prima.
Lei di rimando: “Sti cazzi la doccia, voglio che mi lecchi la fica fino a farmi godere, è inutile lavarsi tanto ti sporcherò tutto di nuovo.”
Mi porta in camera. Si sdraia e apre le gambe: “Ora mi devi leccare la fica, me la devi succhiare. Voglio sentire la tua lingua. Deve essere un cazzo ingordo che non si ferma mai. Usa anche le dita, tutto quello che vuoi. Non ti staccare finché non ti verrò in bocca. Io ho bevuto il tuo seme e tu devi bere il mio nettare.”
Non ho mai conosciuto una donna così porca e non mi sembra giusto non accontentarla. Inizio così a giocare con le sue grandi labbra e sono veramente grandi. Molto spesse e carnose. Le inumidisco con la lingua e poi succhio tirandole. Poi passo la lingua sul clitoride, spostando l’anellino he ha tra le gambe. Una sensazione strana, ma erotica. L’anellino è freddo, mentre tutto il resto è caldo e umido. Il duro con il morbido.
Le inserisco prima un dito e poi l’altro dentro. Lei mi afferra la mano e mi fa affondare ancora di più dentro di lei con forza bruta. Geme e grida, mi dice porco fottimi.
Io esco da lei che protesta, ma con le mani prendo le labbra e le apro, le tiro verso l’esterno aprendola tantissimo e le inserisco la lingua dentro, su e giù più volte come fosse un cazzo. Serro le mie labbra sulla sua fica e succhio, creo un vuoto e poi mi allontano generando il tipico rumore di una bottiglia stappata.
Dopo tre volte, inizio ad avvertite un leggero tremolio delle gambe di Federica. Poggio la mano sinistra sul monte, mentre l’indice e il medio della mano destra tornano dentro la fica e inizio a pompare velocemente premendo contemporaneamente con la mano sinistra. Il lavoro manuale dura neanche un minuto che un orgasmo dirompente e umido arriva sulla mia faccia.
Federica mi prende la testa con le due mani e mi riporta la bocca sulla vagina, spingendola e togliendomi il respiro. Continua a venire su di me e dentro la mia bocca fino a quando non è soddisfatta. Allora mi allontana il viso e inizia a baciami.
Mi lecca la faccia, mi asciuga e mi bacia. Continua fino a quando la sua saliva non sostituisce il suo succo.
Effettivamente ora sono più sporco di prima e Federica mi dice: “Ora possiamo fare la doccia, poi dopo riprendiamo”
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1 anno fa
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L'infedele.
Mi chiamo Mara, ho cinquantasei anni e sono sposata con Marco, che ha la mia stessa età. In tutta la mia vita, l’adulterio è stato il filo conduttore di quasi tutta la mia esperienza erotica. Ho conosciuto il sesso tardi, rispetto a tante altre ragazze, perché mi sono divertita tantissimo a prendere in giro tutti i maschi, che mi facevano il filo. Verso i diciassette anni, ho capito che il sesso doveva essere un piacevole modo per dominare i ragazzi, poiché erano disposti a tutto per farsi portare a letto. Mi fidanzai con Marco, un ragazzo veramente carino, simpatico, di buona famiglia e con qualche soldo, il che non guasta. I primi mesi lui si limitava a baciarmi e questo mi piaceva: era il primo che non allungava subito le mani in mezzo alle cosce. L’anno dopo scoprimmo insieme il piacere del pompino: io gli prendevo il cazzo in bocca, ci giocavo un poco e poi lui schizzava. Non che fosse molto dotato e, anche in fatto di resistenza non era certo un campione, ma a me andava bene così. Venne il momento per lui di partire per il servizio di leva. Quindi, decidemmo che io sarei rimasta vergine fino al suo ritorno, tanto per dimostragli la mia fedeltà e veramente gli rimasi fedele. Nessun maschio mi ha scopato durante il periodo che lui era militare. Io, però, sentivo sempre il desiderio di avere quel nervo duro e caldo in bocca e ogni tanto, specie la domenica, quando lui non tornava, io prendevo la macchina di papà e mi facevo un giretto in città. Quasi sempre rimediavo un bel cazzo da succhiare. Essi avrebbero voluto anche scoparmi, ma io inserivo all'interno delle mutandine un’assorbente e simulavo di aver le mestruazioni; perciò, alla fine, un bel bocchino risultava sempre gradito al posto di niente. Avevo trovato un lavoro come commessa in un negozio di abbigliamento e la proprietaria era una donna alquanto libera, disinibita e, grazie a lei, scoprii i notevoli vantaggi della pillola. Decisi subito di adottare questo sistema anticoncezionale e, quando il mio ragazzo finì il militare, io ero pronta; mi feci sverginare, senza troppe remore. Non fu per niente una grande scopata. Lui mi toccò e, quando si rese conto che mi ero bagnata, mi infilò il cazzo dentro, senza troppi complimenti e, dopo un po' di fik fik, mi riempì la fica di sborra. Anche se non ero molto convinta che scopare fosse questo, mi dissi che per una giusta causa, il sacrificio poteva esser fatto. Tre mesi dopo, per il suo compleanno, mi feci anche aprire il culo. Stesso copione, con la sola differenza che fu un po' più doloroso. Dopo queste esperienze non tanto soddisfacenti, mi ripromisi di cercare un bel cazzo che potesse regalarmi dei bei momenti di sesso.
Avevo già conosciuto i miei suoceri: lui, Alfio, un maschio splendido, alto, capelli ed occhi neri, mani forti al punto che, quando mi strinse la mano per la prima volta e mi guardò dritto negli occhi, mi sentii sciogliere come del ghiaccio al sole; lei, Rosa, invece era una vera sega di donna. Sempre a lamentarsi di tutto e di tutti e lui che mi guardava come per dire che non la sopportava più. Qualche tempo dopo, un grave fatto cambiò la nostra vita. Una domenica, in cui ero stata invitata a pranzo a casa loro, lui ci informò che, a seguito certi esami clinici, i medici gli avevano diagnosticato una gravissima malattia degenerativa e, quindi, non gli restava molto da vivere, sei/otto mesi, al massimo un anno. Restammo tutti impietriti, lui, invece, ci guardò e disse di non star lì a piangere, ma di organizzarci. Mi chiese se volevo bene a suo figlio e se fossi stata contenta di sposarlo. A lui sarebbe piaciuto, prima di morire, di assistere alle nostre nozze. Ci mettemmo subito all’opera, organizzammo tutto in tempi brevi. Venne anche il momento in cui il mio futuro marito andò, con tutti i suoi amici, a festeggiare l’addio al celibato.
Mancava una settimana alle nozze, io non avevo nessuna intenzione di passare quella sera a casa, volevo anch’io una serata da ricordare: indossai una mini, calze autoreggenti, insostituibili per me, tacchi alti, una magliettina molto sottile e, a bordo dell'auto, mi diressi verso una città abbastanza lontana dalla nostra. Appena uscita dall’autostrada, una pattuglia delle forze dell’ordine, mi intimò di fermarmi. Io accostai ed il più vecchio dei due, mi chiese i documenti. Io mi allungai verso il cassettino del cruscotto per prendere i documenti e lui ebbe modo di poter vedere il mio culetto.
Finito il controllo, si complimentò con me.
«È stato un piacere fermare una bella ragazza come lei e constatare che tutto è in regola. Ora la mando via. Sicuramente ci sarà un bel ragazzo che la starà aspettando per passare con lei una magnifica serata.»
Io rivolsi un’occhiata ad entrambi i poliziotti. Uno era molto giovane ed anche un bel ragazzo, l’altro, più anziano, non era affatto male, quindi risposi:
«Veramente non mi aspetta nessuno. Il mio futuro marito, questa sera va a festeggiare il suo addio al celibato ed io non volevo che questa serata trascorresse così inutilmente.»
Essi si son scambiati uno sguardo: il più vecchio fece un cenno d’assenso all’altro e, parlando sottovoce, mi fece una proposta.
«Se possiamo esserti utile, non far complimenti. Fra poco dobbiamo far pausa e, se vuoi...»
Al mio cenno d’assenso, essi mi hanno invitato a seguirli. Poco dopo siamo entrati in un parcheggio quasi buio ed essi mi hanno fatto metter la macchina in fondo, dietro un rimorchio di un camion. Sono scesi dalla loro macchina, si sono avvicinati e quattro mani hanno iniziato a toccarmi dappertutto. Mi stavo già bagnando: in un attimo mi hanno sfilato le mutandine e mi hanno fatto distendere nel divano posteriore della loro macchina. Il più vecchio si è abbassato ed ha preso a leccarmi la fica in un modo che non avevo mai provato. Mi leccava dal clitoride al culo, seguendo tutto lo spacco della fica. Morivo ed ho cominciato a gemere di piacere. Non potevo neanche parlare: l’altro aveva fatto il giro della vettura e, aperto lo sportello dall’altro lato, mi aveva infilato il suo cazzo in bocca. Il lavoro di lingua ha avuto l’effetto desiderato. Di punto in bianco, gli ho allagato la bocca, gridando:
« … venngguuuuummummm …»
Lui, a quel punto, si è tirato su e mi ha piantato il cazzo dentro. Mi sono sentita aprire da un palo grande, lungo, che mi dilatava le pareti della fica con incredibile potenza. Lo ha spinto tutto dentro e, quando ha raggiunto il fondo, son venuta di nuovo. Ho gridato con il cazzo in bocca e, mentre mi scopava, ha commentato:
«… ahhh… che bella fica stretta, non è certo una delle solite puttane: questa l’ha usata poco; dai, che la facciamo morire di piacere!»
Ha continuato a pomparmi con forza. Io ero preda di una strana frenesia. Volevo essere scopata con forza e loro non si fecero pregare. Poco dopo, quando credevo che il vecchio sarebbe venuto, mi ha tirato su le gambe e, così, mi è penetrato più in profondità. L’altro allora gli ha chiesto di fargli posto. È passato dall’altro lato della macchina, mi ha rigirato, mi ha leccato il culo con estrema bravura per poi infilarmi il cazzo dietro.
«…sì … ha proprio i buchi stretti, senti questo culo, è quasi vergine.»
Stavo godendo, non sentivo nessun dolore e son venuta di nuovo.
« Sì… vengo! … Sì, più forte!»
Immediatamente mi sono ritrovata il secondo cazzo in bocca. Mi hanno pompata moltissimo, scambiandosi spesso di posto, poi, quando ormai non ce la facevo più, li ho pregati di concludere.
«Vi prego … Sborrate! … Non ce la faccio …più!»
Ero sconvolta. Ero abituata alle scopate del mio futuro marito, quindici minuti e via, mentre questi mi limavano culo e fica da non so quanto tempo. Mi hanno fatto mettere fuori della macchina, accovacciata giù e poi mi hanno invitato a succhiare i loro meravigliosi cazzi, cosa che ho fatto con estremo piacere.
«Dai, bella bocchinara, dai, succhia, che ti riempiamo la bocca, dai, bevi!»
E poco dopo, prima il giovane, mi ha infilato di forza tutto il palo in bocca, schizzando lunghi fiotti di nettare dolcissimo.
«Bevi, troia …eccomi che sborro!»
E io da brava ho ingoiato. Poi l’altro, mi ha messo la cappella sulle labbra e mi ha inondato bocca, viso, capelli di caldissima sborra.
«Eccomi… arrivo anch'io. Tieni... Sborro!»
Sono rimasta per un momento immobile, sfinita, appoggiata alla vettura. Mi hanno dato dei fazzolettini per pulirmi, poi li ho ringraziati e salutati. Ho ripreso la mia vettura e me ne son tornata a casa soddisfatta.
La domenica dopo ci siamo sposati. La sera, mio marito era talmente sbronzo che siamo partiti la mattina dopo per il viaggio di nozze. Inutile dire che quella notte, abbiamo solo dormito. Non è stato molto importante. Per come mi scopava lui, se ne poteva anche far a meno. La sera siamo arrivati a Venezia. Avevamo prenotato in un piccolo albergo vicino al centro, ci siamo sistemati e siamo usciti a cena. Siamo prima andati un po' in giro, poi, avendo fame, ci siamo fermati in un ristorante, non molto vicino all’albergo. Appena seduti, il cameriere ha preso le nostre ordinazioni e ci ha portato del vino. Mio marito ha guardato la bottiglia ed ha commentato che in un posto dove c’era solo acqua, il vino non doveva esser molto buono. Ne ha versato circa mezzo bicchiere e lo ha bevuto tutto d’un fiato, così, a stomaco vuoto. Consapevole del fatto che mio marito non regge bene il vino, per non litigare, me ne sono andata in bagno. Quando sono tornata, lui ne aveva bevuto quasi mezza bottiglia. Durante la cena ha scolato tutta la bottiglia, con la conseguenza che si è ubriacato. Io ero nera. Mi infastidiva il fatto che, oltre ad esser sbronzo mi toccava riportarlo all’albergo. Fra una cazzata e l’altra, oltre al rischio di finire dentro un canale, sono riuscita a trovare l’albergo, che era quasi mezzanotte. Il portiere di notte, un bell’uomo sulla quarantina, quando mi ha visto, entrare ha subito capito tutto.
«Aspetti, che le do una mano, tanto voi eravate gli ultimi che dovevano ancora rientrare.»
Detto questo ha chiuso il portoncino ed ha chiamato l’ascensore. Insieme siam saliti al secondo piano. Aperta la nostra camera, mi ha aiutato a mettere mio marito a letto e, subito dopo, era già nel mondo dei sogni.
Il portiere mi ha guardato e mi ha rivolto una domanda:
«Siete in viaggio di nozze?»
Ho annuito con il capo.
«E lui si ubriaca con una moglie bella come te? Io ti avrei scopato per tutta la notte!»
Lo guardo e gli chiedo:
«Lo faresti per davvero?»
Non mi risponde. Mi prende per mano e, usciti dalla nostra camera, mi infila dentro la porta dell'altra camera davanti alla nostra. Ci avviciniamo al letto e, sia io che lui ci siamo spogliati in un baleno. Mi fa distendere sul letto e, messa a 69, mi tira su di lui. Sento subito la sua lingua infilarsi fra le pieghe della fica. Mi trovo davanti un bel cazzone lungo e grosso che comincio a succhiare, sentendolo crescere ancor di più. Lui mi lecca divinamente, mi passa la lingua dal clitoride al buco del culo. Mi sconvolge. Devo venire e subito gli scarico in bocca il primo di una lunga serie di orgasmi. Non contento gli sento succhiare i miei abbondanti succhi, che sgorgano copiosi dalla mia fica in fiamme. Mi succhia ed io godo di nuovo; più chiavo e più lo desidero.
«Scopami, ti voglio!»
Lui non si fa pregare. Mette un cuscino sotto la schiena e si posizione fra le mie cosce. Sento la punta del glande, appoggiarsi fra le labbra, mi apro il più possibile, lo voglio, ma lui indugia: io sto quasi raggiungendo il delirio.
Porto le gambe in alto, dietro la sua schiena e mi aggrappo a lui, cercando di infilarmi dentro quel palo. Lui inizia ad entrare dentro di me, con una lentezza esasperante. Contemporaneamente sento il cazzo scorrere lungo le pareti della fica, che man mano si dilata per permettergli di entrare; lo fa molto lentamente e sembra non finire mai, da quanto lo sento lungo. Lui ha appena finito di piantarmisi dentro, che già vengo. Sento tendersi ogni muscolo del mio corpo. Godo.
«Sì, … vengo! Sì, adesso!»
Mi lascia il tempo di gustarmi l’orgasmo e subito dopo incomincia a pomparmi. Si muove con un ritmo marcato, non troppo veloce me neanche piano e, soprattutto, continuo. Mi manda via di testa, mi sconvolge, perdo il conto di quante volte vengo. Poi, ad un tratto, gli sento aumentare il pompaggio e, poco dopo, mi inonda la fica con caldi getti di sborra. Io lo sfilo da dentro, mi rigiro ed accolgo, sia in viso che in bocca, le ultime due bordate di sperma. Non ancora sazia, lo riprendo in bocca e comincio a succhiarlo, come un’ossessa. Lui mi mette due dita nella fica, da cui cola la sua sborra; raccoglie un po' di quel liquido e lo porta verso il buchetto posteriore.
Mi sorride e chiede: «Sei aperta, qui?»
Annuisco. Lui insiste nel lubrificare il proprio arnese. Mi rendo conto che fra poco avrò quel meraviglioso palo nel culo e, al solo pensarlo, mi bagno ancor di più. Mi rigira, si posiziona dietro di me. Siamo distesi di lato, lui insinua la cappella dentro il buco, che si dilata subito, mi lascia qualche secondo che a me sembrano eterni, mi spingo indietro, lo voglio e lui mi spinge tutto il cazzo dentro. Con la mano mi tocca davanti, resta fermo per un po', poi si scatena. Mi pompa con forza ed io godo senza ritegno.
«Sì, dai, che meraviglia! Vengo!»
M’incula da vero esperto, limando il buchetto con forza. Mi abbandono al piacere. Poi dopo l’ennesimo orgasmo, lo prego di venire, voglio sentire la sua sborra che mi riempie il culo.
«Sì, dai, vieni, riempimi il culo!»
Lui aumenta e schizza.
«Eccomi, ti sborro nel culo!»
Restiamo per un po' abbracciati.
«Credo che tu sia una femmina stupenda: sei nata per il sesso e farai la felicità, oltre che di te stessa, di quanti vorranno goderti. Sei pronta a godere ogni volta che se ne presenti l’occasione: sei una gran troia.»
Prendo quelle parole come la più grande lusinga. Mi alzo, prendo i miei vestiti e, nuda, rientro in camera mia. Faccio una doccia e vado a letto. Al mattino, mi sveglia mio marito. Gli sento mettere le mani fra le mie gambe, vuole scopare ed io lo accolgo dentro di me. Lui si scatena velocemente, senza rendersi neanche conto che sono più aperta e, quasi subito, viene; mi copre di baci, lo lascio fare e lo assecondo. Usciamo in giro per la città e, verso sera, quando decidiamo di tornare in albergo, ci fermiamo in un bar: ho bisogno di servirmi della toilette. Lo lascio al banco ed ordina due aperitivi. Quando torno, parlava di vini con due ragazzi. Lui mi presenta a quelli che sono Nicola e Franco, due pugliesi che si trovano a Venezia per un corso di non so cosa. Mentre si parla, Nicola mi scruta ed avverto che mi sta spogliando con quegli occhi da marpione. Tra un brindisi e l’altro, ci invitano a casa loro posta lì vicino, per mangiare qualcosa e continuare a parlar di vini. Sono convinti che i migliori vini del mondo siano quelli della loro terra. Così ci incamminiamo verso casa e mi rendo conto che quei due hanno in mente qualche cosa di particolare. Giunti al loro appartamento, aprono una bottiglia di vino, rosso, fortissimo. Io fingo di bere e lo verso dentro il lavandino della cucina, mente mio marito lo beve tutto d’un fiato. Ho capito subito che vogliono ubriacarlo. Mi sono simpatici e mi piacciono, quindi li assecondo nella realizzazione del loro piano. Dopo alcuni brindisi, lui è completamente partito, quindi si è addormentato, appoggiato al tavolo.
Gli rivolgo uno sguardo interrogativo come a dire: "Ed ora?". Essi mi dicono che hanno una cameretta dove metterlo a dormire e subito vi provvediamo. Appena chiusa la porta della cameretta, io mi avvicino ad essi e sento i loro bozzi che denotano una forte eccitazione. Io? Non sono da meno. M’inginocchio davanti a loro, che aprono i pantaloni tirando fuori due cazzi veramente consistenti, lunghi e grossi. Li prendo in bocca alternandoli e poi ci mettiamo tutti nudi sul grande letto matrimoniale di quella camera. Mi toccano, leccano, succhiano e poi m’infilano i loro meravigliosi cazzi dappertutto. Godo come una vacca, mi lascio scopare con forza e vengo a ripetizione. Dopo aver goduto abbastanza, li prego di accompagnarmi in albergo, assieme a mio marito. Mi aiutano. Quando sto per lasciarli, mi chiedono di rivederci la sera dopo. Alcuni loro amici danno una festa speciale, ma, ovviamente, senza il mio lui.
«Se fosse necessario, lo possiamo portare a casa nostra e lo facciamo bere di nuovo.»
Ci rifletto un momento e rispondo che ho un’altra idea. Se va tutto come penso, ci vediamo nel bar vicino all’albergo, alle venti e trenta. Entro nell’albergo e il portiere di notte, lo stesso della sera prima, mi sorride, capisce tutto e mi aiuta con l’ascensore, poi mi augura la buona notte. Io lo metto a letto, mi faccio una doccia e mi metto a dormire. L’indomani lui si sveglia, mi vuole scopare, io mi giro e gli offro il culo, lui ne gode di più e, contento, mi infila il cazzo dentro, pochi minuti dopo è tutto finito. Passiamo tutto il giorno in giro per le isole. A pranzo, gli proibisco di toccare un solo goccio di vino. Quando decidiamo di tornare in l’albergo, facendo finta di sbagliar strada, passo davanti ad un negozio che avevo visto il giorno prima. Un'enoteca e, in vetrina, era esposta una bottiglia di grappa dal nome che è tutto un programma: “GRAPPA BOCCHINO”. Gliela faccio notare conscia di quanto gli piaccia la grappa, per aver fatto il militare in Friuli. Lo invoglio a comperare una bottiglia, prendendola a ridere sul nome. Lui ne compera tre. Tornati in albergo, io gli dico che non mi sembra il caso di regalarla: tanto sarà uno schifo, la venderanno solo per il doppio senso che ingenera quel nome. Lui ne apre una bottiglia, me ne versa un po', ma, per lui, mezzo bicchiere. Lo beve tutto d’un fiato ed io fingo di assaggiarla.
«Ma fa schifo: hai visto che è come ti dicevo io?»
Lui, ovviamente, mi risponde che non ne capisco nulla e se ne versa ancora un altro mezzo bicchiere. Mi è chiaro che lui non regge la grappa ancor più del vino ed io conto proprio su questo. Mi spoglio per fare una doccia. Lui si siede sulla poltrona e continua a sorseggiare il liquore, mentre io vado in bagno. Lascio la porta semi aperta e vedo che ne beve ancora, mi faccio la doccia velocemente e, quando esco, lui è già partito. A fatica riesco a metterlo a letto, non prima di avergli fatto bere ancora un goccio, fingendo di essere ubriaca come lui. Poi indosso una mini, le mie inseparabili autoreggenti, tacchi alti, una camicia ed una giacca che arriva appena a coprire il culo, niente intimo, tanto, da quello che ho capito, non mi servirà e vado al bar a trovare i miei amici. Essi nel vedermi sola, mi fanno i complimenti. Ci incamminiamo e, poco dopo, entriamo in un vecchio palazzo. Saliti al terzo piano, una donna dai lunghi capelli biondi ci apre: è bellissima. Alta circa uno e novanta, una terza di seno, un culo a mandolino che sormonta due cosce sensuali, ben inguainate in calze come le mie. Entriamo dentro un gran salone dove, con lei che ci fa strada, troviamo seduta, su uno degli innumerevoli divani, un’altra donna, forse di età superiore alla nostra, dai capelli rosso fuoco, molto belli: entrambe quelle donne sembrano due modelle. Insieme ad esse ci sono una decina di uomini di tutte le età e con quelli che sono venuti con me, sono in dodici. Nicola mi si avvicina da dietro, sento il suo cazzo premere contro il culo, mi bacia sul collo e mi spiega la situazione.
«Come vedi la “festa” siete voi, cioè siamo noi a farla a voi. Niente violenza o cose che non vorresti, nessuno oserà insistere e, quando ne hai abbastanza, devi solo dire "stop". Allora, ci stai?»
Mi giro, ho gli occhi di tutti addosso che mi scrutano in silenzio. Lo bacio e chiedo:
«Posso almeno spogliarmi?»
Un grido di esultanza rompe il silenzio. Subito un numero imprecisato di mani mi toccano, bocche mi baciano dappertutto e poi, cazzi, tanti, che mi riempiono ogni buco, facendomi godere tantissimo. Sembrano infaticabili. Appena uno lascia libero un buco, subito viene riempito da un altro, sborrandomi dentro. Ho provato cose che non mi erano neanche passate per la mente: ad esempio due cazzi contemporaneamente dentro la fica. Una cosa da svenire di piacere o di esser leccata da una donna, dolcissima. L’unica cosa che mi ha sconvolto e che ho rifiutato, è stato quando mi hanno appoggiato due cazzi sul culo. Ho avuto paura ed ho detto no e nessuno ha trovato nulla da ridire. Non mi ricordo quante volte ho goduto. Tantissime. Mai fatta una scorpacciata di cazzi così. Forse ho pareggiato i conti con la mia gioventù. Poi, dopo l’ennesima sborrata in bocca, mi sono girata ed ho visto i miei due amici stravaccati su di un divano, nudi, sfiniti, con i loro cazzi mosci. Mi sono seduta in mezzo a loro ed ho fatto il punto della serata.
«Sono le due, io ne avrei abbastanza, mi riaccompagnereste all’albergo? Non credo di esserne capace da sola.»
Mi hanno sorriso e ci siamo rivestiti. Colavo dappertutto. Ho salutato la rossa che era alle prese con due cazzi in culo e la bionda che ancora se ne scopava uno dietro e uno in gola, e siamo usciti. Mi hanno accompagnato fino all’albergo; io non mi reggevo in piedi. Ero sfinita. Quando sono entrata, il portiere, quello della prima sera, mi ha sorriso ancora, ha capito tutto e mi ha aperto l’ascensore.
«Notte piacevole?»
L’ho guardato ed ho sorriso.
«Indimenticabile!»
Sono salita in camera mia. Mi sono fatta una doccia per togliermi le tracce di sborra che avevo ovunque, poi, prima di mettermi a letto, ho versato metà della bottiglia di grappa, come se l’avessimo bevuta entrambi, me ne sono messe alcune gocce addosso, come se fossi stata ubriaca pure io e mi sono messa a letto. Al mattino, lui mi ha svegliata, voleva scopare, ma io non ne avevo alcuna intenzione.
«Accidenti a te e a quel dannato liquore, mi hai fatto ubriacare! Ho un dannatissimo mal di testa.»
Lui insisteva. Allora ho preso il cazzo in bocca e segandolo e succhiandolo velocemente, l’ho fatto sborrare, tanto, una più o meno, non faceva nessuna differenza. Siamo partiti, per andar a trovare un suo cugino a Milano. Sia lui che sua moglie erano le persone più antipatiche di questo mondo. L’unica loro ragione di vita, erano i soldi. Per loro tutto era troppo caro, costava troppo e si risolvevano nel solo lavoro. Siamo rimasti solo due giorni, poi siamo andati a trovare un suo amico che aveva fatto il militare con lui e che abitava in un paesino vicino La Spezia. Quando siamo arrivati ed abbiamo fatto le presentazioni, ciò che mi ha colpito di più è stato il padre del suo amico. Di nome Bruno, non molto alto, ma asciutto, duro, con le mani forti, rugose, piene di calli, con un’aria da vecchio lupo di mare, sulla quarantina. Mi ha puntato addosso i suoi occhi di un blu simile a quello del mare, facendomi sentir bagnare la fica; in fondo erano tre giorni che non scopavo e già ne avvertivo il desiderio. Nel pomeriggio, mio marito mi ha informato che quella sera sarebbero andati in un paese lì vicino a trovare un altro ex commilitone loro amico, e che la cosa era, come dire, fra uomini. Io mi ero rassegnata a passare una serata in casa, quando Bruno, venuto a conoscenza della decisione del figlio di uscire con l’amico, ha detto che, essendoci luna piena, sarebbe stata una notte perfetta per mettere giù il palamito, ma che, se lui non ci fosse stato, avrebbe dovuto rinunciare. Io lo guardo e chiedo se posso essere utile, dal momento che essi vogliono uscir da soli. Lui mi sorride e mi dice che non è necessaria alcuna perizia in quello che c'era da fare. Anche il figlio, guardando mio marito, gli consiglia di lasciarmi andare.
«È bravissimo, puoi star tranquillo che, domani mattina, te la riporta tutta intera.»
Al calar del sole, lui mi dice di prendere un paniere con dentro la nostra cena. Saliti, sulla sua barca, un gozzo perfettamente attrezzato, ci apprestiamo ad uscire dal porto. La notte scende velocemente, lui entra nella stretta cabina e m’istruisce sul da farsi.
«Vedi questa è la bussola e questo serve per il motore. Quando te lo dirò, dovrai tenere questa rotta e questa velocità, al resto ci penso io.»
Raggiungiamo il mare aperto ed il buio più profondo ci avvolge. Un piccolo faro illumina la coperta dove lui sta armeggiando dentro un grosso cesto, pieno di ami e i due faretti, uno rosso e l’alto bianco, illuminano la notte. Lui osserva la costa in lontananza e decide che siamo nel posto giusto. Mette in mare una piccola boa bianca e mi fa partire. Il motore al minimo e la rotta, sono le uniche cose cui devo pensare. Lui, invece, con una maestria unica, estrae dalla cesta uno alla volta gli ami, vi aggancia delle sardine come esca e li cala in mare. Dopo circa un’ora, ha messo in mare, legati a un lunghissimo filo, circa 4000 ami, mette un’altra boa, e questa è munita di una piccola luce fluorescente. Riprende il timone e porta la barca poco lontano, getta l’ancora e, dal boccaporto tira fuori una coperta. Ci sediamo, apre il cestino e prende del formaggio, pane, vino, e un salame dalle strane venature, sembra un cazzo nodoso. Mi porge del formaggio, ma anche del vino, che però rifiuto.
«Dai bevi, mica ti voglio ubriacare? Dopo che abbiamo mangiato, ti scopo e ti voglio ben sobria; dimmi, piuttosto, il salame ti piace a fette o intero?»
Lo guardo ridendo.
«Dipende: se lo prendo per bocca, a fette, altrimenti lo preferisco intero. Dipende anche dal tipo di salame e poi, chi ti dice che io mi lascerò scopare da te?»
Lui mangia con calma e mi guarda.
«Ascoltami bene, ragazza mia. Io di donne ne ho conosciute tante e sono in grado di riconoscere subito, una che ha voglia di cazzo. Tu sei una di quelle. Mangia, che dopo ti faccio divertire. Mi sembra che ne hai bisogno. Sono convinto che tuo marito non riesca a soddisfare una come te; non mi sembra per niente il tipo.»
Poco dopo si avvicina a me, io mi sono già bagnata. Mi sfila la maglia. I miei seni piccoli sono subito preda della sua bocca. Mi succhia i capezzoli, li stringe fra i denti e poi mi sfila pantaloni e mutandine insieme. Mi adagia sul boccaporto facendomi trovare giusto all'altezza più adeguata. Si abbassa ed infila la testa fra le mie cosce. Sentire quella ruvida lingua, insinuarsi fra le labbra alla ricerca del mio clito, che subito succhia con forza, mi sconvolge.
«…sì…sì…è …stupendo! … dai … vengo!»
Resto stupita della velocità con cui mi ha fatto godere. O lui è bravissimo, o io ero di nuovo piena di libidine, o forse tutte e due le cose. Sono piacevolmente stupita quando sento che mi appoggia il suo arnese sullo spacco della fica. Mi sposto, lo afferro e prendo in bocca. Voglio riuscire a sentirlo in bocca. È un cazzo particolare, non è molto grosso, ma abbastanza lungo. La cosa che colpisce è la cappella. Grande come quella di un fungo, più del diametro del cazzo stesso. La inserisco dentro la mia bocca capiente e gli faccio un lavoretto con i fiocchi.
«…mmhmmmummumm … Sei proprio brava, lecca, e succhia, che poi ti scopo.»
Non resisto al desiderio di sentirlo dentro.
«Dai… prendimi, dai, che non resisto … ti voglio.»
Lui si mette in ginocchio, il cazzo è proprio all'altezza giusta, mi fa avvolgere le gambe dietro la sua schiena e mi infila il “porcino.”
Lo sento scivolare dentro lentamente. Mi tendo come la corda di un violino e, quando raggiunge il fondo, esplodo subito. Lui comincia un’infernale va e vieni con un ritmo decisamente sostenuto. Mi scuote ad ogni affondo, sembra quasi volermelo far uscire dalla bocca, tanto me lo affonda dentro. Sono sconvolta e godo ripetutamente, senza nessun freno; urlo e, dopo l’ennesimo orgasmo, lo esorto a sborrarmi dentro.
«Sì, così! …. Più forte! … Vengo! … VENGO! … dai, schizzami dentro!»
Lui mi asseconda e, poco dopo, mi regala l’agognata sbrodata.
«Tieni, vacca! Sborro!»
Getti caldissimi dissetano la mia fica infuocata. Rimane ancora un po' dentro di me, poi lo faccio mettere di lato e prendo il suo cazzo in bocca. Lo succhio, sento il profumo del mio piacere mischiato al suo dentro la mia bocca, perciò m’impegno e lui gradisce.
«Dai, magnifica bocchinara. Dai, che se me lo fai tornar duro, ti sfondo anche il culo.»
A quelle parole mi scateno come non mai, lo voglio! Basta poco e lui si ritrova di nuovo con il palo pronto. Mi mette alla pecorina e si posiziona dietro di me. Spennella il glande diverse volte sulla fica da cui esce un rivolo di sborra e poi mi penetra il culo.
«…aaaaaaaaahhhhhhhhiiiii … piano!»
Fingo di provar dolore, ma lui lo infila con ancor più forza.
«Zitta, vacca! Il tuo culo è talmente aperto che ci passerebbe un sottomarino e questa non è certo opera di tuo marito.»
Continua a pomparmi con forza: è bellissimo. Lo assecondo nei movimenti e questo mi eccita di più. Raggiungo il primo di una bellissima serie di orgasmi anali. Lui si è abbassato e mi ha infilato due dita nella fica, che continua a grondare del mio piacere, misto al suo.
«Sì... dai, porco! …. Dai, che vengo!»
Godo tantissimo e ne sono immensamente felice. Lui è molto resistente. Alla fine lo imploro di sborrare dentro il mio culetto in fiamme.
«Vieni … Ti prego, ho il culo in fiamme!»
«Va bene, sborro, ma una parte dovrai berla.»
Lo sento sborrare nel culo. Poi mi fa girare velocemente e due getti mi imbrattano il viso, fra naso e bocca.
«Bevi, troia! E ingoia!»
Come un’indemoniata non mi perdo nemmeno una goccia di quel succo. Ci mettiamo un po' seduti, stremati, lo guardo, e sorrido.
«Sei stato fantastico!»
Lui non si vanta per niente, anzi...
«Ti ringrazio, ma sono invecchiato. Una volta ti avrei scopato fino all’alba. Dai, adesso facciamo il bagno.»
Ci tuffiamo, l’acqua è calda; nonostante si sia a settembre, si sta benissimo. Lui mi strige a sé. Mi succhia i seni, mi accarezza, io lo tocco, vorrei che questo momento non finisse mai.
«Sei una femmina da letto. Sei fatta per il sesso, lo fai con passione. Ti piace e questa è la tua caratteristica migliore. Fregatene di tuo marito. Secondo me nemmeno si è reso conto di che bomba ha per le mani, divertiti sempre.»
Risaliamo in barca, lui mi aiuta a rivestirmi e recuperiamo la lenza. Alla fine abbiamo pescato tantissimi pesci e, scelti quelli che lui vuole cucinare per noi, gli altri, al mattino, quando torniamo, li consegna ad un suo amico grossista, che li vende per lui.
«Notte magica. Hai fatto una pesca miracolosa!»
Commenta il tipo.
«Certo, ho imbarcato una sirena, come potevo non prendere tanti pesci.»
L’altro indugia se di me con un’occhiata che sembra volermi spogliare, poi ce ne torniamo a casa. I due giorni successivi usciamo con tutti gli amici di mio marito. Alcuni giorni dopo, decidiamo di tornare a casa, dove ci aspetta un triste compito. Dovrò assistere mio suocero e la cosa non mi rende felice. Affronto il mio nuovo compito. Mio marito e mia suocera escono per andare al lavoro e tornano la sera. Per tutto il primo mese è un continuo entrare ed uscire dall’ospedale. Lui è sempre forte.
Le prime cose che mi ha detto, sono state semplici e chiare.
«Io voglio che tu sia sempre allegra. Non mi piacciono musi o pianti, quelli, se vorrai, li farai dopo. Voglio vivere i giorni che mi restano in maniera felice.»
Ovviamente questo mio comportamento non piace alla suocera. Alla fine del mese, una sera, io e mio marito litigammo per questo. Io ero nervosa perché era un mese che non scopavo, ad eccezione di velocissime sveltine con lui. La mattina dopo il litigio, mentre sono in cucina in pigiama, a preparare la colazione, mio suocero si avvicina.
«Che hai?»
Gli rispondo: "Nulla". Lui mi fa girare, il mio sguardo è rivolto verso il basso, lui mi mette una mano sotto il mento e lo solleva: il mio sguardo incontra il suo.
«La vostra camera e la mia è divisa da un muro sottile. Per cosa avete litigato, ieri sera?»
Cerco una scusa, ma non regge. Lui insiste.
«Voglio sapere per cosa litigavate: forse per me? O per altro? Forse mio figlio non ti rende felice? Poiché sono malato, di notte non dormo e non mi è sembrato di sentire i classici rumori che una coppia, da poco sposata, dovrebbe fare; forse ti trascura a letto?»
Lo guardo, i miei occhi parlano da soli.
«Veramente non è proprio che mi trascura, è che…insomma, lui finisce subito e io non…»
Mi guarda, capisce tutto. Mi prende per mano, mi porta dentro la sua camera. Mi avvicina al letto, mi stringe a sé, mi bacia. Sento la sua lingua entrare prepotentemente dentro la mia bocca, cercare la mia lingua e succhiarla. Immediatamente le sue mani mi sfilano la parte superiore del pigiama, poi mi fa sedere sul letto. Si abbassa e anche i pantaloni e le mutandine finiscono ai miei piedi. Sono nuda, la fica è umida e sono in attesa di quanto penso succederà. Si toglie il sopra del suo pigiama. Il suo petto forte e leggermente peloso mi eccita ancor di più. Infila la testa fra le mie gambe e sento la sua lingua aprire le labbra della mia fica, mi sbrodolo subito nella sua bocca. È fantastico il modo come mi lecca. Mi lecca e succhia facendo girare un poco la lingua e, contemporaneamente, mi schiaccia il bottoncino: godo all'istante. Urlo il mio piacere, sono travolta dal desiderio. Lo invito a distendersi sul letto e mi posiziono su di lui, a rovescio. Il suo cazzo è quanto di meglio si possa desiderare. Assomiglia a una grossa pannocchia di mais, grosso in circonferenza alla base e più stretto al glande. Lo infilo in gola. Lo succhio con passione e lui ricambia facendomi venire di nuovo: lo voglio! Mi stacco e lo invito a scoparmi. Mi sale su e sento il suo corpo massiccio schiacciarmi sul letto. Avvicina la cappella alla fica e, in un solo colpo, me lo infila tutto dentro. Resto a bocca aperta. Un lungo gemito accompagna il mio primo immediato orgasmo. Resta dentro per un po' immobile, poi comincia a pomparmi con colpi fortissimi. Mi scuote tutta, io godo, lo guardo incredula.
«Vengo! … Godo! … sì … dai…sei…un…toro…meraviglioso…dai…»
Si scatena. Mi demolisce con affondi devastanti e, alla fine, mi ritrovo ad aver goduto tantissimo. Poi si ferma, ansima, lo vedo sudare, mi ricordo che è malato, lo faccio distendere, ma lui continua a scoparmi di lato, sempre con forza. Io lo incito:
«dai … vieni, fammi sentir la tua sborra dentro…dai, che mi fai impazzire.»
Mi sbatte ancora un po', poi lo sento schizzare. Mi sfilo, mi abbasso in tempo per gustare le ultime gocce di seme dentro la mia bocca. La succhio con passione, lo bevo letteralmente e lui commenta compiaciuto.
«Accidenti, ragazza mia, che gran bocchinara che sei…mi piaci, dai … così…è bellissimo!»
Lo faccio godere continuando a leccarlo fino a che non diventa moscio. Da quel giorno, appena gli altri escono per andare al lavoro, io m’infilo dentro il suo letto e lui lo fa dentro di me. Mi rendo conto, ben presto che, giorno dopo giorno, la sua forza diminuisce; la malattia sta per avere il sopravvento. Anche lui se ne rende conto e un giorno mi dice di vestirmi sexy, per andar a trovare un suo amico. Raggiungiamo la grande città ed entriamo in un palazzo del potere. Si fa annunciare da una segretaria di un certo presidente, che lo riceve come se fosse un fratello. Dopo gli immancabili convenevoli e le assicurazioni sul suo stato di salute, l’uomo gli chiede se sono io quella che deve sistemare. Allora prende da un cassetto un pacco di fogli e me li porge.
«Li compili, si metta laggiù.»
Mentre io scrivo, essi parlano a bassa voce; vedo l’altro scrutarmi più volte. È un bell’uomo sulla cinquantina, ben portati. Dopo, si salutano e ce ne andiamo. Mio suocero mi dice che, quando lui sarà morto, questo suo amico mi troverà un buon posto.
«Non voglio che resti a casa; tu sei fatta per vivere, mentre a casa, moriresti. Voglio che questo resti un nostro segreto.»
Passano due mesi e, un mattino, lui non si risveglia. Dopo tutto il casino del funerale e altro, io seguendo le istruzioni ricevute, vado a trovare il tipo che, effettivamente, mi aveva trovato un buon lavoro, con un'unica condizione: il lavoro si svolge in città. La cosa non mi spaventa affatto e, quando ho ottenuto il posto, apro una busta che mi aveva lasciato mio suocero. All'interno c'erano due lettere, una indirizzata a me e l’altra al suo amico. Lui mi dice che, data l’amicizia che li lega, lui mi troverà un buon lavoro, ma dovrò decidere io se, per riconoscenza, vorrò andarci a letto, in quanto lui non si permetterà di chiedermelo; spetterà solo a me decidere e, come ultimo consiglio, mio suocero mi suggerisce di farlo.
Chiamo la persona in questione e gli do la lettera. La legge e mi chiede quali siano le mie intenzioni. Gli rispondo di trovare un posto tranquillo. Mi richiama il giorno dopo, ci incontriamo, e mi porta in una casa in riva al lago. Mi scopa divinamente: ne avevo proprio bisogno. Mi pompa fica, culo e bocca fino allo stremo delle forze. Lo devo implorare per farlo smettere tanto è virile. Alla fine mi ringrazia. Dice che non mi cercherà più, ma, se dovessi avere bisogno di lui, non mi devo far scrupoli. Incomincio una nuova vita. Il nuovo lavoro si presenta più impegnativo del previsto e,
poiché non ho nessuna esperienza, decido di affidarmi a persone esperte. Ne seleziono tre. Il primo si rivela un borioso, che ti faceva sentire una deficiente. Il secondo, appena aperto bocca, mi ha fatto capire che, prima, bisognava passare per il suo letto. Poi il terzo, quello che credevo il più porco, il più chiacchierato, si è rivelato una persona disponibilissima. Sempre presente, affidabile, mi ha insegnato tutto. Per la prima volta, in vita mia, me ne sono innamorata. Me ne sono accorta quando l’azienda ha creato una squadra di persone per un lavoro molto impegnativo, a contatto con il pubblico. Lui era sempre al centro delle attenzioni delle donne ed io ne soffrivo. Non mi decidevo a rivelare questo mio sentimento, ne temevo il risultato. Finito il lavoro, tutti abbiamo deciso di andare una sera a cena insieme. Io, che non conoscevo la città, l’ho pregato di accompagnarmi: era una scusa per stare ancore di più con lui. Dopo cena, siamo andati a ballare in discoteca, e lì il gruppo si è smembrato; io ne ho approfittato, per invitarlo ad uscire e star un po’ da soli. Quando mi sono ritrovata in macchina con lui, gli ho lanciato le braccia al collo e l’ho baciato. Lui ha risposto con impeto al mio bacio, confessandomi poi che avrebbe voluto farlo da tempo. Così è cominciata la nostra storia. Mi ero presa una cotta terribile per lui. Era stupendo, sempre meraviglioso, ma dannatamente spietato a letto. Un’amante fantastico, molto fantasioso e dotato, non tanto di super cazzo, ma di un modo fantastico di usarlo e questo mi faceva letteralmente impazzire. Mai sazio, mai soddisfatto, pretendeva sempre di farmi avere qualche orgasmo in più, prima di venire a sua volta. Meraviglioso! Abbiamo scopato in tutti i posti di lavoro dove siamo stati insieme. Con lui ho conosciuto il piacere dell’esibizionismo, mi faceva impazzire di piacere quando mi chiedeva di girare fra la gente a fica nuda e lui si eccitava tantissimo. Ogni posto era buono per scopare, con lui ho fatto di tutto, anche il sesso in mezzo alla gente. Eravamo talmente presi che, spesso, ci organizzavamo prendendo qualche giorno di ferie e trascorrerlo insieme. Ma la cosa più scellerata che abbiamo fatto è stata quella di far conoscere le nostre famiglie. Di uscire assieme ai nostri compagni. Per vera sua moglie, una bella donna, mal sopportava la mia presenza: era troppo evidente la nostra complicità. Il massimo è stato fare insieme le ferie estive, insieme, sotto lo stesso tetto, in una villa al mare, con due camere matrimoniali. Quando il giorno tornavamo dal mare, io e lui andavamo in bagni separati a fare la doccia, ma lui, scavalcava un muretto ed entrava nel mio bagno. Mi scopava ed io dovevo mordermi le labbra per non urlare. Quattro anni abbiamo passato insieme. Poi un giorno, dopo aver fatto l’amore, mentre eravamo rilassati, gli ho fatto un discorso che da tempo tenevo in animo.
«Voglio smettere la pillola: vorrei aver un figlio.»
Lui mi ha sorriso.
«Va bene, vorrà dire che staremo più attenti, se vuoi compero dei preservativi.»
L’ho guardato, non aveva capito.
«Forse non mi sono spiegata bene: voglio avere un figlio da te!»
Mi ha fissato scuro in volto.
«No! Non è possibile. Ho già due figli e non ne voglio altri. Lo sai che non voglio divorziare da lei, quindi, non fare cazzate: lascia perdere. Non erano questi i nostri patti.»
Ero furiosa. Ma come?! Per fare la vacca a letto ero fantastica, ma per aver un figlio da lui, no?! Per tutto il mese abbiamo litigato: ero ferma nella mia decisione. Alla fine, l’ho minacciato che avrei scopato con il primo che me lo avesse chiesto. Lui mi ha chiesto di non tradirlo. Si era accorto che c’era un tipo alto e biondo che, da qualche tempo, mi corteggiava con discrezione.
«Non tradirmi, altrimenti rovini tutto.»
Avevo già da tempo parlato con mio marito e, quindi, abbiamo fatto di tutto perché io restassi incinta. Per tutto il mese, mi sono fatta scopare da lui. Non ne ricavavo alcun piacere, ma mi serviva per raggiungere il mio scopo: essere messa incinta. Quando mi son resa conto che c’ero riuscita, ho fatto in modo che il mio amore mi vedesse con il biondo e ci ho pure scopato. Una vera delusione: ero troppo abituata a lui che mi sbatteva per ore. Questo invece, dopo dieci minuti, era tutto finito; ma ciò che mi interessava maggiormente, era di punirlo per il rifiuto datomi. Quando lui è venuto a sapere che ero incinta, è venuto a trovarmi sul posto di lavoro.
«Ora sarai contenta. Ti sei fatta mettere incinta da quello?»
«Certo, è stato meglio di te!»
Mi ha guardato con disprezzo.
«Sei una puttana!»
E se n'è andato. Quelle parole mi hanno ferito più di una coltellata. Per non vedermelo ancora lui davanti, mi sono messo presto in maternità. Non l’ho più visto per circa due anni. Si era fatto trasferire in una sede esterna. I suoi colleghi di lavoro raccontavano che aveva fatto strage di donne. Inoltre, da più di un anno, frequentava assiduamente una francese.
«Una femmina veramente bella, di classe.»
Così l’avevano definita alcuni che la conoscevano. In tanti avevano cercato di portarsela a letto, ma sembra che solo lui c’era riuscito. Io, durante la gravidanza, mi sono resa conto dello sbaglio fatto a perdere uno come lui. Sentivo la mancanza di tutte le cose che facevamo insieme. Le nostre interminabili telefonate, scopate, fughe. Le sue mani, bellissime, lunghe, che adoravo sentire su di me. Da allora ho fatto qualche scopata, ho trovato un nuovo amante. Niente a che vedere con lui. Ieri sono entrata in un bar, vicino a dove lavoro, e l’ho visto seduto ad un tavolino con una bellissima donna. Non poteva esser diversamente, visto l’elevato standard delle sue amanti. Si notava che lei era affascinata da lui. Lo guardava come facevo io, ai miei tempi: se lo beveva con gli occhi. L’ho salutato, lui ha risposto con un semplice gesto della mano. Lei si è girata, mi ha guardato e gli ha chiesto qualcosa in francese. Lui ha guardato di nuovo verso di me e le ha risposto che non ero nulla di importante. Era vero, non potevo certo sperare di avere per lui ancora importanza. Me ne sono andata e, per un momento, ho ammesso a me stessa, che il tradimento, questa volta, non era stata la scelta migliore e che era inutile sperare: conoscendolo, sono certa che lui non torna indietro.
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1 anno fa
baxi18, 55
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Notte d'estate
Notte d’estate
Sono le 22,00 e arriviamo davanti alla casa dell’uomo che dobbiamo incontrare, mio marito mi ha fatto mettere un vestito senza intimo, aspettiamo pochi secondi ed esce dalla casa un uomo, fa il giro della macchina e si avvicina alla mia portiera, la apre e mi dice di non guardarlo mai in faccia, mi allunga la mano e mi fa scendere, mi accompagna all’ingresso ed entriamo in casa, si presenta
“piacere di averti qui a casa mia, io sono Saverio”
mi indica il bagno mi dice di entrare
“se ti scappa la pipì questo e il bagno, quando hai finito mettermi a pecorina senza togliere il vestito”,
rimango qualche secondo in quella posizione, lo sento entrare in bagno, sento il suo dito accarezzarmi il buchino dietro e poco dopo sento che lo inserisce lubrificato con una certa facilità, lo fa scorrere un pochino, un piccolo plung di gomma prende il posto del dito, esce dal bagno e mi dice
“torna in salotto tenendo sempre lo sguardo basso”
mi fa segno di sedermi davanti a lui, mi dice
“tieni le cose bene aperte le cosce non si devono toccare fra loro”
Mi sistemo come mi ha indicato
“cosa preferisci bere”
gli chiedo dell’acqua, va in cucina e mio marito mi dice di seguirlo e di tirare fuori dai pantaloni il suo cazzo e di fargli un pompino, mi alzo e vado in cucina, mi avvicino a lui e gli slaccio i pantaloni abbasso gli slip e gli tiro fuori il cazzo e glielo spompino. Dopo circa un minuto mi dice
“smetti e rimani in ginocchio e metterti a pecorina”
lo vedo infilarsi il preservativo e mi toglie il plug che avevo nell’ano, me lo infila piano, piano nel culo sento il suo cazzo che si fa strada nell’ano. MI penetrata per un minuto, toglie il cazzo e mi rimette il plug di piccole dimensioni nell’ano
“alzati e torna in salotto e siediti davanti a me a gambe aperte, appoggia la schiena e a divaricare le gambe”,
mi tocca la figa che e bagnata, sono molto eccitata, mi dice
“mostra a tuo marito cosa hai nel sedere”
mi metto a cosce larghe e con le mani allargo le cosce per mostrarmi al massimo. Mio marito e molto eccitato alla visione della mia figa e con il buco del culo tappato.
Suonano alla porta e Saverio mi dice
“Rimani cosi spalancata, vado ad aprire”
entra un’uomo che a vedermi in quella posizione gli viene duro, si avvicina a me e mi tocca la figa che e molto eccitata, chiede a Saverio
“posso andare in cucina a prendermi da bere”
Saverio mi dice
“Seguilo e tirargli fuori il cazzo e fargli il pompino che hai fatto a me”
Mi alzo e vado in cucina gli slaccio i pantaloni e tiro fuori il cazzo e gli faccio un pompino.
Fin che lo spompino mi dicembre
“Sono Stefano, hai sempre quel coso nel culo?”
Gli rispondo di si
“Girati e mmi vedere cosa e?”
Mi giro mi metto a pecorina e alzo il vestito per mostrarmi a lui, lo sento armeggiare il plug lo toglie e lo rinfila più volte
“ok Andiamo in sala”
Entro in sala e Stefano vuole che mi metta a pecorina sul divano, Saverio mi mette il cazzo davanti alla bocca e mi dice con voce ferma
“succhiami il cazzo”
Intento Stefano si infila il preservativo e mi viene dietro e mi mette il cazzo nella figa, entra rapidamente, sono molto eccitata, continuano cosi per qualche minuto, poi Stefano si siede sul divano si mette il preservativo e mi toglie il plug dal sedere e mi dice”
“Siediti sul mio cazzo e mettitelo nel culo che vogliono vedere lo spettacolo del cazzo che ti entra nel culo”
Saverio e mio marito vedendo la scena si masturbano, sono ipnotizzati dal cazzo che mi entra nel culo, sono li a gambe spalancate, mi sento tutta un fremito dall’eccitazione, accarezzo le palle a Stefano e le sento che la pelle si e irrigidita, sta per venire, subito dopo lo sento godere nel mio culo. Mi alzo in piedi e Saverio mi dice con voce roca:
“ora e il tuo turno a scopare i nostri culi”
Da una borsa prende un fallo finto con cinture e me lo mette, assicurandosi che le cinghie siano indossate bene, Saverio fa mettere a pecorina Stefano, gli spalma il lubrificante nel buco del culo, mi fa avvicinare e mi aiuta a penetrarlo, inizio un movimento avanti, indietro lento e costante, Saverio mette il cazzo in bocca a Stefano e gli dice:
“fammelo diventare ancora duro che poi ti inculo pure io”
Mio marito spiazzato da questa situazione rimane li a guardare.
Continuo a scopare Stefano che non mugolii mi fa capire che quello che gli sto facendo gli piace. Saverio ha il cazzo duro, si mette un preservativo mi viene dietro, prende un po di lubrificante e me lo spalma sul buco del culo, me lo appoggia al buco, mi fermo per facilitare il suo ingresso, mi penetra e mi dice:
“dai muoviti avanti e indietro che godiamo tutti e tre”
Mio marito eccitatissimo da questa visione si alza e senza tanti preamboli mette il cazzo in bocca a Stefano, inizia a scoparlo nella bocca, lo vedo fare un sussulto, e lo vedo godere, ha sborato in bocca Stefano, senza tanti complimenti si beve lo sperma e gli ripulisce il cazzo.
Sento Saverio che mi dice che tra poco sbora, si alza e si toglie il preservativo, me lo infila in bocca ed esplode il suo orgasmo, sono molto eccitata e bevo tutta la sua sbora, tolgo il cazzo dal culo di Stefano e ci distendiamo per riposarci. Sono tutta sudata come tutti, vado in bagno e mi metto sotto la doccia, Stefano mi segue, ha il cazzo duro con un preservativo infilato, entra in doccia con me e mi fa girare e mi mette il suo cazzo nel culo, dicendomi:
“ti sei divertita ad incularmi ora inculo te”
Quando Stefano e venuto ci siamo buttati chi sul tappeto, chi sul divano a riposare.
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lorettamanto,
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Mia moglie incinta mi regala corna bellissime!
Mi chiamo Andrea, ho 32 anni e son sposato da sei con Laura. Sono di media statura. Capelli castani, occhi marroni, fisico normale, né grasso, né magro. Sessualmente parlando ho una dotazione assolutamente nella norma. Laura è una bella donna, alta un po’ più di me, bionda, occhi chiari, seno bello e tondo, labbra carnose e un bel culo, posto al culmine di due cosce snelle ed affusolate. Quando ci siamo conosciuti, otto anni fa, lei come me aveva già fatto le sue belle esperienze in campo sessuale. Bravissima nella fellatio, lo prendeva nel culo con estrema disinvoltura. Le è sempre piaciuto godere molto e intensamente, anche in fica. Dopo i primi cinque anni di matrimonio, durante i quali ho apprezzato molto le sue, appena decantate, virtù di brava femmina da letto, ho iniziato ad esser piuttosto curioso sul suo passato. Lentamente ho appreso che, a parte le occasionali scopate da sabato sera, dopo la discoteca, vi era un maschio che a lei era rimasto molto impresso e dal cui ricordo non si era mai del tutto separata. Luca, questo il nome del suo amico, era un ragazzo che lei aveva conosciuto fin dalle scuole medie. La loro l’amicizia era stata profonda. Fra di essi non vi era stato un legame tale da esser definito da "fidanzati", ma un bel rapporto di sesso intenso e molto appagante per entrambi. In più di una occasione mi ha raccontato delle sconvolgenti scopate che si faceva con lui e del fatto che avesse un cazzo di dimensioni notevoli, sia in lunghezza che in circonferenza. Di come lui le avesse insegnato a succhiarlo, fino a fargli emettere un fiume di crema nella sua bocca, che poi lei ingoiava del tutto. Naturalmente tutto questo mi eccitava tantissimo, permettendomi di scoparla con ardore, quasi a voler competere con quel suo ricordo. In più di una occasione l’avevo immaginata fra le braccia dell'altro e mi ero dovuto segare furiosamente, per placare la forte erezione che questa fantasia mi procurava. Un anno prima di incontrare me, lui era andato all’estero con la sua famiglia e a lei era rimasta sempre la nostalgia di quell'amicizia così profonda. Poi, circa due mesi fa, la svolta. Laura, incinta di cinque mesi, era con me in fila per far l’ecografia, quando, improvvisamente, ha incontrato il suo amico.
«Luca! Ma che ci fai qui?»
Lo stupore e la gioia di lei è stata quasi sopraffatta dal piacere di lui che, vedendola, l’ha abbracciata e baciata in bocca, come se fosse sua moglie. Lei ha risposto con ardore al bacio. Ho avuto una violenta erezione, che ho faticato a mascherare. Lei, dopo aver risposto al suo bacio si è girata verso di me ed ha fatto le presentazioni.
«Amore, questo è il mio amico Luca, di cui ti ho parlato.»
Gli ho stretto la mano e li ho lasciati parlare un po', ma poi, essendo il nostro turno, si son scambiati i recapiti telefonici e la sera stessa lui è venuto a cena da noi. Per tutta la serata è stato come se io non ci fossi. Hanno ricordato i momenti passati insieme e io ero così eccitato che, ad un certo punto, ho detto a mia moglie che, se ne sentisse il bisogno, avrei potuto uscire, oppure avrebbe potuto portar l'amico in camera e rinnovare il piacere di un tempo: giacere con lui. I suoi occhi hanno brillato di gioia; lei si è alzata, mi ha abbracciato e baciato, commossa.
«Amore, sei la persona più dolce del mondo. Ti amo e non puoi immaginare quanto questa tua disponibilità mi renda felice. Sai quanto ci tengo alla sua amicizia e la tua generosità mi porta a pensare che sei la persona più importante della mia vita. Con lui è solo sesso fatto bene, ma solo sesso, perché è te che amo! Perciò grazie, ma, ti prego, non mi lasciar sola: ti voglio accanto a me, mentre godo con lui.»
Da quella sera, sono passati due mesi. Abbiamo scoperto che lei è incinta di una bella bimba ed a me è piaciuto veder mia moglie godere così tanto, mentre Luca la chiavava. Come questa sera che li guardo, mentre lei è sdraiata su un fianco, con le mani che regge la pancia, dov’è nostra figlia. Luca, la sta penetrando da dietro. Laura tiene gli occhi chiusi e la bocca spalancata, godendosi quella lenta e piacevole penetrazione; a volte geme, emettendo dei piccoli sospiri di puro piacere. Luca l'ama moltissimo; questo l’ho capito in varie occasioni e riprese. Il loro, adesso, è amore puro, che però non mi esclude, anzi mi sento molto partecipe di questa relazione, che avviene sotto i miei occhi. Lo vedo da come la scopa, che le vuole un mondo di bene. Lo fa con molta attenzione, avendo cura di non farle male con il suo pene così grande. Naturalmente anche Laura ricambia il suo sentimento, altrimenti non avrebbe fatto l'amore con lui. Ho scoperto poi che, in realtà, erano molto intimi ai tempi del liceo e sono sempre stati molto legati. Dopo che si son ritrovati, Laura è diventata molto attiva sessualmente a causa della gravidanza e, per noi tre, è stato naturale far l'amore tutt'insieme. È così bello vederla felice, da farmi commuovere. Ora la scopa con calma. Ha messo le proprie mani sulle sue e insieme accarezzano la bambina. Sembra che stiano trasmettendo a mia figlia le sensazioni di piacere che stanno provando. Lui ha molta resistenza e voleva aspettare il suo orgasmo. Io mi son emozionato nel comprendere tutto il riguardo profuso nei confronti di Laura e, così, mi son seduto accanto a lei per accarezzarle i seni, che, sebbene fossero già abbastanza grossi, a maggior ragione per la gravidanza. Laura mi ha preso il cazzo in mano, ma io mi son allontanato, non era il mio momento. Ora era compito di Luca farla godere intensamente. Le ho stretto un po' i capezzoli, finché un po' del suo latte è cominciato a scorrere. Così mi son sdraiato ed ho cominciato a succhiarlo. Il gusto era buono, per me sapeva di ambrosia. Laura ha iniziato a scuotere la testa, mostrando che il suo orgasmo era prossimo. Luca ha accelerato il suo ritmo per venire insieme a lei. Le ho messo la mano sulla pancia per accompagnare mia figlia, in un momento così gioioso per sua madre. Quasi volevo che si rendesse conto che sua madre adesso stava godendo e questo non la doveva spaventare, ma farla gioire. Gli spasmi dell'orgasmo hanno cominciato ad esser sempre più intensi e hanno coinciso con i gemiti di piacere di Luca che, non appena lei è venuta, ha eiaculato nel ventre di mia moglie. I due erano abbracciati, lui ancora con il membro dentro di lei. Si son baciati teneramente e lei ha sorriso nel guardarmi.
«Come sempre è bellissimo godere con lui. Mi infonde tanta gioia e, nello stesso tempo, mi eccita cosi tanto, che godo moltissimo. Grazie amore per lasciarmi godere con lui, senza interferire. Sei una persona stupenda ed io ti amo.»
Come sempre, le sue parole mi riempiono di orgoglio e piacere. Adoro vederla soddisfatta. Poi lei si è spostata un po’ in avanti e, come sempre, il notevole cazzo di Luca era ancora infilato dentro di lei. Ho osservato che dalla sua fica slabbrata colava un po’ di seme, ma lei mi ha chiesto dell’acqua; gliene ho offerto ad entrambi; avevano sudato molto e non volevo che lei si disidratasse. Laura era radiosa, pienamente soddisfatta, come non l'avevo mai vista prima. Mi ha chiesto qualcosa da mangiare e io ho portato loro dell'uva. Quando son tornato, si stavano tenendo per mano, sul punto di baciarsi e ho aspettato un po'. Si sono uniti in un bacio caldo e profondo, riuscivo quasi a vedere la lingua di Luca muoversi dentro la sua bocca. Abbiamo mangiato insieme dell'uva. Era tutto così romantico: loro due che sembravano una coppia di innamorati adolescenti, che si guardano l'un l'altro e si imboccavano gli acini in bocca. Questa serenità fra noi e la loro complicità mi ha riempito di piacere. Poi Laura ha detto che lo voleva ancora e, senza nessuna esitazione, si è chinata verso il suo membro che, nonostante fosse a riposo, era ancora di buone dimensioni. Poi si è girata verso di me e, con un gesto del capo, mi ha fatto intendere che, se volevo abbeverarmi alla sua fonte, potevo farlo. Mentre lei si dedicava a far tornare duro il cazzo di Luca, io ho infilato la lingua fra le pieghe della sua ostrica, che tracimava dei suoi umori e del seme di Luca. Mentre io mi dissetavo, lei lo ha preso con una mano ed ha iniziato a baciarlo e leccarlo, come solo lei sa fare.
Con due dita ha scostato il prepuzio ed ha estratto il glande, un glande spesso e rosato. Se lo è messo in bocca e ci ha passato sopra la lingua. Poi ha iniziato a scendere lungo il tronco con le labbra, fino a prenderlo tutto in bocca. Il gioco ha subito avuto l’effetto di far tornare ben duro e teso il cazzo di Luca. Lei, evidentemente non ancora soddisfatta, ha iniziato a leccargli i testicoli, scendendo verso il suo ano. A quel punto Luca aveva una bella erezione. Mia moglie si è accovacciata di fronte a lui e passandogli una mano tra le gambe ha sistemato il membro all'ingresso della sua vagina. Ha preso a gemere forte, mentre sentiva l'intera lunghezza dell'asta entrare nella sua carne. L’ho osservata prendersi dentro quel grosso palo e poi ha cominciato a muoversi di lato, senza smettere di gemere. Lui la teneva per i fianchi, scopandola molto lentamente. Poi ha allungato le mani fino ai seni di Laura, che ha afferrato e strizzato facendola gemere ancor di più. Laura era sconvolta, perché la penetrazione era troppo profonda e sembrava molto stanca. Si è fermata ed io gli ho dato un sorso d'acqua e un bacio fortissimo sulla bocca.
«Non ce la faccio più! Cambiamo posizione.»
L’abbiamo aiutata ad alzarsi e a mettersi in ginocchio e lui si è messo dietro di lei. Ho visto il pene di Luca, enorme e rigido come un'asta d'acciaio, che si è appoggiato di nuovo nello spacco e lentamente è penetrato tutto dentro, mentre la teneva per i fianchi. Ha iniziato a muoversi, ma Laura non era a suo agio.
«No, così non va bene! Ho bisogno di una posizione più comoda.»
Allora le ho consigliato di far mettere Luca sdraiato sul bordo del letto con i piedi sul pavimento e lei sopra, con le spalle rivolte a lui ed anche lei con i piedi sul pavimento. Così poteva aver modo di controllare la penetrazione. Questa posizione è risultata molto soddisfacente per entrambi. Ha preso a muoversi molto lentamente, ma con il cazzo tutto dentro. Ho visto che ansimava di nuovo e si stava accarezzando la pancia. Quando ha iniziato a pizzicarsi i capezzoli, ho capito che stava per avere un nuovo orgasmo. Ha emesso un gemito e il suo corpo ha preso a tremare, indicando che aveva raggiunto il parossismo.
«Vengo! Adesso vengo! Mi sento benissimo! Ora!»
È stato un orgasmo molto intenso. Non avrebbe potuto esser diversamente, considerando il membro che la stava riempiendo tutta. Si è sollevata da lui piuttosto esausta. Si è seduta sul letto con Luca che era ancora in piedi davanti a lei.
«Avvicinati, che voglio far sentire a mia figlia il sapore del tuo seme. Dai, lasciati succhiare e poi vieni nella mia bocca.»
Lo ha fatto avvicinare e poi, prendendo il membro con entrambe le mani, se lo è messo in bocca. Ha cominciato a far scorrere le labbra lungo tutta la lunghezza del cazzo, mentre lo accarezzava con entrambe le mani. Luca non ha resistito a lungo al trattamento che mia moglie gli stava riservando ed ha eiaculato.
«Laura! Accidenti, sei meravigliosa! Laura, vengo! Bevi tutto, ingoialo!»
Quando ha visto che si irrigidiva prima dell'orgasmo, mia moglie ha serrato le labbra ed ha ingoiato tutto ciò che le veniva riversato in bocca. Ho visto che deglutiva molto, quindi mi è stato chiaro che gliene aveva schizzato tanto.
Lei non ha sprecato niente, proprio come piace a lei. Sfinita si è distesa supina sul letto. Lui le si è disteso accanto e io dall’altro lato. Entrambi eravamo lì ad ammirare il suo ventre gonfio di sette mesi. Lei ci ha sorriso.
«Ho deciso di chiamarla Silvia, come si chiamava mia madre. Questa sera le ho fatto assaggiare la crema di maschio e mi sembra, da come scalcia, che l’abbia gradita. Nei due mesi a seguire, continuerò a ingoiare il vostro seme e spero che a lei piaccia, perché vorrei che, da grande, divenisse una buona puttanella come me! Ho due maschi meravigliosi al fianco e non potrei desiderare altro dalla vita, se non una figlia che ripercorra la mia strada. Ora mi sento un po’ stanca e vorrei dormire.»
Ho fatto cenno a Luca di restar con lei e li ho lasciati abbracciati l'uno all'altro. Li ho lasciati dormire insieme tutta la notte, mentre io son andato a dormire sul divano. Nei due mesi successivi, lei ha ingoiato tutta la sborra possibile. Un po’ della mia, ma moltissima di Luca. Nostra figlia è nata perfetta, bella e vispa come la madre, di cui ha ripreso i tratti somatici e cresce circondata dall'amore di tutti noi. Abbaiamo preso una casa più grande con più camere, perché mia moglie è di nuovo incinta di cinque mesi.
Aspetta un bambino, che chiameremo Luca, in onore di suo padre; la famiglia cresce e, quindi, ci vuole più spazio. Io son l’uomo più felice del mondo, nel vederla sempre montata da lui, che la fa godere tantissimo e questo è amore puro.
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baxi18, 55
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Sono una sgualdrina.
Mi chiamo Marina, ho 39 anni, sono di media statura. Bionda, capelli lunghi, quarta di seno con dei capezzoli grossi e pronunciati, ventre abbastanza piatto. Ho partorito una volta sola ed ero molto giovane, quindi il mio fisico è rimasto assolutamente molto tonico. Sono considerata una bella donna, con un bel culo e delle cosce da sballo; ho la bocca ampia e carnosa, ideale per pompini, perché a me il cazzo piace tantissimo. Da 20 anni, sono sposata con Davide, che ha un anno più di me. Abbiamo una figlia Dany, che da poco ha compiuto 18 anni, ma già da due è entrata a condividere le nostre divagazioni sessuali, con anche suo padre dentro di sé. Oltre a lui, anche Luca, il mio stallone di fiducia, scopa con mia figlia, che fin da subito ha apprezzato la notevole dotazione di cui lui è fornito. Da giovane, appena 12/13 anni, a scuola si parlava già di maschietti, ma tutte o quasi noi, non avevamo nessuna esperienza in merito. Io però tenevo d'occhio mia madre, perché lei era una bella donna, molto ammirata dagli uomini e, spesso e volentieri, vedevo mio padre che mi accompagnava da qualche parte, lasciandola da sola per farla stare in compagnia di qualche maschio. All'inizio non capivo perché faceva questa cosa, poi, un giorno, ho capito che lui le concedeva la libertà di poter scopare con chi voleva. Per me, all'epoca, era incomprensibile accettare il fatto che un marito lasciasse sua moglie a far la puttana con altri maschi, lui però era felice così. Poi, una volta, avevo già quindici anni, ho sentito lei parlare con una sua amica, che aveva il marito disoccupato.
“Amica mia, se vuoi trovare un posto a tuo marito, devi inginocchiarti e fare il giro delle sette chiese.”
In quel momento non ho ben capito la storia delle sette chiese. Infatti nemmeno la sua amica aveva ben compreso quel motto, tanto che, alla fine, mamma è stata più esplicita.
“Io, per farlo assumere come operaio nel comune, ho succhiato il cazzo a 3/4 assessori comunali, in più mi ero fatta scopare dal vice sindaco, assieme al comandante dei vigili. Due maiali senza uguali, che mi hanno sfondato per tre ore senza sosta, però, alla fine, lui ha avuto il lavoro. Se non fai cosi, piangerai sempre miseria.”
Dopo poco tempo la sua amica le ha detto che il marito era stato assunto al cimitero, come becchino comunale ed allora ho capito che anche lei si era fatta "il giro delle sette chiese". Tutto questo mi ha spinto a seguirla sempre più da vicino, per capir bene il suo modo di menar la propria vita. La prima volta che ho visto mia madre con un altro uomo è stato casualmente. Un giorno che eravamo andate a far la spesa dal macellaio che, dopo averla servita, l’ha chiamata nel retro bottega. Io, incuriosita, sono andata a spiare e l'ho vista inginocchiata che teneva il cazzo del macellaio in mano e lo succhiava. Alla fine lui le è venuto in bocca e lei ha ingoiato tutto. Son rimasta molto sorpresa da tutto questo, ma anche molto incuriosita, anche se, per me, all'epoca, era qualcosa di incomprensibile. Così, verso la fine dei quindici anni, ho cominciato a prendere qualche cazzo in mano dei miei coetanei. Qualche ragazzetto un po' più grande e intraprendente, mi faceva far delle seghe ed io ne ero assolutamente entusiasta. Mi piaceva sentir gonfiare quei giovani membri e poi vederli schizzare, mentre li vedevo contorcersi dal piacere. Era una sensazione di assoluto dominio, che mi incuteva tanta autostima, facendomi sentire alla grande. L’estate dopo, avevo appena compiuto sedici anni ed ero molto curiosa, di sperimentare il sesso. Come ogni anno, papà ha preso in affitto la casa al mare, dove avremmo soggiornato per tutta l’estate io e mamma, mentre lui faceva la spola fra mare e lavoro e lì ho conosciuto il nuovo bagnino, che era stato assunto nello stabilimento balneare dove andavamo a prendere il sole. Era così bello da sentirmene subito affascinata e così, al secondo giorno, mi ha infilato il suo cazzo in bocca.
“Dai, puttanella, succhialo!”
Io l'ho fatto immediatamente, senza nessuna esitazione.
“Ok, ma non sono molto esperta. Se vuoi un bel servizio, mi devi istruire.”
Lui lo ha fatto a dovere ed io ho avuto solo qualche difficoltà, quando, d'improvviso, mi ha riversato in bocca un'ingente quantità di sborra che avrei dovuto ingoiare.
“Bevi e mandala giù, tutta!”
Mi venivano su conati di vomito, ma mi son imposta di ingoiarla tutta.
Mi era piaciuto molto, nonostante le difficoltà e così, quando nel pomeriggio mi ha infilato di nuovo il cazzo in bocca, l'esperienza avuta al mattino mi ha aiutato a succhiarlo meglio e a leccarlo con ancor più piacere.
Quando ho capito che stava per arrivare, anziché tenerlo infilato in gola, l’ho stretto fra le labbra e mi son fatta riempire la bocca, tenuta ben chiusa. Sentire il sapore di quella crema prelibata mi ha eccitato tantissimo, ma, soprattutto mi eccitava la sensazione di tenerlo in bocca ed assaporare quel nettare, tanto da farmi desiderare di provar tutto ancora una volta.
Per tutta l'estate, ho succhiato il cazzo a tutti quelli che mi son venuti a tiro. Alla fine ero diventata una esperta succhia cazzi. Il vero salto di qualità l'ho fatto vicino alle feste di natale dello stesso anno. Ho sorpreso mia madre a scopare con il suo amante in casa. Lei è rimasta molto sorpresa dal fatto di esser stata colta in flagrante. II porco del suo amante non era altro che il direttore della banca dove lei era cliente: quando mi ha vista, è come se fosse rimasto folgorato.
“Accidenti! Ma questa tua ragazzetta è cresciuta proprio bene!”
Erano nudi sul letto e lui, che aveva un cazzo di dimensioni davvero notevoli, lo teneva in bella mostra. Mamma, che gli aveva chiesto un prestito per dei lavori da fare in casa, ha subito colto la palla al balzo e, avendo notato che ero rimasta affascinata da quel cazzo superbo, si è alzata dal letto ed è venuta verso di me, avendo, da perfetta zoccola, capito subito che avrei voluto assaggiare anch’io quel cazzo.
“Dai, amore della mamma, oggi ti faccio un regalo meraviglioso. Spogliati e gioca con noi.”
Mi ha fatto spogliare nuda e, insieme, siam salite sul letto ed abbiamo cominciato a succhiare quel membro a due bocche. Credevo di esser una esperta bocchinara, invece mi son resa conto che avevo ancora tante cose da imparare. Lei è stata una maestra perfetta e, da quel momento e per circa due/tre mesi, mi son divertita insieme a lei e ad Antonio, nome del porco suo amante che la scopava due volte a settimana. Poi un giorno e, poco dopo il mio diciassettesimo compleanno, mentre eravamo sdraiati nel letto e insieme lo stavamo facendo eccitare, lui ha voluto leccarmi la fica. Si è inginocchiato fra le mie cosce ed ha cominciato a leccare la mia patatina, ancora vergine. Subito ho provato delle bellissime sensazioni. Ho urlato due orgasmi tremendi che mi hanno scossa e fatto tremare tutta quanta. Già in passato, mi aveva fatto godere, ma sembrava che quel giorno fosse ancora più porco ed io ero sicuramente più eccitata. Ad un tratto lui si è sollevato, ha guardato mia madre negli occhi e le ha detto una cosa che, in quel momento, non ho percepito perché ero ancora stordita dal piacere.
“Questa fica vergine, la voglio!”
Mia madre l'ha guardato un po' nervosa, ma lui, senza aggiungere altro, si è allungato su di me ed ho sentito quella grossa cappella appoggiarsi fra le labbra della mia ostrica e, prima che potessi esternare il mio pensiero, con una spinta decisa, mi è entrata tutta dentro. Una smorfia di dolore si è dipinta sul mio viso, ho stravolto gli occhi e, a bocca aperta, ho guardato mia madre che, un po' preoccupata, ha cercato di rassicurarmi.
“Sta tranquilla, bambina mia: è tutto finito! Adesso comincerai a sentir solo piacere. Rilassati e lasciati andare, perché è il momento di godere.”
Lui, con un mezzo ghigno un po' sadico, ha dato un'altra spinta e mi è entrato tutto dentro. Quando la punta del suo cazzo ha sbattuto sul fondo, ho sentito un misto di dolore/piacere che, per la prima volta, mi ha provocato un orgasmo davvero immenso, al punto che son quasi svenuta. Poi ha preso a pomparmi sempre più forte ed abbiamo cambiato posizione più volte. Quella più sconvolgente è stata quando ero su di lui, impalata su quel mostro, che mi devastava il ventre. Dolore e piacere erano altalenanti, ma godevo senza soluzione di continuità. Poi mi ha messo a pecora e, da dietro, mi penetrava la fica, mentre io leccavo quella di mia madre, con lui che godeva a trattarci da troie.
“Che puttane meravigliose! Dai, sgualdrina, lecca quella vacca di tua madre.”
Lei era un lago. Non ho ben capito se fosse per la mia lingua che la faceva godere o per il fatto che lui mi sfondava. Sta di fatto che, quando è arrivato all’apice, mi ha sborrato dentro, nonostante mia madre avesse tentato di dissuaderlo dal farlo.
“Adesso te la riempio tutta, puttanella mia. Sentirai che schizzi ti farò sentire nell’utero! Sei una vacca da montare, proprio come tua madre!”
Lei ha continuato a pregarlo di non schizzarmi dentro.
“No, Antonio, non farlo! Me la metti incita! È troppo giovane! Dai, non farlo! Te lo succhiamo insieme, ci sborri in faccia! Ma dentro no. Non lo fare!”
Ma lui, incurante delle sue proteste, mi ha riversato dentro una ingente quantità di crema, che mi ha fatto godere di nuovo. Poi, non contento, ha imposto a mia madre di leccarmela.
“Troia, leccala tutta, mentre lei me lo pulisce!”
Sentirmi leccare da lei è stato davvero eccitante. Ho succhiato e pulito il cazzo di Antonio, che ancora schizzava sborra a non finire. L'esperienza di sentirlo dentro di me e inondarmi, è stata meravigliosa e ne son rimasta affascinata. Fortunatamente, quella prima volta, non son rimasta incinta, ma mia madre è corsa subito ai ripari: il giorno dopo mi ha portato dal suo ginecologo, un bel porco che, conoscendo quanto fosse troia mia madre, mi ha prescritto la pillola, ma, in cambio, ha voluto esser pagato in natura. Così mi ha scopato e sborrato in bocca. Da allora, ogni due mesi, andavo a prendere due scatole di anticoncezionali e sempre con il pagamento in natura. È stato lui che, per la prima volta, mi ha rotto il culetto, facendomi godere moltissimo sentendo un lieve dolore. Dopo quell'esperienza con l'amante di mia madre, era diventata consuetudine scopare in due. Il porco ne traeva molto piacere, perché ci considerava le sue troie. A volte veniva anche con qualche cliente facoltoso della banca e ci faceva montare allegramente, insieme a lui. Una volta, addirittura, erano in tre ed uno era particolarmente forte, grosso e ciccione, ma con un cazzo fuori dal comune, sia in lunghezza che in circonferenza. Quando mi ha visto, son divenuta l'oggetto del suo desiderio e, per tutta la sera, non ha fatto altro che riempire i miei buchi e, alla fine, mi ha riempito di crema bocca, fica e culo. In estate, come ogni anno, ci siamo trasferite al mare, dove io e mamma continuavamo a far le troie a nostro piacimento: io mi scopavo tutti i cazzi che mi venivano a tiro ed ero sempre ben felice di godere per farmi riempire ogni buco. Era l’estate del mio diciannovesimo anno di età e, poco dopo, ho conosciuto Davide, un bel ragazzo, ben dotato che mi ha scopato una sera intera, facendomi godere molto. Per me la cosa era finita lì, ma, il giorno dopo, me lo son ritrovato appiccicato a me, dichiarandosi innamorato di me, che voleva sposarmi; io l'ho guardato alquanto sorpresa.
“Ma sei serio? Guarda che a me non interessa proprio, né fidanzarmi e tanto meno sposarmi!”
Ma lui ha continuato ad insistere e, per tutta l'estate, ha continuato a scoparmi, anche se sapeva che scopavo con altre persone. Sembrava che a lui la cosa non interessasse minimamente. Era così innamorato che, quasi non se ne accorgeva che io scopassi con ogni maschio che ritenevo valido. Finita l'estate e ritornata in città, poiché lui abitava in un paese vicino, mi ha portato a conoscere i suoi genitori. Quando ho conosciuto suo padre, ho capito tutto da come mi ha guardato. Quel giorno, indossavo una minigonna ed una maglietta abbastanza attillata, sotto cui si intravedevano i miei capezzoli grossi e duri, già eccitati. Nel pomeriggio, suo padre mi ha preso in disparte e, dopo avermi portato in una camera, senza tanti complimenti, ha aperto la patta dei pantaloni, mi ha fatto inginocchiare e mi ha dato un ordine categorico.
“Troia! Succhiami il cazzo!”
Era una bella verga, ancor più grossa di quella del figlio e io, intimamente, ho pensato:
"Al diavolo... non me ne frega niente di rompere il fidanzamento, ma questo cazzone me lo voglio proprio gustare!"
Così mi son inginocchiata e mi son fatta scopare la bocca da quel porco che godeva molto nell'infilarmi il suo lungo cazzo giù per la gola. Pensavo che avrebbe sborrato di lì a poco, invece era molto resistente e, dopo avermi chiavato la bocca a lungo, mi ha sollevato e mi ha fatto inginocchiare sul letto. Ha sollevato la gonna, ha spostato il perizoma e mi ha piantato quel grosso randello con un colpo solo dentro la fica.
“Ti sfondo puttana!”
Io ho urlato con un misto di dolore/piacere nel sentirmi sfondare da quella verga così possente che, con colpi forti e decisi, mi trapanava profondamente
“Cazzo, mi spacchi tutta, però mi piace: continua!”
Mi sembrava di averlo fin dentro lo stomaco. Ad ogni colpo godevo come una vacca. Lui mi pompava e continuava a dirmi che ero una troia stupenda. Era vero. In quel momento mi sentivo una troia da quanto godevo nel farmi martellare da quel cazzo. Alla fine, dopo avermi fatto provare diversi orgasmi, si è sfilato e, dopo avermi fatto di nuovo inginocchiare, mi ha guardato dritto in faccia e mi ha dato un altro ordine secco e perentorio.
"Adesso bevi e ingoiarla tutta!”
Ho aperto la bocca ed ho ricevuto un ingente quantità di sborra che mi ha riempito la cavità orale; ho ingoiato un po' a fatica. Però l’ho succhiato e leccato tutto, senza perder nemmeno una goccia. Soddisfatto mi ha guardato ed ha sorriso, mentre io ero sfinita e son crollata seduta sul pavimento, con la testa appoggiata al letto. Lui, dopo essersi riabbottonato i pantaloni, mi ha guardato e mi ha detto una cosa che mi ha davvero stupito.
“Che aspetti a sposare mio figlio? Sbrigati, perché una troia come te la voglio ogni giorno, dentro casa!”
Son rimasta veramente stupita, ma, nello stesso tempo, soddisfatta ed ho accarezzato subito l'idea di aver un altro maschio come lui che mi scopava regolarmente, oltre al mio futuro marito. Così, dopo sei mesi, eravamo già sposati. Anche il giorno del matrimonio, mio suocero ha voluto riempirmi la bocca di sborra e, dopo avermi fatto ingoiare una ingente quantità di crema, mi ha guardato, mi ha sorriso e, dopo essersi pulito e rivestito, mi ha dato un ordine che è mancato poco che mi facesse sbrodolare.
“Adesso vai di là e bacia quel cornuto di mio figlio!”
Ho impiegato un po' a ricompormi e, quando son tornata all'interno della sala, ho cercato con gli occhi mio marito, che era un po' mezzo brillo, per tutti i brindisi che aveva fatto. Ho visto mio suocero insieme al fotografo che mi ha fatto un cenno con il capo. Io mi son avvicinata a mio marito e ho visto mio suocero che, insieme al fotografo, mi ha fatto un cenno di intesa; allora ho baciato in bocca mio marito, mentre il fotografo scattava la foto per immortalare questo indimenticabile momento. Mio marito era talmente ubriaco che non si è nemmeno reso conto di star assaporando, con quel bacio, la sborra di suo padre. Anche in viaggio di nozze, l'ho cornificato tre volte, con tre camerieri diversi, nei tre alberghi in cui siamo stati. Poi ho preso a vivere la mia vita da casalinga e, ogni volta che avevo voglia di cazzo, mi son appagata senza tanti problemi. Naturalmente questa cosa ha cominciato ad innervosire mio marito e son nate le prime discussioni. Io, però, ho continuato a condurre la mia vita libertina e a farmi scopare, sia dal suocero che da tutti quei cazzi che mi piacevano e che, di tanto in tanto desideravo sentire schizzare, dentro di me. Alla fine c'è stata una sera in cui, oltre ad un bel maschio molto dotato, sono stata scopata anche da mio suocero e, quando è tornato mio marito e voleva scopare, io mi son rifiutata. Lui si è incazzato ed abbiamo avuto una forte discussione. Alla fine, quasi con forza, mi è entrato dentro e mi ha trovato bella larga e aperta.
“Ma sei tutta sfondata? Chi ti ha scopato, troia?”
Io gli ho risposto che mi ero fatta chiavare da un bel cazzo e, se la cosa gli dava particolarmente fastidio, potevamo anche iniziare le pratiche per il divorzio. Mi aspettavo una reazione molto diversa da quella che invece è avvenuta. Lui, per tutta risposta, mi ha scopato con furia animalesca ed è venuto dentro di me.
“Puttana, sei una puttana, tutta sfondata!”
Da quel momento, le cose son cambiate. Lui ha preso atto che era un cornuto e, quindi, tanto valeva esser connivente. Così abbiamo iniziato a scopare senza crearci problemi. Un giorno mi ha chiesto cosa ne pensavo dell'idea di aver un figlio. All'inizio mi sembrava una cosa assurda, ma poi, pensandoci un po', ne abbiamo discusso insieme. Gli ho chiesto quanto questa cosa lo interessava e lui mi ha detto che per lui era fondamentale aver una persona che fosse è il frutto del nostro amore.
“Però tu, sarai disposta a rinunciare per un certo periodo a farti scopare da altri maschi? Non ho niente da ridire che sei una sgualdrina, ma, in questo caso, pretendo di esser l’unico ad irrorarti il ventre.”
Dopo un’attenta riflessione gli ho assicurato che la mia fica sarebbe stata inondata solo dal suo seme. Così la settimana dopo, ho smesso di assumere la pillola, ho avuto le mestruazioni e lui ha iniziato ad inondare il mio ventre. Era davvero intenzionato ad ingravidarmi. Mi scopava, mattina e sera, giorno e notte e, ogni volta, che ne aveva voglia o l'occasione. Io ero sempre pronta e disponibile per farmi schizzare dentro, anche se, a volte, non godevo, perché magari la scopata veniva fatta senza tanta enfasi. Naturalmente sentivo il bisogno di altri cazzi: uno fra tutti, quello di mio suocero. Con mio suocero ne abbiamo parlato. Gli ho spiegato che volevo farlo diventar nonno. Lui, dalla gioia, mi ha infilato il cazzo in bocca e mi ha spiegato la sua idea.
“La tua fica non la sfioro neanche con un dito. Sta tranquilla, però nulla vieta di poterti infilare il cazzo in bocca o in culo!”
E così è stato. Ho cominciato a ingoiare sborrate da lui e a farmelo mettere in culo anche da qualche altro, a cui negavano tassativamente la fica, che veniva, quotidianamente, irrorata dai caldi schizzi di sborra di mio marito. Dopo un mese, ho fatto il test di gravidanza e son risultata incinta. Allora ho abbracciato mio marito e, dalla contentezza, abbiamo scopato a lungo. Poi, ovviamente, ho ripreso a far la troia a mio piacimento. Ho continuato a scopare anche con altri cazzi, fino a circa 10 giorni dal parto. Alla fine ho partorito una splendida bambina, cui abbiamo dato il nome di Dany.
Son passati gli anni, diciotto per l’esattezza, e mia figlia, copia vivente di me stessa, è diventata una bella sgualdrina al pari della madre. Ne sono fiera.
Mi piace pensare che, da quando era nel mio grembo e che abbia avuto modo di assaporare la crema di cazzo che ingoiavo con molto piacere, sia stato questo a spingerla a seguire le mie stesse orme, assatanata e ingorda di cazzo. La guardo con orgoglio, perché son riuscita a farle capire che il piacere va sempre colto, indistintamente da dove arriva, maschio o femmina, e lei, come me, è divenuta una magnifica sgualdrina, cui sarò fiera, un giorno, di lasciare il mio testimone per farle portare avanti questa filosofia di vita, che se scandalizza le ben pensanti, mi riempie di gioia.
Sono una sgualdrina e ne sono fiera!
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1 anno fa
baxi18, 55
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Quel giorno in tre
Sono Piero, ho cinquantatré anni e sono sposato da trenta. Sono una persona normalissima; lavoro e famiglia sono le mie occupazioni prevalenti ed il mio unico hobby è la pesca. Sono seduto sulla sponda del fiume assieme a tre amici, conosciuti due anni fa, in maniera particolare. La mia vita era come adesso: lavoro, casa e la domenica qualche ora libera per la pesca. Stavo sulla riva del fiume, quando ho visto due giovani, seminascosti fra le piante, che si baciavano. Nulla di strano, se non per il fatto che erano due maschi. Per un attimo sono rimasto sorpreso, poi ho osservato meglio la scena e mi sono eccitato. Da qualche tempo avverto, dentro di me, il bisogno di spezzare la monotonia che ha generato il rapporto con mia moglie. Per carità, non mi lamento. Lei è una bella donna, che sa dar piacere ad un maschio e, con me, ci gode molto, anche perché a me piace farlo con tutta la dolcezza possibile così da farla godere molto prima di venire. Ma, da un po’ di tempo, sembra tutto cosi ripetitivo che, alla fine, non senti più quel desiderio che avevi prima. Vedere quei maschi che si baciano, mi ha fatto eccitare e la cosa mi ha stupito non poco. Da ragazzo, quando andavo in palestra, ho spesso sbirciato, sotto la doccia, i cazzi dei maschi che si lavavano assieme a me e, allora, attribuivo quella curiosità al semplice motivo di poter fare il classico confronto: il tuo è più lungo, il suo più grosso, e lui ha le palle piccole, e cose del genere, invece ora mi rendo conto che era perché mi piaceva sbirciare quei cazzi, specie quelli più grossi con desiderio di stringerli fra le mani o accoglierli in bocca. Ho osservato la scena ed essi, incuranti del fatto che li guardavo, hanno preso a scopare fra loro ed a godere molto. Ricordo che mi sono dovuto fare una bella sega, per placare la forte eccitazione che quella scena mi aveva procurato. Dopo quel fatto, ho cominciato ad informarmi, a mezzo Internet, su cosa fosse con precisione il piacere che provavo ed ho scoperto che avevo la tendenza alla bisessualità. Amo le donne, ma ho il forte desidero di godere con un maschio. Cavolo! Facile a dirsi, ma quasi impossibile da praticarsi, specie se lavori in un ambiente strettamente maschile, dove i gay non son visti di buon occhio. Passa del tempo ed io mi ero quasi messo l’anima in pace, quando una domenica mattina, del mese di luglio, decido di andare a pescare in un lago artificiale, alimentato da un bel fiume che, dalla sorgente al lago, non incontra nessun paese e, quindi, l’acqua è pulitissima ed il pesce è buono da mangiare. Raggiungo il luogo ritenuto idoneo alla pesca, un piccolo anfratto del lago, difficilissimo da raggiungere e con poco spazio, per questo spero di trovarlo libero. Quando posteggio la vettura nella piccola piazzola, vedo che c'è già un’altra auto. Sono un po' contrariato e vorrei quasi rinunciare, poi, invece, decido di scendere a vedere se posso mettere in acqua anche i miei ami. Percorro l’impervio sentiero e, dopo circa dieci minuti, sono sul posto. Ci sono due persone che stanno già pescando: uno più anziano ed uno più giovane. Li saluto, osservo che non c’è molto spazio e faccio per andarmene, quando il giovane, dopo aver scambiato uno sguardo con l’altro, mi invita a restare, si stringono un po' e mi danno la possibilità di mettere in acqua anche le mie lenze. Posiziono le canne e li ringrazio. Sono in costume da bagno, perché in quel luogo il sole picchia tutto il giorno e l’unico posto all’ombra è occupato da loro. Si tratta di una piccola sporgenze posta un po’ più in alto, sotto un bel leccio, che offre un buon riparo dal sole. Mi presento e lo stesso fanno loro, così scopro che il giovane si chiama Luca, mentre l’altro Giuseppino, ma tutti lo chiamano Pino. Luca mi invita a sistemare la mia roba all’ombra, accanto alla loro.
«E' opportuno che anche tu ti metta un po’ più leggero: qui, fra poco, ci si scotta sotto il sole». In effetti indosso dei pantaloni lunghi ed una camicia.
«Sì, hai ragione, ma non ho il costume come voi.»
Loro si guardano e poi, con fare divertito, mi rispondono:
«Nessun problema, resta in mutande o, se vuoi, visto che siamo fra uomini, potremmo anche metterci nudi.»
Sarà una provocazione, uno scherzo, intanto aspettano la mia reazione. Mi sento una strana sensazione dentro e, dopo un attimo di esitazione, mi spoglio nudo, subito emulato da loro. Per un momento, si insinua in me il vecchio stimolo al confronto. Il mio è forse il più grosso, quello di Luca il più lungo, mentre quello di Pino è quello che unisce entrambe le caratteristiche: è più lungo e grosso dei nostri. Dopo un attimo di silenzio, scoppiamo in una grassa risata e, sistemate le canne, ci spostiamo sul piccolo rialzo per metterci all’ombra. Non c’è molto spazio e Luca si sposta un po’ più di lato e mi invita a sedermi. Mi siedo con le gambe incrociate, come fanno loro, e avverto sempre più la sensazione che oggi accadrà qualcosa che proprio non mi sarei aspettato, ma che desideravo da un po’ di tempo. Restiamo per un bel po' in silenzio e, mentre fissiamo le nostre canne, con fare tranquillo Pino si accarezza l'uccello, che si sta man mano gonfiando. Nessuno parla e anche Luca si tocca il cazzo ed io, senza rendermene conto, faccio lo stesso. Poi mi giro verso Luca e, dopo che i nostri occhi si sono incrociati, senza dir nulla, lui mi mette una mano dietro la nuca e mi bacia in bocca. Resto un momento passivo, poi rispondo a quel bacio con molta passione.
Limoniamo un po', le nostre lingue si cercano e si toccano, poi lui si stacca da me e mi spinge la testa verso il basso, facendomi ritrovare il suo cazzo duro dinanzi alla bocca. Non ho nessuna esperienza di bocchini, se non quelli che mi ha fatto mia moglie, ma apro la bocca e mi metto a leccare e succhiare quel paletto di carne viva, che, a succhiarlo, mi procura tanto piacere. Luca emette un gemito e questo mi gratifica.
«…uhhmumhmmm…che bocca! Sì, cazzo, come succhi bene! Davvero bravo…dai…»
Mentre sono piegato a succhiare Luca, sento Pino che mi prende la mano destra e la porta sul suo cazzo. Lo sento duro, caldo e lo sego lentamente, mentre lui mi accarezza il petto, mi lecca i capezzoli e mi tocca il mio cazzo. Lentamente scende verso il basso e, in breve, il mio cazzo è preda dalle sue labbra. Mi succhia con estrema maestria e, adesso, sono io che devo sfilarmi il cazzo dalla bocca per gemere di piacere.
«…huhummm…sì …dai ...sei fantastico!»
Lo sego con impeto e lui mi blocca dicendo che non vuole sborrare subito, poi mi prende la testa con la mano, mi fa girare verso di lui e mi bacia. Sento la sua lingua entrare con prepotenza nella mia bocca, succhia la mia e poi, dopo aver goduto di questo bacio fortemente erotico, mi fa piegare sul suo cazzo, che mi ritrovo davanti al viso, e mi esorta a succhiarlo.
«Dai, fammi sentire la tua bocca!»
Lo imbocco e cerco di ingoiarlo più che posso, ma è davvero grosso. Lecco e succhio la cappella che sembra ingrossarsi sempre più. Lui apprezza e geme per quello che sto facendo al suo uccellone.
«…mhuum…come lecca! Sì, dai ... mi piace…»
Mentre sono piegato sul cazzo di Pino, Luca si sta dedicando al mio culetto ed io mi giro in preda ad un attimo di incertezza. Lo guardo preoccupato.
«Fa...piano ... sono vergine...e non credo che i vostri cazzi ci possano stare ...siete troppo grossi.»
Lui mi sorride e mi rasserena.
«Tranquillo. Comincerò ad allargarti pian piano e, se senti che non ce la fai, me lo dici ed io mi fermo subito.»
Lo sento che si abbassa, mi lecca e succhia il buchetto che, dopo un po' comincia a rilassarsi ed a gradire il gioco di lingua che Luca mi sta riservando. Frattanto ho ripreso a succhiare Pino, che gradisce e invita Luca a fare un buon lavoro.
«Dai, succhialo! ... Che meraviglia! ... Dai, che dopo che Luca ti ha aperto il culo, te lo sfondo pure io…Dai, Luca, scopalo ed aprilo tutto, che poi lo voglio infilzare anch’io! ….umuhuhumm, succhiami…»
Mi rilasso e sento che Luca prende posizione dietro di me e, dopo aver inumidito il suo cazzo con molta saliva e fattane colare altra fra le mie chiappe, lo appoggia al buchetto che, per reazione, si irrigidisce.
«… calmo…rilassati, non ti irrigidire ... resta rilassato e vedrai che ti piacerà…fa un bel respiro …»
Mi rilasso, lo sento spingere e, di colpo, il mio sfintere si dilata e lui affonda quasi tutto dentro di me. Per un attimo mi sembra che mi stia spaccando in due. È solo un attimo, anche perché Pino si è disteso sotto di me e, preso il mio cazzo in bocca, lo sta succhiando come un forsennato. Mi sento un po’ frastornato dalla sensazione di esser succhiato e, nello stesso tempo, mi sento profanato nel culo, ma entrambe le cose mi trasmettono un piacere che comincio ad esternare ai miei occasionali compagni.
«Sì …mi piace…sì, cazzo, mi stai spaccando il culo! ...ma non ti fermare …e tu, succhiami il cazzo!»
Luca adesso mi pompa con maestria. Mi affonda tutto il cazzo in culo e poi lo estrae lentamente, per poi affondarlo di nuovo tutto d'un colpo. La cosa mi piace e comincio a godere molto. Lo dico a Pino che mi succhia sempre più forte e son quasi all’orgasmo, ma non voglio sborrare.
«Sì, mi piace…cazzo, scopami…e tu fermati che sto per sborrare e non voglio…sì…dai…»
Pino si sfila da sotto e mi presenta il suo cazzo davanti alla bocca. Lo ingoio più che posso, mentre Luca mi scopa sempre più forte ed avverto che è quasi al limite. Anche Pino se ne rende conto e lo esorta a rallentare il ritmo.
«Cazzo, come pompa! Mi succhia anche l’anima … e tu non aver fretta a sborrare. Dai, che me lo voglio godere un po’ anch’io il suo bel culo…»
Ma Luca non lo ascolta e, ad un tratto, sento che lo spinge tutto dentro, per poi esplodere in una sborrata che mi inonda il culo. Lo sento svuotarsi dentro con un grido di puro piacere.
«ECCOMMI…SBORRO! Ora!»
Rimane immobile e poi si sfila. Io resto a guardarlo e, intanto, Pino si mette dietro di me e, un attimo dopo, sento che mi spinge dentro il suo cazzo che, data la maggior consistenza, mi apre ancor di più. Devo però prendere atto che, a causa della quantità di sborra che già è dentro il mio culo, l'altro scorre meglio. Me lo infila tutto dentro e, quando sento il suo corpo sbattere sul mio, provo un piacere sconvolgente.
Godo e lui comincia a pompare come un pazzo scatenato. Mi lima il culo con un ritmo molto veloce, mi fa impazzire, mentre Luca mi ha infilato il suo cazzo in bocca, ancora lordo della sua sborra e dei miei umori anali, ed io mi ritrovo a succhiarlo come se non ci fosse un domani. Godo e pure loro con me.
«huumummmm…sì, sfondami…sì.»
Lui non si risparmia e mi pompa sempre più forte.
«Sì...cazzo come sei stretto…. Mi fa impazzire il culo vergine…sì ti spacco tutto e poi ti sborro in gola…sì eccomi...sì ci sono quasi...ora…»
Luca si lascia succhiare fin quando non si rende conto che l’ho ripulito alla perfezione. Poi si sposta e lascia libera la mia bocca che ora urla tutto il piacere che sto provando.
«Sì…dai, scopami… cazzo, mi fai impazzire! Sì…sì, dai più forte…godo!»
Pino è al limite, gli sento imprimere un affondo e sborrare il primo schizzo nel culo, poi si sfila veloce e me lo presenta alla bocca. Lo infilo subito dentro e ricevo le altre due schizzate, direttamente in gola. Lo succhio mentre lui gode come un porco.
«Cazzo! Sborro! Bevi…così!»
Lo pulisco e lo lucido così bene, che lui, alla fine, ci scherza pure un po'.
«ACCIDENTI! A questo il cazzo piace da morire! Se non glielo sfilo, me lo divora!»
Mi distendo sfinito, mentre loro adesso mi segano il cazzo e lo succhiano. Io non sono ancora venuto e, intanto, anche Luca avverte i segni di una nuova erezione. Pino lo succhia e lo infila tutto in gola e Luca lo incita a farlo tornare duro, per scopare anche lui. Io mi sollevo e Pino mi fa mettere dietro di lui e mi invita a sfondargli il culo, mentre succhia Luca. Sputo un po' di saliva sul suo buco, appoggio la cappella e appena spingo si apre di suo. Glielo infilo tutto in un sol colpo e lui mostra subito di gradire.
«Sì, spingilo...cazzo, ti sento! ...dai, scopami…»
Nonostante mi sento ancora sconvolto dal piacere appena provato, lo afferro per i fianchi e mi metto a pomparlo a ritmo veloce. Mi piace la sensazione del mio cazzo che affonda in quel culo morbido e ben aperto. Gode e anche Pino gli spinge il cazzo, tornato di nuovo duro, tutto in gola.
«Succhialo che poi ti scopo pure io...cazzo, mi fa impazzire la tua bocca…sì…succhia…»
Lo sbatto con vigore e lui gode. Il suo cazzo è tornato durissimo, io mi abbasso un poco e glielo prendo in mano, mentre gli sfondo il culo a colpi di cazzo fino a sentirmi al limite. Lui se ne accorge e mi incita a sborrare sia nel culo che in bocca.
«Dai, sborra! ... Fammelo sentire anche in bocca…cazzo, sei stupendo! …Sì, dai… VIENI!»
Lo pompo ancora un po', poi esplodo dentro di lui che, toltosi il cazzo dal culo, se lo porta alla bocca e lo succhia divinamente.
«Eccomi… sborro! Succhiami…»
Ingoia tutto e succhia fin quando non ha spremuto anche l’ultima goccia. Mentre io me lo faccio succhiare, Luca si è messo dietro Pino, infilandogli il cazzo in culo con un solo affondo. Pino gode sia in bocca che in culo. Anche Luca lo pompa come un pazzo, si sega il cazzo ed io mi abbasso, glielo prendo in bocca e lo succhio. Pino impazzisce fra di noi che lo facciamo godere tantissimo.
«…HUHUMMMM…sì…mi fate impazzire…godo!»
Luca lo pompa di brutto e ben presto anche lui è pronto a godere. Pino afferra il cazzo con la mano, se lo sfila dal culo, lo porta alla bocca ed accoglie tutta la sborrata in gola. Luca gode come un maiale ed urla il suo piacere.
«Eccomi…sborro! ...bevi, TROIA!»
Mi sfilo da sotto e faccio in tempo a vederlo ingoiare la copiosa sborrata. Lui mi afferra la testa e mi bacia, facendomi sentire ancora il sapore della sborra che ha appena ingoiato. Dopo aver limonato un poco, Pino fa girare Luca e se lo incula con un solo affondo. Vedo la faccia di Luca che si contrae per un attimo in una smorfia di dolore, ma subito si trasforma in una maschera di piacere e io, dopo un attimo di indecisione, mi metto a succhiare il cazzo di Luca, mentre lui incomincia a godere sbattuto da Pino che, quando gli spinge il cazzo dentro, lo sfonda con gusto.
«Ti spacco anche il tuo culo...porco sfondato!»
Luca ci incita a farlo godere.
«Sì, da bravo, spaccami… e tu, succhia che ti voglio sborrare in gola… così, dai, più forte!»
Pino lo sbatte come una furia scatenata e ben presto raggiunge anche lui il culmine. Si svuota dentro quel culo più che dilatato, e poi lo estrae e ce lo fa succhiare ad entrambi.
«Sì, troie…leccatemi…sì, cazzo, mi fate morire…»
Poi, sfiniti, ci distendiamo al sole. Luca mi accarezza e mi parla dolcemente.
«Quando ti ho visto, ho avuto subito un'erezione. Mi succede sempre, quando mi trovo davanti un maschio che mi piace, e tu mi sei piaciuto subito. Pino è stato il mio primo cazzo. Mi ha fatto piacere sverginarti. Mi piacerebbe che questa nostra esperienza si tramutasse in una bella amicizia. Io sono sposato e anche lui, tu come sei messo?»
Li guardo e subito mi rendo conto che ho finalmente trovato quello che andavo cercando e ne rendo partecipi i miei nuovi amici.
Da allora sono passati tre anni e noi tre andiamo sempre a pesca insieme. A volte ci inventiamo una battuta di pesca al mare e ce ne andiamo il pomeriggio del sabato per tornare la domenica.
Ovvio che non andiamo a pesca, ma ci prendiamo una bella camera in un albergo e passiamo una notte di fuoco; poi, il giorno dopo, comperiamo del pesce e tutto questo va benissimo. Le nostre mogli sono contente, non sospettano nulla, e noi ce la spassiamo alla grande sempre in tre, solo noi tre.
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1 anno fa
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Una coppia molto giovane
Mi chiamo Carlo, sono un over 60 di media statura, con i capelli bianchi, aspetto normale, ma ben curato. Sono munito di una buona dotazione, un po’ sopra la norma, che è sempre stata molto apprezzata dalle signore che hanno avuto modo di valutarla. Soprattutto quelle che, un tempo, venivano portate a Saturnia da mariti compiacenti, che le portavano in quel posto per farle toccare. Questo ha influito molto nel mio modo di vivere e di gustare la sessualità. Con il tempo, ho visitato i più grandi santuari della trasgressione: da Cap d'Agde al Lido di Dante, alle spiagge nudiste della Toscana e della Calabria, fino a Maspalomas a Gran Canaria. Nell’ultimo decennio, ho scoperto anche il piacere di andare in Croazia. Lungo le sue coste, la trasgressione viene praticata in maniera audace e molto composta: c'è l'erotismo, il piacere del gioco, il gusto di osservare e di toccarsi. Il sesso non è troppo esplicito, ma serpeggia latente in tutti quelli che frequentano quelle zone. È piacevole da vedere ed invoglia a partecipare. Infatti, col tempo, ho imparato a preferire maggiormente il gioco esibizionistico o voyerismo al posto dei normali amplessi. Certo non disdegno una bella scopata, ma trovo che una donna che si tocca e si esibisce davanti a me sia di gran lunga più eccitante ed intrigante. Quest'anno, verso la fine di giugno, mi son recato in Croazia per trascorrere una settimana su qualche scogliera dedita alla perdizione. Il secondo giorno che ero sul posto, ho incontrato una coppia che avevo già notato in passato. Lui, un uomo tranquillo, silenzioso, osservatore attento a tutto ciò che coinvolge la sua donna; lei, una splendida donna sulla cinquantina, capelli scuri, seno grosso, labbra carnose, ventre abbastanza piatto ed un culo da sballo. Sa di esser bella e si comporta da regina della spiaggia. È comunque un'esibizionista, che ama molto giocare con i singoli. Quel giorno aveva messo gli occhi su di me ed io, naturalmente, me ne son sentito particolarmente lusingato. Ha cominciato con l'invitarmi con il semplice sguardo a sedermi a poca distanza da lei, a circa tre o quattro metri e poi ha cominciato ad allargare le cosce in maniera quanto mai provocante, ad accarezzarsi il seno e far scivolare giù la mano, per farla indugiare sul suo bottoncino. Ripetutamente mi mostrava la sua ostrica già resa lucida dagli umori. Io la seguivo con attenzione e l’assecondavo, masturbandomi in relazione alla intensità con cui lei si masturbava. Se lei accelerava il ritmo, lo facevo anch'io, se lei lo riduceva, lo riducevo anch'io. Era un gioco sottile di sguardi, di sensazioni, di piacevole erotismo, che mi aveva coinvolto molto. Se qualche soggetto invadente, si frapponeva fra me e lei, ella chiudeva automaticamente le cosce e si girava in maniera da voltargli le spalle: chiaro atteggiamento di chi cerca di far capire all'intruso di non esser gradito; intendeva dedicare il gioco solo a me. Alcuni singoli si erano seduti in semicerchio intorno a noi, ma sempre rimanendo dietro di me, a debita distanza. Il gioco è andato avanti per quasi tutto il giorno, alternandosi con momenti più o meno intensi, ma sempre fra di noi, in maniera alquanto eccitante, ma, nello stesso tempo, anche estenuante, perché era evidente che lei intendesse prolungare il piacere quanto più possibile. Poi, ad un tratto, ho visto che mi ha guardato bene in faccia, sguardo fisso ed ha cominciato a muovere le sue mani in maniera più frenetica; la sua bocca si è spalancata, i suoi occhi si sono chiusi ed ha emesso un flebile lamento. In quello stesso istante ha raggiunto l'orgasmo. È rimasta con gli occhi chiusi, mentre il suo corpo veniva scosso da brividi intensi di piacere, sotto lo sguardo estasiato del marito, che non perdeva un solo movimento della sua mano. Quando ha riaperto gli occhi, ho intensificato la mia masturbazione, perché ora toccava a me godere per lei. Essa, con cenno della mano, mi ha invitato ad avvicinarmi quel tanto che basta, perché il mio corpo fosse in prossimità dei suoi piedi. Ha sollevato la gamba destra ed ha avvicinato il suo splendido piedino, impreziosito da un'immancabile cavigliera d’oro con ciondoli di corna, chiaro simbolo della sua propensione a farne dono al maritino. Quel piede ha raggiunto la punta del mio cazzo, con l'esplicito invito a farselo ricoprire di sborra. Mi sono segato velocemente e poi, guardandola fissa negli occhi, ho cominciato a scaricare getti intensi di piacere su quella caviglia, su quel meraviglioso piedino e sulla coscia. Lei ha sorriso, ha apprezzato e spalancato la bocca, leccandosi le labbra avidamente. Mi guardava con occhi da vera porca, che godeva nel vedermi sborrare sul suo piede. Quando ho finito di schizzare, lei ha allungato una mano, ha afferrato il membro e lo ha spremuto fino all'ultima goccia. Proprio l'ultima goccia, l’ha raccolta con il pollice e, lentamente, sempre fissandomi negli occhi, l'ha portato alle labbra per gustare il mio piacere. In quell'istante, un piccolo applauso si è levato dal gruppo di singoli che era dietro di me; si erano segati ed erano venuti anche loro, complimentandosi con la donna per la splendida performance che ci aveva regalato. Queste sono le cose che mi piacciono molto di quel posto, dove l'erotismo viene fatto in maniera intrigante, mai scontata, ma sempre molto eccitante. Lei, dopo quella particolare sua esibizione, si è rivolta verso il marito e gli ha allungato il piede, ricoperto della mia crema. L'uomo lo ha preso fra le mani, quasi fosse un oggetto sacro, da adorare, ed ha cominciato a spalmare la mia sborra sulle cosce e sulle caviglie della moglie. È stata la conclusione di un gioco incredibilmente eccitante. Sono tornato a sedere al mio posto e lei ha preso a distendersi per gustarsi gli ultimi raggi di sole. La sera son uscito e, passeggiando per il paese, ho notato che, quest'anno, la cittadina turistica dove mi trovavo era più piena di ragazzi giovani e questo mi ha regalato una certa allegria. Il giorno successivo son tornato nella stessa scogliera e nonostante fossero le 10:00 del mattino, vi era pochissima gente, per cui la scogliera era alquanto libera. Mi son disteso al mio solito posto ed ho fatto un bagno rinfrescante, perché il sole già cominciava a farsi sentire sulla pelle. Quando son uscito dall'acqua, ho visto arrivare una giovane coppia, anzi giovanissima. Lui avrà avuto, al massimo, circa venticinque anni, lei sembrava averne intorno ai 18/20, non di più. Li avevo notati mentre andavo via la sera precedente: scattavano foto con il tramonto. Lei indossava un vistoso bikini rosso che risaltava notevolmente sulla sua pelle bianca. Con tutta la scogliera libera, si son guardati un attimo intorno, mi hanno visto e lei ha annuito con il capo; si son venuti a sdraiare a due o tre metri da me. Io son rimasto lusingato da questa scelta, perché era chiaro il fatto che avevano volutamente stendere i loro teli vicino al mio. Li ho osservati da dietro i miei occhiali scuri, mentre mi spalmavo la crema protettiva. Lui un bel ragazzo di aspetto normale, di media statura, moro con il fisico non troppo robusto, lei una bambolina. Una piccola Barbie umana, dal corpo esile e perfetto. Capelli biondi a caschetto, occhi chiari, seno non troppo grande, al massimo una seconda, tondo, perfetto, sembravano due pompelmi con dei capezzoli sottilissimi. Il ventre piatto in un corpo un po' magro, il culetto tondo perfetto, sembrava disegnato con il compasso. Le cosce lunghe e snelle e, sia le unghie delle mani che quelle dei piedi, erano colorate di un rosso acceso, che metteva ancor più in risalto la bellezza delle sue estremità. La bocca, non troppo ampia, le labbra sottili, erano incorniciate su un ovale del viso quasi perfetto. Si sono spogliati nudi e, sdraiati accanto a me. Lui ha iniziato a spalmarle la crema protettiva, perché la pelle della ragazza era anche troppo bianca, ma, più che spalmare, sembrava che l’accarezzasse, mentre guardava verso di me. Lei teneva lo sguardo in basso, sembrava timida, quasi impacciata. Lui però cercava di capire se avesse attratto la mia attenzione e se il gioco avesse suscitato il mio interesse. È stato un lungo massaggio, durante il quale ho visto i capezzoli della ragazza ergersi dritti e appuntiti, anche se sottili e, a quel punto, abbiamo iniziato un gioco di sguardi ed intense occhiate, da parte di lui che cercava di mostrarmi la sua lei, che, timidamente, stava al gioco, non senza un certo imbarazzo. Doveva esser di certo da poco che avevano intrapreso quel gioco. Lui le parlava nell’orecchio, lei si girava verso di me e notava che avevo già un bel principio d'erezione. Seppur timidamente, quando lei si è resa conto che aveva la mia attenzione, ha iniziato a muovere ed aprire/chiudere le gambe, con malcelata indifferenza, mostrandomi lo spacco della sua patatina, molto piccola: sembrava una pesca liscia e matura. Completamente rasata e pulita, era incredibilmente sensuale. Il rosa della carne della sua ostrica era in netto contrasto con il bianco della sua pelle. Il gioco ha iniziato ad intrigarci, teneva gli occhi chiusi, mentre lui continuava ad accarezzarla, arrivando quasi a masturbarla, prima in maniera soft, poi con maggior vigore. Ho visto le guance della ragazzina imporporarsi di rosa e questo suo verginale imbarazzo, mi ha eccitato particolarmente. Alcuni singoli son venuti a sedersi accanto a me per meglio osservare la scena. Il giovane lo ha fatto presente, sussurrando qualcosa all’orecchio della ragazzina, che, quasi, d’istinto, ha, per un attimo, ha serrato le cosce, per poi tornare ad aprirle, mostrando il suo splendido fiore. Ad un tratto, la scena si è accresciuta d'interesse per il sopraggiungere della bella, con cui avevo giocato il giorno precedente. Ha notato il capannello di singoli intorno alla ragazzina e, con una certa nonchalance, anche lei ha steso il suo telo a poca distanza da quello della ragazza. Senza degnarla di uno sguardo, si è piegata a 90°, mostrando il suo splendido culo e attirando l’attenzione di alcuni singoli, che si son spostati più vicino a lei. A me è sembrato un gesto di sfida. Il confronto tra le due donne era davvero improbo: la ragazzina, giovane, bellissima, era assolutamente inesperta e certamente molto impacciata; l'altra, invece, era esperta, consapevole del suo potenziale seduttivo, cosa che ha subito calamitato attorno a sé un discreto numero di singoli, che subito hanno iniziato a segarsi per lei. Non mi ha degnato di uno sguardo, perché, si è resa conto che io ero affascinato dalla ragazzina. Il gioco è iniziato in maniera alquanto avvincente. La bella ha subito ricevuto l’omaggio di alcune sborrate da parte di diversi singoli che, nel vederla così aperta ad accarezzarsi, in maniera lasciva e provocante, hanno subito schizzato. Io, invece, son rimasto ad ammirare la ragazzina che veniva accarezzata dal compagno e masturbata sempre più intensamente; ben presto ho visto il suo corpo tendersi, inarcarsi, scosso dal primo orgasmo. Solo un flebile gemito è uscito dalla sua bocca, mentre ancora fremeva sotto l'effetto dell’orgasmo. Lui mi ha sorriso, perché ho annuito quando lei ha goduto. La mia eccitazione ora era alle stelle. Mi masturbavo lentamente, cercando di godermi ogni attimo di quel gioco che si era creato fra noi, mentre, al suo fianco, la bella continuava a far schizzare cazzi a raffica. Il giovane mi ha fatto cenno di avvicinarmi ed io mi son inginocchiato al suo lato destro. Lei mi ha guardato con occhi stupiti, poi si è girata verso di lui, in evidente imbarazzo. Ero meravigliato dal tanto candore di una donna che, palesemente, si stava esibendo più per compiacere lui, che per un proprio desiderio. Son rimasto immobile, senza turbarla, essendo già lei molto tesa. Lui ha ripreso a masturbarla con più vigore e lei ha iniziato a gemere di nuovo. Lui, con la mano libera, ha sollevato la mano della ragazzina e l’ha appoggiata sul mio cazzo durissimo. Lei, per un istante, l’ha tolta, ma poi, di sua spontanea volontà, me lo ha impugnato ed ha iniziato a segarmi, facendo lo stesso con l’altra mano con il cazzo del suo uomo. Ci segava entrambi, mentre lui la scopava con le dita sempre più velocemente. Ho visto lui esser quasi all’apice. Il gioco doveva averlo eccitato tantissimo. Mi ha indicato con lo sguardo il seno di lei e io, con molta calma, ho appoggiato la mano su quella meraviglia, stringendo il minuscolo capezzolo fra le dita. Lei si è girata verso di me e mi ha guardato con occhi resi languidi dal piacere che stava provando. Lui ha intensificato la masturbazione e lei ha goduto di nuovo, stringendo con la mano il mio sesso, segandolo con maggior fretta. Lui mi ha guardato ed io ho intuito che era prossimo al piacere. Ho appoggiato la mia mano su quella della ragazzina e l'ho stretta attorno al mio cazzo, facendomi segare con maggior velocità. Una smorfia sul viso della ragazzina, ci ha fatto capire che era all’apice: il suo corpo si è inarcato ed è esploso in un orgasmo davvero intenso. Lui ha continuato a scoparla con le dita, poi mi ha guardato ed ha sborrato su di lei. Il suo seme si è sparso sul suo corpo acerbo ed io non sono stato da meno. Lei ha abbandonato i nostri membri, coprendosi il viso con le mani. Ho indirizzato il mio schizzo di sborra su quei seni stupendi e li ho omaggiati con una buona quantità di crema, ricoprendoli del tutto. Lui ha guardato lei, che gli ha sorriso, poi, con un dito ha raccolto un po’ della sua e mia crema e l'ha portato alle labbra di lei, che si sono schiuse per poterlo ciucciare. Io mi son spremuto il cazzo su di lei, poi mi son spostato. Il mio compito era finito. Ora erano loro che dovevano decidere il proseguo del gioco. Lei si è alzata di scatto e, insieme, sono andati verso il mare e si son tuffati per un bagno ristoratore. Io mi sono seduto sotto il mio ombrellone ed ho dato uno sguardo verso la bella che, dopo l’ennesimo schizzo del solito singolo frettoloso, si è messa a pancia in giù, stanca del gioco. Mi è sembrata come infastidita dal fatto che nessuno fosse capace di regger il gioco come era successo il giorno prima con me, restando duro per molto tempo e regalandole intense emozioni, prima di omaggiarla con una sontuosa schizzata. Il mio sguardo si è concentrato di nuovo sulla coppia giovane che, seduti sulla scogliera, vicino al mare, parlavano e si scambiavano effusioni. Ne ho dedotto che tutto era nella norma.
Mi son alzato e recato al chiosco lì vicino, per uno spuntino.
Seduto, mentre mangiavo, li ho visti andarsene abbracciati e, quando son passati davanti a me, lei mi ha sorriso e salutato con un cenno del capo, mentre lui la stringeva sorridendo.
Ho riflettuto sul fatto che, in tre giorni di vacanza, avevo già vissuto due belle e intense avventure, molto soddisfacenti e appaganti.
Mancavano ancora quattro giorni al mio rientro. Non male come inizio!
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1 anno fa
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le foto porno con mio fratello
Mi chiamo Giulia, ho 27 anni e sono una bella ragazza, dal fisico ben modellato da anni di danza classica. Sono esile, alta, capelli neri e lunghi fin oltre le spalle, occhi scuri, il seno di una seconda piena con dei capezzoli piccolissimi. Il culetto è ben tondo e sodo, posto al culmine di gambe dritte ed affusolate. Vivo e lavoro come impiegata nella biblioteca comunale multimediale della città, dove ho completato gli studi di scienza della comunicazione. Sono abbastanza lontana da casa e vivo qui perché, durante gli studi, ero fidanzata con un ragazzo che non piaceva ai miei genitori, in quanto lo ritenevano il classico figlio di papà viziato, che avesse fatto soldi in modo un po’ equivoco. In disaccordo con i miei genitori, ho preferito trovarmi un lavoro e restare qui, per non riconoscere con loro che, in fondo, potevano anche aver ragione. Per questo mio padre non mi rivolge la parola da più di tre anni. Anche la mamma si fa sentire poco, mentre l’unico con cui, ogni tanto mi sento al cellullare, è Luca mio fratello. Da poco è stato assunto in un centro informatico con la funzione di tecnico riparatore, essendo lui da sempre affascinato dal mondo dei computer e dell’informatica. È un mago anche con un semplice smartphone, quindi con un pc fa miracoli. Non lo vedo da tempo e me lo ricordo molto impegnato in uno sport molto duro, come il karate. Una sera, dopo le solite due ore di danza classica, mentre mi accingevo a tornare al mio appartamento, la mia vettura mi ha lasciato a piedi. Non vi è stato nulla da fare, il motore non ha voluto in nessun modo avviarsi e così sono stata costretta a prendere un taxi. Il giorno successivo, ho chiamato un carro attrezzi e sono andata a recuperare la mia vettura; quando il meccanico ha aperto il cofano ha potuto constatare che il motore era andato, perché non ero stata attenta a far la necessaria manutenzione. Praticamente ci voleva un motore nuovo, una spesa esagerata! Ero un attimo indecisa sul da farsi. La vettura è usata, ma in ottime condizioni, ne sto ancora pagando le rate e non mi potevo certo permettermi una spesa cosi eccessiva. Il meccanico mi ha suggerito di prendere un motore rigenerato, che avrebbe avuto un costo inferiore a quello nuovo, ma, in ogni caso, era una cifra tale che non ero in grado di sostenere. Avevo bisogno di soldi! La sera a casa, seduta sul divano, stavo sfogliando il giornale, cercando negli annunci qualche soluzione, quando una cosa ha attirato la mia attenzione.
“Cercansi modelle o modelli per catalogo di biancheria intima. Gli aspiranti devono esser giovani ed in forma. È richiesta una certa disinvoltura nel mostrarsi poco vestiti o addirittura nudi. Offresi compenso adeguato a fine servizio.”
Per un attimo ho avuto un sorriso sarcastico, pensando trattarsi di una bufala, ma poi la curiosità ha avuto la meglio su di me. Ho chiamato il numero indicato e, dopo aver risposto ad alcune domande, ho fissato un appuntamento per il sabato successivo per un colloquio ed eventuale lavoro, che, ha dire della persona con cui parlavo, era davvero semplice e ben remunerato. Era musica per le mie orecchie. Il giorno prescelto ho raccolto i miei capelli in uno chignon, perché faceva già abbastanza caldo. Ho indossato una gonna non troppo lunga, ma facile da togliere, in previsione del fatto che, per indossare della biancheria intima, mi sarei dovuta spogliare; sopra misi una maglietta semplice e, ai piedi, dei sandali dal tacco medio, legati alla caviglia con un cintino. Con un taxi, sono andata all’indirizzo che mi era stato fornito. Mi son trovata nei pressi di una palazzina di tre piani, ho cercato il nome sul campanello ed ho suonato. Alla risposta, una voce maschile mi ha detto: terzo piano. Esco dall’ascensore e vedo un uomo alto, molto distinto, che mi ha fatto cenno di entrare. Appena dentro mi son ritrovata in un appartamento trasformato in uno studio e, subito, lui si è presentato.
«Piacere sono Paolo.»
Ho notato che mi ha rivolto una bella occhiata e si è compiaciuto di quello che vedeva. Mi ha fatto accomodare in quello che doveva esser il suo ufficio e sedere davanti ad una scrivania sul cui lato opposto c'era lui che ha iniziato a far domande.
«Perché le interessa questo lavoro?»
L’ho guardato e l’ho anche trovato un tipo interessante. Ho cercato di esser abbastanza tranquilla.
«Ho bisogno di soldi. Devo sostenere una spesa esosa ed ho bisogno di soldi.»
Mi ha fissato intensamente.
«L'annuncio precisava di esser muniti di una certa disinvoltura nel mostrarsi poco vestiti o addirittura nudi. Come si sente a doversi spogliare davanti ad una fotocamera?»
L’ho guardato nutrendo qualche perplessità su ciò che mi aveva appena chiesto.
«Non voglio credere che saranno foto porno?»
Lui mi è sembrato a disagio.
«No, no, non è così! Ma, in parte, implica la nudità. Più di un po'. Abbiamo linee da reclamizzare che sono destinate alla vendita nei sexy shop e saranno fatte foto con modelli, sia femminili che maschili.»
Ero ancora più curiosa adesso. L’ho guardato e, a mia volta, gli ho rivolto una domanda ben precisa.
«In ogni caso non dovrò far sesso? Voglio dire che, anche se ci saranno dei modelli maschili, io non ci devo avere dei rapporti sessuali?»
Lui ha risposto con un tono molto conciliante.
«No, questo no. Ma ci saranno una serie di posizioni sessuali particolari e avremo bisogno di foto per ciascuna di quelle posizioni. Per questo non volgiamo attori professionisti, ma gente normale, che risulta molto più naturale e spontanea, anche in un eventuale condizione di imbarazzo.»
Ero davvero stupita. Un misto di curiosità ed imbarazzo mi faceva pensare che, forse, sarebbe stato meglio andarsene, ma il fatto di dove riprendere un taxi, mi ha riportato al vero motivo per cui ero lì.
«Posizioni sessuali? È molto più di una certa disinvoltura nel mostrarsi nudi. Non credo di esser interessata nel lasciare che uno mi ficchi il suo pene dentro, in modo da poter meglio illustrare una certa comodità o bellezza della lingerie da reclamizzare. Su questo vorrei maggiori certezze!»
Paolo ha alzato le mani.
«No, non fraintendermi. La maggior parte di questi scatti non deve mostrare nulla di così dettagliato. Sono le posizioni dei due corpi che contano. Non c’è assoluto bisogno di mostrare effettivamente la penetrazione. Al massimo lo potrai avvertire appoggiato addosso, ma possiamo usare sia un modello o qualcosa di finto.»
Gli ho fatto solo un’altra domanda, prima di decidere se accettare o meno.
«Presumo che tu sia il modello maschile per queste immagini.»
Lui è rimasto un attimo spiazzato dalla mia domanda. Ha reagito d’istinto.
«Purtroppo no! Voglio dire che mi piacerebbe, eccome, posare con te. Ma c'è un altro uomo. In questo momento sta in un’altra stanza a colloquio con la mia socia.»
Ero indecisa, ma sempre meno convinta della bontà della cosa; mi sembrava tutto alquanto assurdo, ma mi servono i soldi e quindi ho chiesto informazioni sul compenso.
«Mi sembra un po’ pazzesco quello che sto per fare, ma, dimmi, che compenso mi spetterebbe se accettassi?»
«Se accetti e se ci permetti di usare le immagini del tuo corpo liberamente, su tutti i mercati mondiali, il compenso sale moltissimo. Diciamo fra i 3.000 e i 5.000. Se poi accettassi anche qualche situazione un po’ più erotica, allora potresti arrivare ai 10.000 tranquillamente. Come vedi dipende da te. Aggiungo che oggi ci occupiamo del casting, ma il servizio sarà fatto in un altro luogo: una villa immersa nel verde in cima ad una collina, con intorno un parco immenso e assolutamente discreta.»
L’ho guardato e ho notato che lui sembrava abbastanza interessato alla mia figura; mi ha osservato con estrema attenzione e poi ha aggiunto una ulteriore domanda a quelle finora fatte.
«Hai un bel fisico, molto snello e ben proporzionato; sicuramente fai dello sport per mantenerti così in forma, ma vorrei sapere se hai cicatrici, tatuaggi, piercing o peli sul corpo.»
Gli ho risposto che ero una ballerina di danza classica e non avevo nulla di quello che lui mi aveva chiesto. Lui ha fatto un sorriso molto compiaciuto. Non ha aggiunto altro, si è alzato in piedi e ho notato che aveva un bel pacco gonfio. Ha aggiunto, mentre mi congedava, che mi avrebbe chiamata in settimana per dirmi se e quando si sarebbe proceduto al servizio fotografico. Sono uscita e, mentre andavo a casa, ripensavo a tutta questa storia che mi sembrava davvero insolita. Il giovedì mi chiama una voce femminile.
«Ciao, sono Nadia, la socia di Paolo, ti volevo chiedere se eri interessata al sevizio fotografico, perché abbiamo trovato la tua controparte maschile e, se non hai cambiato idea, sabato mattina vorremmo iniziare. Ti mando l’indirizzo del luogo dove faremo il servizio fotografico.»
Confermo la mia disponibilità ed aggiungo solo che non ho un mezzo per raggiungere il posto del sevizio. Lei resta un attimo in silenzio, poi mi dice che ci vedremo davanti all’edificio dove ho fatto il colloquio. Il sabato arrivo puntuale sul luogo dell’incontro e trovo ad aspettarmi Paolo. Mi sorride e poi mi invita a salire in auto, per raggiungere il luogo designato. Durante il viaggio iniziammo a parlare.
«Apprezziamo molto che tu faccia da modella per noi, Giulia. Sapessi quanto è difficile trovare la persona giusta, con il look giusto e questo è un compito difficile per qualsiasi modella. Sei davvero molto bella. Penso che abbiamo trovato anche il maschio perfetto per il servizio. È davvero un bravo ragazzo, come prima cosa ed è davvero un fusto, con un bel viso. Son sicuro che voi due andrete d'accordo. Sembra molto professionale anche se, come te, non è un modello professionista. Ci sta aspettando in villa con la mia socia.»
Dopo una mezzora di viaggio, siamo entrati in un cancello che si è richiuso dietro di noi e, percorso un lungo viale in salita, siamo giunti davanti ad una villa in stile moderno. Scesi, siamo entrati ed ho visto una donna e un maschio, girato di spalle, che parlavano al centro di un magnifico salone. La stanza era piena di attrezzatura fotografica: luci, cavalletti, ombrelli e cavi dappertutto e due persone intente a sistemare ogni cosa. Loro parlavano e, quando si son girati, son rimasta basita. Nadia si sposta e mi presenta il modello che altri non è che Luca, mio fratello.
«Tu devi esser Giulia.»
Mentre parla, noi due ci guardiamo restando a bocca aperta. Il primo a rompere il silenzio è Paolo.
«Questo è Luca: ma...voi due vi conoscete?!»
«Oh cavolo!»
Ho esclamato mentre Luca ha sorriso e risposto a Paolo.
«Sì, immagino che tu possa dire che ci conosciamo. Paolo, Nadia, vorrei presentarvi mia sorella Giulia.»
C’è stato un silenzio infinito nella stanza, mentre tutti gli occupanti pensavano all’incredibile scherzo del destino. Luca è venuto verso di me, che ancora ero sbalordita ed a bocca aperta.
«Ciao, Giulia Non avrei mai pensato di vederti qui. Stai bene? Sembri un po' pallida. Sono un po' sorpreso che tu abbia accettato di fare questo lavoro.»
Mentre io lo guardavo ancora stupita, la voce di Nadia risuonò dietro di noi.
«Merda! Ho noleggiato tutta questa roba per fare le foto oggi. Stavamo per provare a realizzare tutto in un giorno. Questo imprevisto ci costerà un sacco!»
Luca ha appoggiato la mano sulla spalla di Nadia.
«Lascia che ti dia un suggerimento: non è che io e Giulia non ci siamo mai visti nudi. Voglio dire, siamo cresciuti insieme in una casa con un solo bagno. E hai detto che non ci son rapporti reali nelle riprese, giusto? Cosa ne pensi, Giulia? Pensi di poter fare delle foto, anche se con me?»
Nadia si è girata verso di me e mi ha guardato in attesa della mia risposta. Ho guardato Luca e ho ripensato agli anni trascorsi insieme. I nostri genitori erano sempre molto impegnati nel lavoro a far carriera e noi eravamo cresciuti aiutandoci a vicenda. Ho ripensato a come Luca mi avesse "protetta" dai ragazzi, soprattutto durante il liceo. Era stato bravo, così bravo che in realtà ero vergine quando mi ero fidanzata con quel poco di buono che, dopo avermi sverginata e goduta un po’, mi aveva lasciata per una puttanella da quattro soldi. Dopo quella storia finita male, Luca era scomparso già da diversi mesi e, da allora, avevo ricevuto da lui solo poche telefonate. In questo momento ero felice di vederlo. Gli ho sorriso e, finalmente, sono riuscita a riprendermi dallo stupore.
«Cosa diavolo stai facendo? Perché hai accettato di posare per foto come queste? Pensavo che stessi facendo un sacco di soldi con quel lavoro da tecnico?»
Luca ha ricambiato il sorriso e mi ha risposto.
«In realtà, li sto facendo. La mia era solo curiosità. Ho pensato che sarebbe stato interessante far qualcosa del genere. Ho anche pensato che avrei potuto incontrare una ragazza e vederla nuda senza tutto le paranoie del corteggiamento.»
Paolo ha preso in mano la situazione.
«Ok, ragazzi, mi fa piacere che vi siate ritrovati, ma non abbiamo risolto questo problema. Abbiamo noleggiato tutta questa attrezzatura, quindi, ovviamente, vorremmo procedere. Giulia non hai risposto alla domanda di Nadia. Ti va di procedere oltre?»
Ho guardato sia lui che lei, e poi Luca.
«Immagino che non potrei esser più al sicuro. E come ha detto lui; ci siamo visti nudi più di una volta. Credo che possiamo fare un tentativo.»
La tensione nella stanza è svanita di colpo. Piuttosto che lasciarci riflettere ulteriormente, Paolo e Nadia iniziato ad informarci sull'ordine in cui sarebbero state scattate le fotografie, per quanto tempo avrebbero dovuto esser mantenute alcune pose e altre informazioni che rendevano la sessione impersonale. Alla fine, però, è arrivato il momento in cui abbiamo dovuto metterci nudi per iniziare. Paolo si è avvicinato ad entrambi e ci ha invitati a spogliarci.
«Non abbiamo uno spogliatoio vero e proprio, ma dato che le pose son tutte nude, non sembrava importante. Inoltre dobbiamo attendere che i vostri corpi si liberino dai segni impressi da indumenti, tipo spalline del reggiseno, elastico della biancheria intima, insomma quel genere di cose. In genere i due protagonisti che si conoscono al momento, hanno bisogno di socializzare, ma voi trovate un modo per perder un po’ di tempo, mentre io e Nadia prepariamo l'attrezzatura.»
Ho guardato mio fratello e mi son messa a ridere.
«Ricordi l'ultima volta che ci siamo visti nudi?»
Lui mi ha guardato e si è messo ridere a sua volta.
«Fu la sera che dovevi uscire con quel borioso di Michele. Mi stava così antipatico che ho fatto di tutto per farti arrivar tardi.»
Lo guardo e ricordo perfettamente che, alla fine, esasperata dal fatto che lui teneva occupato il bagno, continuando a far la doccia, per farmi andare in ritardo, alla fine ero entrata passando direttamente dalla finestra che, dalla terrazza, immette nel bagno. Sono rimasta stupita, quando, appena scavalcata la finestra, ho notato che mio fratello si stava masturbando allegramente. Non si aspettava la mia irruzione da quel lato e così, quando si è girato, ho potuto notare la sua consistente dotazione. Ne avevo già visti di cazzi, ma, il suo era veramente qualcosa di spettacolare! Lungo, grosso, perfettamente cilindrico e teso, con in cima una punta a forma di albicocca.
«Mi ricordo che ti eri così incazzato, perché ti avevo interrotto! Te lo stavi menando alla grande!»
Luca mi guarda ridere e anche se adesso è davanti a me, vedo quel mostro a riposo, ricordo che, in quel momento, ero rimasta veramente stupita, ma, soprattutto, affascinata.
«Ricordo di aver pensato ad un cavallo, quando ho visto il tuo...È stato molto interessante. Era la prima volta che vedevo qualcosa di così abbondante!»
Luca ride ancora, mentre noto che un po’ si sta eccitando.
«Però mi sembra di ricordare che neanche tu ti sei fatta tanti scrupoli a togliere l’accappatoio ed infilarti nuda dentro la doccia. Ricordo d'esser rimasto sorpreso nell'appurare che ti... eri rasata... laggiù.»
Restiamo entrambi in silenzio a rammentare quei momenti. Ricordo che per tutta la serata, insieme a quel ragazzo, non ha fatto altro che pensare a ciò che avevo visto nel bagno: il membro di mio fratello. I nostri pensieri vengono distratti dalla voce di Nadia, che ci invita a prepararci. Iniziamo così una serie di fotografie, incentrate su due cose in particolare: mentre io son nuda, lui indossa della biancheria intima maschile e la mia presenza è tesa al solo accentuare la sua possente erezione, posta in evidenza dalla biancheria indossata. Poi avviene il contrario. Quando la indosso io, lui è nudo e il suo membro è sempre in prossimità del mio corpo. A volte tocca il tessuto dell’intimo che indosso e questo, alla fine, mi costringe ad andare più volte in bagno per rinfrescarmi, perché tutto questo continuo strusciarsi di corpi, del suo membro eretto appoggiato su di me, mi procura una forte eccitazione. Anche lui non è da meno: il suo cazzo è rimasto in tiro in continuazione. Lavoriamo alacremente per circa quattro ore. Durante la pausa pranzo, restiamo nudi, con indosso solo due semplici kimono. Consumiamo un pasto veloce (dei sandwiches) e poi si riprende il lavoro. Paolo è entusiasta della nostra performance.
«Ragazzi, siete fantastici! Avete una disinvoltura davanti alla fotocamera, che colpisce per la sua naturalezza. Sembra quasi che abbiate fatto questo lavoro da sempre. Magnifici!»
Riprendiamo il lavoro e le scene diventano sempre più bollenti. Alcune volte mi sono trovata con la faccia quasi a contatto con la punta del suo membro ed ho sentito la mia lumachina schiumare. Alla fine, dopo circa altre quattro ore di lavoro, Nadia dice che è soddisfatta.
«Ok, ragazzi, basta così! Siete veramente stati fantastici! Il materiale che abbiamo realizzato è già qualcosa di veramente fantastico. Paolo, durante la pausa pranzo, ha inviato qualche scatto al nostro committente, che si è già complimentato con voi! Sono veramente contenta ed entusiasta.»
Un applauso da parte del personale che ha contribuito alla realizzazione del servizio, riempie il silenzio del luogo. Poi, mentre mi rivesto, Nadia, si avvicina e mi guarda dritto negli occhi.
«Giulia, sei stata meravigliosa! Credimi, ho avuto molte modelle, ma tu sei stata la migliore in assoluto, la più importante che abbia mai avuto davanti. Sono autorizzata a dirti che il committente ha deciso che tutta la biancheria intima e le scarpe che hai indossato per il servizio sono tue, te le sei meritate, come premio per il tuo comportamento così naturale, davanti alla fotocamera.»
Nel dirmi questo, mi consegna una busta con dentro un assegno da €5000. La guardo stupita e lei ribadisce che i soldi sono assolutamente meritati e tutte le cose che mi dona in più sono un premio che, in qualche modo, gratificano l'impegno profuso. Mi parla con il viso a pochi centimetri dal mio e poi mi dà un bacio sfiorandomi le labbra. Mi guarda per un attimo, in attesa di una qualche mia reazione. Le sorrido e lei mi bacia di nuovo e, questa volta, in maniera più intensa e profonda. Le nostre lingue impazziscono, mentre lei mi stringe con forza a sé. Quando ci stacchiamo lei sorride, i suoi occhi brillano di gioia.
«Scusami, ma non ho saputo resistere alla tentazione di baciarti. È tutto il giorno che ti ammiro nuda e, forse ti sembrerà strano, ma mi sono eccitata moltissimo. Spero che, dopo questo servizio, avremo la possibilità, in qualche modo, di prendere un caffè o un drink insieme.»
Sono un po’ sbalordita, ma contenta. Ci raggiunge Luca, insieme a Paolo e gli chiedo di caricare le scatole contenenti biancheria intima e scarpe che mi è stata donata, ma Luca interviene e dice a Paolo di non preoccuparsi che mi accompagna lui a casa. Salutiamo i nostri amici e, saliti in auto, ci avviamo verso casa mia. Per un momento restiamo entrambi in silenzio, anche se, dentro di me, avverto uno strano languore. Sono stata eccitata per tutto il giorno, nel trovarmi davanti alla faccia quello splendido membro di mio fratello. Anche se è mio fratello, io son sempre una donna e son convinta che anche a lui abbia fatto un certo effetto avermi nuda fra le sue mani.
«Che ne dici se, dopo che abbiamo lasciato la roba a casa mia, andassimo a cena in un piccolo ristorante lì vicino, che so quanto si mangia bene. Sai, oggi, il pranzo non è che mi abbia soddisfatto.»
Luca mi guarda, io annuisco, e lui aggiunge un ulteriore dettaglio.
«Accetto a due condizioni: la prima è che sia io a pagare; la seconda è che mi permetti prima di fare una doccia e di restare a dormire a casa tua, perché, dopo questa lunga giornata, non ho nessuna intenzione di far un’ora di strada per tornare a casa mia.»
Ho un brivido nel sentir le sue parole: accetto senza alcuna esitazione. Arrivati in casa, lo invito ad andare a far la doccia per primo.
«Mentre io metto a posto tutta questa roba, tu fa pure la doccia, che poi la faccio anch’io.»
Si spoglia nudo e sento ancora il brivido di piacere che si rinnova nella mia mente nel vedere il suo corpo splendidamente scolpito. Sistemo la biancheria intima che mi è stata regalata e noto che, almeno quattro capi dovranno esser lavati, perché è evidente che, mentre li indossavo, dovevo essermi eccitata così tanto, da sporcarli. Esce dalla doccia, con solo un asciugamano legato alla vita, sotto cui si nota la sua erezione. Fingo di ignorarla e, dopo essermi spogliata nuda, senza guardarlo in faccia, faccio una rapida doccia e, quando esco, lui è quasi pronto. Indosso una gonna bianca, abbastanza corta, sandali col tacco alto e, come intimo, un perizoma bianco con sopra un reggiseno quasi invisibile, che modella la forma del mio seno, rendendola ancor più seducente. Una camicia bianca, abbastanza aderente, rivela ancora di più la bellezza del mio seno. Ci diamo un’occhiata e, sorridendo, usciamo. Fatti pochi passi, entriamo in un piccolo ristorante, dove ci mettiamo a mangiare, ridere e scherzare. Parliamo della giornata e di come certe situazioni ci hanno eccitato.
«Ti sembrerà starno, ma mi ha fatto un particolare effetto esser nuda davanti a te. In certi momenti ho faticato a tener presente che eri mio fratello.»
Lui sorride.
«La stessa cosa è successa a me. Nelle foto in cui eri nuda e io ti appoggiavo il sesso sul corpo, ero eccitatissimo.»
Lo guardo e nessuno dei due aggiunge altro, ma è chiaro che fra di noi è scattata una scintilla. Usciti dal ristorante, mi stringo al suo braccio e lui mi cinge la vita. In silenzio, torniamo a casa mia. Sembriamo una coppia di fidanzati e, appena dentro l’appartamento, senza che nessuno dica una sola parola, lui, improvvisamente, mi stringe a sé e mi bacia con passione. Lo volevo anch’io. Rispondo al suo bacio, mi stringo al suo corpo e sento prepotente ergersi la sua erezione. Ci strappiamo letteralmente i vestiti di dosso, quasi bruciassero. In un attimo siamo nudi e ci guardiamo in faccia in silenzio. Ho quasi paura a toccarlo. Mi sembra un sogno cullato per tanto tempo. Lui mi prende per mano ed entriamo, sempre in silenzio, in camera da letto e poi cominciamo a toccarci, leccarci e eccitarci come se adesso avessimo fretta. Mi fa letteralmente impazzire quella sua bocca che mi lecca divinamente ed io ricambio, accogliendo in gola tutto quel suo meraviglioso cazzo, che sento durissimo. Lo voglio. Lo trascino quasi di forza su di me e lui mi penetra molto lentamente. Lo sento che mi scivola lungo le pareti della vagina, ridotta ad un lago di umori. Quando arriva in fondo, rimane immobile e io ho un primo orgasmo.
«Luca! Luca! Mi fai… Luca, VENGO!»
Devastante! Sento il mio corpo tremare in maniera incontrollata. Lui adesso si muove dentro e fuori, con molta calma. Mi scopa benissimo e io subito riprendo a godere e lo stringo con forza a me. Lui mi sovrasta e mi sorride divertito.
«Godi! Voglio che godi tantissimo! Non sai da quanto ti volevo! Oggi, mi son dovuto segare per non schizzarti addosso! Godi, che ti faccio impazzire questa sera!»
Mi sento in paradiso. Con il mio ex era molto diverso. Lui mi eccitava appena un po', poi mi penetrava, godevo alla svelta e, quando lui mi schizzava dentro il suo piacere, era tutto finito. Con Luca, sto impazzendo. Godo senza fine. Dopo un tempo che a me è sembrato eterno, durante il quale mi ha scopato a lungo, cambiando diverse posizioni, ma sempre facendomi raggiungere l’orgasmo, finalmente lui gode con me. Sento il suo piacere esplodere dentro il mio corpo; lo abbraccio e, senza dir nulla, sfiniti, ci addormentiamo. All’alba è lui che mi stuzzica, masturbandomi; mi sveglio fra le sue braccia, lo guardo e lui mi sorride.
«Buon giorno, amor mio. Spero che il risveglio sia bello come l’attimo in cui ci siamo addormentati.»
Lo stringo e lo bacio con passione. Lui mi penetra quasi all’istante e io mi stupisco di ritrovarmi già bagnata. Disteso supino, mi trascina su di lui e mi fa godere, mentre stimola i miei seni, stringendo i capezzoli fra indice e pollice. Godo e vengo in continuazione: anche lui mi segue dopo un po'. Mi inonda il ventre con il suo seme bollente e poi mi distendo, stremata, su di lui.
«Solo ora mi rendo conto di quanto ti volevo. Da quella sera nel bagno, in cui ti ho visto che ti masturbavi, dentro di me, inconsciamente, ti ho sempre desiderato. A volte, quando stavo con Michele, mentre lui mi scopava, pensavo a te e godevo all’istante.»
Luca mi sorride, mi bacia e poi parla:
«Io ti ho sempre desiderata. Ero furioso quando ti sei fidanzata con bel bellimbusto borioso e viziato. Hanno sempre avuto ragione i nostri genitori, ma ti amavo troppo per dirtelo. Ho cercato di starti lontano, ma non ci sono mai riuscito. Ho cercato solo donne che ti assomigliavano e poi, con esse, sfogavo la mia frustrazione, il mio desideri di averti. Quando se ne rendevano conto, mi mandavano al diavolo. Era te che volevo, non loro, e questo io l’ho sempre saputo. Ora non ho idea di come gestire questa cosa, ma ti voglio e il resto non ha nessuna importanza.»
È cominciata così la mia vita con lui. Dopo due settimane, Nadia mi ha cercato. Mi ha raccontato che il committente ci vuole conoscere e ci ha proposto un altro lavoro. lo abbiamo incontrato. Harry, un simpatico inglese, innamorato della Scozia, dove possiede un castello da favola. Ci ha inviato a passare una settimana con lui, assieme a Paolo e Nadia. Tutti e quattro ci siam divertiti molto e grande è stato il mio stupore nel constatare che Harry era gay. La cosa divertente è stata che, dopo essersi goduto il cazzo di Luca, ci ha fatto una insolita proposta.
«Il cazzo di Luca mi fa impazzire! Ma comprendo anche che tu, che sei sua sorella, ne abbia saputo apprezzare la sua dotazione al punto da andarci a letto. Ebbene avrei una proposta un po’ bizzarra: io ti sposo. Tu diventi mia moglie, Luca ti ingravida ed il figlio vostro, sarebbe il mio erede. Tu puoi continuare a scopare con lui e io avrei, sia il piacere del suo cazzo che un erede, mentre voi sareste liberi di amarvi, anche alla luce del sole.»
Abbiamo accettato ed oggi sono una brava moglie di un marito gay, che mi ha fatto ingravidare dal suo amante, nonché mio fratello. Ho già partorito un bel maschietto e adesso son di nuovo pregna: fra qualche giorno, partorirò una bella femminuccia.
E pensare che tutto è nato per delle foto hard! Non ci posso credere!
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1 anno fa
baxi18, 55
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finalmente cornuto!
Mi chiamo Ettore, ho cinquantasette anni, da tempo ho acquistato una villetta bifamiliare in una zona nuova della città. L’idea era di avere un appartamento per me ed uno da affittare, poiché sono solo, niente figli e son vedovo. Ho fatto questo investimento ed ho selezionato gli inquilini. Su questo sono molto esigente: li voglio con la lei troia ed il lui cornuto. La coppia che ha da poco affittato il mio appartamento, mi fa ben sperare. Appena giunti, mi son reso conto di due cose: lui Michele, abile commerciante, mentre lei, Marina è una bella donna, che sa come farsi ubbidire da lui. Ben presto son diventato il salvagente di lei, che mi cerca per ogni cosa, nonché il confidente di lui, che, per le attenzioni che dedico a lei, non finisce mai di ringraziarmi. Marina è una bella donna. Alta, quarta di seno e veste sempre molto elegante. Lavora come direttrice di un settore di una importante azienda nazionale. Bella, colta, ha l’aria di una che ama il cazzo ed ama prenderlo anche di nascosto dal marito. In passato, con la complicità di mia moglie, ho goduto nel sottomettere giovani donne, mentre mia moglie umiliava e sottometteva i relativi mariti. Col tempo ho creato un gruppo di persone, che, come me, amano giocare con le mogli troie di mariti cornuti. Lei mi è piaciuta subito ed ho già intessuto una certa confidenza, specie quando lui è assente per lavoro. Una volta mi son fatto vedere anche nudo. La natura mi ha fornito di un attrezzo decisamente grosso e lungo, e lei, nella circostanza, lo ha ammirato, cercando di non farsi notare da me, che, in realtà, glielo mostravo di proposito. Poco dopo il loro arrivo, li ho invitati a cena. Per tutta la sera, mentre riempivo continuamente il bicchiere di vino a lui, facevo la corte a lei, che gradiva molto, così si è instaurata una certa confidenza anche con lei. Lui, invece, dopo quella sera, mi ha confessato di desiderare che sua moglie scopasse con un altro uomo. Era chiaro che quella confidenza era rivolta a me, ma gli ho fatto capire che tutto dovrà avvenire in maniera naturale, altrimenti si poteva rischiare di rovinare tutto, anche il suo stesso matrimonio. Lui, un po’ preoccupato, mi ha chiesto se avevo esperienza in quel campo. Quando gli ho risposto che, in passato, mi ero occupato di queste cose, ha accolto bene la notizia. Mi ha messo a parte di quanto sia troia a letto, che lo prende in tutti i buchi ed ingoia lo sperma. Oggi, sto mettendo ordine in giardino; son vestito solo con dei pantaloncini, che evidenziano molto il pacco, mentre lei sta usando un notebook, seduta sotto la veranda. Mi osserva con finta indifferenza: è vestita solo con una tunica leggera bianca e, sotto, deve esser priva di ogni indumento intimo, in quanto, allorché si è girata per salutarmi, i capezzoli duri hanno teso il tessuto, evidenziando lo splendido seno. Lui è fuori città, ad un convegno di lavoro e, all’improvviso, un imprevisto accelera tutte le cose: si verifica una lieve scossa di terremoto.
Marina
Sono Marina, ho quarantasei anni e, da quasi venticinque, sono sposata con Michele. Lavoro per una azienda nazionale ed ho raggiunto un buon livello di carriera, anche grazie alla mia intraprendenza ed una buona forma fisica. Sono alta un metro e ottanta, quarta di seno, cosce lunghe e belle, culo da favola, labbra carnose, che adorano succhiare bei cazzi. Appena terminati gli studi, un mio conoscente mi disse di rivolgermi ad una persona che dirigeva un settore importante di questa azienda, dove anelavo esser impiegata. Mi son presentata al soggetto e, senza tanti giri di parole, ebbe a dirmi che il posto c’era, ma bisognava pagarlo. Ho capito subito dove volesse andare a parare e, senza indugio, gli ho detto che ero giovane, appena laureata e vergine, ma desiderosa d’apprendere. Un mese dopo, ero la sua segretaria e la sua troia. Mi ha sverginato in tutto e per tutto. Ho imparato da lui a succhiare il cazzo e bere la sborra, a farmi scopare e chiavare nel culo, con molta soddisfazione. Dopo due anni, ho scoperto che si liberava un posto di rilievo, cui non volevo rinunciare e, quindi, mi son rivolta al vice presidente, che sapevo esser un vero porco. Appena avanzata la mia richiesta, ha risposto facendomi appoggiare i gomiti sulla sua scrivania e mi ha inculato in piedi, con molto piacere per entrambi: ovvio che quel posto è stato mio.
Da tempo avevo conosciuto Michele, mi era simpatico, anche se aveva undici anni più di me e, quando mi ha chiesto di sposarlo, ho accettato. La vita matrimoniale si è rivelata subito per quello che è, monotona e poco soddisfacente, soprattutto nel sesso. Lui ha un modesto arnese che, all’inizio, me lo son fatto bastare, ma poi, col tempo e l’età, non è più riuscito a soddisfare il mio crescente appetito sessuale. Per fortuna ho imparato a soddisfare le mie voglie diversamente. Lo scorso anno, mentre eravamo in vacanza, ho fatto una scoperta molto interessante. Il direttore del villaggio aveva notato che amavo prendere il sole in topless e mi ha fatto capire che a lui la cosa era molto gradita. Potrete immaginare quanto abbia fatto piacere a me: scoprire che a mio marito la cosa non dispiaceva e che mi incoraggiava a frequentarlo. In breve, mi son fatta scopare per due sere di fila, mentre mio marito dormiva beato, con l’aiuto di alcuni bicchieri di vino di troppo. Dopo quel fatto, ho cominciata ad apprezzare l'intimo piacere di cornificarlo, alla luce del sole, perché trovavo la cosa quanto mai intrigante. Farlo cornuto con il suo benestare avrebbe semplificato le cose anche fra noi. Circa due mesi fa, è cambiato il presidente della mia azienda. La nuova dirigente, una bella donna, mi ha convocato nel suo ufficio. Mi ha fatto i complimenti per il mio operato e, poiché è fortemente convinta che il potere lo devono detenere le donne, mi ha chiesto di occuparmi di un settore dell’azienda, abbandonato alla deriva dalla precedente amministrazione. Mentre mi parlava, era in piedi davanti a me. Mi osservava e, quando ho accettato l’incarico, con conseguente nuova promozione, la sua bocca si è incollata alla mia per un bacio davvero unico, bello, intenso e ricco di piacere e passione.
«Mi sei piaciuta subito, appena ti ho visto. Faccio molto affidamento su di te in ordine al lavoro e sappi che hai carta bianca; però, vieni a trovarmi spesso: il tuo corpo mi eccita da morire.»
Dopo quella volta, ci vediamo spesso. Quasi una, o due volte, al mese passiamo un intero pomeriggio a giocare fra noi donne, assieme ad altre tre che lei ha messo in posti di comando; ne otteniamo molto piacere, anche se il cazzo resta in cima alle mie preferenze.
Per poter svolgere più agevolmente il mio nuovo incarico, abbiamo preso in affitto questa villetta, situata in una comoda posizione nelle vicinanze del mio ufficio. Ettore, il proprietario, è un bel maschio, maturo, possente, fisico asciutto e ben curato. Mi intriga il suo sguardo, credo che, alla fine, se devo metter le corna a mio marito con il suo benestare, direi che Ettore è l’elemento giusto. Una volta, l’ho anche visto nudo e... cavoli!! Ha un cazzo che, in posizione di riposo, è veramente notevole: mi son bagnata solo a guardarlo, per non parlare nell'immaginare ad averlo dentro.
Una sera ci ha invitato a cena. Mi ha fatto la corte con mio marito che rideva beato, mentre io avvertivo un languore allo stomaco al solo pensiero di poter stare fra le sue braccia. Oggi, sta sistemando il giardino. Lo guardo e noto che ha dei pantaloncini molto attillati, che evidenziano il pacco. Sono nuda, sotto la mia tunica di lino bianco e credo che lui l'abbia notato. Mentre lo guardo, con la mano mi sfioro lentamente la lumachina, che schiuma da morire. Improvvisamente, una leggera scossa di terremoto, cambia la mia vita.
Michele
Sono Michele, ho cinquantasette anni e sono sposato con Marina, che ne ha undici meno di me. Lavoro nel settore commerciale di una ditta che vende attrezzature per aziende agricole. Questo mio lavoro mi porta spesso lontano da casa. Marina è una bella donna, sa gestire la sua vita molto bene, è dirigente di un settore di rilievo di un’Azienda nazionale. La posizione che occupa all'interno della sua azienda, le impone di esser sempre molto elegante, con una certa classe ed ha una particolare predilezione per il tacco dodici, che riesce ad evidenziare ancor di più il suo meraviglioso culo. Oltre al culo ha un magnifico seno, una buona quarta, ben soda. Quando prende il sole in topless, mi fa impazzire di piacere nel vedere gli sguardi dei maschi, che si soffermano a guardarlo. Siamo una coppia che ha costruito un buon legame, lavoriamo tutta la settimana e, solo nei week-end, stiamo insieme, tranne, come questa volta che son fuori città, per un convegno di aggiornamento. Da poco, ci siamo trasferiti in una villetta ed il proprietario, è una persona molto disponibile, specie nei confronti di mia moglie e questo mi tranquillizza, soprattutto quando son lontano da casa. Da tempo nutro il forte desiderio di vederla posseduta da altri maschi. La sera, quando sono fuori città per lavoro, la immagino intenta a chiavare con un altro uomo e la cosa mi eccita così tanto, da indurmi a furiose seghe. Lo scorso anno, in vacanza, l’ho incoraggiata ad accettare la corte del direttore del villaggio, ma credo che non sia andata oltre il normale corteggiamento. Peccato, perché mi son segato spesso, immaginando lui che se la chiavava. Ettore, il nostro proprietario, ci ha invitato a cena da lui e, nonostante io abbia bevuto più del dovuto, mi son accorto che fra loro si era creata un buon feeling e per questo, qualche giorno dopo, l’ho reso partecipe del mio desiderio di esser cornificato. Lui mi ha informato che, in passato, aveva avuto simili esperienze e mi ha messo in guardia dal farlo in maniera sbagliata; si è, comunque, offerto di aiutarmi a realizzare questo mio desiderio. Oggi, al convegno, mi è arrivato un sms, avvertendomi che, nelle nostre zone, vi era stata una lieve scossa di terremoto, ma che sembrava non avesse prodotto danni. Ho subito telefonato a Marina, che si trovava in compagnia di Ettore.
Ettore
Appena la terra ha tremato, ho guardato verso Marina, che è scattata in piedi, voltandosi verso di me, mentre urlava per lo spavento. Son corso verso di lei, l’ho abbracciata e tranquillizzata.
«Ettore, ti prego, stammi vicino: ho terrore del terremoto. Stammi vicino, ti prego.»
«Calma, stai tranquilla, è tutto finito: ci sono io con te.»
Si è stretta a me, tremava come una foglia. Sentivo il mio cazzo premere contro il suo ventre e mi sono eccitato subito. Lei, dopo un momento di paura, si è calmata e, sentendo premere il mio corpo contro il suo, si è stretta di più. Siamo rimasti immobili, poi lei mi ha detto che doveva avvertire il marito. Ha mandato un sms, e lui ci ha chiamato.
«Amore, come stai? Tutto bene? Ettore è lì con te? Passamelo.»
Lei mette il telefono in viva voce. Lo tranquillizzo e lui ripete molte volte di non lasciarla sola, perché lei ha un terrore folle del terremoto.
«Ti prego, Ettore, stalle molto vicino, fa di tutto per la sua tranquillità, qualunque cosa. Tu, amore, non ti allontanare da lui, ubbidisci a tutto ciò che ti chiede.»
Ci guardiamo negli occhi, lei ha un sorriso malizioso; in pratica lui ha messo sua moglie fra le mie braccia e lei non sembra dispiaciuta. La guardo e le mie labbra sono molto vicine alle sue, ci baciamo. La sua lingua entra di prepotenza nella mia bocca a cercar la mia, con la quale intreccia una danza dal forte sapore erotico. Mi succhia il labbro, sento le sue mani scorrere lungo il petto, fino a raggiungere il pacco, che ora è completamente duro. Ci stacchiamo e lei mi invita ad entrare.
«Hai sentito mio marito? Non devi lasciarmi sola, stammi ben attaccato addosso. Dai, andiamo dentro, nel mio letto mi sento al sicuro.»
La spoglio della tunica e vedo il suo corpo splendido, liscio, privo di qualsiasi imperfezione: ha il seno sodo e la fica depilata, ad eccezione di un triangolino sul monte di Venere, che la rende ancor più conturbante. Lei si inginocchia davanti a me ed estrae il cazzo da dentro i pantaloncini.
«…Whaoo! Che bel cazzone?! Lo voglio tutto dentro di me: mi fa sballare al solo guardarlo!»
Lo lecca in punta, scorre lungo l’asta e soppesa con la mano le grosse palle.
«...Accidenti, come sono grosse! Scommetto che al loro interno c’è tanta crema saporita che voglio… bere… tutta! mmmhhuhhuumhmmmm…»
Lo lecca con perizia. Lo infila in bocca, assaporandolo per bene, poi se lo spinge in gola, anche se con qualche difficoltà.
«Sì… bella troia… leccamelo bene, che te lo spingo fin dentro la gola!»
Le affondo il palo e lei lo accoglie con infinito piacere; anche se con qualche difficoltà, continua a spingerselo ancor più in profondità. Poi la sollevo, la distendo sul letto e infilo la testa fra le sue cosce.
Sento il profumo del suo sesso: è un intenso odore di femmina in calore che mi eccita tanto. Ne aspiro il profumo a pieni polmoni, mentre lei m’implora di chiavarla.
«Dai… ti voglio! Cazzo... non resisto!»
Non le do ascolto. Affondo di colpo la mia lingua fra le pieghe della sua ostrica, che mi dona copiosi umori dolcissimi. Lecco, aspiro e succhio, torturandole il clitoride con i denti. Lo mordo e rilascio di continuo; questa azione le provoca la prima ondata di piacere. Trema, scossa da un incredibile orgasmo, che mi riempie la bocca di nettare dolcissimo. Lo ingoio tutto e poi mi sollevo e le affondo di colpo il cazzo tutto dentro.
La sento stretta. Mi faccio strada dentro di lei, che si apre al massimo per ricevermi. Sento la cappella sbattere sul fondo e lei ha un nuovo orgasmo, che la scuote tutta. La sua bocca è spalancata, ma non emette suoni. È scossa dal piacere e, quando riesce a proferir parola, mi esorta a spaccarla tutta.
«Sei… meraviglioso! Sfondami tutta! Vengo!»
La stantuffo con calma. Voglio che si goda per bene il piacere che le sto facendo provare. Lei è in pieno delirio erotico, scuote la testa a destra ed a sinistra, come impazzita. La pompo a lungo, poi la sollevo e la faccio salire su di me. Libera nelle sue azioni ed impalata sul mio cazzo, si muove avanti e indietro, centellinando il mio cazzo per tutta la sua lunghezza, in un continuo di orgasmi. Poi, sfinita, si distende sul mio petto.
«...Oddio, quanto ho goduto! Non mi era mai successo... ora voglio che godi anche tu…»
La metto di lato, la scopo con vigore e, quando sono al limite, le schizzo dentro tutta la mia goduria.
«Ora… senti come ti riempio? Sborro!»
Lei ha un ennesimo orgasmo. Gode e trema, mentre io la farcisco come un bignè. Rimaniamo abbracciati e distesi sul letto. Lei mi accarezza e mi rivolge tanti complimenti.
«Ne ho presi di cazzi, ma il tuo li supera tutti. In genere, dopo il mio primo orgasmo, se ne vengono e tutto finisce lì. Tu, invece, mi hai scopato facendomi godere all'impazzata. Da questo momento, credo che il tuo cazzo sarà spesso ospite dentro di me, se lo vorrai, e farò di tutto per esser la tua troia, in qualunque gioco tu voglia coinvolgermi. Quanto al cornuto, credo che sarà soddisfatto. Son convinta che era quello che voleva e, meglio di così, non poteva andare.»
Restiamo abbracciati e, lentamente, lei mi fa eccitare di nuovo. Sento le sue labbra giocare con il mio cazzo: me lo succhia, sega e lecca, finché non raggiunge la sua completa erezione.
«Sei fantastico! Il tuo cazzo è già pronto e, perciò me lo voglio godere nel culo, però... fa piano: grossi così, ne ho avuti raramente.»
La rigiro, mi posiziono dietro di lei, le bagno il buchetto con della saliva ed appoggio la punta al forellino, che, molto lentamente, si apre come il bocciolo di un fiore, permettendo il passaggio del paletto.
«Aaahhiiiiaa… piano! Come sei grosso! No, non ti fermare, continua a penetrarmi, ma piano.»
L’afferro per i fianchi e glielo spingo dentro lentamente, ma senza fermarmi, finché non sento i coglioni sbattere sulle sue chiappe. Lei respira con affanno, mi invita a sfondarle il culo, cosa che faccio con vero piacere. Incomincio a limare quel buco, sempre più velocemente ed in profondità, fin quando lei, che con una mano si titilla il clitoride, non ha il primo orgasmo.
«Godo, cazzo, mi fai godere anche dal culo! Pazzesco!»
La sbatto con gusto per molto tempo, facendole cambiare posizione, ma sempre restando ben piantato nel suo culo.
Ad un tratto ci voltiamo e vediamo Michele sulla soglia della camera. Si sta segando mentre ci osserva estasiato. Lei si volta, gli sorride e gli manda un bacio; poi, con voce dolcissima, lo fa partecipe di quello che sta succedendo nel suo letto.
«Guarda, cornuto, come mi sfonda tutta! Questo è un vero toro! Tu, da oggi in poi, ti devi metter bene in testa, oltre alle corna, che LUI è un vero maschio e tu sarai solo il mio adorato cornuto, che, in effetti, era quello che volevi, vero?»
Lui annuisce, si avvicina mentre io le sborro in culo; se lo estrae per leccarlo con gusto. Poi fa avvicinare di più suo marito e lo bacia in bocca, facendogli assaggiare anche la mia sbroda.
Distesa, a gambe aperte, se lo trascina con la bocca sulla fica fradicia del nostro piacere e lo obbliga a leccar tutto, cosa che lui fa con estremo piacere. Da quel giorno, son passati due anni: lui continua a lavorare fuori ed io ho trasformato Marina in una perfetta troia.
Per raggiungere tale scopo, mi son avvalso della collaborazione di alcuni amici che hanno scopato e usato lei, a loro piacimento, mentre Michele continua a ringraziarmi per le corna che continuo a donargli.
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1 anno fa
baxi18, 55
Ultima visita: 1 giorno fa -
Sogno proibito
Siamo in un appartamento di un tuo amico, sei stato invitato a giocare a poker, il tuo amico ti ha detto che sarete in 6. Tu decidi di portarmi con te perche dici che ti porto fortuna.
Io penso:"Ci saranno tutte le mogli, sicuramente!".
Per la serata mi dici di vestirmi sexy, mi vuoi bellissima al tuo fianco...
Decido di indossare un vestitino corto, nero, con un spacco sulla coscia sinistra, scollato, senza reggiseno. Attillatissimo. E scarpe altissime, nere.
Senza mutandine.
Ci avviamo a casa del tuo amico...
Suoniamo alla porta e ci accoglie uno degli amici ospiti. Non ti conosce, quindi ti presenti e mi presenti. Lui mi ammira, mi squadra dalla testa ai piedi, e mi bacia la mano...
Tu, orgoglioso, mi presenti agli altri in casa.
Mi rendo conto che sono l'unica donna...
In mezzo a 6 uomini.
Sono un po' timida... mi siedo al tavolo rotondo dove iniziate a giocare a carte, sono vicino a te. Mi accarezzi la gamba, mi vedi che sono tesa, non a mio agio, allora chiedi al padrone di casa di portarmi del vino bianco. Sai che mi piace tanto e mi rilassa subito.
Tu stai viincendo molto alla partita... ti sto portando tanta fortuna... sto seduta vicino a te, mi accarezzi le gambe... mi sfiori la figa da sopra il vestitino... ti ecciti..e vinci..
Vinci tutto!!
I tuoi amici sono tristi.
La serata è stata lunga... io ho bevuto molto vino.. sono bella brilla!
Anche tu e i tuoi amici siete alticci...
Tu mi vedi che sono ubriaca, ma lucida..
Lo sai che quello stato mi piace... sai anche che mi rende più porca e disinibita...
Allora decidi di divertirci un po...
Proponi ai tuoi amici un gioco, dicendo:
"Allora ragazzi, mia moglie ha tanta voglia di essere scopata, ha sempre voglia del mio cazzo la porca. È una troia insaziabile. A lei piace tanto essere guardata mentre la possiedo... Volete partecipare allo spettacolo? E chissà... tutto potrebbe succedere...?
Ovviamente tutti hanno accettato l'invito...
Liberi il tavolo dalle carte... mi ci fai sedere sopra, su un lato del tavolo, a gambe larghe... inizi a baciarmi... mi accarezzi ovunque... la figa... le tette...
Poi ti abbassi... e mi lecchi la figa... bagnatissima... e mi scopi, da in piedi...
Mi prendi in braccio, così, a gambe larghe col tuo cazzone nella mia figa...e mi sbatti a terra... e continui a scoparmi...
Mi fai venire tante volte... col tuo bel cazzone meraviglioso che mi fa godere tantissimo!!!
I tuoi amici sono in piedi, intorno a noi... col cazzo di fuori... eccitatissimi...
Allora mi dici all'orecchio: "Mettiti in ginocchio, fammi vedere quanto sei troia"...
Mi metto in ginocchio... tutti e 5 si avvicinano alla mia faccia con il loro cazzo e io inizio a leccarlo un po' a tutti... solo un assaggino di lingua... giusto per eccitarli tutti...
Loro si eccitano
Uno mi prende la testa e mi infila il cazzo in bocca... Si eccitano come animali, tutti mi vogliono... iniziano a toccarmi... tutte le mani addosso... le ho ovunque...
Ho le tette strizzate da 4 mani e 3 cazzi sul viso...
Ne afferro 2... e li masturbo per bene..
Il terzo mi sbatte il cazzo in bocca...
Gli altri 2 che mi toccavano le tette mi allargano le gambe e la figa... sono bagnata...
Ti chiedono se possono scoparmi...
Tu dici di no... che sono solo tua... ma tutto il resto si...
Sei seduto su un divanetto... con il cazzo di fuori a masturbarti... sei eccitatissimo...
Allora mi sdraio a terra...a gambe larghe... tutta nuda... solo coi tacchi...
Uno mi lecca la figa... un altro mi lecca i piedi... un altro le tette... un altro si mette in ginocchio vicino al mio viso e mi sbatte il cazzo duro in bocca... e l'ultimo se lo fa prendere in mano...
Fanno a turno... tutti mi leccano ovunque e io prendo in bocca il cazzo di tutti a turno...
Sono eccitatissimi... vogliono tutti schizzare...
Allora mi rimetto in ginocchio... ma sui tacchi... con la figa all'aria... e loro tutti in cerchio col cazzo sulla mia faccia...
Anche tu ti aggreghi...
6 cazzi sulla mia faccia... sulla mia lingua...
Schizzate tutti contemporaneamente... sulla mia faccia... sulle mie tette... sulla mia lingua.
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1 anno fa
vanitosacuriosa, 45/45
Ultima visita: 3 mesi fa -
La prima e unica volta con una trans
L'estate è iniziata e anche il caldo si fa sentire. Mi affaccio alla finestra e per qualche secondo godo della leggera brezza che colpisce il mio viso.
Decido di uscire e fare una passeggiata per il centro di Bologna.
Oggi è sabato e c'è molta gente per le strade, ma fortunatamente la brezza che ho sentito a casa è presente anche lungo la via che sto percorrendo.
Io non sono bolognese, mi sono trasferito solo da un paio di anni e non conosco molto bene la città e i locali presenti qui nel centro, in lontananza scorgo un gruppetto di persone che sta entrando in un edificio che sembra antico e con della musica in sottofondo. Mi avvicino e leggo subito un cartello che cita: "Una comunità che cresce dal 1982", scopro dopo qualche secondo che è un famoso locale LGBTI.
Io sono un ragazzo etero, ma ho avuto in passato nella mia città di origine molti amici gay e sono di larghe vedute, quindi, decido di entrare e curiosare un po' in giro; c'è molta gente e il caldo si fa sentire ancora di più, mi viene sete e pertanto decido che è giunto il momento di bere qualcosa.
Trovo il bar: è molto affollato ed è difficile trovare un buco dove infilarmi e ordinare da bere, aguzzando bene la vista, anche perché non c'è molta luce, noto uno spazietto vicino a una ragazza con i capelli castani, lunghi e mossi che le arrivano fino sopra il sedere.
Indossa un abito molto bello e sexy: sembra una lunga fascia nera che le avvolge il corpo, lasciando intravedere parti del corpo e un seno molto prosperoso che fa fatica a rimanere intrappolato in quel vestitino che a volte sembra strappato e a volte tagliato con cura nei posti giusti. Io sono un uomo normalissimo, ho 50 anni e anche se sono alto 180cm, sono molto robusto, diciamo in sovrappeso e caratterialmente sono timido. Però vedendo la ragazza e il suo splendido sorriso, mi faccio coraggio, mi avvicino e le dico che se mi fa un po' di spazio le offro da bere.
Lei mi guarda per qualche secondo, non dice nulla e io imbarazzato capendo che forse non sono il suo tipo le dico "Scusami se ti ho dato fastidio, però fa caldo e ho sete, purtroppo solo da questa parte del bar ho visto che c'è un po' di spazio e volevo essere originale senza essere troppo invadente per chiederti di farmi posto".
Lei continua a studiarmi per qualche altro secondo e poi mi dice che le piace bere una Vodka alla pesca e mi fa un po' di posto per ordinare al barista e mi dice che si chiama Sonia.
Iniziamo a parlare e continuiamo a bere fino per oltre due ore, ogni tanto balliamo e io muoio ogni volta la tocco i suoi fianchi setosi ed eccitanti. Si fanno le 3 del mattino ed è ora di tornare a casa, chiedo a Sonia se le serve un passaggio, ma lei fissandomi nuovamente mi chiede: mi puoi accompagnare a casa, sono brilla e mi farebbe piacere non andare da sola, poi abito anche qui vicino. Ovviamente le rispondo che non c'è nessun problema e lei mi dà un bacetto sulla guancia e mi prende per mano e così ci dirigiamo verso casa sua.
Arriviamo davanti al portone, prende le chiavi, apre la porta e riprende la mia mano tirandomi dentro.
Appena entrato, mi prende il viso tra le mani, mi fissa nuovamente e si avvicina baciandomi. Sento la sua lingua che cerca la mia, le sue mani che si appoggiano sul mio sedere e io incredulo che ne approfitto e cerco di tastarle con una mano un seno e con l'altra le accarezzo la schiena.
Sonia gioca con le mie labbra, le mordicchia, le succhia, ogni tanto le lascia riposare però continua a baciarmi tutto il viso giocando con la sua meravigliosa lingua. Sono eccitato da morire, lei lo capisce e prendendomi nuovamente per mano mi accompagna verso il divano, dove riprende a baciarmi, ma prima di farmi sedere, mi toglie i pantaloni e i boxer.
Con i suoi meravigliosi occhi neri mi guarda e senza dire nulla si abbassa e inizia una lunga sequenza di baci sul mio cazzo, alternandoli a delle leccate infuocate.
Sento la sua saliva che ormai bagna ogni mia parte intima, ma lei è instancabile: inizia a succhiare i miei testicoli, gioca con la lingua e con le mani, stuzzica il mio ano che per la prima volta riceve la visita sia della lingua che delle sue dita.
Passa un'eternità e ringrazio di non essere venuto, fortunatamente non sono un tipo veloce e questo mi ha permesso di godere come non mai della meravigliosa e calda lingua di Sonia.
Si alza e mi fa alzare anche a me, riprende quel meraviglioso gioco di sguardi e mi dice:
"Adesso vorrei che mi spogliassi e che mi facessi tutto quello che io ho fatto a te. Ho capito che sei un tipo gentile e tenero, spero che quello che troverai sotto il vestito non ti creerà problemi, perché veramente voglio passare tutta la sera con te e risvegliarmi domani mattina tra le tue braccia".
Ora è il mio turno di fissarla, perché non comprendo a fondo la sua affermazione, ma le dico che è meravigliosa e che nulla mi farà cambiare idea, inizio così ad abbassarle il vestito mentre lei continua a invadere la mia bocca con la sua lingua tenendomi il viso con le sue morbide mani.
Faccio scendere il vestito all'altezza dei fianchi e appena sento l'elastico delle sue mutandine, lo aggancio con l'indice e in un solo colpo tolgo vestito e biancheria intima.
Ora capisco la sua affermazione, davanti a me vedo un cazzo: è più grande del mio che misura circa 16 cm, ma il suo è più lungo di almeno 5 e più fino, ha una leggera curvatura a destra ed è circonciso; quindi la sua cappella è già pronta e ricettiva.
Sonia appena nota il mio stupore mi dice: "Scusa se non te l'ho detto e capisco se ora vuoi andare via". Io le rispondo iniziando a fare ciò che lei prima ha fatto con il mio cazzo. Quindi inizio a baciarlo e a leccarlo, io mi eccito a sentire pulsare sotto la mia lingua il desiderio di Sonia, voglio prenderlo completamente in bocca, ma è piccola e non le vorrei far male con i denti. Sonia mi incita, le dico che non le voglio far male, ma mi prende la testa e inizia a scoparmi la bocca, mi fa male la mascella, ma vado avanti.
Sonia: “Prima ti ho leccato le palle, perché a me piace moltissimo quando lo fanno a me, non aver paura, succhiale quanto vuoi e mentre lo fai, ti prego, infilami un dito nel culo".
Scopro così che mi eccita essere comandato e guidato in questa meravigliosa esperienza.
Io: "Sonia sei meravigliosa, scusami, è la prima volta che faccio queste cose, abbi pazienza, dimmi quello che devo fare e quello che ti piace". Sonia sentendo queste mie parole, sorride e il suo sguardo diventa ancora più erotico ed eccitante.
Sonia:" Dai continua, ora riprendi il mio cazzo in bocca, sono eccitatissima e sto per venire, vorrei farlo nella tua bocca, ma se non vuoi dimmelo".
Non so cosa mi sia preso, ma ormai stavo giocando e volevo essere partecipe al 100%, perciò mi aiutai con la mano aumentando il ritmo del pompino ed ecco che sento degli schizzi densi che invadono la mia bocca, prima uno, poi un altro fino a riempirla tutta. Sonia mi toglie il cazzo dalla bocca e presa da un raptus perverso, mi bacia. Giochiamo con le lingue e con la sua sborra fino a quando le nostre bocche non tornano a essere pulite.
Il cazzo di Sonia rimane turgido e io lo riprendo in bocca, mi piace. Sonia, con fatica si stacca da me e mi fa alzare, prende il mio cazzo in mano e mi porta in camera da letto e mi dice:
" Ora ti insegnerò a inculare una trans dandole il maggior godimento possibile".
Si mette sul letto a pecorina e mi ordina di leccarle il culo, mi dice che deve essere molto bagnato e di aiutarmi con le dita per allargarlo e bagnarlo bene anche in profondità. Mi fa fare questo giochino con la lingua e con le dita per più di dieci minuti, sento il suo buchetto che ogni qualvolta passo la lingua ha dei leggeri spasmi, quando inserisco le dita, queste vengono catturate e strette, ma lentamente il buco si allarga.
Sonia: "Ora scappellati il cazzo e visto che è largo, cerca di inserirlo lentamente, prima però vieni che te lo bagno ". Sonia mi fa avvicinare, accenna un pompino, ma in realtà ci sputa sopra fino a quando non è bagnatissimo. Subito dopo, mi rimetto dietro di lei e seguendo le sue istruzioni inizio a fare sesso con il suo meraviglioso culo.
Sonia:" Inseriscilo lentamente, poi rimani fermo fino al mio via." Passa un minuto e il mio cazzo inizia a pulsare dal desiderio, prigioniero di Sonia, calda e pulsante anche Lei.
Sonia:" Dai, ora il mio culo si è abituato e puoi iniziare a pompare: non andare veloce, voglio sentirlo tutto, voglio che tu venga dentro di me, ma lentamente."
Non resisto molto, ma non la voglio deludere, perciò cerco di trattenermi il più possibile, ma la mia cappella, ormai ultrasensibile, chiede pietà e così dopo neanche dieci minuti inizio a sborrare, riesco a togliermi velocemente il preservativo vengo sul culo di Sonia.
Sonia: "Vieni, sdraiati che ora me lo devi ripulire tutto". Io mi sdraio e lei viene con il culo sulla mia faccia, il lecco e sento il sapore della mia sborra che entra in me, pulisco tutto.
Sonia mi bacia, rifacciamo il giochino di prima con le lingue e poi ci abbracciamo e ci addormentiamo.
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1 anno fa
admin, 75
Ultima visita: 46 minuti fa -
Io e te per sempre insieme.
Mi chiamo Elena, sono la secondogenita di una famiglia abbastanza benestante e felice. Ho un fratello che si chiama Renzo, è più grande di me di due anni. I miei genitori erano due persone molto unite e felici, mamma era anche una bravissima cuoca, che mi ha insegnato tante cose. Con mio fratello ho un rapporto speciale, lui è tutto per me. Da quel che ricordo, ho sempre sentito mamma dire a mio fratello: stai attento a tua sorella, gioca con tua sorella, tieni d'occhio tua sorella, abbi cura di tua sorella. Ovvio che, in un simile contesto, io son cresciuta tranquilla e protetta. Per lui son diventata, nell'ordine, la paperotta, la patatina ed infine la sua principessa. Appena adolescente, lui ha iniziato a praticare come sport le arti marziali, il judo per la precisione e, con durissimi allenamenti, ne ha ricavato, nel tempo, un fisico davvero bello. Muscoli forti, ben scolpiti, e tanta sicurezza in sé. Io, invece, con mamma ho praticato, senza troppi allori, il nuoto e, a parte il fisco ben modellato, non è stato sufficiente a vincere la tremenda timidezza che. associata, ad un carattere tendenzialmente chiuso, ha fatto di me una ragazza timida, schiva e sempre defilata. Renzo, invece, nel tempo si è creato una cerchia di amici e ragazze, che lo ammiravano e lui era sempre al centro di momenti allegri e divertimenti vari. Al passaggio dei miei sedici anni, diciotto per lui, mi son resa conto che ne ero profondamente innamorata. Lui era l'unica persona al mondo che mi capiva con un semplice sguardo, mi sentivo sempre sicura con lui, amata, protetta e felice. Lui, però, da qualche tempo aveva iniziato una storia con una bella ragazza. Monica, era la sua copia esatta, al femminile. Allegra, bella, estroversa e sempre pronta ad assecondarlo in tutto. Io ne ero terribilmente gelosa. Certo, ero consapevole che era la donna giusta per lui, ma se questo, da un lato, mi faceva piacere, da un altro mi faceva rodere il fegato di gelosia. Per ovviare a questo stato, che mi tormentava, da un po' di tempo, cercavo di trovarmi un ragazzo, almeno mi sarei tolto lui dalla testa. Una sera, durante le vacanze natalizie, a una festa con tutti gli amici, ho ritrovato un ragazzo che per un certo periodo avevo frequentato: era dolce, carino, simpatico, mi sembrava che le cose con lui potessero filare al meglio. Mi son ritrovata un poco in disparte tra i suoi baci, le sue carezze erano sempre più audaci ed io quasi mi ero convinta a lasciarmi andare. Ad un tratto, la sua mano ha preso a risalire in mezzo alle mie cosce, mi son sentita a disagio, non volevo, ero tremendamente impaurita.
«No! Ti prego, no! Fermati, non voglio! Ti prego, lasciami!»
Ero talmente terrorizzata da parlargli con un filo di voce, mentre lui insisteva con aria incazzata.
«E no, cazzo! Dici che non vuoi? Prima mi fai arrapare e poi mi lasci così? No bella, ora si scopa! E non far storie, che io ne ho voglia!»
A quelle parole ho cercato di divincolarmi, ma lui era più forte: mi ha afferrato per le braccia, bloccandomi.
«E no, troietta, ora almeno me lo succhi e mi fai godere, altrimenti m'incazzo di brutto!»
Detto questo, mi ha fatto piegare e mi ha infilato in gola il suo cazzo duro. Istintivamente ho serrato le labbra, ma il risultato è stato un sonoro schiaffo in faccia.
«Piccola puttanella! Apri questa cazzo di bocca e stringi con le labbra e non con i denti! Non sai nemmeno fare un bocchino decente, sei una deficiente. Sta ferma!»
Mi ha afferrato la testa con entrambe le mani ed ha cominciato a pomparmelo in bocca, spingendomelo sempre più giù in gola. Ero immobile, terrorizzata, sentivo che avrei vomitato da un momento all'altro e, intanto, lui si muoveva sempre più velocemente dentro la mia bocca, fin quando ha goduto, schizzandomi in gola la sua sborra.
«aaahhh uummm ... Sì, ingoia … sborro!»
Ho sentito lo schizzo direttamente in gola. L'ho spinto indietro con tutte le mie forze. Poi gliel'ho vomitato direttamente sul cazzo, sui pantaloni, sporcandolo tutto.
«Brutta stupida deficiente, che cazzo fai? Mi hai sporcato tutto; sei proprio una scema incapace!»
Mi ha urlato contro, mollandomi un'altra sberla. Alcune persone che avevano notato la scena, sono corse ad avvertire mio fratello: un attimo dopo è scoppiato il casino. Ho dovuto faticare sette camicie per impedire che lo riempisse di botte. Da quel giorno, le cose sono radicalmente cambiate. Ha ripreso a occuparsi di me, a tempo pieno. Mi portava sempre con sé, studiava con me. Se dentro di me ero dispiaciuta per lui, che aveva anche litigato con Monica proprio per colpa mia, di riflesso ero al settimo cielo: avevo di nuovo tutta la sua attenzione. Circa un anno dopo questo episodio, avvenne il dramma. Mamma e papà rimasero uccisi in un drammatico incidente stradale, provocato da un banco di nebbia. Il giorno del funerale fu terribile, sia per il nostro profondo dolore, sia per tutti i parenti ed amici che continuavano a trattarci come due poveri dementi che, da lì in poi, sarebbero morti per l'incapacità di vivere senza genitori. Enzo già lavorava in banca, mentre io ero a pochi mesi dal diploma. Di risorse ne avevamo: i nostri genitori avevano provveduto a destinarci, ad ognuno di noi, una discreta somma con cui il futuro si presentava meno nero di quanto poteva sembrare. Per tutto il giorno, fu un susseguirsi di pacche, abbracci e gente che ci definiva “poverini”, uno strazio nello strazio. Io e lui ci scambiavamo occhiate dandoci conforto a vicenda. Alla fine, ci ritrovammo soli. Lui seduto sul divano, mentre io ero distesa con le spalle appoggiate al suo petto, come amavo stare, quando guardavamo insieme qualche programma televisivo. Immobili, in silenzio, con tutto il nostro dolore. Improvvisamente, mi son girata, l'ho guardato dritto negli occhi arrossati dal pianto, l'ho abbracciato e lui ha abbracciato me. In silenzio, immobili, con lo sguardo che diceva tutto e niente, ho appoggiato le mie labbra alle sue, in un timido bacio, quasi una follia che lui ha condiviso con me, rispondendo al mio bacio. La sua lingua si è insinuata nella mia bocca e, insieme, hanno iniziato una danza erotica, che ci ha travolti di passione. Non era più un bacio, era un sigillo, che sanciva il nostro stato: io e lui soli e solo noi. Lungo, interminabilmente, ricco di passione. Avrei voluto non staccarmi più.
«Andiamo a letto.»
L'ho preso per mano e siamo entrati in camere mia. Lo volevo. Volevo esser sua, ma era indiscutibile che questo non fosse il momento giusto. Avrei avuto altre occasioni, ma non questa sera, ora volevo stare tra le sue braccia. Ci siamo spogliati e siamo entrati nel mio letto, che è ad una piazza e mezzo, ottima condizione per due che vogliono star stretti. Mi sono girata di spalle, distesa sul lato, ed ho sentito lui che, in silenzio, ha infilato le sue braccia sotto le mie ascelle. Ho afferrato le sue mani e le ho strette nelle mie: era tutto quello che volevo, mi sentivo al sicuro e mi son addormentata. Da quel giorno siamo diventati una coppia. Nessuno dei due ha più parlato di quel bacio, ma vivevamo come due coniugi. Sveglia la mattina, colazione insieme, un bacio e via: lui al lavoro, io a scuola. Al mio ritorno, sistemavo la casa e poi studiavo, in fine preparavo la cena per lui che tornava stanco, poi insieme, distesi sul divano a raccontarci la vita quotidiana. Poteva sembrare noiosa, ma non lo era. Anzi erano momenti di assoluta tenerezza, senza che nessuno di noi due andasse oltre. Il giorno del suo ventesimo compleanno, ho deciso di renderlo indimenticabile, sia per lui che per me. Ho preparato una bella cena a lume di candela, poi l'ho pregato di avvertirmi quando era in prossimità di casa.
«Sto arrivando; sei sicura che debba suonare? Perché non posso usare le chiavi?»
Quando ha suonato, l'ho fatto entrare e mi son nascosta dietro alla porta, nuda, con solo un accappatoio.
«Non ti girare, lasciati bendare e poi spogliati.»
Gli ho ordinato, bendandolo. Lui ha eseguito tutto. Vederlo nudo, mi ha eccitato da morire. Bello come un dio greco, moro, con i muscoli incredibilmente tesi e scolpiti: ho ammirato il suo cazzo, leggermente turgido, bello, lo avrei preso in bocca, anche senza nessuna esperienza, ma dovevo pazientare; se il mio piano avesse funzionato, lo avrei avuto tutto dentro di me. Si è lasciato prendere per mano e condurre in bagno, dove avevo, in precedenza, acceso delle candele profumate e preparato la vasca con acqua calda, sali ed oli profumati. L'ho aiutato a entrarvi e poi, velocemente, mi sono denudata e sono entrata insieme a lui, facendolo sedere.
«Ma, Elena, che fai?»
Mi ha chiesto quando l'ho sbendato e lui si è reso conto che stavamo seduti nudi dentro la vasca. Poi gli ho sussurrato nell'orecchio.
«Ssshhhh...sta zitto! Rilassati, come facevano mamma e papà, che una volta a settimana si dedicavano un bagno così.»
Ho appoggiando il mio seno contro le sue spalle. Sentivo i miei capezzoli duri premere contro di lui, mi dava un piacere sottile, intenso. Ho cominciato a praticargli un massaggio sul collo; lentamente si è rilassato. Ha appoggiato il capo contro la mia spalla ed ha lasciato che continuassi quel massaggio, che ora lo stava facendo eccitare. Con gli occhi chiusi, gemeva, mentre, a mia volta, raggiungevo uno stato di libidine esagerato. Lo desideravo, ma dovevo esser cauta, non volevo rischiare una debacle. Lo massaggiavo piano, scendendo lentamente sia sul torace, frizionando un po' i capezzoli, poi, lentamente son scesa lungo le cosce, appena inarcate. Vedevo ora il suo meraviglioso palo ergersi dritto a pelo d'acqua. Bello, invitante, ma esitavo, ero terribilmente indecisa. Lui ha sollevato le braccia, ha portato le sue mani lungo le mie cosce, accarezzandole piano. Ero eccitata, sentivo le sue carezze lungo le gambe, mentre ruotava lentamente il bacino, sfregando la sua schiena sui miei capezzoli così duri da far male. Non ho resistito. Ho afferrato il suo durissimo cazzo, con una mano sopra l'altra e, ciononostante, non riuscivo a coprire tutta la sua lunghezza: ci sarebbe voluta ancora un'altra mano. Ho preso a segarlo piano, ero inesperta e temevo di fargli male. Lui ha cominciato a godere.
«...uuuuuuummmmhhhuummmm...».
Un lungo interminabile gemito. Ero pazza di felicità. Stavo facendo una sega al mio adorato fratello e lui ne godeva. Improvvisamente mi ha fermato, si è sollevato e, preso un telo, se n'è andato.
«Fermati, ti prego. Che stiamo facendo?»
Mi ha detto, uscendo dal bagno. Immobile, sconvolta, terrorizzata al pensiero di aver rovinato tutto, per un tempo che a me è sembrato eterno, son rimasta immobile, seduta nell'acqua a riflettere. Quando la porta si è riaperta, lui è entrato vestito con una tuta e, con un sorriso, ha preso il mio accappatoio, aprendolo davanti a me.
«Dai, esci, che voglio mangiare: ho fame.»
Ho capito che tutto era come prima. Mi son alzata, mostrandogli il mio corpo nudo in tutto il suo splendore. I suoi occhi hanno indugiato un po' su di me, mi ammirava soddisfatto, ho notato il gonfiore all'altezza del suo inguine e questo mi ha reso davvero felice. La cena è stata superba. Ci siamo comportati come due innamorati, scambiandoci carezze, effusioni, piccole attenzioni. Ero pronta, lo volevo, ma la sua precedente reazione bloccava ogni mia iniziativa: avrei mal retto un suo nuovo rifiuto. Non potevo crederci: ero quasi certa che anche lui lo desiderasse. Ma, se invece, mi sbagliavo? Maledetta insicurezza. Siamo andati a letto e, come tutte le notti precedenti, ho dormito fra le sue braccia, sentendo premere dietro di me quel palo di carne bollente. La mia mente si è chiesta come mai, lui non osava, forse mi considerava brutta? Forse non voleva farlo con sua sorella? Allora perché questo comportamento così disorientante? Non ci capivo più nulla, ma l'unica cosa di cui ero certa, era che lo volevo. Solo con lui mi sentivo a mio agio. Le sue mani su di me erano le sole a non terrorizzarmi, al contrario mi davano sicurezza, tranquillità, mi eccitavano, ma non riuscivo a far una sola mossa per sdrammatizzare questa situazione che si era creata. Il mese successivo ho dato gli esami di maturità con ottimi risultati, poi abbiamo dovuto fare una cosa che proprio non si poteva rimandare. Renzo ha ottenuto una promozione, vice direttore di filiale, ma doveva trasferirsi in una città piuttosto lontana, quindi abbiamo deciso che sarei andata con lui. Inoltre una nostra amica incinta, cerca una casa più grande e la nostra sarebbe perfetta, quindi abbiamo deciso di affittargliela: ne avremmo ricavato una rendita sicura. Incominciamo a impacchettare le nostre cose per il trasloco e, dopo aver sistemato le cose di tutte le altre stanze, ci siamo messi a sgomberare l'ultima, quella dei nostri genitori. Dalla loro morte, non vi eravamo più entrati. Tutto è ancora come l’hanno lasciata, a parte un po' di polvere, è tutto perfettamente in ordine, tipico di mamma. Insieme costatiamo che, in fondo, non sappiamo molto di loro. Ottimi genitori, felici, complici, ma dentro quella camera non ci eravamo quasi mai entrati. Mamma era gelosa delle sue cose. È vero che vivevamo assieme, ma non avevamo mai curiosato nel suo armadio, dentro un cassetto o il comò. Con molta tristezza e tanta curiosità, abbiamo cominciato ad esplorare quel luogo. Io e mamma avevamo quasi le stesse misure, lei una taglia in più per effetto del seno: lei una terza piena, io al massimo una seconda. Le scarpe invece erano del mio stesso numero, poi non ricordo altro. Apro lentamente l'armadio; le cose di papà piacciono a Renzo, anche quelle sono di una misura in più, ma molte cose gli stanno bene e vuole conservarle. Man mano scopro che mamma era una donna che sapeva scegliere cose di buon gusto; moltissimi accessori, borse, scarpe, si abbinavano perfettamente fra loro. In un cassetto dell'armadio, scopro una vera collezione di bellissima lingerie. Ne avevo viste alcune, ma molte mi erano sconosciute. Tanga, string e guepiere bellissime che, sicuramente, indossava per papà, oltre calze auto reggenti, dal pizzo bellissimo. Decido di tenere tutto e lo impacchetto; in cima all'armadio ci sotto tre scatole di camicette di seta bellissime, poi scopro, dentro un'anonima scatola, un cofanetto di legno intarsiato, chiuso a chiave. Incuriositi, ci sediamo sul letto: cerco la chiave e mi ricordo che mamma ne portava una appesa al collo con una catenina d'oro. Guardo in una busta che ci hanno consegnato le autorità, dopo l'incidente. Dentro ci trovo i loro effetti personali: li avevamo messi in camera loro, ancora dentro la busta, senza mai aprirla. Ci sono i loro orologi, anelli e due braccialetti d'oro con una targhetta con incisa una frase:
“Io e te per sempre insieme.”
Hanno sempre tenuto al polso quei braccialetti, non se li toglievano mai. Trovo la chiave ed apro il cofanetto. Dentro ci sono dei documenti e un ritaglio di giornale, di tanti anni fa. Parla di un giovane agente delle forze dell'ordine, ucciso mentre cercava di sventare una rapina. Il trafiletto dice che lui, morendo, ha lasciato una giovanissima donna, sposata appena tre mesi prima. Leggo e resto basita: il giovane ha lo stesso cognome di mamma. Con gli altri documenti il quadro si delinea chiaro. Mamma era sposata con il ragazzo morto, nel tempo ha conservato il suo cognome, ma, quando siamo nati, a noi ha dato il suo da nubile, che poi era lo stesso di quello di papà, poiché era suo fratello. Noi li credevamo marito e moglie, ma non si erano mai sposati, essendo fratello e sorella. Infine comprendiamo anche perché nessuno ha mai avuto dubbi su di loro: erano venuti dal sud e qui, in questa nuova realtà, non li conosceva nessuno. Mia madre aveva usato il cognome da sposata, mentre lui, portando la barba ben curata, era riuscito a mascherare i suoi lineamenti, in modo da nascondere una eventuale somiglianza. Io son bionda, come papà, mentre Renzo è moro, come mamma: nessuno, in tutto questo tempo, aveva mai pensato ad una cosa simile sul loro conto. Incredibile! Avevano mantenuto il segreto per tutto questo tempo. Mi giro, riguardo il braccialetto di mamma, Renzo prende l'altro, comprendiamo la frase. Spingo Renzo disteso sul letto e gli vado sopra. Abbasso i pantaloni della tuta e m’impossesso, come una furia, del suo cazzo quasi turgido: me lo infilo in gola, lo voglio!
«No, fermati! … Elena, ti prego, fermati!»
Dice questo, mentre cerca di staccarmi da lui. Insisto, ho preso coraggio da ciò che ho appreso dei miei genitori. Lo tengo in bocca, lo sento crescere, cerco, con la mia pochissima esperienza, a farlo godere. Alla fine, mi parla con voce rotta dall'emozione.
«Ti prego, lo voglio pure io, ma fermati: facciamolo per bene.»
Mi stacco, lo guardo, lui comincia a spogliarsi, io lo imito; in un attimo siamo nudi. Lui mi distende supina, sale su di me, sento il peso meraviglioso del suo corpo premere contro il mio. Mi bacia, insegua la mia lingua, la succhia, mi accarezza i fianchi e le cosce, poi, lentamente, scende verso il basso; comincio a vibrare dal piacere. Le sue labbra percorrono ogni centimetro del mio corpo, tremo e mi fa impazzire la sua lentezza, ma anche questo modo di assaporare il piacere, me ne offre uno ulteriore. Succhia i miei capezzoli, li stringe fra i denti, mi fa gemere, lo spingo in basso, lo voglio fra le cosce, ma lui esita.
«...Dai...ti prego ... non resisto ... ti voglio ... ora ... uhhummmhummm...»
Sono scossa da brividi di autentico piacere, che mi stanno facendo arrivare al mio primo, vero orgasmo. Lui indugia fra le mie cosce. Sento il caldo respiro sfiorare il triangolino di peli che ricoprono la mia fighetta, che schiuma da morire. Sento colare i miei copiosi umori. Affonda di colpo la sua lingua lungo lo spacco e io raggiungo il mio primo orgasmo. Schiaccio la sua bocca sul mio clitoride, pressandogli le mani sul capo ed urlo di piacere.
«… aaaaaah ... ora … amore ... VENGO! ... ora ... sì …Vengo! ... … uhumum...»
Urlo con tutto il fiato che riesco a far uscire dalla mia gola. Lo afferro per i capelli e lo trascino su di me. Sento la sua bruciante cappella appoggiarsi fra le labbra della mia fica fradicia. Inarco le gambe e mi preparo a riceverlo dentro di me. Indugia ancora un po', poi, come un toro scatenato, mi spinge dentro il suo meraviglioso palo. Sento premere sull'imene, poi lo sfonda. Urlo, ma stringo le cosce, non voglio che esca. Lo incito a spingere sempre più a fondo.
«...aaaaaahhhhhh ... Dai ... non ti fermare! ... spingimelo tutto dentro!»
Dopo un momento di esitazione, comincia a muoversi dentro di me con un ritmo deciso, intenso. Affonda tutto il suo arnese, lo estrae con calma, per poi infilarlo di nuovo in fondo. Godo, vengo e tremo, come non mai. Mi fa impazzire. Gli graffio la schiena ed urlo. Godo senza sosta di un orgasmo dietro l'altro, fin quasi a svenire per l'intenso piacere. Si ferma, mi rigira, mi mette sopra. Ora sono infilata dall'alto e lo sento tutto, fin dentro lo stomaco. Mi toglie il respiro, vorrei urlare ancora, ma il fiato mi muore in gola e resto a bocca aperta. Incomincio a muovermi su e giù. Ad ogni movimento, sento che lui esce e rientra sempre più in profondità e ciò mi fa impazzire. Alza le mani, afferra i miei seni e stringe i capezzoli fra le dita, in un misto dolore/piacere che mi stordisce, non ho più la forza di gridare i miei orgasmi. Mi distende di lato, mi rigira e poi, dopo aver sollevato una mia gamba, mi penetra da dietro. Lo sento sfondarmi con decisione. Mi scopa con movimenti molto veloci, deve esser al culmine anche lui. Lo esorto a venirmi dentro.
«Amore ... dai … Riempimi! ... Voglio il tuo seme dentro di me … sì, ingravidami!»
Stupita gli urlo queste parole. Lui non lesina altri durissimi colpi, fino a venire.
«Ora! ... Elena ... sborro! ... sì ... cazzo ... eccomi ... vengo!»
Esplode dentro di me con getti caldissimi, che la mia slabbrata micetta non riesce a contenere. Li sento colare di lato, sono sfinita e lui, come me. Abbiamo il fiatone, ma restiamo abbracciati. Poi, mossa dalla curiosità, gli parlo:
«Credi che abbiano avuto dei ripensamenti? Forse il terrore di esser scoperti li ha sempre accompagnati, ma son convinta che fossero felici della loro scelta e, poi, hai visto cosa c'è scritto sulla targhetta del bracciale? Credevo fosse una frase da innamorati, una promessa fra moglie e marito, invece credo che si riferisse alla loro irrituale unione. Un sigillo che ne ha sancito l'eterna unione, indissolubile, unica come la loro storia.»
Renzo mi ascolta, concorda con le mie parole, poi, come illuminato da una idea, mi sorride.
«Andremo a vivere lontano da qui, dove nessuno ci conosce. I tempi sono cambiati e se tu avessi un figlio, senza marito, non importerebbe a nessuno, quindi se sei rimasta incinta, lo terremo, vero?»
Lo abbraccio forte, lo stringo a me quasi con il timore di perderlo.
«Certo che lo teniamo! Anzi che ne dici di insistere? Sai, potrebbe non esser bastata l'innaffiata che mi hai dato; se ti va, potremmo continuare: e così bello sentirti venir dentro!»
Abbiamo continuato. Sono diventata la sua donna. Mi ha insegnato tante cose e, altre, le abbiamo imparate insieme. Da quel rapporto, o i successivi, è nato Matteo, nome di nostro padre. Dopo circa due anni è arrivata anche Carla, come nostra madre. Son passati già venti anni. Com’era successo a noi due, anche Matteo ha vegliato gelosamente su sua sorella. Da un mese, ho avuto certezza, anche se lo avessi sempre sospettato, che fra loro due ci fosse amore. Quando l'ho detto a Renzo, lui ci ha riso su, e poi ha accarezzato il bracciale dei nostri genitori, quello con la frase scritta.
«Sarà opportuno farne creare una copia: credo che anche loro ne avranno bisogno.»
Tre giorni dopo, li abbiamo, di proposito, sorpresi assieme. Dopo un iniziale momento d'imbarazzo, io mi sono avvicinata ad essi, nudi, a scopare sul suo letto e l'ho accarezzata. Forse era giusto così: anche loro hanno diritto a vivere, se lo vorranno "insieme, per sempre".
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1 anno fa
baxi18, 55
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Un amore diverso
Angela riuscì a chiudere la porta dietro di se, le imprecazioni di sua madre rimasero fuori, anche questa volta era quasi andata bene. Con la lingua sentì il labbro inferiore, un sapore di sangue le confermò che il ceffone di sua madre, le aveva procurato un piccolo taglietto. Doveva andarsene. Si, doveva andare via da quella casa. Si avvicinò alla finestra, fuori il cielo era grigio, la sua vita era grigia, tutto era grigio in quel posto, grandi palazzoni di edilizia popolare, in un quartiere che col tempo era degenerato, abitato da ladri, puttane, spacciatori e balordi di ogni specie. Sua madre abitava lì, in un appartamento in affitto, suo padre mai conosciuto, forse era uno dei tanti fidanzati di sua madre. Una bella donna, che col tempo si era degradata fare la prostituta, o a vivere sempre semi ubriaca, a girare per casa mezza nuda, convivendo sempre col balordo di turno, che regolarmente la sfruttava, e poi le dava un calcio e via. Dove andarsene, l’ultimo amico di sua madre era un tipo poco raccomandabile, peggiore degli altri, che si erano avvicendati prima, un bulletto che si credeva furbo, l’aveva guardata con occhi cattivi.
«Tua figlia sta diventando bella, uno di questi giorni le insegno il mestiere, così vi metto a battere in strada tutte due, e guadagno il doppio.»
Quelle parole ad Angela le avevano fatto venire la pelle d’oca, ora doveva scappare se non voleva fare quella fine, era riuscita a sfuggire due, o tre volte, a uno stupro, non voleva che fosse lui a prendere la sua verginità. Andava scuola dall’altra parte della città, vicino a casa di sua zia Ada. Lei si che era una vera donna. Aveva studiato, si era sposata con un ferroviere, possedeva una bella casa, amava stare con lei, specie da quando un anno fa, era morto suo zio stroncato da un infarto. Sua zia era sempre felice di averla in casa. Angela sapeva farsi volere bene. Era una ragazza sveglia, sapeva, fare tutte le faccende domestiche e lo faceva volentieri per sua zia, che non aveva figli, quindi la considerava, e le voleva bene come una figlia.
«Questa casa è sempre aperta per te.»
Le diceva sempre. A volte, Angela passava da lei per non tornare a casa, si sentiva bene con lei, ora doveva scappare, a quasi diciotto anni doveva, decidersi. Mise dentro lo zaino i libri, in una sacca i pochi vestiti che aveva. Vestiva sempre in modo da non attirare l’attenzione, in classe passava quasi inosservata, mentre vedeva le sue compagne, vestirsi sempre in modo da attirare lo sguardo dei maschi, lei riusciva a scomparire anche in mezzo alla folla. Uscì piano dalla camera, sua madre era in bagno, chiuse piano il portone, quando stava per scendere le scale, vide il balordo che saliva. In silenzio salì al piano di sopra, lui entrò in casa, aveva le chiavi. Scese, corse fuori, prese al volo il bus che l’avrebbe portata dall’altra parte della città. Non si girò, forse sua madre non se ne sarebbe accorta della sua scomparsa che fra qualche giorno. Ada la vide davanti al portone, le sembrò un piccolo e indifeso uccellino. Le raccontò gli ultimi avvenimenti.
«Vieni, togliti questi abiti bagnati, fatti una doccia che ti riscalda, io intanto ti preparo qualche cosa di caldo.»
La sera Ada disse, che se voleva poteva decidere, se dormire sul divano letto della cameretta, o nel letto con lei. Quando si trovò distesa al suo fianco, le sembrò che finalmente si poteva rilassare, le mani della donna le massaggiavano le spalle.
«Rilassati, non pensare a nulla, qui sei al sicuro.»
Lei sentiva uno strano languore crescere dentro di se, era dolce il modo in cui la zia l’accarezzava, lei si lasciò andare. Lentamente si sentiva dentro una sensazione di benessere, la bocca della zia a poca distanza dalla sua, le parole appena sussurrate, le carezze erano dolcissime.
«Che bel seno che hai zia, il mio è molto piccolo, posso toccarlo?»
Lei sorrise.
«Non disperare, presto diventerà grande anche il tuo, e lo puoi toccare.»
Angela portò lentamente la mano sulla mammella, era soda, il capezzolo grande, duro, Ada ebbe un gemito.
… muumummmmhhmmm…
Il contatto la faceva impazzire. Allungò la sua mano sul seno della ragazza, lei si mise a tremare come una foglia. Era uno strano languore quello che provava, quando Ada appoggiò le sue labbra alla sua bocca, lei non oppose nessuna resistenza. Lasciò insinuare la lingua dentro la bocca, rispose con ardore a quel bacio, lunghissimo, che la fece vibrare come una corda di violino, mentre fra le sue cosce, sentiva dentro un fuoco. La mano dal seno scese giù in mezzo alle cosce, le divaricò istintivamente, le dita della donna le procurarono subito un piacere sconosciuto.
… humummmm …
Sentiva scorrere dentro un misto di dolore, e piacere, inarrestabile. Lei non sapeva reagire, rimase immobile. La zia temendo di esagerare, non andò oltre, si tenne il suo corpo stretto a se, e si addormentarono così. Durante il resto della settimana, la sera continuarono a toccarsi sempre, senza andare molto più in là. La sera del suo diciottesimo compleanno, mentre stavano cenando, la tv trasmetteva il telegiornale. Il cronista si mise a leggere una notizia che gelò il sangue a entrambe. In una sparatoria dentro un bar, il fidanzato di sua madre era stato ucciso, nel tentativo di ripararsi, si era fatto scudo con sua madre, con il risultato di morire entrambi. I dieci giorni successivi, furono tremendi. La Polizia che voleva sapere dei legami fra sua madre, e il balordo morto. Il funerale, tutte le altre cose, misero Angela al centro dell’attenzione, era una cosa che lei odiava da morire. Tornò con Ada nell’appartamento di sua madre, prese le ultime cose sue, vendette tutto il resto, poi si rese conto che non sapeva cosa fare dei soldi ricavati.
«Ci prendi la patente di guida, io mi devo operare al menisco, aspetterò fino a che tu non hai la patente, poi mi opero.»
Angela pensò che fosse una bella idea. Cinquanta giorni dopo, sventolava la patente davanti alla faccia di sua zia, che dalla contentezza l’abbracciò forte, le dette un lungo bacio in bocca. Una settimana dopo si recarono in uno studio ortopedico, di un caro amico di sua zia. Mentre erano in sala d’aspetto, videro entrare una signora con entrambe le gambe ingessate, su di una sedia a rotelle spinta da una badante straniera.
«Ada, che ci fai qui?»
«Flavia, sei proprio tu?!»
Le donne si abbracciarono calorosamente, mentre la badante, si mise in un angolo a discutere parlando straniero al cellulare. Si raccontarono le rispettive vicissitudini, Flavia non la vedeva dal funerale di suo zio. Era stata vittima di un incidente in montagna, mentre era a sciare, una deficiente l’aveva investita fratturandole entrambe le caviglie, doveva togliere il gesso, era lì per quello. Girando lo sguardo, chiese, ad Ada.
«Chi è questa bellissima cerbiatta che ti porti dietro?»
Angela arrossi, fino alla punta dei capelli. Effettivamente col suo fisico minuto, il viso tondo, gli occhi grandi e scuri, sembrava veramente una cerbiatta.
«E' mia nipote, una ragazza molto in gamba, ma, un poco sfortunata.»
Flavia la scrutò intensamente. Sentiva i suoi occhi entrare dentro la sua anima, poi le chiese quale fosse il suo lavoro. Angela riuscì a recuperare un po’ di voce, disse di essere al quinto anno di ragioneria. Ada aggiunse che era anche bravissima.
«Ha la media del nove!»
Flavia sorrise, poi aggiunse.
«Se sei veramente brava, io potrei avere bisogno di te. La mia commercialista fra poco andrà in maternità, e devo sostituirla. Quando ti sei diplomata, cercami, anzi, dammi il tuo cellulare.»
Tornando a casa, Ada le raccontò di loro, che erano amiche di scuola, si erano frequentate moltissimo, poi la vita le aveva divise, si erano riviste al funerale di suo marito.
«È una donna molto potente. Metà della città gli deve dei favori, mentre l’altra metà sta alle sue spettanze. Può fare la tua fortuna, ha una lavanderia industriale creata da suo padre, lei la dirige, ne ha fatto una vera miniera d’oro.”
Due giorni dopo Flavia chiamò le due donne.
«La mia badante mi ha lasciato per problemi con il marito, io ho appena tolto il gesso, e non riesco quasi a muovermi, averi bisogno di una mano.»
Andarono a casa sua. Una villa splendida appena sulla collina davanti alla città. Angela entrando si rese conto che quella casa era bellissima, arreda con gusto totalmente femminile, era perfetta in ogni suo dettaglio. Flavia era davvero immobilizzata, si muoveva a mala pena con due stampelle. Mentre Ada metteva in ordine la casa, Angela la portò davanti alla sua scrivania dello studio. Flavia fece alcune telefonate, poi le chiese:
«Hai la patente, mi porteresti in azienda.»
Andarono con la vettura di Flavia, una sportiva degna di lei. Angela sentiva tremare i polsi dalla potenza di quel veicolo, ma riuscì a dominarlo in maniera perfetta, tanto che al ritorno, lei le fece i complimenti, e una proposta.
«Comprendo che devi studiare, ma resteresti ancora con me, sono completamente sola, non riesco quasi a muovermi, devo fare la ginnastica rieducativa, ma ancora mi muovo malissimo e ho paura di cadere?»
Ad Angela sembrava un sogno, quella splendida donna aveva bisogno di lei. Andò a casa, prese i libri necessari e alcuni indumenti, poi tornò da lei. La sera dopo aver cenato, aveva cucinato Angela, si misero sedute a parlare. Lentamente riuscì ad aprirsi con lei. Era tranquilla, fra donne, questo la faceva sentire bene. Flavia aveva un modo dolcissimo di parlare, quasi sommesso, dolce, mai aggressivo. Angela era affascinata dalla grazia, classe, e delicatezza che quella donna aveva, e glie lo disse. Al momento di andare a dormire, l’accompagnò fina alla camera, l’aiutò a spogliarsi. Lei aveva trentasei anni, ma sembrava averne venticinque al massimo. Pelle liscia, nessuna ruga, smagliatura, o un filo di cellulite, un corpo quasi perfetto, terza di seno abbondante, capelli rossi naturali, gambe lunghe toniche, anche se ora il tono muscolare era basso, sembravano sempre belle, mani con dita lunghe, occhi chiari, labbra e bocca non troppo grandi. Angela la aiutò a distendersi nel letto, poi fece per andarsene.
«Dove vai? Non potresti restare qui. È tanto grande questo letto, che può ospitare entrambe, ma se hai paura di dormire con me vai pure.»
Angela arrossì ancora, era timida, solo con sua zia riusciva di spogliarsi, ma vincendo ogni paura disse che non vi erano problemi. Si spogliò, mise il suo pigiama, si distese accanto a lei. Il mattino lei si levò, le preparò la colazione, poi la aiutò ad andare in bagno, doveva fare una doccia, si spogliò nuda davanti a lei. Angela si sentiva strana, era eccitata dal suo corpo, il triangolino di peli rossi del pube era perfetto. La fece entrare dentro la doccia, lei si appoggiò alla parete, cercando di lavarsi, ma con scarsi risultati. Angela prese il guanto di spugna, da fuori si mise a lavarla, era incredibile, si stava eccitando a passare le mani sul suo corpo, anche lei non era indifferente alle sue carezze. Quando lei uscì, le preparò un telo di spugna per avvolgerla, lei si lasciò abbracciare, si appoggiò alla giovane, a fatica riuscì a portarla di nuovo in camera per distenderla sul letto. Lentamente le passava l’asciugamano sul corpo. Flavia stava in silenzio, era eccitata dalla carezza della ragazza, aveva timore a muoversi, lei avrebbe potuto fraintendere le sue intenzioni, mentre lei era rapita da quel visetto, e dalla fragilità di quel corpicino, che desiderava moltissimo. Per un momento Angela smise di passare il panno sul corpo nudo davanti a lei. Sentiva dentro un profondo desiderio di baciarla. Sua zia le aveva detto che Flavia, non aveva mai frequentato dei maschi, che alle superiori, quando andava a casa sua, spesso si distendevano sul letto a baciarsi. Angela portò, la sua bocca vicinissima alla sua, lei attese che la giovane le fu vicina, poi allungò la mano, la mise dietro il suo collo, le bocche si unirono in un bacio interminabile, passionale, le lingue s’inseguivano, si toccavano, si univano incessantemente. Flavia distesa, Angela di lato a lei, le labbra percorsero ogni centimetro di quel giovane corpo acerbo. La fece vibrare, quando si mise in bocca il piccolo seno, lei ebbe un lunghissimo gemito.
… hmmmmuuhhmmmm … Sei bravissima! ...
Angela si rese conto, che lei era veramente esperta, nell’arte di amare una donna. Le passò la lingua in ogni angolo del suo corpo. La fece vibrare come la corda di un violino, le fece emettere una melodiosa serie di suoni, di gemiti di vero piacere
«Si dai ti supplico non ti fermare!»
Desiderava godere, ma lei indugiava, alla fine Angela le prese la testa, la schiacciò sul suo bottoncino, ebbe subito un tremendo orgasmo che la scosse tutta.
«Vengo! Finalmente!»
A quel punto si girò verso di lei, insinuò la sua testa fra le gambe di Flavia, si scatenò a leccare, succhiare, con impeto la fica di lei, che alla fine dovette staccarsi e urlare di piacere.
« ooooohhh dolcissimo amore dai che godo Vengo!»
Si rigirò incollando la sua bocca all’altra, si strinse con passione quel giovane corpo.
«Ti amo, dal primo istante che ti ho visto. Ti amo, ma se hai paura di questa cosa, allora vattene, io non lo sopporterei che tu non mi amassi.»
Angela aveva le lacrime agli occhi. La guardò con tutto l’amore, che non aveva mai provato per nessuno.
«Anch’io ti amo, ti ho desiderato da subito, mi sei entrata dentro al primo sguardo, spero di essere degna di te.»
Fu subito amore. Amore grande, completo, senza riserve, un corpo e un’anima, nel vero senso della parola. Nei quattro anni che seguirono, divennero inseparabili. Flavia le insegnò tutto, in fabbrica, le affidò sempre maggiori responsabilità. Angela era una dirigente perfetta. Giusta con il personale, ma determinata con i clienti. Le sue operaie, l’ottanta per cento erano donne, l’adoravano, sia per il modo di dirigere, sia per il coraggio di dichiarare il sua amore per Flavia, la chiamavano “la signorina”. Nella vita quotidiana, Flavia fu una maestra perfetta. Niente più vestiti anonimi, ma eleganza, classe e buon gusto, divennero la sua abitudine, ma era a letto che la discepola superò la maestra. Angela era diventata fantastica nel far morire Flavia di piacere. La sua gioventù, la sua fame di sesso la stordiva, alla fine Flavia ne usciva ogni volta sfinita, ma sempre desiderosa di ricominciare, non era mai sazia del piacere che Angela le dava. Era quasi Natale, erano nel loro ufficio.
«Da un primo bilancio, credo che anche questo semestre sarà molto positivo, direi che alla fine avremo raddoppiato gli utili anche per quest’anno.»
Flavia alzò lo sguardo verso il suo amore, sorrise.
«È merito tuo, da quando sei entrata in quest’azienda, abbiamo migliorato sempre, che ne dici di andare a festeggiare in quel locale nuovo di Marina.»
«Certo, così quella troia ti rimette gli occhi addosso, credo che si sia fatto un pensierino su di te.»
A Flavia faceva piacere quella finta gelosia. Le faceva capire che la piccola non abbassava mai la guardia, poi dentro di se mai, e poi mai, avrebbe permesso a nessuno di inserirsi nel loro amore. Quella sera si misero veramente belle. Angela una gonna al ginocchio, con tacchi non troppo lati, non voleva sembrare più alta di lei. Flavia sfoggiò un classico del suo repertorio, giacca e cravatta da uomo, con, in testa, un Borsalino che vista da dietro poteva benissimo essere scambiata per tale. Erano stupende, quando entrarono nel locale, la padrona le andò incontro.
«Siete meravigliose!»
Poi da vicino, aggiunse a bassa voce.
«Saprei io cosa vi farei, se potessi infilare la mia lingua in un certo posticino del vostro corpo!»
Risero soddisfatte. Passarono fra i tavoli tenendosi per mano, suscitarono il classico brusio cui erano ormai abituate, ma un gruppetto di balordi commentò, pesantemente.
«Ci penserei io, a farle tornare ad adorare il cazzo.»
Loro non se ne curarono, erano abituate a tutto, poi non gli importava nulla di quello che la gente pensava. Durante la cena si scambiarono effusioni e bacetti, poi decisero di tornare. La strada costeggiava per un tratto un bosco, era notte, faceva molto freddo. All’uscita di una curva videro una vettura che sembrava uscita di strada, era notte, una persona era distesa in terra, subito uscirono dalla loro macchina, andarono a soccorrere il tipo. Fu il loro più grande errore. Improvvisamente Angela si sentì afferrare da due persone robuste, un tampone sulla bocca imbevuto di una sostanza che le fece subito perdere i sensi. Quando rinvenne, era seminuda, quasi congelata, sentiva un fortissimo dolore sia sotto che dietro, era stata stuprata!
«Flavia! Flavia dove sei? Dove sei? Rispondi.»
La vide riversa poco distante da lei. Strisciò fino al suo corpo, non riusciva a reggersi in piedi.
«Flavia, amore rispondi. no!... NO!»
Il suo grido squarciò il silenzio della notte, lei la stringeva a se, ma la donna era morta, forse era più forte, si era ribellata alla violenza, aveva pagato con la vita la sua determinazione. Si trascinò fino alla strada. Una vettura con una coppia di fidanzati la soccorse, chiamarono aiuto. Fu di nuovo un incubo. Il vuoto, la sua vita si era fermata, era sconvolta, distrutta sfinita. Trovarono subito i cinque balordi che avevano fatto tutto. Le avevano rubato borse e cellulari, si erano divertiti a riprenderle durante la violenza. Furono puniti in maniera esemplare, ma a lei non importava molto. Flavia non c’era più, e lei si sentiva sola, distrutta, stanca di vivere. Dopo un mese circa fu convocata assieme a Ada da un notaio. Flavia di nascosto le aveva lasciato tutto, tranne una baita in montagna che aveva regalato ad Ada, ma la cosa importante era una lettera per Angela. Le diceva, in breve, che lei era stata tutta la sua vita, che lei l’aveva amata, come nessun altro al mondo. Le aveva lasciato la sua attività, sperando che lei la facesse crescere come se fosse una loro creatura, falla diventare il monumento al nostro amore. Angela si riprese, da quel giorno solo il lavoro le interessava, solo lavoro, lei viveva per la lavanderia. Passarono due anni, fatti solo di lavoro, passeggiate al cimitero, per lei non c’era spazio per altro. Una sera, era vicino alle feste natalizie, periodo che lei odiava di più, una sua segretaria le disse:
«Signorina, sono le venti è ora di chiudere.»
Lei le sorrise, si scusò e uscì, si mise alla guida per andare verso casa, ma era distratta dai suoi pensieri. Le mancava tantissimo Flavia, non si rese conto che al bivio non era svoltata a destra, ma aveva proseguito diritto e si ritrovò in aperta campagna. Era buio, stava soffiando il vento che portava fiocchi di neve, lei sbagliò una curva, la macchina scivolò su di una lastra di gelo, fini in un fossato al lato della strada, sbatte con forza la testa sul vetro davanti, si era dimenticata di allacciare anche la cintura di sicurezza. Si risvegliò dopo un poco, i fari della macchina si erano spenti, lei si sentiva un forte dolore alla fronte, le colava del sangue, era sola, nel freddo come quella maledetta sera, desiderò morire. Dei fari squarciarono la notte, un grosso SUV passò, e si fermò, tornò indietro, e ne discese un uomo, venne verso lei.
«Hei, stai bene?»
Aprì lo sportello, lei gli svenne fra le braccia. Si risvegliò tre ore dopo in un letto d’ospedale, l’uomo era seduto vicino a lei. Ebbe un momento di paura, lei subito non riuscì a rendersi conto di dove si trovava. Lui era un tipo non troppo robusto, fisico normale, mani belle, dita lunghe affusolate, ben curate, i capelli rossi corti, aveva un viso dolce, non esprimeva la classica durezza di un uomo, i lineamenti erano dolci. Lui le parlava, lei girò lo sguardo verso di lui.
«Meno male che si è ripresa, credevo di averla soccorsa troppo tardi. Mi chiamo Andrea, sono nato in Germania, da padre tedesco e madre italiana, lei è ginecologa in questo ospedale.»
Angela lo ringraziò, era la prima volta che doveva qualche cosa a un uomo, al di fuori del lavoro. Sembrava un ragazzo dolce, lei non riusciva a sentire disagio con lui. Passarono due giorni, lei fu dimessa, lui si offrì di accompagnarla, venne a trovarla anche sua madre. Quando entrò le due donne, si riconobbero. Lei era la dottoressa che l’aveva visitata dopo lo stupro, ma professionalmente corretta, non ne fece parola a davanti a lui. Lentamente Andrea s’inserì nella sua vita Era dolce, premuroso, la faceva spesso sorridere, lo trovava simpatico, si rendeva conto che il giovane si stava affezionando sempre più, era diverso da tutti quelli che conosceva, sapeva intuire ogni suo desiderio e lo faceva con estrema dolcezza, cosa che spiazzava sempre Angela. Una sera, lui l’aveva invitata a cena, era tutto perfetto, Angela aveva fatto un vero sforzo ad accettare l’invito. Lo aveva fatto per non ferire l’amico, ma era a disagio, si rendeva conto di essere al centro dell’attenzione del giovane. Appena seduti a tavola, lui le prese la mano, la guardò negli occhi.
«Angela credo di essermi innamorato di te.»
Lei ebbe una reazione eccessiva.
«NO! Questo no!»
Si alzò da tavola e se ne andò via. Passarono alcuni giorni, lei era dispiaciuta. Si rendeva conto dell’eccessiva reazione avuta, ma aveva paura, non voleva più che nessuno s’innamorasse di lei. Cercò Andrea, ma questi non rispondeva, poi decise di passare all’ospedale, vi trovò la madre.
«Andrea è una persona diversa, da quello che credi. Capisco la tua reazione perché conosco la tua storia, ma lui no.»
Angela si rese conto di aver sbagliato, almeno gli doveva delle spiegazioni. La madre le diede un buon consiglio.
«Se vuoi spiegarti con lui, vieni questa sera a casa, lui torna dopo le venti.»
Angela si presentò a casa di Andrea, suonò alla porta, si vide aprire da una donna che assomigliava a lui.
«Cerco Andrea, è in casa?»
«Accomodati.»
Le rispose la donna. Angela era confusa, le sembrava la copia esatta dell’amico, non sapeva che lui avesse una sorella. Appena dentro ripete la richiesta di vedere Andrea.
«Sono io Andrea.»
Lei lo guardò senza capire, la donna si avvicinò.
«In Germania Andrea è un nome che si può utilizzare, sia al maschile, che al femminile. Io lo uso per il semplice motivo che io sono sia donna, che uomo, sono una trans.»
Angela rimase muta. Per un momento non riuscì a focalizzare la cosa, lei era lì vicino, le sue mani le tenevano le sue, i loro occhi s’incrociarono in un lunghissimo sguardo. Ora capiva la dolcezza, era chiaro, la parte donna di lei, sapeva benissimo come comportarsi con lei.
«Io amavo una donna che si chiamava Flavia, era tutto per me, una sera ci hanno violentate stuprate, lei ha resistito, e un balordo le ha stretto le mani sul collo fino ad ucciderla, capisci la mia diffidenza.»
«In Germania Andrea era una donna, mi sono innamorata due volte. La prima volta lui è fuggito, la seconda quando ha visto la mia diversità mi ha definito mostro. Sono venuta in Italia, ho deciso di essere un maschio, e cosa vado a fare? M’innamoro di una donna che ama le donne, decisamente, non ne prendo una.»
Angela sentì che lui si poteva fidare, la guardò dritta negli occhi, le sue labbra si avvicinarono alle sue, le diede un timido bacio. Dentro di se aveva un grandissimo conflitto, l’amore per Flavia era chiuso per sempre nel suo cuore, ma era ora di voltare pagina, e lui/lei erano la perfetta soluzione, poteva amarla come donna accettare di avere il maschio senza doversi difendere. Andrea rimase un momento stupito, le sorrise.
«Portami con te»
Le disse Angela. Lei lo accompagnò in camera da letto. Si mise a spogliarla, le sue mani si muovevano delicatamente sul suo corpo, Angela sentiva il desiderio crescere, quando furono nudi, lei si rese conto che lei aveva un bellissimo corpo, non le importava se aveva anche un pene, si distese a 69, lo cominciò a baciare, leccare e lentamente la sua mano si strinse intorno a quel sesso sempre ripudiato. Lo portò alla bocca leccandolo in maniera assolutamente inesperta, poi lo spinse un poco in gola. Era dolce, lui non le imponeva nulla, le leccava la fichetta molto bene lei ebbe un lunghissimo orgasmo.
…. Unmmunmum …
Poi con decisione Angela si rigirò. Salì su di lui, con tantissimo coraggio, appoggiò il glande all’apertura della sua fica, lo guardò negli occhi.
«Prendimi, fammi sentire come una donna mi fa godere da uomo.»
Spinse dentro di se quel fallo. Le scorreva lungo le pareti, sentì un piacere diverso, poi una scarica elettrica sconvolse il suo cervello. Lei aveva avuto il suo primo orgasmo.
«Vengo!»
Riuscì solo a dire questo. Si strinse a lui. Un diverso amore stava nascendo dentro di lei.
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1 anno fa
baxi18, 55
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Fra le braccia di mio padre.
Sdraiata nel mio letto, mi rigiro, guardo la sveglia, vedo che è quasi mezzanotte. Il caldo opprimente, l’afa bestiale, rendono questa notte incandescente. Osservo la finestra aperta, la luce che proviene dalla strada fa pensare che, da un momento all’altro, stia per scatenarsi una tempesta. Ho paura, mi rigiro nel letto bagnato del mio stesso sudore, sono inquieta, mi agito per l’imminente temporale che sta per abbattersi sulla città. Sono Mara, ho 19 anni e vengo definita una bella ragazza: alta m. 1,85, capelli ed occhi scuri, terza misura di seno, gambe lunghe e affusolate in un fisico atletico acquisito in anni di palestra ed allenamenti in piscina. Vivo con i miei genitori. Papà si chiama Bruno, ha 40 anni ben portati, in effetti non potrebbe esser diversamente, avendo da sempre fatto nuoto: in gioventù, in squadre per agonismo e con risultati lusinghieri, mentre oggi è un istruttore di nuoto e allena squadre femminili. Ha conosciuto mia madre durante una gara di nuoto e, da allora, la loro vita è diventata una. Mio nonno Giulio, aveva una palestra e una piccola piscina; con l’arrivo di mio padre, tutto è stato trasformato in un ottimo centro sportivo con una piscina agonistica, che ci impegna quasi tutti; infatti vi lavoro pure io nell’amministrazione, essendomi diplomata in ragioneria. Mia madre, si chiama Claudia, anche lei quarantenne, è medico del reparto ostetricia del locale nosocomio; è una bella donna, alta come me, ma ha un seno più abbondante del mio, ama vestirsi molto elegante e, per lei, le scarpe basse sono quelle dal tacco 10.
D'improvviso, la notte viene illuminata da un lampo accecante, seguito da un tuono che fa tremare l'intero edificio fino nelle fondamenta. Salto dal letto come una molla, scappo, fuggo nel corridoio, verso la camera dei miei genitori, dove c’è mio padre che non dorme, sta appoggiato alla testiera del letto e legge un libro, come ama fare la sera, quando la mamma è di turno di notte nell’ospedale. Apro la porta e mi fermo un attimo sulla soglia, mentre l’ennesimo tuono scuote di nuovo il palazzo; io sono lì, immobile, lo guardo: se ne sta seduto dentro il letto semicoperto dal lenzuolo, appoggiato, a torso nudo; mi guarda e mi sorride. Di nuovo un lampo e un tuono, urlo, salto sul letto, alzo il lenzuolo e mi rifugio fra le sue braccia, stringendolo e tremando per la paura. Il mio corpo nudo, coperto solo da una T-shirt, si appiccica al suo, anch'esso nudo. Tremo ed urlo ad ogni tuono e, ben presto, mi rendo conto che la mia micetta preme contro qualcosa che sta crescendo a vista d'occhio. Come sempre, mio padre dorme nudo ed ora io ho il mio sesso appoggiato al suo, mentre tremo come una foglia. Sono stata sempre terrorizzata da tuoni e fulmini, fin dall’età di 10 anni. Un giorno, appena uscita da scuola, mi ero rifugiata sotto un albero, perché stava iniziando a piovere e mia madre tardava; nel preciso istante in cui l’ho vista e raggiunto l’auto e, mentre vi salivo a bordo, un fulmine colpì l’albero sotto cui ero riparata, spaccandolo in due. Da allora ho sempre avuto il terrore di fulmini e tuoni. Continuo a tremare, mentre sento che, fra le mie gambe, il sesso di mio padre è cresciuto notevolmente, anzi ora è proprio duro ed io continuo a muovermi su e giù, in un crescente stato di eccitazione, che va aumentando con la stessa intensità con cui il suo sesso cresce, mentre fuori, era pronto a scoppiare il temporale. Ad un tratto sollevò lo sguardo, i nostri occhi si incrociano e, senza dir nulla, salgo su di lui. Afferro con la mano la sua splendida mazza, spennello la punta lentamente lungo lo spacco della micetta, che è ridotta ad un lago di umori e, con un sol colpo, mi ci impalo sopra, spalancando la bocca da cui promana solo un lieve gemito. Nello stesso istante, il mio corpo viene scosso da un brivido di piacere intenso e, quando lo sento sbattere sul fondo dell’utero, mi provoca il primo impensabile orgasmo. Sentirmi penetrare da quel palo di carne poderoso, meraviglioso, che mi ha subito provocato un orgasmo, scuotendomi dalla testa ai piedi e facendomi tremare tutta, è una sensazione che non cambierei per tutto l'oro del mondo. Mentre fuori si scatenava l'inferno, io ero immersa nelle gioie del paradiso, perché l'incredibile potenza che si muoveva dentro di me, mi provocava un uragano di sensazioni bellissime, che facevano vibrare il mio corpo; dalla mia micia, ormai aperta e ricolma del sesso di mio padre, cominciava a sgorgare un fiume di piacere, ricoprendo interamente la verga. Allo stesso modo di come la città viene bagnata da un tremendo temporale, accompagnato da tuoni e fulmini, il mio corpo era scosso da scariche elettriche di piacere, che mi fanno vibrare come una foglia smossa dal vento. Lui è rimasto per un lungo attimo immobile, mi ha osservato con un sorriso dolcissimo e, senza dire una parola, ha sollevato le braccia, mi ha sfilato la T-shirt ed ora, dopo aver inarcato le gambe dietro la mia schiena, afferra i miei seni e comincia ad impastarli, strizzandoli, gioca e schiaccia i capezzoli fra le dita, procurandomi ancora altro immenso piacere. Godo, urlo, mentre, con un lento saliscendi, mi godo quella splendida colonna di carne, che mi stava devastando il ventre, procurandomi un piacere che, finora, non avevo mai provato.
Non che io sia una verginella, anzi... ! Ho già preso qualche bel maschio dentro e l’unico che mi fa godere, quasi allo stesso modo di ciò che sto provando ora, è Marco, il mio attuale fidanzato, che però, da tre mesi è all’estero per lavoro e, quindi, in questo momento sto sfogando tutta la mia repressa libidine, cavalcando mio padre, che sembra gradire moltissimo. Mi scopo su di lui con incredibile godimento e dolcezza, provocandomi ondate di piacere, fin quando, sfinita, mi distendo sul suo petto, appoggiando i miei seni sopra i suoi pettorali duri, tosti. Lui mi lascia respirare, poi, con un semplice movimento, mi gira e mi mette sotto di lui. Tende le sue braccia, il suo corpo sta in alto su di me, mentre io allungo le gambe e lo cingo ai fianchi, appoggiando i talloni sui suoi glutei. Mi scopa con incredibile lentezza, con una lentezza quasi esasperante, affondando completamente quel meraviglioso palo di carne dentro di me e, solo all’ultimo, dà un colpo secco, che fa sbattere il suo corpo contro il mio clito, provocandomi una nuova ondata di piacere. Per un attimo resto passiva, poi inizio ad assecondare il suo movimento; gli vado incontro, ogni volta che lui, di colpo, affonda dentro di me. Godo, urlo, e vengo in continuazione. Mi scopa così a lungo, che perdo la cognizione del tempo e resto immersa nel piacere che provo, fin quando, ad un tratto, si distende su di me, e mi gira di lato, abbracciandomi. Serro le mie braccia intorno al suo collo, lo bacio con forza, la mia lingua va a cercare la sua, infilandosi in bocca e, quando la trova, iniziamo una danza erotica bellissima, fatta di sensazioni incredibili. Lui è una furia scatenata, mi bacia e succhia il labbro, mi morde il mento, provocandomi l’ennesimo piacere; io lo stringo a me, serrando le braccia intorno al collo e, con la mia guancia appoggiata alla sua, lo incito a scoparmi ancor di più.
“Dai, più forte! Ancora, sfondami! Dai, spaccami tutta! Fammelo sentire fin in gola! Vieni, inondami, riempimi tutta! Fammi sentire il tuo seme caldo che inonda il mio ventre! Dai, godi…non aver paura…son protetta, anche se un figlio te lo darei volentieri! Vengo! Vengo! Ora!”
Sono tutta un tremito per il sopraggiungere dell’ennesimo orgasmo, mentre sento che anche lui dev'esser prossimo al suo piacere. Il ritmo più forte dei suoi colpi, sono ora più cadenzati e gli affondi raggiungono il massimo della profondità del mio ventre, fin quando, d'un tratto, dopo il mio ennesimo orgasmo, lui mi guarda negli occhi e resta immobile. Avverto un'improvvisa ondata di calore che irrompe nel mio corpo, inonda il mio ventre: sta godendo dentro di me. Lo sento, mi stringo con forza a lui, serrando le mie gambe dietro la sua schiena, quasi ad impedire che possa uscirsene.
“Ora! Si, vengo! Piccola, sborro! Adesso sì che ti riempio! Sentimi dentro!”
Restiamo per parecchio abbracciati, mentre i nostri corpi continuano ad esser scossi da brividi di piacere. Alla fine i nostri respiri tornano alla normalità. Fuori il temporale estivo stava passando, mentre dentro di noi, le splendide sensazioni, l'immenso piacere provato, stanno lasciando posto ad una sensazione di calma ed appagamento.
Lo so, è mio padre ed ho goduto fra le sue braccia in maniera spassionata, incredibilmente appagante ed ora resto qui, ferma, rannicchiata, nel posto più sicuro del mondo, le braccia di mio padre.
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1 anno fa
baxi18, 55
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Al cinema
Siamo al cinema...
Proiezione delle 23... la sala è vuota.
Ci siamo solo io e te.
Entriamo in sala, siamo nell'ultima fila in alto, sul lato più esterno...
Ci sediamo, parte la pubblicità... io apro lentamente il cappottino e ti faccio vedere come sono vestita...
Iniziamo così... a giocare.. soli... nella sala di un cinema qualunque...
Sotto indosso delle mutandine rosse... senza reggiseno ovviamente, dato il vestitino...
Mi sfiori le cosce guardandomi, sali su fino alla figa e me la accarezzi...
Io ti accarezzo il cazzo da sopra i pantaloni, mentre ci baciamo come solo noi sappiamo fare...
Ti slaccio la cinghia dei pantaloni, lentamente... e ti tiro fuori il cazzo dalle mutande... tu tiri indietro la testa per l'eccitazione e ansimi... come piace a me.. impazzisco... tu ti abbassi un po i pantaloni...
Inizio a toccarti bene, lentamente... al buio con la luce dello schermo del cinema... Le palle... fino alla cappella... ti bacio il collo, ti tocco il petto attraverso la camicia appena sbottonata che indossi...
Io ho le gambe accavallate... così ammiri le mie gambe e i miei piedi...
Mi avvicino col viso al tuo cazzo e ti stuzzico un po'... con la guancia... con la lingua ti lecco la cappella...lentamente...
Ad un certo punto mi dici che devi andare un attimo in bagno... ti aspettarti così... calda...
Ad un certo punto mi dici che devi andare un attimo in bagno... di aspettarti così... calda...
Mentre sto lì, seduta, con le gambe accavallate, col mio bel vestitino e tacchi rossi, al buio... mentre proiettano un qualsiasi film... vedo salire le scale del cinema una persona... è un uomo... ma non sei tu... ha altre fattezze,
Si avvicina, timido e tremante, alla mia poltroncina, mi saluta: "Buonasera mia Padrona.
Io lo guardo e gli dico: va bene, siediti qui vicino a me. Come pensi di intrattenermi? Mi sto annoiando molto senza mio marito...
"Se me lo permette, Padrona, so io come non farla annoiare..."
Appoggia la sua mano sulla mia coscia, mentre mi guarda... io lo lascio fare...
Guarda le mie cosce, i miei piedi...
Mi accarezza le gambe, tutte... e piano piano me le apre... mi chiede il permesso di toccarmi la figa... glielo faccio fare...
Mi scosta la mutandina rossa... mi tocca la figa... è tutta bagnata... il dito scivola sul clitoride bagnato... ci gioca... infila un dito nella figa, piano piano...
Mi prega di poterla leccare... gli dico di sì, ma prima deve partire dai piedi...
Io sono lì, a gambe larghe, sulla poltroncina e lui in ginocchio, con la testa sui miei bei piedi... me li lecca... le dita... il collo del piede, il tallone, attraverso le scarpe dal tacco rosso...
Poi sale alla caviglia... polpaccio, ginocchio, coscia... si sofferma sulle cosce, l'interno coscia... e dopo aver ammirato qualche secondo la mia figa bagnata, la lecca... affonda la sua testa in mezzo alle mie cosce calde... infila la lingua nella mia figa calda e bagnata... gli piace il sapore che ha...
Mi succhia il clitoride... mi lecca le grandi labbra... infila due dita... mi masturba...
Io impazzisco... continuo a prendermi tutto quel piacere...
Con la coda dell'occhio ti vedo tornare ...
Sali le scale piano... perché vuoi ammirare lo spettacolo... mi guardi, eccitato... ti fermi... ti siedi su una poltroncina più lontana da noi... lui non ti ha visto... Ti tocchi il cazzo sopra i pantaloni... io ti guardo... mentre lui mi sta leccando la figa ...
Allora, siccome mi piace farti impazzire, gli dico di fermarsi un attimo, che voglio cambiare posizione...
Mi metto a pecora sulla poltroncina... alzo il vestitino rosso e mi scopro tutto il culo... gli ordino di leccarmi il buco del culo e di continuare a masturbarmi con le dita...
Lui obbedisce immediatamente, eccitattisssimo...
Mi accorgo che lo schiavo nel frattempo si è sbottonato i pantaloni, sta col cazzo di fuori mentre mi lecca il culo e mi masturba... con l'altra mano si masturba pure lui...
Io giro la testa verso di te e ci guardiamo...
Io godo... tu impazzisci... hai tirato fuori il cazzo dai pantaloni... ti masturbi guardandoci...
Andiamo avanti per qualche minuto...
Non ce la fai più... mi vuoi... vuoi la mia figa, il mio culo, la mia lingua...
Ti avvicini a noi, lentamente...
Ti metti davanti alla mia faccia mentre sto a pecora.... e mi sbatti in bocca il tuo cazzone... bollente, liscio come il velluto, la cappella mi riempie tutta la bocca... sento tutte le vene del tuo cazzo che scorrono sulle mie labbra, mentre fai su e giù nella mia bocca, fino alla gola...
Mi tieni la testa fra le tue mani, mi scopi la bocca....
Lo schiavo mi fa venire con le dita... io ho il tuo cazzo in bocca mentre vengo... e me lo sbatti sempre più forte mentre sborro...
Finito di esser venuta, ordini allo schiavo di fare spazio a lui dietro di me, e lui deve venire davanti a me...
Mi prendi da dietro... mi vuoi inculare... mi vuoi sfondare il culo... mi vuoi fare molto male... mi bagni il culo con la saliva e sbatti dentro prima la cappella, poi tutto il cazzo... fino in fondo... fino alle palle!!! Io urlo! Di piacere!! La figa mi si bagna ancora di più... gocciola sulla poltroncina...
Mi afferri per bene dai fianchi e mi inculi forte!!!
Lo schiavo è davanti a me... col cazzo di fuori...
Mi chiedi se vogliamo farlo impazzire... con i miei pompini... lui non ci crede...
Gli afferrò il cazzo con una mano, lo masturbo un po'... mentre tu mi inculi guardi tutto... Lo tiro un po' verso la mia faccia... e glielo prendo in bocca...
Lui impazzisce, fa dei gemiti di godimento, è incredulo di tanta bravura, è eccitatissimo... il suo cazzo nella mia bocca è duro... glielo lecco... glielo succhio... come faccio a te...
Tu sei un misto tra eccitato e gelosissimo... non sai se mi stai inculando forte per l'eccitazione o per la gelosia... Non fa niente, mi prendi, mi fai sborrare... urlo di piacere, mi sculacci mentre succhio il cazzo allo schiavo... mi dici che sono una troia e io ti dico: Si, sono una troia!! Mentre vengo ...
Mi fai girare, mi fai stare seduta sulla poltroncina, a gambe larghe...
Tu sei in piedi davanti a me ... lo schiavo in piedi dietro di me...
Mi volete inondare di sperma... vi masturabate sopra la mia faccia...
Mi tocchi il viso... mi infili le dita in bocca mentre vi masturbate....
Io mi scopro le tette... sto a gambe aperte... ho la figa bagnata...
Avvicini il tuo cazzo alla mia bocca... aperta... e ci schizzi dentro... e sulle labbra e sulle guance...e sulle tette...
Anche lo schiavo vuole schizzare ma non gli permettiamo di farlo in bocca... allora gli concediamo sulle mie tette...
Da dietro la poltroncina si viene a mettere in piedi vicino a te... e mi schizza sulle tette... mentre tu ancora mi stai schizzando in bocca...
Quando avete finito prendo il tuo sperma con le dita e me lo spalmo sulle labbra... e lo lecco un po'...
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1 anno fa
vanitosacuriosa, 45/45
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La passione dietro la pelle
Nel cuore della mia città, c'era un affascinante negozio di pelletteria, noto per le sue creazioni uniche e di alta qualità. Un giorno, decisi di visitare quel luogo incantevole alla ricerca di un nuovo accessorio di pelle.
Appena entrai, notai una donna di straordinaria bellezza, una BBW con un corpo che emanava sensualità in ogni movimento. I suoi lunghi capelli scuri cadevano morbidi sulle spalle, e i suoi occhi erano carichi di passione e intensità.
Era la titolare del negozio, una donna di grande personalità e una presenza magnetica. Mentre ero lì come cliente, non potevo fare a meno di notare la sua sensualità, che traspariva in ogni gesto e sguardo.
Le sue curve abbondanti e seducenti erano una fonte di desiderio irrefrenabile. Il suo corpo si muoveva con una grazia e una femminilità che mi faceva tremare di eccitazione. Era come se l'energia erotica aleggiasse nell'aria ogni volta che lei era vicino.
Nonostante la mia timidezza, riuscii a instaurare un dialogo con lei, attratto dalla sua personalità affascinante e dalla passione che traspariva dai suoi occhi. Le nostre conversazioni si facevano sempre più profonde, e quella connessione crescente divenne inarrestabile.
Una sera, dopo la chiusura del negozio, ci ritrovammo casualmente nel retro bottega. In quel momento, tutto sembrò fermarsi, mentre i nostri sguardi si intrecciarono in un vortice di desiderio reciproco.
Senza dire una parola, ci avvicinammo lentamente, lasciando che le nostre mani esplorassero i contorni dei nostri corpi, scoprendo le pieghe e le curve che ci rendevano unici. La passione si accese, e il desiderio bruciava incontrollabile.
Ci abbandonammo alla lussuria, immersi nella passione travolgente. Ogni carezza, ogni bacio, ogni sussurro era un atto di puro piacere, un'esplosione di sensualità e desiderio.
Quel pomeriggio fu una combinazione perfetta tra la mia fantasia più profonda e la realtà più intensa. Il suo corpo di BBW generoso e avvolgente si intrecciava al mio, e il suo carattere appassionato alimentava il fuoco delle nostre emozioni.
Eppure, anche se quel momento fu indimenticabile e carico di passione, rimase un'esperienza unica.
Tuttavia, il ricordo di quel giorno di passione rimane impresso nella mia mente come un tesoro segreto, un'esperienza che mi ha fatto scoprire la bellezza della sensualità e la magia dei desideri inespressi.
Sarà per sempre un capitolo indimenticabile nella mia storia, una testimonianza di quanto il piacere e l'intensità possono unirsi in un'esplosione di emozioni indimenticabili.
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1 anno fa
admin, 75
Ultima visita: 46 minuti fa -
La vicina di casa
Nel condominio in cui vivevo, c'era una donna affascinante di nome Alessandra, un nome di fantasia che risuonava delicatamente come una melodia. Non era italiana, ma aveva portato con sé un'aura di mistero e fascino straniero.
Ero sposato, ma il mio rapporto con mia moglie era diventato un po' spento, mancava quel brivido che rende un rapporto appagante. Finché un giorno, incrociai lo sguardo di Alessandra nel corridoio. Quel contatto visivo fu un'esplosione di desiderio che risvegliò in me sensazioni dimenticate da tempo.
Ci scambiammo sorrisi compiaciuti e occhiate cariche di promesse ogni volta che ci incontravamo nel pianerottolo. L'attrazione tra di noi era palpabile, ed era evidente che entrambi desideravamo qualcosa di più. La tensione sessuale crebbe ad ogni incontro, alimentando una passione sempre più intensa e intrigante.
Un giorno, approfittando di un momento di privacy, mi avvicinai ad Alessandra e le confessai i miei desideri nascosti. Era una mossa audace, ma lei rispose con uno sguardo complice che diceva tutto. Il nostro primo contatto fu un bacio appassionato che scatenò una tempesta di emozioni sopite.
Da quel momento, i nostri incontri diventarono sempre più intensi e sensuali. Alessandra mi mostrò un lato di me stesso che non credevo esistesse più. Ogni incontro era un'esplosione di piacere, fatto di carezze furtive, baci appassionati e toccamenti che esploravano i nostri desideri più profondi.
Nel buio della sua camera da letto, i nostri corpi si univano in una danza erotica che trasgressiva ogni limite. Le sue mani sapienti esploravano il mio corpo, mentre io percorrevo con desiderio ogni curva del suo. I gemiti di piacere riempivano l'aria, e il desiderio ci consumava fino a raggiungere estasi inenarrabili.
La nostra storia segreta si svolgeva in un turbinio di passione, in cui ogni incontro era un'opera d'arte erotica che ci faceva sentire vivi come mai prima. Ogni dettaglio, dal modo in cui si svestiva alla dolcezza dei suoi baci, era carico di sensualità ed eccitazione.
Nonostante i sensi di colpa che ci accompagnavano, il nostro legame era troppo intenso per ignorarlo. Ogni momento rubato insieme ci faceva sentire vivi e desiderati come non mai. Era un'esperienza erotica che andava oltre le convenzioni, una ricerca della passione autentica che ci aveva liberati dalle catene di un rapporto monotono.
E così, in quella storia fatta di incontri proibiti e sguardi complici, Alessandra divenne la mia musa erotica, l'incarnazione dei miei desideri più segreti. Il ricordo dei nostri momenti di passione ardente rimarrà per sempre un tesoro nel profondo della mia anima, un riflesso della passione che ho riscoperto grazie a lei.
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1
1 anno fa
admin, 75
Ultima visita: 46 minuti fa -
Grazie a mio suocero sono felice
.Mi chiamo Anna, ho ventisette anni, sono bionda, alta 1,70, un po' rotondetta, ma abbastanza carina. Ho una buona terza di seno ed un culo che reputo un po’ grosso, ma che, in ogni caso, piace molto. Anche la bocca è bella larga e questo mi permette di far dei bocchini favolosi. Da due anni son sposata con Michele. Lui è un bel ragazzo, molto robusto, grandi braccia e muscoli davvero notevoli. Fa il muratore e, spesso, è fuori casa anche per più giorni. Ha un bel cazzo, non troppo lungo, ma grosso, che mi ha subito fatto innamorare di lui. Dopo due anni di fidanzamento, durante i quali mi scopava abbastanza regolarmente, ci siamo sposati. La vita matrimoniale aveva un andamento con alterne vicende. Per esigenze economiche, siamo andati a vivere con i suoi genitori. A me il sesso piaceva sempre di più e, intanto, mio marito mi scopava sempre meno e non ne capivo il perché. Ero sempre stata una porcellina prima di stare con lui e adesso ne avvertivo la mancanza. Per suscitare il suo interesse, mi vestivo piuttosto provocante, a letto ero sempre più porca, ma lui, nulla, quando aveva voglia mi scopava e, poi, si girava dall'altro lato, senza preoccuparsi se avessi goduto o meno. Abitando con i suoi genitori, a volte giravo per casa con quasi niente addosso, ma questo, ai miei suoceri, sembrava non dar fastidio. Più volte, al mattino, mi trovavo in cucina con addosso una vestaglia abbastanza trasparente, che non nascondeva il perizoma che avevo sotto ed il seno florido, ma senza reggiseno, sopra. È capitato più di una volta che Pietro, mio suocero, ancora un bell'uomo, si trovasse anche lui in cucina e faceva finta di non vedermi. Io ammetto che un pensierino su di lui lo avevo fatto e più d'una volta l'ho sorpreso che mi guardava, ma, da vera troia, lo stuzzicavo con le mie evoluzioni molto provocatorie. In fondo ero in calore e suo figlio non mi scopava. Mia suocera Carmela, invece, mi adorava. Di bell'aspetto anche lei, non disdegnava, anche lei, di girare per casa in accappatoio con sotto nulla, proprio come me, e questo piaceva molto anche a lui. Un lunedì mattina, mi alzo e scopro che io e lui siamo soli. Mio marito era partito per eseguire un lavoro in un cantiere molto distante da noi, per cui dovrà rimar fuori sei giorni e mia suocera aveva deciso, all'improvviso, di andar a trovare i suoi anziani genitori, che abitano molto distanti, in un’altra regione. In pratica siamo in casa io e mio suocero. A pranzo, cucino io, indossando una camicetta trasparente senza reggiseno, visto che non lo uso e pantaloncini stretti, senza perizoma, che mettevano in risalto la mia fica nuda e ben stretta nel tessuto. Lui naturalmente si accorge che sono decisamente provocante e che, con le mie movenze, lo stuzzicavo. Avevo anche sbottonato ancor più la camicetta, in modo da metter in mostra i miei seni, di cui ero particolarmente orgogliosa. Avevo la fica in fiamme ed avevo una voglia forsennata di scopare. Dopo il pranzo, condito da tante battute e doppi sensi, lui si offre di aiutarmi a riordinare. Io lavavo i piatti e lui asciugava, poi, ad un certo punto, lasciò cadere una posata, mi piego a 90° e non faccio in tempo a raccoglierla, che mi sento dietro un coso duro da far paura. Mi giro, lo guardo e lui, con un’aria alquanto incerta, si scusa.
«Scusami, ma non ne potevo più', mi stai facendo morire. Sei cosi prorompente che non riesco a resisterti.»
Lo guardo e gli sorrido felice.
«Anch’io ti voglio! Son davvero affamata di cazzo! Tuo figlio non mi scopa più come una volta ed io dovevo decidere se uscire a far la troia per strada o farmi scopare da te.»
Lui mi guarda quasi incredulo. Mi strige a sé e mi bacia con impeto e passione. Le nostre lingue si sono subito intrecciate, la camicetta è volata via in un attimo, mi ha afferrato i seni, baciando e succhiando i capezzoli, ormai duri come la pietra. Ho afferrato il suo cazzo da sopra i pantaloncini corti che indossava e l’ho tirato fuori: era enorme! Nulla a che vedere con quello di mio marito, suo figlio! Lo guardo stupita, lui mi sorride e mi invita a prenderglielo in bocca.
«Dai, succhiamelo, che poi te lo pianto tutto dentro. Questo è un vero cazzo, non come quello di quella mezza sega di tuo marito.»
Lo guardo incredula, ma lui mi fa inginocchiare e comincio a prenderlo in bocca con una certa difficoltà, sebbene la mia bocca sia abbastanza ampia: lui me la riempiva tutta. Lo succhio e mi bagno come una fontana. La fica mi colava al punto di sentire il cavallo dei pantaloncini completamente inzuppato. Lui geme e poi mi solleva, mi poggia sul tavolo, mi toglie i pantaloncini e mi scruta famelico. Si inginocchia fra le mie gambe e subito sento la sua lingua che passa tra le labbra fradice della mia fighetta. Ero un lago! Non capivo più niente, nemmeno da mio marito mi ero mai sentita leccare a quel modo.
«Sì, dai, continua. Cazzo, sei stupendo! Dai, che vengo. Pietro, mi fai venire!»
Continua a farmi impazzire ed io a godere. Poi si solleva, mi alza le gambe fin sopra le spalle ed appoggia la cappella sulla fica. Spinge con calma e, in un primo momento, avverto di esser troppo stretta per il suo cazzo, che sembra aver difficoltà ad entrare: è troppo grosso! Lui mi guarda, sorride e, alla fine, ci riesce.
«Sei così stretta che mi sembra di sverginarti! Adesso però, ti faccio godere all'impazzata.»
Incomincia a pomparmi e subito sono al settimo cielo. Mi sbatte con forza il suo cazzo tutto dentro e, anche se all’inizio non riuscivo a prenderlo tutto, lui, con affondi sempre più decisi e profondi, alla fine fa aderire il suo corpo al mio. Cazzo, ce l’ho tutto dentro ed al solo pensiero inizio subito a godere.
Urlo, vengo e lo incito a sfondarmi tutta.
«Più forte! Ancora più forte! Dai, che vengo! VENGO!»
Lui mi sbatte, poi mi guarda ed io capisco che è giunto all’apice. Lo esorto ad inondarmi la fica perché sono protetta. Mi sbatte ancora un po’, poi esplode alla grande dentro di me. Lo sento che mi riempie con il suo liquido caldo. Lo sento colare giù per le cosce. Scendo dal tavolo, mi abbasso davanti a lui e gli prendo il cazzo in bocca. Nonostante abbia sborrato abbondantemente, è ancora molto duro. Lo lecco e succhio come posso, in bocca mi entra solo la punta e, intanto, lui è sempre duro come l'acciaio. Mi solleva, mi bacia in bocca, mi succhia la lingua, poi mi gira e comincia a lubrificarmi il culo.
«Adesso, ti spacco, il culo! Lo so che tuo marito non ti scopa come vorresti, a lui, ora, piacciono i cazzi, piuttosto che le fiche. L’ho scoperto per caso e, poi, c’è anche un’altra cosa che devi sapere. Lui non è proprio mio figlio: quella zoccola di mia moglie si era fatta ingravidare da un mio amico.»
Resto basita e, in un attimo, mi riescono chiare tante cose, ma non ho il tempo di pensarci più di tanto, perché sento che mi lubrifica il mio buco del culo, poi appoggia il cazzo sul buco, pronto ad affondar dentro, quando, dalla porta che dà sul patio, vediamo entrare Paolo, il suo miglior amico, che resta immobile e ci guarda stupito.
«Cazzo, Pietro, ti scopi questa vacca di nuora!»
Un attimo di imbarazzo generale ed io, ormai troppo eccitata dalla scopata appena fatta e dall’idea di poterlo avere anche nel culo, lo guardo e lo invito ad unirsi a noi. Lui guarda mio suocero, che gli sorride e annuisce.
«Dai, scopami anche tu! Oggi voglio sentirmi completamente troia!»
Non ha avuto un attimo di esitazione. Mi son allungata sul tavolo ed ho iniziato a prenderglielo in bocca, mentre mio suocero mi faceva il culo. Avrei voluto gridare per il dolore/piacere che stavo provando, ma avevo la bocca piena del cazzo di Paolo. Pietro mi sfondava con colpi durissimi che mi slargavano il culo e mi facevano impazzire di piacere. Ero fuori di testa da quanto godevo e lui mi urla tutto il piacere che provava nel farmi il culo.
«Sei una troia, puttana, ti spacco in due, così mio figlio impara a scoparti! Ti sfondo questo culo meraviglioso che, da due anni a questa parte, mi sventolavi ogni giorno davanti alla faccia! Adesso ti faccio diventare una vera zoccola, rotta in culo!»
Mi pompava come un pazzo scatenato. Poi però Paolo ha chiesto, a sua volta, di scoparmi il culo e, a quel punto, ho suggerito di metterci comodi, andando in camera da letto. In un attimo mi sono ritrovata a succhiare mio suocero, mentre Paolo mi faceva il culo anche lui.
«Che troia! Te lo dicevo che era una bella puttana tutta da sfondare! Dai, Pietro, che la facciamo impazzire.»
Si godono i miei buchi per un po’, poi mio suocero si distende supino e io lo cavalco. Mi sento il cazzo entrare davanti e spingere contro il fondo della fica, quasi a volermi sfondare. Paolo, nel frattempo, mi fa distendere sul petto di Pietro e, lentamente, mi penetra di nuovo il culo. Impazzisco stretta fra due cazzi che mi sfondano contemporaneamente, da vero delirio! Non riuscivo a gridare dal dolore e piacere provato. La mia mente era totalmente protesa al grande piacere che stavo provando. Non avevo nessun altro pensiero nella mente, se non quei due cazzi che mi stavano sfondando. Deliravo e li incitavo a sbattermi sempre di più.
«Sono la vostra troia! La vostra puttana! Sfondatemi tutta! Più forte! Scopatemi come una cagna! Una zoccola! Mi sento la vostra zoccola!»
Ero proprio fuori di testa. Mi hanno scopato per tutto il pomeriggio. Non so quante volte che abbiamo goduto. E, per tutta la settimana, abbiamo scopato sempre, molto intensamente. Al ritorno di mia suocera, Pietro l’ha messa al corrente che mi aveva scopato tanto e bene. Lei mi ha abbracciato e baciato in bocca, felice e contenta.
«Benissimo! L'ho fatto di proposito a lasciarti sola con lui, perché lo volevo anch’io che chiavassi con mio marito. Da quando ha scoperto che mio figlio è frutto di un corno fatto con un suo amico, ho deciso che lui aveva il diritto di pareggiare il conto scopando te, che sei sua moglie. Inoltre, come ti avrà detto mio marito, il tuo si è invaghito di un suo amico gay, che se lo scopa fino allo sfinimento, e non volevo che tu rimanessi senza cazzo. Se vuoi lo puoi scopare ogni volta che ne hai voglia e, se poi lo fai assieme a me, sarà ancora più bello.»
L’ho abbracciata commossa e subito ci siamo baciate. Pietro ci ha scopate entrambe. La sera, quando è tronato mio marito, l’ho affrontato davanti a loro.
«Ho scoperto che mi tradisci con un altro uomo, ma io non te ne faccio una colpa, anzi, se ti piace davvero tanto, portalo qui con noi, così lo puoi avere senza troppi sotterfugi. Io, però, mi faccio scopare da chi voglia e questo lo devi tenere in conto, perché non voglio divorziare.»
Lui, dopo un attimo di imbarazzo, mi ha sorriso e mi ha abbracciato. Dopo di che, ha chiamato il suo amore che ci ha raggiunti, poco dopo. Quando è arrivato Roberto, gli ho detto che per me potevano stare insieme e non ero gelosa, ma sarei stata felice di vederlo godere con lui davanti a noi, mentre ovviamente avremmo scopato a nostra volta. Da allora la famiglia si è allargata di molto. Ho partorito un maschio, figlio di? Boh! Non lo so con precisione, perché da quando ha smesso di usare le precauzioni, mi hanno riversato tanta sborra dentro, che non so chi sia il padre: mio marito, Roberto o Pietro, uno di loro di sicuro, ma questo a noi non importa. La sola cosa che ci interessa è che andiamo d’amore e d’accordo e ognuno di noi è felice e questa è la sola cosa che conta per noi.
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Ho sverginato la nipote della mia compagna.
Mi chiamo Bruno, ho 45 anni e convivo con Matilde, che ha la mia stessa età. Sono un maschio come tanti, di media statura, occhi scuri ed un fisico normale come tanti, nulla di eccezionale. Forse, l’unica cosa che ho di particolare è che ho, fra le gambe, una buona dotazione lunga e abbastanza spessa in circonferenza e questo è anche uno dei motivi per cui Matilde ama stare con me. Lei è una bella donna, vedova da sei anni, ha trovato in me un nuovo interesse per la vita, dopo la perdita di suo marito, avvenuta in maniera davvero tragica a seguito incidente. Conoscevo suo marito e, fra di noi, vi era una bella amicizia e, in un certo senso, lui sapeva che a me piaceva sua moglie e questo era motivo per delle battute davvero intriganti. Dopo la sua morte, sono stato vicino a lei, che sapeva del mio interesse nei suoi confronti, e, come ho scoperto poi, anche a lei, in qualche modo intrigava sapere che la desideravo. Oggi siamo una bella coppia affiata, che si gode la vita e a volte immaginiamo delle situazioni, o fantasie, che arricchiscono di emozioni il nostro modo di far sesso. Lei ama molto esser leccata e posseduta a lungo, cosa che io amo fare, scopandola con calma e molto lentamente, facendole assaporare il piacere il più a lungo possibile. Le piace molto anche il rapporto anale, adora prenderlo nel suo meraviglioso culo, che amo sfondare e riempire di seme bollente, facendola impazzire di piacere. Abitiamo in un grande appartamento, con tre camere, di cui due matrimoniali e, per questo motivo, sua sorella, che vive in un’altra città, le ha chiesto di ospitare sua figlia che si è iscritta all’università, che ha, in questa città, una sede molto prestigiosa. Vuole studiare medicina e poiché Matilde lavora in ospedale ed abitiamo vicino alla facoltà, la cosa si presta molto agevole per la ragazza. Silvia, così si chiama sua nipote, l’avevo conosciuta, la prima volta, sei anni fa al funerale di suo zio, il marito di Matilde. All’epoca, era una adolescente magra, esile, con un corpicino davvero minuto. Quando invece me la son trovata davanti a casa nostra, accompagnata da sua madre che ha cinque anni in meno di Matilde, mi sono accorto che il brutto anatroccolo era diventato un cigno davvero splendido. Era raggiante, tutta in tiro, vestita con tacchi ed un tubino nero corto, la ragazzina esile e minuta, aveva lasciato il posto ad una bella fighetta con un fisico particolarmente interessante, un seno abbastanza pronunciato, sicuramente una terza misura, bello ritto, ma il suo pezzo forte era un gran bel culo che farebbe resuscitare un morto.
Dal suo arrivo e per circa due anni, Silvia è vissuta assieme a noi in maniera allegra e svagata. Ha subito dimostrato di esser una bella ragazza, senza grilli per la testa, e non ha ancora trovato un fidanzato, perché ama passare le sue giornate a studiare in casa, evitando feste e bisbocce con i suoi coetanei. La cosa mi ha un po’ stupito e, col tempo, ho capito che, probabilmente, vi era qualcosa che riguardava me, in questo suo strano comportamento. Mi son accorto che, col tempo, ma in particolare negli ultimi mesi, tra me e Silvia è nata una certa complicità. Era un gioco strano, fatto di provocazioni da parte sua del tutto casuali o così potevano sembrare. A volte, capitava di vederla mezza nuda, oppure indossava canotte molto larghe, che lasciavano intravedere il suo bel seno, o stava sdraiata sul divano a cosce aperte, mostrando il perizoma infilato in mezzo alle labbra della fica. Anche se intrigato da questo gioco, facevo finta di niente, perché quel suo modo di provocarmi poteva essere tranquillamente frainteso e questo avrebbe, in qualche modo, potuto rovinare l’intesa che c’era fra me e Matilde. D'altra parte vi era il fatto che tutto questo mi provocava delle eccitazioni continue che, naturalmente, sfogavo scopando con ardore Matilde, che naturalmente era molto soddisfatta. Alla fine decisi di divertirmi a stuzzicarla un po’, soprattutto per quanto riguardava la sua situazione affettiva, continuamente priva di pretendenti e lei, in risposta alle mie provocazioni, si lasciava andare a commenti che si erano fatti, negli ultimi tempi, sempre più spinti ed audaci. Una domenica pomeriggio che lei non era tornata a casa dei suoi, sono entrato nella sua cameretta mentre stava navigando in Internet, mi sono avvicinato da dietro e, maliziosamente, mi son divertito a sfotterla un po’.
«Come mai una bella ragazza come te, a 20 anni, passa le sue domeniche in casa, in una città grande come questa, quando tua madre e tua zia che, tempo addietro, vivevano in un piccolo paese, anche se si accontentavano di quello che passava il convento, alla tua età avevano già fatto sfogare diversi fidanzati tra le loro gambe? Se speri di trovare un fidanzato, restando in casa a navigare in internet, ti ci cresceranno le ragnatele!»
Lei, dopo aver distolto per un attimo le dita dalla tastiera, ha accostato ancora di più il volto alla mia bocca ed ha ribattuto con un fil di voce:
«Alla fine toccherà a te zio, farmi godere un po’!»
Poi mi ha dato un veloce bacio sulle labbra, spiazzandomi letteralmente per questa reazione assolutamente inaspettata. In quel momento, Matilde ci hai chiamato dalla cucina.
«È pronto, venite!»
La sua voce mi ha riportato subito alla realtà e Silvia ci ha subito ironizzato.
«Vedi, lo dice anche lei, che dobbiamo "venire"!»
Ed alzandosi e prendendomi per mano, mi ha trascinato verso la cucina. Non è rimasto un episodio isolato, ma ha sancito un cambiamento reciproco. Da quel momento le nostre provocazioni sono diventate realmente degli inviti ad osare sempre di più. Ero titubante perché avevo il timore che, giocando con una ragazzetta che poteva essersi solo infatuata di un maschio adulto, avrei potuto far soffrire Matilde. Dal canto suo però, il comportamento era totalmente cambiato. Da quel momento ha preso a girarmi intorno sempre con minigonne o pantaloncini che lasciano davvero poco all' immaginazione. Poi, arrivata l’estate, siamo stati invitati a passare dei giorni di vacanza insieme ai suoi genitori, presso i suoi nonni, che hanno una casa in riva al mare, in un piccolo paesino, non lontano da un rinomato centro balneare estivo. Quando ho caricato i nostri bagagli, mentre aspettavo l’arrivo di Silvia, Matilde l’ha guardata venir verso di noi.
«È diventata proprio una bella ragazza!»
Ha esclamato lei.
«Si, è proprio cresciuta.»
Ho ribattuto io, manifestando scarso interesse per l'argomento, mentre la osservavo mostrarmi le gambe, salendo in macchina con una maliziosità degna di una donna ben più matura. Dopo un viaggio molto rapido, ci troviamo al paese e, per circa quattro giorni, facciamo solo vita vacanziera con relax e bagni al mare, o a prendere il sole nella spiaggetta del paese, dove si conoscono tutti. La sera del quarto giorno, decidiamo di andare a mangiare un gelato in città, che dista solo pochi km, ma son tutte curve tortuose. Dopo aver preso il gelato, mentre stiamo passeggiando lungo il molo, notiamo la pubblicità di una barca che fa giri turistici fra le due isole, oltre escursioni nella piccola isola che vi è al largo, dove, da tanti anni, è stata realizzata una riserva marina naturale. Poiché io non ci sono mai stato, chiedo a Matilde di accompagnarmi, ma lei declina l’invito perché vi è già stata diverse volte. Mentre parliamo, Silvia, che è presente, si propone di venire con me.
«Se vuoi, zio, vengo io. La riserva è magnifica e poi è da tempo che non ci torno.»
Guardo Matilde che annuisce e così acquistiamo i biglietti per il giorno successivo. Il mattino successivo, usciamo presto da casa per raggiungere il molo, dove ci imbarcheremo sulla barca che ci porterà a fare il giro. Lei indossa un vestitino che, in realtà, è un copricostume molto corto e largo, che lascia le spalle scoperte, dei sandali con tacco a zeppa, e sotto si intravede un costume bianco, molto esiguo. In auto accavalla le gambe e si tira ulteriormente su il vestito, notando compiaciuta del fatto che le sorrido, sornione. Raggiunta la barca partiamo e, per circa un’ora, ci portano in giro fra le isole e poi puntano alla riserva marina, dove si può sbarcare solo in numero limitato. In effetti siamo solo una dozzina di persone e, giunti all’approdo, quasi tutti si fermano nella piccola spiaggia dell’isola, mentre noi e altre due coppie ci incamminiamo verso la sommità dell’unica altura dell’isola, da cui si gode un panorama mozzafiato. Da quel punto si diramano solo tre sentieri che scendono verso l’altro lato dell’isola. Una coppia va a destra, una sinistra ed io e Silvia scendiamo lungo l’altro sentiero che però, all’improvviso, porta ad una alta scogliera. Mi giro e la guardo con un po’ di disappunto, ma lei, maliziosamente, mi invita a percorrere un piccolo tratto della scogliera e, subito dopo alcuni massi enormi, scopriamo che c’è un sentiero scosceso che porta giù verso il mare. Non è agevole scendere, ma, con calma e pazienza, riusciamo ad arrivare in basso. Qui la sorpresa è stupenda, perché non c’è la spiaggia, ma un masso liscio dove poter stendere i nostri teli ed una piccola rientranza, quasi una grotta, all’ombra, dove poter lasciare le nostre cibarie. Un attimo dopo, Silvia si spoglia completamente nuda e si tuffa in mare. È stato un gesto così veloce e repentino che mi ha veramente colto di sorpresa e, dopo averla imitata, mi tuffo e, con poche bracciate, la raggiungo. Lei gioca con me a salirmi sulle spalle ed a farmi andare sott’acqua. In realtà è un continuo sfregare dei nostri corpi che si stanno realmente eccitando. Poi nuota di nuovo verso la roccia, quella liscia, e, quando la raggiunge, si mette seduta su di una piccola sporgenza sommersa. Mi avvicino a lei, che mi abbraccia e si stringe a me, avvinghiando le sue gambe intorno al mio corpo. Quindi si avvicina pericolosamente con la bocca alle mie labbra, mentre io la stringo con le braccia, stando completamente aggrappato a lei. La guardo dritto negli occhi, perché ormai è chiaro che fra di noi qualcosa ora cambierà.
«Silvia, sei sicura? Se iniziamo non riuscirò a controllarmi e so bene come andrà a finire, ma c’è una cosa che devo mettere subito in chiaro: non ho nessuna intensione di rovinare il rapporto che ho con tua zia Matilde.»
Per tutta risposta, mi infila la lingua in bocca. Mi bacia con passione, con impeto, strisciando il suo corpo contro il mio e facendo premere la sua fica contro il mio cazzo, che ora è duro come una spranga di ferro. Poi si stacca da me e, servendosi di una piccola sporgenza, esce fuori dall'acqua e si sdraia sulla roccia a cosce aperte, rivolte verso di me. È una visione sconvolgente! La sua giovane ostrica rosa, aperta, offerta al mio sguardo e al mio desiderio è qualcosa che mi fa letteralmente andare ai pazzi. Esco dall’acqua, mi sdraio fra le sue cosce, inginocchiato e, mentre la guardo carico di desiderio, lei mi parla con un tono sereno ma deciso, ben determinata ad ottenere ciò che desidera.
«Sono una ragazza di 20 anni, ancora vergine ed ho deciso che sarai tu, oggi, a farmi diventar donna. Non intendo assolutamente intromettermi nel rapporto che tu hai con mia zia, ma ti assicuro che, in questo momento, voglio solo diventare donna con te. Da oltre un anno, assumo la pillola, perché voglio godere di questo momento liberamente ed assaporare, fin in fondo, il piacere che ne deriverà, nel sentire il tuo membro che mi inonda il ventre.»
Nonostante la forte eccitazione, la guardo e, seppur convinto della sua inutilità, cerco di dissuaderla.
«Perché io? Ci sono tanti giovani che farebbero follie per averti. Perché io? Ho più del doppio dei tuoi anni, potrei esser tuo padre.»
Lei solleva le braccia e mi attira a sé, mi bacia ancora e poi mi guarda con occhi languidi e carichi di desiderio.
«Dei miei coetanei non so che farmene! Essi pensano solo al loro piacere, mentre io voglio diventar donna fra le braccia di un uomo che mi farà impazzire di piacere. In tutto questo tempo che ho vissuto assieme a te e Matilde, ho potuto constatare che tu, a letto, sei un vero toro! La scopi senza ritegno, la fai godere bene ed a lungo, facendo in modo che assapori bene il piacere che tu le stai dando. È per questo che ho deciso che dovrai esser tu a farmi diventar donna!»
La guardo, mi sollevo un po’ ed osservo il suo giovane corpo nudo, la pelle è vellutata, profuma di fresco, insomma è da infarto! Sento forte il desiderio di soddisfare questa femmina, così mi ci avvento sopra ed inizio a baciarle delicatamente il collo, per poi passare ai seni, con cui gioco un po’, scendo giù sul pancino coperto da una finissima peluria e mi fermo ad osservarla un attimo: ho sotto di me una ragazza di 20 anni, nuda, a gambe aperte, sono sicuro di sognare! Ora mi sveglierò sudato come sempre, ma una voce sensuale mi riporta alla bellissima realtà che sto vivendo.
«Zio…Scopami! Fammi impazzire fra le tue braccia!
Scivolo ancora più in basso e inizio a leccare delicatamente quella fighetta che, per la prima volta, sente il contatto con la mia lingua, la esploro tutta, ha un buon sapore. Annuso l’odore di femmina in calore che emana e poi affondo la mia lingua fra le pieghe di quell’ostrica che sta già emettendo una ingente quantità di nettare prelibato, che lecco e succhio fino all’ultima goccia. Lei geme, poi di colpo si rigira e si trova con la faccia davanti alla mia verga che impugna e, subito, comincia a leccare, dimostrando di saper ben tenere un cazzo in bocca. Gioca a far scivolare la lingua lungo l’asta, su e giù e poi, con le labbra afferra delicatamente le palle e le succhia una dopo l’altra, facendomi gemere di piacere; infine scivola ancora un po’ più in basso e, con la punta della lingua, va lambire il mio buchetto. Mi piace quello che sta facendo e subito glielo dimostro.
«Cazzo! Sarai anche vergine, ma sicuramente non lo sei di bocca! Credo che tu abbia già succhiato qualche bell'uccello! Brava, continua così!»
Risale e lavora la mia verga facendola scorrere tutta fino in fondo alla gola. È stupendo constatare con quanta facilità se la infila in gola, che, come ho già detto, è di consistenti dimensioni, sia in lunghezza che larghezza. Le restituisco il piacere leccandola bene ed a fondo e, ad un tratto, il suo corpo si tende nello spasmo di un orgasmo. Emette solo un gemito a bocca piena e, per un attimo, serra con forza le labbra sul mio cazzo e, con i denti, lo stringe delicatamente, facendomi assaggiare il brivido di sentirlo morso. È una sensazione sconvolgente! Poi, di colpo si stacca da me, mi spinge a sdraiarmi supino e lei stessa, con un gesto semplice, mi sale sopra, afferra la mia verga e mette la punta all'imbocco dello spacco della sua fica, mi guarda un attimo negli occhi, mentre, a mia volta, la blocco per un istante.
«Sei sicura? Pensaci bene, perché non sarà più possibile tornare indietro!»
Non mi risponde. Chiude gli occhi e, improvvisamente, si lascia cadere impalandosi di colpo sul mio cazzo. Immediatamente il suo viso si trasforma in una maschera di dolore. La sua bocca si spalanca, i suoi occhi sono sconvolti mentre mi guarda, senza riuscire a proferir parola.
«Tranquilla, piccola! Tra poco passa tutto! Il peggio è passato, ora sarà solo e sempre piacere!»
Rimane immobile per un lungo istante, poi, lentamente, si solleva e di nuovo si lascia cadere su di me. Ben presto il suo viso si trasforma in una maschera di piacere e, allora, sollevo le mie gambe, inarcandole, e comincio a scoparla dal basso, facendola sobbalzare ad ogni affondo. Gode, ha un orgasmo così forte che mi guarda stupita, a bocca spalancata, per poi emettere solo un flebile lamento:
«ODDIO! Vengo! Godo!»
Il suo corpo viene scosso da un fremito che la fa vibrare tutta e, dopo esser stata per un lungo istante immobile, riprende a cavalcare il mio cazzo, iniziando a godere sempre di più. Un orgasmo dopo l’altro, in rapida successione, che ben presto la portano allo stremo e lei, con il fiato corto, si sdraia su di me.
«Meraviglioso! Sei meraviglioso! Era proprio questo che volevo: godere! Godere la prima volta fra le braccia di un uomo che sa esattamente come far impazzire una donna.»
L’abbraccio, la sollevo e mi rigiro, la faccio distendere sotto di me. Le sollevo le gambe e le porto i talloni ad appoggiarli sulle mie cosce. Continuo a scoparla alzandomi un po’ sulle braccia e lei alza la testa per vedere meglio: è la prima volta che vede un uccello entrarle dentro la fica, lo guarda a lungo e si rimette giù.
«Sono felice che sia stato tu a prendermi, la prima volta. Ero certa che mi avresti fatto godere e vederti sfondare la mia fica mi ha fatto letteralmente impazzire! Ora ti voglio sentir dentro, voglio sentire come e quanto mi inondi. Dai, non ti preoccupare zio, riempimi!»
Mi abbraccia mentre aumento il ritmo delle spinte che si fanno sempre più intense e, infatti, poco dopo, sono al mio culmine. Altre due spinte forti e le inondo l'utero con un mare di sperma. Gode ed impazzisce nel sentire il suo ventre inondato dal mio sperma.
«Bellissimo! Ti sento! Ti sento dentro di me! Vieni, ti prego! Dai, che vengo anch’io!»
Rimango per qualche altro istante tra le sue gambe, mentre delicatamente mi accarezza la schiena. Mi bacia, poi mi chiede di sdraiarmi di lato a lei. Mi sfilo lentamente e vedo il mio cazzo inzuppato sia dei miei che dei suoi umori, dal colore leggermente rosato, indice del fatto che forse qualche goccia di sangue, con quella introduzione veloce e repentina, è uscito. Lei si gira su di me e la sua bocca si porta voracemente sul mio cazzo, ancora turgido. Lo bacia, lo lecca e ne assapora ogni singola goccia del piacere di cui è intriso, poi si solleva e, un po’ malferma sulle gambe, fa due passi e si tuffa in mare. Mi alzo e la seguo; l’acqua fresca, in qualche modo, desta i nostri sensi e, poco dopo, lei torna verso la riva, seguita da me. Abbracciati nell’acqua, semi sommersi, lei mi bacia con intensa passione e poi mi guarda con occhi ancora carichi di desiderio, mentre sento il mio cazzo che non ha perso neanche un po' della sua rigidità.
«Che eri stupendo, lo sapevo! Ma che mi avresti fatto impazzire così, non ero molto sicura. Adesso, per favore, voglio che completi l’opera.»
La guardo cercando di capire, ma lei, senza nessuna risposta, sale e, dopo essersi inginocchiata, si piega in avanti fino ad appoggiare il viso sul telo, e con le mani portate dietro, apre le sue splendide chiappe. Esco dall’acqua, mentre osservo ciò che mostra quel culo meraviglioso, così spudoratamente offerto. Anche in questo caso, sono decisamente titubante, perché ho paura di farle veramente male.
«Ragazzina, non scherzare! Qui non si tratta di un colpo e via. Qui ti farò veramente male e non è una cosa da prendere alla leggera.»
Lei mi guarda, si solleva un po’ e il suo viso, come i suoi occhi, sono duri e molto determinati.
«Certo che mi farai male! È esattamente quello che voglio! Mi deve bruciare il culo per almeno una settimana! Forse non hai capito: voglio che mi resti in maniera indelebile il piacere di questa mia prima volta! E non c’è niente di meglio che sentire il corpo indolenzito e bruciare, per tener viva una sensazione tanto desiderata. Dai, non esitare! Vieni qui, e rompimi il culo! Devi farlo in maniera dura, che mi faccia male, perché me lo voglio ricordare per sempre!»
Mi inginocchio dietro di lei ed osservo quella piccola rosetta che freme. Mi abbasso, la lecco, la succhio, cercando di lubrificarla il più possibile, mentre lei geme. Assapora il piacere della mia lingua, poi mi sollevo, afferro la mia mazza dura e, lentamente, la spingo dentro la sua fica. Lei si gira, mi guarda cercando di capire, poi, quando vedo che il mio cazzo è ben inzuppato dei suoi umori e della sborra che ancora è al suo interno, lo sfilo ed avvicino la cappella allo sfintere; inizio a spingere per forzare la resistenza di quel buchetto, che sembra non voler cedere. Lei, lascia le chiappe con le mani e vi si appoggia, si solleva e, con una spinta decisa, spinge il suo corpo tutto all’indietro, facendo entrare il mio cazzo nel suo culo, con un colpo solo. Si gira e mi guarda stupita, con la bocca spalancata, mentre un grido di dolore esce dalle sue labbra.
«Aahiaaaaa! È tremendo! Mi sto spaccando il culo! Cazzo, come sei grosso!»
Mi abbasso su di lei, le afferro le tette da dietro e inizio a baciarla sul collo, mentre le tocco la fica.
«Toccati la fica. Masturbati. Così il piacere allevierà il dolore e sarà ancora più piacevole.»
Lei esegue il mio ordine e, quando la vedo più rilassata, riprendo a spingere, fino a che i coglioni si trovano a sbattere sul suo culo.
«Adesso è tutto dentro! Ora te lo sfondo questo bel culetto! Sei la mia troietta preferita!»
Confermo, iniziando a muovermi dentro di lei per aprirle il buchetto che si adatta velocemente alle misure del mio uccello.
«Sei veramente un gran porco! Ma sei anche il mio porco preferito!»
Ribatte lei sorridendo. La sto inculando da un po’ e la cosa inizia a piacerle al punto da incitarmi con voce sempre più roca a sfondarla ancor di più.
«Dai, rompimelo per bene! Spaccalo tutto! E poi farciscimi tutta, anche lì!»
Mi incita ed è un invito che non mi lascio scappare. L'afferro forte per le spalle ed affondo sempre più dentro di lei con colpi possenti, fino a quando non la sento gridare di piacere per l’orgasmo che sta provando.
«Vengo! Vengo anche di culo! Porco Meraviglioso! Riempimi anche il culo! Dai, che vengo! Ora!»
Nel sentire il suo orgasmo, non mi riesce di trattenermi più così le inondo l'intestino, svuotandomi le palle fino all'ultima goccia. Resto per un lungo istante ancora piantato dentro di lei che trema, ancora scossa dal piacere, poi mi fa sfilare e di nuovo prende il mio cazzo in bocca intriso dei suoi umori e della mia sborra e, dopo averlo leccato e pulito bene, si tuffa di nuovo in acqua, imitata da me che sento proprio la necessità di darmi una rinfrescata. Giochiamo un po’ nell’acqua, poi risaliti ci distendiamo un po’ al sole, ma essendo mezzogiorno, il sole picchia e ci induce a trovare refrigerio nella piccola cavità, dietro le nostre spalle. Sdraiati al fresco, consumiamo il nostro frugale spuntino a base di frutta e, mentre siamo sdraiati l’una accanto all’altro, lei mi guarda con occhi maliziosi.
«Zio, avevo voglia di chiederti: una ragazza che si scopa il compagno di sua zia, come la definiresti?»
La guardo e le sorrido in maniera complice.
«Una ragazza subdola ed anche un po’ troia!»
Lei sorride ed annuisce, dicendo che in questo momento si sente alquanto perversa, per cui, se voglio, posso anche punirla. Io la stringo a me, la bacio con passione e poi le mollo uno sculaccione sul quel culo da favola, appena sfondato.
«ahiaaaa! Mi fai male! Sei davvero cattivo!»
Grida lei, poco convinta, poi si abbassa e prende di nuovo il mio cazzo in bocca, mi insaliva la cappella e dopo averla appoggiata alle labbra la prende tutto in gola. La guardo e scuoto il capo, poco convinto.
«Credo che tu mi abbia spremuto, fino all’ultima goccia!»
Lei sorride maliziosa e mi dice di sdraiarmi e rilassarmi, cosa che faccio e immediatamente inizia uno dei più bei pompini che abbia mai ricevuto. Massaggia con le labbra ogni singolo centimetro del mio cazzo, lo succhia, lo lecca e lo sega con entrambe le mani. Si diverte a lungo e poi, ad un tratto, serra con forza la cappella fra le labbra; mentre me lo succhia e muove la lingua sulla punta velocemente, le sue mani mi segano stringendolo e muovendosi velocemente. Avverto un orgasmo improvviso esplodere e, guardandola meravigliato, le riverso in bocca quel po’ di sperma che ancora era rimasto nelle mie palle.
«Cazzo, Silvia! Non è possibile! Mi fai sborrare ancora?»
Raccoglie il mio seme nella sua bocca fino all’ultima goccia, e lecca e succhia il mio cazzo lasciandolo distrutto, ma pulito. Lei ingoia e, un attimo dopo, io le metto una mano sul capo e l’attiro a me, baciandola con passione. Vedo lo stupore nei suoi occhi mentre le nostre bocche si congiungono e le nostre lingue si cercano e si scambiano gli umori; assaggio anche il sapore della mia sborra. Lei risponde al bacio con molto trasporto, con enfasi, con vero piacere! Poi si stacca e mi guarda incredula.
«Non è possibile! È la prima volta che un maschio mi bacia dopo che gli ho succhiato il cazzo! Non mi era mai successo! Perché lo hai fatto? A te non dà fastidio?»
La guardo ed ora sono io ad esser stupito.
«Perché dovrebbe darmi fastidio? A te non ha dato fastidio bere la mia sborra, quindi perché a me dovrebbe infastidire baciarti, dopo che mi hai succhiato anche l’anima!»
Mi abbraccia e mi bacia con forza, dicendo che sono la persona più fantastica del mondo e che, semmai un giorno vorrà un compagno al suo fianco, dovrà esser speciale come me! Restiamo ancora un po’ di tempo e poi ci incamminiamo verso la barca e torniamo a casa. Per il resto della settimana il suo comportamento è rimasto uguale a sempre, senza nessun gesto che potesse, in qualche modo, far capire cosa vi era stato fra noi. Io e Matilde siamo tornati a casa dopo le vacanze, consapevoli che lei poi ci avrebbe raggiunto il mese successivo. Durante i giorni di vacanza, ora che aveva scoperto le gioie del sesso, Silvia si è adoperata a rifarsi del tempo perduto. Ho sentito mia cognata lamentarsi con Matilde della figlia che scopava a destra e a manca e di tenerla un po' più sotto controllo una volta che sarebbe tornata a vivere con noi. Invece, al suo ritorno, tutto sembrò tornato come prima, ad eccezione delle provocazioni che erano di fatto cessate, come se il suo interesse per me fosse di colpo cessato. In realtà era combattuta fra il desiderio di avermi, ma anche di far in modo da non dar adito a che potesse nuocere al rapporto che avevo con Matilde. Un sabato mattina, dopo aver capito che sua zia era impegnata al lavoro, me la vedo entrare nel mio studio.
«Scusami, se ti disturbo, ma ho voglia di esser maltrattata! Ho trovato un fidanzato, bravo, carino, dolce e molto premuroso, ma, a letto, non mi tratta da puttana e io ho voglia di sentirmi esattamente così! Se però la cosa ti infastidisce, non ne facciamo nulla, esco e trovo un altro che mi sbatti.»
La guardo, mi giro e le faccio cenno di avvicinarsi. Indossa un vestitino molto leggero, lei si inginocchia fra le mie gambe, apre velocemente i pantaloni, estrae il cazzo già duro, lo impugna con la mano e mi insaliva la cappella; poi si solleva e si posizione a cavallo su di me. Allungo la mano e la tocco. È tutta bagnata, posiziona il cazzo nella sua intimità e la guardo negli occhi: non voglio perdermi neanche un secondo di questo momento con lei, che mi fissa con intensità. Si lascia andare e si impala con un solo affondo. Il suo viso si trasforma in una maschera di piacere.
«Scopami! Sfondami tutta! Fammi sentire veramente TROIA!»
La lascio cavalcare il mio cazzo e godere intensamente alcune volte, poi mi sollevo, mi sfilo da lei, afferrò una sedia e gliela posiziono davanti in modo da farle appoggiare le mani sulla seduta, ritrovandomela davanti a 90°. Poi le sollevo il vestito e appoggio la punta del mio cazzo al suo meraviglioso culetto e, con una spinta decisa e ferma, le entro dentro tutto fino in fondo.
«aahiii! Sì, cazzo, così! Sfondami il culo e fammi male! Ecco cosa mi manca con lui! Lui non è stronzo, come te e mi tratta con troppo rispetto. Vengo! Continua, non ti fermare.»
La scopo come un indemoniato e poi, quando sono all’apice del piacere, sento che lei è prossima ad un altro orgasmo e, appena odo il suo grido di piacere, le sborro in culo. Quando sente il mio orgasmo, afferra con una mano il mio cazzo, si sposta di colpo e si gira, si inginocchia davanti a me e prende gli ultimi schizzi direttamente tra bocca in faccia. Lecca fino all’ultima goccia, poi si solleva e mi bacia. Rispondo con ardore al suo bacio e lei mi sorride.
«Ora vado ad un appuntamento con il mio cornutello e lo bacerò in bocca: se il sapore della tua sborra gli piacerà, continuerò a star con lui, altrimenti lo mando a quel paese!»
Senza aggiungere altro, prende ed esce. Il giorno successivo, in un momento che siamo soli, mi sorride e mi dice che lui ha apprezzato il bacio e, guardandola dritta negli occhi, le ha chiesto se il sapore che sentiva era ciò che lui immaginava. Lei gli ha sorriso e gli ha detto che, forse, poteva esser anche la sborra di un altro maschio. La sua reazione è stata immediata, erano in auto, ha fermato la macchina e, senza neanche badare a chi ci fosse intorno, ha sdraiato il sedile e le è salito subito sopra, scopandola con rinnovata forza. Era un’altra persona!
«Mi ha chiesto, se era veramente la sborra di un altro maschio e, prima che io potessi rispondere, mi ha detto che, in quel caso, vorrebbe conoscerlo. Ora io non so cosa fare con te! Ho paura che se gli rivelo che tu mi hai scopato, un domani potrebbe avere delle ripercussioni con zia Matilde e, questo, proprio non lo voglio.»
La guardo un po’ indeciso e concordo con lei che il rischio è davvero troppo alto. Dopo questo ennesimo episodio, lei continua in più occasioni a chiedermi di scopare e, non potendo restar soli, tanto per non destare sospetti, siamo costretti a delle sveltine, che lei apprezza moltissimo, perché, subito dopo, corre a baciare il suo cornuto che, ogni giorno e sempre di più, si rende conto di avere tra le mani una vera zoccoletta, che però lo fa impazzire. Per più di un anno le cose sono andate avanti in questo modo e lei mi racconta che lui, quando pensa che un altro maschio sborra in bocca alla sua donna, gode come un pazzo. Poi è Matilde che, casualmente, li incontra insieme e li invita, la domenica successiva, a pranzo a casa nostra. Quando arriva il giovane, che si chiama Paolo, ci troviamo davanti ad un bravo ragazzo, di buona famiglia, che ha un’aria un po’ timida e sottomessa. Durante il pranzo ci parla di lui e delle sue aspettative come medico, avendo già iniziato il tirocinio e Matilde scopre che hanno lavorato insieme in più di un’occasione, ultimamente. Quando mi ritrovo un momento da solo con lui, cerco di capire che tipo di uomo lui desideri essere.
«Son felice che Silvia abbia un buon rapporto con te. Mi sembri un bravo ragazzo e, poiché tengo a lei come una figlia, mi piacerebbe sapere che tu la tratti bene, che non le faccia mancare nulla e, soprattutto la renda felice.»
Lui mi guarda e mi assicura che Silvia è tutta la sua vita.
«L'ho adorata dal primo momento che l'ho vista e mi son innamorato di lei. In un primo momento, i miei genitori non erano molto contenti di lei, perché qualcuno aveva messo in giro qualche chiacchiera sulla sua serietà, ma io ho avuto modo, in maniera inconfutabile, di capire che è lei la donna della mia vita, perché è esattamente la femmina che voglio al mio fianco.»
Lo guardo e cerco di capire le sue parole, avendo quasi paura di intuire quello che ho realmente percepito.
«Non capisco perché mi dici che era considerata una ragazza poco seria.»
Lui si rende conto di esser stato un po’ troppo avventato nel raccontarmi questo dettaglio e cerca di minimizzare, ma io lo incalzo e, alla fine, lui confessa quella che è la sua spiegazione:
«Si diceva, in giro, che fosse una ragazza un po’ troppo spigliata nell’aprire le cosce. Però, a me, questa cosa, invece di darmi fastidio, non so come spiegarla, in un certo modo mi fa piacere, anzi, mi eccita.»
Lo guardo, finalmente son riuscito a portarlo al punto in cui volevo.
«Paolo, se ho ben capito, il fatto che lei abbia rapporti con altri, ti fa eccitare?»
Lui, pur mantenendo la testa bassa, annuisce.
«Spero che sarai consapevole del fatto che questa cosa, se giungesse alle orecchie di sua zia Matilde, potrebbe ferirla, in quanto lei adora sua nipote. Naturalmente, il fatto che a te piace vederla godere con altri maschi, può essere, in qualche modo, fonte di pettegolezzo, quindi dovresti trovare una persona fidata che la scopi sotto i tuoi occhi, così da render felice sia lei, che te.»
Lui solleva lo sguardo, i suoi occhi brillano di felicità.
«È esatto, signor Bruno! È proprio quello che penso anch’io. Purtroppo Silvia, è restia a farmi vivere questa intensa emozione, perché dice che la cosa potrebbe creare proprio i problemi che lei ha citato. Certo se fosse una persona seria e affidabile che la scopi davanti a me, io sarei disposto a tenere il segreto a qualunque costo.»
Nel parlare mi guarda dritto negli occhi, facendomi capire che potrei esser io quella persona. Sto per rispondergli, ma l’arrivo di Silvia, che lo abbraccia e bacia, interrompe il nostro discorso. Si guardano negli occhi, lui le sorride ed annuisce. In quel momento ho avuto il sospetto, poi confermato, che lei gli avesse detto che ero il maschio che la scopava e, a lui, ero davvero piaciuto. Tre giorni dopo, un pomeriggio, lei mi ha chiesto un suggerimento per un progetto e ci siamo recati in quello che è l’appartamento di lui e, in sua presenza, lei mi ha abbracciato e baciato.
«Zio, adesso scopami e fammi sentir troia per lui!»
Oggi sono diventati una coppia con lui assolutamente cuckold. Lui ha voluto che io la scopassi senza protezioni e poi, subito dopo, anche lui le veniva dentro e, alla fine, abbiamo ingravidato Silvia e, fra un mese circa, nascerà la bambina che porta in grembo. Lui è innamorato pazzo di lei e non vede l’ora di allevare la figlia, mia o sua? Chissà?!
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1 anno fa
baxi18, 55
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Nettare sulle mie labbra.
La mia storia di cornuto è piuttosto banale ed accade in vacanza sul mare, in un villaggio turistico di Vulcano nelle isole Eolie. Molti dei frequentatori, come me e mia moglie, tornano lì ogni anno, il mare è bello, la vita è tranquilla e non costa molto . Quella serata verso le 20:00 mia moglie Sissi mi dice : troppo caldo, amore mio, sono tutta sudata io scendo in spiaggia per fare un bagno, tu che fai? Scendi con me? In quell'istante stavo giocando a carte sul cellulare, gli dico appena finisco la partita scendo. Fu così che mia moglie Sissi va proprio dritta dritta in spiaggia. Dopo venti minuti circa vado in spiaggia anche io, ma Sissi non c’è. Dove è finita? La cerco con lo sguardo, poi mi avvicino ad un gruppo di scogli. Sento dei rumori. Con il passo del giaguaro, mi avvicino ancora e vedo Sissi, china, nella classica posizione di chi sta facendo un succosissimo pompino,guardo in viso lui e per poco non viene un infarto .... Oddio é Pino il suo ex amante di tanti anni fá . Rimango stordito, ma la scena è fantastica. Lei è una vera artista del pompino e, dai mugolii del suo amante, capisco che anche lui è d’accordo con la mia sensazione. Chi l’avrebbe mai detto, la cara mogliettina che si è ritrovata con il suo ex a Vulcano. Guardo l'orologio che fa le 21:15, Sissi é Illuminata dalla luna, ed io posso vederla in tutto il suo splendore e non riesco a staccarmi dalla scena. Nemmeno quando lei, veloce come la luce, se lo sfila dalla bocca e ci si siede sopra risucchiandolo tutto dentro la sua figa. Quel magnifico culo che si stringeva mentre cavalcava con passione il cazzo di Pino, con una furia ammirevole. Metto le mani nei pantaloni e trovo il mio più duro dell'acciaio. Stavo per andare da loro come una furia per mettere a nudo la tresca e fare una strage, ma decido di farmi na sega prima di intervenire. Sono ancora più stupito. E incuriosito. Da un po’ di tempo, noi solo posizione del missionario, niente orale. Voglio veder dove vogliono arrivare. Poi lui, la fa alzare, la prende tra le sue braccia e la deposita sul telo sopra la spiaggia. Lei si lascia depositare e poi gli dice: “Dai Pino non ho troppo tempo,mio marito mi starà cercando,entra dentro di me, presto….. prendimi…prendimi…..”. Lui non si fa pregare. Le alza le gambe, la piega come un panino, si appoggia su di lei e le infila l’uccello nella figa.Ho l’uccello di nuovo un fuici di pressione, mentre osservo mia moglie che mi sta incoronando nuovamente cornuto. Distratto per un attimo e…….. penso che sia inutile, ormai, interrompere proprio ora la scopata. È uno spettacolo straordinario. E poi, come sa bene ogni cornuto per avver vissuto questa stessa situazione, è eccitante da morire vedere in diretta la moglie che fotte con l'amante!Ansimano entrambi, e mia moglie ha ancora fiato per magnificare le doti del suo amante. “Hai il bel cazzo cazzo durissimo. Prendimi, dai Pinuccioooo prendimi … sfondami …… dammelo tutto ….. riempimi di sborra calda e profumata!!!”. Pino ansima come una locomotiva e spinge come un toro ma non cede, resiste. Meno male, almeno lo spettacolo continua. Mi accarezzo il mio uccello. Era il mio orgoglio, ma ora …… .è lì, barzotto, un po’ intimidito. Sissi denuncia almeno tre orgasmi con gridolini inequivocabili e poi anche con affermazioni chiare di godimento. Sono sopraffatto dallo stupore. E, forse, per continuare a stupirmi, al terzo orgasmo, Sissi si sfila il cazzo dalla figa e si mette a quattro zampe e gli ordina: “Sfondami il culo Pinuccio! Te lo meriti! È da tanto che Pino aspettava di sverginare profondamente nel culo Sissi!!!!”.Infatti tanti anni fá quando mi confessò la sua relazione con Pino, mi disse che lui ci aveva provato, ma lei non aveva ceduto alla tentazione di farselo prendere.Basta, questo non doveva farlo. A me non ha permesso nemmeno di mettere un dito … nel suo culo!!! Ora vado e faccio un macello! Ma lo spettacolo è troppo eccitante per metter fine. Pino si avvicina da dietro, ha il cazzo in fiamme peggio di me, gli allarga le chiappette che io amo tanto, appoggia l’uccello sul punto giusto e, con un colpo di reni, entra.Sisdi lancia un urlo di dolore, poi un'altro e un'altro ancora, una volta tutto dentro urla di continuare così, di sfondarle il culo, di sfondare tutto. E lui non si fa pregare. Su e giù, su e giù. Lei gode come una indemoniata, anzi, come una vera zoccola. Lui sembra uno stantuffo rotto ed io sono eccitatissimo ed ho dimenticato di irrompere sulla scena. E poi perché rovinare a me lo spettacolo e a loro la festa? Tanto ormai sono cornuto.Ho aspettato che Pino le sborrasse nel culo e uscisse il suo cazzo e sono andato in un bar a bere un whisky. Dopo oltre mezz'ora sono rientrato nel nostro villino. Sissi, senza forze, faceva finta di dormire. Mi spoglio nudo e mi stendo al suo fianco. Sissi era ancora senza mutande. Le passo la mano tra le cosce. In altri tempi avrebbe reagito immediatamente aprendo le gambe. Continua a fingere di dormire. E’ stanca, non ha voglia di scopare anche con me. È ancora calda dell’amplesso. Sulla sua pelle sento l’odore di Pino è capisco che non'e arrivata in tempo a farsi la doccia perché sono rientrato io. Ha preferito far finta di dormire. Ora, nel culo, ha lo sperma di Pino. Come un cornuto penso cose strane, mi piacerebbe leccarle il suo nobile buchino e sentire il sapore della sborra, ma non mi lascia avvicinare. Tiene le gambe strette, non vuole farsi scoprire che mi ha tradito. Poi mi prende la testa tra le braccia.Un suo capezzolo mi finisce vicino alla bocca. Mi dice: “sono stanca morta, amore, …… sta buono …….. ti prego, dormi”. Ma io insisto. Voglio scoparla anch'io. Allora lei mi prende il cazzo in un mano e dolcemente, mi masturba lentamente. Non mi lascia avvicinare alla sua figa nemmeno con la mano. Mi piace da morire. Le succhio il capezzolo. Voglio scoparla ed allora prendi coraggio e le dico: ti ho visto scopare con Pino. Si blocca per qualche interminabile secondo. Poi riprende e sussurra: “ma cosa dici, amore mio?”“Ti ho vista, un attimo fa, eravate nessi appartati di nascosto dopo la fine della spiaggia di vulcanello, avete scopato di brutto”Senza smettere di masturbarmi lentissima “Mi hai vista? Allora avrai visto che non ero affatto contenta. E’ un animale Pino, un vero bruto. Ho dovuto cedere mi avrebbe picchiato”“Non mi sembravi così dispiaciuta. Sei venuta tre volte…..”“Ma no, amore, ho finto tre volte, per farlo finire in fretta”“Te lo sei fatto mettere nel culo…..”“È vero, non volevo, …… era come un animale ….. praticamente mi ha violentato….. ho resistito a un dolore tremendo” e intanto continuava a masturbarmi“A me è piaciuto molto vederti scopare con Pino” dissi e sparsi il mio sperma sulle sue gambe.“Ti è piaciuto? Davvero? A me no! Mi ha fatto tanto male. È stato doloroso fisicamente e moralmente. Ha fatto a pezzi la mia dignità. Mi sono sentita una puttana! Ma, per farti contento, amor mio, lo scoperò ancora”“Si – le dissi – fallo ancora per amor mio”“Va bene, come vuoi tu. Sappi, però, che se scopo con lui voglio che tu sia sempre presente, ovvio che sarò sempre presente, ma adesso prima di farmi un pompino farmi leccare la tua figa piena del vostro nettare ancora tiepido...... Sissi si mise nella posizione del 69 e dopo pochi minuti gli sborrai in bocca come un cornuto, mentre con la lingua mi leccavo le labbra gustandomi l’ultima goccia del loro nettare.
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1 anno fa
sissi,
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Ultima visita: 3 mesi fa
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Schiavo eccitato
Siamo nella nostra suite... dobbiamo vederci con lo schiavo... mi devo fare bella...
Vado in bagno, mi trucco da porca... e con il rossetto rosso... come il vestitino che indosso... anche le mutandine sono rosse... quelle che si aprono sulla figa... che è già bagnata per l'eccitazione...
Ho le scarpe col tacco trasparenti...
Esco dal bagno e mi faccio vedere da te, ti chiedo come sto.
Tu mi guardi meravigliato, ti tocchi il cazzo da sopra I pantaloni... mi dici che sono troppo bona, che ti faccio impazzire...
Decido di aspettare lo schiavo sul divanetto che è subito all'ingresso della suite...
Lo stiamo aspettando... bussa alla porta...
Tu vai ad aprire, io sono seduta sul divanetto, con le gambe accavallate, appena entra mi guarda e io lo guardo...
Già non ci capisce più niente...
Lo fai entrare, non gli metti né collare né guinzaglio... lo lasciamo libero stavolta...
Lo faccio sedere vicino a me... timidamente si siede: Buonasera mia Padrona. È meravigliosa, ancora di più di come la ricordavo...
Gli sorrido...
Tu metti le luci soffuse... molto soffuse...
Ti vieni a sedere vicino a me, dall'altro lato...
Inizia a baciarmi, mi dici che sono bellissima... mi accarezzi il viso, il seno, le cosce calde...
Permettiamo anche a lui di farlo... se mi vuole accarezzare...
Allora le sue mani iniziano ad accarezzarmi le spalle per poi scivolare lentamente nella scollatura. Mi tocca i seni e le sue dita giocano con i miei capezzoli diventati grossi e duri...
Mi piace tutto questo... ed inizio ad ansimare
Vi sussurro:”ahhh..si..siii così dai non vi fermate” ed intanto accosto sempre di più il viso verso il suo pacco iniziando a dare piccoli bacetti e morsetti, attraverso i pantaloni...
Freme di piacere e cercardi di spingere il bacino ancor più vicino al mio viso mentre le sue mani continuavano a giocare con i mie capezzoli... poi mi accarezza anche lui le cosce.. mentre tu mi baci, e mi tocchi ovunque... ho la figa fradicia...
Libero il suo cazzo dai pantaloni che stavano scoppiando... salta fuori dalle mutande e me lo ritrovo all’improvviso contro il viso... lui impazzisce...
Decido di rimanere ad altezza del suo cazzo per un po...
Tu impazzisci, mi infili le dita nella figa.... mi dici Quanto sei troia!!
Mi stringui il clitoride, mi fai impazzire... ti tocco il cazzo che hai già tirato fuori dai pantaloni... ti masturbo...
Con una mano masturbo te... e con l'altra masturbo lui...
Decido di succhiartelo... quindi mi avvicino al tuo bel cazzone meraviglioso... e lecco delicatamente la tua cappellona... ti faccio sentire la lingua... lo schiavo ci guarda e si masturba... mentre mi accarezza il culo, perché mi sono tirata su il vestitino per farglielo vedere bene...
Tu mi dici: Si troia! succhia!! E mi muovi la testa tenendomi per i capelli...
Non vuoi venire... allora mi fermi e mi dici: Andiamo tutti e 3 sul letto... stiamo più comodi...
Mi sdraio sul letto, in centro...
Sono bellissima... con il mio vestitino rosso... sollevato... vi faccio vedere le mutandine... aprile le gambe... e apro anche le mutandine...
Voi state lì in piedi davanti al letto a guardarmi... poi vi stendete vicino a me..
Io sto sul fianco... tu stai davanti a me... lo schiavo dietro di me...
Siete completamente nudi, vi siete spogliati mentre vi facevo guardare la mia figa sul letto...
Tu inizi a baciarmi... sei tanto, tanto eccitato... ti accarezzo dolcemente il cazzo... te lo sfioro... anche le palle...
Tu mi tocchi le tette, me le stringi...
Permetti allo schiavo di toccarmi... allora lui lo fa...
Sento le vostre mani su di me che si scontrano facendo a gara a raggiungere le mie parti più intime...
Divarico le cosce...
Estasiata, ti bacio con foga, ti accarezzo il petto, te lo bacio... te lo mordo...
Poi mi sussurri: Fai impazzire lo schiavo come fai con me, porca!
Mi giro dal lato dello schiavo... tu ti metti davanti a noi per guardarci...
Lui non ci crede...
Mi avvicino col viso al suo cazzo... lo accarezzo col viso... sulla guancia...
Faccio scorrere un po le labbra...appena appena...
Gli faccio sentire un po la lingua... deve impazzire...
Ma non glielo prendo in bocca...
Tu stai impazzendo... allora mi dici: Troia vieni qui, fatti scopare la bocca!!”
Allora mi sdraio a pancia in su, a gambe larghe, tu ti avvicini in ginocchio alla mia bocca col tuo cazzo...e me lo sbatti in bocca... scopi la mia bocca...
Ordini allo schiavo di leccarmi la figa... lo fa subito...
Mi infila anche il giocattolino... mi tocco il clitoride...
Mentre mi scopi la bocca... dopo poco io sborro!
Lo schiavo mi lecca la figa bagnata, lecca il mio orgasmo...
Decidi finalmente di scoparmi per bene... io ti dico:”Siii, dai scopami!! fammi sentire tutto il tuo cazzo!!.siiiiii…cosiiiii”.
Le nostre lingue che si intrecciano... la mia figa che schizza dal piacere, come una troia!
Mi scopi come un porco, sei tutto sudato ed eccitato e gemi come un animale!!
Tiri fuori il tuo cazzo dalla figa, mi metti a pecora a bordo del letto, ti chini a leccarmi la figa e il buco del culo...
Ti alzi e inizi a passarmi la cappella gonfia di desiderio sulle labbra della mia figa per lubrificarla, e infili un dito nel mio culo per ammorbidirmi il buchino.
Fremo nell’attesa di riceverlo nel culetto, allora ti dico" dai…daiii cosa aspetti a sbattermelo nel culo!! Allora mi fai sentire la sua grossa cappella che si appoggia sul buchetto ben allargato... mi preparo... mi abbasso... inarco la schiena... sono pronta a prenderlo nel culo... non vedo l'ora...
Piano piano me lo infili tutto... e io: siiiiiiii…..
Sento i tuoi coglioni gonfi contro la mia figa
Metti sul letto il piede destro... così me lo affondi ancora di più!! La mia figa schizza dal piacere!
Lo schiavo intanto si gode lo spettacolo... si è messo in ginocchio davanti a me...
Sono talmente eccitata che non ci capisco niente...
Afferro con una mano il cazzo dello schiavo e lo masturbo...
Mi dici: Quanto mi piace vederti così, sei la mia troia!!
E io ti dico Si! Sono una troia!!
Continui a scoparmi il culo aggrappandoti ai miei fianchi..
Poi mi vuoi scopare la figa di nuovo
Mi prendi come piace a me...
Mi scopi le ore... vengo 10 volte... faccio i laghi sul letto...
Lo schiavo mi lecca tutta, ogni volta che vengo...
Mi lecca le tette mentre mi scopi... il buco del culo quando mi tiri su le gambe...
Non ce la fai più... vuoi sborrare...
Allora mi metto in ginocchio... sui tacchi trasparenti... tu davanti a me, in piedi...
Te lo lecco tutto... mi dici di aprire la bocca ..
Mi schizzi sulla faccia...e sulla lingua...
Anche lo schiavo sborra... sui miei piedi...
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1 anno fa
vanitosacuriosa, 45/45
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Il bar dei vecchietti
Questo e’ una storia realmente accaduta ,risale primi anni 90 io Avevo vent'anni moro fisico magrolino basso di statura senza nessun pelo con un bel culetto a mandolino.
Avevo avuto sempre interesse per le ragazze ma anche per gli uomini più grandi di me.
Avevo provato con alcuni miei coetanei giochi di seghe e qualche pompini ma niente di particolare. Nel culetto m’infilavo tubetti vari ma mai un cazzo vero.
Era estate faceva caldo e sono uscito Con un pantalone corto ma aderente che mi accentuava le mie curve.
Appena finito gli studi e giravo nelle varie aziende in zona a consegnare.
Corriculum ma per il momento mi dicevano Che non avevano bisogno.
Camminando nel mio paese piccolo del nord con la maggior parte abitato Da persone anziane mi trovo in un parco pubblico.
Avevo molta sete e intravedo una piccola bocciofila frequentata da vecchietti.
Entro e mi dirigo Verso il bancone del bar e vedo un gruppo di vecchietti che stanno giocando a carte che mi stanno tutti Osservando dalla testa hai piedi con stupore E malizia.
Siccome a me piace essere osservato da maturi come loro mi viene un’eccitazione dentro e mi appoggio al bancone del bar E inarco la Schiena per fare vedere meglio il mio culetto bello rotondo e sodo.
In quel momento mi sentivo imbarazzato ma allo stesso tempo una troietta in calore.
A un certo punto uno di quei vecchietti si alza dal tavolo di gioco e mi affianca al bancone del bar e ordina un bicchiere di vino, Io ero impaurtito Perché unico giovane nel locale a un certo punto mi guarda, mi fa' un sorriso e mi dice: ciao bello .
Rispondo buongiorno e lui mi dice: ma dammi
Del tuo sono cosi' vecchio? lui era un uomo alto con delle mani e dita grosse spalle larghe e buttando l'occhio in basso ho visto che aveva un pacco grosso e secondo me lo aveva mezzo duro.
Io rispondo no signore sembra molto giovanile lui sorride e mi accarezza il viso.
Mi dice cosa ci fai qui' di bello? Gli rispondo avevo sete con questo caldo e mi volevo rinfrescare.
Il vecchio mi dice: stai cercando lavoro? gli rispondo si magari ho girato per due giorni ma non ho trovato nessuno che mi prende.
lui dice: mi dispiace da vedere oltre che un bel ragazzino mi sembri sveglio e volenteroso, Cosa hai studiato ? sono diplomato perito meccanico. Ah capisco io ho bisogno di una persona che mi dia una mano in campagna, anche se non è il tuo ramo se vuoi, ti posso fare lavoretti tranquilli e poi ti pago bene.
A quel punto in testa mi arrivavano vari pensieri strani, ma pur di lavorare.
gli risposi : si va bene poi mi adatto in qualsiasi lavoro.
molto bene mi rispose mi consegno un bigliettino con indirizzo e numero di telefono e mi disse
ti puoi presentare domani mattina alle 10 cosi' ti spiego tutto.
io lo ringraziai e quando sono uscito dal BAR dopo un paio di passi mi sento chiamare e mi volta
era uno dei vecchietti del tavolo che mi chiama, sorpreso, mi avvicinai e mi consegna un biglietto piegato e a voce bassa mi dice: leggilo quando sei a casa, e se ne ritornò nel bar.
Incuriosito appena svoltato nella via, aprì il biglietto e rimasi a bocca aperta e allibito di quello che c'era scritto .
Aprì il biglietto e diceva cosi':
Ciao bello... siamo un gruppo di anziani tra i 55 e 65 anni che erano a sedere nel tavolo del bar quando sei entrato e noi giocavano a carte Ci siamo tutti voltati per ammirare il tuo bel culetto da troietta.
Vorremmo organizzare una festa in una casa in campagna isolata che ha un uno di noi, e ci piacerebbe giocare con te.
Naturalmente nella Max riservatezza pulizia e senza forzature.
Se t’interessa in fondo al biglietto c'e il numero di casa di uno di noi.
Mi raccomando telefona sabato ore 11 perche siamo tutti uomini sposati e non vogliamo casini.
Wow non ci potevo credere cosa mi era proposto....avevo sempre sognato un gruppo di vecchi porci che mi scopavano, allo stesso tempo avevo paura perché mi potevano rompere il culo.
Nel mattino seguente chiamai al telefono quel signore del bar che mi aveva offerto il lavoro e in mattinata presi l'auto e raggiunsi casa sua nella periferia del paese.
Mi accolse a braccia aperte e comincia a farli qualche lavoretto nel giardino e in casa e in campagna .era un uomo molto gentile e premuroso nei miei confronti Mi trattava come se fossi un figlio.
Ma in quel giorno avevo sempre in testa quello che mie era stato proposto con eccitazione e allo stesso tempo timori. immaginavo di succhiare e leccare i cazzi di quei vecchi porci e io che mi masturbavo.
I giorni passavano velocemente e stava arrivando sabato e non sapevo ancora di telefonare oppure di lasciare perdere.
Io nel culetto ero in sostanza vergine e avevo paura di sentire dolore, inoltre che i miei genitori venivano a sapere che suo figlio era una checca.
Arriva Sabato mattina e trovando una scusa con i miei genitori prendo auto per cercare una cabina telefonica isolata che nessuno mi vedesse.
dopo aver girato per 10 minuti trovo una cabina isolata in fondo a una via, parcheggio velocemente e vado dentro al gabbiotto.
avevo il dubbio di chiamare o no ma con la mia eccitazione che avevo adosso prendo il telefono e chiamo il vecchietto che mi aveva dato il numero.
ero in perfetto orario alle 11 , squilla il telefono con ansia adosso e risponde pronto ? io: ciao sono il ragazzo del bar dell'altro giorno.
ah ciao come stai? io bene e lei? dai non darmi del tuo , ci speravo che mi chiamassi, io e i miei amici abbiamo visto che sei una bella giovane troietta .
il calore!!! ummm..siete dei porcellini da come ho capito! si esatto , ascolta ti presenti stasera ore 21,30 via xxxxx bello pulito e profumato ok?
ok va bene ma devo prendere con me preservativi e creme? no tranquillo abbiamo tutto noi a stasera bello ciao.
arriva la sera faccio una cena leggera e una bella doccia rinfrescante e mi pulisco bene il mio buchetto anche dentro con un bel clistere.
saluto i miei genitori che erano in sala a guardare la tv e con una scusa gli dico che mi devo trovare con una mia amica.
Era già buio presi l'auto e mi dirigo verso indirizzo che mi avevano dato. il posto era a 10 km dal mio paese era abbastanza tranquillo cosi' nessuno che conoscevo poteva vedermi.
Finalmente arrivo percorro una strada sterrata e in fondo vedo una casa di campagna poco illuminata ....
Davanti a casa erano presenti 4 auto e mi salì subito l’adrenalina pensando che erano un bel po' di anzianotti.
suono il campanello e mi apre il vecchietto che avevo parlato al telefono e di dice:buonasera bellissimo accomodati e seguimi...
io lo seguo e mi porta in una camera da letto al piano terra ma gli altri non li vedevo , mi fa accomodare e mi dice: ora ti spogli nudo e indossa queste calze autoreggenti nere ....quando sei pronto io sono fuori dalla porta che ti aspetto ok?
mi spogliai tutto nudo con un’eccitazione e allo stesso tempo timore di quei vecchi porci che cosa mi potevano fare su di me ,indossai le calze autoreggenti.
Stavo bene avevo proprio un bel fisico giovane e pelle vellutata come una troietta.
apri la porta e il vecchietto che mi aspettava rimase a bocca aperta e mi disse: cavolo ma sei bellissima e molto eccitante.
Seguo il vecchietto e mi porta in una sala grande con caminetto e luci soffuse e qualche candela molto bella come atmosfera.
mi dice di mettermi in ginocchio sul tappetto e di chiudere gli occhi e di aprigli quando lo diceva lui. io eseguo i suoi ordini e con tanta ansia chiudo gli occhi.
dopo un paio di minuti mi dice di aprire gli occhi , e cavolo vedo il gruppo di vecchietti del bar , erano in 6 tutti nudi con il cazzo in mano.
ma guardandoli bene c'era anche il vecchietto dove lavoro da lui...e ci guardiamo negli occhi e divento subito rosso in viso con tanto imbarazzo
e non avrei pensato che era un porco maiale come loro in quanto durante il giorno con lui non mi avevo fatto avance e neanche toccato.
lui mi fece l'occhialino e mi e mi diede un bacio a distanza.
ero molto eccitato e loro mi si avvicinano e comincio a succhiarli il cazzo ad uno a uno e con le due mani segavo...avevano varie lunghezze di cazzo
alcuni corti ma grossi altri lunghi e sottili ma quando mi si avvicina a me il vecchietto del lavoro ...wow era il piu' grosso e lungo del gruppo
gli comincia leccarli le palle poi con la lingua sulla cappella bella grossa e rosea ...lui godeva e mi diceva che ero una troietta bocchinara .
intanto gli altri mi toccavano e baciavano il tutto il corpo ....ero in estasi totale e avevo gia' il buchetto bagnato e il cazzo duro.
poi mi metto alla pecora e uno si inginocchia e mi lecca il buco di culo e mi sega il cazzo mentre io ho succhio due cazzi in contemporanea
l'atmosfera era già calda e sentire quei vecchi bavosi porci mi faceva godere come una troia e mi sentivo posseduto.
poi venne il momento che quello dietro da me mi sparge nel buchetto una crema fredda e in quel momento mi ero irrigidito e avevo un po' di paura.
lui mi tranquillizza dandomi la lingua in bocca...ummmm baciava molto bene .
appoggia il suo cazzo grosso ma non lungo nel buchetto e lentamente lo inseriva io sentivo le pareti della mia figa anale aprirsi , era una sensazione bellissima
e godevo ma non sentivo dolore ...ma subito dopo me lo infila tutto dentro e sento un dolore forte e faccio un urlo che rimbomba nella sala .
comincio a lacrimare dal dolore ma appena il buchetto si è adeguato al cazzo sparisce il dolore e diventa goduria , lui comincia a pompare come un porco e continuo a sbocchinare gli altri a rotazione.
dopo poco uno sento che sta per venire e con la mia lingua gli lecco velocemente da cappella ...all' improvviso sento vari schizzi di sperma che mi innondano la lingua e la faccia .
il porco maiale godeva tanto e mi diceva troia puttana ti piace il mio sperma....poi mi prese la testa e mi infila tutto il suo cazzo in gola.
sento il suo cazzo pulsare dentro la mia bocca e inizio a avere spasimi di vomito, ma per fortuna lo tira fuori,e con sorpresa mi sborra un'altra volta in faccia, , wow il vecchio aveva una quantità di sperma mai visto dato l'età.
il mio viso e ricoperto di sperma denso che mi colava sul petto.
il vecchietto che mi scopa da dietro sento che aumenta il ritmo e mi schiaffeggia le chiappe ormai diventate rosse e dicendomi troia,puttana ,vacca succhia cazzi ora ti sborro in culo ....
infatti dopo poco sento lui godere come un maiale e mi innonda il culo pieno di sperma e da tanto che ne ha fatta mi cola dalle gambe.....
Poi uno si sdraia sul tappeto e mi dice di andare sopra di lui , aveva un bel cazzo grosso ma non lungo tutto peloso in corpo...mi metto a smorzacandela
e piano piano lo infilo nel buco gia' allargato...ummmm cavolo era bello duro e grosso faceva fatica a entrare ma uno di loro da dietro mi sparge altra
crema e prima impunto la bella cappella grossa e lo infilo piano....wow sento le pareti del culetto allargarsi ancora di più ma ero talmente eccitato
che riesco a infilarlo tutto dentro urlando di piacere , sentivo dal mio cazzo uscire del pre sperma .
comincio a andare su e giù e la goduria aumentava sempre di piu' , e gli altri intorno che si segavano. il porco godeva e comincio a baciarlo nel petto peloso e cominciamo a limonare in maniera frenetica.
a voce alta comincio a dire : dai scopami vecchio porco sono la tua troia puttana sfondami il culo voglio altri cazzi, e subito dopo due mi mettono il cazzo in bocca .
in bocca . il porco che mi scopava era talmente eccitato da possedere in culo il mio bel corpo che anche lui mi sborra dentro...sento un fiume di sperma caldo che mi allaga le viscere anali.
io all'istante faccio una copiosa sborrata sul sul petto senza menarlo era una cosa mai successa ma bellissima.
gia' tre vecchietti avevano già sborrato ero a metà dell'opera....ma anche se avevo sborrato il mio cazzo era ancora duro come il marmo.
cambio posizione mi fanno sdraiare sul tappeto e due mi tengono le gambe aperte e due a rotazione comiciano a scoparmi come dei forsennati , avevano il cazzo piu' lungo ma non grosso come il primo...e intanto io mi sego....
il mio vecchietto del lavoro mi mette il suo cazzo in bocca e mi dice : dopo tocca a me puttana , sentirai il mio cazzone dentro alla tua bella figa
anale , io annui con la testa e gli dico: si lo voglio tutto dentro vecchio porco bavoso e comincio a farli un pompino e sento gia' il pre sperma che esce il sapore molto forte ma dolce ...
dopo 15 minuti i due porci che mi scopavano mi dicono di mettermi alla pecora e di allargare le chiappe. non capivo cosa volevano fare pensavo che mi mettevano i due cazzi nel culo, ma per fortuna non è stato cosi' mi avrebbero rotto il culo.
mi misi alla pecora e il mio buchetto gia' largo e ben visibile. i due porci cominciano a segarsi e sento che urlano di goduria , subito dopo avverto degli schizzi di sperma sulla schiena e poi mi innondano in quantità mai vista il culetto e il buchetto...ummmmm bellissimo sentivo tanto sperma caldo sul mio corpo e culo che mi colava dalle gambe.
poi finalmente arriva il momento del ultimo vecchietto con cui lavoro da lui, io ancora alla pecora mi dice: ora tesoro tocca a me , ti metto alla crema il tuo buchetto deve essere molto lubrificato non voglio farti male, io mi tranquillizzai , e comincio a a menarmi il cazzo ancora duro.
sento la sulla bella cappella grossa che mi impunta il buco.....e mi dice: sei pronta troietta in calore bocchinara? io dissi: si maiale lo voglio tutto dentro e farti godere come un porco bastardo.
la cappella comincia a entrare piano piano nel buco e quando e' riuscita a entrare sentii un brivido nella schiena e un dolore mai sentito ,urlai forte e uscivano le lacrime dai occhi .....ma subito dopo mi diede il colpo finale spinge tutto dentro e si ferma il dolore lentamente si attenua e comincio a godere un casino ....e gli dico : dai porco comincia a pompare voglio sentirlo tutto....e lui mi dice: certo lurida troia puttana ecco servito.
in quel momento comincia a scoparmi con un ritmo moderato ma lo sentivo fino in gola il suo cazzone , da vedere sarà stato 20 cm.....
lui godeva e mi insultava e mi dava delle sberle sulle chiappe...cavolo era bellissimo godevo ancora di piu' rispetto all’inizio ...e dopo poco mi sparo una sega galattica e annaffio il tappeto di sperma.
dopo un paio di minuti sento che il suo cazzo pulsa e sta per venire ...aumenta il ritmo e mi scopa come una toro in calore.
mi dice: sto per sborrare vacca puttana eccola... e poi sento come se uno mi avesse inserito un tubo dell'acqua calda su per il culo, una sborrata favolosa.
lo tira fuori e dal mio buchetto esce una fontana di sperma misto sangue.... ma non contento mi dice di inginocchiarmi e di succhiarli il cazzone, era ancora duro il suo sapore di sperma era buono e con la lingua comincia a leccargli la cappella. il vecchio ricomincia a godere e mi dice: troietta leccami anche le palle , io con la lingua gli lecco le palle con quel pelo bianco ed erano belle grosse ...cazzo godeva come un porco bavoso...e mi eccitava tanto sentirlo godere il mio vecchio titolare.... a un certo punto gli lecco ancora la fessura della cappella e sento uno schizzo di sborra potente sulla lingua che arriva a innondarmi la fronte i cappelli e il viso....wow....avevo una maschera di sperma.
lui mi dice: sei stata bravissima puttana da quando ti abbiamo visto al bar non avevano dubbi che eri una troietta il calore bocchinara.
tutti si misero ad applaudire e mi sentivo una star del cinema porno. il mio corpo era ricoperto di sborra , e il buchetto era in fiamme ma il dolore si stava attenuando.
mi alzo e bacio tutti con la lingua questi 6 vecchi porci .
ma uno mi dice: credi che sia finita? pensai cavolo che cazzo voglio fare ancora ero gia' sfinito. allora dico : che cosa volete farmi ancora maiali?
mi dice il vecchietto che penso era il padrone di casa: se vuoi vieni fuori nel retro della casa che ti vogliamo fare la doccia dorata.
io subito non capivo che cosa fosse ma mentre ci incamminavamo uno mi dice: tranquillo ragazzino ti vogliamo solo pisciare adosso.
la cosa mi incuriosiva e mi eccitava allo stesso tempo.
arriviamo fuori e c'era un bel giardino con vasi di fiori e piante , io tutto nudo ma era in piena estate e di notte faceva ancora caldo.
mi dice: mettiti in ginocchio . io mi inginocchiai e tutti si misero intorno a me.
poi cominciarono a pisciami in faccia , io provai anche ad aprire la bocca e con la lingua assaporare l’urina dei porci era molto aspra e quasi mi faceva vomitare , infatti uno mi dice: mettiti alla pecora e allarga le chiappe troia.
lo feci e mi pisciano tutti dentro al culo e nelle chiappe...ummmm era bello in mezzo al giardino nudo con le calze autoreggenti nere ormai inzuppate di urina .
finito mi alzai e andai in bagno a farmi una bella doccia rinfrescante.
uscito dal bagno vedo il vecchietto che lavoro per lui mi bacia in bocca e mi dice : ti aspetto domani al lavoro , che ho altre cose da farti fare.
ma questa e un 'altra storia......
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1 anno fa
pedros,
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