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La prima volta che mi ha fatto cornuto.
Mi chiamo Luca, ho 50 anni e sono sposato da trent’anni con Silvia. Ci definiamo entrambi piacenti, non bellissimi, ma di gradevole aspetto. Siamo entrambi di media statura: io alto, dalla corporatura robusta, ma non grasso, occhi scuri, capelli leggermente canuti e ben messo fra le gambe, sia in circonferenza che in lunghezza. Lei, magra, seno molto piccolo, ma con un culo bello tondo e sodo. Sposati da 30 anni, l'ho conosciuta che era vergine e, nel tempo, abbiamo trovato la giusta intesa a letto, anche se, col passare degli anni, diventa fisiologico che insorga un po’ di routine, o una certa noia, dovuta al calo di desiderio. Per carità non ne faccio colpa a nessuno; ho certamente una buona dose di responsabilità pure io, ma quello che è successo mi ha fatto, in qualche modo, riflettere e giungere alla conclusione che non tutti i mali vengono per nuocere, anzi, nel nostro caso, sono stati davvero provvidenziali. Fra noi non avevamo mai parlato di relazioni aperte o di trasgressione, anche se, almeno io, qualche idea l'avevo avuta e da tempo, ma, in ogni caso, era sempre rimasta relegata nel mio cervello e mai avrei esternato a lei i miei più sconci desideri. L’estate scorsa, decidiamo di affittare una villetta sulla costa tirrenica per trascorre qualche giorno di vacanza. Data la poca distanza dalla nostra città, situata nell’entroterra, decidiamo di affittarla per tutto il mese. La spesa era accessibile ed io ero propenso a far il pendolare, dato il mio lavoro che si svolge, prevalentemente, di mattina per cui avrei sempre avuto il pomeriggio libero e, con una mezzora di strada, sarei sempre tornato in riva al mare per godermi il sole del tramonto insieme a lei. La prima settimana sono rimasto con lei e ci siamo sempre diretti verso qualche spiaggetta lì vicino, in cerca di maggior tranquillità. Passata la prima settimana, io ho iniziato a fare avanti e indietro per il lavoro, e, al pomeriggio, quando tornavo, Silvia mi aspettava per andare insieme in spiaggia. La sera lei cucinava sempre del buon pesce, perché aveva scoperto che, in fondo alla spiaggia, vicino al molo del porto, alcuni pescatori la mattina, tornati dalla pesca, vendevano direttamente sulla spiaggia quanto pescato. Era una cosa molto piacevole, perché il pesce piace a tutti e due e, per tutte le tre settimane che siamo rimasti lì in vacanza, abbiamo, la sera, quasi sempre cenato con il pesce che si cucinava sul terrazzo dell'appartamento preso in affitto, che, essendo tra l'altro situato all'ultimo piano, permetteva di servirsi del barbecue. Spigole, orate, gamberoni, erano i nostri piatti preferiti. Solo un pomeriggio, nella seconda settimana, sono rimasto a dormire in città, perché la mattina dopo avevo un importante appuntamento di lavoro. Quando sono tornato al mare, ho trovato Silvia che era un po' indisposta. Mi ha detto che certamente doveva averle fatto male qualcosa che aveva mangiato. Anche il sesso fra noi, durante le vacanze, non è stato affatto intenso: abbiamo scopato, sì e no, due o tre volte e per due volte me lo ha succhiato facendosi venire in bocca. Diciamo che si è svolto tutto assolutamente nella norma. Appena rientrati in città, la settimana dopo, mi chiama mio suocero e mi dice che ha bisogno di una cortesia. Quando lo incontro, mi spiega che il sabato venturo è il compleanno di mia suocera e che vorrebbe farle una piccola festa a sorpresa, organizzando un pranzo con una decina di persone. Mi chiede se, cortesemente, potessi andare giù al mare a prendere del pesce, perché Silvia non ha omesso di dirgli dei pescatori che lo vedono ad un prezzo piuttosto contenuto. Naturalmente mi mostro disponibile e, quel sabato mattina, mentre mia moglie si distrae con mia suocera, portandola in giro per negozi e lui organizza il pranzo, io, di buon mattino, prendo la macchina e vado giù al mare. Arrivo un po' in anticipo e, raggiunto il posto indicato da mia moglie per acquistare il pesce, trovo un piccolo casotto di legno, adibito a magazzino, con davanti dei tavoli in ferro, sotto un porticato e, seduto su una panchina, lì vicino, c'è un pescatore con un braccio ed un polso ingessato. Mi avvicino e gli chiedo se è quello il posto dove si compra il pesce fresco. Lui mi guarda e annuisce, poi, una volta avvicinato, gli dico che mi hanno parlato di questo posto, in città. Lui si incuriosisce e mi chiede chi mi ha dato questa informazione. Stranamente non dico che è stata mia moglie, ma resto un po' sul generico.
«Da una signora che conosco in città e che di recente è stata in vacanza qui, ho appreso che tutte le mattine veniva a prendere il pesce dai pescatori che lo vendono ad un prezzo abbastanza contenuto.»
Lui mi guarda, si incuriosisce e mi chiede chi è quella signora che mi ha fornito questa informazione. Io, ironicamente, dico che è una bella donna e che, tutto sommato, non sarebbe una cattiva idea portarsela a letto. Lui sorride e mi chiede qualche altro dettaglio. Gli fornisco una semplice descrizione del corpo di mia moglie, lui mi guarda e mi chiede se per caso la persona in questione si chiama Silvia. Mi rendo conto che evidentemente la conosce bene e, così, mi siedo e cerco in qualche modo di proseguire la mia improvvisata indagine.
«Sì, è proprio la signora Silvia. È una bella donna e onestamente, se non fosse così pudica e rigida, avrei anche fatto qualche pensierino su di lei.»
Lui mi guarda, sorride e, con fare ironico, mi narra tutt'altra cosa.
«Pudica? La signora Silvia sarebbe una donna pudica e riservata?»
Scoppia in una risata. Allora io, che ovviamente mi sono incuriosito, lo guardo e, con aria complice, gli chiedo qualche dettaglio piccante che mi possa essere utile per portarmi a letto una così bella femmina. Lui mi fa sedere accanto e poi, con tono pacato, mi racconta alcune cose che mi fanno tremare i polsi.
«Forse, in città, la signora Silvia sarà anche una donna pudica e riservata, ma ti assicuro che in quelle tre settimane che è stata qui al mare, tutte le mattine è venuta qui da noi e, di pudico, non aveva assolutamente niente. Alla signora piace il pesce sia quello fresco e anche quello caldo!»
Sono sbalordito dalle sue parole, però cerco di non darlo a vedere e gli chiedo maggiori dettagli. Lui mi guarda un attimo in faccia e poi mi narra tutta la vicenda.
«È venuta, le prime volte, di buon mattino, quando tornavamo dalla pesca e prendeva sempre il pesce, ma, una mattina, è arrivata più tardi e non c'era rimasto un granché da comprare. Era desolata e, allora, le ho detto che ciò che era rimasto era bastevole per fare una buona zuppa di pesce, giusto per due persone. Lei mi ha guardato, ha stretto le spalle e mi ha detto che non aveva la minima idea di come si facesse una zuppa di pesce. Allora io l'ho invitata ad entrare dentro la nostra capanna e, poiché lo spazio è abbastanza poco, mentre le spiegavo quali tipi di pesce mettere nella zuppa, quali cucinare per primi e come fare un buon sughetto, i nostri corpi si sono un po' strusciati. Lei indossava solo il costume con il copri costume ed il suo bel culo, più di una volta, ha sbattuto contro il mio cazzo, che si è gonfiato. Quando mi ha chiesto quanto mi doveva per il pesce, Io le ho risposto semplicemente che volevo una carezza. Lei mi ha guardato e, sorridendo, mi ha fatto una carezza sul volto, ma io ho afferrato la sua mano, l'ho portata in basso e l'ho appoggiata sulla mia verga. Lei ha stretto la mano, afferrando il mio cazzo per saggiarne la consistenza e la durezza. È rimasta stupita nel sentire la mia verga grossa e dura, perché, modestamente, sono abbastanza ben dotato. Ho sentito la sua mano stringere con forza la mia verga. Dopo averlo tastato bene ed a lungo, le sue guance si erano imporporate e lei era rimasta davvero sorpresa da quello che sentiva. Ha preso a mordersi il labbro inferiore, mentre seguitava a tenere la mano appoggiata sul mio cazzo. Io ho sollevato le braccia e le ho appoggiate sulle sue spalle, facendola inginocchiare davanti a me. Per un attimo ha opposto una lieve, quanto inutile resistenza, dicendo:
«Ma io sono sposata!»
Io non ho dato peso alle sue parole ed ho continuato a premere sulle sue spalle, così lei si è inginocchiata davanti a me che ho estratto la mia verga e lei, trovandosela davanti alla faccia, ha assunto un’espressione di assoluto sbigottimento. Ha subito afferrato la mia verga con entrambe le mani e la sua bocca è andata ad appoggiarsi sulla mia cappella. Ha iniziato subito a leccare e succhiare il mio cazzo, dimostrando di esser certamente molto esperta nel fare pompini. Ti assicuro che è stato bellissimo! Io son vedovo da oltre 6 mesi e, sentirmi leccare il cazzo in quella maniera, mi ha eccitato tremendamente. Ha preso a leccarlo e succhiarlo con estrema bravura, facendolo scivolare per più della metà direttamente in gola. Avrei voluto scoparla, ma lei è stata risoluta e mi ha risposto:
«Oggi no! Domani!»
Allora ho messo una mano sopra la sua testa e le ho imposto il ritmo della pompa. È stato un bocchino stupendo, fatto da una donna che di cazzi ne doveva aver succhiati tanti, per aver raggiunto una simile bravura. La sua lingua si muoveva decisa e rapida lungo tutto l'asta, mentre le sue labbra cingevano la cappella, che succhiava facendo ruotare e insinuando la punta della lingua nel meato, regalandomi sensazioni incredibili. Ho preso a scoparla in bocca, muovendo il bacino avanti e indietro ritmicamente, poi ho sentito impellente il desiderio di sborrare, ho abbassato lo sguardo ed ho incrociato il suo, facendole capire che ero al limite; lei ha annuito ed ha preso a succhiare ancor più forte, facendomi svuotare nella sua cavità orale. Le prime due bordate di sperma le ha prese direttamente in gola, poi si è un po' sfilato il cazzo di bocca ed ha continuato a ricevere copiosi schizzi di sborra densa e calda, che ha provveduto ad ingoiare fino all'ultima goccia.
È stato un lavoro perfetto, eseguito a regola d'arte. Dopo avermi pulito be ne, si è alzata, ha preso la borsa del pesce che le avevo preparato e, nel salutarmi, mi ha detto:
«Vengo anche domani. Lasciami dell'altro pesce!»
Le ho risposto che doveva venire come oggi, un po' sul tardi, che avrei provveduto a metter da parte ciò di cui aveva bisogno. Era il martedì e, fino al venerdì, ogni mattina è venuta e si è succhiato, oltre il mio, anche i cazzi di altri tre miei amici. Poi ha detto che sabato e domenica non sarebbe venuta, perché aveva prenotato una mini crociera intorno alle isole, assieme al cornuto. Il lunedì successivo ha ripreso a venire a prendere il pesce ed io avevo voglia di scoparla, così l'ho portata dentro e lei, dopo avermi solo un po' leccato il cazzo, si è appoggiata con i gomiti al tavolo, le ho sollevato la gonna, ho spostato di lato il costume e l'ho infilata di colpo. La maiala era così bagnata che il mio cazzo le è scivolato dentro senza nessun impedimento. Ho preso a stantuffarla con forza. Ha avuto diversi organismi e, quando ha capito che ero prossimo a sborrare, si è girata e mi ha detto di volerlo ancora in bocca. Sentirla così troia, mi ha fatto impazzire ancor di più e così, dopo averla fatta godere ancora una volta, mi sono sfilato. Lei si è inginocchiata ed ha ingoiato tutto il frutto delle mie palle. Il giorno successivo mi ha detto che il cornuto, la sera dopo, non sarebbe tornato dalla città e, quindi, non avremmo dovuto lasciarle il pesce. Allora io le ho detto che, se voleva, poteva venir di notte a pescare con noi, visto che il cornuto sarebbe rimasto a dormire in città e lei ha accettato. Il pomeriggio del giorno dopo, al calar del sole, l'abbiamo vista arrivare ed è venuta via in barca, con noi. Indossava solo una minigonna di jeans e una t-shirt, sotto cui si intravedevano i suoi capezzoli duri, perché la puttana non aveva indossato né mutandine né reggiseno. Siamo partiti con due barche, io, lei, i miei quattro amici, più altri due che vengono con noi quando andiamo a sistemare i palamiti, cosa che avremmo fatto quella sera. Superata la punta oltre il faro, abbiamo iniziato a metter in acqua le lenze. Dopo due ore avevamo finito e siamo andati un po' più avanti, lungo la costa, dove c'è una spiaggetta con una caverna che noi utilizziamo di notte per ripararci, quando facciamo quel tipo di pesca. Appena giunti sulla spiaggia abbiamo steso dei teli e lei è stata l'oggetto del nostro piacere. Il nostro giocattolo per tutte le quattro ore che dovevamo trascorrere. L’abbiamo toccata tutti e sei, eccitandola, offrendole i nostri cazzi da succhiare, cosa che lei ha fatto senza mai fermarsi. Poi, a tre per volta, ci siamo alternati nei suoi buchi, facendola godere senza sborrare, perché ci alternavamo, dandoci frequentemente il cambio. Lei ha goduto in una maniera sconvolgente e, ad un tratto, la sua eccitazione e goduria è stata talmente forte, che ha squirtato. Vederla sdraiata per terra, con il corpo travolto dalle convulsioni, ci ha eccitato tantissimo! Non ci era mai capitato che una troia godesse così tanto sotto i colpi dei nostri cazzi, così ognuno di noi ha preso a segarsi vigorosamente per poterla completamente ricoprire di sborra calda. Al sentire addosso i nostri getti di sborra che la colpivano in ogni dove, l'ha fatta godere e urlare di piacere come se non l'avesse fatto fino a quel momento e, ad un tratto, uno di noi, dopo aver sborrato, le ha sollevato il capo e si è fatto pulire il cazzo, facendole raccogliere fino all'ultima goccia, cosa che abbiamo ripetuto anche tutti gli altri. Una volta che aveva pulito per bene i nostri cazzi, qualcuno ha proposto:
“Su, adesso laviamo questa maialona!”
Così ha preso a pisciarle addosso ed a quello ci sono uniti noi altri. Sei cazzi le hanno riversato addosso una cascata di urina e lei, anziché esserne schifata, ha allargato braccia e bocca, cercando di riceverne il più possibile in gola. Una volta che abbiamo finito di pisciare e, anche in questa occasione, ciascuno di noi si è fatto pulire il cazzo, l’abbiamo sollevata e letteralmente scaraventata in mare, ridendo e insultandola: dicemmo, infatti, che una maiala come lei, ora doveva lavarsi, perché puzzava più di una latrina! Anche noi abbiamo fatto il bagno e, dopo aver consumato un breve pasto, abbiamo ripreso le nostre barche e siamo andati a tirar su le nostre lenze. Durante tutto il tempo che abbiamo recuperato le lenze, lei è rimasta inginocchiata davanti a quello che teneva il timone e gli ha continuato a succhiare il cazzo, facendosi sborrare di nuovo in bocca. All'alba, quando se n'è andata, abbiamo visto che camminava un po' malferma sulle gambe: procedeva a gambe larghe, perché le avevamo sfondato e irritato ogni buco. Poi, per il resto della vacanza, ha continuato a venire a prendere il pesce e, a volte, si dilungava a farci un bocchino ciascuno oppure si lasciava scopare o inculare, piegata sul tavolo della capanna. Quindi, caro amico, come vedi, la signora Silvia, se in città è una donna pudica, qui al mare è stata e si è comportata da gran troia.»
Sono rimasto per tutto il tempo in silenzio ad ascoltare il suo racconto e, dentro di me, ho avuto reazioni molto contrastanti. Se una parte di me era furiosa ed ero attanagliato dalla gelosia, un'altra, stranamente, si compiaceva che, in qualche modo, mia moglie mi avesse cornificato in maniera così spudorata, facendomi quasi sentire orgoglioso di avere una moglie tanto lussuriosa. Il mio cazzo, a sentire quelle cose, si era gonfiato nei pantaloni ed anche il pescatore se ne era accorto, tanto da rivolgermi un sorriso sornione. In quel momento, sono arrivate le barche e, dopo aver selezionato per bene tutto il quantitativo di pesci di cui avevo bisogno, nel salutarmi e mentre lo stavo pagando, il pescatore mi ha messo una mano sulla spalla e mi ha detto una cosa che mi ha letteralmente stupito.
«Amico mio, prendi questa piccola aragosta: è una Magnosia che, in qualche parte, forse un po' più a sud della nostra costa, chiamano simpaticamente “zoccola di mare”, perché è un tipo di crostaceo che si addice benissimo a tua moglie.»
L’ho guardato con un chiaro aspetto interrogativo, lui mi ha sorriso e mi ha detto di aver visto la mia foto sullo schermo del cellulare di mia moglie e di aver capito subito che ero suo marito, ma che, in ogni caso, dovevo sentirmi fortunato, anzi molto fortunato, ad avere accanto una moglie come lei, perché, anche se è vero che va in giro a scopare con altri, è sicuramente una femmina molto calda, di cui tutti sarebbero fieri ad avere nel proprio letto. Tienila ben stretta, lascia che scopi e divertiti anche tu, perché tanto non te la negherà. Ho preso il pesce acquistato e l'ho caricato in auto. Ho ripreso la strada di casa e, mentre viaggiavo, ripensavo a tanti piccoli dettagli che, proprio come un buon cornuto, può accostare l'uno all'altro solo dopo averne conosciuto il tenore. Mi son venute in mente tante cene coi suoi colleghi, dove lei tornava tardi e, tante volte, non ha voluto scopare, perché aveva mal di testa o era indisposta. Solo ora mi rendo conto che, di sicuro, si era fatta scopare e sbattere da qualcun altro ed era per questo che non aveva voglia di farlo con me.
Sono arrabbiato ed eccitato nello stesso tempo, al punto che, ad un tratto, son costretto a fermarmi, perché il cazzo mi duole oltremodo: devo segarmi per alleggerire la forte eccitazione che sto provando. Mi sego e basta poco per pervenire ad una copiosa sborrata. Riparto e, mentalmente, penso a mia moglie: quanto mi piace pensarla così troia da mettersi a disposizione di ben sei maschi, pronti a scoparla a turno ed a farla urlare di piacere e, nel mio intimo, penso: "Adorabile troia. Preparati, che sto arrivando!"
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1 anno fa
baxi18, 55
Ultima visita: 1 giorno fa -
A cena da mia cugina.
Mi chiamo Viola, ho trentasei anni e sono una single cui piace molto il sesso fatto con intelligenza e massima libertà. Non voglio, legami, gente gelosa o possessiva, perché a me, se piace un maschio o, anche, una bella femmina, voglio esser libera di giocare e godere a mio piacimento. Sono una bella ragazza, alta e con i capelli scuri, il seno una quarta abbondante, ventre piatto ed un culo che non passa inosservato, posto al colmo di lunghe gambe ben tornite. Amo molto succhiare un bel cazzo e, per questo, molti dicono che ho la bocca perfetta per i pompini e, di questo, vado davvero fiera e, soprattutto, sono convinta di saperli fare davvero bene.
Recentemente la banca in cui lavoro, mi ha chiesto di coprire un posto con delle responsabilità nuove e di molto interesse e, per questo, ho dovuto recarmi in un’altra città per un corso di aggiornamento. In questa città vi abita Lucrezia, mia cugina. Lei ha due anni più di me e, fin quando non si è sposata, eravamo inseparabili. Eravamo due puttanelle che si divertivano a scopare e succhiare tutti i cazzi che entravano nella nostra sfera d’interesse. Se sono quella che son diventata, lo devo sicuramente al fatto che, entrare in competizione con lei per decidere chi di noi due fosse più troia, mi ha sempre stimolato tantissimo e, fino ad oggi, non è ben chiaro chi lo sia fra noi due. Non la vedo dal suo matrimonio, avvenuto sei anni fa, quando ha deciso che Giulio era il maschio con cui voleva legarsi. Non ho mai ben capito il motivo di questa scelta, anche perché ho conosciuto lui molto poco, ma ho rispettato la sua decisione ed ora che sono nella sua città l’ho contatta per vederci, e lei mi ha invitato a cena a casa sua, per festeggiare non so bene quale ricorrenza. Ho accettato e, puntuale, mi son presentata al suo indirizzo. Per l’occasione, essendo una serata non troppo fredda, ho indossato una mini gonna e magliettina aderente, stivaletti bassi alla caviglia con tacco dodici, ed un giacchetto di pelle nera.
Quando sono entrata in casa sua, sono stata accolta da Giulio.
«Ciao, benvenuta! È un piacere averti con noi.»
Pochi passi nel breve corridoio e, quando entro nel salone, vedo che ci sono altre persone, anzi, per la precisione sette maschi dall’aspetto veramente macho. Li guardo per un attimo e subito un brivido percorrere il mio corpo al solo pensiero che, se gioco bene le mie carte, questa sera uno di questi maschioni potrebbe anche finire nel mio letto. Lui con un sorriso, mi presenta agli altri.
«Ragazzi, lei è Viola, l’amica più intima di Lucrezia.»
Un saluto generale mi viene rivolto da tutti e noto, nei loro sguardi, non poco interesse nei miei confronti e mi sento ancor più inumidire il perizoma. Chiedo dove sia mia cugina e lui mi risponde che è in cucina. Mi indica la strada, faccio dei passi e mi ritrovo con lei, che è semplicemente adorabile. Indossa un tubino nero elasticizzato che, a malapena, copre le sue grazie e, anche lei, calza ai piedi delle scarpe con tacco dodici, che le fanno inarcare il suo prominente quanto bellissimo culo. Quando mi vede si gira e mi abbraccia e, stringendomi a sé, mi bacia direttamente in bocca. Rispondo al suo bacio con passione, perché fra noi, anche in passato, abbiamo avuto momenti molto intimi, dove ci siamo goduti a vicenda l’un l’altra. Quando mi stacco, la guardo negli occhi e chiedo spiegazioni.
«Scusa la mia curiosità, ma potresti spiegarmi da chi sarebbe costituito quello splendido campionario di maschi, tutti veramente molto belli, che sono nel salone?»
Lei sorride e poi aggiunge che manca ancora una persona, che deve ancora arrivare, assieme a suo marito. La guardo cercando di capire ed insisto per avere spiegazioni e lei, ridendo, ma con l’aria più innocente del mondo, mi dà una risposta che mi lascia alquanto basita.
«Sono i miei amanti!»
La guardo e cerco di capire come mai ha radunato in casa sua i suoi amanti. Lei sorride, mentre continua a tenermi abbracciata e, stretta a sé, mi racconta come tutto ciò è cominciato.
«Quando ho incontrato Giulio, me ne sono subito innamorata. Lui è dolce, premuroso, molto attento alle mie esigenze e, a letto, è un’amante abbastanza completo, che si preoccupa molto del mio piacere. Tu sai, però, che io ho un'indole da vera zoccola e, se all’inizio pensavo che un solo cazzo mi sarebbe bastato, dopo circa sei mesi, non ho resistito al forte desiderio di sentire la mia patatina irrorata da un altro cazzo. Così ho ceduto alle lusinghe di un collega di lavoro, che, una sera, mi ha scopato in maniera divina.
Dopo quell’esperienza di intenso piacere, però, sono cominciati i sensi di colpa nei confronti di Giulio e così, dopo alcuni giorni, gli ho confessato il mio tradimento. Lui mi ha ascoltato in silenzio, senza nessuna reazione e, quando ho finito di raccontare e gli ho detto che, se voleva, poteva benissimo sciogliere il nostro rapporto, visto che non ero in grado di essergli fedele, lui mi ha sorriso, mi ha baciato, mi ha stretto a sé e la sua voce mi ha veramente commosso. Mi ha detto che, sapere che ero una zoccola era una cosa che gli era già nota fin dall’inizio e contava proprio sul fatto che, in qualche modo, lo avrei cornificato, gli rendeva il rapporto perfettamente come lo desiderava. Lui amava esser cornuto, perché consapevole del fatto di avere una moglie bella, che ama alla follia e che è in grado di regalargli momenti di intenso piacere, quando si fa possedere da altri maschi sotto i suoi occhi o, come in tante occasioni, con la sua attiva partecipazione.
Capisci Viola? Il fatto che io lo cornifichi è per lui motivo di vanto ed immenso piacere e, questa sera, festeggiamo il nostro settimo anniversario della prima volta che l’ho reso cornuto. Per tal motivo ho invitato tutti i maschi che, in questi anni, sono stati i miei tori da monta più intimi, quelli con cui ho goduto di più e, con i quali, ho passato momenti indimenticabili. Ora manca la mia ultima conquista: Linda, la mia collega di lavoro, con la quale, da oltre un mese, ho un rapporto intimo che mi travolge completamente. La tua presenza, non solo questa sera è particolarmente gradita, ma rende il gioco ancor più interessante, perché, tenere a bada tutti quei maschioni, per noi due, sarebbe stato alquanto complicato, mentre, con la tua presenza, il gioco sarà ancora più interessante. Ti assicuro, amore mio, che sono tutti molto ben dotati, molto resistenti e, soprattutto, quando ti scopano, non hanno nessuna pietà, vogliono tutto e ti danno tutto.»
Guardo mia cugina davvero sorpresa. È pazzesco! Lucrezia si era sbattuta tanti maschi sotto gli occhi del marito ed ora si dava e chiavava con un'altra donna, senza alcuna remora?! Ora mi era chiaro il grande amore per Giulio. Non avevo mai preso in considerazione il fatto che potesse esserci un maschio che accetti l’idea che la sua donna sia una gran puttana. Decisamente questa rivelazione mi ha aperto immensi orizzonti. Ad un tratto sentiamo delle voci provenire dal salone e, insieme, usciamo portando dei vassoi con degli stuzzichini e, subito, siamo aiutate da tutti a distribuirli e finalmente mi trovo davanti Linda. Subito mi rendo conto che è una gran bella donna, alta, snella, con un corpo molto bello, valorizzato da una magliettina aderente, tacco dodici ed un paio di pantaloncini in jeans che lasciava scoperto tre quarti del suo bellissimo culo, messo in risalto da cosce lunghe e dritte. Subito lei mi abbraccia e mi guarda con occhi molto vogliosi.
«Lucrezia mi ha raccontato delle sue esperienze e, in particolare, con te. Non vedo l’ora di assaporare il tuo piacere.»
Sentire che le aveva raccontato le nostre esperienze, non fece altro che far aumentare lo stato di eccitazione di tutti, che avevano ascoltato le sue parole in silenzio, ma che si erano scambiati una certa occhiata d’intesa. Dopo alcuni brindisi ed ulteriori presentazioni, durante le quali ho conosciuto anche il marito di Linda, ad un tratto, Lucrezia baciò in bocca Linda che, con una mano, stava massaggiando il cazzo di uno dei maschi presenti, che lo aveva oramai durissimo. Le due donne cominciarono a baciarsi e leccarsi reciprocamente ed io fui spinta da Giulio verso di loro e, così, mi trovai a condividere il loro abbraccio ed i loro baci. In un attimo ci ritrovammo tutte nude, circondate da tutti quei maschi che, spogliatisi, mettevano in mostra dotazioni veramente notevoli. Linda, che stava a pecora sopra Lucrezia, sdraiata sotto di lei che la leccava, fu infilata da dietro da un cazzo direttamente in figa, da uno dei presenti ed io stessa, mi ritrovai inginocchiata e circondata da alcuni maschi, che mi offrivano le loro verghe già turgide e dure. In breve l’orgia prese forma. Ad un tratto, mi trovai anch’io sdraiata supina e, un attimo dopo, Linda venne a mettersi sopra di me e prese a leccarmi la fica, mentre lei era ancora penetrata da un altro maschio, che la sfondava. Vedere quell’enorme cilindro di carne scivolare dentro e fuori dalla sua fica, mi fece venir voglia di mettermi a succhiar le palle ed a leccare il buco del culo di quel maschio possente, che la sfondava facendola godere. Raggiungemmo entrambe l’orgasmo, diverse volte: io, per la esperta bravura di Linda e lei, per la forte scopata a cui era sottoposta; poi, ad un tratto, il maschio le scarico dentro un fiume di sborra. Era rimasto per un lungo istante immobile, piantato dentro di lei, poi, quando se ne uscì dalla fica di Linda, le colò fuori e leccai tutta la sborra che lui vi aveva riversato. La leccavo avidamente, mentre lei veniva di nuovo in quanto posseduta da un altro maschio. Questi, dopo averla penetrata con forza, si allungò su di lei, la fece sollevare in ginocchio e la trascinò, sdraiandosi sul tappeto, sopra di sé. Lei si ritrovò a cosce aperte e, subito, altri maschi erano lì pronti ad offrire i loro cazzi da succhiare. Mentre vedevo Lucrezia posseduta da tre maschi contemporaneamente, me compresa che, d'improvviso, fui oggetto delle attenzioni di altri maschi che mi sollevarono e mi fecero impalare di spalle sopra un bel cazzo, che mi penetrò il culo in maniera rapida e decisa. Giusto il tempo di sentirlo arrivare in fondo, che mi ritrovai sdraiata sul corpo di quel maschio che mi sfondava il culo e subito un altro iniziò a penetrarmi davanti, mentre Giulio mi offriva il suo cazzo da succhiare. Era qualcosa di indicibilmente sublime sentirmi sfondare in ogni buco da quelle mazze possenti, che dilatavano i miei orifizi, riempiendoli e, nello stesso tempo, facendomi godere moltissimo. Ero in preda ad un vero raptus erotico e presi ad incitarli, mentre ero stretta tra loro.
«Più forte! Scopatemi più forte!»
Ad un tratto uno di quei maschioni, per vero uno molto dotato, mi ha trascinato su di sé e mi ha infilato la sua verga nella fica, da dietro. Era davvero enorme! L’ho sentito arrivarmi fino dentro la pancia ed aprirmi quasi fossi ancora vergine. Ero distesa su di lui di spalle, con le gambe aperte e sorrette da altri due, che agevolavano quello che sarebbe successo da lì a breve. Infatti un altro si è inginocchiato davanti ed ha puntato la sua mazza fra le labbra della mia fica. L’ho guardato un attimo stupita, ma lui ha sorriso e spinto il cazzo dentro.
«Lucrezia non riesce a prenderne due insieme davanti, allora ha detto di provare con te. Vediamo se sei più troia di lei!»
Ho sentito le pareti della vagina dilatarsi al massimo, mentre lui affondava il suo palo di carne, assieme all’altro, molto lentamente. Ho spalancato la bocca per urlare, ma sono stata subito infilzata fino alla gola da un altro cazzo, che non mi ha permesso di gridare. Ero sconvolta ed eccitata da tutto questo. Quando si son fermati ho avuto un orgasmo, mi son sfilata il cazzo dalla bocca ed ho urlato tutto il mio piacere.
«ODDIO! Vengo! Mi state lacerando la fica, ma vengo! Vengo! Non vi fermate!»
Io stessa non mi rendevo conto di quello che mi stavano facendo, perché ero fuori di testa da quanto stavo godendo. Lucrezia nel sentirmi urlare, si è avvicinata, mi ha guardato ed ha sorriso, compiaciuta.
«Bravi, ragazzi! Sfondatela tutta questa zoccola! Ve lo avevo detto che lei è più puttana di me!»
Mi hanno fatto impazzire! Non ho capito più nulla, tranne il fatto che godevo a ripetizione. Ero come in trance. I suoni, le voci e le persone erano confusi, mentre godevo e basta! Ho sentito schizzi bollenti inondare il mio ventre, poi la bocca avida di Lucrezia che mi leccava, mentre venivo rigirata e messa distesa su di lei. Ad un tratto ho sentito aprirmi il culo e, anche in questo caso, due cazzi si sono infilati dentro di me. Ho urlato di dolore, mentre mi slargavano il buco senza pietà.
«No! Cazzo, no! Mi sgarrate il culo! No, vi prego!»
Inesorabili sono entrati fino in fondo, mentre sotto di me, Lucrezia mi succhiava il clitoride facendomi provare un piacere molto forte, che ha lenito il dolore iniziale e, poi, ho incominciato a godere ed urlare il mio piacere.
«Cazzo, vengo! Non è possibile! Sto godendo! Vengo!»
Un ulteriore delirio si è impadronito del mio corpo. Ho ripreso a godere, senza soluzione di continuità, un orgasmo dopo l’altro fin quando, sfinita, li ho pregati di sborrare. Mi hanno inondato anche il culo e poi, quando si sono sfilati, ho sentito come se mi stessero portando via un pezzo di me. Avevo il culo sfasciato, aperto in modo osceno, ma, intanto, avvertivo brividi di piacere scorrere lungo il mio corpo. Stremata, mi hanno adagiato sul divano e Linda mi ha accolto fra le sue braccia, mentre Lucrezia era infilzata da tre maschi, che la facevano urlare ancora di paciere.
«Ho sentito così tanto parlare di te, che mi hai davvero stupito. Lucrezia era convinta che tu ci riuscivi a farti sfondare da questi maschioni così possenti e, ora, mi piace averti fra le braccia, sfinita, ma felice. Mi fa piacere aver potuto vedere quanto sei troia. Amo Lucrezia ed ero un po’ gelosa di come parlava di te. Ero convinta che ti avesse, in parte, idolatrata, mentre ora mi rendo conto che sei davvero straordinariamente puttana! Grazie.»
Per circa tre ore l’orgia è proseguita con tutte le donne sfondate e godute intensamente, poi, alla fine, loro se ne sono andati e siamo rimaste solo io Lucrezia e Giulio. Lui era molto contento di come era andata la serata e mi ha fatto i complimenti.
«Tua cugina ha parlato spesso di te e, a volte, credevo che esagerasse, ma, vederti all’opera, mi ha convinto che sei davvero una gran maiala, forse ancor più di lei. Complimenti!»
Guardo mia cugina che mi sorride, mi bacia e mi aiuta a raggiungere il suo letto, dove crolliamo insieme e ci lasciamo avviluppare da un sonno ristoratore. Prima di addormentarmi, mi son girata verso di lei e, dopo averle dato un bacio, le ho detto che ero felice di esser stata alla sua festa, anche se, ora era chiaro chi di noi due fosse per davvero la più troia.
Lei mi ha baciato, sorriso e mi ha detto che vuole la rivincita.
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1 anno fa
baxi18, 55
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Primo incontro
“Sono in fondo alla spiaggia. Mi trovo subito prima della zona chiusa al pubblico in fondo” mi spiega. “Porta qualcosa di fresco”.
Mi attende una camminata di qualche chilometro sotto il sole di luglio.
Ho conosciuto TM, bella mora dalle forme generose, su un sito di incontri.
Vive in Emilia, separata, alloggia in Romagna a Lido di Classe per l’estate assieme al figlio adolescente.
Mi ha dato appuntamento in spiaggia libera a Lido di Classe dove si reca tutti i pomeriggi..
Raggiungo lo stabilimento più vicino e acquisto alcune birre. Mi incammino lungo la riva.
Non conosco TM, non so cosa aspettarmi, spero che le foto inviatemi siano veritiere.
Quasi alla meta individuo in lontananza una figura femminile che corrisponde alle foto. Un tipo è accovacciato vicino a lei. Stanno parlando. Continuo ad avvicinarmi ed il tipo è sempre lì.
Sono ormai ad una cinquantina di metri, ci riconosciamo. TM si incammina verso di me ed il tipo si defila verso la sua postazione.
Mora capello mosso lungo fino a metà schiena, formosa, in topless, indossa solo un perizoma, seno abbondante, lineamenti fini occhi profondi ed un sorriso che contrasta con l’ abbronzatura.
Una figa da paura. Non può essere vero. Sono su candid camera.
“Ciao, finalmente! Non ne potevo più di quel tipo. Piacere TM”.
Mi presento. Ci scambiamo una stretta di mano e uno sguardo intenso. Sono rapito da tanta bellezza.
Sistemo il telo a fianco il suo e iniziamo una piacevolissima conversazione bevendo le birre.
È simpaticissima, oltre che figa. Scherziamo, ridiamo e parliamo. I corpi sempre più vicini. Tutto avviene con naturalezza, sembriamo conoscenti di vecchia data.
Ci tuffiamo in acqua per alleviare la calura. Il contatto fisico è inevitabile. Ci tocchiamo. Ci stringiamo. Ci spingiamo.
Baciarsi è naturale. La mia erezione sfrega sul suo corpo. Le mie mani cercano il suo culo e le sue tette.
Nascosti agli sguardi dei bagnanti grazie all’ acqua.
Cercando di non dare troppo nell’occhio continuiamo a toccarci. Le mie mani dentro il suo perizoma. Le sue dentro i miei boxer.
Sembra le piaccia esibirsi e gli altri bagnanti apprezzano.
Proseguiamo il nostro pomeriggio fra lo star stesi al sole e tuffi rinfrescanti.
Siamo entrambi desiderosi di conoscerci meglio. Appuntamento per cena.
Facciamo ritorno al paese. Continuo ad osservare questa femmina muoversi e sono sempre più incredulo.
All’ ora stabilità sono sotto casa sua.
Esce di casa con indosso solo un mini abito nero, che fa risaltare l’abbronzatura, a schiena nuda e scollatura generosa sul seno, sandalo con tacco e capelli umidi. Non avrei saputo consigliare un look migliore.
Vabbè, tanto sono in costante erezione da quando l’ho vista nel pomeriggio.
Arrivati al ristorante gli sguardi degli uomini son tutti per noi, per lei.
A cena la conversazione è brillante e piacevolissima.
Assume posizioni che fanno risalire lo stretto vestito e mostra il perizoma a me ma anche ai presenti. I camerieri fanno a gara per servire il nostro tavolo.
Dopo cena facciamo una passeggiata. Non perdo occasione di abbracciarla e godermi le sue splendide forme. Gli sguardi dei maschi sono tutti per lei.
Riprendiamo l’ auto e non avendo possibilità di poter andare a casa sua o mia decidiamo di appartarci in auto.
Non conosco i dintorni. Seguo le sue indicazioni e giungiamo in un grande parcheggio sterrato.
La abbraccio in un bacio dolce e deciso mentre con le mani percorro il suo corpo.
Ci baciamo con passione. Si stacca mi lecca il viso e ritorna a baciarmi. Mi tira i capelli, mi stringe, mi attira a se, mi graffia.
Passionalità pura. D'altronde è di padre napoletano e madre romagnola.
Le espressioni del suo viso sono proprie delle bellezze mediterranee. Forti, dure, dolcissime e sexy.
È caldissimo, anche i finestrini dell’ auto completamente abbassati non rinfrescano. È la tipica serata estiva romagnola dove l’ aria è immobile. Siamo sudati.
Scendo una spallina del vestito e le scopro un seno che prendo in mano. Fatico a contenerlo nella mia mano. Pizzico con forza il capezzolo e mugola. Scendo con la bocca sul capezzolo. Lo succhio delicatamente. Gli passo la lingua tutta attorno. Appoggio entrambe le labbra e succhio.
Con la testa riversa all’ indietro per il piacere mi afferra i capelli con decisione.
Le mordo il capezzolo. Geme forte e mi tira i capelli.
Proseguo sul resto del seno sul petto sull’ ‘ascella sul collo sul mento. Mi stacco da lei e la guardo negli occhi. La sua languida espressione mi eccita ancor più.
Siamo sempre più accaldati, sudati. Apre lo sportello dal suo lato.
Cerco la sua bocca con la mia, voglio la sua lingua. Con la mano sono sul culo. Ho fatto salire il suo qbito e mi godo la ronditá della sua chiappa. Mi stringe a se con un braccio. L ’altra mano è sul mio petto. Corre veloce alle spalle ai capelli, poi scende arriva al cazzo duro da sopra ai pantaloni e poi sale di nuovo.
I fari di un’ auto ci puntano. Passa dietro di noi.
Controllo che non siano forze dell’ ordine.
Si va a parcheggiare ad una ventina di metri.
“Chi è? Che fa? Mi vergogno” mi dice. La rassicuro.
Calo anche l’ altra spallina del vestito. Mi tuffo su quel seno meraviglioso.
Le sollevo l’ abito, che ora è arricciato in vita, fino a scoprire il perizoma e le tette. È nuda.
In breve la mia mano si infila sotto il perizoma.
Quanto è bagnata!
Lei fa scendere i miei pantaloni ed i miei slip e libera il mio cazzo. Lo massaggia in tutta la sua lunghezza dalla cappella alle palle più volte. La mia mano continua a massaggiarle il clitoride e le labbra esterne. Alterno qualche tocco delicato più centrale. Le mie labbra, la mia lingua sul suo collo sul seno.
Inizia a masturbarmi sempre più energicamente. Ricambio. Le mie dita esplorano l’interno della sua figa bagnata.
Procedo con delicatezza con un secondo dito. I suoi mugolii aumentano. La sua mano sul mio cazzo sempre più energica.
Aggiungo un terzo dito. Me lo sta strappando.
“Di più!” sussurra al mio orecchio.
Le dita sono quattro. Mi morde una spalla. Ho la mano fradicia.
“Di più!” dice con voce roca. Mi masturba così forte che soffro i colpi sulle palle.
Provo con tutta la mano.
Squittisce e spinge il bacino verso la mia mano.
Si libera in un orgasmo quasi violento mi colpisce ripetutamente sul petto, mi graffia e morde.
Uno spettacolo.
Si distende sul sedile per godersi il momento e lentamente riprende a masturbarmi.
Mi lecca un capezzolo. Mi bacia il petto. Continua a scendere baciandomi. L’ ombelico l’ addome e finalmente mi bacia il cazzo, sulla cappella sempre impugnandolo.
Mi lancia uno sguardo carico di desiderio e circonda la mia cappella con le labbra. Si ferma. Sento roteare la lingua sulla mia cappella sempre dentro la sua bocca.
La posizione è scomoda. L’ auto è piccola. Si solleva e si posiziona in ginocchio sul sedile col culo rivolto verso lo sportello e si piega sul mio cazzo.
Ora ha più libertà di movimento e comincia a spompinarmi con ritmo.
Sono ancora incredulo. Ma la visione della sua schiena che culmina in un culo che sembra disegnato mi fa godere oltremodo. Allungo una mano sul suo culo e inizio a palparlo con gusto. Passo le dita nel solco delle chiappe raggiungo la figa bagnata e ritorno al culo bagnandolo del suo piacere. Tiro il perizoma a stimolarle le labbra della figa.
La sua bocca sul mio cazzo mi porta al massimo godimento. Sono vicino all’ orgasmo.
Ancora bagliore di fari. Un’ auto si avvicina e parcheggia a fianco alla mia, dal lato passeggero, dove lo sportello è completamente spalancato. C’è un parcheggio enorme, vuoto e questo parcheggia proprio qui.
Sollevo il capo per guardare. È la polizia? No, una coppia.
Il tipo alla guida guarda verso di noi e la visione del culo di TM che continua il pompino è magnetica, insiste a guardare.
Lei prosegue, non si sarà accorta. Non aveva detto di vergognarsi? Boh. Mi godo il pompino.
La tipa dell’ auto non si vede più probabilmente starà facendo un pompino al tipo.
Lui continua a guardare il culo di TM.
Non sono totalmente a mio agio. Ero quasi sul punto di godere ma questo imprevisto mi ha bloccato.
Presto mi abituo alla presenza degli estranei che se ne stanno al loro posto e torno a godere delle attenzioni che TM mi sta dedicando.
Mi concentro sulle sensazioni che mi regala con la bocca e continuo a carezzare il suo corpo stupendo.
Nell’ auto a fianco sono di nuovo due teste. Hanno già terminato. Accendono la luce dell’ abitacolo. Si riassettano. Ripartono.
Siamo nuovamente soli.
TM accelera il ritmo e inizia a massaggiarmi le palle. Ora mi sto veramente godendo la sua bocca.
Finalmente sento che sto per venire. Glielo dico. Si solleva e viene a baciarmi mentre mi masturba.
Vengo sulla mia pancia.
Restiamo abbracciati in silenzio a goderci il momento.
“È trafficato” dice. “Ma chi era?” prosegue.
“Penso fosse un cliente con un trans. Si è fatto fare un pompino. Ma ha guardato tutto il tempo il tuo culo” rispondo.
Scoppiamo a ridere entrambi.
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1 anno fa
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Mia moglie ha scopato i miei colleghi davanti a me.
Mi chiamo Marco, ho 42 anni, sono alto circa 1,80, fisico prestante, moro, ora con qualche capello bianco, occhi scuri, spalle larghe. Sono sposato con Anita, 38 anni, alta 1,70 circa, castana chiara, occhi marroni, una gran bella donna dal seno di una terza abbondante ed un culo che è uno spettacolo. Non da sottovalutare la sensualità delle sue labbra, di cui si serve per far dei pompini da sballo. Ci eravamo conosciuti al compleanno di un amico comune, dieci anni fa, ci siamo frequentati per circa un anno e poi ci siamo sposati. Prima di me, lei aveva avuto una storia con un ragazzo suo coetaneo e con lui era stata assieme per tre anni. La loro storia finì perché lui era molto geloso ed in più non era un granché a letto. La scopava poco e si limitava al solo atto meccanico, senza prodigarsi nei preliminari, a cui lei non può per niente rinunciare. Insomma con lui era una noia mortale. Al contrario, tra noi c’è stata subito una grande intesa, soprattutto a livello sessuale. È bravissima in tutto e si mostra molto appassionata. Lo prende in tutti i buchi, anche se, quando l’ho conosciuta era vergine di culo ed io sono stato il primo a profanare quel pertugio. La cosa fu così bella e soddisfacente, che in seguito lei ci ha preso gusto ed oggi lo accoglie dentro di sé con molto piacere. Un’altra cosa, che mi fa impazzire di lei, è che la sua fica è di quelle come si vedono nei film porno: bella carnosa, sempre rasata e pronta ad inumidirsi. Le piace moltissimo quando la lecco e la faccio godere, prima ancora di possederla. Lei mi ricambia con sontuosi pompini da sballo: in effetti è sufficientemente troia, almeno con me. Io ho avuto sempre delle fantasie quanto mai trasgressive e, solo poco tempo fa, gliene ho parlato.
All’inizio era alquanto scettica, poi mi ha confidato che avrebbe voluto provare come potesse esser questo mondo fatto di “trasgressioni" e, così, ci siamo iscritti ad un sito per coppie scambiste e cuckold. Il mio sogno sarebbe di vederla scopare con un altro o, meglio ancora, vederla alle prese con altri maschi. Come ho detto è una gran bella ragazza e, seppur ancor privi di esperienze, lei è tenuto in gran conto sia dal genere femminile, che l’ammira per il suo splendido carattere, che da quello maschile per la sua avvenenza. Le piace stuzzicare le fantasie degli altri, soprattutto quando le fanno apprezzamenti, ma lascia tutto limitato a qualche battuta, perché non ha mai voluto andar oltre. Più di una volta abbiamo fantasticato a partecipare ad un’orgetta, con lei al centro dell’attenzione di altri maschi, ma poi tutto è rimasto un pio desiderio riposto in un angolo della nostra mente. Nella nostra fantasia, spesso, abbiamo immaginato la partecipazione di persone conosciute e, questo, ha sempre eccitato Anita in maniera molto forte. Purtroppo, in questi ultimi mesi, abbiamo potuto dedicare molto poco tempo ai nostri giochi trasgressivi, perché entrambi abbiamo avuto dei cambiamenti sia sul lavoro che per l'abitazione, avendo da poco acquistato un bell’appartamento in una zona nuova della città. Lei si è ritrovata con il suo ufficio accorpato a quello di un altro, con colleghi nuovi, e, soprattutto, molto più impegnata nel lavoro. Io, invece, ho cambiato totalmente lavoro. Sono stato assunto da una ditta che si occupa di servizi informatici di protezione. Mi sono ritrovato a lavorare con altri quattro colleghi, tutti, più o meno, della mia stessa età. Il più anziano è Andrea che ha un anno più di me ed è anche il più esperto, perché fa questo lavoro da più anni rispetto a tutti noi, è divorziato ed ha una figlia. Poi c'è Luca, sposato anche lui con una bambina, mentre Stefano è più giovane di tutti noi ed è single. Lucio, invece, ha la mia stessa età e convive con una ragazza più giovane. Dopo un po' di tempo, che lavoravamo insieme, ci siamo accorti che tutti avevamo in comune la passione per il calcio a cinque. Così abbiamo cominciato a far qualche partitella insieme e, poiché è uno sport che mi piace molto, anch'io ci gioco da parecchio tempo. Mi sono trovato subito a mio agio e mi sono inserito abbastanza bene, raggiungendo subito un certo affiatamento, anche con loro. Così ci siamo resi conto che eravamo una squadra abbastanza ben affiatata e, allora, Luca ci ha proposto di fare un torneo abbastanza prestigioso. Ci siamo organizzati ed Andrea ha proposto a Marco, suo cugino, che gestisce una rinomata attività di ristorazione, di farci da sponsor, acquistando le maglie per giocare nel torneo. È stata una bellissima esperienza. Dopo dieci partite, ne siamo usciti vincitori. È stata una gioia immensa quando, nell'ultima partita, erano presenti anche le nostre donne tutte insieme e, con grande orgoglio, abbiamo alzato al cielo la coppa: eravamo i migliori! È stata una bellissima serata e, per festeggiare, siamo andati tutti in pizzeria. Durante la serata ho visto Anita guardare con un certo interesse i miei colleghi. Da quando avevo iniziato a giocare con loro, avevamo anche ripreso con le nostre fantasie e, spesso, dopo aver fatto delle belle scopate fra noi, ci siamo messi a parlare anche di loro. L’argomento è andato a finire sulle nostre dotazioni. Le ho raccontato che tutti e quattro sono molto ben messi, ma soprattutto Luca e Andrea hanno due cazzi fuori dal normale, sia in lunghezza che in circonferenza, e lei ne è rimasta incuriosita. La volta successiva, mentre la stavo scopando, mi sono divertito a stuzzicarla, facendole immaginare di esser stretta tra quei quattro maschi che la scopavano con molto vigore. Lei mi ha dato del matto, ma la sua fica si è bagnata in maniera incredibile ed ha avuto un orgasmo molto intenso. Dopo aver placato i nostri bollori e trovato il piacere, mi sono divertito a provocarla ancora.
«Parlando per ipotesi, te la sentiresti di scopare con tutti e quattro assieme?»
Lei mi ha lanciato uno sguardo proprio brutto, ma poi ha abbassato gli occhi senza dir nulla; allora ho insistito per ottenere una risposta.
«Stiamo parlando per ipotesi, quindi potresti rispondere. Pensa a quanto piacere potresti provare a trovarti stretta fra Luca ed Andrea, che ti prenderebbero in doppia!»
Lei mi ha guardato stupita, poi ci ha scherzato su.
«Sei davvero un porco. Come puoi chiedermi di assecondare queste tue fantasie? E poi, come ti sentiresti a vedermi quando quelli mi spaccano il culo? Possibile che possa farti piacere? E non ti sentiresti a disagio nel prender atto di esser un cornuto?»
Le ho sorriso ed ho ribadito la mia idea.
«No! Non mi sentirei a disagio, se tu fossi fra loro e ti vedessi godere. Proprio quella condizione per me sarebbe una gioia immensa.»
Passano una decina di giorni, durante i quali non torniamo più sull'argomento, mentre io continuo a rimuginare su Anita stretta fra le braccia di altri maschi. Poi, casualmente, una mattina, mentre siamo insieme con i miei colleghi in pausa caffè, Luca, parlando dell’imminente arrivo dell’estate, propone di organizzarci per un bel torneo estivo. Siamo tutti un po' titubanti, perché d'estate ognuno di noi ha le sue esigenze nel gestire le ferie ed altre cose, quindi, mentre sono ancora tutti indecisi, io lancio una proposta.
«Ragazzi, perché non ci vediamo mercoledì sera a casa mia? Fra circa una settimana, ognuno di noi avrà chiaro il quadro delle ferie estive con la propria compagna o con i propri impegni, e così potremo decidere tutti assieme come scegliere il torneo estivo, che più ci soddisfa. Inoltre ho installato il nuovo televisore da 85 pollici e potremmo assistere alla finale di Champions.»
Tutti si dicono d'accordo ed io quella sera stessa, mentre sono a letto e sto scopando Anita, ad un tratto mi fermo ben piantato dentro di lei e le comunico che, tra circa una settimana, avremo tutti i miei amici a cena e che, forse, è l'occasione buona per vederla scopata da tutti. Lei mi dà un pugno sul petto mostrandosi fintamente adirata e dicendo che sono matto. Intanto un'ondata di calore avvolge il mio membro, perché si è eccitata così tanto da bagnarsi ulteriormente. Il giorno dopo passo da Marco, il proprietario del ristorante, che ci fa da sponsor e invito anche lui, che accetta volentieri, dicendo che il mercoledì è il suo giorno di chiusura del locale, ma aggiunge che, per non far cucinare mia moglie per tutti, sarà lui stesso a portare delle pizze con patatine fritte e birre. Quando esco e sono in auto per tornare a casa, inizio già ad immaginare Anita alle prese con cinque maschi oltre me e il cazzo mi diventa così duro che son costretto a fermarmi e farmi una sega. Vengo quasi immediatamente. Mi rendo conto che devo trovare il modo per stuzzicare la libido di Anita e per far questo, decido che devo evitare di scoparla da oggi fino a mercoledì. Quando torno a casa, la fortuna mi dà una mano, perché vedo Anita che è indisposta e, quando le chiedo che cosa le è successo, lei mi dice che ha le mestruazioni. Se c'è una cosa in cui mia moglie è simile ad un cronometro, sono proprio le sue mestruazioni: durano esattamente sei giorni e, poiché oggi è giovedì, le finiranno martedì sera e tutto sarà perfetto, perché la sera dopo avrà così tanta voglia di scopare, che non sarà difficile farla cedere. Nei giorni che seguono, evito in tutti i modi di scopare con lei. In queste occasioni, di solito lei indossa un assorbente interno e permette che la si inculi, ma durante questa settimana che ci separa dalla serata speciale, io evito in tutti i modi di aver rapporti con lei e vedo che il suo desiderio cresce ogni giorno di più. Solo la domenica, mentre siamo insieme a letto, lei mi dice che ha voglia di scopare, ma io le dico che preferisco semplicemente aspettare, perché non trovo giusto che sia solo io a godere. Ogni giorno che passa e si avvicina la data prestabilita, la mia eccitazione cresce a dismisura, ma noto che anche lei è davvero carica. Il mercoledì mattina, quando lei si sveglia, prova a far sesso con me, ma io, in qualche modo, riesco ad evitarlo e, nello stesso tempo, la stuzzico al massimo per tenerla calda e vogliosa. Quando rientro, nel pomeriggio, scopro che lei è già tornata a casa e si è completamente depilata e pronta per la serata. Cerco di stuzzicarla un po', ma lei mi respinge dicendo che, di certo, troverà qualche altro maschio capace di soddisfare le sue voglie. Mi sorride mentre parla, fingendosi adirata. Mentre mi faccio la doccia, il pensiero va a mia moglie che di certo mi metterà le corna con i miei amici; quel pensiero mi eccita così tanto che solo a toccarmi il cazzo, sborro all'istante. Mi vesto e l’aspetto in sala. Quando lei viene fuori dalla camera, vedo si è preparata per la serata, per ricevere i miei amici, e ciò mi sbalordisce. Indossa una gonna nera molto corta, con sopra una camicetta bianca ed un grembiule da cameriera.
Mi sorride dicendo che sarà al nostro servizio. Noto che sotto ha delle calze velate che di sicuro sono le sue inseparabili autoreggenti e, ai piedi, scarpe décolleté con tacco 12, che le slanciano ancor più la figura, inarcandole il suo splendido culo. Le labbra son ricoperte di un colore rosso fuoco, che le rende quanto mai sensuali e desiderabili, evidenziando ancor più la sua magnifica bocca da pompini. Quando arrivano i miei amici, restano tutti sbalordititi, compreso Marco, che l’ha conosciuta la sera della vittoria nella sua pizzeria. Quando la vede, spalanca gli occhi e le esterna tutti i complimenti possibili.
«Sei decisamente abbagliante, questa sera!»
Ci sediamo sui tre ampi divani messi a semicerchio davanti al maxischermo, appeso alla parete. Lei, civettuola, sfila in mezzo a noi, servendo tranci di pizza e birra, e lo fa piegandosi ripetutamente, ben sapendo di esporre il suo splendido culo. La sua è una chiara provocazione per tutti, ma in particolare per me, avendo notato la mia espressione di estremo orgoglio. La sua civetteria si fa più evidente quando si avvicina a me, facendomi intendere che ce n'è per tutti, ma non per me. Resto immensamente soddisfatto quando noto i pacchi dei miei amici crescere e gonfiarsi. Tra un sorso di birra e un morso alla pizza, iniziamo a vedere la partita, ma, ben presto, mi rendo conto che, con mia moglie seduta sul divano a cosce aperte, la partita non interessa più a nessuno. Sono tutti attratti e presi nell’osservare quella donna carina e sensuale, che non usa mezzi termini a mostrarsi in tutta la sua provocante femminilità. Mi piace il fatto che, in quel momento, sia il centro dell'attenzione di tutti. La cosa non mi provoca sentimento di gelosia, anzi mi intriga e mi eccita, anche perché non ho idea fino a che punto lei sia decisa a voler spingere quel gioco così audace e sottile. Ad un certo punto, Marco tira fuori una bottiglia di prosecco e chiede che vengano distribuiti bicchieri adeguati. Lei si gira e, sorridendo, l’invita a seguirla in cucina, rivolgendosi a lui con una voce da vera porca.
«Se mi aiuti, li possiamo prendere in cucina.»
I due escono dalla stanza ed io, unitamente agli altri, ne seguiamo i movimenti in silenzio. I bicchieri si trovano negli sportelli inferiori della vetrinetta, di fianco al tavolo da pranzo. Dovrà assumere una posizione particolarmente provocante nel chinarsi per tirarli fuori e questo mi fa pensare che la mia deliziosa maialina, stasera, ha pianificato ogni cosa. Ha deciso di farmi "cornuto". Mi rendo conto che sta adottando la tecnica del suo gioco, fatto di sottile ed elegante erotismo. Si piega e la gonna, già corta, sale ancora, mettendo in mostra le sottili strisce del reggicalze, che, evidentemente, è stato indossato per aver un maggior effetto provocatorio. Si intravedono persino i sottili fili interdentali che sorreggono il suo invisibile perizoma. Lei prende i bicchieri con calma, mettendo ben in mostra le sue grazie a Marco, che, al solo osservarla, gli ha prodotto un pazzesco indurimento del cazzo. Gli altri amici, che mi sono dietro ed hanno seguito ogni movimento di Anita, la guardano con evidente desiderio, ma restano in silenzio e si e godono quello spettacolo senza pari. Restiamo in silenzio, ma Marco le rivolge un complimento mentre lei gli passa i bicchieri e lo sollecita a tornare da noi.
«Anita, permettimelo: ma lo sai che hai proprio un gran bel culo?»
Lei lo guarda e gli sorride compiaciuta.
«Anche il tuo non è niente male. Dai, torniamo da loro.»
Io mi giro e tutti mi guardano, mentre i due vengono verso di noi. Mi ero accorto di qualche sguardo interrogativo degli amici che, per un attimo, si era posato anche su di me. Non mi sento a disagio, sorrido quasi estasiato e divertito, e questo deve aver contribuito a sciogliere qualunque sentimento d’imbarazzo. Ci guardiamo, per un lungo istante, tutti in silenzio, poi una fragorosa risata generale, trasforma la situazione in un momento divertente.
È evidente che la partita non interessa più la combriccola. Ognuno di noi non fa che guardare Anita mentre ci serve il prosecco e poi aggiunge che ha anche degli sfiziosi stuzzichini, conservati in frigo. Esce dalla stanza e, quando torna sembra ancor più bella e seducente di prima; viene verso di noi, ma, quando si gira e la vediamo da dietro, restiamo tutti senza parole. Il grembiulino che la copre davanti, dietro non copre proprio nulla e quasi non crediamo ai nostri occhi, nel vedere che la gonna non c’è più. Il filo del perizoma nero, il reggicalze, le calze, il suo splendido culetto, è tutto meravigliosamente in vista! Mi guarda per constatare quale effetto ha ottenuto, ma poi si gira verso Marco e, con un fare più che malizioso, gli sorride e parla con voce estremamente languida.
«Mi avete ammirata tutti, ma solo lui mi ha fatto dei complimenti e, quindi, questo vuole esser un omaggio per chi mi ha apprezzato.»
Tutti restano stupiti, perché dopo le sue parole, lei si avvicina a Marco e lo bacia a fil di labbra. Poi si gira verso di me, che sono al suo fianco, mi bacia in bocca con passione, mentre la tiro contro di me. Afferro, con entrambe le mani il suo culo, e strappo il sottile filo del perizoma. Geme dal piacere nel sentire il mio pacco durissimo, che si schiaccia contro il suo ventre, mentre io ora metto in bella mostra il suo culetto nudo. Lei, da perfetta maliarda, si piega a 90° e, mentre tutti ci guardano, le sue mani trafficano con la chiusura dei miei pantaloni; il cazzo sta per esplodermi nelle mutande e lei lo sa. Lo tira fuori e prende a succhiarmelo, me lo lecca con ingordigia, senza ritegno. Tutti ci guardano con gli occhi sbarrati in preda ad un’evidente eccitazione. Restano fermi, in attesa di un qualche gesto, che sciolga ogni loro titubanza. Io non faccio altro che allungare le mani su di lei ed aprire con decisione le sue chiappe, mostrando a tutti le sue preziose intimità. Il mio è un chiaro invito a servirsi di quanto sto offrendo.
Li guardo e non c’è bisogno di proferir parola.
Il primo a reagire è Marco, che si inginocchia dietro di lei ed affonda la lingua dove meglio gli riesce. Subito inizia ad esplorare con avidità ogni sua più nascosta intimità. Lei interrompe per un attimo il meraviglioso pompino che mi sta facendo e, toltasi per un attimo, il mio cazzo dalla bocca, si volta e li guarda con sul volto l'espressione della voluttà.
«Questa sera voglio essere la vostra troia. Datevi da fare, perché voglio impazzire di piacere e godere in ogni buco, allo scopo di far felice questo "cornuto", che non aspetta altro da tempo!»
Tutti mi guardano senza dir nulla. Poi, di colpo, si spogliano nudi e iniziano a masturbarsi sfacciatamente. I loro cazzi sono diventati di dimensioni e durezza incredibili. Io la volto verso di loro e le faccio visionare quella serie di cazzi, tutti molto più ben messi del mio e, in particolare, quello di Marco, che batte tutti, sia in lunghezza, ma soprattutto in circonferenza. Senza nessun preavviso, le pianto il cazzo dentro con un solo affondo. È bollente! La sua fica sembra un vulcano. Comincio a sbatterla forte davanti a tutti, mentre ora Lucio le infila un cazzo divenuto enorme in bocca e lei lo prende con avidità, succhiandolo e leccandolo con passione. Intanto Andrea si è abbassato e le masturba il clitoride, mentre io le sfondo la fica e Stefano le strizza i seni, fino a farla gemere.Marco ci osserva segandosi il cazzo lentamente. Improvvisamente Lucio esplode in un godimento surreale, sia per forza che intensità, sborrandole in bocca e ricoprendole il viso di un’enorme quantità di sperma, che sembrava non finire più. Era talmente eccitato che ci ha sorpreso a tutti. Anita, nel sentirlo godere, ha ingoiato tutto, mentre lei, a bocca piena, ha emesso solo una serie di gemiti più forti degli altri. Nemmeno io mi sono trattenuto e le ho riversato dentro, tutto il mio piacere. Una sborrata davvero colossale quella che le ho scaricato dentro e, quando mi sono sfilato dalla fica dilatata, ne è uscita una buona quantità. Mi sono messo di lato e lei mi ha preso in bocca il cazzo ancora bagnato, mentre Stefano ha prontamente preso il mio posto, infilando il suo grosso randello direttamente dentro di lei, con una sola spinta. Lei, per un attimo, lo ha lasciato fare, ma poi si è sfilata e si è girata verso di me e, con tono deciso, ha stabilito le sue condizioni.
«Adesso tu prendi il cellullare e fai un filmato o foto di questo momento; voglio che immortali ogni istante, perché voglio riportarlo alla mente di continuo. Voi, invece, fatemi godere come una vacca da monta.»
Ho eseguito e subito ho visto Anita in ginocchio, che stava spompinando i loro cazzi e, a tratti, anche due per volta in bocca. Iniziai a scattare foto e contemporaneamente mi masturbavo, perché, nonostante la copiosa sborrata, ero eccitatissimo. Poi, dopo averli succhiati e leccati un po', si è alzata ed ha detto ad Andrea di sdraiarsi per terra. Lui ha eseguito e lei lo ha subito scalvato, impalandosi sulla sua grossa verga. Dei presenti, lui, Marco e Luca, sono quelli che hanno le dotazioni con maggior spessore e, quindi, ho ipotizzato che lei volesse sentirsi piena e dilatata al massimo. Infilzata su quel grosso cazzo, ha iniziato ad andar su e giù, mentre gli altri, a turno, le offrivano le loro mazze da succhiare. Impazzito di piacere, scattavo foto a raffica, mentre lei, dopo aver avuto un primo orgasmo, ha chiesto a Luca di lubrificare il suo culetto.
«Va dietro e leccami il buco del culo fino a lubrificarlo per bene!»
Era qualcosa di davvero incredibile per come dirigeva i giochi, facendo interpretare a ciascuno il suo ruolo, ma, soprattutto, godere come la più esperta delle puttane. Poi, dopo un ennesimo orgasmo, mentre Stefano le strizzava i seni e Luca continuava lubrificarle il buchetto, lei si è tolto il cazzo di Marco dalla bocca ed ha chiesto di avere quello di Lucio nel culo.
«Dai, fammi il culo. Sfondamelo e fa vedere, a questo cornuto, come si monta la troia di sua moglie!»
Lui si è posizionato dietro Anita e, con un colpo deciso, le è affondato nel culo Nello stesso tempo, Stefano le ha infilato il cazzo in gola, mentre Luca, dopo aver aiutato Lucio a penetrare il culo di Anita, ha preso a strizzarle i seni con lei che godeva come una pazza scatenata, stretta in mezzo a loro. Vedere Anita al centro, con uno che la stantuffava in figa da sotto, un altro che le scopava la bocca, tenendole le mani sulla testa, impartendo il ritmo ed infine un altro che le stava sfondando il culo, in una doppia strepitosa, mentre insisteva a segare Marco, ho rischiato di venire senza toccarmi. Lei era in preda ad un delirio di sesso incredibile. Godeva senza soluzione di continuità e li incitava a scoparla più forte.
«Sì, vengo, VENGO! Vi sento. Cazzo, se vi sento! Mi state sfondando. Dai, inculami più forte. Dai, chiavami per bene! Cazzo, lo voglio tutto fino in gola!»
Godeva senza ritegno ed io avevo il cazzo durissimo, immortalando in un video ogni momento di quella stupenda chiavata. Poi Lucio, dopo aver scambiato uno sguardo con Marco, si è sfilato ed ha lasciato il buco libero. Lui le si è piazzato dietro, ha sputato sulla sua cappella e lungo l’asta, ed ha appoggiato quel cazzo enorme sul buchetto già aperto di mia moglie. Vederlo infilzare Anita, che già aveva davanti Andrea, anch'esso molto dotato, mi ha messo paura: e se lei non fosse riuscita a prenderli insieme? Lei si è girata, ma aveva la bocca piena ed ha cercato, con lo sguardo, di dissuaderlo, ma lui, in un istante, ha spinto quel grosso arnese duro e nerboruto, tutto dentro di lei. Dopo un attimo, in cui lei ha inarcato il corpo per reggere la spinta poderosa, i due hanno iniziato a scoparla con un sincronismo perfetto. Lei, sconvolta da tanto piacere, ha ripreso ad incitarli a sfondarla sempre di più e più forte.
«Ooooh…Sììììì! Spaccatemi tutta, culo, figaaaa! Non vi fermate, vi prego! Mi piace da morire il cazzo, perché sono una gran troia e non posso farne a meno!»
Hanno iniziato una girandola di scopate e inculate, davvero sconvolgenti. A turno le hanno riversato dentro un fiume di sborra in ogni buco, bocca compresa e lei, distrutta, è rimasta a terra, ricoperta di sborra anche su viso e capelli. Era a gambe aperte, con la fica dilatata, gonfia, arrossata e piena di sborra che le colava in rivoli, sia davanti che da dietro. I ragazzi, nudi e sfiniti, con i loro arnesi orami spremuti fino all’ultima goccia, erano esausti sul divano, tutti sudati e con i cazzi ancora gocciolanti di sborra. Anita li ha guardati, ha fatto un mezzo sorriso ironico, poi ha guardato me ed i suoi occhi hanno preso a brillare di una luce fortemente perversa.
«Adesso sei contento? Non era questo che volevi? Allora ti comunico che questo a me è piaciuto TANTISSIMO! Non importa, per il futuro, con chi o dove lo rifarò, ma sta sicuro che ne sarai informato, perché io a tanto piacere non ci rinuncio.»
Loro mi hanno guardato stupiti, mentre io ero convinto che stessi sognando; ho lasciato a Luca il mio cellulare per fargli completare il video, mi sono avvicinato a lei e, con il cazzo ancora durissimo, l’ho sollevata, finché il suo bel culetto non era in prossimità del mio arnese e, con un solo affondo, le sono entrato dentro.
«Lo senti il mio cazzo nel tuo buco del culo, troia? Da oggi, ogni volta che vorrai, ti lascerò scopare da chi vorrai, ma, alla fine, sarò sempre io l’ultimo a sborrarti in culo!»
Mentre le penetravo il culo, Marco si è avvicinato e le ha messo di nuovo il cazzo in bocca. Lei non ha fatto una piega: ha ripreso a leccarlo e succhiarlo fin quando è tornato duro anche il suo, poi io, con tono deciso, le ho rivolto un'ennesima domanda:
«Ne vorresti due nella fica, visto che ti piace farti sfondare in doppia?»
Ho sfilato il mio dal suo culo e, assieme a Marco, glieli abbiamo piantati dentro la fica, con lei che ci guardava stupita, ma eccitata al massimo.
Per un attimo ha avuto un po’ di timore, poi ci ha incitato a scoparla più forte. Era stravolta dal piacere, delirava.
«Sìììì! Mhhhmm! Vi sento! Cazzo, se vi sento! Tutti e due! Mi state sfondando! Apritemi tutta! Più forte bastardi…dai…sfondatemi per bene!»
Gli altri ci guardavano increduli e poi, eccitati dal nuovo interessante gioco, si sono avvicinati e le hanno infilato il cazzo in bocca, per farlo tornare duro. Anita era in preda ad una frenesia erotica che la portava a lavorare di bocca i cazzi che le venivano offerti e, contemporaneamente, saltava e si dimenava sui nostri che, sempre più, le slabbravano la fica. Ogni tanto urlava:
«Vengo un’altra volta! Non fermatevi... ne voglio ancora!»
Dopo un nuovo giro, in cui tutti le sono entrati in doppia davanti, lei si è distesa per terra e noi ci siamo segati fino a ricoprirla di sborra, almeno di quel poco che era rimasta nelle nostre palle. Una cosa davvero sconvolgente. Mai avrei pensato ad una serata all’insegna del sesso, come questa.
Era molto tardi quando loro, dopo averle fatto i complimenti, se ne sono andati esauriti e completamente svuotati. Ero estasiata: mia moglie aveva tenuto testa a sei cazzi di tutto rispetto e ne era uscita a testa alta, ma anch'io non potevo lamentarmi: ora ero munito di un corposo palco di corna.
Ero sicuro che, dopo questa sera, nulla sarebbe stato più come prima.
Ma, almeno per il momento, la cosa non aveva nessuna importanza per me.
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1 anno fa
baxi18, 55
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Nudismo casalingo
Distrattamente scorro gli annunci last minute.
Lentamente con la mano scorro la mia erezione eccitato dalle foto degli annunci
Fra tutte le inserzioni una attira la mia attenzione.
”Nudo in casa ospito amici” è l’ intestazione.
Nella foto profilo è in piedi all’ aperto su dune retrostanti una spiaggia.
Guardo l’ annuncio:“ Sportivo amante nudismo anche in casa cerca singoli bsx…”.
Bel fisico curato, depilato, qualche anno più di me. Molte foto sono scattate all’ aperto.
Vive in una città a trenta chilometri dalla mia. Venti minuti d’ auto.
Lo contatto. Scambiamo qualche messaggio. Confermano una intesa.
Ci accordiamo per vederci a casa sua.
Una doccia e sono in auto. Il cazzo preme nei pantaloni.
Arrivato a destinazione mi apre con solo un pareo ad avvolgere il suo corpo, che appena richiuso il portone alle nostre spalle, si sfila mostrandosi totalmente nudo.
“Mi piace stare in libertà. Sentiti libero, se vuoi puoi spogliarti” mi dice.
Ci presentiamo con una calorosa stretta di mano.
È un bel uomo, magro, viso scavato con un leggero pizzetto brizzolato, capelli corti ed un corpo curato e tonico.
La mia eccitazione cresce sempre più.
Il mio cazzo esplode dentro gli slip
Si avvia verso il salotto. Lo seguo guardandogli il culo.
Si, sono qui per questo, ma è la prima volta che vivo una tale situazione.
Il movimento del suo culo mi eccita ulteriormente.
Mi indica il divano e si allontana verso la cucina, facendo ritorno con un paio di birre fresche.
Mi tolgo maglietta scarpe e allento la cinta dei pantaloncini.
Seduti sul divano iniziamo una piacevole conversazione. Mi parla delle sue esperienze naturiste e del suo viaggiare alle Canarie dove può vivere appieno questo stile di vita.
Mi sfilo pantaloncini e slip. Siamo entrambi nudi. Nessun imbarazzo fra noi.
Giriamo per casa, ci sfioriamo, mi mostra i vari ambienti.
Siamo vicini. Lo cingo per un fianco. È più alto di me di una decina di centimetri. Scendo con la mano fino al suo splendido culo. A mano piena saggio la consistenza della natica soda.
Si lascia palpare. Ho il cazzo di marmo. Siamo l’ uno di fronte all’ altro, lo stringo a me. Cazzo contro cazzo. Ci guardiamo negli occhi. La mia lingua cerca la sua. Ci baciamo mentre le mani esplorano i nostri corpi.
Lo spingo verso il divano e sono sopra di lui. Continuo a baciarlo. Il mio cazzo teso preme la sua pancia. Il suo preme la mia. Li prendo entrambi con una mano e li masturbo assieme.
I nostri respiri si fanno sempre più affannati.
Sollevo il busto i nostri cazzi nella mia mano che continua a massaggiarli. Godo della visione dei nostri corpi.
Mi distendo nuovamente su di lui. Le bocche, le lingue cercano ogni punto erogeno: spalle, collo, capezzoli e ascelle. Le mani percorrono i nostri corpi.
Ci alziamo e mi conduce alla sua camera da letto.
Sono eccitato come un porco.
Si siede sul letto e prende il mio cazzo in mano, lo guarda, alza lo sguardo ad incrociare il mio e con la lingua lecca il mio frenulo. Che goduria. Tenendolo ben saldo in mano continua ad alternare baci e leccate alla mia cappella. Mi masturba dolcemente. Con l’altra mano prende in mano i miei coglioni pronti ad esplodere, li massaggia dolcemente. Fissa lo sguardo nel mio e accoglie in bocca la mia cappella gonfia. Per poco non vengo.
Porto una mano sotto il suo mento e l’altra dietro la sua testa. Dolcemente inizio a scopare la bocca bagnata. Lo sento irrigidirsi sotto le mie spinte. Quando affondo tossisce, ha dei conati. Arretro, il cazzo è ricoperto di saliva, cola saliva filante. Continuo a scoparlo in bocca. Ha sforzi ripetuti, cola saliva.
Cerca di sottrarsi. Lo schiaffeggio. Lo trattengo con entrambe le mani e affondo ancora.
Esco dalla sua bocca. Spalmo la saliva sul suo viso direttamente impugnando il mio cazzo fradicio come un pennello.
“Voglio lasciarti il sapore del mio cazzo addosso”.
Premo la sua faccia sulle mie palle.
“Baciamele!”
Appoggio un piede sul letto e premo la sua testa sul mio scroto. La sua lingua bagna e massaggia i miei coglioni, scivola sul perineo, torna sul cazzo. Poi torna giù e lambisce il mio culo. Le sue mani sono sulle mie chiappe e attirano il mio bacino sulla sua bocca.
Poche volte sono stato baciato così!
Approfitto di quella lingua e premo la sua testa verso il mio culo. La sua mano sul mio cazzo a masturbarmi, l’ altra sulla mia chiappa a tirarmi verso la sua lingua che lavora nel solco del mio culo. Passa sul buco di piatto, poi a punta prova a penetrarmi. Con le labbra a ventosa bacia il buco del mio culo.
“Ti piace il mio culo! Porco! Vuoi lo stesso trattamento prima che ti scopi?” gli chiedo.
“Mmm….siiiii!” Risponde tornando su e riprendendo il mio cazzo in bocca e spompinandolo con passione.
Scendo a baciarlo. La mia lingua gioca con la sua. L’ odore del mio cazzo sulla sua faccia mi eccita a mille.
Lo faccio stendere di schiena e gli caccio il cazzo in bocca.
Prendo il suo in mano e comincio a masturbarlo.
Lui mi spompina, mi lecca i coglioni e il buco del culo. È inarrestabile.
Prendo il suo cazzo in bocca e ricambio il favore. Godiamo come porci.
Siamo a sessantanove io sopra di lui.
Mi affonda il cazzo in bocca e produco tantissima saliva che cola sulle sue palle e sul buco del culo. Appoggio un dito e premo. Sono dentro. Un suo muggito e una succhiata violenta al mio cazzo mi fan capire quanto apprezza. Metto un secondo dito.
Si irrigidisce e mugola dal piacere. Estraggo le dita dal suo culo e scendo lo scroto fino ad arrivare con la bocca, con la lingua.
Il porco inizia a dimenarsi e a mugolare. Sta godendo! Non riesce neanche a concentrarsi sul mio cazzo.
Meglio così, fra poco lo scopo.
Lo faccio mettere carponi e mi portò dietro di lui.
Passo il cazzo nel solco delle sue chiappe. Mugola. Lo sbatto sul suo buco ripetutamente. Lo sfrego ancora nel solco e mi avvinghio a lui abbracciandolo da dietro e strizzandogli i capezzoli.
Arretro e torno a baciargli il culo. Gli bacio il culo e sento che si scioglie sotto la mia lingua.
Gli porgo il cazzo di fronte alla bocca. “Bagnalo che ti inculo”.
Lo spompina per insalivarlo.
Mi porto dietro di lui e lentamente inizio a penetrarlo. Entro qualche centimetro e arretro, entro ancora di più e arretro. Lo sento fremere sempre più. Il mio cazzo scoppia di piacere.
Poco a poco sono totalmente dentro di lui. Il suo culo mi accoglie completamente.
Voglio godermelo. Inizio a scoparmelo affondando completamente e arretrando lasciando dentro solo la cappella. Continuo così lentamente. Mugola. Mi incita a sbatterlo. Continuo col mio ritmo. Mi attacco alle sue spalle e le uso per affondare con forza. Esco lentamente e affondo trattenendolo per le spalle. Ancora e ancora.
Spingo le sue spalle sul letto, il culo tutto esposto. Mi sollevo e lo scopo dall’ alto. Aumento il ritmo. Godiamo come maiali. Continuo a scoparlo schiaffeggio quel culo strizzo capezzoli. Prendo il suo cazzo e lo masturbo. Il porco mugola di continuo e mi incita a fotterlo.
Mi appoggio col petto alla sua schiena e cerco la sua bocca con la mia. Lo bacio continuando a fotterlo.
Lo faccio stendere sulla schiena sollevo le sue gambe e lo penetro guardandolo negli occhi. Lo bacio. Mi sollevo e lo scopo con cattiveria. Afferro il suo cazzo lo masturbo e schizza. Il primo schizzo arriva al suo mento, altri tre quattro schizzi sul petto e la pancia. Passo le dita sulla sborra e gliele caccio in bocca.
Esco dal suo culo bagno il mio cazzo con la sua sborra e glielo rimetto dentro e continuo a scoparlo.
Sono al limite. Continuo a scoparlo e inizio a sborrare dentro il suo culo. Quattro cinque schizzi dentro il suo culo. Continuo a scopare con dolcezza. Mi stendo sul mio amante e cerco la sua bocca per baciarlo a ringraziarlo. Continuo a scopare il suo culo accogliente mentre le nostre lingue giocano. Le nostre mani scorrono sui nostri corpi.
Mi sollevo ed esco dal suo culo. Porgo il mio cazzo alla sua bocca per un ultimo assaggio di quella bocca fantastica
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1 anno fa
iac6124, 51
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Penso di essere stato sempre bisex
Penso di essere stato sempre bisex. La mia prima esperienza simile ad un rapporto diverso dal normale è stata molto tempo fa ed è stata un gioco innocente tra amici. La situazione vissuta non si è mai trasformata in qualcosa di concreto, ma i sentimenti che sono sorti dentro di me sono rimasti con me per tutta la vita. Come accade a tutti, ho messo da parte questi ricordi ed ho intrapreso una vita normale. Il sesso regolare e sempre disponibile con una compagna tende ad aiutare in questo; quindi, è stato molti anni dopo che quei vecchi “sentimenti” di desiderio hanno ricominciato a emergere di nuovo. I primi segnali si sono manifestati quando sono entrato in possesso di alcuni film porno. Ho scoperto che quando li guardavo, i cazzi duri mi affascinavano quanto la nuda figa. Sempre più mi sono ritrovato ad emozionarmi guardando i cazzi degli uomini nei film. Fantasticavo di tenere in mano e accarezzare quei cazzi e mi ritrovavo a venire molto velocemente. Le sensazioni e la ricerca di contatti bisex hanno iniziato a intensificarsi dopo. Non è successo subito, ma è accaduto dopo un incontro non pianificato. In quel periodo viaggiavo molto per lavoro. Durante un viaggio, l'opportunità è accaduta in modo del tutto inaspettato. Mi ero fermato in un'area di servizio lungo l’autostrada per liberarmi. Quando sono entrato in bagno, non sembrava che ci fosse nessun altro. Gli orinatoi erano un disastro, quindi ho controllato i servizi igienici aprendo le porte, ne ho trovato uno che potevo tollerare. Sono entrato e senza una buona ragione a cui riesco a pensare, ho deciso che dovevo sedermi per fare i miei bisogni. Quando mi sono abbassato i pantaloni e mi sono seduto, ho visto quello che mi era sfuggito controllando il box, un piccolo foro nella parete laterale. Sapevo cos'era e a cosa serviva, solo che non ne avevo mai visto uno da vicino. Dal mio punto di osservazione potevo vedere chiaramente nello stallo adiacente. Devo essermi distratto per un minuto perché la cosa successiva che ricordo è che ho sentito la porta del box accanto a me aprirsi e qualcuno entrare. Mentre ero seduto lì ho sentito subito l'uomo pisciare. Un'immagine balenò nella mia mente e potevo quasi vedere il ragazzo in piedi lì con il cazzo in mano. Senza rendermene conto, mi chinai e guardai attraverso il buco. Proprio come avevo immaginato, ho visto l'uomo che si teneva il cazzo mentre pisciava. Lo spettacolo era affascinante. Non riuscivo a staccare gli occhi dal suo cazzo. Il flusso dell'uomo ha cominciato a diminuire e in pochi secondi l'ho visto scuotere un po' il cazzo e chiudere la cerniera. Quando si raddrizzò, mi appoggiai allo schienale e lo sentii uscire dal box. Pochi secondi dopo ho sentito l'acqua che scorreva nel lavandino, quindi il suono distinto del distributore di asciugamani di carta. Aspettai ancora qualche secondo prima di uscire dal box, notai che il mio cazzo era duro come la roccia. L'ho abbassato a forza e mi sono tirato su i pantaloni.
Mi sono preso un secondo prima di uscire dalla stanza. Mentre mi giravo verso la porta, fui sorpreso di vedere un uomo in piedi accanto ad essa. Ancora più sorprendente era che aveva un cazzo mezzo eretto che gli pendeva dai pantaloni. Immagino che il mio shock si sia visto, perché l'ho sentito dire ad alta voce:
"Ho pensato che avresti voluto dare un'occhiata più da vicino".
La mia bocca si è spalancata e prima ancora che potessi pensare a qualcosa per rispondere, ha continuato:
"Ti ho visto guardarmi attraverso il buco e ti volevo chiedere se ti è piaciuto quello che hai visto."
Quando ha finito, mi sono reso conto che ero di nuovo duro come una roccia e il mio cazzo spingeva in avanti la parte anteriore dei pantaloni. L'uomo si avvicinò per mettersi di fronte a me e quando arrivò, il suo enorme cazzo era diventato duro come la roccia.
"Vuoi dare un'occhiata più da vicino?" chiese: "Come puoi vedere, io ci sto, quindi puoi provare a toccarlo."
Il mio corpo si è mosso automaticamente, la mia mano si allungò e afferrò il suo membro duro. La sensazione del cazzo di un altro uomo nella mia mano era incredibile. Non ero mai stato così eccitato in vita mia.
"Ti piace tenerlo, vero?" L'ho sentito chiedere mentre fissavo il suo cazzo.
"Se vuoi dare un’occhiata più da vicino, io abito proprio alla prossima uscita, solo pochi minuti e possiamo stare più tranquilli a casa mia, ti va? Li non saremo disturbati."
Non avevo mai succhiato un cazzo ma sapevo che era quello che voleva questo ragazzo e non avevo la forza di dire di no.
Risposi di si, uscimmo insieme e prendemmo ognuno la nostra auto, dopo un breve tragitto, l’ho seguito fino dentro un cortile di un casolare abbastanza isolato. Uscendo notai la bella area davanti il porticato che consentiva di entrare in casa, seguì il mio nuovo amico senza dire una parola e mi ritrovai dentro una grande stanza molto bel arredata e molto confortevole.
Entrati dentro, gli dissi: “Il mio nome è Alberto” e lui, per risposta, mi disse che si chiamava Mario. Subito dopo mi chiese se mi sentissi tranquillo e se tutto andava bene. Risposi di sì, anche se in realtà un certo timore era presente in me, la situazione non era del tutto rassicurante. Ero dentro casa di uno sconosciuto.
Lui, tento di rassicurarmi parlando, con molta calma, della sua vita, dei suoi interessi e delle sue esperienze precedenti. Mi offri un buon bicchiere di vino bianco che sorseggiammo seduti su un ampio divano. Dopo qualche minuto, indirizzò il suo parlare verso la situazione che prima avevamo vissuto. Chiedendomi di nuovo: "Ti piace tenerlo in mano?"
Io senza rispondere, muovendomi lentamente, mi voltai verso di lui e, una volta abbassata la cerniera dei suoi pantaloni, gli tirai fuori in cazzo già abbastanza duro. Lo masturbai per qualche minuto sentendolo ingrossare pian piano.
A quel punto lui mi disse: “Perché non provi a prenderlo in bocca?”
Mi inginocchiai davanti al suo cazzo, ormai duro, aprii la bocca e feci scivolare le labbra sulla sua asta dura. Le sensazioni che provavo erano strane. C'era qualcosa di duro e solido, ma morbido e caldo allo stesso tempo. Non avevo mai succhiato un cazzo prima, ma sapevo cosa mi piacesse e ho fatto del mio meglio per ripetere quello che le mie compagne di gioco facevano quando si misuravano con la fellatio nei miei confronti. Il mio riflesso del vomito è entrato in azione un paio di volte, il che non è stato un grosso problema per me. In effetti non avevo mai avuto qualcosa di così grande o grosso a sondarmi la parte posteriore della gola. Dopo diversi minuti, ho sentito la sua mano sulla mia testa, che non mi tratteneva tanto quanto piuttosto mi incentivava o diminuiva il movimento mentre pompavo. Dopo qualche altro minuto, iniziò a gemere e sentii la leggera spinta dei suoi fianchi pressare il suo cazzo un po' di più nella mia bocca. Ho aumentato il mio ritmo e lui ha tenuto il tempo, ma mentre si avvicinava all'orgasmo, la sua spinta è diventata più veloce e più intensa. Lo sentii tendersi, poi all'improvviso mi ritrovai la bocca inondata da qualcosa di caldo. Spruzzi di sperma caldo mi schizzarono in fondo alla bocca e cominciarono a scorrermi giù per la gola. Il gusto mi ha sorpreso. Avevo sperimentato il mio sperma una o due volte e non l'avevo trovato spiacevole, ma niente che mi interessasse veramente. Questo però era diverso, era solo meglio in qualche modo, non così salato, forse più dolce, ma era qualcosa che trovavo piacevole. All'improvviso, il cazzo si ritirò e io guardai l'uomo che ancora una volta mi stava sorridendo.
"Spero che tu abbia ottenuto quello che stavi cercando, io sicuramente sì."
Sono rimasto sbalordito, inginocchiato sul pavimento con la bocca ancora piena di sperma e con la voglia di ricominciare. Me lo girai in bocca per qualche istante, assaporandone il gusto e la sensazione. Ciò che mi ha sorpreso di più è stato il sentire il mio cazzo duro come una roccia tra le mie gambe. Il mio cazzo era più duro di quanto non fosse mai stato e c'era desiderio dentro di me. Un desiderio fortissimo di farlo di nuovo e subito. Mi ributtai tra le sue gambe, ripresi in mano il suo cazzo ormai moscio, ricominciai a leccarlo e succhiarlo dalle palle alla cappella. In poco tempo, queste mie attenzioni, hanno riportato il cazzo di Mario ad essere duro come il ferro con enorme suo piacere.
A quel punto mi disse: “Vuoi provare a prenderlo nel culo? Io sono bravo!”
Non sapevo cosa rispondere, l’idea mi piaceva, ma tra il “dire e il fare …”.
Lui ha notato la mia esitazione e, con una enorme delicatezza, ha detto:
“Proviamo solo, se non ti va, basta che mi dici di fermarmi ed io mi fermo immediatamente.”
Dicendo queste parole mi apriva i pantaloni e mi aiutava a tirarli via assieme agli slip. Notando il mio cazzo duro, ha aggiunto: “Da quello che vedo, a lui piace la cosa!:
Denudatomi prese da un cassetto un tubetto con del liquido oleoso con il quale cosparse il suo cazzo, ormai duro come il marmo, e il mio buco del culo. Sentivo scendere quel liquido che inondava tutto il mio di dietro e, allo stesso tempo, sentivo il suo dito che per cospargerlo per bene, si infilava dentro il mio buco. Una sensazione di benessere e di goduria mi ha portato a mettermi in posizione sul divano, proprio per essere montato da Mario. Lui, notando il mio movimento, condizionò la mia posizione, alzandomi i fianchi cercando di trovare l’altezza giusta per il suo cazzo. Quando l’ha trovata, ha iniziato ad appoggiare la sua cappella, ben oleata, sul mio buco, spingendo delicatamente.
Una sensazione di calore, a quel punto, ha invaso il mio corpo, soprattutto la parte a contatto con il suo cazzo. Una sensazione gradevolissima che subito dopo si è rivelata nella sua cruda e dura realtà nel momento in cui, forzando il buco, ha ficcato dentro la sua cappella.
Un grido di dolore mi è uscito automaticamente, subito sedato dalla voce calda e calma di Mario che, rassicurandomi disse:
“Non ti preoccupare, è il primo impatto che è doloroso, ma se ti calmi e ti rilassi, ben presto diverrà un piacere. Prova a rilassarti.”
A queste parole, risposi con un cenno del capo. Riuscì a rilassarmi e pian piano il dolore iniziale comincio a diventare meno insistente. Lui comprese e, di conseguenza iniziò a spingere ancora più dentro il suo cazzo, piano piano con calma. La sensazione di calore ore era tutta dentro di me, il dolore iniziale si stava trasformando in piacere carnale. Sentivo il suo cazzo entrare e uscire dal mio buco con una sensazione di piacere sempre più intensa.
Lui mi diceva: “Vedi, ora sei già più rilassato e cominciamo a muoverci in armonia. Ti sento vibrare sotto i colpi del mio cazzo.”
Ed io, per tutta risposta, dissi: “Si, ti sento tutto dentro, e la cosa mi fa godere dal piacere, ho il cazzo così duro che sembra voglia scoppiare. Ti prego continua a fottermi.”
Lui per tutta risposta, iniziò ad accelerare con i colpi di cazzo portandolo dentro, tutto dentro fino a fare sbattere le palle con il mio culo. A quel punto sentii la sua mano che cingendo il mio cazzo iniziò a masturbarlo dicendomi.
“È giusto che anche lui goda, lo farò venire con le mie mani.”
Le sensazioni che provavo erano intensissime, sia il suo cazzo nel culo, sia la sua mano, riuscivano a eccitarmi come mai avrei immaginato fosse possibile. Ansimavo e mi muovevo automaticamente per godere di tutta la situazione fino a quando, con un sussulto e un potente urlo di goduria il mio cazzo cominciò a vibrare e scaricare tutta la sua sborra. Lui, percependo il magico momento, aumentò l’intensità del movimento della mano sul mio cazzo e la forza delle spinte nel mio culo. Fu un tripudio di piacere che mi lasciò quasi senza forze e dovetti appoggiarmi sul divano, quasi sdraiato.
Dopo qualche secondo, Mario, mi prese con forza facendomi distendere sul tavolo che era accanto al divano, con il culo ben posizionato per essere di nuovo penetrato e, oleandolo di nuovo, riprese la sua opera di trapanazione.
Non avevo mai pensato di desiderare tanto essere preso da un altro uomo e, soprattutto, non avrei mai immaginato che quella posizione con il suo dominio totale potesse farmi così eccitare.
Lui spingeva il suo cazzo che scivolava dentro di me facilmente, ansimava d’ogni spinta manifestando il suo gradimento. Sentì dalla sua voce e dalle sue movenze che stava raggiungendo il punto massimo del suo piacere quando, con un movimento sempre più veloce, scaricava il suo seme dentro di me con un urlo di piacere:
“Aaaahhhhh!!! Che bella scopata che mi hai fatto fare oggi. Il tuo culo veramente stretto mi ha fatto morire dal piacere. Sei una grande troia!!! Questo incontro casuale lo ricorderò per molto tempo. Spero che sia stato bello anche per te, ma visto come hai goduto, penso proprio di sì.”
Io risposi: “Carissimo, prima di incontrarti non avrei mai pensato di poter godere così intensamente. Mi hai fatto capire cosa cerco e cosa mi piace fare, e per questo te ne sarò grato per sempre.”
Ci sedemmo sul divano per riprendere le forze, sentivo ancora il mio di dietro che pulsava per il rapporto appena finito, sentivo scendere il liquido denso tra le mie chiappe e la cosa mi eccitava tantissimo. Lui, ancora con il cazzo semi duro, si rilassava distendendosi sull’ampio divano. Chiesi dove fosse il bagno e ci andai per rimettermi in sesto e ripartire per la meta del giorno. Ci salutammo scambiandoci i nostri numeri di cellulare ripromettendoci altri incontri come quello di oggi. Uscì dalla casa per tornare alla mia macchina. Una volta dentro, sono rimasto per qualche minuto a riflettere su quanto era successo. Avevo appena succhiato il mio primo cazzo e fatto profanare il mio culo ed era stato tutto bellissimo. Mi era piaciuto e mi piaceva la sensazione di quel cazzo duro che entrava e usciva dalla mia bocca e dalle mie natiche. Il mio cazzo indurito ha confermato quanto fosse stato eccitante. Avevo ancora la maggior parte della giornata davanti a me e un bel po' di strada prima di raggiungere la mia prossima fermata per la notte. Il resto del mio viaggio è stato tranquillo, tranne per le ore che ho passato nella mia camera d'albergo a ripensare a quell'incredibile avventura.
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1 anno fa
Al2016,
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Da moglie pudica a puttana. 06
Dopo quella esperienza, ero giunto alla conclusione che Alba, se scopata o inculata da un cazzo, diciamo sopra i 25 cm e magari con una bella cappella, arrivava ad avere degli orgasmi prolungati lunghi e intensi. Allagava tutto. La facevano lievitare in un mondo tutto suo. Per interminabili minuti, restava rannicchiata, si contorceva dai fremiti e la sua fica continuava a rilasciare umori. Pure il suo culo aveva prolungati piaceri. Inoltre, avevo scoperto che, nel gioco, anche se amavo molto la fica, non disdegnavo farmi pompare o inculare un bel culo maschile, ed anche toccare e leccare un bel cazzo. Infine né io né Alba volevamo che quel gioco perdesse il suo lato accattivante, per divenire una specie di lavoro. La nostra posta era sempre piena. Coppie, singoli si facevano avanti con richieste d’incontri negli orari e giorni più impensabili, sembrava che nessuno fosse impegnato in altre attività o avesse una vita come infinite altre. Tutto questo fece sì che, per un periodo, non entrassimo più su internet. Alba, che non era mai stata un'amante dell’abbronzatura, iniziò a prendere il sole nel nostro giardino, a volte, con indosso solo con perizoma e tette al vento. Il cambiamento di Alba era evidente anche per gli amici, diciamo, di tutti i giorni; non era più quella donna molto pudica e nemmeno poco loquace o defilata, ma era diventata allegra, sapeva divertirsi alla battuta e ne proponeva. Il suo abbigliamento, poi, era teso a metter in evidenza le sue forme perfette. Faceva 8 km di corsa tutti i giorni, rassodava i muscoli dei glutei, della pancia, e al contrario di quando non andavamo al mare con gli amici, iniziammo a partecipare alle giornate in maremma e lì la sorpresa, come anche l’invidia di altre donne, era evidente. Inoltre, tra noi due, il sesso era quasi quotidiano: a volte si risolveva in una sveltina, a volte in maniera prolungata con l'aggiunta di altri giocattoli. Avevo trovato un vibratore fantastico, lungo, largo che, una volta introdotto, a mezzo di una pompetta, si allungava ed allargava, e di esso Alba ne godeva, anche se, per sua affermazione, era chiaro che non ne era troppo soddisfatta.
“È freddo, molto diverso dalla carne viva!”
“Ne vorresti uno simile ma vero, troietta?”
“Certo! Lo sai bene che se me ne sento uno in fica e culo, ci godo tantissimo!”
A turno, i nostri amici tentarono di scoparsela, ma ottennero solo un garbato rifiuto, perché l’essere cercata, desiderata, era per lei fonte di piacere mentale. Anche molti suoi clienti, in filiale, ci provavano, ma lei declinava ogni attenzione. Avevamo mantenuto rapporti con quasi tutti quelli con cui avevamo giocato. Con Angelo ci vedevamo almeno ogni 15 giorni per un aperitivo o una cena; aveva trovato lavoro stabile in provincia ed era sereno e felice con il suo giro di amicizie e donne. Con i suoi genitori, la stessa cosa: non ci eravamo persi di vista. Maria, inoltre, era grata ad Alba per averla aiutata a superare la sua paura per i rapporti anali. Con Giuseppe, stessa situazione: anche se lui avesse voluto continuare a far sesso con Alba, lei, non so perché, dopo quella volta, non ne aveva più sentito il bisogno. L’unico con cui aveva deciso di non aver più contatti era Franco. Per fortuna poi la filiale l’aveva trasferito in altra sede ed perciò non avevano nemmeno possibilità di vedersi. La cura che Alba aveva per il suo corpo era quasi maniacale: non amava la fica depilata, quindi curava il suo pelo, settimana per settimana, le labbra sempre libere, un bel triangolo nero folto, ma era al suo culo che dedicava il massimo dell'attenzione. Dei leggeri clisteri avevano una periodicità settimanale, inoltre usava sia pomate che oli, insomma le sue pareti interne erano sempre pulite ed elastiche. A volte facevo dei confronti su lei quando l’avevo conosciuta ed ora la troia che era diventata, l'amante perfetta che era e quanta delizia era capace di donare al cazzo. Da lì a due mesi avrebbe compiuto gli anni, aveva di tutto, non le mancava niente e non volevo ridurmi al solito regalo. Mi era venuta una idea guardando un video porno di una lei in mezzo a due cazzi neri. Cercai di carpire, con battutine mirate, quale potesse esser il suo atteggiamento in relazione ad un'avventura di quel tipo e, alla fine, fu lei stessa ad esternarmi il suo pensiero.
“Non sono razzista e lo sai; poi, di essi si dice un gran bene. Basti pensare a come sarebbe bello veder una copiosa sborrata bianca su un corpo nero.”
Decisi di lavorarci sopra. Dovevo trovare il modo di conoscere dei black ed organizzare qualcosa nella massima riservatezza. Durante la pausa pranzo cercai su internet, trovai vari siti d’incontri, visionandoli ne trovai uno dove, senza registrazione, potevo metter l’annuncio per quel che ceravo. Costruii una mail e, in maniera netta, decisa, pubblicai l'annuncio:
“Due ragazzi di colore, entrambi con grossa dotazione dimostrata da foto e disponibili ad un incontro conoscitivo con me, da solo, per valutare un possibile regalo per mia moglie.”
Inizialmente le risposte furono anche offensive e molti uomini bianchi si proposero, ma li rifiutai. Era passata una settimana abbondante e nulla era successo. Poi mi arrivò una mail con allegate sei foto di due ragazzi a volto scoperto, nudi, con il cazzo sia a riposo che in erezione. Avevano un fisico da sballo, due mazze con curvatura all’insù. In due foto, servendosi di un metro, mostravano la lunghezza (27 cm, dalla pancia) oltre ad una notevole circonferenza. Poi passai a leggere la loro mail. Si trattava di due ragazzi senegalesi, presenti in Italia da oltre 10 anni, entrambi laureati, che lavoravano in una Usl, piuttosto vicino a noi, circa due ore d'auto. Sembravano perfetti per quello che cercavo. Risposi senza esitare e concordammo un caffè a metà mattina della settimana successiva, a metà strada. Il lavoro che facevo permetteva di spostarmi facilmente e liberamente, e non nego che quella mattina ero particolarmente emozionato ed eccitato. Quando arrivai sul posto, erano già lì, ci presentammo, Adamu e Asabe. Erano, come da foto, alti, ricci, fisico scolpito. Asabe aveva labbra più pronunciate rispetto ad Adamu. Parlammo prima del più e del meno e, alla fine, arrivammo al nocciolo della questione. Gli spiegai cosa cercavo, cosa desideravo, e che essi sarebbero serviti come regalo per mia moglie. Essi mi ascoltarono in maniera garbata, gentile, senza mai interrompermi e, alla fine, fu Adamu che parlò per entrambi.
“Abbiamo capito cosa cerchi e, credimi, per noi sta bene. Abbiamo già avuto esperienze di questo tipo, ma alcune sono state negative ed offensive. È successo che la lei, al momento clou, si era rifiutata urlandoci contro che, con i nostri cazzi, dovevamo andare a scopare o nostra madre o le nostre pecore; pertanto non vorremmo trovarci ancora in una condizione del genere.”
Ho subito capito che andavano tranquillizzati.
“Tranquilli, con mia lei non succederà.”
Su richiesta dei due, però, decisi che, prima dell’incontro, avrei chiarito ogni cosa con Alba. Così, prendendola alla larga, riferii ad Alba del mio eventuale regalo. Le raccontai come avevo fatto, tralasciando le foto intime che avevo mostrato ai due, ma che li avevo trovati interessanti. Inoltre giocò a loro favore anche il fatto che entrambi lavoravano in una Usl, non lontana da noi e, per ovvi motivi, prese a incuriosirsi. Alcune volte vedemmo assieme dei piccoli video porno con ragazzi di colore. Ormai, sia io che lei, non vedevamo l'ora che quanto fantasticato accadesse il prima possibile. Fu Alba che forzò per anticipare il tutto. Cogliemmo un venerdì libero per tutti e, a mia volta, mi liberai, preparai un’apericena, aspettai il ritorno di Alba che iniziò a prepararsi. Quando loro arrivarono, lei aveva da poco finito di sistemarsi e prepararsi.
La sua pelle, lievemente abbronzata, ricoperta da un vestito bianco arricchito da autoreggenti color carne, la rendevano sin troppo bella e provocante. Adamu e Asabe si presentarono in pantaloni di lino ampi, camicia di lino color panna, e con due bottiglie di vino rosso; furono garbati, signorili, affabili. Ci gustammo l’apericena, sorseggiando vino e parlando di tutto, in particolare del loro arrivo e dei loro studi in Italia. Parlammo dell'ambientarsi in una civiltà diversa dalla loro, la laurea, il concorso, il lavoro per sostenere le loro famiglie in Senegal. Poi, con fare sempre garbato, Adamu iniziò a sfiorare Alba e, da lì, partirono. Le bocche di Adamu e Alba si erano incontrate ed ora si succhiavano, leccavano. Asabe era vicino a loro e toccava dolcemente le tette di Alba. Io, seduto di fronte a loro, non volevo perdermi nemmeno un pezzetto di quella rappresentazione. La spogliarono con dolcezza, rimase solo con le autoreggenti, giocarono con i suoi capezzoli, succhiandoli, leccandoli, mordendoli dolcemente, entrambi avevano una loro mano sulle gambe di Alba che scendeva e saliva, in una simbiosi perfetta. Ogni loro movimento era scandito da coccole intense: presero a giocare con la fica di Alba a due mani, Adamu si accosciò e prese ad ammirare lo spacco di Alba.
“Meravigliosa! Che bella e che belle labbra carnose!”
Prese a leccarla. La sua lingua appuntita e veloce entrava nella sua fessura, per poi salire ad aspirare i primi umori che uscivano. La misero in piedi e loro, sotto, si dedicarono a leccarle fica e culo, scambiandosi anche di posizione. Adamu sembrava la stesse inculando da quanto la sua lingua le era penetrata nel culo: glielo aveva allargato bene con le mani, e la sua lingua vi spariva dentro, mentre lei quasi ci si sedeva sopra. Asabe la stava deliziando con leccate veloci, sia dentro che succhiandole il clitoride: lo afferrava con due dita, lo tirava, leccava e succhiava. Era evidente che Alba era in preda ad un piacere intenso: aveva preso a stringersi tette e capezzoli.
“Che bravi! Come mi leccate bene! Vi sento! Oh, sì, come vi sento!”
La portarono ad un primo orgasmo col solo leccarla. Poi si liberarono dei vestiti e il perché dei pantaloni larghi fu presto noto: già con i soli boxer, i loro cazzi ritti erano esplosi in tutto il loro splendore. Alba ci si avventò con le mani, li massaggiava, mentre la sua lingua, partendo dalle palle, saliva alla cappella che introduceva in bocca, e quell'operazione fu tale da portare i due al massimo della loro erezione, perché insisteva ad ingollare quelle mazze nere, toste, curve. I ragazzi non persero tempo, la misero sotto e presero a scoparla: ogni colpo si rivelava una vera goduria per lei.
“Sì, così, fino in fondo! Sì, cosi, più forte!”
Era quello che voleva sentire dentro di sé: il piacere assoluto. Con Adamu sotto, Asabe prese a leccare il suo culo, già ben aperto per l’orgasmo appena raggiunto. Nonostante l’altra mazza in fica, la grande cappella di Asabe entrò abbastanza facilmente nel suo culo e iniziarono una chiavata al cardiopalma. Alba era completamente ingombra di cazzo, sia in fica che in culo, e fu a quel punto che mi fece cenno di avvicinarmi e darle il mio in bocca: aveva deciso di non lasciare nessun buco vuoto. Ora era completamente piena e fu pronta ad urlare:
“Sì, vengo! VENGO! ORA!”
Di colpo si stacco da tutti, si allargò la fica e inondò Adamu dei suoi umori; poi si fece strofinare dal suo cazzo fino a farsi irrorare la faccia ed ingoiare quanto più poteva. Si stava rannicchiando, quando Asabe la prese da dietro a pecorina. La scopava con forza. Il suo cazzo enorme le era entrato tutto dentro e gli occhi di Alba apparivano come allucinati, si concedeva, ma sembrava assente, quasi in trance: quello era un momento tutto suo, un godere senza soluzione di continuità.
Adamu si posizionò sotto, Asabe usci, permettendo l'ingresso all’altro. Poi appoggiò anche il suo cazzo alla fica già ingombra di Adamu e, con una lentezza incredibile la penetrò: ora Alba aveva due cazzi in fica ed il suo fu un orgasmo squassante.
“SSsììì! Sì, che goduria! Vengo! Vengo! Mi state uccidendo, ma godo!”
I due non spingevano, erano rimasti immobili, era lei, invece, che cercava di spingere e, in breve, in terra si formò il lago dei suoi umori. Alba era sempre più in preda alla libidine, e faceva di tutto per spingersi quei cazzi quanto più dentro possibile. Entrambi erano quanto mai stupiti dal modo in cui li accoglieva al suo interno.
“Brava! Riempiti! Dai, così! Li hai in fica! Godi, vacca!”
E lei godeva! Le loro mazze nere erano stupende, appaiate in un solo cazzo che le trapanava la fica. Dopo un ennesimo orgasmo, Asabe uscì e prese possesso del culo di Alba: ora aveva di nuovo un cazzo in fica ed uno in culo. Anch'essi erano prossimi a godere.
“Dove vuoi la sborra?”
“In faccia, sulle tette e in bocca.”
Se ne uscirono e, mentre lei leccava le cappelle, essi esplosero con una crema bianca, densa, in faccia, in bocca ed in ogni dove. Scrollarono e pulirono loro cazzi sulle tette, per poi riportarli alla bocca di Alba, che li lavò completamente. I loro cazzi restarono in tiro, la girarono e presero ancora a scoparla, ma lei li volle in culo e ci volle anche la relativa sborrata, che arrivò dopo non poco tempo, da parte di entrambi. Appagata da quelle mazze dure e grosse, che le avevano riempito il culo in maniera davvero generosa, come sua abitudine volle, alla fine, anche il mio cazzo nel culo; cosi sarebbe stata piena della sborra di tutti e tre. Poi i due presero, con delicatezza, a baciarla e leccarla su tutto il corpo. Lo fecero con calma e passione, leccando il bellissimo corpo della mia troia. Dal culo di Alba usciva sborra in continuazione e dalla sua fica i suoi interminabili umori, Adamu, non sazio, riprese a scoparla.
“Sei fantastica. Sei speciale! Una vera donna!”
“Anche tu, sei un vero toro, un super cazzone!”
Asabe le metteva il cazzo in mano, in bocca, e lei ne era contenta.
“Sì, bel torello, riempimi la gola; scopami la bocca!"
Dopo un lunghissimo tempo, in cui si alternarono tra fica e bocca, stavolta, oltre la sborra sulle tette, la riempirono di calda pipi. Era sfinita. Si era rannicchiata e piegata in due. La presero, la portarono sotto la doccia e poi ritornarono con lei avvolta in un accappatoio, loro bagnati, l’asciugarono e baciarono, coprendola di attenzioni. Fu la prima di una serie di scopate e inculate con i due ragazzi di colore. Da quel primo incontro con i due ragazzi, ne seguirono altri. Alba aveva trovato quello che cercava ed a me piaceva vederla scopare e partecipavo con enfasi, oppure, a volte, guardavo solo, svuotandomi ora in bocca, ora in culo a lei. Tra i due ragazzi era con Adamu che Alba aveva un’intesa particolare e, nel tempo, si era ancor più rafforzata. Ora lui la trattava come se fosse la sua donna, la sua troia. A volte, il sabato, si fermava a dormire da noi e la scopava ed inculava per tutta la notte. Inoltre con lei si era aperto, le confidava tutto. Anche i suoi più profondi segreti. Così venimmo a sapere che al suo paese, nel suo villaggio, aveva posseduto sia sua mamma che sua nonna. Per i maschi del villaggio era una cosa naturale, mentre per le femmine era diverso: i matrimoni venivano combinati quasi alla nascita. Sosteneva che in Alba aveva trovato la donna, la troia, dei suoi sogni. Lei impazziva per lui e per il suo cazzo. Io, nei loro sabati sera, era quasi un di più; venivo cercato solo se lei aveva voglia di due cazzi o una sborrata in più, in culo.
Le loro scopate si erano fatte frequenti. Lui veniva a trovarla, ormai, anche se aveva solo un’ora libera; lei si lasciava trasportare da lui in tutto, ed io mi stavo chiedendo dove ci avrebbe portato tutto questo.
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1 anno fa
baxi18, 55
Ultima visita: 1 giorno fa -
Il macellaio
Ricominciano le serate del venerdì nello stabilimento balneare dove si balla e si conoscono belle donne.
Lo vedo al bancone del bar, gli sguardi si incrociano. Siamo distanti ci salutiamo con un cenno.
È il macellaio del supermercato, non ci conosciamo personalmente. Mi è sempre stato simpatico e io lo sono a lui.
Sono bisessuale. In pochi lo sanno. Solo quelli con cui ho fatto sesso. Non i famigliari e gli amici.
Ho sempre pensato che il macellaio fosse etero e si divertisse con le colleghe.
Poi c’è la sua fisicità. Un po’ più vecchio di me, ne ho cinquantuno, lui cinquantacinque-sessanta anni, brizzolato, capelli corti, alto, muscoloso e curato. Le maniche del camice sempre rimboccate a mostrare braccia forti e tatuate.
Nel proseguio della serata ci ritroviamo vicini a bordo pista ad ammirare una signora in vestitino aderente e tacchi che balla a pochi passi da noi. La signora flirta con noi e noi ricambiamo.
Ci scambiamo uno sguardo complice. Commentiamo le movenze della signora e ci presentiamo. Conversiamo come vecchi amici e andiamo al bar. Insiste per scambiarci i numeri.
La serata finisce presto. Ci salutiamo e facciamo ritorno a casa ognuno con le rispettive compagnie di amici.
La notifica di un messaggio. Sarà mia moglie. Invece è lui che mi chiede se voglio andare da lui. Mi spiega che la moglie è fuori per il weekend con le amiche.
Saluto gli amici e lo raggiungo.
Mi accoglie in pantaloncini e maglietta con un bellissimo sorriso e una stretta di mano calorosa.
Ci accomodiamo in salotto, mi offre da bere. Si avvicina e dice che lo ho sempre incuriosito, che sperava di potermi conoscere ma sul lavoro non avrebbe mai approcciato.
Mentre dice questo dai pantaloncini si vede chiaramente montare la sua erezione. Il tipo è carico e mi ha chiamato per sfogarsi.
Il mio ruolo mi appare subito chiaro. Sono magro, alto un metro e settanta. Lui un metro e ottantacinque ben piazzato e sembra piuttosto dotato.
Questo mi vuole fottere.
Penso questo mentre continua a parlare e ad aggiustarsi l’erezione dentro ai pantaloncini.
Mi sto eccitando. Il suo modo di fare, il suo profumo e il suo cazzo mi stanno facendo eccitare.
Mi aggiusto l’ erezione anche io. Mi guarda. Mi chiede se voglio mettermi in libertà.
Si avvicina e mi stampa un bacio sulle labbra. Si stacca mi guarda fisso negli occhi e sorride.
Avvicina il suo viso al mio e affonda la sua lingua nella mia bocca. Sostengo il bacio.
Siamo seduti sul divano. Mi spinge. Sono steso. Mi è sopra. La sua lingua lotta con dolcezza con la mia. La sua mano mi slaccia i pantaloni. Mi sbottona la camicia. Mi pizzica i capezzoli. Mi tasta il culo. Mi prende per i capelli e affonda ancor di più la lingua nella mia bocca.
“Sei una troietta! Lo sapevo” mi sussurra all’orecchio.
Sento il suo cazzo appoggiato al mio bacino duro e grosso. Anche io sono eccitato.
Le mie mani sono sotto la sua maglietta a carezzare i suoi fianchi la sua schiena il suo petto.
Si rialza mi fa alzare. Siamo in piedi. Mi sfila pantaloni e camicia. Sfilo la sua maglietta e affondo il viso nel suo petto tonico e peloso. Mi prende i capelli dietro la nuca fa girare il mio viso verso il suo e mi bacia. Si stacca e fa colare la sua saliva nella mia bocca. Mi bacia ancora. Si stacca e prende un mio capezzolo fra i denti. La sua mano sulla mia schiena scende fin sotto gli slip mi palpa il culo. Con un dito mi solletica e gira attorno. Preme al centro. Mi sto sciogliendo dal piacere.
Ho le mani sulle sue spalle muscolose. Salgo sul collo e fra i suoi capelli mentre continua a succhiarmi i capezzoli e tastarmi il culo.
Mi cala gli slip. Guarda la mia erezione si piega e stampa un bacio sulla mia cappella. SI accovaccia ai miei piedi lo guardo dall’alto, mi guarda dritto negli occhi, prende in mano i miei testicoli passa la lingua sulla mia erezione che punta il cielo. Mi accoglie dentro la sua bocca. Fa su e giu una decina di volte. Mi pizzica un capezzolo e poi cerca la mia bocca con le dita. Faccio un pompino alle sue dita mentre mi spompina.
Con le dita umide mi penetra con uno, poi con due dita. Le estrae si sputa sulle dita, si alza, mi solleva una gamba e mi penetra con le dita. Mi bacia il collo, dietro le orecchie.
Sento la sua erezione potente sulla mia pancia attraverso i suoi pantaloncini.
Arpiona le chiappe e mi stringe a se, verso la sua erezione.
Voglio vedere il suo cazzo.
Mi stacco dal suo bacio e iniziò a scendere verso il suo cazzo. Sfrego la guancia sui pettorali pelosi cerco i suoi capezzoli con le mani carezzo la schiena muscolosa. Cerco le sue ascelle col mio viso. Mi riempio i polmoni del suo odore maschio. Continuo a scendere passo la lingua e bacio i suoi addominali e l’ ombelico.
Mi accovaccio ai suoi piedi. Il suo bacino vicino al mio viso. Appoggio le labbra al suo cazzo attraverso la stoffa dei sui calzoncini.
Li calo. Esce un bel cazzo grosso che mi riempie tutta la mano.
Lo guardo. Lo annuso. Lo bacio. È durissimo. Lo lecco, appena appena, sotto il glande.
Lo guardo negli occhi e inizio a baciarlo da sotto in tutta la sua lunghezza e a sfregarmelo sul viso. Mi riempio i polmoni del suo odore di maschio.
Socchiude gli occhi.
Con la lingua percorro tutto il suo cazzo dalla cappella alle palle. Lecco i suoi coglioni depilati. Li prendo in bocca poi ritorno alla cappella. Lentamente lo masturbo.
Con la lingua sono sulla cappella. La bagno, mentre lo masturbo.
Imbocco la cappella. È grossa, fatico a tenerla in bocca. Con le mani gioco coi suoi coglioni.
Mi prende per la nuca e inizia a scoparmi la bocca. Affonda fino in gola e mi provoca conati. Faccio tantissima saliva. Mi scopa la bocca per cinque minuti ho la mascella indolenzita. Ho bisogno di tregua.
Mi stacco, lo faccio uscire. E mi struscio il suo cazzone bagnato sul viso. Lo bacio e lecco in tutta la sua lunghezza.
Con la lingua scendo allo scroto e poi passo al culo. Lecco il suo bellissimo culo e ho le sue palle sugli occhi, sul naso.
Si sta masturbando. Io pure. Sto per venire.
La mia lingua nel suo culo gli da il colpo di grazia. Le sue gambe tremano, cedono. Si siede sul divano. Sono in ginocchio di fronte a lui. Lo riprendo in bocca e sento che sta per arrivare.
Sono al limite continuo a masturbarmi, mi rialzo e sborro sul suo cazzone. Cinque sei fiotti densi di sborra cadono sul suo cazzo la sua pancia e le sue palle.
Mi riprendo e ritorno con la bocca sul suo cazzo. Lo lecco dalla cappella alle palle. Raccolgo la mia sborra con la lingua dai suoi coglioni.
Un suo sospiro prolungato mi fa capire che è al limite.
Torno su e imbocco la cappella. Faccio su e giù. Mi scopa la bocca.
Mi trattiene per la nuca affonda e sento arrivare il primo schizzo diritto in gola. Tossisco. Inghiotto.
Affonda e schizza. Inghiotto.
Schizza. Schizza. Schizza ancora. Mi stacco apro la bocca per mostrargli la sua sborra. Inghiotto.
Sono stremato, sudato.
Prende la mia testa a due mani e mi caccia la lingua in bocca e ci scambiamo la sua e la mia sborra in un bacio finale.
Mi squilla il telefono.
Cazzo mia moglie.
Devo correre a casa.
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1 anno fa
iac6124, 51
Ultima visita: 3 giorni fa -
la signora delle pulizie
Vivendo da solo, le elementari esigenze domestiche sono molto ridotte. Tuttavia ho in odio alcune di esse che, piuttosto di farle, mi invento le scuse più improbabili per procrastinarle. Pulire la casa e stirare non sono attività che abbia mai amato: svuoto con più piacere la fossa settica, per dire.Ho sparso la voce in paese che cercavo una persona per aiutarmi in queste faccende, per sostituire la signora che veniva prima e che ultimamente si era resa irreperibile; ho scoperto poi che aveva trovato lavoro in fabbrica fuori zona e quindi aveva giocoforza eliminato tutti quei lavoretti in giro, tra cui il mio.Dopo qualche giorno, una amica mi dà un numero di telefono di una signora che si rendeva disponibile per le faccende domestiche e così la chiamo.Ci troviamo in casa mia, le mostro le stanze, parliamo dei lavori da fare e di quando cominciare. Ci accordiamo per rivederci la settimana successiva.La mattina che si presenta, non prestissimo, m’ero attardato a letto e qundo suona ero ancora in vestaglia. Vedo che è sicura di sé: si muove con destrezza e va al pundo delle cose. Cè un particolare però, che ha attirato con magnetismo irrefrenabile la mia attenzione: la felpa indossata per il lavoro lasciava intravvedere due formatissimi e incredibilmente turgidi capezzoli che, nel bianco della blusa, risaltavano in modo imbarazzante (per me).Col passare dei giorni, e con una reciproca conoscenza che inevitabilmente aveva ridotto le distanze (sempre mantenendo un rispetto deferente), ero riuscito a aumentare le occasioni di collaborazione e di vicinanza. Lei si alzava sempre molto presto poiché altre collaborazioni domestiche le imponevano degli orari antelucani e così si era resa disponibile a passare da casa mia, e già alle sei di mattina mi preparava il caffè. Certo non disdegnavo di rimanere nel torpore del letto ancora qualche istante e infatti, una mattina, con l’asssertiva determinazione del suo carattere, si avvicinò al letto e, prendendo il piumino con una mano, lo sollevò con forza lanciandolo fuori dal letto e, col cipiglio di un sergente istruttore mi tuonava “su, su, dormiglione, c’è un montagna di cose da fare…! Nel mentre che la coperta svolazzava, credo si sia accorta di essersi spinta un po’ oltre: come nei filmini degli anni ‘70, la mia “morning glory” si svelava nella sua interezza e, senza nulla poter fare, notai un velo di rossore nel suo viso.Con nonchalance si diresse in un’altra camera senza dir nulla, così ebbi il tempo di abbigliarmi e, presa la vestaglia, mi sedetti a sorbire il caffè fumante.Quell’episodio avrebbe potuto raffreddare una confidenza appena accennata, notai invece un differente percorso nei nostri comportamenti. In una miriade di situazioni, osava un po’ di più: una battuta leggermente salace, una toccata più persistente, uno sguardo più lungo. Ed io mi sentivo imbrigliato in questa rete di non detto e sentivo un piacere intrigante che è facile scambiare per attrazione.Il sorriso era esibizione costante di attenzione ma non mascherava la sua capacità di dominare la situazione senza voler mai sembrare subirla. Il rapporto di collaborazione configurava pur sempre un ruolo subordinato, ma era fin troppo evidente che il carattere era indomito e non si faceva scrupolo di mostrare una qualche ruvidità nei miei confronti.Una mattina che stava staccando, da sopra una scaletta di legno, le tende della camera, successe che uno scalino si ruppe e, perdendo l’equilibrio, cadesse (senza conseguenza alcuna!) direttamente sul letto. Sentito il trambusto, corsi al piano di sopra e notai che stava seduta sul letto, coi piedi per terra e l’espressione molto corrucciata.Vedendomi arrivare mi incollò gli occhi addosso e mi rimproverò con asprezza per averle dato una scala difettosa (lo sapevo, ma per la pigrizia ne dilazionavo la riparazione), ed a causa di questo aveva rischiato di rompersi l’osso del collo. Miodio, pensai, ora questa se va e rimango di nuovo a piedi. Con mia meraviglia mi chiese (mi impose!) di avvicinarmi a lei; appena le fui vicino mi ordinò, col tono di chi non accetta repliche, di togliermi la vestaglia. Obbedii meccaicamente: gli eventi procedevano con maggiore velocità di quanto riuscissi e interiorizzare; mi abbassò il pigiama e mi forzò a distendermi sulle sue ginocchia. Prese le mie mani e le serrò dietro la mia schiena (sembrava una morsa, quella mano) e cominciòa sculacciarmi con metodo ma con molta energia. Mi obbligò a contare ad alta voce le manate: arrivata a trenta si fermò. “Ora deve ringraziarmi per la lezione”, sentenziò. Borbottai qualcosa, stranamente incespicando nella frase che lì per lì abborracciai. Rivestendomi mi accorsi che, disteso sopra le sue gambe, la mia morning-glory le aveva lasciato un vasto alone umido proprio lì, al punto che forse non era tutta farina del mio sacco.
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1 anno fa
Dittico, 47/47
Ultima visita: 1 anno fa -
Da moglie pudica a puttana. 05
Nel frattempo, avevo parlato con Alba di annunci69. Era molto indecisa, poi, un pomeriggio, se ne esce con una sua idea.
“Ok mettiamo un annuncio, ma voglio esser chiara: voglio emozioni forti!”
“Ok, va bene, ma non capisco cosa intendi per emozioni forti?”
“Ebbene, voglio decider io chi incontrare, perché con Franco era l’ebrezza del collega e, con i suoi amici, l’essere messa al centro dell'attenzione. Mentre con Angelo, il ragazzino di casa con i suoi: la trasgressione più pura, incesto compreso, il farlo anche da bisex, il veder sverginare un culo.”
“E quindi? Cosa non ti soddisfa?”
“A me un incontro coppia per coppia, o coppia, o singolo, o singola normale, non interessa. Desidero emozioni forti!”
Continuavo a non capire. Comunque, misi in atto il progetto e, tre giorni dopo, eravamo on line. Lei gestiva il tutto. Vi entrava ogni tre sere, leggeva, eliminava, non c’era nulla che l’attirasse particolarmente, anche se avevamo la posta sempre piena. Dopo tre settimane, la sentii esclamare:
“Ora sì che si ragiona! Molto interessante!” mi avvicinai e lessi.
La presentazione recitava più o meno così:
“Ciao, piacere, spero di non disturbare. Sono Luca, separato 55enne, vero xxxlll dimostrabile, intimo di coppia particolare, 22enne. Ospitiamo in casolare sopra le colline, in zona molto defilata e riservata. Non siamo per 1000 mail, ma per un rapido contatto telefonico, un aperitivo o una cena e, se scatta la giusta sintonia, giocare sino all’alba.”
Seguiva sia una mail, che un contatto telefonico. Alba rispose prima alla mail e, dopo due ore, al recapito telefonico. Per il successivo sabato sera, aveva già organizzato. Partimmo portandoci dietro un eventuale cambio. Giuseppe ci aspettava all’uscita dell’autostrada ed era come si era descritto: un bellissimo uomo di 55 anni. Signorile, elegante, con modi molto fini, baciò Alba, ammirò il suo tubino, il suo bel culo, le sue tette ben in vista, le porse una rosa, che lei annusò con atteggiamento da troia. Ci fu una forte stretta di mano tra me e lui, poi lo seguimmo in auto. Arrivammo in collina. Un bel posto, un ristorante molto intimo, appartato, immerso nel verde, e da lì si poteva ammirare tutta la città. Ad attenderci vi erano due ragazze giovanissime: una, bionda, alta, provocante, tacchi altissimi, gonna che copriva appena lo spacco della sua natura. L’altra, in pantaloni ampi, mora, capelli corti, due tette appena pronunciate. Fu una cena davvero breve: il tempo di assaggiare un primo, un secondo, nemmeno squisiti e, anche la conversazione, non fu per niente brillante. Giuseppe pagò il conto e raggiungemmo una villetta. Era chiaro che, dal punto di vista economico, stava bene. Ci accomodammo, lui apri le bollicine; era chiaro a tutti che volevamo procedere oltre nel minor tempo possibile. Con una certa nonchalance, si accostò ad Alba e prese a baciarla, a toccarla. Iniziò anche a spogliarla, mentre le due lei, si baciavano con una certa passione: Laura, la bionda, mi allungò una mano, mentre Manuela la stava liberando dalla camicetta. Rimase a tette al vento. Erano belle e dure, una terza, con capezzoli non troppo evidenti. Alba era ormai nuda. Giuseppe le palpeggia il seno, il culo ed iniziò a farsi spogliare. Alba si era inginocchiata ed aveva aperto la sua patta; tirò fuori un cazzo veramente super: le vene che lo ricoprivano gli davano un aspetto nodoso, inoltre aveva una cappella molto larga e, con una certa perizia, Alba prende a leccarla. Lui ne è subito preso.
“Bene! Sei una troia molto brava: ingoialo! Sì, dai, cosi, muovi la lingua, leccalo tutto!”
Manuela si avvicina ed aiuta Alba a leccarlo, pomparlo. Io mi prendo cura di Laura e mi cimento a leccarle la fica, ma lei mi ferma.
“Aspetta, godiamoci il momento: la sorpresa.”
Non capivo a cosa si riferisse, ma l’assecondo. Restiamo lì a toccarci ed ammirare l’uccello di Giuseppe che cresce sempre più; ormai, per menarlo, ci volevano due mani. Alba e Manuela si scambiavano baci, si succhiavano le lingue, poi Giuseppe inizia a spogliare Manuela. Le sue sono due tette appena pronunciate, che Alba prende a baciare; Giuseppe le toglie i pantaloni e, dal suo perizoma, affiora un gran bel cazzo, non largo, ma lungo. Alba lo tocca, lo mena, ed inizia a pomparlo. A questo punto, Laura riprende a giocare con me.
“Ora leccami, fammi godere!”
La sorpresa era il trans, oltre all’enorme cazzo di Giuseppe. Ci rechiamo, tutti nudi, in una camera con un grande letto, che ci accoglie mentre erano in corso baci, leccate, insomma un gran mix di corpi eccitati. Alba lecca la fica a Laura, la vedo immergersi tra le sue gambe ed è talmente presa che quasi si dimentica del resto. Giuseppe la prende, la posiziona per bene ed inizia a scoparla a pecorina. Mi ritrovo a pomiciare con Manuela, allungo una mano e le tocco il cazzo: è una sensazione che mi piace, per cui scendo e lo lecco.
Per la prima volta assaporo un cazzo, poi scendo al suo culetto, perfetto, depilato, roseo. Alba sta urlando di piacere.
“Sì, sì, sbattimi, cazzone! Dammelo tutto, così! Sì, riempimi tutta!”
“Lo senti, puttana?”
“Lo sento tutto, fino in punta! MI SFONDA!”
Laura si gira, si fa leccare la fica da Alba, io avvicino il mio cazzo alla bocca di Alba, che lo ingoia tutto. Manuela passa dal baciare me, Giuseppe e leccare la fica di Laura. Laura prepara il culo di Manuela, mi pompa un po’ il cazzo e poi lo dirige al culo di Manuela. Non faccio fatica ad entrare: è un bel culetto, tondo, perfetto e, mentre lo inculo, Laura lo spompina.
“umhhmmm, sì, sì, cosi, scopami!”
Giuseppe, nel frattempo, si è messo Alba sopra e la sta scopando con ardore.
“Sì, dai! Dai, che vengo!”
Dalla sua fica esce una fiumana di piacere. Altre volte aveva avuto orgasmi simili, ma mai così abbondanti e prolungati. Giuseppe la incita a godere ancor di più.
“Dai, troia, godi! Di più, ancora!”
Dopo averla fatta godere di nuovo, la mette a pecora, appoggia la sua cappella al culo e, con determinazione, la sfonda. Entra così forte che Alba si lamenta, ma lui continua a sfondarle il culo imperterrito.
“Ahi, mi fai male! Fa piano, che me lo rompi!”
“Troia, stai zitta e godi! Te lo sfondo tutto, questo culo stupendo!”
Spinge, lei si dimena, vorrebbe farlo uscire, ma lui la tiene ferma con tenacia. Nel frattempo, Laura si è impossessata del mio cazzo: lo ha in fica e si posiziona bene per ricevere in culo quello di Manuela. Troviamo subito il ritmo giusto e partiamo in una doppia caldissima. La sento bagnare sempre più, mi morde le labbra, quasi a strapparle. Manuela la sculaccia violentemente, lei ne gode.
“Sì, così, che mi piace!”
Alba ormai è in preda ad un forte piacere anale. Il cazzo di Giuseppe, da quello che posso vedere, è tutto nel suo culo.
“Troia, adesso ti piace? Lo senti come ti spacco il culo?”
“Si, mi piace molto! Godo! Dai che vengo!”
“Te lo riempio tutto, porca! Te lo voglio spaccare!”
Manuela si irrigidisce, mi accorgo che sta venendo. Mi dice che vuole sborra da bere, allora me ne esco, appoggio la mia cappella alla sua bocca e le vengo in gola. Lo trattiene e se lo centellina baciando in bocca Laura. Giuseppe sta ancora inculando Alba, Manuela è scesa a succhiarle il suo grosso clitoride. Giuseppe esce dal suo culo, sbatte la sua asta sulle chiappe di lei, il suo enorme cazzo è uno splendore, lo insaliva e rientra nel culo di Alba. La troia, adesso, lo vuole, ma ha anche sete.
“Sì, dai che godo! Dai, dammi la tua sborra!”
Giuseppe toglie il cazzo dal culo di Alba, si avvicina al suo volto e menandoselo le riempì la faccia di sborra, che Laura e Manuela leccarono avidamente. Come inizio non era stato affatto male. Sia Laura che Manuela stavano ammirando la bella fica grossa di Alba. Ci passavano le dita, la lingua. Giuseppe si stava trastullando il suo enorme cazzo. Era in semi riposo e, quasi leggendoci nel pensiero, ci avvicinammo. Io ho preso a leccare culo e fica di Laura, che aveva labbra sottili, completamente depilata ed un buchetto di culo davvero piccolo, ma, leccandolo, ho capito che era ben largo e capiente. Giuseppe passava la sua lingua sul culo di Manuela, le leccava anche le palle, stringendole con una mano la bella verga, lunga. Non so se Alba era appagata, mi sembrava strano vederla rilassata. Ho sentito Manuela andare a leccarmi dietro. La sua lingua appuntita correva veloce tra le mie pareti e si insinuava dentro lievemente, ormai ero preso. Alba mi guardò si avvicinò e sorrise.
“Al mio porco, inizia a piacere il cazzo?”
L’ho guardata ed ho sorriso, mentre le rispondevo.
“Adoro la fica ed anche il culo, ma sì, il cazzo non è poi così male.”
Poi mi avvicinai al cazzo di Manuela, lo leccai e, piano, lo feci entrare nella mia bocca. Alba si avvicinò e quasi mi mostrò come pomparlo. Iniziammo a pomparlo assieme, ma poi il richiamo della fica prese il sopravvento. Mi misi Laura sopra e presi a scoparla. Lei si dimenava con ritmi lenti, profondi, stringendosi le tette. Giuseppe si avvicinò da dietro, mise dell’olio sul suo culo e poi affondò, senza ritegno. La sua cappella la sentii a contatto con il mio cazzo, era quasi impossibile muoversi, eravamo lì fermi con Laura che fremeva. Dovemmo uscire entrambi. Poi Giuseppe la inculò un po’, mentre io mi ero sfilato e mi ero dedicato ad Alba. Era montata sopra di me, avevo preso a massacrare i suoi capezzoli, stringendoli forte, quando Giuseppe, uscito dal culo di Laura, le entrò a sua volta. L’impatto fu devastante: Alba urlò
“Ahia, non cosi! Cazzo, mi spacchi il culo!”
Lui non si lasciò fermare.
“Sta ferma! Fa passare la cappella, che poi ti piacerà!”
Lei si lamentava, ma lui continuò a spingere.
Ferma, troia! Sta ferma, zoccola, che lo sento che sei già tutta sfondata!”
Mi disse di star fermo, affondò ancora e la sua cappella spari nel culo di Alba. Dopo alcuni secondi la sua fica si stava completamente allagando. Manuela aveva portato il suo cazzo alla bocca di Alba ed ora si stava gustando tre cazzi la mia troia. La sua fica sembrava strettissima, tanta era la pressione di Giuseppe sul suo culo. In tutto questo, Laura era intenta a pompare Manuela da dietro. Alba stava tremando, Giuseppe spingeva sempre più nel suo culo, sentivo dalla sua fica scendere una cascata di umori che sembrava non finissero mai, poi l’urlo di piacere che non aveva niente di umano.
“Vengo! Vengo! GODO ADESSO!”
Fu interminabile. Più diceva godo, più sia io che Giuseppe, affondavamo nella sua fica e culo, finché quasi implorò di smettere. Uscimmo e si piegò in due, tremava e godeva. Laura e Manuela presero a schiaffeggiarle tette, chiappe e fica. Andai a leccare la sua fica e la trovai come mai. Sembrava una piscina tanta era colma di umori. Giuseppe mise a pecora Laura, la penetrò con forza, mentre io, dopo aver lasciato Alba, pomiciavo con Manuela. Ci toccavamo il cazzo, lo misi sotto e presi a incularlo. Lo scopavo in culo e gli menavo il cazzo, lo riempii di sborra succhiando la sua lingua, poi lo segai fino a farlo venire. Mi avvicinai ad Alba la baciai e le sussurrai:
“Sei la mia troia! Unica!”
“Ho goduto come non mai! Ora so cosa cerco nel sesso, spero mi seguirai!”
Passammo la notte lì e, al mattino, salutammo e tornammo nella nostra dimora. Passammo una domenica di sesso lieve, dolce e coccole. Il culo di Alba aveva bisogno di riposo e cure, la sua fica di dolci leccate
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Da moglie pudica a puttana. 04
Arrivammo nel tardo pomeriggio. La loro abitazione era fuori dal paese, immersa tra ulivi, frutteto ed orto. Era costituita da un piano unico, con un porticato che lo avvolgeva: un posto abbastanza ameno in cui spirava una bella brezza fresca. Dopo i saluti di rito ed una rinfrescata veloce, ci accomodammo fuori, dove più che ad una cena, ci apprestammo ad una vera e propria abbuffata: sua madre era una cuoca eccezionale. Mentre stavamo cenando, io fantasticavo: vedevo Maria con occhi diversi, quel suo bel culo, anche se basso e pieno, le sue belle tette di una quarta abbondante; insomma mi stavano arrapando e fantasticavo su di lei, sui suoi rapporti familiari. Angelo non perdeva occasione per sfiorare Alba, mentre suo padre sembrava veleggiare in un mondo tutto suo. Assorto, ho sentito Alba farmi piedino più volte, alla fine mi abbassai per sbirciare sotto la tavola: sia Angelo che suo padre, le stavano tastando le gambe: mi eccitai. Finita la cena, Alba e Maria sparecchiarono ed io aiutai, come per mia abitudine. Mi capitò, quasi involontariamente, di sfiorare il culo di Maria, una, due, tre volte. Lei non si scompose mai, i nostri erano movimenti lievi causati dal passaggio, o di piatti e bicchieri da sistemare. Fuori poi, mentre prendevamo il caffè, Alba mostrava quasi per intero la sua mercanzia; la gonna era arrivata all'altezza della fica; aveva un perizoma di quelli suoi, quasi trasparente, i suoi capezzoli si erano induriti ed erano visibili in tutto il loro splendore. Maria la scrutava mentre sorseggiava il caffè e, in qualche modo, cercava di mettersi in mostra pure lei. L’atmosfera era carica di eros: sembrava quasi dovesse esplodere il finimondo da un momento all'altro. Massimo si passava spesso la mano sulla patta, da cui faceva capolino il suo gonfiore. Maria gli si avvicinò, lui le cinse le spalle e, con la mano, lentamente arrivò a toccarle le tette. Lei lasciava fare L’unico, che in quel momento era distante da tutti, ero io, ma andava bene così! Dissi a tutti che ero stanco per il viaggio, Alba annui e ci salutammo; io ero veramente cotto e caddi in un sonno profondo. Al mattino, i suoi erano già andati al lavoro: sarebbero tornati a metà pomeriggio. Angelo aveva un impegno e noi andammo al mare. La giornata era proprio da mare, la trascorremmo al sole, tra leccate di fica, culo, pompe e scopate. Quando rincasammo era tarda serata: ci eravamo davvero goduti un'intera giornata. Feci una doccia veloce e scesi ad aiutare. Alba, invece, si prese più tempo e, immaginai, volesse fare un piccolo clistere e prepararsi da troia. Anche Maria, dopo aver dato disposizioni a tutti, se ne andò per cambiarsi e prepararsi. Tra verdure cotte, crude, salumi vari, formaggi, pane di vari tipi, bottiglie di vino, la tavola era più che abbondantemente apparecchiata. Maria si presentò con un vestito largo, senza reggiseno ed i suoi capezzoli non erano da meno di quelli di Alba. Al suo arrivo ci fu un quasi applauso, sia da parte di Angelo che di Massimo: entrambi la baciarono quasi in bocca, io non feci altro che esclamare: “Che schianto!”
Mi avvicinai, la baciai lievemente sulle guance ed il contatto con i suoi seni mi eccitò all'istante. Scese Alba in vestaglia quasi trasparente, con sotto un intimo che sembrava inesistente: si vedeva tutto. Maria le disse che era bellissima e le stampò un bacio in fronte, ma notai che la sua mano le sfiorava sia le tette che il culo. Massimo fece lo stesso, mentre Angelo diede prima un bacio a sua madre e poi a lei, molto, ma molto vicino alla bocca. La serata si preannunciava ai massimi livelli di euforia. Più che cenare, tutto si era trasformato in una sorta di scambio di sguardi provocanti. A tavola eravamo disposti come la sera prima. Angelo era in mezzo a sua madre ed Alba, io ero tra Maria e Massimo. Non tardai a capire che le mani di Angelo si intrufolavano tra le nature di Maria ed Alba e anche quelle di Massimo vagavano tra le gambe di Alba. A quel punto allungai una mano sulle gambe di Maria. Salivo lievemente, con dolcezza e lei si apriva. Arrivai alla sua fica, sentii suoi slip abbastanza bagnati, intromisi un dito all'interno e lo sentii come un bambino che mette il dito nel miele: ero all'interno di quel paradiso, quando sentii un’altra mano: era di Angelo, che stava, a sua volta, massaggiando la fica di sua madre. Sfilai il dito e lo portai alla bocca succhiandolo, mentre la guardavo dritta negli occhi. Sentii una mano che mi toccava la patta e, con mia profonda sorpresa, capii che si trattava di Massimo: lo lasciai fare. Quella sarebbe stata una lunga notte, così, dal porticato, ci trasferimmo nella camera dei genitori.
Alba, prontamente, prese possesso della bocca di Angelo: le loro lingue si cercavano, si mordevano, succhiavano, mentre io e Massimo palpeggiavamo Maria. Tra tette, culo, gambe, la spogliammo ed io scesi giù a leccare i suoi umori. Sembrava miele. Cercai il suo culo che faceva sì da schivare, allora son risalito sulle sue tette: erano grosse anche se un po’ ciondolanti, ma invitanti, con due capezzoli ritti e duri. Lei palpava sia me che suo marito e, quando fummo tutti nudi, la vidi spostarsi verso Angelo. Lo aiutò a liberarsi di ogni indumento e gli prese il cazzo in bocca. Il suo somigliava più ad una sega che ad un lento pompino. Massimo era andato a leccare le tette di Alba ed io tornai a concentrarmi sulla fica di Maria. Cercavo di passar la lingua sul suo culo, ma si ritraeva mostrando di non gradire. Quando anche Alba fu completamente nuda, Angelo la leccò avidamente. Maria guardava e si mordeva il labbro, poi fece spazio a Massimo che, prima di leccarla, restò affascinato da quello che vide.
“Mamma mia, che spettacolo! Che fica! Cavolo, sembra tu abbia un cazzo?!”
Si mise a leccarla avidamente. Maria, presa dalla curiosità, si spostò a scrutare la fica di Alba e ne rimase anch'essa affascinata. La sfiorò, la toccò, vi passò la lingua sul clito. Alba ebbe un sussulto e, a quel punto, Maria partì con una profonda leccata di fica.
“Mamma mia, come lecchi! Che bello! Oddio, che bello!”
La vista di Maria a pecora, che leccava Alba, mi portò a cercare di leccare ancora il suo culo. Allargai le sue chiappe e ci affondai la lingua. Lei cercava di liberarsi, ma era nella mia morsa e, tra leccate di culo e fica, ben presto si abbandonò alle mie manovre. Alba aveva davanti i cazzi di Angelo e Massimo, che leccava e pompava. Io non persi tempo ed appoggiai la cappella alla fica di Maria e, con un colpo secco, entrai in lei. L’ho sentita spingere verso di me, si staccò dalla fica di Alba ed Angelo offrì il suo cazzo in bocca a sua madre, mentre Massimo entrò in Alba. Era un susseguirsi di spostamenti di Angelo fra la bocca di sua madre e quella di Alba. La fica di Maria era calda, aveva un bottoncino minuscolo, ma appuntito, ed era completamente rasata. Le sue labbra erano sì grandi ma non certo come quelle di Alba; cercai di infilare un dito nel suo culo, ma mi fermò subito. Angelo, che aveva visto tutto, fece sistemare Alba sopra suo padre, poi, da dietro, leccando culo e verga di suo padre, li inumidì per bene, poi appoggiò il suo cazzo e inculò Alba. Maria si spostò per veder meglio, mentre io proseguivo a scoparla. Incuriosita, guardava Alba, cercando di capire come si potesse godere di culo.
“Ti piace eh?”
“Sì, mi piace molto, godo tantissimo nel sentirlo in culo. Vorresti anche tu un bel cazzo in culo?”
“NO! NO. Lì sono vergine, non l’avrà mai nessuno. Ho troppa paura di sentir dolore e, per questo, non mi faccio inculare.”
Quelle parole suonarono come una sfida per me. Lasciai il posto a Massimo, che venne a scopare sua moglie. Aveva un cazzo normale, ma con una bella cappella. Angelo aveva preso a scopare Alba ed io davo il mio cazzo in bocca, ora a Maria, ora ad Alba e, alla fine, Angelo, conoscendo Alba, usci dalla fica ed entrò tutto nel suo culo. Glielo riempì di sborra. Uscito lui, vi entrai io e, a sentire quella sborra calda nel culo di mia moglie, dovetti trattenermi molto, per non venire all'istante e, quando esplosi dentro di lei, i suoi capezzoli erano stretti fra le mie dita. Venni a lungo, lei ansimava dal piacere, guardò Massimo e lo invitò a sua volta a farcirle il culo.
“Dai riempimi anche tu il culo di sborra!”
Lui guardo Maria, quasi per riceverne il consenso, lei si stacco da lui e Massimo entrò nel culo di Alba, che ne fu subito entusiasta.
“Sì, riempimi della tua calda sborra. Fallo, che la voglio tutta nel culo!”
Mentre Massimo stava inculando Alba, io avevo ripreso a leccare Maria. La sentii contorcere, le sue gambe strinsero la mia testa, la sua fica si bagnò ed esplose, ma non di un getto come ero abituato con Alba, bensì abbastanza da sentirlo in bocca. Intanto Massimo venne nel culo di Alba. Sapevo che aveva fatto il clistere apposta, la troia. Maria se la fece sistemare sulle sue tette e la esortò a farla colare su di esse.
“Dai, rilasciala tutta, qui!”
Alba rilasciò sborra mista a pipì, sulle tette di Maria. Una volta che l'ultima sua goccia di pipi le ebbe ricoperto le tette, Maria prese a leccarla. La sua lingua si muoveva veloce ed appuntita, tra l'interno e le grandi labbra, succhiando anche il suo clitoride. Alba non tardò ad esplodere, bagnando Maria in faccia. Entrai in doccia, seguito da Massimo; mentre mi stavo dando una buona insaponata, lo vidi abbassarsi e prendere a leccarmi palle, culo e cazzo. Uscimmo per far spazio agli altri. Alba era lì ad ammirare il primo pompino che ricevevo da un uomo e pure Angelo si aggiunse: cazzo, tre bocche che si prendevano cura del mio fallo. Una volta tutti puliti e sistemati, restammo nudi in camera. Stavamo giocherellando tra baci e carezze, quando Alba andò a leccare Maria e la esortò a rilassarsi, mentre e prese a leccarle il culo.
“Rilassati!”
Lei oppose una parva resistenza.
“No, dai, non voglio…”
Lei però era decisa e la incitò a lasciarla fare.
“Tranquilla, vedrai come ti farò godere.”
Prese a leccarla con calma, a lungo. Nel frattempo Angelo aveva dato il cazzo in bocca a sua madre, mentre io avevo preso a giocare con fica di Alba. Massimo si stava toccando, ma Maria proprio non gradiva esser solleticata nel culetto. Erano entrambe a pecora e le scopammo ancora, stavolta, però, la sborra fini tutta sulle tette di Maria. La mattina dopo, Massimo era libero: aveva preso due giorni di ferie e, mentre stavamo facendo colazione, mi parlò di Annunci69. Lui e Maria erano da anni scambisti e, prevalentemente, giocavano con coppie bisex. Lo guardai e gli esternai la mia diffidenza a dar pubblicità a certe cose tanto intime.
“Ma non hai timore di internet?”
“No, se trovi la coppia giusta, non hai motivo di nutrir paure."
Entrò nel suo account e mi mostrò tutto quello che c'era di loro due: foto, amicizie. Per me era un mondo nuovo, ma lo trovai stimolante e, per qualche verso, rassicurante. Mi lasciò libero di navigarci e andai a visionare coppie della nostra zona. Mi spiegò come fare per metter un annuncio ed io gli risposi che ci avrei pensato. Poi decisi di togliermi una curiosità.
“Angelo, oltre che con voi, gioca anche con altre coppie?”
“Solo con una, ci ha giocato.”
“Da quanto fate incontri insieme a lui?”
“Da alcuni anni. Fu Maria che lo beccò mentre leccava i suoi slip sporchi e, nel vederlo nudo e in tiro, lo spompinò; poi, il resto venne di conseguenza.”
“Tu, invece, quando hai scoperto che adori giocare anche con uomini?”
“Durante il servizio di leva.”
“Chissà quanti cazzi hai pompato, vero?!”
“All’epoca, molti ed anche culi!”
“Li hai scopati?”
“Sì, li ho scopati e mi hanno scopato! Poi ha iniziato Maria a scoparmi il culo.”
“Mentre il suo è vergine? Incredibile!”
“Ci ho provato e riprovato, ma niente, non vuole. Parlando con lei siamo entrati su annunci69. Inizialmente lei vi aveva aderito per farmi piacere, poi...”
“Poi ci ha preso gusto?"
“Sì, è così, ma ha anche scoperto che le piace leccare la fica.”
Parlammo per ore e, intanto, l’eccitazione galoppava. Angelo ed Alba erano in paese a far compere, l’indomani saremmo ripartiti. Avrei voluto che Massimo mi pompasse e, chissà, magari provare a pomparlo, pure io e gli avrei voluto sborrare in culo, ma, visto che lui parlava e basta, lasciai perdere. Maria tornò dal caseificio nel primo pomeriggio, la sera io e Alba avevamo prenotato presso un ristorante, in riva al mare. Alba e Maria sparirono e le vedemmo tornare solo all’ora di partire. Alba si era permessa di comprare un abito a Maria, che le metteva in risalto le forme, anche se un po’ abbondanti, ma era davvero molto conturbante. Sotto doveva aver indossato un reggiseno che le tirava su le tette e devo dire che il risultato era straordinario. Anche Massimo ne convenne. Alba invece aveva indosso un abito ampio che non metteva niente in risalto, ma... c'era un ma: sotto non aveva indumenti intimi. Che troia la mia Alba! Angelo, quella sera, la sua ultima nel Salento, aveva appuntamento con amici. Per Maria fu un successo. Aveva occhi solo per Alba e ne godeva e, al ritorno a casa, la baciò a lungo. La ringraziò, la spogliò e prese a leccarla tutta. Anche Alba si diede da fare e ricambiò: in breve erano intente e prese in un magnifico 69. Maria si lasciava leccare anche il culo: la mia Alba doveva esser riuscita a convincerla. La vista di quel bel culo lì, a portata di cappella, mi eccitava alla follia. Dopo un po', entrammo in gioco anche io e Massimo. Ci scambiavamo fiche, culi, bocche a iosa. Scopavamo un po’ l’una, un po’ l’altra, univamo gli umori delle due fiche. Alba fece sdraiare prona Maria, le lecco a lungo il culo, poi si dedicò al cazzo di Massimo, lo leccò lo pompò e l’appoggio al culo di sua moglie.
“Dai, rompiglielo, ma sii dolce.”
Massimo desiderava tanto quel culo, che spingeva come un forsennato. Maria urlava e non voleva, ma Alba la baciò, la leccò e la fece calmare.
Fece metter Massimo sdraiato supino, lo preparò, poi mi invitò ad avvicinare il mio cazzo, glielo appoggiò e, con calma, pian piano, entrai in lui. Io entravo, insalivavo, uscivo e rientravo, spingevo mentre lo scopavo nel culo. Mi venne normale toccare il suo cazzo, non volevo venire nel suo culo, ma in quello di Maria. Dopo averlo scopato per bene, sono uscito da lui, andai in bagno e mi feci un ricco bidè. Quando tornai, Alba era a pecorina, leccava fica culo a Maria e Massimo la inculava. Presi Maria, la baciai dolcemente, le leccai con passione fica e culo, vi intromisi un dito e continuai a leccarglielo; avevo capito cosa aveva fatto Alba: doveva averle fatto uno dei suoi clisteri che contenevano una sostanza anestetizzante, così quando ci si fa inculare, si avverte meno dolore. Maria si sentiva libera, tranquilla e pulita, sicura. Con calma, pian piano, appoggiai la mia cappella.
“Lo senti? Entro così, piano piano.”
Era rilassata e mi sentiva entrare con calma, ma con determinazione. Quando il mio corpo fu attaccato al suo, si rese conto che le avevo aperto il culo.
“Lo senti come ti apro? Allargalo bene, aiutami, maiala!”
“Piano! Muoviti piano, che comincia a piacermi!”
Ero eccitatissimo! Stavo sfondando il culo vergine di una troia che, in tanti, lo avevano puntato, ma solo io ero riuscito a sfondare a dovere.
“Sì, troia, ti spacco il culo! Ora te lo sfondo e poi te lo farcisco, così avrai modo di goderne molto di più!”
Lei si stava davvero godendo la prima inculata della sua vita.
“Oh, sì! Che bello, lo sento umhhmmmm … sì, dai, chiavami!”
Alba, con il cazzo di Massimo in culo, stava leccando e mordendo i capezzoli di Maria. Io uscii da quel culo aperto, lo ammirai e poi, per l’ennesima volta, lo leccai: era caldissimo e ridotto ad una voragine! Misi due dita dentro e poi vi appoggiai la cappella e, con una spinta forte e decisa, affondai di nuovo in lei, che adesso godeva a più non posso.
“Cazzo, mi sfondi! Sì, dai, tutto dentro! Spingilo tutto dentro! Godo! GODO!”
Alba le stava mordendo i capezzoli. Ormai il mio cazzo era tutto infilato nel suo culo. Presi a pomparla con vigore, non uscivo più, ma spingevo sempre più in fondo. Alba si insinuò sotto di lei e riuscì a portar la sua lingua sul bottoncino di Maria. Lo leccava e mordeva, il cazzo mi stava scoppiando, poi ho guardato suo marito che mi osservava e, così, son uscito per far posto a lui. Feci entrate Massimo, che vi penetrò con una calma quasi serafica, molto lentamente, era troppo eccitato e, con due colpi, le venne dentro. Quando senti la sborra calda nel culo, Maria esplose in un orgasmo squassante.
“Oddio, amore! Umhmhmmm… sì, è bello! Godo! Godo! Guarda tu cosa mi son persa in tutti questi anni?!”
Appena usci lui, entrai io. Presi a limarle il culo con più forza, mentre sentivo la sborra di Massimo sbordare e colare. Alba non smetteva di stringerle i capezzoli con le dita, ma ora anche io ero al limite e mi svuotai nel suo culo.
“Godo, troia! Ti riempio il culo! Lo senti come ti sto inondando?”
Alba le schiaffeggio il clitoride. La fica di Maria emise un violento zampillo. Alba si mise sopra la sua faccia e le coprì di pipi viso, tette, poi prese a masturbarsi e le irrorò completamente la faccia. Maria era stremata, ma felice, mise la lingua in bocca ad Alba, la baciò con profonda passione, poi, con le lacrime agli occhi, la ringraziò.
“Grazie, non pensavo si potesse goder cosi, con un cazzo nel culo!”
L’indomani partimmo, portandoci Angelo con noi.
Per alcuni mesi, rimase con noi. A volte si scopava assieme, ma, come spesso accade, ormai il gioco aveva perso molto del suo tono iniziale: era venuta meno la carica erotica. Lui trovò due stanze ad un prezzo equo, lo vedevamo una volta a settimana, ma solo per una cena, una pizza. Rivedemmo i suoi, quando vennero su a trovarlo, ma non facemmo sesso con loro. Eravamo protesi a nuove esperienze.
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il massaggiatore
Oramai, sono passati circa tre anni..(purtroppo) avevamo deciso di fare un last minute alla ricerca di un singolo inserendo nel testo cerchiamo singolo ospitale se possibile abile massaggiatore. Ci risposero in molti ma ahimè,il pretesto la scusa di essere un massaggiatore era solo quella di incontrarci e solo giocare.. tra i molti c'era uno nemmeno avevamo preso in considerazione poichè non poteva ospitare, nemmeno gli avevamo risposto ma lui insistette dicendo che non aveva problemi nel pagare il motel, al che gli dissi : e tu pagheresti il motel per solo massaggiare lei? certo mi rispose, cosi decidemmo un incontro conoscitivo e poi valutare il caso.. beh oltre che essere un galantuomo già al incontro conoscitivo era pure simpatico e carino,dopo nemmeno mezzora propone il massaggio alla mia lei, siccome lei ''vivrebbe '' di massaggi accettammo di andare in motel. Gli fece un massaggio di più di un ora su tutto il corpo senza ''sfiorare'' la patatina un vero e proprio massaggio da professionista.. al che, dopo quasi 2 ore era completamente fradicio e ci chiese una pausa, quindi si allungò sul letto vicino alla mia lei e nonostante era in ''riposo'' gli passava le mani sulla schiena, era rimasto con i boxer e noi non potevamo non notare i gonfiore della patta.. sembrava che ''dentro'' ci fosse un tubo.. cosi mi avvicinai alla mia lei baciandola ed invitandola nel toccargli il cazzo, beh non gli stava quasi in mano sia x la lunghezza che x la circonferenza.. lei inizio nel segarlo mentre io gli infilavo in bocca il mio, poi dissi a lui di avvicinarsi in modo di farselo succhiare, lei iniziò nel succhiarlo e prenderlo in bocca ma era talmente largo che faticava era moltooo eccitata che il mio proprio nemmeno me lo toccava.. a quel punto mi misi a fare da spettatore.. notavo lei compiaciuta e sorpresa ,cambiarono molte posizioni sino al ultima.. lei era in ginocchio sul letto e lui in piedi davanti a lei, chiesi a lei di prenderlo in bocca più che riusciva , mi guardò dicendomi e si.. più di tanto non riesco.. beh aveva le lacrime agli occhi lo leccava e bagnava bene tutto per riuscire nel prenderlo in bocca , faticava ma alla fine era riuscita nel ingoiarsi quasi 15 cm. di cazzo in bocca.. poi si mise alla pecorina e mentre la scopavo lei non smise un istante si pompare.. io ero talmente eccitato che dopo 5 minuti ero già venuto ,lui no anzi, a dovuto aiutarsi con le mani x venire venendogli sul seno che la praticamente inondata.. ! Ora purtroppo, non c'è più si è fidanzato ma tra le tante esperienze avute questa è stata la nostra più bella ed eccitante.
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1 anno fa
angeloedemone1984,
44/45
Ultima visita: 11 mesi fa
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Insolito e inaspettato....2° parte
....tutto quello che stava accadendo andava oltre le mie aspettative...credevo fosse un incontro che avrei saputo gestire emozionalmente guidando la serata a mio piacimento. Mi rendevo conto invece con il passare del tempo che tutto era ormai fuori controllo dalla mia volontà . Mi stupivo quanto stesse piacendo la situazione alla mia lei...ne ero entusiasta , ma anche un pò geloso per come veniva presa da quello che fino a due ore prima era un estraneo. In più il ragazzo durava e andava avanti senza tregua e soddisfava la mia sete di sesso con la mia donna che ultimamente si concedeva troppo raramente. In passato per questo l'ho tradita , ma oggi vedendola godere davanti a me con un altro uomo pensavo che anche a lei questo potesse stimolarla per aumentare la libido anche tra noi. Ma veniamo al seguito della storia della serata......
Sono rimasto incredulo ma anche sorpreso dell'istinto nell'accettare senza pensarci di ritrovarmi a leccare insieme alla mia donna il cazzo dello sconosciuto , Non era nelle mie previsioni, ma in quel momento tutto sembrava magnificamente unico e spontaneo. Che strana sensazione avere una cappella nella bocca, ma ammetto che anche se non l'avrei mai immaginato, in quel momento di estasi totale mi piacque tantissimo . Per di più lei che leccava con me e che continua a cavalcarmi mi amplificava i piaceri . Non so quanto sia durato questo momento, ma dopo un pò il ragazzo prese nuovamente iniziativa buttandoci entrambi nell'apoteosi del piacere. Si mise alle spalle della mia ragazza che al momento era ancora sopra di me semisdraiato sul letto. La spinse in avanti su di me piegandola e cominciò a leccargli il culo mentre io ero dentro di lei. La posizione apriva naturalmente le sue natiche e le mie mani contribuivano ad apparecchiare la lingua del ragazzo . Gli occhi della mia ragazza erano persi nel piacere. Potevo immaginare i movimenti pindarici della lingua del ragazzo che scavava il solco per quello che avrebbe voluto....il suo culo. Se fosse accaduto anche questo avrei ricominciato a credere in babbo natale(a me non l'ha mai concesso!!!). Dopo aver infilato con il piacere visibile sul volto della mia ragazza le sue dita , il ragazzo rimise un nuovo preservativo e provò ad appoggiare la sua cappella sull'ano umido della mia ragazza. Purtroppo come temevo rifiutò questo invito all'inculata e lo spinse a continuare nella leccata. Senza che me ne accorgessi si abbassò nuovamente ricominciando a leccare non solo l'ano della mia ragazza , ma anche la mia asta che entrava e usciva dalla sua fica. Forse preso dall'eccitazione e dal fatto che non poteva incularla o forse perchè liberato anch'egli dai limiti mentali che a volte si creano tra uomini e donne, cominciò a succhiarmi le palle. Sentii il calore della sua bocca e dopo neanche un minuto mi venne da sborrare. Lo tirai fuori appena in tempo . Ebbi un orgasmo potentissimo . Lo sperma schizzo sul culo della mia ragazza . Talmente intenso e sorprendente tutto quello che stava accadendo che non sembrava vero. Chiaramente l'unico che rimaneva al momento super eccitato era il ragazzo che non ci mise troppo dopo il mio orgasmo per ricominciare a pompare la mia ragazza ormai sfinita e bagnata di sperma tra le gambe. Sembrava anche per lui un'occasione unica da gustare fino in fondo . La chiavò per altri venti minuti girandola in ogni posizione possibile fino a spruzzarle altro sperma sull'addome . Sfinita e bagnata la mia ragazza cadde in un sonno profondo tra le lenzuola colme dei nostri odori. Io ebbi il tempo di chiacchierare ancora con il ragazzo prima che andasse via. Gli chiesi com'era possibile quella sua eccitazione cosi duratura. Ammise che aveva visto le foto che gli avevo mandato della mia ragazza e prima di entrare in casa aveva preso una pillola.....Ora capisco! voleva chiavarla forte e approfittare dello splendido corpo della mia 45enne. Mi venne da chiedergli anche cosa ne pensava di quello che mi aveva sorpreso e piaciuto. Anche lui disse di non averlo mai fatto prima e che la situazione lo intrigava non poco. Mentre ne parlavamo eravamo seduti ancora in mutande e scorsi che visibilmente il suo pacco ricominciava a gonfiarsi. A me che non avevo preso nulla, il mio pene stentava a riprendere vita. Senza poter nascondere l'evidenza il ragazzo provò a sistemare il suo cazzo nelle mutande che ormai non riuscivano più a contenerlo. Si scusò per quell'erezione del tutto improvvisa e spontanea , anche se forse frutto ancora degli effetti della pillola magica. Gli risposi che non c'era nulla di male e che potevamo custodire questo segreto magari per altri incontri se la mia lei lo avesse richiesto, anche se ne dubitavo. Senza freni e direi senza ritegno d'improvviso mi prese la mano e me l'appoggio sul suo cazzo che era diventato sempre più duro. Mi chiese di aiutarlo a godere un ultima volta, visto che forse non ci saremmo rivisti. Mi affacciai nella stanza dov'era la mia ragazza. Non si sarebbe mai svegliata conoscendola. Ma sopratutto mai avrebbe ripreso a scopare.....le sue labbra erano gonfie per quanto erano state stimolate. Ritornai dall'altra parte dove il ragazzo aveva preso a masturbarsi da solo. Mi avvicinai , gli presi il cazzo e cominciai a fare su e giù scoprendogli la cappella lucida e gonfia. Onestamente posso dire che avevo scelto un bel cazzo per la mia lei....un cazzo che cominciavo a pensare non era dispiaciuto neanche a me avere tra le mani. Mi chiese di succhiarglielo, ma al di fuori di quello che accadde mentre scopavamo insieme con la mia lei, non mi andò di farlo. Lo feci però sborrare con le mie mani con poca difficoltà. Lo invitai a andarsene prima che potesse avere ancora un'altra erezione. Finalmente andai in doccia, dove fantasticai con le immagini nitide che avevo in mente e ripresi a farmi una sega ....l'ennesima!
...se vi piace la mia storia ne posso scrivere altre...
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1 anno fa
centomila,
50
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Da moglie pudica a puttana. 03
Erano passati sei mesi, nei quali avevamo scopato da soli senza coinvolgere altri. Usavamo vibratori, mi ero spinto a comprare anche un frustino, lei godeva, ma la sua fica non emetteva più quei lunghi getti e prolungate colate di umori. Le chiesi se le mancavano quegli incontri e la sua risposta si mostrò perfusa da una certa mestizia.
“Mi manca il trasgredire. Mi manca un cazzo grosso e lungo che mi penetri fin in fondo, mi manca far la troia, ma godo lo stesso e tanto con te.”
Dovevo ammetterlo, anche a me mancava la nostra trasgressione. Averla vista godere, e così tanto, era stata per me un’emozione fortissima, intensa, piacevole e molto eccitante. Anche io, come lei, avrei voluto condividere lei con un altro o altri, ma con chi? Con Franco ed i suoi amici, era andata benissimo: massima riservatezza, igiene, ma, nella cerchia di nostri amici? Nemmeno a pensarci. Internet? Lei non si fidava, quindi andavamo avanti con piacevoli fantasie.
Ho un cugino più grande di me di 15 anni e tempo addietro viveva al sud Italia
Suo figlio, un ragazzo di 21 anni, doveva venire nella nostra città per alcuni mesi per uno stage universitario e mi chiese se gli trovavo una stanza. Chiesi in giro, mi informai, ma i prezzi erano sempre troppo alti per le sue tasche. Fu mia moglie, nella sua indole di una vita fa un po’ suora, a suggerire di sistemarlo da noi: lo spazio c’era. A me l'idea di doverci privare della nostra libertà non piaceva molto, ma, alla fine, mi rassegnai e diedi il mio assenso. Erano due settimane che Angelo era da noi. Era un ragazzo taciturno, solitario, dedito unicamente allo studio. In casa poi non lo si sentiva. Aiutava in quelle poche cose che vi erano da fare, ma, per il resto, se ne stava in silenzio a studiare. A quel lato, decisamente positivo, faceva da contraltare la drastica riduzione dei nostri rapporti sessuali. Scopavamo in silenzio e, anche quando eravamo soli in casa, eravamo sempre con il timore che lui potesse rientrare all'improvviso. Insomma, non avendo figli, non eravamo abituati ad avere altre persone che giravano in casa. La notte, cercavo di acuire l'udito per verificare se si sfogasse masturbandosi, ma niente, e, allo stesso modo, non l'abbiamo mai visto in boxer, insomma un mistero totale. Un pomeriggio mi ritrovai a rincasare con largo anticipo rispetto al solito: avevo una visita dal dentista. La casa sembrava deserta, salii di sopra per farmi una doccia e, quando entrai in bagno, vidi lui seduto sul water, con in mano un perizoma di Alba. Lo annusava e si menava una verga da paura. Rimase di ghiaccio e, quasi impaurito, balbettò:
“Scusa, non so cosa mi ha preso.”
A fatica si alzò e si chiuse in camera sua a chiave. La sera disse che non stava bene, non aveva fame e non scese. Alba si preoccupò e, a quel punto, le raccontai l’accaduto. Ci fu un lampo nei suoi occhi: la lussuria che albergava in lei, aveva immediatamente elaborato un’opportunità.
Preparò una tisana, si mise una vestaglia che mostrava il suo intimo e sali di sopra. Bussò, si fece aprire e, con fare dolcissimo, lo approcciò chiedendogli cosa poteva fare per lui, per farlo stare meglio. Io, dal corridoio, seguivo la vicenda. Lei gli passò la mano tra i capelli, gli sentì la fronte, aveva detto che aveva mal di pancia e, quindi, gli ordinò di bere la tisana, mentre, nel frattempo, gli massaggiò la pancia. Non volle eccedere e lo lascio lì. Socchiuse la porta e, mentre sistemava la lavastoviglie, le misi una mano sul culo, da dietro: avvertii subito che il suo perizoma era umido e le sussurrai:
“Che troia che sei!”
“Sì, lo so. E sono molto fiera di esserlo.”
Più tardi andai io a riprendere la tazza, gli chiesi come stava e mi rispose: "molto meglio". A quel punto gli parlai.
“Non ti devi scusare di nulla: io, al tuo posto, avrei fatto lo stesso e, forse, anche di più!”
Lui era rilassato, si alzò e scese giù, si mise seduto sotto il porticato. La serata era piacevole e gli portai un panino ed una birra. Scoprii che, anche se non fumatore, ogni tanto una sigaretta la fumava, cosi ne accesi due. Parlammo. Venni a sapere che, al paese, non aveva una ragazza fissa, ma era perso per una donna di dieci anni più grande. Si era rilassato ed ora stava parlando a ruota libera. Mi confidò che ci aveva sentito scopare una sera, che trovava Alba bellissima; spesso aveva spiato anche i genitori, insomma era in piena tempesta ormonale. Salutandolo con un sorriso, gli diedi un suggerimento: “Stasera, spiaci meglio.”
In camera, presi a leccare Alba, la sentii fremere come non succedeva da tempo, le schiaffeggiavo la fica.
“Ti piace, troietta? Mi sembri già abbondantemente calda.”
“Sì, lo sai che adoro essere trattata da troia. Mi eccita da matti.”
Mi feci montare con lei rivolta verso la porta, sperando che Angelo fosse lì, a spiare.
“Ti piacerebbe aver un altro bel cazzo in bocca, vero? E anche in culo?”
“Sì, sì! Lo vorrei tanto!”
Avevamo riconquistato la nostra libertà: ci sentivamo liberi come quando in casa eravamo da soli. La scopai con vigore. La sentii venire come una fontana. Volle la sborra in bocca e la ingoiò tutta, poi, nuda, si alzò e andò in bagno, passando davanti alla porta di Angelo: la trovò socchiusa. Erano due notti che scopavamo facendo anche rumore, ma di Angelo nessun segno. Pensai che, forse, mi ero spinto troppo avanti, così una mattina, mentre lo accompagnavo all'università, mi disse:
“Sei fortunato ad avere una moglie così.”
Avevo capito benissimo, ma decisi di approfondire.
“Che intendi "così"?”
“Una donna bellissima, sensuale, aperta.”
“Aperta a cosa? Non capisco, sii chiaro.”
“Vi sto sentendo la notte, mi alzo per spiare, e la trovo travolgente.”
“Non ti ho mai sentito, né visto.”
“Son bravo a muovermi nell’oscurità.”
“Mi hai detto che hai spiato anche i tuoi e loro sono altrettanto aperti?”
“Abbastanza!”
Stava per aggiungere altro, ma si fermò, allora decisi di sbilanciarmi.
“Insomma, te la scoperesti Alba?”
Lui mi guarda un po' intimidito.
“Chi non la scoperebbe?”
Allora ho deciso di giocarmela almeno con lui, a carte scoperte.
“Non fraintendermi, non sono bisex, ma saresti disposto a farlo in tre?”
"Con voi, subito! Poi è un’esperienza che ho già fatto e mi piace molto.”
Lo guardo un po’ sorpreso.
“Ah sì? E, se posso, con chi?”
Lui ci rifletté, poi mi rispose che lo aveva fatto con quelli che definiva una coppia di amici. Decisi di non approfondire: se avesse voluto, mi lo avrebbe detto lui. Nel salutarlo, gli feci una proposta.
“Quanto prima dobbiamo metter Alba in mezzo a noi due.”
Lui mi fa un mezzo sorriso molto complice e mi risponde:
“Sì, sarebbe davvero magnifico.”
In altri momenti avrei telefonato ad Alba e messa al corrente di tutto questo, invece aspettai il ritorno di Angelo. Ci accordammo di aspettare Alba con solo i boxer indosso; quando rincasò, ci trovò così abbigliati.
“Oh mio Dio! Che accoglienza stupenda! Questo si che è un bel modo di esser accolti in casa!”
Angelo si alzò, la baciò, le toccò tette ed io lo seguii, prendendo a spogliarla.
“Datemi il tempo di rinfrescarmi.”
Angelo la strinse a sé, bloccandola.
“No, stai bene così! Ti voglio assaporare mentre profumi di femmina.”
E senza aggiungere altro, scese a leccarle il culo. Alba prese subito ad eccitarsi, mentre lui era già lanciato.
“Uuhhmmm, finalmente! Che bello! Sapessi da quanto desideravo leccartelo: hai un culo da sballo!”
Io la baciavo, le stringevo i capezzoli e, quando la voltò per leccarle la fica, vidi il suo stupore nel trovarsi davanti una fica davvero particolare: le sue labbra, quando eccitate, erano enormi ed il suo clitoride, sovrastante la fessura, non era di quelli normali: era una rarità. Prese a leccarla con lievi colpetti, non entrava dentro la fica, ma saliva al clito come piaceva ad Alba. Andammo in camera. Io mi accomodai e presi a leccare fica e culo. Lui, dopo averla pomiciata a lungo, portò la sua verga alla bocca di lei. Non era in piena erezione, ma destò notevole interesse in Alba, che prese a leccarlo e pomparlo pian piano, finché non divenne dritta e dura, leggermente piegata in su. Aveva una bella cappella. Nel veder me, stringer e mordere i capezzoli di Alba, si dedico a ciò pure lui. Alba voleva il suo cazzo in fica, allora lo spinse indietro per farlo distendere supino e vi montò sopra. Prese a cavalcarlo, mentre con le mani si apriva chiappe: era un invito esplicito che desiderava il mio nel culo. Bastò un po’ di saliva ed entrò con assoluta facilità. Trovammo il perfetto ritmo e prendemmo a scoparla ed incularla per bene. Lei iniziò subito a godere, incitandoci a fotterla sempre più forte.
“Sì, fatemi godere! Dai, spingi, arriva fin in fondo. Vi voglio sentire tutti e due fino in fondo.”
Venimmo quasi simultaneamente: uno in fica e l'altro in culo: Lui continuò a spingere, ma c'era qualcosa che non andava in Alba, che si scusò, poi andò in bagno per tornare dopo poco: le erano arrivate le mestruazioni. Quando aveva quelle sue cose, diventava intrattabile, non ti ci dovevi avvicinare.
Così finì lì, la nostra prima scopata con Angelo.
Angelo si dimostrò un po’ inesperto, ma aveva la dote d'esser sempre in tiro. Scopava Alba anche tre volte al giorno. Avendo poi scoperto il fatto che a lei piaceva tanto nel culo, le sue venute finivano sempre lì. Insomma ora Alba aveva due cazzi a disposizione e, durante la giornata, ne godeva a profusione. Ma c’era un lato di Angelo, oscuro per me.
Spesso mi era capitato di notare che, quando scopavo Alba a pecora, lui da sotto, oltre che leccarle il clitoride, andava a leccarmi palle e culo. Così come era capitato che, talvolta, prima di infilarlo nella fica, la bocca di Angelo leccasse e prendesse in bocca la mia cappella. La cosa non mi dispiaceva, anzi, la trovavo piacevole, trasgressiva, ma quando gli chiedevo se per caso amasse anche il cazzo, le sue risposte erano sempre evasive, finiva con il minimizzare il tutto.
“A volte, mi lascio prendere dal momento, dalla situazione. Quando siamo lì, mi piace avventurarmi in altre divagazioni.”
“Nelle tue esperienze con amici, lo hai già fatto?”
“Sì, che l’ho fatto.” "Ed anche l’altro ti ha pompato?”
“Sì, lo facevamo.” “Solo pompe o anche anale?” Qui scattava sulla difensiva.
“Diciamo che son cose un po' particolari e, al momento, preferisco tenerle per me.”
Tutto questo mi incuriosiva ed eccitava. Non avevo mai avuto esperienze bisex e, sinceramente, non ci avevo neanche mai pensato, né fantasticato.
Il suo stage all'università stava per finire, tra breve lui sarebbe tornato al sud. Tutti e tre ne eravamo dispiaciuti. I contatti con i suoi genitori, erano giornalieri, in special modo con sua madre; lei non vedeva l’ora di riavere suo figlio a casa. Prima della fine dello stage, Angelo ricevette una mail da una ditta vicina a noi. La conoscevo bene, ci collaboravo per lavoro, ci fece un colloquio e, come sempre succede, alla fine la cosa ebbe il solito epilogo:
“Le faremo sapere.”
Angelo, una mattina, con le lacrime agli occhi, ma con tanta gratitudine ed affetto, ci salutò. La casa era vuota senza di lui. Per circa due mesi eravamo stati, dapprima genitori, poi amanti. Quel ragazzo, inizialmente taciturno, solitario, si era poi dimostrato gentile, vivace, esuberante, attraente, perverso e focoso. Erano trascorse tre settimane dalla sua partenza, quando ci chiamo euforico: la ditta, con cui aveva intrattenuto il colloquio, gli proponeva un contratto di un anno, ma vi era un problema: i suoi genitori desideravano che lui ci riflettesse, che attendesse qualche offerta di lavoro dalle sue parti. Capivo bene loro, ma, al tempo stesso, capivo Angelo: si trattava di una buona offerta e, lì, sarebbe cresciuto anche dal punto di vista professionale. Inoltre, al sud, la ben nota carenza di lavoro, costituiva un valido elemento per fargli propendere ad accettare il lavoro al nord. Si susseguirono telefonate che duravano ore, con lui e con i suoi e, alla fine, proprio i suoi genitori lo accompagnarono su, per valutare assieme la bontà dell'offerta proposta al figlio. Preparammo casa. I suoi avrebbero dormito dove già aveva dormito Angelo, e lui sarebbe stato nella mansarda, adibita a mio studio e munita di un divano letto. In quell’occasione, mi resi conto che la nostra casa avrebbe avuto bisogno di un bagno in più, nella zona notte. Di mio cugino, serbavo un ricordo vago. Erano almeno venti anni che non lo vedevo. Sua moglie, poi, l’avevo vista solo il giorno del loro matrimonio ed i ricordi erano piuttosto vaghi. Al loro arrivo, oltre ai soliti abbracci e baci di benvenuto, notai il desiderio negli occhi di Alba, così come notai anche le occhiate che mio cugino Massimo rivolgeva al culo di Alba, nonché lo sguardo, quasi di sfida, di sua moglie Maria nei confronti di Alba. Furono quattro giorni nei quali la famiglia di Angelo discusse, visitarono la ditta, andarono a vedere alcune camere per l'eventuale trasferimento di Angelo. Noi cercammo di rimanere il più possibile defilati, rispondevamo solo a qualche loro domanda, tenendo, in ogni caso, un profilo basso. Alla fine i suoi si convinsero che era una buona opportunità per Angelo. Su nostro consiglio, stabilirono che era bene per Angelo aspettare a trovargli una stanza e, nel frattempo, avrebbe continuato a stare da noi. Si fermarono altri due giorni, nei quali facemmo un giro turistico di buona parte della nostra provincia; Massimo si dimostrò come Angelo, simpatico, introverso e molto attento al culo di Alba e, poi, tra l’altro, era decisamente un bell’uomo: moro, carnagione scura, alto e con un fisico asciutto. Maria era un mistero per me: morissima, due tette abbondanti, culo basso, qualche kg. di troppo. Sembrava; a volte, una donna mite, in altre una autoritaria. Angelo avrebbe iniziato a lavorare tra tre settimane e, su invito dei suoi, decidemmo di andar giù per una settimana, a fine mese. Dopo di che, Angelo sarebbe salito con noi. Erano gli ultimi giorni di maggio, ne avremmo approfittato per una breve vacanza.
Prima di scendere giù, tra Angelo e Alba ci furono frequenti telefonate, scambi di mail, partimmo di buon mattino. La distanza era notevole fino al Salento. Durante il viaggio, Alba mi informò delle loro conversazioni via mail.
“Cosa ne pensi dell’incesto?”
L’ho guardata con un po' di stupore. Ero stato colto di sorpresa.
“Cosa intendi, di preciso?”
“Se avessimo avuto dei figli, ci avresti fatto sesso?”
Stava toccando un tasto alquanto dolente: effettivamente il non aver avuto figli, era ancora una spina nel fianco per entrambi, un dolore ancora presente anche se superato.
“Non saprei, non ci ho mai pensato, e tu?”
Lei mi fissò in faccia. La sua risposta fu più decisa.
“Per come sono oggi, sì, forse sì. Ma, perché questa domanda?”
“Angelo ha fatto e fa sesso con i suoi genitori.”
“Ma dai, e come fai a saperlo?”
“Me lo ha confidato lui, in questi giorni.”
“E quindi?”
“Quindi, vediamo che succede.”
“Nel senso che saranno giorni di sesso e orge?”
“Vediamo; riflettiamoci, ma l’idea è eccitante quanto trasgressiva.”
“Ma se mi dici "vediamo" significa che già ne avete parlato? Poi, perché me ne parli solo ora?”
“Voglio rifletterci su e capire.”
“Sei diventata tanto troia, che non vedi l’ora, vero?”
“Sono combattuta, ma, forse, sì, hai ragione: non vedo l’ora.”
“E come pensi di realizzare la cosa?”
“Credo che Angelo, ci stia lavorando.”
“Hai capito il porcellino?!”
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1 anno fa
baxi18, 55
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Insolito e inaspettato
insolito e inaspettato! è stata sempre nella mia mente la possibilità di poter proporre alla mia compagna un incontro con un-terzo-. Anche se fermamente contraria alle mie fantasie , mi accorgevo però che tutte le volte che scopavamo , avere in bocca le mie dita la eccitavano da morire . Inconsciamente la sua testa faceva su e giù simulando un pompino mentre io la cavalcavo. Un giorno la misi di fronte al fatto compiuto. Contattai un -singolo- al quale spiegai la situazione e a cui proposi di provare a farla sciogliere con pazienza. Scelsi in base ai gusti della mia compagna cercando una bella ed elegante persona che potesse piacere nell'aspetto alla mia lei. Raccontai alla mia donna che sarebbe venuto a trovarci una persona per il suo 45esimo compleanno e gli mostrai le foto del corpo e del cazzo. Stranamente non si oppose ne rifiutò immediatamente. Capi' che era un regalo che poteva accettare. Fino al giorno dell'incontro temevo che potesse ripensarci, invece col tempo notai che la situazione cominciava a intrigarla non poco. Finalmente il giorno del suo compleanno. L'uomo arrivò in casa e tutti e tre con mascherina cominciammo a parlare e sorseggiare vino. Lei appiccicata a me buttava giù un bicchiere dopo l'altro forse per disinibirsi mentre lui la osservava sempre più caldo. All'improvviso in piedi appoggiato al tavolo la strinsi forte a me e cominciai a baciarla. Sentii il sapore del suo sesso forte nell'aria. Le abbassai i leggins che indossava e invitai con le mani il nostro ospite ad avvicinarsi. Lui si piegò sulle ginocchia e allargando le sue natiche cominciò a leccarla avidamente. Sempre più eccitata lei mi baciava gemendo ai movimenti della lingua sulla sua fica del ragazzo. La staccai dalla mia bocca e improvvisamente la spinsi giù per prendermelo in bocca. A questo punto anche lui si alzo e tirò fuori il suo cazzo che la mia lei strinse nella sua mano mentre succhiava il mio. Cominciò a spompinare entrambi ed io non resistetti e le sborrai in faccia mentre succhiava l'altro cazzo. Capii subito che la situazione mi stava facendo impazzire . Lei continuò ancora un pò poi venne sollevata dal robusto ragazzo che la fece voltare appoggiandola sul tavolo a pecorina. Cominciò a scoparla con un cazzo dritto impressionante. Andò avanti per almeno un'ora con lei che sembrava svenire dal piacere. Poi al massimo dell'eccitazione tolse il preservativo e le schizzo sulla schiena una quantità enorme di sperma. Pensavo fosse finita qui la nostra esperienza e immaginavo già che andato via il ragazzo io avrei scopato la mia lei da solo pensando a cosa fosse accaduto. Lei andò in doccia ...gli occhi le brillavano. Mentre io sistemavo la stanza anche lui si diresse in bagno per lavarsi il cazzo. Dopo qualche minuto andai anch'io non vedendo tornare nessuno dei due e trovai la mia lei in ginocchio a succhiare il cazzo di nuovo durissimo del ragazzo. Mi sembrava incredibile. Io non ero ancora pronto per scoparmela e lui già la stava prendendo di nuovo. Chiaramente non mi opposi e rimasi ad osservare come di nuovo cominciò a scoparla in piedi tenendola poggiata sul lavandino. Inebriati entrambi dalla situazione ci spostammo sul letto dove la situazione si evolse in maniera inaspettata . Mentre avevo lei sopra che mi cavalcava lei spompinava l'altro ad un passo dalla mia bocca. Improvvisamente schizzo nuovamente in faccia alla mia donna e lo sperma colo anche sulla mia bocca. Vista la scena e l'estasi del momento il ragazzo orientò il cazzo anche verso la mia bocca . Senza che me ne accorgessi mi sono ritrovato a succhiare anch'io il cazzo che nonostante la seconda sborrata rimaneva duro di fronte a noi. ........N.B. SE VI PIACE IL MIO RACCONTO VOTATELO E SCRIVERO' IL RESTO DELLA STORIA....
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1 anno fa
centomila,
50
Ultima visita: 1 mese fa
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La voglia
Da tempo si fantasticava dopo la visione di filmini interracial di fare un esperienza in tal senso,in particolare
ne era molto curioso mio marito , a forza di parlarne ha iniziato a venire pure a me una certa voglia,ne
abbiamo parlato spesso prima di prendere la decisione, una volta convinti entrambe abbiamo cercato
la possibilita,dove quando con chi,l'occasione si è presentata con una vacanza al mare dove un dipendente dell'hotel era un bel ragazzo africano,discreto e gentile.Abbiamo cominciato con prenderne confidenza
e io in particolare cercavo di farmi notare mostrando parzialmente parti intime,un sera mio marito mi disse
non indossare le mutandine,cosi feci,quando ci trovammo soli con lui allargai le gambe mostrando la
figa devo dire già eccitata e bagnata al pensiero che lui la vedesse bene...e la vide bene,alla domanda di
mio marito,ti piace mia moglie?come risposta si abbassò il pantaloncino...era in piena erezione e di
una dimensione che un pò mi spaventava....in camera lo spavento si trasformò in piacere totale,mai
avevo provato una tale dimensione e tanto vigore,mio marito che assisteva era forse il più eccitato, da allora mio marito dice che mi trova più dilatata e pare pure a me d'esserlo,peccato il preservativo nel rapporto
avrei preferito a pelle ma sappiamo benissimo il rischio.Ne riparliamo spesso forse torneremo nello stesso
hotel o forse un altra esperienza diversa,chissà.
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1 anno fa
admin, 75
Ultima visita: 3 ore fa -
La collega
Spesso per motivi di lavoro mi devo trasferire a Napoli. Esercito l’attività di penalista ed il Foro partenopeo offre notevoli possibilità di allagare l’esperienza su casistiche ignote ai Colleghi del Nord.Ero impegnato in un processo per contrabbando internazionale e difendevo un’imputata in concorso con altro soggetto patrocinato da una Collega Napoletana.Per dovere di colleganza e per concordare la strategia difensionale contattavo più volte telefonicamente l’avvocatessa del co-imputato instaurandosi presto un rapporto di amichevole confidenza.“Chiamami Rosy”, certo era più facile che Rosaria, pensai tra me e me.“Volentieri basta che anche Tu mi chiami Andrea”.Passammo presto al Tu e, quindi, a qualche nota di carattere personale descrivendoci la nostra situazione e sentimentale. Lei era separata, cinquantenne e con due figli adolescenti.Il giorno dell’udienza mi organizzo per raggiungere Napoli in aereo come uso fare solitamente. Prenoto l’andata di primo mattino ed il ritorno all’alba del giorno successivo.Arrivo trafelato in Tribunale sfidando il traffico napoletano a bordo di un taxi guidato da un pazzo.Giunto all’aula scruto la situazione cercando di individuare la Collega Rosaria.“Si ciao Rosy! Come hai fatto a riconoscermi?”.“Ti ho visto con un aspetto così nordico e non potevi essere che Tu!...scherzo…vuoi la verità: ero curiosa di associare la Tua voce ad un’immagine e Ti ho cercato in Google!...Mi ero preparata!” mi dice con voce cordiale e gioviale ed accompagnando l’affermazione con una strizzatina di entrambi gli occhi come a farmi intuire il sorriso comparso sotto la mascherina.“Sono lusingato Rosy!” rispondo un po’ imbarazzato e poi aggiungo cercando di sviare “Come siamo messi?”.“Ci sarà un po’ d’attesa…approfittiamo per berci un caffè”.Acconsento con piacere e ci accomodiamo in un tavolo del bar all’interno del Tribunale.Si toglie la mascherina rivelandomi due labbra carnose che si abbinano alla perfezione al viso affilato.Ne osservo meglio l’aspetto. Le gambe magre sono fasciate da un paio di jeans attillati che mettono in risalto un lato b generoso, ma non esagerato. Un maglioncino nero scollato ne fascia le forme superiori rivelando un seno trattenuto a fatica da un reggiseno che lo comprime e lo spinge in su portando a schiacciare il cameo che pende da una collana d’oro bianco.Si accorge del mio sguardo e sorridendo mi dice lasciando maliziosamente il dubbio se intendesse riferirsi alla collana ed al cameo o al seno.“stavo appunto osservando perché trovo che siano di gran pregio” rispondo a mia volta continuando volutamente ad alimentare il sottile gioco di seduzione.La conversazione prosegue in tono sempre confidenziale e malizioso mentre Lei, cercando un contatto fisico, appoggia distrattamente la mano sopra la mia o sfiorandomi la gamba nell’accavallare le Sue.Facciamo l’udienza dove riesco a segnare un punto importante a favore della mia Assistita ed indirettamente anche a favore del co-imputato difeso dalla Collega.“Bene Andrea…devo dire che sei anche molto bravo…oltre che un uomo affascinante!” esordisce appena usciamo dall’aula accompagnando la frase ad un’intonazione ironica e alla strizzatina d’occhi che, ormai l’ho capito, fa parte della sua espressività.“E' andato tutto come da copione..come piace a me – rispondo- adoro calcolare ogni opzione processuale per non aver sorprese ed alla fine, quando la strategia dà i suoi risultati è una soddisfazione”.“Beh…io soddisfatta non lo sono ancora del tutto!” mi rimbotta lei con un finto broncio.“Perché rosy?” rispondo con fare ingenuo.“Non mi hai ancora invitata a cena!....anche a me mi piacciono le cose che vanno come da copione e nella trama del racconto che avevo fantasticato nella mia mente ora ci doveva essere il Tuo invito!” mi dice ridendo.“…Ok. ok – replico con fare divertito – ma mi devi passare a prendere Tu, io sono senza auto…!”“Allora aggiudicato. Alle otto. Ci vediamo in Piazza Carlo III” mi incalza subito con tono ora serio per farmi capire che ha smesso di scherzare e che, forse, non lo aveva mai fatto. Accompagna queste frasi risolute con uno sguardo intenso che indulge dritto sui miei occhi.Appena il tempo di rispondere: “va bene” che lei gira i tacchi, mi saluta con la mano svolazzante in un ciao gioioso mentre si allontana tra la folla del Tribunale accompagnando il gesto con un “a dopo” festoso.Alle 20 sono in piazza Carlo III e subito vengo accostato da una Panda con vistose ammaccature sulla fiancata. Cala il finestrino e dall'abitacolo esce la voce squillante di Rosy che mi dice “Ciao Andrea! Salta su!”.Mi affaccio e Le dico: “fai guidare a me …sennò che sorpresa è?”.Mi guarda interrogativa e sorridente “non so se sia il caso di farti guidare nel traffico di Napoli?”.“Guarda…peggio di così questa macchina non Te la posso ridurre!” replico proseguendo nello scherzo.Parcheggia due metri avanti, scende dall’auto con notevoli doti di equilibrismo su un paio di tacchi che sfidano le leggi di gravità e mettendo in risalto due belle gambe coperte dalla gonna corta di un vestito verde smeraldo. Non indossa le calze sfidando con noncuranza il clima autunnale.Mi si avvicina e mi stampa due baci appoggiando le labbra sulle guance non accontentandosi del solito rituale di sfioramento dei volti.Saliamo in auto e mi getto nel traffico partenopeo. Lei girata di tre quarti verso di me mi guarda divertita e mi dice “dove mi porti di bello?”.“Top secret” è la mia risposta.Ho selezionato le Colonne della Chef Marziale, trovando miracolosamente posto, nonostante la stella Michelin, grazie al fatto che è un lunedì.Il posto è magnifico e Rosy rimane a bocca aperta.La serata è un susseguirsi di cibi e vini che ogni volta strappano alla Collega un “Ohhh” di ammirazione. Evidentemente sono il Suo primo appuntamento che la porta in un locale stellato perché ha il viso di una bimba nel Paese delle meraviglie.“Beh…quando Ti avevo detto di stupirmi non pensavo proprio a questo…mi hai spiazzato” biascica a fine cena un po’ alticcia per i 6 calici abbinati al menù di degustazione.“Cosa Ti aspettavi Rosy?” replico molto più sobrio (non bevo vino) di quanto avrei voluto essere in quella situazione.Si avvicina leggermente con la sedia in maniera tale che protendendosi si poteva avvicinare al mio orecchio. Si stende leggermente per arrivare a sussurrare “avevo pensato che mi avresti scopata”. Nel dirlo appoggia per un istante la punta della lingua nel lobo per poi ricadere nella sua sedia fissandomi con uno sguardo sornione.“….” La mia replica.Visto il mio sguardo impagliato, Rosy mi prende la mano attirandomi a sé mettendo l’altro palmo dietro la mia nuca per attirarmi vicino al suo viso. In quella posizione, con i nostri sguardi a pochi centimetri di distanza sussurra: “e’ da questa mattina che penso a quanto ti vorrei scopare…ho voglia di Te…mi vuoi scopare Andrea?...mi vuoi scopare?”.“Si”.“”bene….ed un sorriso le compare in faccia…allora andiamo!” ed immediatamente si alza e si dirige all’uscita.La seguo come un bambino segue l’aquilone.Appena fuori sul marciapiede si gira verso di me ed avvinghiando sue braccia al mio collo e si tuffa sulla mia bocca penetrandomi con la sua lingua saettante. Appoggio una mano sulla sua schiena e l’altra sopra le natiche e sento che il suo corpo preme contro il mio con i suoi seni che spingono contro il mio petto. Nascosta dal cappotto divincola una sua mano che subito si intrufola tra le mie gambe tastando la consistenza del mio sesso da sopra il pantalone. Sobbalzo per l’audacia, lei lo vede e ridendo sussurra “mmm...è già pronto….e se non nascondi un’imbottitura nelle mutande mi pare che tu sia ben attrezzato…”.La stessa mano si infila nella tasca dei miei pantaloni e si appropria delle chiavi della Panda che custodivo.Tenendole a mo’ di campanello si avvicina all'autovettura dicendo…”guido io…conosco un posto”.La seguo imbambolato accomodandomi sul lato passeggero.Parte con una sicurezza inusitata per una persona che non è certamente sobria.Allacciandomi la cintura le dico “Rosy…se ci fermano avrai bisogno di un buon avvocato!”.Lei ride esclamando “ho qui il migliore….” E mi appoggia la mano sulla coscia accarezzandomi sino all'attaccatura dell’inguine.Dopo una decina di svolte folli a velocità esagerata arriviamo in una zona industriale dove parcheggia l’auto in un angolo non illuminato.“A casa mia ci sono i miei ragazzi” abbozza a giustificazione e togliendosi le scarpe si catapulta nel sedile posteriore.“Vieni” mi dice protendendo le braccia verso di me e facendomi il segno di raggiungerla.Immediatamente sono nel sedile posteriore dopo essermi liberato di cappotto, giacca e cravatta. Ci abbracciamo travolti dalla passione con le nostre lingue che esplorano ogni anfratto delle nostre bocche mentre le nostre mani viaggiano attraverso i corpi tastandone la consistenza attraverso i vestiti. Lei ansima mentre le accarezzo i seni attraverso la scollatura e con l’altra mano esploro le sue gambe sino all'attaccatura delle mutandine.Improvvisamente lei si divincola mi prende la testa tra le mani appoggiando i palmi sulle guance e gli zigomi e mi sussurra: “fammi godere Andrea…”Mi spinge quindi con forza il viso in basso inducendomi ad inginocchiarmi di fronte a lei e portandomi con la bocca di fronte alla sua micetta.....; lascia la presa solo il tempo necessario per alzarsi la gonna e scostarsi le mutandine mostrandomi la fessurina..quindi la stessa mano che aveva compiuto tale operazione si appoggia sulla mia testa scompigliandomi i capelli e spingendola in giù fino a che la mia bocca non entra in contatto con i suoi umori…Affondo la lingua e subito rimango sorpreso da quanto era bagnata e da come grondavano le mille goccioline che le imperlavano il pube e percorrevano le natiche lungo la linea dell’ano lasciando una macchia umida sul sedile dell’auto.“Ahhh…Andrea….lecca, lecca, lecca” mugola mentre con la mano mi direziona la testa a turno sul clitoride e sulle grandi labbra che tiene aperte con l’indice ed il medio dell’altra mano.“Mmmm…dai…mi stai facendo godere…lecca” continua muovendo il bacino su e giù e mettendo a piacimento la sua lingua sul bottoncino, sulla fessura, fino ad arrivare al buco del culetto.Sono il suo dildo, il suo strumento di piacere, mi stà utilizzando per godere…Con la mano destra mi intrufolo sotto il vestito arrivando sino al reggiseno che alzo lasciandolo legato, impossessandomi delle sue tette dove dei capezzoli ritti come soldatini fremono al contatto con il mio tocco.Con la sinistra, dopo essermi succhiato l’indice, lo infilo nella micetta. Rosy freme “ahh….si….continua…” e nel dirlo uno zampillo esce dalla sua passerina riempiendomi la bocca del suo squirting.Ora sono riverso con la mia lingua sul suo bottoncino mentre le mie mani si dedicano instancabilmente l’una ai suoi capezzoli e l’altra ad un lento ditalino. Sento di aver trovato il punto giusto perché ansima più forte…muove il bacino con frenesia e mi ha inondato il viso del suo liquido.“Ahhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh” all'improvviso un profondo suono gutturale mentre il corpo viene investito da mille brividi e sento contrarsi la sua micetta sul mio dito mentre le sue mani affondano tra i miei capelli spingendomi la testa contro il suo pube.“Andrea, Andrea, Andrea” dice a mezza voce mossa da continue scosse.“Basta, basta fermati…sono venuta…sono venuta…Andrea basta…sono venuta…” biascica.Tolgo il dito dalla micetta e glielo infilo nel culetto, fradicio degli umori della sua fichetta mentre con la lingua scendo dal clitoride alla sottile striscia che divide l’ano dalla passerina.“Ahhhh….cosa fai Andrea……ahh…..” sussurra in un finto rimprovero mentre muove il bacino per accogliere meglio il mio medio profondamente dentro l’ano.Ora sono le sue dita che si dedicano al clitoride…si stà masturbando mentre la penetro con il mio dito da dietro…“Ahhhhhhhhhh….Andrea mi hai fatto venire di nuovo….” Bisbiglia nuovamente scossa da fremiti.La tregua è solo passeggera. Con sguardo spiritato mi guarda e dice:“scopami Andrea! Scopami forte…Ti prego…Scopami.Mi sollevo, tiro giù i pantaloni rimanendo inginocchiato davanti a lei, con la bocca sradico la confezione del profilattico che prelevo dalla tasca e lo infilo sull’erezione che mi tormentava da quando l’avevo vista godere così intensamente attivando tutti i miei feromoni…Glielo infilo subito tutto fino in fondo con un solo colpo sentendo sbattere la cappella contro l’utero.“Ahh, Andrea, si, dammelo ancora, ti prego, sbattimi, sbattimi sbattimi”.Incomincio a stantuffare portandomi le sue gambe sulle spalle per farlo entrare sempre con forza fino in fondo.“si Andrea, si andrea si andrea pronuncia ad ogni colpo mentre con le mani mi slaccia la camicia e incomincia a giocare con i miei pettorali e capezzoli.“spingi, spingi, trattami come una troia” continua con il viso paonazzo.“ahh….vengo…” grida questa volta aprendo le gambe ed appoggiando i polpacci sui miei avambracci.Quindi si divincola, si gira e mi ordina…”scopami da dietro!”.Non me lo faccio ripetere…ha le mani appoggiate al finestrino ed asseconda i miei colpi coi movimenti delle sue belle natiche piene che fanno sparire il membro alla mia vista ad ogni sussulto.Improvvisamente mi fermo…”Rosy…fuori dalla macchina c’è un guardone che si stà masturbando”..dico spaventato accorgendomi dell’ombra vicino alla macchina.“Non importa Andrea…Ti prego continua…”.Proseguo titubante e la mia incertezza aumenta ancora più quando Rosy abbassa il finestrino. Il guardone si avvicina e lei con una mano inizia a fargli una sega….“Venite…venite tutti e due…” dice dopo neanche un minuto.Tolgo il mio pene e appena levato il preservativo mi parte un fiotto che le macchia tutta la schiena fino ad arrivare ai capelli. Quasi in contemporanea il voyeur esplode riversando il suo seme per terra. L’ignoto avventore, quindi, si ricompone velocemente e sparisce come era giunto. Rosy si butta sul sedile esausta e lo stesso faccio io, entrambi grondanti di sudore ed ancora ansimanti.Ci giriamo l’uno verso l’altra, ci guardiamo e scoppiamo in una lunga risata abbracciandoci
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Andrea1111,
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Da moglie pudica a puttana. 02
Tra me, Alba e Franco iniziò un rapporto a tre. Il gioco lo comandava Alba e in parte Franco. Erano loro che decidevano il mio ruolo; a volte partecipe a volte spettatore segaiolo. Alba aveva preso ad adorare, sia la doppia (cazzo in fica e culo), sia a ricevere sborra di entrambi in culo, ma quando Franco la scopava, lei andava di matto.
“Sì, cazzone, dai, più in fondo! Sì, lì! Oh…come ti sento! Spingilo tutto dentro! Dai…dai, che godo!”
Si trasformava in un fiume in piena, allagava tutto. Franco le succhiava il suo super clitoride come fosse un cazzo e riusciva, in breve tempo, a portarla a ripetuti orgasmi. Non che a me non riuscisse, anzi, ma per lei con lui era diverso. A volte non riusciva a trattenersi e gli schizzava in bocca di continuo. Con Franco avevo instaurato un buon rapporto di complicità. Di lui, ormai, sapevo tutto. Aveva avuto e colte molte avventure, sua moglie sapeva ma lasciava perdere. Aveva una cerchia di tre amici, con i quali organizzava spesso delle orge. Lo stuzzicava l’idea di poter mettere Alba in mezzo a loro, convinto che lei ne avrebbe goduto tantissimo. Era inoltre certo che il punto G di Alba, internamente, fosse profondo. Lo avvertiva quando lo raggiungeva con la cappella, mentre io non l’avevo mai sentito con i miei 17 cm, poi, su una cosa aveva ragione: Alba, tra le mura domestiche, nel pieno della sua verve sessuale, era irresistibile, vogliosa, provocante e fortemente troia! Non gli fu difficile convincere Alba di ciò ed invogliarla ad organizzare. Un sabato, nel primo pomeriggio, Franco arrivo con i suoi tre amici: sembravano una mezza squadra di atletica. Alba, per l’occasione, si era abbigliata come una vera troia da bordello: autoreggenti ed una vestaglia completamente trasparente, che metteva in risalto la sua fica, stavolta completamente rasata. Franco presentò i suoi amici: Marco, Aldo, Fulvio e, senza perder tempo, la fece sedere, poi, allargandole le gambe, la fece ammirare da loro.
“Ragazzi, avete mai visto una fica così? Guardate che labbroni e che clitoride! La troia, poi, schizza come una fontana!”
Subito lui prese a leccarla. Gli altri si diedero da fare chi a pomiciarla, chi a leccarle le tette, chi la carezzava in ogni dove. Si scambiarono i ruoli e, a turno, le leccarono fica, culo e tette. Lei allungava le mani a tastare da sopra le patte, ma essi, all’unisono, gli intimarono di aspettare.
“Eh no, troia, aspetta ancora un po' per i nostri biscioni!”
La misero in piedi e, tra leccate a fica e culo, morsi alle tette, in breve la ridussero gocciolante. Io me ne stavo comodamente seduto ad osservare il tutto. La misero in ginocchio e, a turno, si fecero togliere i pantaloni, i boxer e le porgevano il cazzo in gola. Aldo, sì, aveva un bel cazzo, ma niente di particolare. Lei se lo gustò tutto, leccandolo e ingoiandolo. Marco la sorprese con un cazzo lungo, non particolarmente grosso, ma leggermente curvo: li accostò vicino e li lecco assieme. Quando tirò giù i pantaloni a Fulvio, il suo cazzo quasi usciva dai boxer. La sua cappella sembrava un mandarino. Lo prese con entrambe le mani e si mise a masturbarlo e leccarlo: aveva due grosse palle che gli penzolavano, fornendo una ricca promessa di succhi. Franco, nel frattempo, si era liberato di tutto e le mise il cazzo in bocca; lei lo ingollò, ma con le mani continuava a menare il cazzo di Fulvio. Una volta fattagli raggiungere la massima erezione, Alba non perse tempo: lo fece sdraiare supino, vi montò su e, con calma, quasi serafica, lo fece penetrare. Aspettò un po', prima di spingerselo tutto dentro, sembrava volesse assaporare centimetro per centimetro quelle notevoli dimensioni. Lo inglobò pian piano e sempre più, muovendosi con leggere ondulazioni del bacino, finché prese a strattonare ed urlare che stava godendo da matti con quel cazzone in fica e tre cazzi da pompare.
Che scena stupenda era vederla tutta presa. Intorno a lei era un continuo:
“Dai, troia, godi!” e lei godeva senza ritegno.
“Sì! Sì, godo!" mentre loro rincaravano la dose.
“Senti come pompa! Che bocca e che culo! Una grande puttana goduriosa!”
Fulvio la stava scopando e con due dita le stringeva il clitoride, che poi strinse nella morsa tra il proprio cazzo e la fica, facendolo sparir dentro di lei. Passarono solo pochi secondi, che Alba urlò il suo ennesimo orgasmo.
“Godo! Vengo! Ora! GODO!”
Lui la esortava a godere a raffica.
“Sì, maiala, godi! Ti piace il cazzone, eh? Lo senti come ti sfonda!”
Lei gli riversò addosso tutto il suo piacere. Glielo tirò fuori, fu messa a pecora e presero a scoparla a turno. Gli altri tre la sbattevano, mentre lei pompava il cazzone di Fulvio, che le prese la testa tra le mani e fece in modo che Alba potesse assorbire tutti gli umori di fica sbrodolati sulla sua pancia.
“Dai, troia, lecca! Senti che buoni son questi tuoi sapori.”
Una volta ripresa la sua completa vigoria, Fulvio la penetrò nel culo. Ormai il suo cazzo era come di casa nei suoi orifizi, vi entrava con estrema facilità.
Poi la fece rigirare e, con lui disteso, la fece sistemare su di sé.
“Vieni, troia, monta su che adesso ci divertiamo!”
In quella posizione, con Fulvio sotto e lei sopra, offriva il proprio culo agli altri. Fu Marco ad entrarvi per primo. Lei era in mezzo, come il companatico tra due fette di pane, stretta fra loro che la prendevano in doppia.
“Sì, troia, senti come godi con due cazzi dentro di te e due cazzi da leccare?”
Lei era travolta dal piacere. Godeva in continuazione, mentre ormai era tutto un entrare/uscire a turno, tra fica e culo. La resistenza dei quattro, ma anche quella di Alba, era ormai al limite, così, dopo un suo ultimo orgasmo, la misero distesa supina con loro in cerchio, si misero a segarsi i cazzi e le riempirono la bocca di sborra. Nemmeno una goccia andò persa.
Dopo di che lei si alzò un po’ malferma sulle gambe, si avvicinò a me e mi deliziò con un fantastico pompino fino a che le inondai, a mia volta, la bocca. Alba serrò le labbra e bevve tutto. Mentre lei andò in bagno per darsi una rinfrescata, Fulvio aprì due bottiglie e facemmo un bel brindisi. Quando lei tornò, si accomodò in mezzo a noi, mentre dalla sua fica continuava a colare la broda di cui era piena. Fulvio era attratto dalla sua fica, dal suo clitoride e le fece un ulteriore complimento.
“Hai una fica stupenda, unica, meravigliosa!”
Riprese ad allargare le grandi labbra, scrutava il suo clito, lo leccava e succhiava. Dei quattro, Marco e Aldo erano lì più per far numero che altro e, poco dopo, difatti andarono via. Restammo solo noi tre ed Alba. Intanto, l’ispezione di Fulvio alla fica di Alba stava ancora continuando. Dopo la fica, si inoltrò fino al suo culo. Lo faceva con leccate e giochi di dita, poi presero a pomiciare, mentre io e Franco ci stavamo dedicando alla sua fica e capezzoli. Quando scesi a leccare la fica di mia moglie, la trovai caldissima come non mai, ancora gocciolante di sapori mai sentiti prima e, con Franco sotto e lei sopra ed il suo culo in evidenza, vi appoggiai la cappella e cercai di entrare, ma quel culo, con il cazzone che già aveva in fica, sembrava esser di colpo tornato vergine. Fulvio si fermò e mi aiutò a penetrarla, allargando le sue mele e, anche se a fatica, riuscii ad entrare. Avevamo fatto diverse doppie con Franco, ma le pareti cosi strette e ravvicinate, il contatto che ora sentivo con l’altro cazzo, non l’avevo mai provato.
“Sì, troietta, dai, godi! Spingi, senti come ti cola la fica? E senti come pompa il cazzo, 'sta maiala!”
L’ho pompata per un po', poi lui mi ha chiesto il cambio. Uscii dal suo culo e fu udibile una specie di schiocco. Fulvio prese il mio posto, lo leccò, mettendoci tanta saliva.
“Dai, aprilo bene, che adesso te lo sfondo! Eccolo te lo metto tutto dentro!”
Con un colpo secco, entrò. Alba ebbe un sussulto e dalla sua bocca promanò un lamento.
“Ahi, che male! Fa piano, che me lo spacchi!”
“Zitta e godi, maiala, che poi passerà!”
Così dicendo, le prese i capezzoli tra le dita e vi ci si attaccò. Sembrava li mungesse, mentre io le offrivo il mio cazzo in bocca, per farla smettere di lamentarsi.
“Fa male! Fa male! Fa piano!”
Lui fu ancora più duro con lei.
“Zitta, troia! E prendilo tutto: vedrai che tra poco godi!”
Lei iniziò a godere, mentre io ne ero stupito.
“Sì, sì, ora godo! Dai stringimi i capezzoli ancora più forte!”
Lui fece un ghigno di soddisfazione.
“Visto, porca? Che ti avevo detto? Dai, che adesso, mentre godi, te li distruggo.”
Alba era in completo delirio.
“Colo, colo! Sento la fica che cola!”
“Sì, la sento, mi stai inondando il cazzo e le palle! - e rivolto a Franco - Dai, infilale il cazzo in gola!”
Lei mi guardò e mi chiese di non venire.
“No, non venire! Voglio tutta la sborra in culo!”
Fulvio usci dal suo culo, lasciando a Franco il compito di completare l'opera. Franco prese ad incularla spingendo sempre più in fondo e, con due dita, le strizzava un capezzolo, mentre, con l’altra mano, le schiaffeggiava ora le chiappe, ora la fica. Lei godeva e delirava in preda ad un piacere infinito.
“Sì, cosi! Che bello! Riempimi di sborra e dolore!”
“Sì, tra poco ti riempio il culo!”
“Dai, lo voglio. Voglio sentirti tutto dentro, che mi allaghi il culo!”
Lei urlo di piacere nel sentirlo che le inondava il culo. Poi lui uscì, le allargò il culo, lo leccò e mi lascio il posto. Mentre la inculavo le presi il clito tre due dita, lo strinsi forte e sempre di più. Lei ne fu entusiasta.
“Sì, sì, dai, mio cornuto, fammi male!”
Le venni dentro mischiando la mia alla sborra che già le riempiva le viscere. A quel punto Fulvio prese possesso del suo culo. Lo leccò, lo insalivò, ci mise due e, poi, tre dita. Era un misto di sborra e saliva, ma il suo culo era simile ad una voragine, irritato all'esterno e dentro marrone, comunque bellissimo a vedersi. Fece fatica ad entrare, ma alla fine la sua cappellona entrò. Non spinse tanto dentro, ma la sua fica sembrava stesse facendo pipi. Lei sentì lo sfintere esser sul punto di cedere e, nonostante questo, iniziò a godere. “Mamma mia, mi spacchi, ma godo! VENGO!”
Quando lui la sentì godere, esplose in lei. La sua sborrata fu, credo, lunga da quanto lui si contorse e restò infilato dentro di lei, che ne godeva ancora.
“Troia, ti riempio tutta!”
Quando anche Fulvio ebbè sborrato nel suo culo, lei si rannicchiò per terra. Vibrava come una foglia al vento, la sua fica continuava ad emettere umori. Fulvio e Franco presero a darle lievi sculacciate e le impronte delle loro mani restavano ben impresse sulle sue chiappe. Lei ne godeva, poi la misero distesa supina e presero a torturarle sia capezzoli che labbra della fica.
Il godimento di Alba era senza fine, illimitato.
“Sì, mi piace! Dai, più forte! Ahi! No, così fa male!”
Allora si fermavano. Poi se ne andò in bagno e quando tornò, dopo aver fatto una doccia tonificante, era stravolta, quasi piagata.
Il mattino dopo, si alzò che avvertiva ancora dolori, sia all’ano che alla fica, ma volle che la scopassi e poi mi pregò di sborrarle in culo.
Il pomeriggio passò Fulvio con una scusa, ma, appena in casa, trattandola da zoccola, le sfilò gli slip e la scopò selvaggiamente, sborrando dentro di lei. Poi come era arrivato, se ne andò. Fu un comportamento che non gradimmo per niente, nonostante Alba ne avesse goduto.
Quell'episodio le fece maturare l’idea di non veder più, né lui né Franco.
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2 anni fa
baxi18, 55
Ultima visita: 1 giorno fa -
Da moglie pudica a puttana. prima parte.
Sono Luca, 52 anni, statura media e fisco asciutto ma non palestrato. Da 27 anni vivo con Alba, mia moglie. L'ho conosciuta che avevo 25 anni e lei 24. Era bella ragazza, alta m. 1.66, minuta, vestiva sempre allo stesso modo: o pantaloni ampi o gonna sotto il ginocchio, la parte superiore era costituita da abbigliamento ugualmente ampio: insomma non era dato capire come fossero le tette o se fosse dotata di un bel culo, le sue forme erano un autentico mistero. Nella comitiva alcuni la definivano la "suora". Si diceva che avesse avuto due ragazzi, ma nessuno sapeva niente di lei dal punto di vista sessuale. Usciva solo il sabato sera e, nel resto della settimana, era dedita al solo lavoro nella filiale di una banca di un paese vicino al nostro. Fu tutto questo mistero che mi portò, dapprima a volerla conoscer meglio e poi ad innamorarmi di lei. Scoprii, pian piano il suo corpo. Mi trovai tra le mani due tette perfette, di una terza scarsa, ma con due capezzoli appuntiti; ma ciò che mi mandava letteralmente fuori di testa era la sua fica: due labbra grandi e un clitoride quasi appoggiato sulla fessura della fica. Il culo, bello tondo, un po’ basso, ma comunque stupendo. Nell’intimità, poi, la scoprii di segno completamente opposto a quello della suora. Adorava stare intere mezz’ore a pomparmi, mentre si faceva qualche 69. A scopare, amava montar sopra e, se presa a pecorina, gradiva un dito nel culo, se però provavo a scoparglielo, si ritirava sempre. Alla fine di ogni amplesso, adorava quasi sempre ingoiare la sborra, ripulendomelo tutto come se avessi fatto un bidè. In pratica, si trasformava da timida e schiva, a troia magnifica e insaziabile. Ci sposammo tre anni dopo. La nostra vita sembrava perfetta: un buon lavoro per entrambi, che ci portava fuori casa tutto il giorno, ma poi, la sera, ci davamo sempre a delle lunghe scopate. Ero riuscito, nonostante la sua paura per le dimensioni, non tanto per la lunghezza del mio cazzo, sui 17 cm, quanto per il volume, piuttosto ingombrante, della mia cappella, a scoparla nel culo, che mi concedeva almeno una volta al mese. Stavamo anche cercando di avere un bambino, ma non arrivava e, alla fine, decidemmo di eseguire dei controlli sanitari. Dopo varie visite, analisi, presso diversi medici e centri diagnostici, il responso era sempre lo stesso: né io, né lei potevamo avere figli. Il nostro era un caso forse su un miliardo di coppie! Non lo nego, passammo un anno difficile, molto, molto difficile e, tra noi due si era appiattito tutto, anche i nostri rapporti sessuali si erano allentati al punto da sparire quasi; eravamo sul punto di separarci. Poi, una notte, scopammo come dei dannati e, al mattino, proseguimmo. Non so come sia potuto succedere: forse la paura di perderci o, forse, la consapevolezza degli eventi, ma sta di fatto che ci mettemmo alle spalle il fatto che non saremmo mai diventati genitori e ci riappropriammo della nostra vita. Passarono così sette anni di vita matrimoniale. La nostra intesa sessuale era intensa e piacevole. Adoravo il suo corpo, le sue tette con quei capezzoli belli duri, appuntiti. Il suo bel sedere, anche se un po’ basso, ma sempre stupendo, unito a ciò che mi mandava ai pazzi: le labbra della sua fica, grandi, carnose, e quel clitoride pronunciato, appoggiato sulla sua fessura, che, se stimolato, diventava quasi come un piccolissimo cazzo. Lei, cosi pudica, quasi una suora durante il giorno e cosi porca nell’intimità, mi mandava sempre in estasi. Nel corso degli anni, i rapporti anali che, prima detestava, erano diventati un suo profondo desiderio e fonte di immenso piacere. Nei nostri giochi, avevano fatto il loro ingresso anche dei sexy toy. Alcuni oggetti, tipo palline cinesi, dildi, sia vaginali che anali, la doppia con il mio cazzo ed un vibratore era divenuta frequente e, quando capitava, ci dovevamo spostare dal letto al pavimento. La sua fica diventava una vera fontana, i suoi orgasmi erano multipli ed abbondanti. Ormai adorava molto la doppia penetrazione, come farsi riempire dalla mia sborra, sia in culo, che in bocca. La cosa sconvolgente, però, era che, scemata la libidine del momento, sfogata la lussuria e placati i nostri istinti animali, terminate le nostre scopate, ridiventava pudica: era impossibile parlar di sesso con lei. Se mi permettevo di avanzare qualche mia fantasia, ad esempio vederla con un altro per una doppia reale, andava su tutte le furie e, a volte, durava per giorni la sua indifferenza nei miei confronti. Però, dentro di me, coltivavo comunque il desiderio di scoparla assieme ad un altro ed esso cresceva di giorno in giorno, ma non riuscivo a renderla mia complice in questo, non facevo breccia nella sua ostinazione e non riuscivo a far affiorare i suoi desideri più intimi. La svolta avvenne quasi casualmente. Per lavoro fu trasferita in una filiale di banca di un paese distante circa 20 km da dove abitavamo. La sera rientrava sempre dopo di me e, col tempo, notai che aveva cambiato modo di vestire. Niente di provocante, ma almeno indossava indumenti che mettevano in risalto sia le tette che il culo. Tutto questo mi eccitava da matti. Anche i suoi indumenti intimi non erano più quelli di una volta; aveva iniziato ad usare perizomi, a volte autoreggenti, e reggiseni che aiutavano ad esporre le sue tette. Nell’intimità, mentre si scopava, iniziai a sussurrarle:
“Pensa, mia dolce troietta, se in questo momento avessi un bel cazzone in bocca”.
Oppure:
“Immagina quanto potrebbe esser bello farti chiavare contemporaneamente da due cazzi veri, uno in fica ed uno in culo?!”
Il suo cambiamento era evincibile anche da questo. Non si arrabbiava più, anzi, sembrava gradisse e la sua fica più di lei. Una mattina, mentre facevamo colazione, nel salutarla le dissi:
“Se oggi qualcuno riuscisse a farti eccitare, spero che almeno lo pompi.”
Con mia grande sorpresa, mi lanciò un sorrisino e mi stampò un bacio con lingua in bocca. La mia giornata fu piena di lavoro, come sempre. Nonostante questo, nella mia mente era sempre presente l’immagine di lei che pompava un bel cazzone. Non che il mio fosse piccolo, ma la cosa mi eccitava così tanto che, alla fine, fui costretto a placare i mei sensi masturbandomi. Nei giorni successivi, non successe nulla, ma io, nelle nostre scopate, aggiungevo sempre altre persone a noi ed era evidente che lei gradiva, non si arrabbiava più. A fine mese, un venerdì sera, andammo ad una cena organizzata da un suo cliente. Vi erano anche i suoi colleghi e colleghe della filiale, che, almeno di vista, ne conoscevo solo due. Per l’occasione, lei si era vestita in maniera veramente conturbante. Un tubino nero sopra il ginocchio, autoreggenti, perizoma e scarpe con tacco dieci, sottile. Era vestita in modo tale da metter in evidenza tutte le sue forme. Io non potevo far a meno di ammirare due cose in particolare. La prima, riguardava il sostanziale cambiamento di Alba: aver abbandonato quei suoi vecchi abiti da suora, mettendo finalmente in risalto il suo fisico, quasi a dire: "ci sono, scopatemi!" La seconda, era che notavo il suo bel fisico da 35enne nel pieno del suo splendore. Durante la serata, cercai di capire chi potesse essere, se c’era, colui che la eccitasse tanto. Per me era più che evidente la sua evoluzione e di sicuro doveva esser stata provocata da una qualche attrazione per qualcuno. Lei parlava a turno con tutti, ma notai che, spesso, i suoi occhi si rivolgevano ad un uomo, più o meno della sua età, un bel ragazzo, alto, moro, con barbetta corta curata, fisico, forse, palestrato. Anch'egli sovente la cercava con lo sguardo. Mentre tornavamo a casa, la stuzzicai, dicendole che era stata stupenda e che aveva di sicuro fatto tirare tanti cazzi e, in particolare, Franco che non le aveva mai tolto gli occhi di dosso. Così dicendo, allungai una mano ed andai a cercare sua fica. Il suo perizoma era decisamente umido. Lei mi lasciò fare, anzi, si accomodò in maniera che potessi toccar bene la sua fica. Il mio dito cercò il suo clitoride, lo spostai per entrare in fica e stringerlo con due dita. Il suo enorme clitoride lo sentii, pian piano, diventar duro e la sua fica sempre più bagnata. Intravidi uno spazio riparato, mi fermai, scesi, aprii la portiera e presi a leccarle fica e culo.
“Ti piace, eh, troietta? Dai fammi sentire come pomperesti Franco!”
Così dicendo lo tirai fuori dai pantaloni ed avvertii la sua foga nel prenderlo in bocca. La sua lingua si muoveva ora veloce, ora lenta, ma sempre con avidità. Sentii mio cazzo sbattere contro la sua gola. Era eccitante da morire e più lo ingoiava, più immaginavo Franco al mio posto.
“Sì, dai, pompalo! Vedo che ti piace così tanto il cazzo di Franco, eh troietta?”
Lei si staccò, si mise a pecora ed assecondò il gioco.
“Dai, Franco, scopami! Fammi sentire come mi sfondi!”
Presi a scoparla, stringendole i capezzoli, mentre lei continuava ad incitarmi.
“Sì, Franco, così! Sì, così! Oh, mio Dio, che cazzone hai?! Dai sbattimi! Spaccami tutta!”
Si stava masturbando la fica quando mi implorò in preda al delirio erotico.
“Dai, Franco, in culo! Lo voglio tutto nel culo!”
Lo prese con la mano e se lo spinse talmente tanto dentro di sé che, in breve, le riempii il culo di sborra calda. Arrivati a casa, prima di farla entrare in bagno, la leccai tutta. Ebbi modo di sentire il sapore della mia sborra, mentre lei prese a schiaffeggiarsi la fica, mi stese sul pavimento e mi scopò di nuovo, come non aveva mai fatto, quasi con furore, e, più spingeva più mi incitava, identificandomi nel suo amante.
"Sì, Franco, dai, scopami! Dai, sborrami in bocca!”
Le sborrai in bocca e me lo ripulì tutto. Al mattino, fu lei a dirmi che le sarebbe piaciuto molto far sesso con Franco ed io le risposi che ne sarei stato contento.
“Per me, va bene, lo sai.”
Lei rimase titubante.
“Sì, lo so, ma…”
“Ma cosa? Qual è il problema?”
“Non voglio far la figura della troia. Un conto è fantasticare, un altro andarci per davvero a letto.”
“Secondo te, se ci vai a letto, saresti una troia? Perché sei sposata? Credo che, tra persone mature, serie e riservate, qualora c’è attrazione e sta bene ad entrambi, ci sia solo piacere.”
“Sarà anche vero, ma una parte di me non riesce ad accettarlo.”
“Vedi tu. Analizza il tutto, chiarisci i tuoi dubbi e decidi liberamente.”
Detto questo, aggiunsi:
“Ora Franco vuole un tuo bel pompino!”
Lo tirai fuori e lei ci si avventò sopra. Non feci più parola con lei di Franco, nemmeno quando scopavamo; inoltre ero preso da tanti impegni di lavoro. Fu lei, una sera, dopo cena, a chiedermi altre spiegazioni.
“Ma, se andassi con Franco, tu vorresti esser partecipe?”
“Questo dipende da te e da lui. Personalmente, sì, mi piacerebbe, ma, a te?”
Lei accolse quella mia esternazione con un sorriso.
“A me piacerebbe sapere che mi sei vicino.”
“Quindi ti piacerebbe avermi come guardone?”
“Diciamo di sì; insomma mi piacerebbe che fosse una cosa eccitante sia per me, che per te.”
“E a lui, starebbe bene così? Ne hai parlato con lui? Hai pensato che potrebbe non esser d’accordo.”
Mi sorrise precisando che, grazie al fatto di aver potuto scambiare diverse battute con lui, si era fatta un'idea di come potesse piacere anche a lui.
“Quindi? Cosa vuoi che faccia?”
“Io, lui e tu presente, ma, almeno inizialmente, non partecipe.”
“E dove vorresti farlo, qui da noi?”
“Sì, mi sentirei più sicura.”
“Quindi lo desideri proprio tanto il suo cazzo?”
“Sì, ma, soprattutto, è lui che voglio!”
Ecco confermato uno degli aforismi di V. Cannova: La donna si lascia corteggiare solo da chi ha già scelto.
Di quel Franco sapevo solo che era sposato, avendolo chiesto in giro con estrema riservatezza. Frequentava una palestra abbastanza assiduamente e, da un conoscente iscritto alla stessa palestra, avevo saputo che a vederlo sotto la doccia, poteva affermare che era anche ben fornito. A lei non avevo detto nulla riguardo alla mia indagine. Dopo una lunga ed attenta riflessione, giungemmo alla conclusione che dovevamo creare un'occasione opportuna per tutti. Lasciai che fossero loro a decidere e, alla fine, fu stabilito il giorno: sarebbe stato un venerdì sera, dopo cena.
Quel venerdì, lei, al ritorno dal lavoro, iniziò a prepararsi. Fece dapprima un piccolo clistere, poi si sistemò per bene la fica, eliminando diversi peli. Si lavò accuratamente, anche a mezzo lavande intime, poi, fatta una doccia, provvide ad un lieve trucco, senza far ricorso ad alcun tipo di profumi. Dopo di che, passò all’abbigliamento intimo: autoreggenti, perizoma con il davanti trasparente e dietro un finissimo filo che sparì fra le sue natiche, reggiseno a balconcino, per poi indossare un abito nero con cerniera sulla schiena, facile da togliere. Per cena era previsto solo un leggero piatto di verdure. Mentre lo aspettava, si rimirò allo specchio diverse volte: voleva esser perfetta. Da parte mia ero eccitato ed avevo solo una domanda da farmi: come avrei dovuto comportarmi? Avevamo deciso, io ed Alba, che, al suo arrivo, mi sarei fatto trovare sulla terrazza con la scusa di fumare una sigaretta. Loro si sarebbero sistemati in sala sul divano, che era comodo e capiente: io, da fuori, avrei assistito a tutto.
Quando lui arrivò, io ero già fuori; lui aveva portato una bottiglia di bollicine, che aprì. Brindarono a loro due, alla vita e, in breve, le loro bocche si incontrarono: fu una lunga pomiciata, che sembrava non finire mai. Nel frattempo, lui era rimasto con i boxer e lei in intimo; lui sembrava volersi gustare ogni centimetro del corpo della mia troietta. Succhiò a lungo i suoi capezzoli, poi giratala le lecco la schiena ed arrivò al suo sedere. Le mordicchiò le mele ed insinuò la lingua sul buchetto, poi proseguì nella leccata fino alle caviglie, per infine rigirarla e tornar su. Quando arrivò alla sua fica, lo vidi staccarsi, quasi ad riempirsi gli occhi delle sue labbra enormi ed il suo clitoride lungo e pronunciato. In quel momento fui tentato a raggiungerli, ma mi trattenni. Vidi lei che, mentre lui la leccava, prese con le mani la sua testa e la tenne bloccata lì, mentre la sentivo mugolare.
“Sì, dai, Franco, così! Mamma mia, come godo! Bravo, succhiami il grilletto: che bello, sono in estasi!”
Più volte lo allontanò per non venire, nel frattempo lui si era liberato dei boxer ed il suo cazzo faceva buona mostra di sé, bello in tiro. Lo intravedevo. Se io ho una bella cappella, la sua era decisamente più larga ed era il culmine di un'asta più lunga e grossa della mia. La scena di lei con un altro, era qualcosa di stupendo. La vidi scender giù, accarezzare quella gran bella verga, leccarla, avvertendo quanto lei ne fosse affascinata.
“...hhummm, che bello! E com’è duro!”
Quella verga presto sparì, tra leccate e pompe. Avevo il cazzo in tiro. Presi a toccarlo appena e, quando li vidi coinvolti in un frenetico 69, per poco non venni. Lui le allargava le labbra della fica per penetrarla meglio con la lingua, ma faceva lo stesso anche con le chiappe, per ben infilarsi nel suo culo. Vidi lei mettersi in ginocchio, le gambe di lui sulle sue spalle e lei che prese a leccargli palle e culo. Cazzo che troia! A me non l’aveva mai fatta una cosa simile! Inutile dire che quella visione mi eccitò ancor di più. Lui le diceva che era stupenda, una vera amante, una perfetta troietta. Poi lei lo stese supino e gli salì sopra.
“Ora ti scopo, mio bel cazzone! Fammi godere!”
Iniziò a spingere e, dopo poco, la sentii urlare.
“Oh, SI! DAI! Come lo sento! Mi riempie tutta! Sì, dai, chiavami!”
Lui si era aggrappato alle sue tette e la stava distruggendo, ma appariva chiaro che ad Alba piacesse. La mise a pecorina e prese a scoparla con furia. Le dava anche degli schiaffi sulle mele e lei lo incitava a farlo ancor più forte. Poi cambiarono posizione. Ora era lei distesa supina sotto lui, gli spalancò le gambe all’inverosimile e lui le spingeva dentro il cazzo con tutta la forza possibile.
“Tieni, troia! Prendilo tutto in corpo! Ti sfondo, puttana!”
Lei era in delirio e lo incitava ancor di più.
“Sì, chiavami così! Godo come non mai! Dai, ancora, spingi, dai, che vengo! VENGO! ORA!”
Così dicendo si spinse contro di lui, tremava per il forte piacere. Lui usci dalla sua fica e, sempre con lei sotto, appoggiò il cazzone al suo culo e, mentre spingeva ci sputò sopra. Entrava, usciva e lo bagnava, fino a che l’ho sentita implorare.
“Oh, piano, mi sfondi! Però continua, che mi piace! Sì, così, piano, sì, dai, uhhmmm, mi si bagna anche il culo!”
Lui entrava e usciva e, ogni volta, entrava ancor più in profondità nel suo culo e, alla fine, sentii lei chiedergli di sborrare.
“Sì, dai, riempimi con la tua sborra!”
Mentre veniva sul suo culo, le aveva preso il clitoride tra due dita, lei si scostò e vidi il pavimento bagnarsi.
Poi presero a toccarsi, baciarsi e, solo allora, mi accorsi che lei stava guardando verso me. Ero al riparo delle tende, ma vedevo tutto quanto. Passarono dieci minuti tra carezze e baci, poi lei scese a pomparlo ed a leccargli culo e cazzo. Lo pompò e leccò a lungo e, alla fine, lui le sborro in bocca. Poi, come si erano spogliati, si rivestirono. Sorseggiarono ancora un po’ di bollicine e lui se ne andò. Quando entrai in casa, mi disse:
“Cazzo, come ho goduto! Ora tocca a te: leccami culo e fica!”
Presi a leccare, sapeva di tutto e di più! Di sborra di lui e sapore di lei. Mi spinse di lato, mi guardò negli occhi e mi chiese delle mie impressioni.
“Mi volevi così troia? O di più? Dai, cornuto, leccami bene!”
Quelle parole, invece di darmi fastidio, mi eccitarono. Aveva sia le chiappe, che le tette, ancora con i segni infertili da Franco, ma poi volle scopare anche con me e volle che le sborrassi in fica.
Questa è stata la prima di un’infinità di volte che ho visto mia moglie scopar con lui e poi, ci fu anche una volta con lui e tre suoi amici, ma questa è già un’altra storia.
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2 anni fa
baxi18, 55
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Mia moglie mi ha regalato un bellissimo paio di corna!
Mi chiamo Giovanni e sono sposato con Sandra da sei anni, ma stiamo insieme da quasi dieci. Ho 38 anni, sono un uomo dall’aspetto normale, di media statura, moro, occhi scuri, mentre Sandra è veramente una bella donna. Lei ha 42 anni, mora con i capelli lunghi e lisci che le arrivano ben oltre le spalle. Ha una quinta di seno, che fa impazzire ogni maschio che le pone gli occhi addosso, oltre uno splendido culo a mandolino. Anche lei è di media statura ed ha due belle cosce lunghe affusolate, gli occhi scuri e la bocca ampia con labbra carnose. Dal punto di vista sessuale, non sono un super dotato, anzi direi assolutamente nella media e, per quanto riguarda lei, non ha performance da pornostar ma nemmeno mi posso lamentare. Adora molto farmi impazzire con il pompino: me lo divora praticamente ogni volta. Per quanto riguarda il culo, è sempre molto restia a concedermelo, ma quando lo fa ci gode moltissimo. Come ho detto adora succhiare il cazzo e, quando sborro, mi fa impazzire schizzare sulle sue splendide tettone, perché questo mi eccita da morire. Le piace molto anche quando le sborro sul viso o sul culo, dopo che l'ho scopata a pecora, la sua posizione preferita. Le piace da morire esser leccata, perché questo le provoca diversi orgasmi. Non ama vestire in maniera appariscente, ma, in compenso, adora molto indossare intimo sempre molto sexy, raffinato, e questo, per me, è motivo di grande eccitazione. Quando l'ho conosciuta non era vergine, ma non mi sono mai interessato del suo passato, mentre, invece, mi interessa molto il presente ed il futuro. Da quando mi son reso conto quanto sia oggetto di desiderio da parte di altri maschi, soprattutto per il suo splendido seno, dentro di me si è insinuata la fantasia di vederla alle prese con un altro uomo. Quando ne ho parlato con lei, mi ha dato del pazzo e, all’inizio, è andata anche su tutte le furie.
«Ma sei scemo? Ma come ti vengono certe idee? Perché dovrei andare con un altro uomo? Non sei geloso?»
Per un po’ di tempo mi ha tenuto il muso ed allora ho preso a spiegarle pacatamente, senza mai calcare la mano, quale era la mia fantasia più ricorrente: vederla scopare con un altro, sotto i miei occhi, in mia presenza, perché mi sarebbe piaciuto vederla godere ancor più di quanto, fino a quel momento, le avevo fatto provare. Pian piano la cosa deve aver cominciato ad incuriosirla, perché ha anche notato che guardavo con interesse le donne che si vestivano in maniera provocante e lei l’ha presa come una sfida.
«Vorrei capire perché ti piacciono tanto quelle vestite da puttana? Guarda che, se mi ci metto, posso farlo anch’io ad indossare abiti sexy, tacchi alti e sculettare come una vacca.»
Le sue parole mi hanno fatto capire che qualcosa, dentro di lei, stava cambiando e, complice il fatto che dovevamo andare a trovare una sua cugina, che aveva appena partorito e che abita in una città distante parecchi km da noi, abbiamo deciso di trascorrere tre giorni in quella zona. Ovviamente, una volta lì, abbiamo incontrato tutto il parentado e, fatte le opportune visite, senza tralasciare nessuno, ci siamo ritagliati una mezza giornata per noi, per visitare una baia di cui avevo sentito parlare, posta a circa un’oretta di macchina da quella zona. Avevo letto su Internet che, nella parte più estrema della baia, si poteva praticare il nudismo. Quando gliene ho fatto cenno, lei mi ha guardato con occhi piuttosto inviperiti, ma, durante il viaggio, le ho rammentato che lei stessa aveva detto che, in ogni caso, avrebbe potuto mettersi al pari delle altre donne e così, in un certo qual modo, le ho lanciato la sfida a mettersi nuda su quella spiaggia. Abbiamo trovato il posto e, dopo aver parcheggiato l’auto, abbiamo percorso, per circa una ventina di minuti, un lungo sentiero che terminava con una scalinata, che immetteva in quella piccola baia, dove c’erano molte persone nude distese al sole. Uomini e donne di tutte le età, di ogni aspetto fisico, dai più belli a quelli meno, ma, in ogni caso, erano tutti nudi. Appena trovato un posticino libero, vicino ad una roccia, ho disteso i nostri teli e subito mi son messo a nudo, provando in quel momento una particolare sensazione. Lei ha un po’ esitato, poi, timidamente, ha cominciato col togliere la parte superiore del costume ed il suo splendido seno è emerso in tutta la sua procacia. Ho subito notato lo sguardo dei vari maschi che si trovavano accanto a noi ed ho letto, nei loro occhi, la bramosia che li assaliva nell’ammirare il seno di mia moglie. Io stesso ho avuto una immediata erezione e mi son sdraiato prono, per mascherare l'imbarazzo che mi provocava l'eccitazione. Lei mi ha guardato ed ha capito che la cosa mi stava eccitando moltissimo, così, con un sorrisetto malizioso, quanto ironico e con un gesto, all'apparenza spontaneo, ha tolto anche la parte di sotto del costume, mostrando la sua splendida fica, non completamente depilata, ma con il suo triangolino di peli sul pube, perfettamente curato. Si è sdraiata supina e, dopo aver inforcato i suoi occhiali da sole scuri, ha preso ad abbronzarsi in silenzio. Ero molto eccitato e volevo, in qualche modo stuzzicarla un po’, così mi sono alzato e mi son offerto di spalmarle la crema addosso.
«Poiché è la prima volta che prendiamo il sole, sarà opportuno che ti spalmi un po’ di crema, soprattutto sul seno, la cui pelle è talmente delicata che potrebbe scottarsi al sole.»
Lei è rimasta un attimo a meditare, poi ha preso il flacone della crema solare ed ha accettato che fossi io a spalmarle la crema sul suo corpo. Prima di iniziare, mi son guardato un attimo intorno ed ho visto una persona che, quando siamo arrivati, stava in acqua ed ora ne stava uscendo, e si stava dirigendo verso un piccolo ombrellone, appoggiato a pochi metri da noi: il tizio guardava insistentemente nella nostra direzione. Quando è giunto più vicino, mi son accorto che era Gennaro, un uomo che entrambi conosciamo da molto tempo, praticamente dalle elementari. Frequentavamo due gruppi diversi, ma, in ogni caso, fra noi c’è sempre stata una discreta amicizia e anche lui, guardando verso di me, mi ha riconosciuto. Sandra non se n’è accorta subito e mi son reso conto che, ormai, anche lui ci aveva riconosciuto e, quindi, era inutile, a quel punto, nascondersi, così ho deciso che tanto valeva continuare il nostro gioco. Inginocchiato di lato, con la scogliera le spalle, in modo che le persone che stavano davanti a noi potevano ammirare quello che stavo facendo, ho schizzato due strisce di crema bianca sul seno di mia moglie. Ho provato un brivido di piacere nel farlo, perché sembravano due copiose sborrate e con calma, fingendo indifferenza, con entrambe le mani ho preso a spalmare quella crema sia sul seno che sul ventre di mia moglie, la quale, più tardi, mi confesserà quanto segue:
"Attraverso i miei occhiali da sole e con la coda degli occhi, osservavo la quantità di maschi, circa una decina, che, trovandosi più o meno vicino a noi, si godevano la scena e, più della metà, mi osservavano con occhi carichi di desiderio. Alcuni di loro si passavano ripetutamente la lingua sulle labbra, perché era evidente il desiderio che avevano di succhiarmi quel seno che tu accarezzavi in maniera lenta, ma infinitamente erotica".
I capezzoli di Sandra si erano gonfiati perché era evidente che anche lei si stava eccitando sotto l'azione del mio massaggio. Mi sono spostato leggermente, sempre rimanendo di lato e, con il flacone in mano, stavo spruzzando un ennesimo schizzo bianco sulla pancia di mia moglie e anche questo sembrava una copiosa sborrata, quando ho notato che Gennaro si era avvicinato e si era inginocchiato a poca distanza da noi. È stato in quel momento che Sandra l’ha visto e, girata verso di me, mi ha guardato con uno sguardo sorpreso. Ho letto nei suoi occhi il disappunto per aver incontrato una persona che ci conosceva.
«Sta' calma, tanto è ovvio che se noi siamo qui a fare i nudisti ed abbiamo incontrato lui che è nudo, non credo che a qualcuno venga in mente di raccontarlo in giro. Fino ad oggi, nessuno sapeva che anche lui era un nudista, quindi rilassati e cerchiamo di goderci questo momento.»
Lei ha fatto un profondo respiro, mi ha guardato e poi si è girata verso di lui e gli ha sorriso. Lui ha risposto al suo sorriso e lentamente si è avvicinato a noi. Quando si è inginocchiato dall’altro lato di Sandra, quello opposto al mio, ho potuto notare la sua ottima dotazione, che, pur se in posizione di riposo, già si mostrava molto superiore alla mia. Ho visto lo sguardo stupito di Sandra, che ha potuto constatare anche lei il gioiello che Gennaro aveva fra le gambe.
«Caspita, ragazzi! Non sapevo che anche voi eravate dei nudisti; ad averlo saputo, saremmo potuti venire insieme.»
Io ho guardato Sandra e stavo per rispondergli, quando invece è stata lei che è intervenuta nel discorso.
«Nemmeno noi lo sapevamo. In ogni caso è una sorpresa che ci fa molto piacere, anche se spero che resti discretamente riservata fra di noi.»
Lui ha incrociato le dita e, dopo averle baciate, ha sorriso, dicendo:
«Lo giuro su tutto quello che vuoi e spero che anche voi sarete così discreti da non rivelare in giro che frequento questo posto. Purtroppo è noto a tutti quanto sia bigotta la gente del nostro paese e, se dovessero scoprire che amiamo frequentare questo posto, saremmo messi subito tutti alla berlina.»
Ho notato Sandra decisamente più rilassata e così ho ripreso il mio lavoro. Ho appoggiato la mano sul suo ventre e lentamente ho spalmato la crema sul suo fianco sinistro, il lato, cioè, dove ero inginocchiato io, scendendo lungo la sua coscia, oltre il ginocchio e fino alla caviglia. Ho visto Gennaro che la guardava ammirato e mi sono girato verso di lui, facendogli una richiesta senza riflettere, perché la cosa avrebbe potuto far innervosire Sandra.
«Visto che sei qui, perché non mi aiuti a spalmarle la crema addosso.»
I suoi occhi hanno preso a brillare, mentre, appena finito di parlare, mi son girato verso mia moglie ed ero pronto a subire la sua sfuriata. Invece lei, dopo aver fatto un sorriso, ha reclinato indietro la testa e si è completamente distesa sul telo. Ho avuto un brivido incredibile quando le mani di Gennaro hanno toccato il corpo di mia moglie e, lentamente, hanno preso a spalmarle la crema, scivolando lungo l’altra coscia e, muovendole velocemente, ha cosparso la crema fino alla caviglia, per poi risalire all’interno della coscia, fino all’inguine. Ha preso il flacone in mano e, dopo averne fatta uscire un po’ sulla sua mano, ha ripreso a stendere uno strato di crema nell’interno delle cosce. L’ho lasciato fare, anzi ho inarcato un po’ la coscia dalla mia parte e questo ha fatto aprire le labbra della fica di mia moglie, così da far apparire il rosa della sua carne che, ora, tradiva la sua eccitazione. Lui senza esagerare, ha sfiorato e le labbra della fica di Sandra e poi è risalito lungo la pancia, fin sotto il seno.
«Queste splendide mammelle, hanno bisogno di esser protette un po’ meglio, perché vedo che ci sono delle zone non emulsionate.»
Era palese che fosse una scusa, ma la cosa mi stava così eccitando che ho annuito; di conseguenza, dopo aver spruzzato altra crema sulle sue tette, ho lasciato che lui, con entrambe le mani, gliela spalmasse. Ho notato il petto di Sandra gonfiarsi, per il profondo respiro che ha fatto, quando le sue mani hanno afferrato i suoi seni ed ha cominciato l'operazione di incrematura: lo ha fatto anche provvedendo a stuzzicare con le dita i capezzoli gonfi e duri. Mi era venuto un cazzo così duro che mi scoppiava ed ho potuto notare che anche quello di Gennaro si stava gonfiando, molto rapidamente. Ho lasciato per un po’ che continuasse a massaggiare quel seno, poi, guardando Sandra, l’ho pregata di girarsi e distendersi prona. Lei non ha mosso alcuna obiezione e, appena distesa a pancia in giù, ho spruzzato, lungo la colonna vertebrale, una lunga striscia bianca che lui ha preso a spalmare, facendo ampi cerchi rotatori dalle spalle e scendendo giù, fino ai glutei e, quando è arrivato in fondo, ne ho schizzato ancora un po’ sulle sue chiappe. Sembrava proprio una copiosa sborrata e infatti Gennaro mi ha guardato ed ha sorriso, mentre io annuivo, consapevole del fatto che entrambi avevamo pensato la stessa cosa. Le sue mani hanno preso a massaggiare lo splendido culo di mia moglie, che sentivo gemere sommessamente, mentre lui con i pollici è scivolato lungo il solco delle natiche, e poi, giù, fino a sfiorare il suo fiorellino anale, comprese le labbra della fica. Lei ha divaricato le cosce e lui ha continuato a spalmare la crema che io continuavo a spruzzare sulle gambe di mia moglie. Finita l’operazione, Sandra si è girata e lui, inginocchiato accanto a lei, aveva il cazzo completamente in tiro, mostrandolo tutta la sua fierezza. Siamo rimasti per qualche istante in silenzio, poi io, con una scusa, mi sono alzato e sono andato verso il mare, per ripulirmi le mani e, di proposito, ho lasciato loro due da soli. Giunti in acqua, mi son girato e li ho visti parlare, con lei che rideva, mentre con la testa faceva cenno a me. Son tornato sui miei passi e, inaspettatamente, Gennaro ci ha salutato ed è tornato sotto il suo ombrellone. Ho guardato Sandra cercando di capire e lei mi ha detto di averlo invitato a cena a casa nostra per proseguire il dialogo su questa strana esperienza. Ho rischiato di sborrare all’istante, al solo pensiero di averlo una sera, tutto per noi, a casa nostra. Ormai aveva preso corpo, nella mia mente, la possibilità che poteva esser lui il maschio con cui Sandra avrebbe potuto scopare. Ne ho parlato con lei, che ha scosso il capo e mi ha detto che ero davvero tutto matto. Mi sarei aspettato che avesse continuato a giocare, ma ho capito che c’era troppa gente. Quando siamo venuti via dalla spiaggia, ci siamo salutati e scambiato i nostri contatti telefonici e, durante il viaggio di ritorno, parlando con Sandra le ho chiesto quali erano state le sue sensazioni.
«Dai, lascia perdere, non voglio parlare. Ho solo assecondato il gioco che ti piaceva tanto.»
L’ho guardata, ma il tono della sua voce non mi ha convinto.
«Mi vuoi far credere che non ti è piaciuto?»
Lei ha cercato di sviare il discorso, ma io l’ho incalzata per avere una risposta.
«Che c’entra! È stato bello, anche eccitante, però non metterti strane idee in testa.»
Avrei fermato l’auto e l’avrei scopata all’istante, perché ero così eccitato che mi scoppiava il cazzo nei calzoni. Giunti a casa, l’ho scopata furiosamente prendendola da dietro, come piace a lei e facendola godere moltissimo. Per alcuni giorni, ho atteso che fosse lei a dire quando invitare Gennaro a casa nostra e, a metà settimana, le ho chiesto se ne avesse avuto piacere. Lei ha scosso il capo, fingendo di non aver nessun interesse per questa cosa, anche se ero convinto che, al contrario, era ben determinata a vivere quell'esperienza che le proponevo. La sera l’abbiamo chiamato e lo abbiamo invitato per il sabato successivo, ma lui ha preferito che fossimo noi ad andare da lui, perché abitando oltre la periferia del paese, la sua casa era posizionata in maniera più discreta rispetto la nostra che è più centrale. Così ho chiesto a Sandra di farsi bella per quella sera. Lei ha scosso la testa, insistendo nel suo fare indifferente, però ho notato che il sabato mattina è andata dalla parrucchiera per farsi acconciare in maniera stupenda i suoi meravigliosi capelli. Inoltre, la sera, dopo essersi fatta la doccia, mi ha chiamato in camera e sul letto erano esposti diversi capi di abbigliamento intimo e lei mi ha chiesto quali ritenessi potessero esser più adatti. Le ho consigliato un completo nero, con una mutandina molto sexy che spariva completamente nel solco delle sue natiche, mentre, davanti, un piccolo triangolino di stoffa nera, copriva a malapena le labbra della sua fica. Il reggiseno poi, quasi a balconcino, gonfiava ed evidenziava il suo seno, mostrando un solco da capogiro. Ha indossato una gonna viola, non troppo corta, con sopra una maglietta, con un ampio scollo, che scivolava giù fino ai fianchi, modellando il suo fisico stupendo. Le ho chiesto di indossare delle autoreggenti, ma lei ha rifiutato optando per un semplice collant color carne, molto velato, quasi inesistente ed ai piedi ha messo degli stivaletti in pelle, che le arrivavano fin quasi al ginocchio con un tacco 10.
«Dobbiamo andare ad una cena non ad un concorso di bellezza.»
L’ho guardata, pensando che invece era semplicemente meravigliosa. Giunti a destinazione, siamo entrati in casa di Gennaro: una graziosa abitazione di tipo rurale, perfettamente ristrutturata. Entrati nell’ampio salone, lui ci ha accolti in maniera allegra e cordiale, facendo subito i complimenti a Sandra.
«Caspita che spettacolo! Nuda sei bellissima, ma così sei davvero uno schianto. Tuo marito è proprio fortunato ad avere una bella donna come te, al fianco.»
Ci ha messo subito a nostro agio e, mentre finiva di preparare le pietanze, che lui aveva abilmente cucinato, ci ha offerto del prosecco come aperitivo. Ho visto con quanto interesse Sandra guardava Gennaro, che, apparentemente sembrava tutto interessato a cucinare, mentre lei, in piedi, vicino a lui e con il calice in mano, rideva e scherzava, sulla sua bravura culinaria. Ho deciso di lasciarli un po’ da soli e così mi son rifugiato in bagno, mentre, in realtà, sono solo sparito oltre la porta che separa la zona giorno da quella notte e son rimasto a vedere loro due ridere e scherzare. Mi son reso conto che c’era un buon feeling tra loro e questo mi ha eccitato non poco. Sono andato in bagno e mi sono masturbato, sborrando immediatamente. Appena tornato, ci siamo seduti a tavola per mangiare ed ho notato che essi continuavano a scambiarsi delle occhiate, come se ci fosse qualcosa da dire, ma nessuno dei due voleva iniziare l’argomento. Poi, inconsapevolmente, mi son ritrovato ad iniziare un discorso che ha avuto un seguito proprio come mi sarei aspettato.
«È stato piacevole in spiaggia, vederti spalmare la crema sul corpo di mia moglie. Credo che si sia eccitata un po’, anche lei.»
Lui ha sorriso ed ha annuito, guardando lei che, ad un tratto, si è fatta subito seria e le sue parole mi hanno fatto tremare il cuore.
«Vedo che non ti arrendi! Dunque hai proprio deciso che mi faccia scopare da qualcun altro e scommetto che vedi in Gennaro, la persona giusta. Sia ben chiara una cosa che, se questo dovesse succedere, da oggi in poi, sarò io a decidere dove, come, quando, e con chi farlo. Io con te ci sto bene, ma, da brava moglie, mi sento di dover assecondare i voleri di mio marito. Spero solo che anche Gennaro sia disposto a far sesso con una vecchia come me.»
Mentre io resto sbalordito dalle sue parole, è Gennaro che le risponde subito, fugando ogni dubbio.
«Vecchia? Assolutamente no! Sei una femmina stupenda! Se lui vuole che io faccia sesso con te, non ho nulla in contrario, perché per me non è una novità esser il bull di una coppia.»
Non c’è stato niente altro da aggiungere, Sandra si è alzata in piedi e, dopo averlo preso per mano, gli ha chiesto dov'era la camera da letto. Mi scoppiava il cazzo nei calzoni al solo pensiero che stava per realizzarsi il mio desiderio. Si sono avviati, tenendosi abbracciati, oltre il corridoio e sono entrati in una camera. Io sono rimasto stordito da questo suo repentino cambiamento, ma, nello stesso tempo, ero eccitato in maniera indecente. Non ricordo quanto tempo è passato, l’unica cosa che ho fatto è stata quella di avviarmi lentamente verso la camera e, senza rendermene conto, avevo già il cazzo in mano. Quando sono giunto sulla soglia della porta, mia moglie era già nuda sul letto, intenta a fare uno splendido 69 con lui. Ero affascinato nel vedere la sua bocca ingoiare per buona parte quella grossa e lunga verga di Gennaro. Lui ricambiava il piacere leccando avidamente la fica di mia moglie, che grondava umori in continuazione. I gemiti di piacere si mischiavano con il rumore del risucchio della bocca di Sandra, che cercava di ingoiare quanto più possibile la sua splendida asta. La bravura di Gennaro si è subito evidenziata, quando lei ha avuto un orgasmo che ha mugolato a bocca piena, mentre il suo corpo tremava scosso dal piacere. Incapace di far qualsiasi cosa, perché estasiato da ciò che vedevo, mi son seduto su di una sedia, in silenzio, continuando a masturbarmi ininterrottamente. Ad un tratto lei si è sollevata, si è staccata da lui e, prima di salire su quel cazzo, si è voltata di nuovo verso di me, guardandomi dritto in faccia.
«Pensaci bene, perché se adesso mi infilo questo nella fica, nulla sarà più come prima. Se vuoi mi fermo, ma, se non lo faccio, da oggi in poi sarò io a dettare le condizioni nella nostra coppia.»
Inebetito da tutta quella situazione, l’ho guardata con occhi carichi di libidine ed ho fatto un cenno d’assenso con la testa, mentre dalla mia bocca cercavo di far uscire le parole che lei voleva sentire.
«Sì, lo voglio, fai pure quello che vuoi, sei libera di fare esattamente ciò che desideri.»
Non ho aggiunto altro e lei, dopo aver scavalcato il corpo di Gennaro, l'ho vista afferrare la splendida verga che svettava in alto, dritta e dura e, dopo averla appoggiata alle labbra della fica, ci si è lasciata cadere sopra, impalandosi. Ha spalancato la bocca ed ha reclinato la testa all’indietro, ma nessun suono è uscito dalla sua gola, mentre lui ha sollevato le mani e, afferrati i suoi seni, tirandola verso di sé, con la bocca è andato a mordere e a succhiare i suoi capezzoli. Lei è rimasta un lungo istante immobile su di lui, poi ha preso a muoversi, roteando e saltellando su e giù. Anche lui non è rimasto passivo, e dopo aver inarcato le gambe, ha preso a sbatterla dal basso, provocando un forte rumore di corpi che sbattevano l’uno contro l’altro. Era un martellare ritmico, veloce e continuo e, ad un tratto, lei ha preso ad urlare il suo orgasmo.
«È bellissimo! Mi stai sventrando! Ti sento tutto dentro! Mi stai sfondando la fica! VENGO!»
Ha cominciato a godere in continuazione, mentre io continuavo a masturbarmi e sborrare nella mia mano. Lui l’ha scopata a lungo, continuando a tenerla sopra di sé e poi, ad un tratto, l’ha afferrata per i fianchi e, ruotandola, l’ha distesa sotto di lui. Lei ha sollevato le gambe e le ha appoggiate dietro i suoi glutei, spingendo il corpo in alto per andare incontro a quello di lui. Ha urlato ancora un orgasmo e, poi, un altro ancora, e, ad un tratto, sfinita si è girata verso di me. Il suo viso era l'autentica maschera del piacere e, guardandomi dritto negli occhi, ha sollevato la mano destra e mi ha fatto il gesto delle corna.
«Sei un cornuto! Da oggi in poi, sarei sempre più cornuto! Guarda come mi sta facendo impazzire questo maschio! Continua, continua a sfondarmi tutta!»
Mi sono avvicinato e, inginocchiato sul letto con il cazzo in mano, ho visto Sandra godere ancora una volta, mentre lui, ora, la sbatteva con più forza, fin quando l’ha avvertita che era prossimo ad eiaculare.
«Fantastica! Sei una femmina stupenda! Mi stai veramente facendo impazzire. Ora sono pronto a sborrare e voglio sapere se vuoi che lo faccia dentro di te!»
Ho tremato a quelle parole, perché Sandra in quel periodo non prendeva nessuna precauzione; non sapevo se era nel suo periodo fertile, mentre, dentro di me, ho sperato che lei gli dicesse di uscire. Lei non ha detto niente, mi ha guardato dritto negli occhi e poi, dopo averlo abbracciato e baciato, l’ha implorato di sborrarle dentro.
«Fammi impazzire, fammi sentire ancora questa verga che mi sfonda e mi inonda la fica. Fammi sentire la tua sborra calda che riempie la mia vagina.»
Ho tremato! Dentro di me, ho avuto timore che lui potesse mettermela incinta, ma nello stesso istante, il solo pensiero di Sandra, con la pancia gonfia di lui, mi ha fatto sborrare di nuovo, per l’ennesima volta. Lui ha aumentato di nuovo i colpi e, dopo che lei ha urlato il suo ennesimo orgasmo, con un grido, si è piantato tutto dentro di lei.
«Sborro! Sto sborrando! Guardami, cornuto! In questo momento, ti ingravido la moglie!»
Non riesco nemmeno a trovare le parole per spiegare le sensazioni che ho provato in quel momento, mentre lui le riversava nel ventre tutta la sua sborra. Gli occhi di Sandra erano chiusi, mentre lui continuava a iniettare dentro la sua fica il succo delle sue palle. Sono rimasti abbracciati a lungo, poi lui è uscito e lei è andata in bagno. Rimasti soli, lui mi ha guardato e mi ha chiesto se ero soddisfatto di quello che avevo visto, ma, soprattutto, se era realmente possibile che lei fosse stata ingravidata.
«Che scopata stupenda! Me la sarei fatta direttamente in spiaggia, ma, per esperienza, so che in quel posto far sesso libero, può essere pericoloso perché è ammesso solo il nudismo, per questo me ne sono andato. Spero che il fatto che lei possa essere incinta, sia solo una vostra fantasia. In ogni caso, è una femmina veramente eccezionale.»
L’ho guardato e, finalmente, ho capito perché non l’aveva scopata direttamente sulla spiaggia e poi gli ho detto che non ero certo sul fatto che lei potesse rimanere incinta. Non ho avuto il tempo di dire altro, perché Sandra è tornata e, raccolti i suoi vestiti, si è voltata verso di noi e le sue parole sono state semplici e pacate.
«Gennaro non ti devi preoccupare di nulla, perché adesso vado a casa e mi faccio scopare anche da lui con annessa venuta dentro, così, se per caso tu mi avessi messa incinta, non avrai nessuna responsabilità, perché è una cosa che ho voluto io, per far felice lui.»
Non ha aggiunto altro e, dopo essersi sommariamente rivestita, siamo tornati a casa. Durante il tragitto nessuno di noi due ha parlato e, una volta a letto, si è addormentata immediatamente. Inutile dire che ho passato una notte in bianco, pensando al fatto che se lei era incinta, io avrei dovuto allevare un figlio non mio, e questo, inspiegabilmente, mi ha fatto diventare il cazzo durissimo. Il giorno dopo, appena sveglia, ho sentito la sua bocca sul mio cazzo, che subito è diventato duro: lei è salita su di me e si è impalata sul mio cazzo, godendo immediatamente, poi mi ha trascinato sopra di lei e, sollevando le gambe in aria, mi ha guardato dritto negli occhi.
«Scopami, riempi il mio ventre con il suo seme, perché adesso voglio anche la tua sborra.»
Ho preso a pomparla come un pazzo e sono quasi venuto poco dopo, mentre lei, mi ha stretto forte a sé.
Era tranquilla e serena, e questo mi lasciava ancora tanti dubbi fin quando, quattro giorni dopo, son venute le mestruazioni e lei ha ricominciato a prendere la pillola. Solo allora mi ha confessato che era sicura di non essere incinta, ma aveva voluto farmi capire che quel gioco che tanto desideravo avrebbe potuto anche condurre ad una situazione di quel tipo.
In ogni caso, da allora, con cadenza settimanale, porto Sandra a casa di Gennaro, che la monta e la scopa, facendola godere moltissimo. A lui non nega nemmeno il culo e poiché mi sono lamentato di questo, l’ultima volta che si è fatta inculare, quando lui è uscito, lei si è girata verso di me e con un tono autoritario mi ha ordinato di leccare tutto ciò che sgorgava da quel foro, abbondantemente spanato.
Questa cosa mi ha talmente eccitato che ho sborrato senza toccarmi.
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2 anni fa
baxi18, 55
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Ho spogliato mia moglie per offrirla a lui.
Mi chiamo Claudio, sono di media statura, un po’ in sovrappeso e sono un over cinquanta. Son sposato da una trentina d'anni con Carla, una bella donna, dal fisico ben tornito, ma non grasso. Ha dei seni magnifici e molto floridi, una quarta piena, ed un bel culo, che a me piace molto, soprattutto quando gli lo sfondo con il mio cazzo che, seppur non da super dotato, è di buone proporzioni. Carla è una donna che è sempre stata ammirata per la sua forma fisica, la sua eleganza ed una certa classe, sia nel vestire, che nel proporsi. Ho sempre avuto il desiderio di veder la mia lei alle prese con un altro. Questo mio desiderio le era noto, ma mi ha sempre detto che ero matto, anche se, in più di un'occasione, ho potuto constatare che le lusinghe e gli apprezzamenti, a volte anche un po’ pesanti, non la lasciavano indifferente. Circa tre mesi fa, abbiamo conosciuto Piero, un ingegnere aeronautico pugliese, una persona fantastica. Eravamo ad un raduno promosso da una associazione benefica e, fin da subito, mi son reso conto che a lui Carla piaceva e non poco. Per tutta la giornata, lui non si è mai staccato dal suo fianco, tanto che, in più di un'occasione, lo hanno scambiato per suo marito. La sera, prima di tornare al nostro hotel, siamo andati a cena e, per tutta la serata, lui e lei hanno giocato a guardarsi come due innamorati. Io stesso ero incantato dalla personalità di quel maschio, davvero molto intelligente e colto, che, con modi garbati ma decisi, ci aveva conquistati. Mentre lo accompagnavamo al suo albergo, il discorso era finito sul sesso e in particolare sui rapporti di coppia. Lui asseriva, e lei gli dava ragione, che in una coppia vi era la necessità di spezzare la monotonia per render il rapporto sempre vivo e interessante. Eravamo tutti convinti che un qualsiasi diversivo potesse render la coppia più affiatata. Ad un certo punto, ci siamo fermati in macchina a parlare e, tra qualche cenno lubrico e l’altro, Carla gli ha propinato un sontuoso pompino davanti a me. Ero letteralmente impazzito dal piacere, nel vederla succhiare quel cazzo molto più grosso del mio. Rientrati in camera, ho scopato Carla come un toro scatenato e lei ne ha goduto tantissimo. Poi, una volta placati i sensi, le ho chiesto se desiderava rivederlo ancora.
«Purtroppo non sarà così facile, perché, sia lui, che noi, domani dobbiamo per forza rientrare nelle nostre città. Gli abbiamo lasciato i nostri contatti, ma dubito che lo si possa rivedere: abita troppo lontano.»
Torniamo alla nostra vita di sempre e poi, dopo due giorni, mi chiama e mi dice che viene nella mia città e che ci vorrebbe rivedere.
«Sono rimasto piacevolmente colpito da tua moglie. Se vi fa piacere, vi vorrei invitare a cena e, poi, se anche a lei piacesse, si potrebbero trascorrere dei deliziosi momenti insieme.»
Naturalmente quando l’ho detto a Carla, i suoi occhi hanno preso a brillare come fari nella notte. Era molto felice di rivederlo e così, dopo due giorni, siamo andati a prenderlo nel suo albergo e siamo andati a cena. Per tutta la serata loro si sono scambiati effusioni come due innamorati, anche se Carla cercava di non farmi estraniare dai ragionamenti, era chiaro che era affascinata dalla forte personalità di Piero. Dopo cena siamo andati nella camera del suo albergo e, appena entrati, Carla è rimasta un attimo indecisa sul da farsi, ma io le ho dato un bacio e lei mi ha sorriso. Piero ci ha guardato e poi le ha chiesto se le andava di giocare un po’; lei mi ha guardato di nuovo quasi a volere una ulteriore conferma. Le ho sorriso e poi l’ho invitata a lasciarsi andare.
«Carla, se Piero ha voglia, non ti curar di me, lo sai che mi piace vedere certe cose.»
Lei ha sorriso e lui l’ha abbracciata e baciata, davanti a me. Ero eccitato all’inverosimile! Carla e Piero avrebbero scopato davanti a me. Non stavo più nella pelle per l’emozione. Carla aveva trovato la persona giusta che, dopo un buon ragionamento, l'aveva indotta a far un sontuoso pompino con me presente ed ora, se la sarebbe scopata davanti a me, dimostrando che lei era pronta a regalarmi delle corna spettacolari! Era più di quanto avessi mai sperato! Dopo aver limonato un poco con lui, lei si è girata verso di me ed io l’ho abbracciata e baciata. Carla indossava un vestito leggero, di lino, molto ampio e, sotto, aveva il suo solito intimo sexy: un perizoma in pizzo nero, davvero molto piccolo che, addirittura, sembrava non riuscire a contenere la sua figa bollente. Lui si è seduto sul letto con noi in piedi davanti a lui. Mi ha guardato e, con un tono calmo e deciso, mi ha invitato a metter mia moglie a sua totale disponibilità.
«Adesso spogliala e poi me la offri. Mi devi osservare attentamente mentre la scoperò!»
Ho sentito un brivido scorrere lungo tutto il mio corpo. Mi stava chiedendo di offrigli mia moglie per essere montata da lui davanti a me? Troppo eccitante! Ho rischiato di sborrare senza toccarmi. Ho guardato mia moglie, le ho messo una mano sotto la sua gonna e le ho iniziato a strofinare un dito sullo slip, contro il suo clitoride, puntando poi il dito verso il suo spacco, ho potuto constatare che era davvero già ben fradicia. Lentamente ho iniziato a spogliarla, mentre lei fremeva e, nello stesso tempo, era molto eccitata.
Quando è rimasta completamente nuda, ho notato che gli umori già le colavano lungo le cosce. Ho guardato Piero e gli ho detto:
«È pronta! È già molto calda e ti desidera, ma, se puoi, falla godere molto a lungo, perché, prima di essere posseduta, le piace molto esser coccolata con baci e carezze!»
Lui che ne frattempo si era denudato, mostrando un bel corpo tonico ed asciutto, con il cazzo già duro e teso; ha preso Carla per mano e l’ha fatta distendere supina sul letto, poi si è inginocchiato fra le sue cosce ben aperte ed ha iniziato a leccarla. Lei ha preso ha godere quasi subito con gemiti e uggiolii continui, si è girata ed ha preso in mano quella verga davvero notevole e ben dura. L’ha osservato un attimo stupita, poi se lo è infilato in bocca, facendo gemere anche lui, che ha intensificato ulteriormente la leccata, godendo assieme a lei. Per circa mezzora c'è stato un 69 di fuoco!
Io li guardavo senza proferir parola. Ero estasiato dal repentino cambiamento di mia moglie. Ne avevamo parlato così tanto che, alla fine, ero quasi convinto che non si sarebbe mai realizzato quello che adesso vedevo con i miei occhi. Era bastato trovar la persona giusta e ora lei si stava lasciando condurre verso la perversione in maniera davvero spettacolare. Dopo una serie infinita di orgasmi, quasi nello stesso tempo, si sono staccati, lei si è distesa e lui si è inginocchiato fra le sue cosce aperte e, afferrata la grossa verga, che adesso mi appariva davvero molto grande e voluminosa, ha preso ad affondare dentro di lei. Carla ha spalancato la bocca, inarcato il suo corpo, mentre lui le entrava dentro con un lungo affondo deciso. Quando i due corpi si sono uniti, lei ha emesso un lungo gemito, ha sollevato le gambe e le ha incrociate intorno ai lombi di lui, che, dopo averle dato il tempo di assuefarsi alla sua misura, ha preso a scoparla, sfilando buona parte di quella imponente verga per poi riaffondarla con un colpo forte e secco, che faceva sobbalzare il seno di mia moglie, che lo guardava con occhi carichi di ammirazione. Ha sollevato le braccia e lo ha abbracciato tirandolo a sé, le loro bocche si sono unite in un bacio carico di passione, mentre la chiavava sempre più forte. Io li guardavo provando un misto di sensazioni contrastanti: spaziavo da una tremenda gelosia, all'eccitazione più totale, che mi portava a pensare che, finalmente, scoprivo la vera natura di mia moglie. La sentivo contenta di godere liberamente davanti a me, mentre in passato avevamo avuto momenti di grande tensione per la mia forte convinzione che avesse avuto una relazione extraconiugale con un suo collega e, anche se mi aveva giurato di non averci fatto nulla, ero convinto che ci avesse scopato e quel dubbio mi mandava ai pazzi, mentre ora ero fiero della sua immensa lussuria, che la faceva comportare da troia con il mio assoluto compiacimento! Ero davvero orgoglioso delle corna che mi stava regalando con tanto piacere. Lui la stava pompando con molto vigore. Vedevo affondare quella verga con impeto e, ad ogni colpo, il seno di Carla veniva sbalzato verso l’alto e lei ne godeva senza ritegno. Dopo una serie di orgasmi sempre più intensi, lui l'ha fatta mettere di lato ed io mi sono inginocchiato ai piedi del letto, per osservare meglio quel palo di carne che sfondava mia moglie: era qualcosa di sconvolgente! Lo vedevo scorrere far le labbra della sua fica, ormai slabbrata, ed affondare tutto dentro di lei, che godeva a ripetizione. Solo allora mi son reso conto che la stava scopando a pelle. Un misto di paura e forte eccitazione ha sconvolto la mia mente. Carla si stava facendo scopare a pelle da un quasi sconosciuto ed io temevo per lei che, se anche prendeva delle precauzioni, era comunque un gran rischio, ma, nello stesso tempo, mi eccitava da pazzi. Poi lui si è disteso supino e, quindi, l’ha fatta mettere a cavalcioni su di sé ed ha indirizzato il cazzo tra le sue gambe per farlo entrare per bene. Carla lo cavalcava abilmente in maniera sempre più serrata e Piero, di tanto in tanto, dava qualche sberla ai seni per farla godere ancor di più. Lei ha goduto ancora e ancora, fin quando, sfinita, si è spalmata su di lui, che ha deciso di cambiar posizione e di mettere Carla a pecorina. Iniziò a sbatterle il cazzo con maggior vigore dentro la fica, ormai sfondata. Lei saltava ad ogni affondo ed ansimava sempre di più; io, a quel punto, non potevo far altro che esortare Piero a spingere ancor di più e a darci dentro.
«Dai, Piero, sfondala! Spaccala tutta e falla impazzire! Fa godere questa troia che non desiderava altro che di sentir il tuo cazzo fin dento la pancia!»
Piero non si è fatto pregare. Ha iniziato a dar dei colpi più vigorosi, cercando di far giungere il suo grosso cazzo sul fondo della fica di Carla. Con una mano, poi, cercava di aggrapparsi ai suoi capelli, così da poterle far inarcare la schiena, per penetrare con maggior vigore. Questa monta infernale andò avanti ancora per qualche minuto. Lui, per farla godere ancor di più, prese ad estrarre ed infilare più volte il suo pene nella fica di Carla, con colpi secchi e potenti, finché non lo infilò di nuovo per iniziare una cavalcata assurda. Sembrava quasi che volesse sfondarla, da quanta foga che ci stava mettendo e così, dopo altre due sbattute, ha estratto il suo cazzo e ha sborrato sul culo di lei. Io ho continuato a segarmi il mio cazzo, sino a quando non ho sentito un brivido lungo la schiena e mi son lasciato andare ad una sborrata colossale.
Vederla coperta di sborra mi fece sentire davvero un cornuto! Lui si è disteso un attimo di lato, aveva il fiato corto, mentre lei era rilassata. Il suo viso era disteso, di persona felice, appagata. Poi Carla mi ha guardato e si è diretta in bagno assieme a lui. Io mi son ritrovato ancora in ginocchio, con la mano piena di sborra ed ero quasi stordito dalla forte emozione provata. Quando sono usciti dal bagno, erano abbracciati e ridevano; poi si son diretti assieme verso di me, che mi ero rialzato e li guardavo. Lui, tenendo lei sotto braccio, con modi pacati, mi ha fatto una richiesta che mi ha letteralmente stupito:
«Devo ancora trascorrere un giorno in questa città e, poiché tua moglie mi è piaciuta tantissimo, la vorrei avere anche domani.»
L’ho guardato stupito. Era chiaro che io il giorno dopo non avrei potuto esser presente e, quindi, lei sarebbe stata da sola con lui! Ho avanzato una flebile scusa.
«Ma ... ecco: lei domani lavora!»
Prima che lui potesse dir qualcosa, è stata Carla che mi ha, di fatto, azzerato.
«Non è un problema: prenderò un giorno di ferie e, poi, aggiungo che, per non farti fare due volte la strada fin qui, questa notte la passerei con lui, che mi riaccompagnerà domani sera a casa.»
Cazzo! Mi son sentito le gambe quasi cedere! Questo certo non me lo aspettavo! Un conto è scopare con un maschio davanti a me ed un altro era lasciargli mia moglie per una intera notte e relativo giorno successivo. Ero sconvolto anche dal fatto che la proposta era venuta da lei. Hai capito la troia?! Adesso che aveva avuto il beneplacito di farmi le corna a suo piacimento, non si faceva più alcuno scrupolo. Ero stordito e non ho avuto la forza di oppormi.
«eh?! Io, ecco… ma sei sicura di volerlo?»
Lui era in silenzio, lei mi si è avvicinata e mi ha abbracciato; poi dopo avermi baciato languidamente, mi ha guardato dritto negli occhi. Le sue parole hanno definitivamente sancito il fatto che ero diventato un vero cornuto, sottomesso ed anche ubbidiente.
«Stai tranquillo, che è solo sesso. Ti amo e tu sei il mio uomo e, poiché da tempo mi stai dicendo di volermi disinibire e vedermi chiavata da un altro maschio, ora che ho trovato quello giusto, me lo voglio godere tanto: tutto il resto, fra noi, non cambia. Domani sera torno e ridivento la tua mogliettina devota, ma, per questa notte, voglio esser la sua puttana. Va a casa ed aspetta il mio ritorno da te, che poi ti racconto tutto, così non ci saranno segreti fra noi.»
Sono uscito e, senza nemmeno rendermene conto, mi son trovato a casa mia, senza ricordarmi nulla di come ci fossi arrivato. Avevo il cervello spento. L’unica cosa che continuavo a vedere davanti ai miei occhi, erano loro due che mi salutavano abbracciati. Mi son disteso nel letto, ma non son riuscito a dormire. Ero travolto da una miriade di pensieri. Lei con lui a scopare ed io qui ad aspettare! La mente mi diceva che ero un pazzo, mentre il cazzo mi doleva da quanto era duro. Ho immaginato che lui la scopava in mille modi e che poi la riportava da me sfondata, ma ben farcita della sua sborra. Solo l’idea che le venisse dentro, mi faceva schizzare senza segarmi. Ero decisamente stranito, ma dannatamente eccitato. Ho passato l’intera notte fra dormiveglia e sogni erotici, in cui lei mi rivolgeva il gesto delle corna e lui mi scherniva dicendomi che ero un cornuto, che si sarebbe goduto mia moglie in ogni buco e che li avrebbe riempiti del suo piacere. All’alba ho fatto una doccia, sono andato al lavoro, ma, ovviamente, non ho combinato nulla. Continuavo a guardare l’orologio: i minuti mi sembravano ore e le ore giorni! Alla fine, a sera, l’ho attesa seduto sul divano, in silenzio. Quando è entrata aveva il passo malfermo, gli occhi languidi, i capelli scompigliati, ma un’aria davvero soddisfatta. Mi sono alzato in piedi, l’ho abbracciata e baciata, sentendo nella sua bocca ancora il sapore della sborra dell’altro. Poi l’ho guardata dritto negli occhi ed ho chiesto una spiegazione.
«Perché? Perché hai voluto passare tutto questo tempo con lui? Perché senza di me? Cosa mi devo aspettare, ora, da te?»
Ero combattuto tra una miriade di dubbi, paure, ma, nello stesso tempo, ero eccitato in una maniera incredibile. Lei mi ha sorriso, mi ha guardato dritto negli occhi e la sua spiegazione è stata quanto di più semplice ma, nello stesso tempo sconvolgente, mi potessi aspettare.
«Hai sempre desiderato che io mi comportassi da "porcella" e, ti assicuro, non ero affatto convinta, fin quando non ho incontrato quest’uomo che ha saputo convincermi, ma, soprattutto, ha saputo prendermi nella maniera più giusta e delicata. È un maschio speciale, uno di quelli che quando ti entra dentro lo senti fino in fondo e io, con lui, ho goduto tantissimo. Ho voluto passare tutto questo tempo assieme a lui, perché d’ora in avanti, almeno fin quando lui non tornerà qui per scoparmi ancora, io ritornerò ad esser la tua moglie devota e fedele. Potrai scoparmi ogni volta che vorrai e, ti assicuro che, per me, non ci saranno altri maschi al di fuori di te. Solo quando lui tornerà, io vorrei esser di nuovo sua, perché fra le sue braccia mi sento femmina in un modo particolare, ma, soprattutto, mi sento puttana, troia, come non mi era mai riuscito ad esserlo con te.»
Ero sconvolto ed eccitato allo stesso tempo, nel sentire quelle sue parole, così, l’ho fatta inginocchiare sul divano e, senza nessuna esitazione, ho tirato fuori il cazzo e l’ho scopata immediatamente. Quando ho scoperto il suo culo nudo, privo di indumenti, ho visto il suo buchetto completamente arrossato, mentre la fica era ancora gonfia, tumefatta e dilatata, da cui sgorgava appena un filo di liquido biancastro. Sono impazzito. Le ho spinto il cazzo dentro con una furia incredibile, ma ero talmente eccitato che son bastati pochissimi colpi e son venuto all’istante dentro di lei. Lei è rimasta in silenzio, ferma, disponibile e poi, quando mi ha sentito sborrare dentro di lei ed io mi sono sfilato, lei mi ha guardato, mi ha sorriso e le sue parole hanno sancito definitivamente la mia totale e completa trasformazione in un cornuto.
«Capisci ora perché voglio ancora scopare con lui? Ormai tu sei un cornuto che si eccita così tanto nel sapermi troia tra le braccia di un altro, che non sei più in grado di farmi godere, come voglio io. Quindi puoi scoparmi quanto vuoi, io per te sarò sempre disponibile, ma in cambio voglio godere con lui ogni qualvolta lui sarà presente qui, in questa città, perché con lui, come ti ho già detto, mi sento una femmina calda e vogliosa che solo lui sa soddisfare. Mi ha sfondato fica e culo in maniera davvero unica, facendomi godere così tanto che, credo di esser svenuta dal piacere provato. Io non ti negherò nulla, ma tu non devi negar nulla a me.»
È iniziata così la mia vita da cornuto. Per tutto il tempo in cui lui è rimasto assente, Carla è stata la donna più allegra, fedele e disponibile che un uomo possa desiderare. Ho fatto sesso con lei ogni volta che ne ho avuto voglia, in ogni luogo, in ogni occasione, lei ha soddisfatto ogni mio desiderio, anche quello più perverso. Ha indossato l’abbigliamento che le ho sempre chiesto, pur rimanendo sempre una donna irreprensibile agli occhi del mondo, e si è concessa a me senza nessuna riserva. Poi, però, quando arrivava lui, di colpo si trasformava nella sua puttana.
Ho quasi sempre assistito ad ogni loro incontro ed ho potuto constatare che effettivamente lui era un vero toro da monta: si scopava quella vacca di mia moglie in maniera davvero sconvolgente. Si erano susseguite tante altre volte che lui era venuto da noi, durante le quali lei ha goduto sempre in maniera totale ed appagante. Anche noi siamo andati, tre o quattro volte, in Puglia. Tra loro era nato un legame molto cerebrale e passionale. Poi, purtroppo, qualche anno fa, lui è stato trasferito dalla sua azienda in un luogo troppo lontano da raggiungere e, così, è finito tutto. Carla c’è rimasta malissimo e, per un po’ di tempo, non ha voluto avere nessun’altra persona. Dopo qualche tempo, in qualche modo, son riuscito a farle tornare la voglia di giocare, perché, se a lei mancava il cazzo che la montava, a me mancavano le forti sensazioni che provavo nel vederla sfondata da quel toro. Un giorno, casualmente, abbiamo incontrato un'altra persona, che abita dalle nostre parti. Anche lui, persona perbene, ma niente a che fare nei modi e nelle performance dell'altro. Piero era per i lunghi preliminari che la portavano a godere bene ed a lungo, mentre invece Andrea, così si chiama questo nuovo amante di mia moglie, quando la incontra, scambia con lei qualche bacio o carezza per poi scoparla per una ventina di minuti con il suo bel cazzo e, dopo che lei ha goduto alcune volte, lui si sfila, toglie il preservativo e le sborra sul culo, se la scopa da dietro, o sulla pancia, se la sta chiavando davanti. Con lui ha voluto, anzi preteso, sempre il preservativo, mentre con Piero si lasciava scopare a pelle e lo lasciava venir dentro. Mi son reso conto che le cose erano totalmente cambiate. Ho cercato di far capire a Carla che poteva pretendere di più, ma lei non ha più voluto incontrare nessun altro. Con questo ci vediamo ogni tanto; l'ultima volta è successo qualche giorno fa, in occasione del mio compleanno, e lei mi ha fatto gli auguri scopando con il tizio davanti a me e apostrofandomi "cornuto". Avevo il cazzo in mano e, nel sentirmi dire che ero un cornuto, rafforzato dal gesto delle corna fatto da entrambi, mi ha fatto sborrare all’istante. È stata una cosa veramente sconvolgente e molto soddisfacente. L'ultima volta, aveva scopato l'11 novembre, in occasione della festa dei cornuti e, anche in questa occasione, lei si è fatta montare come una vacca da dietro, godendone molto. Quando lui ha sborrato, lei l'ha fatto schizzare sul suo seno ed alcuni spruzzi di sborra le son finiti su faccia e labbra. Poi, come di consueto, lui si è rivestito e ci ha salutato. Se ne è andato, mentre lei era rimasta sdraiata, a cosce aperte e, dopo avermi guardato, mi ha chiesto di scoparla. L’ho fatto all’istante. Ero molto eccitato, ma, essendo già venuto in precedenza, mentre la guardavo come si faceva sbattere da quel toro, ho potuto resistere un po’ di più e, quando lei ha goduto, ha carezzato i suoi seni ancora intrisi del seme di quel maschio e poi, con la mano sporca, ha sollevato le dita e mi ha carezzato faccia e bocca, facendomi sentire il sapore del seme di quel maschio, che l’aveva appena chiavata. A me piacerebbe vederla ancora con qualche altro che la coinvolga cerebralmente, ma lei non vuole. Mi son reso conto che, probabilmente, accetta di scopare con quest’altro in maniera così distaccata perché è evidente che la storia che ha avuto con Piero, ha lasciato dentro di lei un segno indelebile e, probabilmente, lei non vuol più provare quelle emozioni, ma semplicemente godere con un altro cazzo per far sì che io goda nel vederla montata.
Ora la sto osservando mentre è intenta alle faccende domestiche e, dentro di me, ripenso a quando l’ho spogliata per offrirla a Piero.
Il cazzo mi è diventato immediatamente duro come il marmo.
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2 anni fa
baxi18, 55
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Un trio con il suo ex.
Mi chiamo Renato, oggi ho 54 anni, sono alto 1,70, moro, occhi scuri ed un fisico normale, né grasso ma nemmeno magro, e penso di avere un cazzo un po’ sopra la norma, soprattutto in lunghezza. Sono sposato da trent’anni con Maria, una donna molto bella, bionda, con una terza abbondante di seno, non molto alta, 165 cm, una vita molto stretta, che fa risaltare il suo lato B, anche se non molto grosso, ma bello tondo e sodo. La storia inizia nel 1980, quando entrambi frequentavamo il 3º liceo. L’avevo notata perché era una delle ragazze più belle che frequentava la scuola. All’epoca era fidanzata con Marco, un ragazzo molto facoltoso che veniva a prenderla con la sua grossa auto sportiva, essendo di sei anni più grande di lei. Io in ogni caso la corteggiavo discretamente e, casualmente, l’anno dopo, ci siamo ritrovati in classe insieme. Così ci siamo conosciuti meglio e, alla fine dell'anno scolastico, eravamo fidanzati perché con quell'altro era finita in quanto lui si era fatta la cattiva nomea di sciupafemmine. Il nostro rapporto è stato subito di larga intesa sotto tutti i punti di vista. Eravamo affiatati, giovani, belli e spensierati e, un giorno, abbiamo deciso di avere la nostra prima volta. Fino a quel momento ci eravamo soddisfatti con lunghe carezze, intense masturbazioni, che lei mi faceva in maniera molto appagante. Mi sembrava abbastanza esperta e, per me, è stato con non poco stupore quando ho iniziato a penetrarla, che mi bloccasse dicendomi di far piano. Era vergine: con il precedente fidanzato, praticamente non aveva fatto nulla.
«Fa piano, ti prego, sono vergine!»
Ricordo che per me è stata un’emozione fortissima cogliere la sua verginità. Ero talmente eccitato che, dopo averla penetrata, appena l'ho sentita gemere di piacere, sono venuto all’istante. Da quel momento, anche lei è cambiata e facevamo l'amore anche quattro volte al giorno, ma, appena il mio pene toccava la sua fica, io me ne venivo. Era talmente forte l’eccitazione che non riuscivo a trattenermi. Solo dopo essermi svuotato ripetutamente, riuscivo a scoparla in maniera abbastanza soddisfacente, fino a far provare anche a lei un vero orgasmo. Finiti gli studi, abbiamo iniziato entrambi a lavorare, e ci siamo sposati. Velocemente sono passati una trentina d'anni, durante i quali il nostro rapporto è scorso via fra alti e bassi, come succede a tante coppie. Per ovviare alla mia défaillance a letto, ho provato con dei membri di gomma, ma lei li sentiva freddi e, anzi, la deprimevano ancor più, così, quando una volta ho provato ad inserirne uno nel suo culetto vergine, lei, per tutta risposta, me ne ha infilato uno nel culo, facendomi provare uno strano piacere che, in ogni caso, è servito a mantenere il mio cazzo molto duro e, con quel vibratore nel culo, l’ho scopata in modo quasi selvaggio. Anche lei è rimasta alquanto sorpresa da questa strana scoperta, ma, in ogni caso, abbiamo abbandonato l’idea di questa alternativa, perché per lei era troppo distante dall’idea di una scopata calda e piacevole. Dopo quell’episodio, dentro di me, han preso forma strane fantasie. Ogni tanto mi eccitavo a pensare mia moglie con un altro e questo mi stupiva molto, perché, a dire il vero, all'epoca ero molto geloso, ma ora, con la mia sborrata immediata, un paio di corna le meritavo proprio. Mi rendevo conto che, a causa della mia poca resistenza a letto, lei, spesso, rimaneva insoddisfatta ed ero anche consapevole che, nonostante ciò, non mi aveva mai messo le corna. Avevo preso a dirle che, se fosse successo, non ne sarei stato geloso, ma la sua reazione sdegnosa ci portava ad animarci al punto da giungere al litigio. Mi vedevo rassegnato all’idea che non sarei mai stato un cornuto. Per festeggiare il nostro trentesimo anniversario, avevo deciso di regalarle una vacanza in Puglia. Era d'estate ed abbiamo deciso di fare una vacanza rilassante, in quel posto dove avevamo preso alloggio in un albergo con spa e che ci permetteva di usufruire di spiagge stupende, e serate divertenti nei vari centri che si trovavano nell’entroterra, almeno questa era la nostra idea. Il nostro hotel era situato sul mare, con accesso immediato alla spiaggia e la nostra camera si affacciava proprio dove avevamo l'ombrellone riservato. Il primo giorno passò velocemente e servì a farci rilassare dopo il lungo viaggio. Il secondo giorno, tornato in camera per prendere la crema solare, casualmente mi avvicino al balcone e vedo lei che parlava con un signore. Ho pensato fosse un vicino di ombrellone, ma, quando la raggiungo, riconosco Marco, il suo ex. Aveva qualche anno in più di noi, circa sessanta, ma ben portati e ben curato. Lei me lo presenta, anche se comunque lo conoscevo e, dopo i soliti convenevoli, lui si piazza lì. Si siede sul mio lettino ed ordina tre bibite. Hanno preso a parlare fra loro ed io ero lì che li ascoltavo: parlavano dei tempi che furono ricorrendo spesso a tante risate e pacche sulla spalla, come due vecchi amici. Ero un po' infastidito, perché mi sentivo messo da parte, escluso da quelle loro reminiscenze.
«Io vado a farmi un bagno. Tu, amore, vieni?»
Lei mi guarda e fa un cenno negativo con il capo. Faccio una bella nuotata e, quando esco dall’acqua, mentre torno verso il mio ombrellone, vedo che, mentre continuano a parlare, decidono di entrare in acqua. La gelosia cominciava a farsi sentire, ma, nel vederli vicini in acqua, che quasi si toccavano, mi stava facendo eccitare così tanto che son dovuto andare a farmi una doccia fredda, per evitare che potesse notarsi il mio rigonfiamento. La giornata passò cosi. La sera, in camera, le chiedo se si sente ancora attratta da lui.
«Sì, è ancora un bell’uomo e, se anche il mio amore per te è fuori discussione, effettivamente mi sento attratta da lui. Inoltre, questa sera, ci ha invitato a cena da lui; abita in una piccola palazzina qui vicino, non ho potuto dir di no, perché sta da solo, visto che è qui per lavoro.»
La guardo con stupore per la sua risposta netta e decisa. Sentirmi confessare quel “Sì” netto e schietto, mi ha veramente colpito. Accetto di andare a cena con loro due, perché quel misto di gelosia con l'eccitazione che ne seguiva, mi stava piacendo. Quando siam pronti per uscire, vedo che lei si è vestita con particolare cura, indossando un vestito di lino nero con bottoni sul davanti, che le arrivava solo a metà coscia ed, ai piedi, sandali a zeppa, abbastanza alti, con cinturino che li legava alla caviglia: quelle calzature servivano a metter in particolare evidenza il suo splendido culetto. All'ultimo momento, informo mia moglie che mi era sopraggiunto un forte mal di testa per cui non sarei uscito, ma lei poteva andare perché aveva il diritto di divertirsi.
«Vai tu e divertiti! Probabilmente ho preso troppo sole oggi e, quindi, adesso prendo un calmante
e me ne vado a dormire.»
Lei mi guarda con un’aria un po’ dispiaciuta, poi convinta dalle mie parole, è uscita per andar da lui. Naturalmente e furtivamente, l'ho seguita. Lei ha raggiunto la sua abitazione, dove l'altro stava già ad aspettarla fuori in strada e, insieme, sono andati in un ristorante lì, nei pressi. Ero lì a spiare ogni loro movimento, notando che si comportavano come una coppia di innamorati. Finita la cena, tornò a casa. Onestamente non pensavo che la serata finisse lì. Giunta in camera, mi chiese di scopare. Era molto eccitata. Abbiamo scopato con molta foga e lei è venuta prima di me, facendomi stupire molto. Cosi le ho chiesto se tutta questa eccitazione era dovuta a Marco.
«Sì, mi ha fatto eccitare parecchio. È stato un continuo gioco di sguardi e piccole allusioni, che mi hanno provocato tutta questa eccitazione e desiderio di scopare, però tu sai anche che non ti tradirei mai.»
L’ho guardata dritta negli occhi e, con una voce calma, ho cercato di farle capire anche il mio punto di vista.
«Non mi sentirei offeso, anzi, mi piacerebbe se ti vedessi scopare con lui.»
Lei mi ha guardato con espressione di profonda meraviglia, poi si è voltata dall'altra parte e si è addormentata o, forse, ha fatto finta di dormire. La mattina dopo, lui non si presenta in spiaggia e mia moglie continuava a mandar messaggi e riceverne; ho notato sul suo volto un misto di stupore ed un po’ di felicità. Approfittando di un suo attimo di distrazione, ho letto i messaggi. Fra i tanti, esprimenti complimenti, ne leggo uno di lui con cui le chiedeva se avesse mantenuto una promessa fatta a suo tempo: quella cioè che culo e bocca avrebbero dovuto restare inviolati. Adesso capivo perché, in tutti questi anni, lei non mi aveva mai fatto un pompino e non mi aveva dato il culo: la ragione riposava sul fatto che li aveva promessi a lui, tanti anni prima. Ero rimasto basito a conoscere di quella promessa. Ma ciò che mi ha stupito ulteriormente, è stata la sua risposta: quelli sono sempre e solo tuoi. A leggere quelle frasi, mi sono eccitato moltissimo e, al suo ritorno, ho fatto finta di nulla. La sera, lui si presenta in albergo e, questa volta, lo invito io, prima a cena e dopo in una sala da ballo. Non ho mai saputo ballare, né è mai stato mio divertimento, ma quella mia proposta era rivolta ad offrir loro l’occasione per stare ancor più tempo assieme. Si son messi a ballare e, ad un tratto, non li ho più visti. Sono andato alla loro ricerca e li ho trovati in spiaggia, che si baciavano. Dopo di che, ritornano al nostro tavolo ed io, fingendo ancora di aver mal di testa, lascio mia moglie in compagnia di lui, che promette di riaccompagnarla. Per altri due giorni le cose si sono svolte sempre così. Lui, di giorno, era impegnato nel lavoro e, la sera, uscivamo a cena insieme, ma poi li lasciavo sistematicamente soli, rientrando in camera. Lei rientrava dopo circa due ore, ed io facevo finta di dormire. Quando si giunse all'ultima sera per lui, in quanto il giorno dopo sarebbe dovuto rientrare nella sua città, dopo cena, feci finta di andare in camera, ma, in realtà, mi nascosi e vidi entrambi andar in camera sua. Vederla entrare da lui, mi ha eccitato tantissimo: non ho resistito, ho tirato fuori il mio cazzo e mi son messo a segarmi. Mi sono fatto due seghe fantastiche! Finita la vacanza e rientrati a casa, la vedevo sempre con il cellulare in mano che chattava, cosi, un giorno, mentre lei era sotto la doccia, ho letto i messaggi nel suo cellulare, apprendendo quello che ero certo ci fosse: allo stato, lei aveva instaurato una relazione.
Quella sera, le ho confessato di aver letto i suoi messaggi, e lei:
«Perdonami! Ti amo tantissimo, ma, per la prima volta in vita mia, ho goduto veramente tanto in quelle sere che sono andata da lui quando eravamo in vacanza in Puglia.»
L’ho guardata mentre era in evidente stato di tensione per esser stata scoperta, mentre io, che mi sentivo finalmente realizzato come cornuto, per renderla felice, secondo il principio che quel sentimento doveva prevalere sul mio egoismo, non potevo far altro che invitarlo a casa per un fine settimana.
«Amore mio, non sai quanto mi fai felice nel sentirti dire che lo vuoi invitare qui da noi, a passare un weekend. Devo confessarti che, quando sono stata con lui, avrebbe voluto sverginarmi il culo. Lui è stato il mio primo ragazzo, ma la verginità me l’hai tolta tu, cosi lui si sarebbe preso il culo, che fin da quel giorno non l’ho dato a nessuno. Son riuscita a dissuaderlo, perché gli ho fatto presente che tu, da tempo, anelavi a vedermi con un altro uomo e, poiché anch’io avevo questo desiderio, ho pensato che sarebbe stato bello per te esser presente, quando lui avrebbe colto quest’altra verginità. Per lui è stato un po’ difficile rinunciare a prendermi il culo, ma, in cambio, ha potuto gustarsi, per la prima volta, la mia bocca, insegnandomi a fare dei superbi pompini con ingoio e scopandomi in maniera sublime. Ora vorrei che, quando verrà qui da noi per il weekend, tu gli permettessi di farmi il culo.»
Ho guardato mia moglie con occhi di pura ammirazione. Anche in questa circostanza mi stava dimostrando di amarmi per davvero, perché, pur sapendo che non sarei stato in grado di aprirle il culo come andava fatto, voleva che, in qualche modo, fossi presente a questa sua iniziazione. Passano rapidamente i giorni e, il sabato mattina, Maria va dalla parrucchiera e dall’estetista e, quando torna, tra le mani ha tante buste e capisco che ha fatto anche degli acquisti. Dopo essersi rifugiata in camera da letto, mi chiama e mi invita ad andare con lei nel bagno. È completamente nuda ed è bellissima e noto anche il fatto che si è fatta sistemare il triangolino di peli sulla fica, lasciando un malizioso triangolino sul monte di Venere. Appena nel bagno, lascia scorrere l’acqua finché non si fa calda e, in una bacinella, aggiunge dell’estratto di camomilla e, con quell'infuso, riempie una peretta, mi guarda e mi chiede di farle un clisterino.
«Dai, aiutami, fammi un bel clistere, perché voglio esser ben pulita quando lui, questa sera, mi penetrerà il culo!»
La guardo stupito e, nello stesso tempo, affascinato. Ha pensato proprio a tutto. Eccitato come un cavallo, le lubrifico il forellino con del gel che ha comprato in farmacia e poi, lentamente, le infilo la cannula nel culo. La vedo fremere e, addirittura, irrigidirsi, quando le spingo dentro la cannula, per poi rilassarsi, quando inizio a pomparle dentro il contenuto della peretta. La vedo gemere e, nello stesso tempo, mi sembra quasi come se fossi stato io ad averle fatto il culo. È una sensazione strana quella di inondare il suo culo, così bello e godurioso. Le spingo dentro tutto il contenuto, poi lo sfilo lentamente e, quando esce, lei freme e si siede sul water in attesa di evacuare. Sono troppo eccitato e la guardo, mentre lei mi osserva cercando di trattenere quanto più possibile il liquido che ha in corpo. Ho il cazzo durissimo e così mi avvicino a lei: glielo metto davanti alla bocca.
«Mi hai detto che ti ha insegnato a far pompini, allora, visto che lui questa sera avrà il tuo culo, io, ora, vorrei assaporare il piacere della tua bocca.»
Mi guarda un attimo incerta, poi afferra il mio cazzo con le mani e lo appoggia alle labbra. Lo lecca un po’ e, quando lo spingo nella sua bocca, lei lo succhia velocemente e questo mi porta immediatamente all’orgasmo. Mi blocco e le schizzo in bocca tutto il mio seme. Lei è quasi colta alla sprovvista ed un po’ di sborra le cola lungo il mento, fino al seno. Si sfila il mio cazzo dalla bocca ancora gocciolante e mi guarda un po’ contrariata. Ingoia la mia sborra, ma pulisce la bocca con il dorso della mano e poi fa una cosa che mi sconvolge veramente: mi attira afferrando il mio viso con entrambe le mani e la sua bocca si unisce alla mia. Resto basito nel sentire il sapore della mia sborra sulla sua bocca e, dopo un attimo di incertezza, rispondo con passione a quel bacio, così perverso. Quando mi stacco da lei, lei si svuota nel water e poi mi chiede di ripetere l’operazione, perché vuole esser certa che il suo culetto sia ben pulito. Dopo aver fatto quest’operazione, riempie la vasca da bagno con acqua e sali profumati, vi si immerge per una ventina di minuti e, quando esce, cosparge il suo corpo con della crema che rende la sua pelle ancor più morbida e profumata. Poi va in camera da letto e, solo allora, scopro che ha acquistato della lingerie molto sexy. Indossa un sensualissimo tanga nero, con reggicalze, autoreggenti e scarpe con il tacco 12 nero. Il reggiseno è costituito da due triangoli di stoffa, tenuti insieme da delle strisce nere ricamate e molto eleganti. Poi copre il tutto con un tubino nero corto alle ginocchia, con spacco frontale alto, bretelline fini ed aperto sulle spalle.La guardo e mi sento di nuovo il cazzo duro. Quando arriva, lui entra in casa e la guarda con occhi carichi di ammirazione.
«Sei splendida! Una donna meravigliosa cui il tempo ha fatto il regalo di renderla ancor più bella!»
Dopo un aperitivo, ci mettiamo a sedere e consumiamo un pasto leggero, che ho provveduto a preparare per loro. È magnifico vederli mentre si scambiano occhiate cariche di desiderio e, in effetti, non arriviamo nemmeno al dolce che lei si alza da tavola, lo abbraccia e lo bacia con passione, davanti a me. Vederla limonare con lui mi porta quasi ad un nuovo orgasmo. Senza dire una parola, ma guardandolo negli occhi, lei lo porta in camera nostra, dove lui, lentamente, la spoglia. Quando lei rimane solo con le autoreggenti, si gira verso di me, allunga una mano e mi chiede di avvicinarmi; mentre si sdraia sul letto, a cosce aperte, lui si spoglia velocemente. Sciorina un bel corpo, abbastanza ben curato e noto che ha un cazzo più lungo e anche più largo, del mio. Mia moglie si gira per un attimo verso di me, poi afferra quella meraviglia della natura e se lo porta alla bocca, lo lecca mentre lui asseconda il movimento di quella pompa, spostando il corpo avanti e indietro, quasi a mimare di volerle scopare la bocca. Resto stupito dalla facilità con cui lei lo ingoia, sia nella sua lunghezza ma anche nella larghezza. Dopo averlo leccato ben bene ed esser scivolata giù in basso, fino a leccare anche le palle, facendolo gemere di piacere, lei si gira e mi indica il comò, dove sopra c’è il flacone del gel che ho usato per farle il clistere. Lo prendo e quando glielo passo, lui si distende supino e lei, inginocchiatasi, prosegue a succhiargli il cazzo, sporgendo ben in alto il suo splendido culo.
«Dai, preparami il culo! Lubrificarlo per bene, perché mi voglio godere questa verga, che sicuramente mi farà un po’ soffrire quando mi entrerà dentro.»
Lubrifico quel forellino da me tanto desiderato e lentamente vi infilo un dito dentro. La sento gemere, contrarre i muscoli, ma poi si rilassa e, allora, posso continuare a lubrificare quel foro. Quando sento che il dito scorre bene, ne aggiungo un secondo e questo la fa, per un attimo, sussultare.
«Rilassati! Non puoi sussultare mentre ti infilo le dita dentro, altrimenti cosa farai quando sentirai quella verga sfondare questo culo meraviglioso!»
Lui sorride e lei continuava a succhiare quel cazzo, che ormai era diventato una vera e propria colonna di carne umana. Ad un tratto si ferma e poi si sposta, si distende in avanti tenendo sempre il culo ben in alto. Lui si posiziona dietro di lei e poi mi guarda; io gli rivolgo un cenno d’assenso, mentre, con entrambe le mani, dilato le chiappe del culo di mia moglie. Guardo quella grossa verga appoggiarsi al forellino e lui, con le mani, la lubrifica, spalmando sulla punta e lungo l’asta, ancora del gel, poi inizia a spingere. Lei fa un profondo respiro e, quando la punta entra, emette un grido.
.«Aahii... piano. Fa piano, fa in modo che mi abitui alla sua consistenza.»
Lui rimane immobile, poi ne sfila un po’ e di nuovo affonda dentro di lei, che inarca un po’ la schiena, mentre continua a gemere per il dolore. Lui si gira e mi guarda, poi mi dice di collaborare con lui, per farla godere.
«Masturbala, oppure sdraiati sotto di lei e leccale la fica, così godrà prima e sentirà meno dolore!»
Sono incerto sul da farsi, ma lei solleva la gamba e mi invita a sdraiarmi sotto di lei, cosa che faccio e, in quella posizione, assisto in prima fila alla rottura del culo di mia moglie! È qualcosa di sconvolgente vedere quel grosso palo allargare quel buco, che si tende al massimo mentre lui spinge inesorabilmente. Tiro fuori la lingua e vado a leccare il clitoride di mia moglie e, questa attività, ben presto le provoca spasmi di piacere che, in qualche modo, leniscono il dolore di quella penetrazione così possente. Lui si muove lentamente, scivolando dentro e fuori in continuazione e, ad un tratto, sento le sue palle sbattere sul mio viso. È una sensazione particolare quella che provo a quel contatto e la cosa mi provoca un piacere strano, che mi porta ad allungare ancora di più il volto in modo da ricevere, in continuazione e ad ogni affondo, le sue palle sul mio viso. Ora lecco la fica di mia moglie ancora più in profondità, infilando la lingua nello spacco e, nello stesso tempo, mi sento sbattere sulla faccia le palle di quel toro che sta sfondando il culo di mia moglie. Ben presto, lei gode.
«Sì, ancora... dai, sfondami più forte... Godo... Vengo!»
Ha un orgasmo violentissimo che si riversa sul mio viso, ma anche nella mia bocca. Lui ora la sfonda con colpi forti e decisi. Quella lunga verga entra ed esce da quel culo, che ormai lo ingloba senza più nessuna difficoltà e, dopo un ennesimo orgasmo, lui si ferma immobile, piantato dentro di lei: le stava riempiendo il culo di sborra. Vedo le contrazioni del suo pene mentre spruzza sborra in continuazione. Rimane per un tempo lunghissimo in quella posizione, poi, improvvisamente, si sfila e subito un rivolo di sborra viene a colpire la mia fronte e la mia faccia. Provo ad uscire da quel posto, ma mia moglie si solleva in verticale e mi ritrovo il suo culo su viso e bocca.
La sborra di quel maschio cola dal buco dilatato di lei e mi ritrovo il viso impastato del suo seme, mentre lei contrae i muscoli anali, affinché io possa riceverne in bocca il più possibile.
«Era questo che volevi? Volevi vedermi mentre mi si sfondava il culo? Ebbene, lo hai visto. Ma ora devi leccarmi e pulire tutto, come si deve!»
Dopo qualche momento di profonda incertezza, apro la bocca e ricevo tutta quella sbroda che cola direttamente nella mia bocca. La lecco avidamente, mentre lei si piega un po' per prender di nuovo in bocca il cazzo di quell’uomo che le ha appena fatto il culo. Lo lecca e lo succhia segandolo con forza e, ben presto, mi rendo conto che lui è di nuovo in tiro, pronto a montarla ancora. Lei si solleva e lui si sdraia supino, lei gli sale su e, afferrata quella grossa verga, se la punta diritta contro lo spacco della fica, dove lo lascia entrare lentamente, assaporando la lunghezza e dimensione di quella notevole verga. Mi guarda con occhi carichi di piacere e di soddisfazione nel sentirsi riempire da quel cazzo e allora capisco che, fino ad oggi, con me non ha goduto come si deve, perché quello che ora vedo è la sua reale goduria. Sta godendo di orgasmi continui, in rapida successione, mentre non smette di fissarmi facendomi capire che il cazzo che si sta godendo è esattamente quello di cui ha bisogno. Sono rimasto in silenzio e allibito ad osservarla, mentre lui l’ha scopata bene e a lungo, cambiando diverse posizioni e, alla fine, mentre era sdraiata sotto di lui, con dei colpi ancora più forti, le è venuto dentro, riempiendole il ventre con il proprio seme. Da quel giorno, la nostra vita è cambiata. Per quanto mi riguarda, ho chiesto solo di poter assistere alle loro effusioni, che mi facevano eccitare moltissimo e, ogni tanto, mi facevano anche partecipare. Ancora oggi, quando lui ha tempo, viene da noi e ci organizziamo anche le vacanze in tre, perché
ormai siamo un terzetto indissolubile, dove io assisto alla monta di mia moglie per poi poterla leccare e ripulire da tutto quanto quello splendido maschio le riversa dentro.
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2 anni fa
baxi18, 55
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Ho una moglie molto porca.
Mi chiamo Tommaso ho quarantacinque anni, sono di media statura, capelli sul brizzolato, un fisico nella media, anche se con un po’ di pancetta. Sono sposato da 8 anni con Emma, una quarantenne di bell’aspetto, non troppo alta, ma dal fisico davvero accattivante. Lei è una a cui non piace passare inosservata. Ha un bel seno, una terza piena tonda, con dei capezzoli piccoli, ma molto sensibili che, ogni volta che glieli accarezzo, la mandano in estasi. Le sue labbra sembrano fatte apposta per far pompini, che propina in maniera davvero unica, ma il suo pezzo forte è un culo da sballo, che attrae ogni maschio che lo guarda ed a lei piace molto poterlo mostrare.
Stiamo insieme da quando avevamo io, 34 anni e lei 30. Eravamo impiegati di due ditte diverse che collaboravano nell'ambito della gestione delle risorse umane. Fin dal primo momento, ci siamo trovati d'accordo su tutto e, dal punto di vista sessuale, è stato come un fulmine che dura ancora, perché, fra di noi, che venivamo da due storie concluse a causa della gelosia, vi era un patto di assoluta e reciproca fiducia. Sì, fra di noi, fin da subito, ci siamo imposti che, se volevamo stare assieme, fiducia e lealtà dovevano essere il collante della nostra relazione. All’inizio, non è stato facile riuscire a far funzionare quel nostro accordo, ma poi, quasi per caso, abbiamo trovato il giusto equilibrio e, potrà sembrare strano, ma abbiamo individuato nel sesso il punto focale di una grande intesa: a lei piace farlo bene, con calma, e godere a lungo e ripetutamente e, in questo, è da classificarla come una perfetta artista.
Scopiamo dappertutto ed in ogni occasione, in specie se versiamo in una condizione a rischio di esser sorpresi e non solo. È una gran porca a letto e, di questo, ne vado molto fiero. Le piace scopare e succhiare il cazzo con maestria, a lungo e, poi, concludiamo godendo sempre in modo diverso.
A volte, le vengo in bocca e lei ingoia tutto, senza perdere nemmeno una goccia, oppure accoglie tranquillamente il mio cazzo nel suo splendido culo, tra i seni, e si fa venire in faccia o dove, in quel preciso momento, suggerisce la sua libidine. Bisogna riconoscere che con una femmina così non ci si annoia mai. Una sera, di qualche tempo fa, mentre ancora eravamo una coppia in prova, come ci piaceva definirci, avevamo scopato e le ero venuto dentro, scaricandomi completamente; ero più che contento per come si era sviluppato quel momento di sesso, ma, ciononostante, avvertivo che ci fosse qualche cosa che non andava.
«Amore, come sempre, mi sei piaciuta tanto, ma, ti prego non fraintendermi, vorrei chiederti se c'è qualche problema fra noi, perché mi sei apparsa un po’, come dire, distratta?»
Lei era distesa accanto a me con il capo sul mio petto. Ha sollevato lo sguardo e mi ha fatto un sorriso un po’ forzato:
«Hai ragione, sono un po’ distratta ed è perché non so come dirti una cosa che mi è capitata oggi. Più ci penso e più mi sento di aver agito in modo tale da provocarmi un senso di colpa nei tuoi confronti.»
L’ho guardata stupito. Il cuore fermo, il respiro a zero! Lei ha intuito il mio disagio ed ha ripreso:
«Ero in ufficio e, nel primo pomeriggio, è venuto in impresario edile che aveva bisogno di manodopera specializzata, quella appunto che fornisce la nostra azienda. Mario, questo è il suo nome, è un bel cinquantenne molto carismatico, con uno sguardo davvero difficile da evitare, penetrante, che ti si insinua dentro. Un bel fisico tonico, imponente, un maschio notevole. Ero in un momento di quelli che mi portano a far la civetta ed ho deciso di provocarlo. Mentre parlavamo, con finta indifferenza, mi sono alzata e, volgendogli le spalle, mi sono allungata verso lo scaffale che ho dietro di me ed ho preso un faldone posto in alto. Allungando le braccia, il mio vestito è salito su, mostrando il bordo delle autoreggenti e, dal riflesso sul vetro di un quadro appeso alla parete, ho visto che lui ha sorriso. Soddisfatta, mi sono di nuovo seduta, accavallando le gambe. Egli ha percorso ogni centimetro del mio corpo con lo sguardo, trasmettendomi continui fremiti al basso ventre, ma la cosa ha avuto effetto anche su di lui al punto che, per un lungo istante, ho notato nei suoi occhi tutto il desiderio di cui si era caricato. Dopo di che ho spinto la sedia sotto la scrivania, come se nulla fosse successo. Egli era come in trance. Mi guardava, senza ascoltare nulla di quello che dicevo. Era rapito dalla esuberanza del mio corpo ed allora ho deciso di alzare ulteriormente l’asticella della provocazione. Mi sono alzata e, girando su un lato della scrivania, sono andata a prendere dei fogli dal mobiletto che vi è lì vicino, mi sono piegata a 90 gradi, offrendo al suo sguardo davvero allupato il mio fondo schiena, che lui ha potuto ammirare in tutto il suo splendore. Soddisfatta, mi sono avvicinata a lui ed ho notato l’effetto ottenuto: un pacco di notevoli dimensioni ed ho ipotizzato che di certo fosse ben dotato. Ero raggiante e profondamente lusingata. Le mie mutandine erano inzuppate e mi son sentita davvero porca. Egli, alla fine, mi ha salutato e, quando se n'è andato, mi ha fatto i complimenti, perché ero molto professionale, ma anche tanto seducente. La mia autostima era alle stelle. Poi, poco fa, mentre godevo fra le tue braccia, mi è venuto in mente tutto e mi sono sentita una stupida: cosa diavolo mi era passato per la testa a volerlo provocare? Io ti amo e con te sto benissimo. Non ho bisogno d'altro e, quindi, per quale motivo mi era venuto di comportarmi come una poco di buono? Mi dispiace, ma non riesco a trovare una seria spiegazione e questo mi dispiace per te, che non ti meriti un simile comportamento dalla donna che ami e che dovrebbe nutrire più rispetto per te.»
Mentre parlava il cazzo mi era diventato di ferro. Avevo appena goduto dentro di lei, ma era come se non fosse successo: ero ancora eccitato e forse anche più di prima. Senza dir nulla, l’ho spinta e fatta distendere supina, l’ho baciata e poi mi sono infilato ancora dentro di lei, che mi guardava sorpresa. Nell’affondare il cazzo dentro la sua vagina, ho preso contatto con la mia stessa sborra, di cui era ancora piena e, nella mia mente, anche se solo per un attimo, ho immaginato che non fosse la mia, ma quella di quel maschio che se l’era scopata e le era venuto dentro. Ho preso a scoparla come una bestia! Lei ha iniziato a godere immediatamente e io la sbattevo come un pazzo scatenato. Lei, dopo un ennesimo orgasmo, in qualche modo mi ha frenato e, guardandomi in viso stupita, mi ha chiesto spiegazione:
«Amore, calmati. Che ti succede? Mi fai paura. Dimmi: che ti è preso? È bellissimo, ma proprio non capisco a cosa è dovuta questa tua reazione.»
Le ho dato un bacio e poi, non riuscendo a sostenere il suo sguardo, le ho detto, in maniera alquanto esitante, quello che mi succedeva.
«Amore mio, è vero che abbiamo un patto di reciproca fiducia e lealtà, ma sono un po' in difficoltà a spiegarti quello che mi succede. Mentre ti ascoltavo, per un momento ho immaginato… ecco, qui mi è difficile spiegartelo, sì, insomma, ho immaginato di vederti scopata da quel tipo e così ho avvertito una tremenda eccitazione, che si è manifestata nel modo che hai visto quando ti sono entrato dentro, nel sentire la tua vagina ancora piena del mio piacere, ecco io... accidenti, non prendermi per un pazzo, ma ho immaginato che fosse stato lui a riempirti e io, adesso, ti stavo scopando nella fica, piena di lui!»
Lei mi ha guardato con un'espressione meravigliata, poi ha sorriso, mi ha dato un bacio davvero carico di profonda libidine e, infine, mi ha quasi provocato una nuova eiaculazione.
«Accidenti, amore! Se ti fa questo effetto sapermi civettuola con altri maschi, allora fa pure. Dai, scopami ancora, mentre mi senti farcita da lui!»
È stata la svolta totale al nostro rapporto. Da quella sera abbiamo immaginato tantissime situazioni, che erano, in qualche modo, riconducibili alla vita di tutti i giorni, ma che a noi servivano per fantasticare e vivere situazioni davvero particolari, che poi si traducevano in scopate magnifiche. Per qualche mese, la lussuria ci faceva vivere sensazioni senza limiti. Poi Emma mi ha raccontato che Mario era ripassato più volte a trovarla nel suo ufficio e che le aveva sempre fatto tantissimi complimenti, ma usando sempre molto tatto, badando a non essere sgarbato o offensivo, anzi da vero gentiluomo. Un giorno l’ha anche invitata a pranzo, cosa che lei ha declinato con grazia. Ero molto preso da questa situazione che si era creata ed ero eccitato moltissimo all’idea di lei a pranzo con lui, al punto di suggerirle, per il futuro, di accettare. La sera mi ha riferito in maniera molto dettagliata e con dovizia di particolari, di ciò che lui le aveva detto ed i complimenti che le aveva rivolto, mentre la guardava con cupidigia. Anche in quell'occasione l’ho scopata in maniera davvero sconvolgente, lei ha goduto tantissimo e mi ha eccitato ancor di più, esortandomi a possederla senza riguardo.
«Dai, scopami, che lui mi ha detto che vuole sfondarmi! Dai, spaccami tutta, altrimenti lo farà lui. Dai, che godo! Mi fa impazzire sentire quanto ti eccitati al pensiero che potrei farti le "corna" con lui!»
Ero ebbro di gelosia, ma questo si traduceva in uno stato di eccitazione che mi portava a possederla quasi con violenza, la sfondavo con colpi bestiali. Dopo quella volta è capitato che hanno pranzato insieme. Fra loro si era creata una certa confidenza ed un buon feeling che mi eccitava moltissimo. Avrei voluto di più, ma ero anche sicuro che Emma, forse, non avrebbe accettato e quindi mi nutrivo di fantasie e la scopavo sempre di più. Poi una volta, dopo l'ennesimo pranzo con lui, mentre tornavano alla vettura, che Mario era stato costretto a parcheggiare un po’ fuori mano a causa di un evento sportivo che si teneva in quella zona, sono stati colti da un improvviso acquazzone che, in un attimo, li ha inzuppati dalla testa ai piedi. Emma indossava una camicetta bianca di lino, con sotto un sottilissimo reggiseno, ed una gonna corta e sandali a zeppa. Di corsa, erano giunti nella vettura e lui le aveva offerto dei fazzolettini per asciugarsi e, in quel attimo, lei si è resa conto che la camicetta era diventata come invisibile ed il suo splendido seno, anche se di una semplice terza misura, era in bella mostra e lui lo guardava con espressione di pura estasi: lui non ha saputo trattenersi dall'accarezzarle i capezzoli, estremamente sensibili, e lei, a quel magistrale tocco, era caduta in completo visibilio. Lo aveva guardato ed i suoi occhi erano scesi a guardare il pacco, estremamente gonfio. Lei era come ipnotizzata dallo sguardo di lui e dal desiderio di scoprire cosa si celasse dentro quei calzoni. Aveva allungato una mano ed impugnato quello scettro, che già da sopra la stoffa sembrava notevole. Aveva armeggiato un po' per aprire la cerniera e, intrufolata la mano dentro, aveva impugnato quello scettro durissimo e molto caldo. Lui aveva abbassato i pantaloni e lei si era trovata davanti alla faccia un bellissimo cazzo di ottime dimensioni, sia in lunghezza che in circonferenza, ma quello che lo rendeva particolare era la grossa cappella a forma di fragola matura e lei non aveva resisto al desiderio di assaggiarlo. Lo aveva portato alla bocca e lo aveva leccato un poco e poi aveva iniziato uno dei suoi sontuosi pompini. Lui aveva, fin da subito, iniziato a gemere.
«Sì, dai, succhialo! Hai una bocca favolosa, da perfetta pompinara: ho subito desiderato infilartelo in gola. Dai, succhiami e fammi godere!»
Naturalmente lui non conosceva Emma. Infatti ha preso a leccarlo e a infilarselo tutto in gola e poi di nuovo fuori a lasciar scorrere la lingua lungo l’asta e leccare e succhiare le due grosse palle, poste alla base di quel cazzo stupendo. Lui era in estasi e già era pronto a sborrare, ma lei non era dello stesso avviso e, per tre volte, lo aveva portato al limite e, nel momento in cui lui pensava di sborrare, lei si fermava, facendolo impazzire.
«Cazzo, NO! Mi fai morire così! Non ti fermare! Dai che voglio sborrarti in gola!»
Lei ha continuato a giocare con lui, tormentandolo e facendolo supplicare di farlo godere.
«Dai, non ti fermare! Ti prego, fammi venire! Se ti fermi, ti uccido!»
Emma aveva la fica ridotta ad un lago. Era sconvolta da quanto le piaceva succhiare quel palo di carne viva e pulsante, al punto che ha cercato in tutti i modi di prolungare il piacere al massimo.
«Tu non uccidi nessuno! Sono io che ti faccio morire, se non ti rilassi e mi fai divertire a mio piacimento, con questa meraviglia della natura. Se mi lasci fare, alla fine ti sarai gustato un pompino indimenticabile! Godi e rilassati, tanto sborrerai quando lo decido io!»
Lui, in qualche modo, aveva subito il suo volere e lei si era divertita ancora a farlo impazzire, poi lo aveva succhiato molto intensamente fino a farlo venire tutto nella sua bocca. Era stato un piacere nel piacere ricevere in gola tutto quel nettare caldo e cremoso, mentre lui delirava.
«Sublime! Fantastica! Sei una succhiacazzi MERAVIGLIOSA! Sì, fammi impazzire! La tua bocca è stupenda!»
Lei aveva bevuto e pulito fino all’ultima goccia di quel nettare prelibato, poi, il sopraggiungere di persone li aveva costretti a ricomporsi. La sera ero impazzito di piacere quando me lo aveva raccontato. Poi mi ha chiesto cosa ne pensassi di tutto questo ed io le avevo risposto che non potevo esserne più felice. Sì, dentro di me, ero in estasi e l’unica cosa che ancora desideravo, giunti a quel punto, era di vederla scopare con lui. Emma mi ha guardato un po’ titubante.
«Davvero lo vuoi? Vuoi che mi faccia scopare da lui? Io con te sto bene e non mi manca nulla, anche se mi sono eccitata tantissimo a fargli un pompino, ma posso anche fermarmi qui.»
L’ho guardata e le ho ribadito che non era in discussione il nostro rapporto, perché era bello e solido, ma che il tutto era un gioco che l'avrebbe portata a godere con un altro maschio, o con quanti voleva, mentre, a mia volta, ne avrei goduto a vederla chiavare appassionatamente, che poi era la cosa che desideravo di più al mondo. Per alcuni giorni, non siamo più ritornati sull'argomento, poi lei mi dice che Mario l’aveva invitata all'inaugurazione di un piccolo complesso, realizzato dalla sua ditta al mare. L’idea la intrigava, ma era fortemente indecisa.
«Non vorrei fosse l’occasione in cui lui possa prendersi troppe libertà. Se ci dovesse provare davanti a tutti, non saprei che fare.»
Avevo il cazzo duro come il marmo. L’idea di lui che la corteggiava davanti a me mi sconvolgeva e, quindi, le ho dato tutto il mio sostegno.
«Tranquilla, ci sarò anch’io e, quindi, lui sarà limitato nelle sue azioni. Dai, che ci divertiamo e così mi fai conoscere questo maschio, che ti intriga tanto.»
Lei, alla fine, si è lasciata convincere e siamo andati alla cerimonia. Per l’occasione Emma indossava un completo di lino nero con maniche ricamate e, sotto, indossava un sottilissimo reggiseno che modellava in maniera quasi impalpabile il suo seno stupendo e, poi, i suoi meravigliosi glutei erano ben modellate dal tessuto nero elasticizzato ed avvolgente.
La sua folta capigliatura castana naturale, ma con colpi di luce biondi, contrastava con il nero dell’indumento e la rendeva davvero molto concupiscente. Era sexy, elegante e non volgare. Ai piedi, calzava scarpe decolté a punta, in vernice color crema, lucide, tacco alto da 12, che le inarcavano e rendevano evidente il suo splendido fondo schiena, che era il punto dove si focalizzava lo sguardo di ogni maschio. Giunti alla cerimonia, lei mi ha presentato Mario, che mi ha stretto la mano e poi ha preso lei sotto braccio, proponendola come madrina dell’evento, cui spettava tagliare il nastro. Ha fatto seguito un bel rinfresco e poi lui ci ha invitato a cena nella sua villa posta nelle vicinanze, e così ci siamo ritrovati assieme ad una decina di uomini che, non erano altro che i capi delle maestranze che avevano realizzato il complesso. Ero sconvolto dal fatto che Emma era l’unica donna e tutti la guardavano con cupidigia. La cena si è svolta in un'atmosfera molto allegra e poi, una dopo l’altra, le persone se ne sono andate, ad eccezione di quattro uomini di età compresa fra i quaranta ed i cinquanta, che si erano presentati a lei: Alberto, Luca, Carlo e Giulio. Erano tutti molto amici di Mario che, in maniera discreta, li aveva invitati a restare. Ci siamo accomodati in un piccolo studio, arredato con dei divani molto ampi ed Emma era al centro dell’attenzione di tutti. Mario le si è avvicinato, le ha sussurrato qualcosa e lei mi ha guardato; io ho sorriso, conscio che sarebbe successo qualcosa di veramente speciale. Erano tutti in silenzio e la guardavano quasi con venerazione, mentre Mario l’ha stretta a sé e poi ha incominciato a baciarla. Io la guardavo stupito e, nello stesso tempo, eccitatissimo. Alberto, uno dei maschi, si è alzato dal divano e le si è avvicinato da dietro; ha appoggiato il pacco conto il suo culo, commentando che era davvero stupendo.
«Hai un culo favoloso!»
Ho visto Emma stretta fra di loro e mi sono eccitato, mentre vedevo che la baciavano e lei che si godeva l’attimo; poi si è girata verso di me e mi è venuta incontro: immobile, davanti a me, mi sorrideva e si lasciava baciare.
«Ti amo e come ti ho già detto, con te sto benissimo, quindi, se vuoi che lasci perdere, dimmelo subito. Non mi manca niente nel nostro rapporto e questo di stasera è solo un gioco che, nella fantasia, facciamo da sempre.
Quindi, decidi tu: per quanto mi riguarda, tutto può finire qui!»
Deve aver letto la delusione nel mio viso, perché, intimamente, per un attimo, ho avuto veramente paura che lei avesse un ripensamento.
«Perché? Non sei convinta di far questo passo? Lasciati andare e divertiti.»
Appena udite le mie parole, lei ha sorriso di nuovo e subito Mario si è di nuovo stretto a lei e gli ha fatto sentire il cazzo in erezione.
Lei, immobile, si è ritrovata in mezzo a tutti quei maschi che, dopo un attimo di indecisione, hanno sfoderato delle mazze davvero notevoli.
Lei, sorridendo, si è accucciata all'interno di quel cerchio magico, sulla cui circonferenza svettavano quelle mazze che erano in attesa di saggiare le sue labbra. Lei ha preso in bocca quello di Mario, mentre ha stretto altri due in mano alternandoli tra le sue labbra. Era sconvolgente! Li ha assaggiati tutti, poi si è girata verso di me e mi ha invitato ad unirmi al gioco.
«Ti voglio qui, vicino a me! Voglio anche il tuo cazzo in bocca, altrimenti mi fermo e tutto finisce qui!»
Essi mi hanno guardato in silenzio, mentre ancora si godevano quella bocca cosi calda e vorace. Mi sono avvicinato e lei, che era stata invitata ad alzarsi ed a piegarsi, mi ha preso il cazzo in bocca. Ero così eccitato che, per un attimo ho creduto di sborrare all’istante, mentre loro ora si erano messi a carezzarle i seni, strizzandone i capezzoli e facendola gemere di piacere. Poi Mario l’ha presa per mano e l'ha condotta in una stanza con al centro un grande letto e, dopo averle poggiato le labbra sulla spalla destra, ha preso a baciarle il collo e dietro la nuca, con un andamento lento e sensuale. Ho visto Emma chiudere gli occhi e ho capito che ormai la libidine si era impossessata di lei. Il gioco era iniziato e, dentro di me, tremavo perché mi chiedevo dove sarebbe finito. Sempre da dietro, Mario ha fatto scorrere la lampo del vestito e, in un attimo, la mia dea era nuda. Anche gli altri si son spogliati velocemente e vedevo lei circondata da cinque cazzi, tutti molto tesi e duri, di generose dimensioni che anelavano, ciascuno, a poter violare qualche buco. Subito si sono tutti occupati di lei. Uno, dietro, si è spinto a leccare il buchetto, mentre un altro, con una mano, l’accarezzava davanti, mandandola in estasi. Davanti, Alberto si dedicava ai seni, succhiandone i capezzoli e le altre persone hanno cominciato a toccarla in ogni parte del corpo, fino a sollevarla da terra ed adagiarla sul letto, dando fondo ad un lavorio di lingua sconvolgente. Lei godeva e si contorceva dal piacere. Ero meravigliato, e quasi incredulo, da quanto Emma si fosse lasciata coinvolgere in quel gioco che la stava portando all'estasi totale: era bello vedere quanto le piacesse lasciarsi toccare, leccare, masturbare da quei cinque maschi, più che infoiati che non vedevano l'ora di poterla penetrare in ogni buco. Aveva il cazzo di Alberto in bocca, Giulio le succhiava la fica, Carlo e Luca che le avevano messo in ogni mano i loro cazzi, che lei segava con dedizione, mentre Mario si preparava ad infilarle la fica. Ha goduto, urlando di un orgasmo che l’ha fatta fremere a lungo, poi ha aperto gli occhi, li ha guardati ed ha chiesto loro di esser scopata. Nemmeno nelle mie fantasie più perverse, ero mai riuscito ad immaginare questa scena.
«Che state aspettando? Vi voglio! Voglio sentirvi dentro, in ogni mio buco! Questa sera, voglio sentirmi tanto puttana!»
È stata sollevata e fatta impalare sul cazzo di Mario, che di certo era il più lungo di tutti e io guardavo mentre glielo affondava nel ventre ed avevo l'impressione che non finisse mai di penetrare.
Emma aveva spalancato la bocca, quando ha avvertito che il corpo di lei ha aderito a quello di Mario, ma non ha fatto in tempo a dire nulla, perché subito si è ritrovata un cazzo ben piantato in gola.
Ha cominciato a scopare con quel maestoso palo di carne che la sfondava, perché lui, dopo aver inarcato le gambe, ha preso a sbatterla con forza dal basso, facendole raggiungere, ben presto, il primo orgasmo che ha potuto esternare a bocca piena. Giusto il tempo di godere e poi Alberto si è posizionato dietro di lei, piantandosi tutto dentro il suo culetto. Ero impazzito di piacere nel vederla in doppia! Era un sogno che si avverava e, dentro di me, speravo di non svegliarmi, perché stentavo a credere a quello che vedevo: Emma con tre cazzi che le riempivano ogni buco ed uno per mano che segava! Sconvolgente! Alberto è entrato con un affondo deciso e mi ha guardato quasi incredulo.
«Bella porcella, ti infilo il culo! Accidenti! Ma sei stretta? Ragazzi, questa troia è così stretta che mi sembra di calzare un guanto! Ma tu, non lo scopi un culo così bello?»
Hanno iniziato a spingere il cazzo dentro e fuori in perfetto sincronismo e lei godeva, mentre ora Luca continuava ad infilarle il suo dentro la bocca, estasiato dalla facilità con cui lei lo prendeva in gola.
«È proprio una vera succhia cazzi! Guardate come lo ingoia! Sì, un'esperta bocchinara!»
Emma ha cominciato a godere in continuazione. Donava piacere a cinque uomini contemporaneamente e questo faceva impazzire sia me che lei. Gli orgasmi si sono succeduti a ripetizione, mentre loro si davano il cambio a fotterla sotto il mio sguardo allibito e sconvolto, da quanto lei stesse godendo. Senza nemmeno accorgermene, mi sono ritrovato con il cazzo in mano che mi segavo inconsapevolmente. A turno, ognuno ha avuto il piacere di scoparla e metterle il cazzo in culo, sempre in doppia. Lei era sfinita, ma raggiante di felicità, al punto che, ad un tratto, si è girata verso di me e mi ha voluto vicino.
«Voglio sentire anche il tuo!»
Le ho messo il cazzo in bocca e sono venuto all’istante! Loro se ne sono accorti e mi hanno deriso.
«Accidenti! Il cornuto era così eccitato che ha sborrato all’istante! Tranquilla, troietta, che ci pensiamo noi a farti godere.»
Una risata ha fatto eco alle sue parole. Poi Mario, dopo aver rivolto uno sguardo d’intesa con gli altri, ha guardato Emma e, sorridendo, ha aggiunto:
«Adesso ti sverginiamo definitivamente.»
Lo abbiamo guardato senza capire, mentre Alberto si era disteso supino ed ha infilato Emma da dietro, facendola distendere su di sé, ma di spalle. Mario si è inginocchiato fra le gambe di Emma e, un attimo dopo aver unito il suo cazzo con quello di Alberto, le sono entrati in doppia nella fica. Il grido di Emma, fortissimo, è risuonato nella stanza.
«HHHHHHHHAAH …SI', aaaahhh …sì … spingete! Mi state sventrando! Oddio, amore, mi sfondano la fica! No! Non è possibile! Vengo!»
Hanno iniziato a sbatterla da delirio. L’hanno pompata tantissimo. Si son dati il cambio e, anche in questo caso, sempre in doppia in fica, con lei che delirava e li incitava a sbatterla ancora più forte.
«… OOOHHH… SI' … SFONDATEMI! Più forte … sì!»
Non ci credo! Nemmeno nelle fantasie più depravate ero arrivato a desiderare tanto. Ha goduto così tanto che, per un attimo, ho creduto fosse svenuta. Poi Mario le è venuto dentro con un grido di pura soddisfazione!
«Sborro! Adesso ti inondo tutta! Sborro!»
Così, a giro, tutti le hanno schizzato sia dentro che fuori; le loro copiose sborrate l’hanno davvero farcita dappertutto. Alla fine lei mi ha guardato con occhi carichi di gioia ed io ero commosso per aver visto mia moglie trattata davvero come una troia. La soddisfazione di quei maschi la si leggeva sui loro volti.
«Sei stata fantastica! Non ci era mai capitato di aver a che fare con una come te, capace di reggere tanto! Complimenti, sei unica!»
Poi, uno dopo l’altro, se ne sono andati ed io sono rimasto disteso sul letto con Mario, che si è congratulato con me, mentre era andata in bagno a darsi una rinfrescata.
«Emma è davvero unica! Se non fosse che ho la certezza che ti ama alla follia, le farei una corte spietata per averla sempre al mio fianco e nel mio letto! Sei fortunato e mi ha fatto davvero piacere stare con voi, questa sera. Mi aveva raccontato, un giorno, durante il pranzo, di aver avuto un'esperienza con due maschi e che le sarebbe piaciuto ripeterla; così ho organizzato tutto questo per lei. Sta tranquillo che nessuno dei miei amici le darà alcun fastidio, e sono certo che tutti, lei compresa, oggi hanno ottenuto il piacere che volevano.»
Lo guardo e mi son reso conto che non ho mai approfondito la conoscenza del suo passato e questo mi ha incuriosito, ma il ritorno di lei lascia il discorso a metà con lui, che se ne va in bagno. Lei si distende accanto a me, mi bacia e poi mi trascina su di lei.
«Adesso scopami, anzi, è meglio se mi inculi! Sei il mio uomo, hai visto come mi sono comportata da puttana per te, che lo desideravi da tempo, ma, adesso, voglio sentire che mi desideri ancora.»
L’ho messa di lato e le sono entrato tutto nel culo, con una sola spinta. Era ben aperta anche in quel foro, ma mi ha fatto piacere incularla. L’ho scopata e lei ha goduto quasi subito e poi, sono venuto pure io, dopo di lei che mi ha sorriso e mi ha detto che era giusto così. Era segno che la mia eccitazione era davvero tanta e quindi lei aveva realizzato il mio sogno. In effetti era davvero così. Ero contento di averla vista comportarsi da puttana fra le braccia di altri maschi, ma, alla fine, ero contento che lei mi aveva voluto ancora dentro di sé, per ribadire che aveva fatto tutto questo per me. Da quell'esperienza, è iniziata una nuova era fatta di sesso molto speciale, dove lei mi ha regalato momenti davvero unici.
Sono molto orgoglioso di avere una moglie così esuberante nel sesso.
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2 anni fa
baxi18, 55
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Finalmente mio marito ha scoperto quanto sono zoccola!
Mi chiamo Lucrezia, ho 43 anni, sono alta 1,70, capelli castani lunghi, occhi scuri, bocca ampia, labbra sensuali, seno di una buona 4ª abbondante, curve morbide arrotondate e con un bel culo tondo e sodo. Sono sposata da vent’anni e mi piace tradire mio marito, il quale è troppo impegnato dal lavoro per accorgersi delle corna che gli crescono in testa. Lui in testa ha solo tre cose: il lavoro, il golf, e le sontuose corna che ogni mese provvedo a render lucide e ben ramificate. Ho un amico fisso che mi accompagna sempre, quando incontro i miei amici di letto. Piero, questo il suo nome, è uno splendido cinquantenne in perfetta forma, con una meravigliosa dotazione che mi fa sempre godere da matti. È talmente porco che qualche volta ne resto stupita anch'io dopo tanti anni. Sono circa una decina di anni che ci conosciamo. È stato lui ad iniziarmi al piacere di scopare senza protezione. È avvenuto tutto in maniera casuale, dopo circa un anno che mi faceva letteralmente impazzire, un giorno mi ha proposto di scopare insieme ad un suo amico fidato e sicuro. Al momento di prendere il cazzo dentro, ci siamo accorti che avevo un solo preservativo e, poiché lui lo conoscevo già da tempo e mi fidavo, abbiamo dato il preservativo al suo amico. Ho goduto tantissimo con entrambi, ma la cosa sconvolgente è stata quando Piero mi ha riversato dentro una quantità industriale di sborra. Sentirmi allagare la vagina da quell’ondata di calore, è stata un’esperienza che mi ha letteralmente sconvolta. Da quel momento in poi ho sempre voluto scopare a pelle. Piero è diventato il mio bull fisso e, poiché mi piacciono gli uomini più giovani di me, soprattutto se ben dotati, li accolgo dentro di me solo se sono certificati, cioè donatori di sangue, con i quali scambio relative analisi prima di entrare nel motel e da essi adoro farmi godere dentro, liberamente, senza preservativo, anche più di uno alla volta. Per realizzare le nostre stupende scopate, affitto un bungalow in un motel, poco fuori una uscita dalla tangenziale. Con il proprietario della struttura, ho come stipulato un contratto: io telefono, lui mi fa trovare disponibile uno dei suoi locali sempre pulito e discreto e, in cambio, come pagamento, una volta al mese mi faccio scopare da lui, senza negargli nulla. In bocca, in culo o in fica, lui può godere di ogni mio orifizio, ma con un piccolo dettaglio: poiché si tratta di una vera e propria marchetta, da lui pretendo sempre il preservativo, perché di lui non mi fido, ma in più la cosa mi fa sentire intimamente puttana. È solo una sensazione mia, legata proprio all’utilizzo del preservativo. Una delle ultime maialate, che mi ha fatto veramente andare fuori di testa, è avvenuta circa una settimana fa. È avvenuto tutto casualmente, una mattina in cui ho visto arrivare il tecnico che doveva aggiornare il software del mio computer. A differenza delle altre volte, che si presentava un signore anziano e alquanto svogliato, improvvisamente mi son trovata davanti uno splendido maschio. Era un bel ragazzone gentile, educato e quando si è avvicinato alla mia scrivania, è rimasto piacevolmente colpito dal mio outfit. Quel giorno indossavo come sempre una gonna corta, le mie immancabili autoreggenti ed una camicetta bianca che, quando l’ho visto, mi ha indotto ad aprire un altro bottone, per evidenziare ancor più il mio seno. Poiché io ero seduta e lui in piedi accanto a me, ho accavallato le gambe e questo gli ha permesso di vedere il pizzo delle mie autoreggenti, mentre lo sguardo continuava a trattenersi nel solco dei miei seni. Mi son girata verso di lui e, all’altezza dei miei occhi, c’era il suo pacco che si stava gonfiando in maniera davvero esponenziale. Stranamente quella mattina indossavo le mutandine che, a vedere quella lievitazione istantanea di qualcosa che doveva esser veramente notevole, si sono inzuppate all’istante. Lui, dopo un attimo di piacevole stupore, mi ha fissato negli occhi ed ha esordito in maniera molto garbata, facendo ricorso ad un poco velato doppio senso.
«Buongiorno, signora, dovrei inserire qualcosa, qui.»
I nostri occhi si sono incrociati e mi son sentita veramente sciogliere dal languore della sua voce calda e sensuale. Ho fatto un piccolo sospiro, mentre continuavo ad ammirare quel pacco che ora sembrava voler strappare la stoffa dei jeans.
«Non c’è problema. Però voglio che lei faccia una cosa: ora inserirà pure qualcosa qui, ma domani mattina andrà a farsi un bell’esame del sangue e, appena avrà il risultato con dati precisi e sicuri, mi chiamerà in quanto le fornirò la password per inserire un’altra cosa in altri posti!»
Lui mi ha guardato ed ha sorriso in maniera un po’ maliziosa e, dopo essersi seduto, si è girato per ammirare il mio culo da dietro, mentre mi allontanavo dalla scrivania. Ha lavorato alacremente sul mio computer, senza mai staccare gli occhi né dallo schermo né dalla tastiera e, dopo circa due ore, è venuto da me per salutarmi.
«Signora, io quello che avevo da inserire, l’ho fatto ed ho constatato che tutto funziona a meraviglia. Ora farò quanto lei mi ha chiesto e poi mi metterò di nuovo in contatto con lei.»
L’ho guardato con l'aria di chi si aspetta qualcosa di importante e, mentre si allontanava ho potuto ammirare il suo splendido fondoschiena, che mi ha provocato ulteriori brividi di piacere. Il pomeriggio del giorno successivo, ricevo la sua chiamata.
«Signora Lucrezia, sono Luca, il tecnico di ieri, le ho inviato sulla mail i risultati delle mie analisi ed ora mi aspetto di conoscere quale sia la password, per poter inserire programma che dovrò aggiornare con lei.»
Mi son messa a ridere, mentre aprivo la mia posta elettronica. Effettivamente aveva delle analisi perfette e così gli ho dato appuntamento per il pomeriggio del giorno successivo, precisando che non sarei stata sola, ma avremmo messo in atto un gioco di due uomini con una donna: prendere o lasciare.
«Nessun problema! Un doppio innesto di dati, manderà sicuramente in sovraccarico il suo sistema, ma, stia tranquilla, riuscirò a controllare l’afflusso in maniera tale che lei non abbia nessuna ripercussione sul sistema operativo.»
Ho riso ancora per la sua sfacciata, ma simpatica, ironia. Il pomeriggio del giorno successivo mi sono ritrovata all’interno del solito bungalow assieme a Piero, che subito ha cominciato a scaldarmi, facendo scorrere le sue mani in ogni dove sul mio corpo, ma io tendevo a quel bel cazzone che tanto mi aveva irretito qualche giorno prima e che il giovane mi ha letteralmente sbattuto davanti al viso. Della lunghezza di una ventina di cm., la sua peculiarità era nello spessore: molto largo! Appena ho visto l'attrezzo, non ho resistito: mi son messa cavalcioni su di lui e l'ho inglobato in fica, impalandomi su quella trave, fino alla radice.
«Oddio, è enorme! Questo mi apre in maniera incredibile! Fantastico! Mi sento così piena e, nello stesso tempo, letteralmente sfondata!»
Mentre urlavo il mio piacere, Piero aveva appena finito di spogliarsi che io avevo già sbrodolato su quel palo, urlando per l'orgasmo. Ho notato che era rimasto un po' male e, poiché non mi andava di prenderlo nel culo, anch'egli me lo ha messo in fica, da dietro, facendomi urlare per un bel po', non saprei per quanto, ma di sicuro per una buona mezz'ora: avevo due cazzi, belli grossi e duri, che mi pompavano la fica, resa sempre più larga.
«Bellissimo! Mi state spaccando in due! Spingeteli più a fondo! Ancora più dentro! Li voglio sentire fin dentro l’anima!»
Godevo e strillavo ad entrambi affinché spingessero più a fondo possibile. Essi ovviamente mi accontentavano e, più spingevano, più io strillavo per gli orgasmi che si succedevano in continuazione.
Ho perso il conto di quante volte ho goduto. Era un orgasmo infinito senza soluzione di continuità. Sfiniti ci siamo fermati per qualche attimo, ma io provvedevo a tener alte le aste dei miei amici, con delle vigorose pompe ai due cazzi in contemporanea, che ha ulteriormente meravigliato Luca.
«Accidenti, come succhia! Questa troia ne prende due in bocca con una disinvoltura impressionante! Deve aver succhiato tanti di quei cazzi da averne perso il conto!»
Per gratificarlo dei complimenti che mi aveva rivolto, ho aperto le cosce e l’ho esortato a donarmi una bella leccata di fica, dove lui si è inebriato dei miei umori. Poi abbiamo ripreso a scopare in uno dei miei modi preferiti: li ho fatti mettere sdraiati supini, uno accanto all'altro, da bravi fratellini e me li sono scopati a turno, cavalcandoli: in ogni momento avevo un cazzo in fica e l'altro in mano o in bocca, prima l'uno poi l'altro, poi di nuovo il primo e così via, per cinque/sei cambi ciascuno. A quel punto ero così eccitata che li avrei preso anche in culo, ma ero esausta per esser stata chiavata da quelle grosse mazze in fica. Alla fine non ne potevo più, mi son messa sdraiata supina, ho aperto le cosce quanto più potevo ed ho chiesto il gran finale con una copiosa sborrata.
«Dai, Luca, adesso scopami e sborrami dentro tutto il tuo piacere!»
Lui mi ha penetrato, perché era davvero al limite e, dopo poco, mi ha schizzato dentro una sborrata che mi ha allagato la fica. Ho sollevato le gambe e l’ho bloccata dentro di me, mentre contraevo i muscoli vaginali; ho preso a mungere quel cazzo, strizzandolo fino all’ultima goccia con la fica. Ciò non è sfuggito al giovane stallone che ne è rimasto veramente affascinato.
«Caspita, che meraviglia! Ti sento contrarre i muscoli vaginali ed ho la sensazione quasi mi stessi facendo un pompino con la fica! Sei veramente straordinaria!»
Poi l’ho liberato dalla mia presa e l'ho lasciato scivolar fuori, così Piero, nel vedere quel ben di Dio che colava fuori, mi si è accostato e me l'ha leccata a fondo e per bene. Questa è una cosa che mi sconvolge da morire. Non solo perché Piero mi fa godere con la lingua quando lecca tutto ciò che sgorga dalla mia fica, appena farcita dall’altro maschio, ma anche per la particolare sensazione che provo, quando sento la sua lingua scorrere fra le pieghe della mia fica: in quei momenti, chiudo gli occhi e immagino che sia mio marito che fa il suo dovere di perfetto cornuto a leccarmi la fica. È solo una sensazione, un desiderio che covo dentro di me da tempo, che è capace di donarmi piaceri di una intensità tale da farmi raggiungere un nuovo orgasmo. Vedermi godere mentre ero leccata da Piero, ha stupito anche Luca, che mi aveva presentato il cazzo alla bocca, dopo la sua copiosa sborrata.
«Accidenti, che porca! Ti fai leccare la fica che ti ho appena farcito! Ma la cosa sconvolgente è che ci stai godendo ancora!»
Ho sollevato gli occhi e gli ho sorriso, annuendo mentre continuavo a ripulire il suo cazzo. Un attimo dopo, anche Piero, che aveva le palle gonfie, mi ha penetrata e mi ha fatto godere con un'abbondante sborrata, proprio in fondo alla fica e come piace a me.
«Eccomi, Lucrezia! Sborro! Senti la mia sborra che ti riempie?! Ora!»
Nonostante la mia fica fosse completamente slabbrata dalla notevole verga di Luca, ho provato molto piacere nel sentire Piero che mi scopava freneticamente. In effetti il suo cazzo è più corto di quello di Luca e anche di minor spessore; pur rimanendo sempre una splendida verga, ha una sua particolare conformazione: è ricurvo verso l’alto, una specie di banana che, quando mi penetra, mi stimola la parte superiore della vagina e questo mi provoca un orgasmo davvero potente e diverso da tutti gli altri che, in genere, come anche Luca, mi dilatano o mi sfondano per la loro lunghezza. Lui invece accarezza la mia vagina in alto e questo mi fa letteralmente impazzire. Appena Piero si è svuotato dentro di me, rimanendo ancora diversi istanti immobile, affinché lo gratificassi con le mie contrazioni vaginali, in modo da spremerglielo anche a lui, una volta uscito, mi si è inginocchiato di lato per farselo ripulire dalla mia bocca; allora ho rivolto lo sguardo verso Luca e, aprendo le cosce, l'ho invitato a leccare, come aveva fatto Piero. Ho letto nei suoi occhi un che di stupore, un lieve imbarazzo, mentre declinava l’invito. Ci son rimasta malissimo! Fino a quel momento mi era piaciuto tutto di lui, ma, il fatto di non gradire di leccarmi, come aveva fatto Piero, per ricambiare, in qualche modo, il piacere che gli avevo dato, mi ha deluso oltremodo. Piero, che mi guardava, ha intuito la mia delusione e, prontamente, si è offerto di farlo lui, ma io ho rifiutato. Ho notato che Luca aveva intuito il mio disappunto e cercava, in qualche modo, di porvi rimedio, ma, dal mio punto di vista, il gioco era rotto. Con un sorriso forzato, ho detto ad entrambi che era ora di andare, perché si era fatto tardi. Ho indossato il mio tanga, aggiungendo un piccolo salva slip, perché volevo che la sborra mi restasse dentro il più a lungo possibile. Tornata a casa, trovo il maritino che è appena tornato dalla sua partita di golf e, stranamente, aveva voglia. Non potevo proprio perdere un'occasione così rara. Così gli ho messo la fica in faccia e, mentre gli scolavo in bocca la sborra dei miei amici, mi ha chiesto come mai ero così fradicia di umori.
«È tutto merito tuo, amor mio, mi ha fatto eccitare l’idea che tu sia rientrato con la voglia di far l’amore con me e quindi ti sto sbrodolando in bocca!»
Lui, contento, ha ingoiato tutto con avidità, provocandomi un intenso orgasmo al solo pensiero che non stava facendo altro che leccare la sborra che un altro mi aveva riversato dentro, per, infine, scoparmi felice e contento, come solo i mariti cornuti sanno fare, regalandomi la terza sborrata della serata. Ero proprio convinta di meritarmela a conclusione delle due eccezionali sborrate ricevute da due maschi tanto generosi. Poi ebbe a verificarsi un fatto assolutamente imprevisto. Due giorni dopo, appena rincasata, lui mi stava aspettando e appena giunta al suo cospetto, mi ha guardato con occhi duri e cattivi. Senza dir nulla, mi ha afferrato per i polsi e mi ha immobilizzato, stringendomi a lui e facendomi sentire il suo cazzo duro e gonfio. Ammetto che mio marito è abbastanza dotato e, sentirlo premere contro la mia fica, mi ha, in qualche modo, eccitato.
Dopo di che sono rimasta strabiliata dalle sue parole.
«Sei una zoccola! E adesso te lo dimostro!»
Senza aggiungere altro, mi ha fatto girare e, distesa sul tavolo della cucina, ha sollevato la gonna e, poiché non avevo indossato l’intimo, ha estratto il cazzo già duro e, con un solo affondo, me lo ha spinto tutto nel culo.
«Fa piano! Mi fai male, così, a secco!»
Lui mi ha assestato due sonore pacche sul culo, mentre proseguiva a sfondarmi come un forsennato.
«Stai zitta, zoccola, lo so che hai il culo rotto e la fica completamente spanata!»
Mi ha pompato per un po’ e poi, all’improvviso, mi ha afferrato per i capelli e, dopo essersi sfilato da dietro, mi ha fatto inginocchiare e mi ha infilato il cazzo tutto in bocca!
«Succhia e bevi zoccola! Sei una puttana! Una baldracca sfondata!»
Un attimo dopo mi ha riversato in gola tutto il suo piacere ed io l'ho ingoiato fino all’ultima goccia. Ho intuito che doveva aver scoperto qualcosa e così, dopo avergli ripulito il cazzo a dovere, mi son alzata e, con ancora una buona dose di sborra in bocca, ho afferrato la sua testa e l'ho baciato con passione.
Lui ha risposto al bacio infilando la sua lingua nella mia bocca e insieme ci siamo gustati il sapore di quel nettare. Quando mi sono staccata da lui, l’ho guardato e lui, continuando a tenermi abbracciata a sé, con occhi completamente diversi, mi ha fissato e mi ha chiarito ogni cosa.
«Questa mattina, è venuto il tecnico del computer e raccontava ad un mio collega di come si era scopato una troia insieme ad un altro e, quando ha proceduto alla descrizione della zoccola che si erano fatti insieme, lì per lì, non ho prestato molta attenzione, ma quando ha detto che aveva una piccola voglia, a forma di cuore sopra la chiappa destra, ho capito che stava parlando di te. Così mi son avvicinato ed ho chiesto ulteriori dettagli, fingendomi particolarmente interessato. Dopo qualche insistenza, mi ha raccontato di come ti sei fatta scopare da lui e da un altro, con due cazzi nella fica e ti sei fatta riempire di sborra. Quando gli ho chiesto in che giorno era avvenuta la monta, allora ho capito che, quando sei tornata a casa, quella che stavo leccando era la loro sborra. Son corso in bagno a farmi una sega, per quanto ero eccitato. Ho capito che la zoccola, di cui stavano parlando, eri proprio tu e questo mi ha mandato letteralmente ai matti. Non immagini da quanto tempo avevo voglia di chiederti di cambiare qualcosa nel nostro rapporto, ma non ero certo che il cambiamento potesse avvenire in maniera così repentina e, in ogni caso, son felice che tu sia una gran zoccola, così da potermi divertire anch’io, con te.»
L'ho baciato ed abbracciato forte, con le lacrime agli occhi, e gli ho promesso che non lo avrei mai più tenuto all’oscuro circa le mie avventure.Mi ha chiesto di partecipare ai miei incontri e di poter essere attivo nei giochi o, anche solo da spettatore, ed io, intimamente, son felice di sapere che finalmente mio marito abbia scoperto la mia indole da zoccola.
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Il motoraduno
Non ho abbastanza fantasia per inventare storie, posso solo attingere a lontani ricordi. Racconto fedele in ogni dettaglio.
Tutto accadde quell’unica volta che partecipai a un motoraduno nei pressi di Rimini. Non ricordo se nell’86 o nell’87; ma forse era già l’88. Quello che invece ricordo con assoluta certezza è il mese: giugno; intorno alla metà di giugno, per l’esattezza.
Lo ricordo bene, perché veniva al termine di periodo terribile per me. Enormi difficoltà sul lavoro che da sole mi avevano portato sull’orlo di molte crisi di nervi; in più le conseguenze di una storia con la moglie di un mio collega. Lui era venuto a conoscenza della cosa e, pur mantenendo un dignitoso aplomb da cornuto sofferente, era diventato un mio implacabile detrattore. In famiglia l’atmosfera era più pesante del solito standard (che già era piuttosto elevato a cose normali), perché mia moglie, anche senza avere notizie certe, aveva comunque percepito un forte odore di bruciato. Insomma alle soglie di quell’estate ero una corda di violino tesa fino quasi al punto di rottura; reagivo fuori misura ad ogni minimo stormire di vento.
Bene. Io, motociclista da sempre, figlio di motociclista, che nella mia indole un po’ anarchico-individualista avevo sempre snobbato i motoraduni, quel giugno decisi che era giunto il momento di cogliere l’occasione per fare questa nuova esperienza. Non tanto perché mi fosse sorto l’irrefrenabile desiderio di aggregarmi a una turba di smanettoni, ma perché mi si offriva un’occasione per lasciarmi alle spalle, almeno per qualche giorno, città, lavoro, moglie, figli, bollette, colleghi cornuti e mogli troie di colleghi cornuti. Partii un venerdì mattina di buon’ora, una di quelle fresche e luminose mattine di giugno, ghiotte promesse di estate, con un cielo così azzurro e profondo che mi pareva di averci la testa infilata dentro. Ero soltanto al casello dell’autostrada che già avvertivo i primi benefici effetti sull’umore. Mi gettai in autostrada come un falco in picchiata e feci almeno un centinaio di chilometri senza scendere mai sotto i 170 all’ora, nemmeno sul tratto appenninico. Dopo, placato, rallentai fino ad adagiarmi su una velocità di crociera da panda in rodaggio, viaggiando con la visiera alzata per godermi il vento in faccia. E me lo godetti fino all’arrivo, insieme a una carta geografica d’insetti di vario calibro spiaccicati sulle lenti dei miei occhiali da sole. Arrivai al punto di raccolta, dove mi indicarono un campeggio poco lontano, riservato ai partecipanti. Di partecipanti non ce n’erano ancora molti, ma mi resi subito conto che non avrei avuto modo di fare molte amicizie. C’erano ragazzotti vocianti e già pieni di birra ancora prima di mezzogiorno con moto stradaiole da pieghe; altri erano coppie per benino, con la moto più costosa sul mercato, che indossavano l’abbigliamento più chic, possedevano i caschi più cari e si esibivano come modelle in passerella. E poi c’era un gruppetto di età variabile tra i venti e i sessanta, lunghi capelli incolti, giacche di pelle nera con borchie e teschi. Un po’ selvaggi “de noantri”. Uno di loro, barbuto e supertatuato, che emanava anche a distanza un forte odore di concimaia, esibiva un bell’adesivo di San Cristoforo attaccato al cruscotto della rombante e aggressiva Harley Davidson nera. Questa casuale aggregazione di gente così diversa, unita solo dal piacere di possedere e qualche volta usare una motocicletta, mi piaceva e mi faceva provare una astratta ma fraterna solidarietà nei confronti di tutti. Mi sentivo rilassato per la prima volta da mesi. Mi cercai un angolo che fosse un po’ più appartato e lo trovai sotto un giovane platano solitario, alla cui ombra montai rapidamente il mio igloo. La brezza di giugno proveniente dal mare, transitando dalla cucina del ristorante del campeggio, mi portava un fumoso aroma di carne alla brace che risvegliò il mio appetito in una misura che non provavo almeno dal settembre dell’anno precedente. Dopo il pranzo a base di braciole di mammuth, tornai alla mia tenda e feci due scoperte. Prima: non era più all’ombra, proprio nell’ora di maggior bisogno, quella più calda; seconda: avevo un vicino che aveva montato la tenda sotto lo stesso platano, e lui sì, che era opportunamente all’ombra. La tenda era una vecchia canadese lisa e stinta, la moto una veterana Guzzi, nemmeno troppo ben tenuta. Da quegli indizi immaginai che il mio vicino fosse una coppia di mezza età alla ricerca di nostalgici ricordi e perdute (o forse sempre conservate) abitudini di gioventù. Beh, almeno non sarebbero stati dei vicini troppo rumorosi.
Mentre continuava ad affluire sempre più massiccia la truppa di motociclisti, montai in sella al mio fedele cavallo e me ne andai a fare un tour personale e anarchico lungo la costa in direzione sud. Me ne stetti fuori tutto il pomeriggio, andai a fare il turista a Pesaro e Fano, che non conoscevo, quindi mi fermai a cenare in una pizzeria sulla strada del ritorno, dalle parti di Cattolica, se ben ricordo. Rientrai al campeggio che da già si era fatto buio. Lo trovai agitato da capannelli chiassosi e ridanciani, molto allegri, festosi e avvinazzati. Se fossi rimasto lì, invece di fare il cavaliere della valle solitaria, certamente avrei fatto qualche conoscenza; avrei potuto aggregarmi e condividere tutta quell’allegria, andare poi a dormire piacevolmente avvinazzato. Invece mi comportavo sempre da asociale inguaribile snob, me lo rimproverava sempre anche mia moglie. Ma mi sentivo rilassato e sereno, una sensazione che avevo dimenticato da tempo immemorabile: in fondo mi andava bene così. Mi diressi verso l’angolo appartato che ospitava la mia tenda, il fascio di luce del fanale della moto illuminò per un attimo una figura seduta in terra, appoggiata al platano. Vidi il riflesso di un paio d’occhiali e il puntino rosso di una sigaretta che divenne più luminoso dopo che il fascio di luce fu passato oltre. Dopo tutto il mio vicino non era una coppia di mezza età, ma un altro personaggio schivo e forse snob. Parcheggiai la moto vicino al mio igloo, poi percorsi i dieci passi che mi separavano dal platano.
“Scusa se ti ho disturbato con il fanale.”
Stavo per concludere l’intera giornata senza avere scambiato una parola con qualcuno che non fosse un cameriere. Un po’ di inutile conversazione prima di andare a letto era quello che ci voleva, magari solo per non confermare le opinioni di mia moglie su di me. E poi, in fondo non eravamo tutti lì per socializzare?
“Vuoi una sigaretta?” fu il suo modo di rispondere alla mia iniziativa socializzante.
“Grazie, perché no? Di solito non fumo, ma un’eccezione si può fare”.
Mi feci accendere la sigaretta e mi sedetti accanto a lui. Nella semioscurità vidi che era sulla trentina, portava occhiali da vista con montatura di metallo leggera. Un professorino: mi sembrava un po’ fuori posto, come la sua tenda lisa e la moto antiquata ma non ancora d’epoca, solo vecchia. Fumammo in silenzio per qualche minuto poi, visto che era un conversatore anche peggiore di me, mi decisi a rompere il ghiaccio.
“Non ti aggreghi alla baldoria generale?”
“Mah. Non voglio apparire serioso, ma non è il genere di baldoria che mi diverte. E nemmeno te, mi sembra.”
“Sì, nemmeno io mi diverto molto in circostanze come queste. E’ la prima volta che vengo a un motoraduno. E’ stato solo un pretesto per staccare qualche giorno da una quotidianità che negli ultimi mesi è stata un po’ pesante. E te? Cos’è che ti ha portato fin qua?”
“L’ultima volta che sono venuto a un raduno è stato…(ci pensa un attimo aspirando una boccata di fumo)… otto anni fa. Sì, otto, avevo ventuno anni. C’ero venuto con altri tre amici e c’eravamo divertiti molto. Forse sono venuto per nostalgia, per il desiderio di fare una specie di pellegrinaggio nella mia gioventù; tra due settimane mi sposo”.
“Beh, complimenti. Ti assicuro però che queste cose si possono fare anche dopo sposati. Io sono sposato da quindici anni, ho due figli, eppure sono qui anch’io”.
“Già, ma per evadere, se ho ben capito”.
Ridemmo cortesemente; poi continuammo a conversare ancora per un’oretta. Parlammo di donne, di matrimonio, del logorio della vita moderna, di lavoro, di motociclette, di calcio e di quant’altro due italiani degli anni ottanta, assolutamente estranei tra loro, potevano parlare sotto un cielo stellato di giugno. Alla fine ci trovammo d’accordo che la mattina dopo invece di intrupparci con gli smanettoni lungo le strade dell’entroterra riminese e del Montefeltro, come da programma, ce ne saremmo andati a prendere il sole sulla spiaggia di fronte al campeggio e, se la temperatura dell’acqua fosse stata accettabile, avremmo fatto anche il primo bagno della stagione. Solo quando ero mi già infilato nel sacco letto e stavo per prendere sonno mi ricordai che non ci eravamo nemmeno presentati.
Come convenuto la mattina dopo ci trovammo al bar di fronte alla spiaggia a fare colazione, dopo che il possente coro delle marmitte si era allontanato oltre la gettata delle nostre capacità uditive. Mi ero svegliato felice di scoprirmi lì invece che nel mio letto di casa, sobriamente euforico di tanta libertà. Colmammo la lacuna delle presentazioni, si chiamava Walter e veniva da Trieste. Di giorno l’aria da professorino si stemperava in quella da bravo ragazzo, riservato, un po’ timido. La spiaggia di giugno, nonostante il fine settimana radioso, non era affollatissima e ospitava soprattutto coppie anziane e mamme con bambini in passeggino. Ci mettemmo in costume e ci sedemmo a prendere il sole già estivo. Anche fisicamente Walter aveva qualcosa di adolescenziale: pelle liscia, pochi peli castano chiaro come i capelli, fisico più magro che asciutto. La mattinata trascorse in modo piacevole. Pigramente sdraiati sui nostri asciugamani a prendere il sole parlammo a ruota libera senza che nessuno di noi due si sentisse obbligato a tenere desta la conversazione. Alla fine questo ci rese sciolti, e perciò più loquaci e disponibili alla confidenza, se non alla confessione. Mi lasciai andare e gli vomitai addosso tutti i guai dell’ultimo anno, compresa la squallida vicenda della moglie troia del collega cornuto con aplomb. Anche Walter si confidò parlandomi della sua famiglia, ma soprattutto dell’accelerazione improvvisa che aveva avuto la sua vita nel corso di pochi mesi: prima la laurea in ingegneria, poi subito un lavoro di grossa responsabilità; infine il matrimonio con Irene tra due settimane. Il vero motivo della sua fuga al raduno di motociclisti con una tenda presa in prestito e la vecchia moto di suo padre, alla fine, non era molto dissimile dal mio: il bisogno di una breve sosta “altrove”. Mi parlò molto a lungo della sua quasi-moglie, con la quale evidentemente c’era un legame molto solido e profondo. Stavano insieme fin da giovanissimi, da oltre dieci anni.
Un leggero pizzicore alla pelle ci fece rendere conto che stavamo al sole da ore e rischiavamo davvero una bella scottatura. Soprattutto Walter, con la sua glabra pelle nordica. Ci tuffammo per una breve nuotata in un mare a temperatura non propriamente estiva; quindi ancora in costume andammo a mangiare in una trattoria sulla spiaggia. Non ricordo esattamente cosa mangiammo, ricordo solo che il cibo era tanto, era romagnolo ed era grasso; ma soprattutto che lo innaffiammo con molto, molto sangiovese. Al momento di alzarci da tavola la testa e le gambe ci suggerirono di andare a metterci sdraiati da qualche parte. Ancora al sole sulla spiaggia non era il caso, restava il campeggio, che del resto era a pochi passi. Arrivati più o meno barcollanti alla tenda: amara sorpresa (per me). Il mio igloo stava ribollendo sotto il sole delle due; impossibile pensare di entrarci a riposare per la pennichella. Mi sedetti a terra e mi appoggiai al tronco del platano, deciso a schiacciare lì il mio sonnellino. Walter si tuffò (o cadde semisvenuto) dentro la sua logora canadese, che stava godendo della preziosa ombra dell’albero. Dopo qualche attimo sentii la sua voce un po’ strascicata da avvinazzato che mi diceva: “Dai, prendi il materassino e vieni qua dentro, che si sta bene. E’ una tenda da tre posti, ci stiamo.” Ero già mezzo addormentato, mi ci volle un minuto per capire chi aveva parlato, un altro minuto per realizzare quello che aveva detto, tre minuti per alzarmi e altrettanti per prendere il materassino, portarlo nella tenda di Walter accanto al suo e caderci pesantemente sopra. Dopo di che mi ci vollero circa otto secondi per schiantarmi in un sonno nero e profondo. Non saprei dire per quanto tempo sono rimasto sprofondato in questa catalessi prima che la mia coscienza si risollevasse a livello di un confuso dormiveglia, durante il quale ripresi una vaga consapevolezza di dove mi trovavo, con chi e in quale circostanza. Rimasi ad occhi chiusi a godermi il quieto intorpidimento del caldo, dell’inattesa vacanza, del vino, della digestione. Ma avvertivo qualcosa che moderava il mio torpore, e lo rendeva meno intenso; qualcosa d’inconsueto vicino a me e che non percepivo con uno dei cinque sensi, ma sentivo nell’aria. Non senza fatica socchiusi appena gli occhi e quello che vidi nella fessura tra le ciglia mi lasciò esterrefatto. Walter stava appoggiato sul gomito e osservava il mio sesso fasciato nello slip, mentre una mano scorreva lenta su un membro piccolo e ben fatto, liberato dal fastidio del costume abbassato alle ginocchia. Non feci in tempo a riprendermi da quella sorpresa che subito ne ebbi un’altra, questa volta non da Walter, ma dal mio uccello, che cominciò inopinatamente a indurirsi. “Cosa fai? Stai giù, stai giù!” mi dicevo dopo avere subito richiuso gli occhi. Niente da fare, anche ad occhi chiusi continuavo a rivedere la scena di Walter che si masturbava con scientifica lentezza, mentre sentivo che il mio pene continuava a pulsare e ingrossarsi. Ecco, stava per arrivare all’elastico dello slip un po’ abbassato, Walter non può non essersene accorto; c’è arrivato, lo supera, si fa strada per uscire, la punta adesso è fuori, quasi tutto il glande è oltre l’elastico. Sono eccitato e imbarazzato al tempo stesso. Mi chiedo cosa stia facendo Walter, immagino che a vedermi così la sua eccitazione sia ulteriormente aumentata. Mi manca il coraggio di aprire gli occhi e guardare la realtà. L’indecisione dura poco: un tocco leggero e inaspettato, una carezza quasi timida mi strappa un gemito e mi costringe a mettere fine alla finzione. Apro gli occhi e guardo Walter; lui interpreta come un’autorizzazione il mio sguardo e il precedente gemito di piacere. Forse lo erano. “Lasciati andare” mi dice in sussurro sorridente mentre mi abbassa il costume; poi mi afferra il pene e comincia a muovere la mano con la stessa studiata lentezza con la quale lo faceva prima su di sé. Mi piace, mi piace, ma non riesco a lasciarmi andare del tutto. Vedo a portata di mano il suo piccolo membro nella gloria di una possente erezione. “Forse si aspetta che io faccia altrettanto” penso, ma non me la sento. Cerco di seguire il suo consiglio e di lasciarmi andare al tocco della sua mano, che sembra sapere molto bene come prolungare il piacere, quando accelerare e quando fermarsi un attimo per impedire la fine del gioco. Finalmente mi arrendo alla sua carezza e per giustificare ai miei occhi questo abbandono mi dico che da almeno una decina di giorni non faccio sesso, e che in fondo una mano che masturba è sempre una mano che masturba, a chiunque appartenga. Adesso non è più solo una mano, è la punta di una lingua quella che sfiora leggera il frenulo e mi strappa un gemito ancora più forte. Una lingua sapiente che si fa più audace, scorre lenta lungo l’asta fino ai testicoli e poi risale. Ed è una bocca, una bocca a quel punto attesa e desiderata, quella che avvolge il mio membro e lo succhia e lo lappa con forza e delicatezza. Ormai è solo il desiderio di sesso quello che m’invade il cervello, comanda e muove le mie azioni. Allungo la mano a cercare il suo sesso rigido. “In fondo non è molto grosso” mi dico, come se questo rendesse il mio atto meno “da omosessuale”, e comincio a masturbarlo con la frenesia che sgorga dal piacere che Walter sta dando a me. Il mio gesto, forse inatteso, gli provoca come una scossa che si trasmette dalla sua bocca al mio membro. Un brivido mi corre lungo la schiena, fino ai testicoli e un orgasmo dirompente gli riempie la bocca. Non ho ancora finito di venire che avverto gli spasmi del suo piacere e un abbondante fiotto liquido colpisce il mio braccio e bagna la mia mano. Col respiro affannoso restammo ancora nella posizione nella quale ci aveva fulminato l’orgasmo. Sentivo il suo membro nella mia mano bagnata e appiccicosa farsi tenero e ancora più piccolo; mentre il mio si stava riducendo, annegato nella sua bocca piena del mio sperma. Ci separammo per rimetterci supini sui materassini. Walter mi porse dei fazzoletti di carta con i quali pulii la mia mano, mentre lui si asciugava le labbra.
“Questa proprio non me l’aspettavo” fu tutto quello che riuscii a dire mentre mi tiravo su il costume.
“Se devo essere sincero nemmeno io” fu la sua risposta. Mi chiesi se fosse davvero sincero.
“Non ti è piaciuto?” mi domandò mentre uscivo dalla sua tenda col mio materassino.
“Anche troppo” fu la risposta che mi uscì di getto, prima che riuscissi a trovarne una più diplomatica.
Ora che l’eccitazione era passata mi sentivo sconcertato; dovevo elaborare quello che era successo. Troppo forte era stata la sorpresa per le mie impreviste reazioni di fronte all’approccio di Walter. Mi vestii velocemente, presi la moto e uscii dal campeggio proprio nel momento in cui rientrava la rumorosa truppa dei motoradunisti dal tour nel Montefeltro. A caso mi diressi verso nord, in direzione Cesenatico-Cervia. Niente più di un giro in moto può favorire un reset mentale. Bastarono pochi chilometri perché avvertissi per intero la piacevole sensazione di sentirsi scarico, nella testa e nelle gonadi. Non pensai più a quello che era successo e che mi aveva così turbato appena qualche decina di minuti prima. Rientrai al campeggio per l’ora di cena. Soltanto allora Walter e quello che era successo con lui tornarono ad essere al centro dei miei pensieri e anche di qualche interrogativo su di me e sulle mie reazioni. Ancora una volta lo trovai seduto in terra, appoggiato al platano. A vederlo provai una strana e controversa sensazione, un misto di imbarazzo e di eccitante e virile complicità. Fu lui a rivolgermi subito la parola non appena sceso dalla moto.
“Che ne dici se andiamo a mangiarci una pizza? Mi è stata consigliata una pizzeria qua vicino che pare faccia delle quattro stagioni formidabili”.
Rimasi stupito della sua assoluta imperturbabilità, proprio mentre io invece stavo faticando a mantenere la mia e continuavo a chiedermi se non stesse uscendo una qualche mia natura finora rimasta sepolta. Certamente non potevo negare a me stesso che l’esperienza mi era piaciuta, e mi era piaciuta molto.
“Mi sembra un’ottima idea” risposi con finta disinvoltura.
Al tavolo, in attesa della pizza, sorseggiando una birra di proporzioni bavaresi, riuscii a trovare il coraggio di sputare il rospo:
“Non so cosa mi sia preso oggi, ma, senza offesa, io non sono omosessuale. Ma è vero che tra una settimana ti sposi? Oppure me lo hai detto per abbassare le mie difese?”
“Tra due settimane mi sposo, non una. E nemmeno io sono omosessuale.”
La sua risposta mi sconcertò. Tutto qui quello che aveva da dire? Liquidava la cosa così, come se fossimo due ragazzini che si sono fatti una sega di nascosto?
“Ah non sei omosessuale? E allora quello che è successo oggi come lo chiami?”
“Imprinting” rispose serafico, senza aggiungere altro.
Il mio stupore aumentò, stava quasi per sfociare in irritazione, ma l’arrivo del cameriere con le pizze prevenne ogni mia replica. Dovetti aspettare che si fosse allontanato prima di formulare la più logica e conseguente delle domande:
“Mi puoi spiegare questa storia dell’imprinting, o sono troppo indiscreto?”
Rimase un attimo in silenzio a riflettere mentre masticava il suo primo boccone di quattro stagioni, poi rispose:
“Per la verità sì, sei un po’ indiscreto, perché mi chiedi qualcosa che solo due… tre persone conoscono. Ma posso anche raccontartelo, tanto sei uno sconosciuto e quando ripartiremo da qui non ci vedremo più. E poi credo anche di dovertelo. L’imprinting di cui parlo è ovviamente quello sessuale. A diciotto anni ero ancora un bambinone, figlio unico di genitori anziani, cresciuto in un ambiente un po’ vittoriano dove era sconveniente anche solo accennare ad argomenti che avessero lontanamente a che vedere col sesso. Non avevo ancora un orientamento sessuale di alcun tipo, sfuggivo le ragazze perché ne avevo paura, con gli amici, che poi erano solo qualche compagno di scuola, ero più che riservato. Mi trovavo questo coso tra le gambe sempre in tiro e mi causava un confuso e costante disagio. Mi ero accorto che a letto, strofinandolo contro le lenzuola a pancia in giù, succedeva una strana cosa che mi lasciava bagnato e pacificato per un po’. Ed era anche molto, molto piacevole, ma non sapevo se era una cosa da fare, se fosse moralmente giusto, se fosse dannoso alla salute. Soprattutto non sapevo a chi domandarlo. Ero arrivato all’anno della maturità liceale ancora puro nel cuore e illibato nel corpo, passando indenne tra le tentazioni delle mie coetanee e l’esuberanza testosteronica dei miei coetanei.”
Lo diceva sorridendo, in tono scherzoso, come se la cosa adesso gli apparisse molto divertente. Io pensai che se una cosa del genere fosse capitata a me ora sarei molto incazzato e pieno di rimpianti per tutti gli anni sprecati.
“Proprio in preparazione per l’esame di maturità cominciai ad andare a lezione d’italiano e di storia, dove ero stato sempre un po’ debole, da un professore che abitava due piani sopra al nostro appartamento. Era un uomo sulla quarantina, molto simpatico e cordiale, che trattava i ragazzi come me senza alterigia, alla pari. Era una di quelle persone che ti fanno sentire sempre a tuo agio, che hanno sempre l’atteggiamento giusto e la parola giusta per accorciare le distanze. Immagino che ora tu cominci a capire.”
Infatti adesso cominciavo a intuire la storia dell’imprinting.
“Senza farla tanto lunga, ti dirò che nel corso dei mesi durante i quali con regolarità bisettimanale sono andato a lezione, ha saputo sedurmi in modo talmente abile da portarmi ad avere rapporti sessuali con lui con assoluta naturalezza, come se fosse la logica evoluzione del rapporto di confidenza e di amicizia che si erano stabiliti tra noi. Non ha avuto fretta, mi ha accompagnato senza mai forzarmi lungo il percorso che porta dai primi “casuali” sfioramenti e toccamenti fino ai contatti più spregiudicati. Questa è stata la mia prima vera scoperta del sesso. Ricordo che verso la fine dell’anno scolastico la lezione era divenuta ormai solo un pretesto per incontrarsi e infilarsi nel suo letto”.
Il racconto della sua iniziazione sessuale mi stupiva e un po’ mi eccitava. Mi veniva da fargli un sacco di domande; non sapevo da quale cominciare. Alla fine mi limitai ad esprimere la banale conclusione alla quale ero giunto:
“Quindi è questo imprinting che ora ti porta a cercare rapporti omosessuali, come hai fatto con me”.
Scosse la testa con aria paziente.
“No, non è proprio così automatico. Una volta, dopo che per l’ennesima volta mi aveva sodomizzato, domandai al professore se dovevo ormai considerarmi un omosessuale. Mi rispose che non potevo saperlo finché non mi fossi innamorato. Sosteneva che fare sesso nelle condizioni giuste è sempre piacevole e appagante, anche tra maschi o tra femmine, se non si hanno troppi tabù e pregiudizi nella testa. Solo quando c’innamoriamo sul serio il sesso assume un significato del tutto diverso; così se mi fossi innamorato di un uomo avrei scoperto di essere omosessuale, se mi fossi innamorato di una donna avrei scoperto di essere eterosessuale. Oppure mi sarebbe potuto capitare quello che è successo a lui, bisessuale perfetto, che non s’innamora né di donne né di uomini, ma desidera il sesso sia con gli uni che con gli altri. Se li trova attraenti, naturalmente. All’esame di stato fui molto brillante anche in italiano e storia, quindi anche le lezioni erano servite; i miei genitori furono molto contenti che continuassi a mantenere l’amicizia col mio vicino professore. Così abbiamo continuato a vederci ancora per qualche mese, fino alle feste di dicembre, mi pare. Poi all’università ho incontrato Irene e tutto è cambiato, mi sono innamorato pazzamente di lei ed ho finalmente trovato anche la mia autentica identità sessuale”.
“E allora l’imprinting in cosa consiste? Vuoi dire che ti sei sentito spinto verso di me da una specie di richiamo della foresta?”
“Più o meno è così. Vedi, adesso capisco che nonostante le sue belle parole e le sue teorie, il professore mi ha usato, e forse ha abusato di me. Tuttavia non posso impedirmi di avere di quell’esperienza un ricordo tenero e piacevole. Mi evoca un periodo di eccitanti scoperte, di una tardiva uscita da un bozzolo che mi soffocava, di necessarie trasgressioni che fino a quel momento non ero stato nemmeno capace di immaginare; della conquista di un’autonomia. E’ stato un passaggio obbligato per lo sblocco della mia sessualità. Probabilmente se la mia iniziazione fosse avvenuta con una donna ne sarei rimasto ancora più traumatizzato. Lui, in quanto maschio, capiva le paure, le titubanze e le emozioni di un adolescente maschio e poteva gestirle senza mai suscitare in me idee di peccato o sensi di colpa. Non ho mai avuto la sensazione di compiere qualcosa di perverso. Certo, un imprinting ogni tanto torna a galla e si manifesta. Quando mi capita di imbattermi in un quarantenne che in qualche modo mi ricorda il professore scatta quello che tu chiami “il richiamo della foresta”.
Era la prima volta che mi capitava di trovarmi davanti al racconto dello svilupparsi di un desiderio sessuale tra maschi; mi sentivo un po’ confuso dal suo ragionamento, anche se intuivo una sua logica lucidità.
“Ma allora” domandai “vorresti dire che tra noi due l’omosessuale sarei io?”
Sbottò in una risata che gli mandò di traverso l’ultimo boccone di pizza. Era la prima volta che lo vedevo ridere, notai.
“No, no” affermò convinto, quando si riprese. “Al massimo potresti considerarti bisessuale. Penso invece che avesse ragione il professore quando affermava che nelle condizioni giuste il sesso è sempre piacevole e appagante, anche tra maschi, se non si hanno troppi tabù e pregiudizi nella testa. Il sole, il cibo, il vino e poi l’eccitazione hanno rimosso i tuoi tabù; il resto è venuto da sé. E’ la cosa più naturale del mondo, credimi”.
Mi sentii tranquillizzato dalla sua risposta, mi sembrava convincente; ma riflettendo su tutto il suo racconto mi sorgevano delle domande. Walter si era dimostrato molto disponibile a raccontarsi, ma temevo di urtare la sua sensibilità mostrandomi troppo curioso. Tuttavia non riuscii a impedirmi di domandargli:
“E lo senti spesso questo richiamo della foresta?”
Rise, rilassato e divertito.
“Dipende da cosa intendi per spesso. Diciamo che può capitare una o due volte l’anno. Qualche volta nemmeno una. Ma sono episodi che si esauriscono appena tolto lo sfizio. Non lasciano conseguenze.”
“E con Irene? E’ complicato tenerle nascosto questa specie di doppia vita, sia pure episodica?”
“Irene sa tutto, non le tengo nascosto proprio nulla.”
Lo stupore sulla mia faccia doveva avere qualcosa di comico, perché Walter rise ancora più forte di prima.
“Vuoi dire che la tua fidanzata quasi moglie sa che di quando in quando tu vai a scopare con un maschio e non ci trova nulla da ridire? Non è gelosa?”
Mi rendevo conto io stesso che il mio tono era comicamente moralistico, ma lui non ci trovò niente da ridere, anzi si fece molto serio.
“Tra me e Irene non ci sono segreti. Tra noi c’è un’intesa totale e un’integrale accettazione reciproca. E’ gelosissima, ma delle altre donne, non di un uomo. Sa di questo mio impulso, ne conosce la ragione, è consapevole che non toglie nulla al nostro amore e alla solidità del nostro rapporto. Nel pomeriggio, mentre eri fuori in moto l’ho chiamata e le ho raccontato in tutti i dettagli il nostro incontro. Si è molto divertita mentre descrivevo la tua faccia stupita”.
Adesso tutto mi era chiaro e provai una punta d’invidia per quel rapporto con la sua ragazza. Uscimmo dalla pizzeria e passeggiammo sul lungomare chiacchierando come vecchi amici, senza tornare sull’argomento. Accade spesso che le confidenze più intime si rivolgono proprio a degli sconosciuti, e anch’io mi ritrovai a rivelare fatti e episodi del mio passato che non avevo mai confessato a nessuno. Si era creata una strana intimità fra noi, un’intimità che ormai includeva pacificamente anche una complicità sessuale.
Quando tornammo al campeggio vi trovammo un’atmosfera allegra e cameratesca: capannelli di partecipanti al raduno si erano aggregati a bere, chiacchierare, raccontare storielle e barzellette. Un cinquantenne bolognese con barba, capelli e giacca con frange alla Buffalo Bill, con il quale avevo scambiato alcune battute al momento del mio arrivo ci vide e ci invitò a bere con il suo gruppetto. Ci fermammo e passammo due ore davvero divertenti. Al momento di andare a letto promettemmo di aggregarci a loro per il tour del giorno dopo a Ravenna. Arrivati alle nostre tende, al momento di darci la buonanotte c’era una strana esitazione tra noi, continuavamo a dirci banalità in attesa che fosse l’altro a dare per primo il segnale di congedo. Finché Walter non espresse quello che anch’io stavo aspettando:
“Perché non mi ricambi l’ospitalità nella tua tenda?”
Mi sorpresi a rispondere: “mi sembra il modo giusto di chiudere la giornata.”
Senza esitare andò a prendere il suo materassino e lo depositò in tenda vicino al mio. Chiusa dietro di noi la cerniera, il mio imbarazzo prese il sopravvento. Questa volta non potevo inventarmi scuse, ero consapevole e consenziente, non ero preso alla sprovvista. Non avevo nemmeno la giustificazione di essere trascinato dalla libidine, tra le gambe mi sentivo una lumachina. La verità era che, non so se per curiosità o desiderio di sperimentare, VOLEVO ripetere l’esperienza del pomeriggio. Nella penombra della tenda, che non ci nascondeva niente, ci spogliammo guardandoci, con curiosità più che con eccitazione. Nessuno di noi osava prendere l’iniziativa, c’era un’atmosfera strana e pesante, eravamo seduti sui nostri materassini, uno di fronte all’altro completamente nudi. Restammo così per non so quanto tempo, poi Walter allungò il braccio e prese in mano il mio membro, ma fu solo il suo che ebbe un inizio di erezione.
“Ci dobbiamo baciare?” domandai. Mi sentivo una verginella e la cosa m’infastidiva parecchio.
“Come vogliamo. Se ci piace lo facciamo, altrimenti no.”
“Preferisco di no.”
“Anch’io preferisco di no. Con i maschi il sesso mi piace genitale, senza troppe tenerezze.”
Adesso potevo vedere il suo membro eretto, e sotto le sue carezze anche il mio dava segni di risveglio. Mi lasciavo accarezzare, e lui lo faceva lentamente, con studiata sapienza, mentre con l’altra mano mi teneva i testicoli, premendo leggermente con un dito contro il perineo. L’imbarazzo in me svanì abbastanza rapidamente, lasciando il posto a una timida ma crescente eccitazione. Mi piaceva farmi manipolare, lasciare che quel giovane uomo mi donasse piacere, e constatare, osservando il suo membro eretto, che il mio piacere, quella manipolazione, era anche il suo piacere. Seguo il suo esempio, glielo prendo in mano e muovo su e giù, con lentezza, lui risponde con un piccolo gemito, sento che gli diventa, se possibile, ancora più rigido. Cerco di compiere su di lui gli stessi gesti che lui compie su di me, e gli prendo i testicoli. Pur essendo per me tutto così nuovo, le mie azioni e le mie eccitate emozioni mi sembrano naturali, del tutto compatibili con la nostra mascolinità. Walter si allunga sul materassino, il suo volto è a pochi centimetri dal mio pene; so quello che sta per accadere e aspetto. Aspetto per un tempo che mi sembra interminabile, poi la sua lingua mi solletica il glande, che finisce risucchiato nella sua bocca. Mi allungo anch’io sul materassino senza mollare la presa del suo sesso, che adesso è di fronte ai miei occhi, e mi abbandono alle sensazioni che la sua bocca mi regalano. La mano che mi teneva i testicoli scivola più sotto, il suo dito si solletica l’ano spingendo con decisa delicatezza. Mi lascio andare a queste nuove sensazioni e intanto guardo il suo piccolo membro e mi convinco che ormai è giunto il momento di infrangere un altro tabù. Mi allungo quel poco che mi consente di arrivare con le labbra alla punta del suo uccello, ve le appoggio sopra e mi muovo sfiorandola. Sento Walter reagire con un lungo brivido e accentuando il risucchio su di me. Il passo successivo mi risulta più facile: apro le labbra e prendo in bocca il suo glande, lo accarezzo con la lingua e succhio delicatamente. I gemiti e gli ansimi che arrivano alle mie orecchie mi dicono che vado bene. “Sto facendo un sessantanove con un uomo” è l’incredibile rivelazione che faccio a me stesso. Intanto Walter con una falange del suo dito ha forzato l’ingresso del mio ano, mi sento piacevolmente violato. Il suo membro entra tutto nella mia bocca, fino alla radice; ci gioco con la lingua e succhio. Sento il suo respiro farsi più affannoso, l’azione sul mio uccello più concitata. La mia eccitazione è altissima ma desta, sento che sono ancora lontano dall’orgasmo, invece i gemiti di Walter mi fanno capire che è vicino a venire. Non riesco a superare l’ultimo tabù: quando percepisco i primi sussulti lo sfilo dalla mia bocca, che va prendere e succhiare i suoi testicoli, mentre la mia mano gli dà un piacere che si rovescia sul mio collo e sul mio torace. Walter sembra attraversato dalla corrente, lascia andare il mio membro e ricade supino sul materassino.
“Scusami” dico “ma non ce l’ho fatta a farti venire in bocca.”
“Non scusarti” risponde con un filo di voce ansimante “è stato bellissimo, sensazionale. Adesso vorrei che me lo mettessi nel culo. Vuoi?”
Io, la verginella, questa non me l’aspettavo, ma la sua richiesta produce un nuovo flusso di sangue al mio pene, che adesso sento tirare come se volesse spiccare il volo. Walter non aspetta la mia risposta, alza le gambe verso l’alto e si allarga le chiappe per mostrarmi la via. Mi posiziono e vedo che il suo membro nonostante l’abbondante eiaculazione non ha del tutto ammainato. Si bagna di saliva il buco, mi prende in mano il cazzo e se lo appoggia.
“Spingi, spingi” mi esorta ansimante, mentre intanto è lui che spinge contro di me nell’urgenza di farsi impalare. Io spingo con tutta la mia potenza e sento che l’anello di carne cede, mi lascia entrare, infine tiene il mio sesso in una morsa di piacere. Comincio a muovermi dentro di lui con ritmo blando, ma crescente. Tra le nostre pance è stretto il suo membro che lo sfregamento rende più consistente. Glielo prendo in mano quando sento che il mio orgasmo finalmente si sta avvicinando. Lo sto masturbando, di nuovo quasi completamente rigido, nel momento in cui con un rantolo di piacere mi svuoto dentro di lui. E mentre l’ultimo spruzzo di sperma si rovescia nel suo intestino, anche lui sparge sulla sua pancia piccoli fiotti bianchi. Stordito e affannato, mentre il mio membro ancora pulsante si contrae, esco da lui e mi getto sul materassino. Penso per un attimo alla moglie troia del mio collega cornuto con aplomb. Mi viene da considerare che mai lei era stata capace di farmi godere così tanto, nonostante abbia in dotazione una fica e delle tette nient’affatto disprezzabili. E allora, questo significa che sono diventato omosessuale, oppure che lo sono sempre stato e non lo sapevo? No, probabilmente aveva ragione il professore di Walter, il sesso ha meno barriere di quelle che la nostra cultura e le religioni hanno eretto in questi ultimi millenni.
Senza dire una parola Walter si riveste ed esce, io lo seguo. Ci sediamo appoggiati all’albero a fumare una sigaretta. Stiamo bene e non c’è bisogno di parlare. Siamo due uomini che si sono regalati dei momenti di piacere. Basta. Andiamo a fare una doccia notturna, poi una semplice “buonanotte” chiude la nostra giornata.
Il vociare e i tubi di scappamento furono la sveglia del mattino dopo. Mi ricordai dell’impegno preso con Buffalo Bill e, da dentro la tenda, chiamai Walter per ricordarlo anche a lui. Mi rispose con voce assonnata. Mezz’ora dopo uscivamo dal campeggio insieme a Buffalo Bill e altri nove motociclisti, di cui quattro con la moglie o la fidanzata al seguito. Procedemmo in carovana fino a Ravenna, qui rapida e obbligatoria visita alla città e ai suoi monumenti. Mangiammo in un ristorante nei pressi di Sant’Apollinare in Classe. Nel bel mezzo del pranzo Buffalo Bill, lanciò la sua proposta: “Perché non andiamo a prenderci un po’ di sole sulla spiaggia nudista di Lido di Dante? E’ qui, a meno di dieci chilometri”. Due coppie immediatamente declinarono scandalizzate l’invito. Una morettina sui quaranta di Cremona, assai graziosa, con la frangetta e il viso molto furbetto, chiese delucidazioni, e Buffalo Bill non si fece pregare. “Lido di Dante è una spiaggia, credo sia l’unica in Italia, dove è accettato il nudismo integrale. E’ un luogo piuttosto isolato, non puoi passarci né capitarci per caso, la strada finisce lì. C’è di tutto: famiglie con bambini, coppie anziane, omosessuali che poi s’infrattano nella pineta, guardoni che passeggiano sulla battigia e buttano l’occhio tra le gambe delle donne come se niente fosse e poi vanno a farsi una sega tra le dune. Insomma è una spiaggia libera nel vero senso della parola, dove ognuno fa quello che vuole”. Si aprì una ricca discussione sul nudismo, la sua liceità, l’opportunità che lo praticassero solo i belli, se fosse antigienico, se fosse anticattolico, e così via. Io e Walter aderimmo alla proposta: la cosa ci incuriosiva. Altrettanto curiosa si dimostrò la morettina cremonese; anzi di più, perché riuscì a convincere anche il marito un po’ restio. Un’altra coppia, due milanesi sui trentacinque, lei una bionda molto scialba, lui già calvo e grassoccio, esitò a lungo, poi dopo lunga confabulazione si fece coraggio e si aggregò a noi. Perciò al termine del pranzo il gruppo si divise: io, Walter, Buffalo Bill e le due coppie andammo a Lido di Dante, i rimanenti proseguirono il tour culturale di Ravenna. Raggiungemmo il posto percorrendo una stretta stradina campestre che costeggiava un fosso. Parcheggiammo le moto in un minuscolo villaggio composto da seconde case, due ristoranti, tre bar, un emporio di articoli per mare e un paio di grossi campeggi. La spiaggia, bordata da una vasta pineta, era esattamente come Buffalo Bill l’aveva descritta: un brulicare di corpi nudi di ogni età, sesso, dimensione e stato di manutenzione. Camminammo lungo la riva allontanandoci dal centro del villaggio. Senza darlo a vedere lanciavo occhiate furtive alla varia umanità che animava il luogo, cercando di cogliere il fotogramma dell’immagine che mi si svelava tra le cosce aperte delle numerose donne stese a prendere il sole. Dopo quattrocento o cinquecento metri Buffalo Bill ci consigliò di fermarci. “Più avanti” disse “troviamo solo uomini in cerca di altri uomini.” Mi sembrò di capire da qualche sguardo e qualche gesto che la morettina avrebbe proseguito volentieri per scoprire cosa succedeva laggiù. Ci fermammo e ci denudammo completamente. Buffalo Bill non mostrava alcun disagio, si vedeva che era un abituale frequentatore del luogo; ma, anche le due donne, nonostante si trovassero per la prima volta in una simile situazione, si mostrarono molto più tranquille e disinibite di noi uomini. Il milanese ed io facemmo i disinvolti e ci calammo le mutande con eccessiva ed esibita quanto falsa non-chalance. Walter e il cremonese non riuscirono a tanto, se le sfilarono goffamente da seduti. Mi guardai intorno: a pochi metri sulla nostra destra una biondissima famiglia straniera, probabilmente olandese, composta da una coppia intorno ai quaranta, lui alto e atletico, lei altrettanto alta, ma burrosa e cellulitica, tre bambini, due femmine e un maschio tra i dieci e i cinque anni; ovviamente biondissimi. Un po’ più lontani due coniugi sulla sessantina, sicuramente italiani, molto giovanili e ben tenuti. Sulla nostra sinistra una coppia di trentenni, belli, sportivi ed energetici; più avanti una famigliola italiana, padre, madre, figlia preadolescente obesa. E tutto intorno, a perdita d’occhio, culi, tette, fiche, uccelli ondeggianti di ogni dimensione. Alle nostre spalle alte dune cingevano la spiaggia e la separavano della pineta. Dietro di esse si affacciavano, quatti come cecchini, uomini per lo più maturi o addirittura anziani, che da soli o in gruppi di due o tre si stavano toccando nell’indifferenza generale. Buffalo Bill rimase in piedi sulla battigia a conversare con la morettina, con la risacca che s’infrangeva sulle loro caviglie, mentre Walter, il marito ed io, seduti a pochi metri ci guardavamo intorno con aria impacciata. Un po’ più là la coppia milanese si era distesa a confabulare tra loro a bassa voce, ignorando tutto il resto del mondo. Mi sdraiai anch’io per prendere il sole e n’ebbi subito un effetto benefico. Sentivo il calore del sole e l’alito del vento che accarezzavano il mio membro, sfioravano i testicoli e mi trasmettevano un senso di beatitudine leggera.
“Che ve ne pare?” domandai ai miei due compagni, che adesso si erano sdraiati anch’essi, Walter alla mia destra, il marito dalla morettina alla mia sinistra.
“Troppo nudo, tutto troppo esibito, non mi fa alcun effetto” rispose Walter dopo un attimo di riflessione.
“A me invece fa anche troppo effetto. Bisogna che pensi alle tasse, sennò rischio l’erezione” disse il cremonese accompagnando l’affermazione con un risolino tra il compiaciuto e l’imbarazzato.
La nostra conversazione terminò lì. Restammo sdraiati a goderci il piacevole calore del sole sulle parti più segrete dei nostri corpi. Ogni qualvolta ci capitava di girarci sul dorso o sulla pancia, o di metterci seduti per accendere una sigaretta ci guardavamo attorno, un po’ per stupore, un po’ per voyeurismo. Intanto Buffalo Bill e la morettina continuavano a conversare fitto fitto, come se si trovassero tranquillamente seduti nel salotto di casa e non in piedi, nudi, sotto gli sguardi di centinaia di persone. Lei di quando in quando rideva, in quel modo meraviglioso di ridere che talvolta hanno le donne. La cosa andò avanti così per una mezz’ora forse di più; poi la morettina si staccò da Buffalo Bill per avvicinarsi al marito.
“Ho voglia di camminare un po’ lungo la spiaggia. Ci accompagni?”
Il marito esitò, lei lo strattonò per farlo alzare:
“Su pigrone!” e trascinandolo per la mano lo costrinse a seguirla. Buffalo Bill si avvicinò a noi e sussurrò: “seguiteci a distanza senza farvi accorgere. Vedrete che spettacolino”. Dopo di che raggiunse i due e si mise a camminare a fianco della morettina. Walter ed io ci guardammo, forse non capimmo subito il senso delle parole del bolognese. Poi sorridendo maliziosamente ci scambiammo un cenno d’assenso. Li osservammo allontanarsi fino a quando non furono delle figurine lontane, poi ci alzammo per seguirli a distanza. Raccomandammo alla coppia dei milanesi di tenere d’occhio i caschi e gli indumenti mentre andavamo a fare una passeggiata lungo la spiaggia. Nudi com’eravamo, seguimmo a distanza i nostri compagni d’avventura, naturalmente nudi anche loro, come tutta l’umanità di quello strano luogo. La direzione era quella opposta al centro del piccolo villaggio e man mano che si procedeva la spiaggia si faceva sempre meno affollata, con sempre meno famiglie, sempre più le coppie erano composte da due maschi in atteggiamento sempre più intimo tra loro. La pineta si spingeva più vicina alla spiaggia fino a lambirla, le dune erano scomparse. Camminavamo in silenzio guardando quegli strani frequentatori che ogni tanto ci lanciavano occhiate significativamente invitanti; ma senza mai perdere di vista Buffalo Bill e la coppia di cremonesi. Avremo percorso all’incirca un migliaio di metri quando notammo che i tre abbandonavano la linea della battigia e si dirigevano sulla destra, verso la pineta. Allungammo un po’ il passo per non perderli, ma non troppo per non correre il rischio di arrivargli troppo vicini e quindi farsi scorgere. Entrarono nella pineta, per prima la morettina, seguita dal marito. Mi accorsi distintamente che Buffalo Bill prima di entrare dietro a loro si era voltato, forse per vedere se avevamo accettato il suo consiglio. Accelerammo il passo in direzione del punto dove si erano addentrati nella pineta, ma avevano almeno un paio di minuti di vantaggio, quando vi arrivammo trovammo solo un sentiero deserto in una radura sotto alti pini spelacchiati. Seguimmo il sentiero coperto da un tappeto di aghi di pino guardandoci intorno con grande cautela. Dopo alcune decine di metri la pineta si faceva più fitta e ricca di macchia, offriva sicuri ripari da occhi indiscreti, anche se cominciavo a sospettare che in quel posto nessun occhio avrebbe mai potuto essere considerato indiscreto. Walter mi precedeva, potevo vedere il suo culo magro e maschile, privo per me di ogni attrattiva erotica e mi veniva da domandarmi se veramente avevo goduto dentro di lui oppure era stato solo un sogno. Ma sapevo molto bene che non era stato un sogno, che avevo davvero riempito quel buco col mio sperma e che la cosa mi aveva procurato un grande godimento.
Il sentiero si addentrava nella pineta facendosi sempre più stretto; qua e là si aprivano delle aperture nella macchia che accedevano a piccole radure laterali. Walter si affacciava per controllare se vi si fossero infrattati i nostri compagni. Le prime due le trovò deserte, alla terza si bloccò e si fece da parte per lasciare anche a me lo spazio per affacciarmi a guardare. Quello che apparve ai miei occhi fu un giovane bruno in piedi, fisico statuario scolpito dal culturismo, appoggiato languidamente a un pino. Inginocchiato di fronte a lui un uomo molto anziano, che sicuramente aveva passato da tempo la settantina, succhiava avidamente il suo membro, anch’esso di dimensioni decisamente statuarie, e intanto si masturbava il suo, gagliardamente eretto. Ci videro, il ragazzo rimase imperturbabile, il vecchio interruppe un attimo l’azione e ci rivolse uno sguardo complice, poi continuò, lieto di avere un pubblico. Restammo inchiodati a quell’immagine inaspettata. La sorpresa inibiva e bloccava in me qualsiasi reazione, mentre in Walter notai qualche lieve cenno di eccitazione che si manifestava con qualche fugace toccata nella zona genitale e conseguente lieve ingrossamento. Per qualche minuto ci soffermammo su quello spettacolo indubbiamente affascinante, poi proseguimmo la ricerca del nostro trio, che evidentemente si era addentrato un bel po’ nella pineta; a meno che non fossimo stati noi ad avere sbagliato sentiero. Arrivati in corrispondenza di un’altra apertura avvertimmo dei rumori che non lasciavano alcun dubbio sulla loro origine. Ci affacciammo quasi contemporaneamente a guardare: circondato dalle siepi di rovi c’era uno spazio piuttosto ampio; a terra erano stati gettati dei grandi asciugamani da spiaggia, sui quali stava supino un giovane essere, dotato di grandi seni marmorizzati e di un’asta in piena erezione. Veniva penetrato da un uomo maturo e distinto al quale appoggiava le gambe sulle spalle, mentre a lato della sua testa, semisdraiato, un altro uomo sulla cinquantina, grasso e con una grande pancia prominente gli dava da succhiare un membro ridicolmente minuscolo. L’uomo che lo penetrava nel frattempo si prodigava a masturbare il membro della transessuale. Questa volta la visione provocò anche a me un formicolio nella zona delle gonadi e un afflusso di sangue al sesso, che pulsò. Walter era più eccitato di me, era quasi in erezione, e mentre si toccava cominciò a sfiorare anche il mio pene, che reagì, naturalmente. I tre non si accorsero, o non vollero accorgersi della nostra presenza e continuavano a darsi piacere con molta calma e lentezza, come se volessero far durare l’incontro il più a lungo possibile. Non potevamo ancora restare lì, così: avremmo dovuto unirci a loro oppure andarcene. Ormai piuttosto eccitati e con qualche esitazione da parte di Walter, continuammo la ricerca dei nostri compagni. Non dovemmo cercare a lungo, erano a pochi metri, a lato del sentiero, senza che si fossero nascosti dietro alcun cespuglio. Erano tutti e tre in piedi: la morettina piegata in avanti stava prendendo in bocca il membro di Buffalo Bill mentre da dietro il marito la stava scopando. A non più di tre metri da loro due ragazzi di circa venti anni stavano osservando la scena e si masturbavano reciprocamente con grande vigore. Walter ed io non ci avvicinammo ulteriormente per non essere visti dalla donna e da suo marito. Restammo a guardare da dietro un cespuglio mentre ci toccavamo a vicenda sempre più infoiati. Venne per primo uno dei ragazzi, l’altro subito dopo. Buffalo Bill con un grugnito prolungato comunicò a tutti gli astanti di avere riempito la bocca della bella signora cremonese, e si allontanò da lei per sedersi esausto vicino ai due ragazzi che continuavano a guardare incantati e ad accarezzarsi teneramente i loro cazzetti ormai mosci. E intanto anche per Walter arrivò il momento di rovesciare il suo liquido sulla mia mano. Il marito adesso aveva fatto inginocchiare sua moglie davanti a lui e glielo aveva messo in bocca, muovendosi nello stesso modo e con lo stesso ritmo di quando la penetrava nella vagina, e nell’eccitazione del piacere la apostrofava con insulti: “brutta troia, pompinara, porca...”, come potevamo udire distintamente. Lei nel frattempo si era fatta scivolare una mano tra le cosce e dal movimento del braccio era facile intuire quello che stava facendo. Walter s’inginocchiò di fronte a me, i suoi toccamenti si trasformarono in un vero appassionato pompino. Gli venni in bocca quasi in contemporanea al marito, che nel momento del piacere gridò ad alta voce: “schifosa, brutta troia, porca schifosa, prendi, prendi…” E lei prese con grande gusto, e dopo avere preso quello che c’era da prendere si coricò sul dorso, a cosce aperte e si masturbò con furore fino a procurarsi una serie di orgasmi a fica spalancata, di fronte a sei maschi più o meno placati nel loro desiderio. Da dove stavo potevo vedere distintamente lo spacco rosa di carne umida circondato da una selva di peli neri. Mi pulii la mano bagnata di sperma a delle foglie, Walter si pulì la bocca col dorso della mano, poi c’incamminammo rapidamente verso la spiaggia per arrivare con un congruo vantaggio sul trio dei trasgressivi. Giunti alla spiaggia ci tuffammo in mare per lavare la pelle dal sudore, dalla polvere e dallo sperma, poi quasi di corsa raggiungemmo la coppia dei milanesi, che trovammo piuttosto impaziente, addirittura inquieta.
“Alla buon’ora” disse lui, forse preoccupato di essere stato lasciato da solo con la sua bella in mezzo a tutte quelle persone nude. “Dove eravate finiti?” Non volli fare caso al suo tono piuttosto risentito. “Abbiamo fatto una camminata, poi abbiamo fatto il bagno” risposi candidamente. “Gli altri tre dove sono? Noi dobbiamo tornare al campeggio e fare i bagagli, perché stasera dobbiamo rientrare a Milano. Domani lavoriamo.” “Non so dove siano” risposi. “Li abbiamo cercati anche noi, ma devono essersi allontanati molto, perché non li abbiamo visti” “Se dovete proprio partire andate pure. Li aspettiamo noi e teniamo d’occhio la loro roba” concluse Walter. Non se lo fecero ripetere, si rivestirono e ci salutarono tiepidamente. Non era certo nata un’amicizia. Le giornate di giugno sono lunghe; il sole era ancora alto. Ci sdraiammo su quella magica spiaggia a goderci la carezza dell’aria e del sole sui genitali, resi più sensibili dal recente orgasmo. Ero molto curioso di guardare in faccia i tre quando sarebbero tornati; di vedere quale atteggiamento ciascuno di loro avrebbe tenuto. Dovemmo aspettare un bel po’ prima di vederli tornare; in compenso le loro facce erano piuttosto trasparenti. Buffalo Bill aveva l’espressione un po’ sogghignante del vecchio pirata che ancora una volta era riuscito ad ottenere quello che voleva; senza farsene accorgere dagli altri due ci indirizzò una strizzatina d’occhio. La morettina teneva un atteggiamento molto misurato, ma negli occhi aveva una luce che la diceva lunga su quanto se la fosse goduta quel pomeriggio. Il marito aveva un’aria cupa che lasciava intendere che lui in quella situazione c’era stato trascinato e ora faticava a prendere atto della nuova realtà circa la sua adorata mogliettina. Prima la donna, poi i due uomini si stesero pigramente accanto a noi, a cogliere i preziosi raggi del sole nel tardo pomeriggio di quella calda domenica di inizio estate. La languida pigrizia che ci pervadeva era interrotta solo da qualche stralcio di conversazione banale e frammentaria, durante la quale qualche utile informazione saltò fuori. Prima informazione: al campeggio era organizzata una grande grigliata come cena di saluto ai partecipanti al motoraduno. Seconda informazione: dopo la cena Buffalo Bill sarebbe rientrato di corsa a Bologna, in quanto si proclamava anche lui un lavoratore (mi domandai se facesse il mandriano). Terza informazione: la coppia di cremonesi non sarebbe partita quella sera perché, come Walter e me, si erano lasciati liberi dal lavoro il lunedì mattina per evitare il prevedibile traffico di rientro della domenica sera dalla riviera romagnola. Al campeggio c’era atmosfera di smobilitazione, molti già se n’erano andati. Era rimasto chi poteva trattenersi fino all’indomani e chi abitava a meno di tre ore di distanza. Alle otto era stata imbandita una grande tavolata con costolette di maiale, salsicce, rosticciana e altra carne arrostita. Ce n’era una quantità tale che avrebbe potuto soddisfare anche l’appetito degli assenti; le bottiglie di vino in numero proporzionato alle pietanze. Per una strana coincidenza noi cinque partecipanti alla trasgressiva spedizione a Lido di Dante finimmo col trovarci seduti accanto. Io ero tra Walter e la morettina, che aveva accanto il marito, mentre Buffalo Bill sedeva accanto a Walter. Buffalo Bill era decisamente su di giri, snocciolava barzellette a raffica, degnamente coadiuvato da un altro paio di allegroni. La serata prese subito una bella piega, molte risate, allegria, battute, scherzi. L’unico che sembrava estraneo al generale buonumore era il marito della morettina, che se ne stava in silenzio a mangiucchiare e, soprattutto a tracannare senza tregua un bicchiere dietro l’altro. Fu verso la fine del pranzo, quando tutti noi stavamo crogiolandoci in una ruttante sazietà, mentre le risate si erano fatte più lente e strascicate, che la morettina si protese verso di me e con un filo si voce mi sussurrò all’orecchio:
“Ti ho visto, col tuo amico.”
Capisco, ma faccio finta di non capire,
“Quale amico? Sono venuto qua da solo. Cosa hai visto?”
Rise come se le avessi raccontato una barzelletta, gli occhi le brillavano.
“Ma dai, hai capito. Oggi, in pineta a Lido di Dante, tu e il ragazzo seduto vicino a te”.
Toccò a me adesso ridere di gusto. Mi avvicinai al suo orecchio e le bisbigliai:
“Hai avuto anche il tempo di vedere noi, oggi? Sai fare molte cose insieme, complimenti. Anch’io ti ho visto molto bene, oggi. E’ stato uno spettacolo incantevole. E anche molto coinvolgente.”
La nostra adesso fu una risata complice. Si protese di nuovo verso di me per mormorarmi:
“Peccato che invece io abbia visto solo le vostre teste e abbia dovuto lavorare d’immaginazione per quello che stava succedendo dietro la siepe. Mi sarebbe piaciuto molto assistere.”
La conversazione si faceva sempre più interessante, e soprattutto eccitante.
“Ah sì? A cosa ti piacerebbe assistere?” Si fece ancora più vicina al mio orecchio e mi sussurrò con una voce che era una promessa:
“Mi piacerebbe vedere due maschi che scopano, che si spompinano, che si inculano. L’ho sempre desiderato, non è mai successo. Al solo pensarci sono già tutta bagnata.”
“Ma tu vorresti fare solo la spettatrice, oppure reciteresti anche tu la tua parte?”
Il sorriso che seguì alla mia domanda fu talmente languido da rivelare quanto doveva essere bagnata là sotto.
“Se lo spettacolo è coinvolgente è difficile rimanere solo spettatori. Ti pare?”
Il modo come lo disse era già qualcosa di più di una semplice promessa. Una vampa di calore mi accese il petto e scese giù, verso l’inguine. Guardai il marito, aveva bevuto oltre ogni limite, il suo sguardo era l’essenza stessa del vuoto. La morettina seguì il mio sguardo e si voltò anche lei a guardarlo.
“Tra poco devo accompagnarlo in tenda e metterlo a letto. Sta già dormendo anche se non se n’è accorto. Non ha mai retto l’alcool”.
“E’ rimasto turbato da quello che è successo oggi?”
“E’ rimasto turbato dal fatto che si sia eccitato a vedermi con un altro. Ma si riprenderà e il nostro ménage non avrà che da guadagnarci”.
“Però non ti ha assecondato fino in fondo…”
“No. L’altro sarebbe stato anche disponibile, ma lui non ha voluto saperne. Ma quando si sarà abituato all’idea di infrangere un tabù, sono sicura che gli piacerà”.
Nel frattempo la tavolata si era spopolata: qualcuno era già partito per tornare a casa, tra questi Buffalo Bill; qualcun altro era andato a dormire perché al mattino sarebbe partito presto.
“Porta a nanna tuo marito, ci vediamo alla mia tenda tra mezz’ora. Intanto ne parlo a Walter. Se lui non fosse d’accordo dovrai accontentarti di me…”.
“Cerca di convincerlo. O tutti e due, o nessuno.”
Detto questo si alzò, salutò con ampi gesti i superstiti della tavolata, raccolse quel che restava del marito e si avviarono faticosamente in direzione della loro tenda, che fortunatamente non era lontana. A Walter non era sfuggito che qualche trama doveva essere alla base del fitto parlottare tra me e la mia vicina di posto. Dopo che lei se ne fu andata con il marito mi guardava con aria interrogativa, ma troppo educato e discreto per fare domande. Non mi sembrava il caso lì a tavola di mettermi a informarlo degli ultimi sviluppi, che peraltro mi divertivano e mi intrigavano. Mi limitai a comunicargli la mia intenzione di andarmene e di raggiungermi alla tenda di lì a cinque minuti. Mi alzai, salutai la bella compagnia, qualcuno più entusiasta mi gridò dietro un “ci vediamo l’anno prossimo”. Mi sedetti appoggiato al solito tronco del platano in attesa di Walter, che non tardò oltre i cinque minuti convenuti. Si sedette accanto a me e mi offrì una sigaretta. La presi e me la feci accendere. Walter appoggiò una mano all’interno della mia coscia. Era un chiaro invito per quello che voleva non appena fosse finita la sigaretta. Lo misi al corrente di tutto il contenuto della mia conversazione con la morettina e della sua intenzione di mettersi tra noi come spettatrice e molto probabilmente come attiva partecipante. Ritirò la mano dalla mia coscia, tirò due boccate nervose alla sigaretta e la buttò via restando in silenzio.
“Qualcosa non va?” domandai.
“Non so… non me lo aspettavo. Io non desidero un’altra donna che non sia Irene. Non saprei come raccontarglielo. Una cosa è prendersi una distrazione sessuale con un uomo; altra cosa è scopare un’altra donna. Irene non capirebbe.”
“Ma tu non scoperai. Lei ci guarderà mentre noi due facciamo dei giochi sessuali tra uomini. Se poi vorrà essere scopata potrò sempre farlo io”.
Nella semioscurità guardavo il suo viso di ragazzo timido dietro i suoi occhiali da professorino. Era perplesso e combattuto.
“E poi puoi anche non raccontarlo a Irene. Qualche innocente segreto giova a una coppia. In fondo tu sai di non tradirla.”
Restava in silenzio, avevo l’impressione che il mio ragionamento aprisse una piccola fessura nella sua incertezza.
“Ma quello che conta è” insistetti “stabilire se tu lo desideri davvero, questo incontro. Se ti intriga questa nuova esperienza. Se lo desideri Irene capirà di sicuro, se glielo racconterai; perché ti ama e siete una sola anima. Siete molto fortunati.”
Usavo le parole che lui aveva adoperato per descrivermi la profondità del suo rapporto con Irene. Ancora una volta Walter riuscì a sorprendermi. Dopo qualche lungo attimo di silenzio sbottò in una risata, mi affibbiò una cameratesca pacca sulla coscia e disse:
“Ma sì! Hai ragione! A chi faccio del male? Cosa tolgo a Irene? Che differenza fa se stasera a noi si aggiunge una gattina in calore? Mi piace l’idea di esibirci di fronte a una donna che ci guarda e si eccita a guardarci. Guarda, solo a pensarci, guarda cosa mi è successo.”
Mentre diceva così si abbassò la cerniera e si tirò fuori il piccolo membro in piena erezione.
“State cominciando senza di me?”
La voce della morettina cremonese ci arrivò da dietro. Stava venendo verso di noi e aveva visto il gesto di Walter, anche se forse non aveva compreso le sue parole, pronunciate a bassa voce. Walter si ricompose rapidamente; anche se non potevo vederlo ero sicuro che fosse diventato rosso come un sammarzano. La donna venne a sedersi di fronte a noi, con le gambe incrociate all’indiana. Indossava solo una lunga camicia da uomo e anche al buio si intravedeva che là sotto non c’era biancheria di sorta.
“Tuo marito sta dormendo?” le domandai, forse inopportunamente; ma un po’ temevo di vederlo arrivare a guastarci la festa, che si preannunciava scoppiettante
“Dorme come un bambino, adesso. Ma ho dovuto coccolarlo un po’, prima.”
“E in che modo l’hai coccolato?” chiesi, pensando di avere già indovinato la risposta.
“Gli ho preso in mano il suo cazzo e l’ho masturbato mentre gli raccontavo che non appena lui si fosse addormentato sarei andata ad assistere allo spettacolo di due maschi che si scopavano. Anche lui avrebbe voluto essere con noi, ma l’ho convinto che non era in grado di fare nulla. Gli ho promesso che domani mattina gli racconterò tutto nei minimi dettagli. L’ho fatto godere, poi si è addormentato di colpo. Chissà che sogni starà facendo adesso”.
Rise brevemente, una risata di gola, roca e profonda. Poi rivolta a Walter:
“Perché non continui a fare quello che stavi facendo quando sono arrivata?”
Walter ebbe un attimo, solo un attimo di esitazione, ma la sua eccitazione era cresciuta ed era più forte di qualsiasi remora. Si aprì nuovamente i pantaloni e fece uscire il membro eretto, poi prese ad accarezzarlo delicatamente. La donna si protese in avanti per osservare meglio nella penombra, fece scivolare una mano dentro la camicia per accarezzarsi i seni. La temperatura tra noi si faceva incandescente, usai il mio ultimo sprazzo di ragione per entrare nella tenda di Walter, prendere il suo materassino e trasferirlo nel mio igloo, più spazioso e disponibile ad accogliere le evoluzioni erotiche di tre persone. Mi denudai e aspettai l’arrivo dei miei complici, osservando attraverso l’apertura i due che stavano guardandosi, toccando ciascuno le proprie parti sensibili. Fu lei a rompere l’equilibrio. Si alzò in piedi e si tolse la camicia sfidando sfrontatamente eventuali sguardi indiscreti, poi entrò per venire a sedersi vicino a me. La penombra dentro la tenda era abbastanza luminosa da non nascondere alcun dettaglio dei nostri corpi; ma rendeva tutto misteriosamente intrigante. Il suo sesso emanava forte il profumo della sua eccitazione; la visione del suo pube nero e il suo sguardo fissato sul mio pene furono sufficienti a provocarmi un’immediata erezione. Cominciai a toccarmi con leggerezza, sapevo che era quello che lei desiderava. Walter finalmente entrò, anche lui già completamente nudo, e si distese perpendicolarmente a noi, con il volto all’altezza del mio bacino, poi protese le labbra per prendermi in bocca il membro. Non fui io, ma lei a emettere un gemito, come se fosse stata la sua carne a essere lambita da quella lingua calda. Allungai un braccio verso di lei per cercarle il clitoride in mezzo a un lago di caldi e profumati umori, ma prima di essere arrivato alla mia destinazione mi prese la mano e la portò ad afferrare il piccolo e roccioso membro eretto di Walter. Gli spazi angusti della tenda facevano di ogni nostro movimento un’occasione di contatto e strofinio di corpi. Walter succhiava il mio cazzo e io masturbavo il suo; mi protesi verso la fica, tentando di arrivare a leccarla. Riuscii solo ad assaporare la fragranza delle sue labbra calde e scivolose; poi lei si ritrasse sottraendosi. Voleva essere solo spettatrice. E allora se voleva essere spettatrice, le avremmo fatto vedere. Mi dedicai al mio compagno, lo toccai con più intensità, leccai i suoi testicoli, poi li presi in mano e li accarezzai mentre la mia bocca riceveva interamente il suo piccolo durissimo membro che non arrivava nemmeno a sfiorare la mia gola. Più che vedere intuivo dalle oscillazioni del materassino quello che lei stava facendo: si stava masturbando con grande vigore. Infatti dopo pochi istanti la sentimmo gemere una, due volte. Poi una voce roca che implorava: “Voglio essere scopata, voglio un cazzo, voglio un cazzo dentro di me”. Lasciai il membro di Walter e mi girai verso di lei: come nel pomeriggio in pineta stava a cosce aperte, gambe alzate e piegate. Anche nella penombra potevo vedere distintamente la fica spalancata e grondante, i peli neri bagnati e appiccicati alle grandi labbra. Continuava a implorare un cazzo che entrasse dentro di lei, lasciai perdere Walter e la penetrai in un solo movimento. Mi sentii sprofondare in un oceano di piacere caldo, umido e vischioso. La penetrazione fu accolta da un grido soffocato e da un nuovo orgasmo che per poco non provocò anche il mio. Riuscii a trattenermi e a distogliere il pensiero quel tanto che era necessario, prima di prendere a muovermi dentro di lei. Walter vicino a noi continuava a masturbarsi lentamente, mentre con l’altra mano mi accarezzava le natiche e ogni tanto scivolava nel solco e si soffermava sull’ano spingendo delicatamente. Devo ammettere che questo amplificava di molto il mio piacere. Sotto i miei colpi ben presto fu scossa da un altro orgasmo. Come in delirio sollevò la testa scuotendola, appoggiò le mani sulle mie natiche e le allargò ansimando a Walter: “Inculalo, buttaglielo dentro, mettiglielo tutto nel culo quel bel cazzetto…” Non mi importava nulla di prenderlo nel culo, di essere sverginato, ero disposto a tutto. Sentii Walter che si muoveva, sentii la sua saliva cadermi tra le natiche, le sue dita che mi penetravano e mi lubrificavano. Poi sentii la sua cappella appoggiarsi e spingere. Il membro era piccolo, io ero aperto e abbandonato al piacere, cominciò a entrare. Era una strana sensazione, mi sentivo violato e posseduto mentre violavo e possedevo, adesso mi muovevo lentamente dentro la donna per assecondare anche la mia penetrazione. Sentii il pube di Walter contro le mie natiche, i nostri testicoli che si sfioravano. Spingeva ritmicamente e lo stesso ritmo lo imponeva a me che affondavo contemporaneamente in mio cazzo dentro la fica della donna. Quanto durò? Difficile dirlo, una brevissima eternità; durò fino a quando la donna ebbe un altro orgasmo, più violento degli altri, che risucchiò il mio membro fino a rendere impossibile ogni tentativo di resistere al godimento, che mi sommerse. Le contrazioni del piacere si ripercossero su tutto il mio corpo, lo sfintere si chiuse ritmicamente sul sesso di Walter, che sentii sussultare mentre il suo sperma entrava dentro di me. Furono orgasmi quasi simultanei, forti, squassanti. Ci accasciammo l’uno sull’altro. Sentivo il mio membro che si ritirava scivolando via da quel lago caldo e lubrico, sentivo quello di Walter farsi sempre più piccolo e morbido, stretto nell’anello che gli aveva appena dato piacere.
Sudati e ansimanti restammo sdraiati uno vicino all’altro. Mi appisolai per qualche minuto, credo, anche se in realtà avrebbe potuto trattarsi di ore. Quando mi svegliai la donna non c’era più e la cerniera della tenda era aperta. Walter stava dormendo silenziosamente sul suo materassino all’altro lato dell’igloo. Fu solo un attimo di coscienza, caddi nuovamente in un sonno profondo. Mi svegliai un’altra volta quando da fuori veniva un po’ di chiarore; l’alba si stava avvicinando. Walter e il suo materassino erano spariti. Ero di nuovo solo; io da solo, io, uno dei tanti partecipanti al motoraduno, arrivato fin qui per spezzare la monotonia di una quotidianità che mi stava uccidendo. Mi addormentai, per svegliarmi quando il sole era già alto.
Mi sentivo bene, il ricordo della notte prima era forte, ma non mi lasciava nessun turbamento. Era il ricordo di una bella avventura, un’esperienza che ero contento di avere vissuto.
Uscii proprio mentre passava la moto dei coniugi cremonesi che se ne stavano andando. La morettina sulla sella posteriore, chiusa nel suo casco e nella sua tuta, fece in tempo a scorgermi e a rivolgermi un saluto con la mano, che ricambiai grato e sorridente. La tenda di Walter era chiusa e silenziosa, probabilmente stava ancora dormendo. Cominciai a smontare la tenda, la routine quotidiana mi stava aspettando nella mia città. Sono un campeggiatore esperto, l’operazione di smontaggio e carico della moto non mi prese più di una mezz’ora. Mi spiaceva partire senza salutare Walter, cercai di fare rumore per svegliarlo, ma senza risultato. Lo chiamai e dalla tenda uscì una specie di gorgoglio.
“Sto partendo, Walter. Volevo salutarti e farti gli auguri e le felicitazioni per le tue nozze. Dato che le hai già parlato di me porta i miei auguri anche alla tua Irene.”
La cerniera sibilò; la faccia di Walter si affacciò. Venne verso di me, mi strinse la mano e mi abbracciò.
“Fai buon viaggio. Chissà, forse c’incontreremo ancora. Magari ad un altro motoraduno, o a questo l’anno prossimo”.
“Magari verrai con tua moglie”.
“Chissà magari verrò con mia moglie e te la farò conoscere”.
Misi in moto e partii per tornare al mio piccolo inferno quotidiano.
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2 anni fa
ghibellino152546,
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Il mio ragazzo è un cornuto.
Mi chiamo Lucia, sono una ragazza di 24 anni fidanzata da cinque con Angelo. Fisicamente sono alta 1,70, bruna dai capelli ricci ed occhi verdi. Ho una buona quarta taglia di reggiseno e, secondo il mio ragazzo, ho un culo fantastico. Angelo ha un anno meno di me, ha un bel fisico e anche un bel cazzo, che mi fa godere molto quando mi scopa o mi fa il culo. Sì, mi piace anche farmi inculare, perché, nel mio intimo, sono alquanto puttanella. Prima di lui ho avuto altre esperienze con persone anche più grandi di me, che mi hanno insegnato tante cose sul sesso: ad esempio far pompini stupendi o essere iniziata al piacere anale. Vivo con Angelo anche se non siamo sposati e quello che voglio raccontarvi è successo un anno fa. Eravamo ad inizio estate, un pomeriggio a metà settimana, sono uscita dal lavoro prima del solito, faccio la segretaria, e son ritornata subito a casa: volevo rilassarmi e bere qualcosa di fresco, perché faceva molto caldo. Angelo, di solito, arriva più o meno contemporaneamente a me, lavora per una compagnia di telefonia mobile. Arrivata sotto casa, ho avuto una piacevolissima sorpresa: Diego, era venuto a trovarci, è un nostro caro amico che non vedevamo da più di cinque mesi, perché, per motivi di lavoro, si era trasferito in una città abbastanza lontana da noi. Ho sempre avuto un debole per lui, perché, fisicamente, è ben messo ed attraente, più del mio ragazzo, e, più d'una volta, ho desiderato poter scopare con lui. È una persona molto allegra e divertente, sempre di buon umore, fa battute sempre con il doppio senso e questo è un altro motivo che mi ha insinuato l’idea che anche lui volesse scopare con me. Ha la stessa età di Angelo, sono molto amici perché si conoscono dai tempi delle scuole elementari.
«Diego, quanto tempo è che non ci si vede? Come stai?»
Lui subito mi abbraccia e mi sorride.
«Bene e tu? Ti ho telefonato stamattina per dirti che ero arrivato, ma non mi hai risposto: immagino che stavi lavorando. Ho lasciato un messaggio in segreteria.»
Ci siamo salutati con grandi effusioni. La gioia di vederci è stata reciproca. Esser stretta a lui in un caloroso abbraccio, mi ha fatto provare un piacevole brivido, che mi ha attraversato tutto il corpo. Onestamente, Diego ha sempre avuto qualcosa di speciale, non solo fisicamente: è qualcosa che mi intriga moltissimo. Come ho detto, lui mi ha sempre eccitato. È stato bello vederlo, percepire quel brivido e sentire come si erano induriti i miei capezzoli, come si bagnava la mia fica, al punto di farmi ancor più desiderare di scopare con lui. Sapere che Diego è intimo amico di Angelo, è come lo fosse per entrambi, anche per me: qualcosa di irraggiungibile, ma, nello stesso tempo, anche infinitamente eccitante. Siamo saliti in casa ed abbiamo scoperto che Angelo non c'era ancora: devo confessare che ne ero felice. Abbiamo iniziato a parlare ed a raccontarci come stavano andando le cose da buoni amici. Dieci minuti dopo, il telefono squillò: era Angelo il mio compagno.
«Ciao tesoro, sono io. Scusami, ma tarderò ancora di un paio d'ore, perché, all'ultimo minuto, sono sorti problemi e son questioni che non posso rinviare a domani.»
Ho guardato Diego, mentre rispondevo al mio compagno.
«No, non preoccuparti. Fai pure tutto ciò che devi e poi, quando esci, vieni subito a casa che ti aspetto.»
Ho riattaccato e Diego mi ha chiesto perché avevo taciuto ad Angelo che era qui. La mia risposta è stata:
«Perché così sarà più bello! Gli faremo una grandissima sorpresa!»
In realtà la verità era ben altra: mi sentivo troia ed ero già intenzionata a farlo con lui e, al solo pensarci, mi si bagnava la fica. Ho spiegato che Angelo sarebbe arrivato in ritardo e gli ho versato da bere. Era del whisky e coca, che piace molto a tutti e due; avevo appena aperto la bottiglia e, tra risate e confidenze, l'abbiamo bevuta tutta. Eravamo, se non ubriachi, decisamente brilli. Era passata più di un’ora e sapevamo che Angelo sarebbe arrivato da un momento all'altro. Tra risate e battute, di tanto in tanto ci guardavamo con cupidigia: lui si era accorto che avrei voluto baciarlo, toccarlo, sfiorarlo. Improvvisamente, senza nemmeno accorgermene, mi ritrovai la mano di Diego sul seno sinistro, me lo accarezzava da sopra la stoffa della camicetta. L'altra era scivolata, molto lentamente, lungo le mie cosce, verso la fica. L'ho scrutato in viso ed ho capito che era l'occasione giusta per soddisfare tutte le fantasie che avevo avuto con lui e, per vero, non ho fatto niente per ritardarla ancora. Presi a carezzargli il rigonfiamento sui pantaloni, constatando che era molto dotato e già molto eccitato. In pochi secondi l'ho tirato fuori e, molto lentamente, ho cominciato a masturbarlo, mentre con l'altra mano gli tastavo le palle. Dopo pochi minuti non ho più resistito: mi son inginocchiata, ho avvicinato le labbra al suo cazzo e l'ho preso in bocca. Un gemito di piacere è fuoruscito dalla mia bocca, mentre lo sentivo andare e venire tra le mie labbra, constatando che era un po' più grande di quello di Angelo. Mi ha eccitato tantissimo vedergli la felicità dipinta sul suo viso, mentre continuavo a succhiarlo. Poi si alzò, mi adagiò sul divano, mi spalancò le gambe e vi infilò la testa in mezzo. Aveva iniziato a leccarmi su e giù, tutta la figa gonfia e bagnata. Gli chiesi, con voce languida, di metter la lingua anche nel mio culo e, senza ulteriori inviti, vi provvide. Sono arrivata in pochi secondi.
«Leccami tutta! Bravissimo, continua così! Dai, leccami anche il culo che così vengo! Diego... VENGO!»
Poi ho preso posizione per un 69, per continuare a darci piacere. Davvero bello sentire il suo cazzo in bocca, mentre mi leccava la fica! Ad ogni sua leccata e succhiata, avvertivo tutto il suo desiderio e, data la foga che ci metteva, sono riuscita a venir di nuovo. Pochi secondi dopo, gli ho sentito dire che anche lui stava per venire.
«Lucia! Lucia! Sto per sborrare! Succhiami che sborro!»
Gli ho chiesto di venire nella mia bocca, perché volevo ingoiare il suo nettare.
«Sì, dai, sborrami in bocca!»
Continuavo a succhiarlo così forte che non ci mise molto a sborrare. Mi ha riempito la bocca di nettare e, a sua volta, ha continuato a succhiarmi la fica, fino a ricevere, anche lui, una buona quantità del mio piacere, direttamente in gola. Ho dovuto ingoiare tutto per non affogare da quanta me ne aveva riversato in bocca, mentre aggiungeva che era proprio quanto desiderava facessi. Continuavamo a toccarci e baciarci, era proprio evidente che anche lui mi voleva da tempo. Mi son seduta, lui si è seduto ed io son salita sul suo cazzo, che, tra l'altro, era ancora duro e sono stata brava a farlo entrare nella mia fica, senza problemi. La cosa mi ha anche stupito, perché con Angelo ho sempre dovuto aspettare un po', prima che si riprendesse dopo aver sborrato. Invece a Diego è rimasto duro dopo essere venuto ed ho nettamente avvertito quanto fosse diventato ancor più grosso e duro nella mia fica, mentre mi scopava. Abbiamo cambiato posizione: lui mi ha disteso e mi è salito sopra. Dopo averlo rimesso dentro, prese a sussurrarmi all'orecchio che era da tanto che mi voleva, che si era masturbato infinite volte, pensando a me.
«Lucia sei meravigliosa! Era da tempo che ti volevo! Sapessi quante volte mi son segato, pensando a te!»
Mi ha scopato così forte da farmi avere un infinito numero di orgasmi, tanto da perderne il conto. Forse nemmeno con Angelo ho goduto così tanto, in una sola volta. Mi sussurrò all'orecchio che stava per venire e, senza ulteriori indugi, lo tirò fuori e mi riempì la faccia di sborra. Dopo aver goduto tantissimo, abbiamo iniziato a parlare e, intimamente, abbiamo avvertito il senso di colpa per aver fatto sesso all'insaputa di Angelo, mio compagno e grande amico di Diego. Abbiamo deciso che quello sarebbe stato un nostro segreto e che la nostra amicizia non avrebbe subìto alcuna scossa. Diego si vestì e se ne andò. Dopo circa quarantacinque minuti, giunse Angelo, senza sospettare alcunché. La sera, nel nostro letto, ho avvertito dentro di me il forte desiderio di confessare ad Angelo cosa era successo con Diego. Sapevo che era una persona di mentalità aperta e che, probabilmente, avrebbe capito, anche se c'era sempre il rischio che si arrabbiasse, mettendo fine alla nostra storia. Ebbene, non solo l'ha capito, ma la sua reazione è stata sorprendente: infatti mi ha chiesto tutti i dettagli di quello che era successo ed è rimasto con il cazzo duro per tutto il tempo in cui è durata la mia esposizione dei fatti. Angelo non ci credeva, me lo ha fatto giurare più volte e, quando l'ha realizzato, che ciò che gli stavo raccontando era vero, e gli ho spiegato che l'avventura era stata ispirata per solo sesso, si è anche incuriosito ed ha iniziato a interrogarmi.
«Bene, tesoro, lo sai che ti amo e, ovviamente, non sono per niente arrabbiato. Dimmi, ti sei divertita? Cosa hai fatto di preciso con lui? Ti è piaciuto? Dimmi tutto senza alcuna reticenza, anzi, voglio che mi descrivi ogni minimo dettaglio.»
Non potevo crederci, non solo l'aveva accettato, ma voleva conoscere tutti i dettagli. Abbiamo parlato per ore e lui mi ha ascoltato, continuando a ripetere che ero la sua "adorabile puttana".
«Amore, lo sai che sei una "adorabile puttana"? Oggi mi hai reso "cornuto"»
Quando abbiamo finito di parlare, era così eccitato che mi ha preso in braccio, mi ha messo carponi e mi ha spaccato la figa con il suo cazzo. Prima di venire, l'ha tirato fuori e mia sborrato sulle mie tette, riempiendole completamente di crema bianca e calda, e alcune gocce mi son schizzate anche sul collo. Poi con le sue mani ha spalmato lo sperma sul mio seno e sulla mia pancia. Abbiamo continuato a parlare e lui mi ha anche riferito che preferiva che l'avessi fatto con Diego, piuttosto che con qualcun altro, che non era affatto preoccupato per la tenuta del nostro rapporto, in quanto aveva molto apprezzato la mia lealtà per averglielo detto. Eravamo al sabato sera, non avevamo voglia di uscire, preferivamo starcene a guardare un film da internet, insomma qualcosa di tranquillo.
Dopo cena squillò il telefono di Angelo, che rispose, parlò per qualche secondo e riattaccò. Io, curiosa, gli chiesi chi fosse.
«Chi era, tesoro?»
«Nessuno, hanno sbagliato numero.»
All'inizio ne fui un po' sorpresa, ma, riflettendoci, perché avrebbe dovuto mentirmi? Abbiamo iniziato a guardare il film e, circa quindici minuti dopo, hanno suonato al campanello.
«Chi sarà? Stai aspettando qualcuno, Angelo?»
«No, no, non aspetto nessuno: andrò a vedere chi possa essere.»
È andato ad aprir la porta e, quando ho distolto lo sguardo dalla TV, ho visto che era Diego. L'espressione del mio viso è cambiata completamente, sono diventata pallida, ero in forte imbarazzo, praticamente non sapevo come comportarmi. Entrambi sorrisero e Diego, rivolgendosi a me, fece una battuta ironica.
«Che problema hai, amica mia? Ti ho spaventato?»
«No. È solo che non aspettavamo nessuno e son rimasta sorpresa dal tuo arrivo»
Non sapevo proprio cosa dire. Diego, aveva una bottiglia di whisky e delle bibite in una borsa. Ha poi aggiunto:
«Spero di non disturbarvi, ma non avevo intenzione di far festa da solo; volevo bere qualcosa ed ho pensato di farlo, venendo qui da voi, a chiacchierare un po'»
Ci siamo seduti tutti e tre sul divano, in quello stesso su cui avevamo scopato io e Diego; tra l'altro, al solo a pensarci, mi sono completamente bagnata. Senza poterlo evitare, ho guardato il pacco di Diego ed ho notato un bel pacco gonfio, che mi ha fatto capire quanto era duro, poi ho guardato Angelo ed ho notato che anche lui aveva un'erezione di non poco conto. La situazione stava diventando sempre più eccitante, ero decisamente molto entusiasta per come si stava evolvendo la cosa. Improvvisamente Angelo si alzò, andò nella nostra stanza e apparve con una scatola.
«Cosa hai lì, Angelo?»
«È un regalo per te, Lucia, l’ho comprato oggi, mentre facevo la spesa.»
Lui mi si è avvicinato e ha aperto la scatola: conteneva un perizoma, delle calze ed un reggiseno, tutto molto osé: siamo entrambi cultori della lingerie. Angelo ha fatto una domanda Diego.
«Ti piace la lingerie, Diego?»
«Amico mio, onestamente confesso che è una delle cose che mi eccita di più vedere indosso ad una donna. Spero non ti dispiaccia, ma preferirei che Lucia la indossasse e, di certo, ci apparirebbe molto eccitante.»
Un attimo dopo e, per qualche istante, entrambi mi hanno guardato dall'alto in basso e poi Angelo mi ha fatto una richiesta ben precisa.
«Lucia, perché non ti spogli e provi quello che ti ho comprato?»
Ho categoricamente rifiutato la proposta ed ho risposto:
«Ma che dici? Farmi provare quella biancheria, adesso? Per favore, tesoro, non è il caso di scherzare.»
Quello che è successo dopo, mi ha lasciato davvero stupita. Entrambi son venuti verso di me e, senza dire una parola, hanno cominciato a togliermi i vestiti che indossavo, quasi con la forza, senza che io potessi far nulla per impedirlo. Quando sono stata completamente nuda, Angelo si chinò e prese a farmi indossare il perizoma. Ero talmente stravolta in quel momento, da sembrare come in "trance", non facevo più alcuna resistenza e, anzi, mi lasciavo trasportare dagli eventi. Intanto Diego mi aveva messo il reggiseno. Angel tirò fuori le calze, invitandomi a sedere per rendere l'operazione più facile. Era molto eccitante sentire quelle quattro mani che mi toccavano le gambe; non ero mai stata toccata da due ragazzi contemporaneamente e tutto era davvero molto eccitante. Mi hanno portato in camera e mi hanno steso supina sul letto, mi hanno legato mani e piedi e mi hanno infilato in bocca una specie di palla di gomma, per poi prendere a carezzarmi tutto il corpo. Non potevo crederci, erano d'accordo, avevano programmato tutto. Stavo sentendo quattro mani che andavano su e giù lungo tutto il corpo, concentrandosi soprattutto su tette e fica. Ero un lago fra le cosce. Mentre Angelo mi sfregava la fica, Diego mi massaggiava le tette. Poi il mio ragazzo ha chiesto a Diego di leccarmi la fica, ma voleva che lo facesse molto lentamente e con dedizione, per darmi il massimo piacere fino a che fossi venuta più volte per merito della sua lingua.
«Dai, amico, lecca la fica di questa puttanella e falla godere tantissimo, al punto che dovrà assaporare per bene ciò che sente.»
Angelo ha preso la videocamera al fine di immortalare la favolosa leccata che mi stava facendo Diego. Dopo pochi minuti ha posizionato la telecamera sopra un supporto ed ha deciso di partecipare. Cominciò a baciarmi lentamente il collo, scendendo fino ai seni. Cominciò a leccarli, passando alternativamente dall'uno all'altro; lo faceva con particolare delicatezza e dolcezza. È stata una sensazione fantastica sentire entrambe le lingue che mi davano piacere. Hanno fatto quello per più di una ventina minuti e, all'improvviso, si sono fermati. Mi hanno liberato le mani e, anche se non sapevo cosa avevano intenzione di fare, hanno cominciato a spogliarsi, mentre io mi accarezzavo la figa e le tette. Ero super eccitata perché, nello stesso tempo, avevo due ragazzi davanti che erano lì nudi per scoparmi e farmi di tutto. Li vedevo piuttosto eccitati, mentre mi guardavano che mi masturbavo; hanno preso a farlo anch'essi, senza sosta, guardandomi in maniera oscena, perché, a mia volta, li eccitavo, dando spettacolo di me che inserivo diverse dita nella fica e mi toccavo le tette. Ovviamente il fatto di vederli masturbarsi entrambi davanti a me mi rendeva ancor più sfrontata. Ogni tanto toglievo le dita dalla figa e me le mettevo in bocca, per assaporare il gusto dei miei stessi umori. Poi c’è stata una vera sorpresa: ho visto Diego che ha avvicinato la sua mano al cazzo di Angelo. È stato fantastico! Diego ha iniziato a masturbare il mio ragazzo e lui ha risposto, ricambiando. Non riuscivo a crederci: Angelo e Diego si masturbavano a vicenda. A vedere quelle cose, mi sono eccitata davvero tanto, ma anche sconvolta, perché non pensavo potesse coinvolgermi così tanto. Ora avevo una voglia matta di scopare.
«Ragazzi, vi prego, ragazzi, vi voglio entrambi. Scopatemi! Vi prego, scopatemi!»
Senza degnarmi di alcuna considerazione, Angelo guardò Diego e disse:
«Cosa ne facciamo di questa puttana? La scopiamo o la lasciamo qui a desiderare di esser sbattuta? Dimmi, amico, vuoi fotterla o ce ne andiamo?»
Diego ha continuato a parlare con lui, senza tenermi in nessuna considerazione.
«Non lo so. Forse è meglio che andiamo in un'altra stanza e lo facciamo tra noi; la lasciamo qui a desiderare di esser fottuta, oppure possiamo anche chiamare una prostituta e scoparcela mentre lei è legata e ascolta da questa stanza, mentre scopiamo l'altra.»
I bastardi dicevano davvero queste cose per farsi pregare. Volevano che li implorassi a scoparmi e son riusciti nel loro intento.
«Per favore, Angelo, ti prego, fottimi! Voglio che tu mi riempi la fica con il tuo piacere! Vi prego, per favore... fottetemi! Diego, Angelo, figli di puttana, fottetemi, adesso!»
Si son guardati l'un l'altro e poi hanno guardato me; Diego, sorridendomi, ha detto:
«Va bene, troia; rimarremo e ti scoperemo noi due, per tutta la notte, ma sarai stata tu a volerlo!»
Angelo si è avvicinato a me, mi ha afferrato per i capelli e ha detto:
«Succhia, cagna! Prendilo tutto in bocca, puttana!»
Nel frattempo avevo già sentito la lingua di Diego nella mia fica; era stato bellissimo succhiare un cazzo mentre ti facevi leccare la fica! Diego, di tanto in tanto, si fermava e cominciava ad insultarmi, il che, tra l'altro, serviva ad irretirmi ancor più.
«Sei una piccola puttana! Sei una zoccola e ti sfonderemo la fica, puttana! Dai, troia, succhia bene Angelo che poi ti scoperà per bene, mentre tu dovrai succhiarlo a me!»
Avevo già goduto diverse volte; la mia fica gocciolava, sembrava come se mi fossi pisciata addosso. Improvvisamente il mio ragazzo me l'ha tolto di bocca e Diego ha preso il suo posto. Angelo ha iniziato a masturbarsi, guardando come succhiavo il cazzo al suo migliore amico e mi ha anche insultato, facendomi eccitare di più.
«Brava, troia! Succhialo per bene! Gustatelo tutto il suo cazzo! Dai, leccalo bene con la tua lingua da troia! Così, troia, infilalo fino in fondo, voglio vedere come il suo cazzo scompare nella tua bocca; ingoialo tutto, puttana!»
Ero eccitatissima nel sentirmi considerata troia e ci godevo davvero tanto. A sua volta, Diego, ha confermato al mio ragazzo il piacere che stava provando nel farselo succhiare da me.
«Accidenti, questa puttana della tua ragazza lo succhia proprio bene: è fantastica! Guarda come succhia e ingoia! Angelo, guarda quanto è puttana! Lo ingoia tutto per intero, fino in fondo! Guardala! Che succhiacazzi stupenda hai per fidanzata! Guardala!»
Angelo non ha resistito alla scena ed ha iniziato a scoparmi. Mi ha infilato il cazzo tutto dentro con un solo affondo. Lo ha fatto in modo bestiale, molto rudemente, proprio ciò che volevo in quel momento: sentirmi usata e sfondata da lui e Diego. Era una furia scatenata. Mi scopava davvero con forza e passione, unita ad una dose di rabbia, gelosia, che non avevo mai avvertito in lui. Ho capito che, nello stesso momento in cui me l'ha messo dentro, al vedermi succhiare Diego gli ha provocato una eccitazione tutta particolare. Mentre Angelo mi sfondava la fica con colpi di cazzo tremendi, io masturbavo Diego, gli massaggiavo le palle e lui ha continuato ad accarezzarmi i seni ed a strizzarmi i capezzoli. Ero davvero in totale delirio erotico, che mi stava portando all'estasi. Diego mi ha avvertito che stava per venire e voleva farlo sul mio seno.
«Eccomi, sborro! Sì, sborro sui tuoi seni da puttana!»
Anche Angelo era pronto, l'ha tirato fuori per venire sulla mia fica. Curiosamente entrambi hanno sborrato praticamente nello stesso momento. Diego l'ha fatto sulle mie tette e ha versato tanto di quello sperma che è scivolato sul mio corpo, andandosi ad unire a quello che il mio ragazzo aveva depositato su di me. Sfiniti ci siamo distesi ed abbiamo iniziato a rivangare tutto quello che era successo, giungendo alla conclusione che era stato qualcosa di meraviglioso. Diego è rimasto con noi per una settimana, durante la quale mi hanno scopato anche in doppia. Quando mi hanno inculato, ho avuto la sensazione che me lo stessero aprendo di nuovo. Li ho sentiti entrare con forza, ma ne ho goduto davvero tanto quando, insieme, mi hanno sborrato dentro. Ho avuto un orgasmo squassante proprio in quel momento. Ora lui è tornato a lavorare nella mia città, frequenta una mia amica molto troia e adesso io e Angelo li stiamo aspettando per cenare insieme a casa nostra.
Sono così eccitata che sento il perizoma già tutto inzuppato. Dubito che mangeremo molte pietanze: credo che il piatto di base sarà carne di porci, cruda e succulenta.
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2 anni fa
baxi18, 55
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Il corso antincendio
Mi chiamo Anna, ho 43 anni. Sono una donna assolutamente normale, non mi vesto in maniera vistosa o sexy, amo le scarpe basse, sono sposata con Mario, che ha la mia stessa età. Abbiamo messo al mondo un figlio, ormai grande, e insieme amiamo molto godere dei piaceri del sesso, ma senza trasgressioni o fantasie varie: scopiamo ogni volta che ne abbiamo la possibilità o voglia. Lui è un bel maschio e a letto ci sa fare. Mi eccita tanto, mi lascia godere, e quando non ne posso più, lo cavalco e mi godo il piacere, che mi fa provare il suo cazzo, assolutamente normale e vi assicuro che, alla fine, mi sento veramente appagata. Ho tenuto a fare questa precisazione, perché quello che mi è capitato ha di fatto cambiato la mia vita. Lavoro come dipendente statale, cioè lavoro in una scuola, come impiegata. Assieme a me ci lavorano anche altre persone. Dipendiamo da un direttore che è un vero bastardo, specie nei miei confronti, per il semplice motivo che non gli lecco il culo, come fanno altre colleghe. Ovvio, non lo fa in maniera esplicita ad esser bastardo con me, ma in modi e tempi in cui lui riesce a farmi delle vere e proprie carognate, ogni volta che se ne presenta l’occasione. L’ultima, due giorni addietro. Appena rientrata, da tre giorni di ferie, mi vedo assegnata al corso antincendio. Protesto, affermando che non trovo alcuna utilità frequentare quel corso dal momento che ho paura anche di una sigaretta. La sua risposta, elargita con un sorriso ironico, da vero bastardo, è che il ministero ha emanato una circolare, in cui si chiede di addestrare del personale al corso antincendio e, poi che tutte le altre, sono impegnate in altri corsi, questo spetterebbe a me. Ovvio, le altre si son fatte assegnare a corsi più semplici, meno impegnativi, mentre io che non lo riverisco e non mi faccio palpare il culo, come fanno le altre, mi tocca l’antincendio. Puntuale, alle nove mi presento presso un centro congressi di un noto albergo, dove si tiene il corso, che ci impegnerà tutto il giorno. Scopro di non essere l'unica incazzata per il corso, ma siamo circa una trentina, fra uomini e donne, che si devono, in ogni caso, spupazzare questa gran rottura. Quando vediamo entrare i tre Vigili del fuoco, che ci faranno il corso, mi viene un vero e proprio tuffo al cuore. Mi trovo davanti Lucio e Roberto, due ragazzi che ho conosciuto tanti anni addietro, di cui ero innamorata. Il terzo non lo conosco, è il loro capo, un bell’uomo sulla cinquantina ben portati. Se è vero, che ci son donne che subiscono il fascino della divisa, io sono fra quelle. Me li ricordavo ragazzi. Avevo diciassette anni, e Lucio e Roberto, appena diciotto. Due brevi storie del passato, che mi son subito tornate in mente, perché non è che ci siamo lasciati per un qualche motivo, ma semplicemente perché essi son partiti, dopo il concorso nel corpo dei Vigili del fuoco e, da allora, non li ho più visti fino ad oggi. Bastano poche occhiate e subito loro mi riconoscono e, quando mi danno i vari fogli, con tutto quello che ci spiegheranno, Lucio mi passa vicino e mi saluta.
«Ciao, Anna, che bello rivederti: ne è passata di acqua sotto i ponti, da allora?! Come stai?»
Lo guardo, sono sorpresa dal suo fisico splendido. L’anno che ha più di me gli fornisce una forma fisica eccezionale: alto, asciutto, braccia molto robuste, guardandolo ricevo la sensazione che, se mi stringessero, potrei solo averne un piacere infinito. Anche Roberto mi ha riconosciuta e mi saluta con un bel sorriso. Mi sento uno strano languore in corpo. Che mi succede? Sono una donna sposata, una madre esemplare, una moglie fedele, amo mio marito, ma, per tutte le prime due ore di corso, i nostri sguardi si sono incrociati di continuo, sia con uno che con l’altro. Alla pausa sigaretta e caffè, mi sono intorno. Andiamo al bar del centro congressi e mi subissano di domande. Sono affiatati, lavorano nella stessa squadra, Lucio è il capo, mentre Roberto è l’autista anziano del gruppo. Mentre mi trattengo con loro, apprendo che sono sposati, che le loro mogli si frequentano perché amiche, hanno un maschio ed una femmina ciascuno e, fra di loro, l'amicizia ed il rispetto è molto forte. Mi piace discorrere con loro, anche se avverto le farfalle allo stomaco. Mi hanno tremato le gambe, quando mi hanno abbracciato e dato un bacio sulla guancia. Avrei mille domande con me stessa, ma non trovo risposte valide. Continuiamo il corso e, per tutto il resto delle due ore successive, non mi levano gli occhi di dosso. Noto che fra loro è uno scambio continuo di occhiate e cenni che, in ogni caso, mi riguardano. Spesso, noto che parlano sottovoce ed annuire subito dopo. Finite le varie spiegazioni, ci forniscono dei moduli quiz su quanto esposto: non ricordo una mazza di tutto quanto detto, Roberto mi si avvicina, finge di controllare le mie risposte, ma, in realtà, è lui che mi suggerisce cosa devo rispondere. Alla fine, mi fa un sorriso compiaciuto, e se ne torna con gli altri. Per tutto il tempo che è stato vicino a me, ho avuto il respiro piuttosto irregolare, il cuore mi batteva, come quando, da ragazzina, lo baciavo. Mi son sentita una stupida, ma non ho trovato nessun motivo per non esserlo. Finita la parte teorica, si passa a quella pratica. Per fare questo ci dobbiamo spostare nella loro caserma e il capo ci comunica che, chi vuole, può usufruire della loro mensa per un pasto veloce. Sto per accettare, quando Lucio mi trascina da parte e mi dice che non serve: noi tre pranzeremo insieme, fuori della caserma. Mentre tutti si spostano in caserma, noi ci fermiamo in un piccolo ristorante lì vicino e mi ritrovo con loro seduti accanto a me. Ho la sensazione che mi sto eccitando ad essere tra loro due e questo, per una donna semplice e tranquilla come me, non va bene. Mi chiedono di mio marito, mi parlano delle loro mogli, ma ho sempre i loro occhi addosso, seppure non indosso nulla di sexy o provocante.
«Ti ricordi quando stavamo insieme? Sei sempre la bella ragazza acqua e sapone di allora.»
Guardo Lucio che mi ha fatto questo complimento.
«Lascia perdere, mi stai adulando inutilmente, ho avuto una gravidanza, ho quarantatré anni e tu mi dici che sembro ancora una ragazza? Mi vuoi prendere in giro? Non attacca. Piuttosto che tipo è tua moglie?»
Loro si danno uno sguardo d’intesa, poi lui mi risponde.
«Le nostre mogli sono amiche da sempre. Lavorano insieme, con turni uguali, come noi, di conseguenza passiamo insieme molto tempo; abitiamo in una villetta bifamigliare, in pratica siamo sempre insieme.»
Nel pronunciare le ultime parole si son guardati in maniera complice. Vorrei replicare, ma ci portano i piatti che abbiamo ordinato e mangiamo velocemente. Quando arriviamo in caserma, gli altri sono già nel piazzale per la prova pratica e non abbiamo tempo nemmeno per un caffè. Mi rendo subito conto che le cose che dovrò fare mi sembrano molto difficili, ma è Roberto che, intuita la mia paura, mi tranquillizza. Osservo i primi tre che eseguono quanto richiesto, poi è la mia volta. Con Roberto di fianco, indosso il loro pesante giaccone, poi il casco, eseguo le cose che mi chiedono sempre con lui che mi incoraggia e, quando prendo l’estintore a polvere per spegnere il piccolo incendio che essi stessi hanno creato, me ne spruzzo un po' anche dentro il giaccone. Nonostante questo piccolo inconveniente, supero la prova. Mi spoglio di casco e giaccone, loro mi portano nello spogliatoio per darmi una ripulita. Mi sfilo il maglioncino che indosso e il mio seno, compresso nelle coppe, si mostra in tutta la sua procacia. Per un attimo restiamo immobili, poi come d’incanto li sento vicini a me e le loro labbra sui lati del mio collo. Mi baciano e le loro mani sui miei seni mi fanno impazzire di piacere. Allungo le mani e sento che si sono aperti i pantaloni, hanno estratto due verghe dure e vogliose. Le stringo e, dopo un istante, mi fanno inginocchiare. Di colpo li rivedo belli e duri come erano un tempo, quando a Lucio ho fatto il mio primo pompino, mentre Roberto mi ha leccato la fica la prima volta in un 69 da urlo. Li annuso, mi piace il loro odore e li prendo in bocca. Lecco e succhio senza pensare a nulla, solo al fatto che adesso li voglio entrambi. Sembrano leggermi nel pensiero, mi sollevano e, due passi più in là, dove fra due file di armadietti c’è una panca, mia adagiano e subito dopo mi spogliano. Lucio mi lecca la fica, mentre Roberto mi infila il suo cazzo in gola. Gemo a bocca piena e poi sento che una bollente cappella forza lo spacco della mia fica, che gronda umori come un fiume in piena. Lucio mi penetra fino in fondo. Lo sento scivolare dentro di me, allargando le pareti che, bagnate dai miei umori copiosi, lo fanno scivolare fino in fondo e, quando sbatte sul collo dell’utero, mi provoca un misto di dolore/piacere che mi fa giungere al primo di una lunga serie di orgasmi. Tremo, scossa dal piacere, mentre Lucio mi pompa con decisione. Improvvisamente mi abbraccia, mi solleva e si distende sulla panca trascinando il mio corpo su di lui. Roberto, che ha sfilato il cazzo dalla mia bocca, ora mi lubrifica il forellino anale e con la saliva, che sento scorrere lungo il solco delle natiche, fin quando la sua cappella si appoggia al buchetto posteriore. Vorrei protestare perché quella per me è una posizione nuova, mai provata; non che sia vergine di culo, ma non ho mai fatto una doppia e, adesso, credo che questa sia la loro intenzione. Cerco di parlare, ma la bocca di Lucio che mi bacia, me lo impedisce, mentre sento che Roberto spinge dentro di me il suo cazzo, che mi penetra inesorabilmente. Mi sento aprire dietro, come un coltello che taglia del burro. Non sento dolore, forse solo un leggero fastidio e, quando lui mi ha inculato fino in fondo, cominciano a pomparmi con un sincronismo perfetto: uno entra e l’altro esce. Godo e vengo da pazzi. Mi fanno sentire i loro cazzi fin dentro il cervello. Urlo il mio piacere e godo tantissimo. Sfinita, mi distendo sul corpo di Lucio, che mi abbraccia, mentre mi scopa in maniera stupenda. Li sento aumentare il ritmo e, in un barlume di lucidità, gli chiedo di non venirmi dentro, gli dico che non son protetta, ma non è vero: lo dico solo per non tornare a casa con lo sperma che mi cola dalla fica, in quanto mio marito sarà già rientrato e potrebbe avere dei sospetti. Loro si danno uno sguardo d’intesa e poi, dopo l’ennesimo mio orgasmo, si sfilano e si inginocchiano ai lati della panca e mi presentano i loro cazzi davanti alla bocca, che li accoglie, ricevendone le loro copiose sborrate. Mi inondano la gola, succhio e bevo ogni goccia del loro piacere, fin quando, sfiniti, si siedono e, per un momento, il silenzio regna sovrano. Poi Lucio apre un armadietto e mi porge un asciugamano e mi indica un lavandino sul fondo. Mi alzo sfinita e malferma sulle gambe, mi do una rinfrescata e loro mi restituiscono i miei vestiti, che indosso velocemente, per poi uscire dallo spogliatoio. Lungo il corridoio, mi offrono un caffè al distributore automatico e poi sentiamo un applauso provenire da fuori; quando usciamo, tutti hanno sostenuto la prova pratica. Ci radunano nella loro mensa e il comandante ci consegna gli attestati che determinano il superamento del corso. Il mio è l’ultimo ad essere consegnato e, quando lo fa, ci sono Lucio e Roberto al mio fianco.
«Complimenti signora, anche lei ha superato le prove egregiamente e, devo ammettere, che è sicuramente stata una delle migliori. Se ripassa qui, ci venga a trovare, che le diamo una ripassata sulle procedure.»
Mentre parla, guarda in maniera ammiccante i miei amici, che sorridono sornioni. Poi mi accompagnano all’uscita, verso il parcheggio. Lucio mi chiede il cellulare, e quando gli invio il numero, mi manda tre foto di me che spengo l’incendio. Ridiamo divertiti ed io scatto una foto di loro due assieme.
«Ci piacerebbe conoscere tuo marito, uscire qualche sera assieme alle nostre mogli.»
Li guardo e la mia risposta è alquanto seccata.
«Per fare cosa? Volete deriderlo per il fatto che, oggi, vi siete scopati sua moglie? E poi, che voleva dire il vostro capo con quella battuta? Sicuramente è al corrente che mi avete scopato nello spogliatoio. Ho sbagliato a lasciarmi andare»
Si danno uno sguardo che denota profonda delusione. Lucio mi risponde con un tono pacato, ma dispiaciuto.
«Ti sbagli. Non abbiamo nessuna intenzione di prenderci gioco di tuo marito. Come ti abbiamo detto, io e lui, siamo molto amici e pure le nostre mogli che si conoscono fin dall’asilo. Amiamo condividere il piacere di far sesso insieme, ci piacerebbe conoscerlo, per valutare se anche a voi può far piacere esser dei nostri. Chissà che anche a lui non piaccia lo scambio. Tu, oggi, ci sei piaciuta tantissimo e Moreno, il nostro capo, che è vedovo da sei anni, è uno di noi. Spesso si unisce a noi nelle nostre serate di scambio e, credimi, lui sì che è un vero super dotato. Pensaci! Il mio numero ce l’hai.»
Salgo in auto e me ne vado; guardo l’orologio, e vedo che son già le diciannove, mio marito sarà già a casa. Quando entro, trovo che sta parlando con mio figlio su Skype, mi salutano, gli mostro le foto. Sono stanca e sfinita; lo guardo e gli dico che non mi va di cenare a casa; piuttosto mi piacerebbe una pizza, cosa che lui accetta. Mi faccio una breve doccia. Sento l’acqua scorrere sul mio corpo e, per un momento, mi prende un forte senso di colpa. Ripenso a tutto quello che ho fatto ed il risultato è che non mi sento fiera di averlo tradito. Quando siamo al ristorante, lui mi chiede del corso e gli racconto quasi tutto, anche del fatto che ho ritrovato due amici che non vedevo da tempo. Lui sembra incuriosito e, quando gli dico che essi vorrebbero conoscerlo, lui accetta di buon grado. A letto, la sera, sono stanca, lui si addormenta subito, mentre io ripenso a tutta la vicenda. L’indomani mando un messaggio a Lucio, dicendo che, per noi, una pizza insieme a loro andrebbe benissimo. La risposta è più di quando mi aspettassi. Ci invitano ad un barbecue a casa loro, per il sabato successivo. I giorni passano velocemente ed arriva il sabato. Puntuali, ci presentiamo a casa loro, con tre bottiglie di vino e siamo accolti da Lucio, che quando apre la porta, mi abbraccia, poi prende mio marito sotto braccio e ci porta attraverso il salone fin all’altro lato della casa, direttamente in giardino, dove si trovano sia Roberto che le loro mogli. Facciamo le presentazioni: Rita è la moglie di Lucio, mentre Monica e quella di Roberto. Rita è più magra di Monica, ma sono entrambe due belle donne. Il seno di Rita è più grosso di tutte, il culo di Monica è decisamente il più bello. La serata scorre piacevolmente. Mi trovo subito in sintonia con loro, mentre i nostri mariti sembra si conoscano da sempre. Parlano di calcio, sono tifosi della stessa squadra, politica e lavoro, mentre noi prepariamo in cucina una bella insalata mista, parliamo dei nostri figli, ormai grandi e indipendenti, poi Rita mi chiede dei loro mariti, di quando erano giovani e stavano con me. Le guardo, rispondo che erano due magnifici maschi, che ero innamorata di entrambi e non sapevo chi scegliere. Ci mettiamo a tavola. La carne cotta alla brace si rivela buonissima, si mangia e beve allegramente, poi è Mario che fa la domanda che mi aspettavo arrivasse.
«Che tipo era Anna, da giovane?»
Loro si guardano, Lucio risponde dopo aver sorseggiato del vino.
«Anna era una gran bella ragazza, ne eravamo innamorati tutti e due, anzi, ne aveva di corteggiatori, ma lei amava stare con noi. Eravamo troppo amici e nessuno dei due si decideva a lasciarla all’altro, così, quando è arrivata la chiamata per il concorso nei Vigili del Fuoco, l’abbiamo lasciata così, senza una spiegazione, da veri vigliacchi. Ritrovarsela davanti, al corso e vedere che bella donna è diventata, è stato davvero un piacere. Ci fa anche piacere vederla con un uomo dalle tue qualità, diversamente ci sarebbe dispiaciuto, ed è per questo che le abbiamo chiesto di conoscerti. Abbiamo fiducia che la nostra diventi una bella amicizia, ci troviamo bene con te e lei e, da quanto sembra, anche alle nostre mogli la compagnia di Anna sembra piacere.»
Nel finir la frase, guarda sia mio marito, che le due donne, che annuiscono compiaciute. Restiamo tutti un momento in silenzio, poi Mario alza il bicchiere, e propone un brindisi, a questa nuova amicizia. La serata prosegue allegramente, poi ce ne torniamo a casa. Lungo il tragitto restiamo in silenzio, quando siamo a letto, lui non ha voglia di dormire. Mi stringe a sé, mi bacia, poi mi fa la domanda che supponevo mi avrebbe fatto.
«Quando ti ho conosciuto eri vergine, ma certi lavoretti di bocca li sapevi fare: chi dei due ti ha insegnato?»
Lo guardo in silenzio e decido che è ora di dirgli tutto.
«Lucio, mi ha insegnato a succhiarlo, mentre Roberto è stato il primo a farmi godere con un 69.»
Lo sento respirare profondamente. Mi stringe a sé, mi bacia con passione. Le sue mani scorrono lungo il mio corpo, ben presto sento le sue dita insinuarsi fra le pieghe della mia fica, che si bagna per l'eccitazione. Lo sento premere, con la sua erezione contro il mio fianco, mi giro, glielo prendo in bocca. È duro, eccitato, mi sale sopra, mi scopa con passione. Mi pompa sempre più forte, con impeto, e quando ho raggiunto il mio primo orgasmo, mi gira di lato e mi mette due dita in bocca.
«Succhia e pensa che sono loro che ti stanno scopando in due.»
Resto per un momento sbalordita. È come se mi avesse letto nel pensiero, poi mi rendo conto che si è eccitato ad una simile fantasia e decido di assecondarlo.
«Porci, scopatemi, e tu? Che aspetti a mettermelo in bocca? Si voglio tre cazzi, tutti per me. Dai, sfondatemi.»
Godo e lui mi scopa sempre più forte, fin quando abbiamo un orgasmo devastante, entrambi nello stesso momento. È qualcosa di travolgente quando mi inonda il ventre. Stremati, ci distendiamo di lato, restando abbracciati. Lo bacio e lui mi stringe a sé. Poi, quando i nostri respiri son tornati quasi normali, mi parla lentamente, con un tono pacato e dolce, ma risoluto.
«Dimmi la verità, te li sei scopati tutti e due? Da quanto dura la storia?»
Lo guardo e decido che lo amo e devo esser sincera con lui, costi quel che costi.
«Non me li ricordavo nemmeno, fin quando non lì ho rivisti al corso. Mi hanno detto che fra loro si scambiano le donne e che gli sarebbe piaciuto che anche noi stessimo al gioco. E non dura da niente: me li son scopati entrambi nella loro caserma, il giorno del corso, insieme, proprio come hai immaginato tu. Lo so che ti ho tradito, che sono una moglie ingrata, ma non ti so spiegare quello che mi è preso quel giorno, ero come impazzita o, forse, li volevo da tanto. Decidi tu quello che vorrai fare, io accetterò ogni tua decisione, anche l'eventuale fine del nostro rapporto. Sono stata una stupida e son pronta a pagarne le conseguenze.»
Si gira di scatto, mi guarda e, per un momento, mi mette paura davvero, poi mi abbraccia e mi bacia con molta passione. La sua lingua entra dentro la mia bocca e limona la mia.
«Non dire cazzate, lo avevo capito che doveva esserci stato qualcosa fra voi, ma volevo che fossi tu a confessarlo. Se ti fa piacere, ci possiamo provare a giocare con loro; da tempo avrei voluto che fossi un po' più troia, forse così di colpo è un tantino troppo, ma due, in una botta sola, non scherzi per niente. Mi sta bene. Le loro mogli mi piacciono, come tu piaci a loro. Dal loro modo di fare, ho capito che c’è intesa e questo mi piace. Organizza e poi vediamo.»
Detto questo si gira e si addormenta, mentre io resto sveglia, cercando di assorbire le forti emozioni che ho provato negli ultimi giorni. Due giorni dopo, passo a Città Mercato per dei saldi che desidero vedere. Mi sento chiamare, mi giro e vedo Rita, che mi saluta con un bacio sulla guancia. Ci mettiamo sedute davanti ad un bar e, dietro due caffè, ci mettiamo a parlare come due vecchie amiche. Lei è curiosa, vuole sapere del passato di suo marito e della nostra scopata in caserma. La sera, quando son tornati, erano eccitati ed euforici, al punto tale che le hanno scopate in piedi, una appoggiata all’altra. Soddisfo tutte le sue curiosità, poi è la mia volta di chiedere. Voglio sapere come si son conosciuti e di come sia cominciato il loro insolito rapporto e poi del comandante della caserma. Lei mi racconta che li hanno conosciuti appena finito il corso e si sono sposati dopo il trasferimento nella nostra città, dove avevano inaugurato una nuova caserma e il comandante, che li conosceva da sempre, essendo stato il loro capo squadra, li ha fatti trasferire sotto il suo comando. Sono amici da sempre e gli è molto dispiaciuto quando, sei anni fa, la moglie del comandante è morta per leucemia.
«Noi quattro già giocavamo allo scambio. Lo abbiamo fatto praticamente da subito, appena sposati. La prima estate siamo andati in vacanza in campeggio e, sotto la tenda, la seconda sera, scopavamo vicini, gli uni agli altri e, poiché fra me e Monica, già si giocava a leccarci un po', è stato naturale che, alla fine, ci siamo scambiati i mariti. La cosa ci è piaciuta al punto che, quando abbiamo deciso di metter al mondo un figlio, non abbiamo prestato molta attenzione a chi ci inondava la vagina, anche se, devo dire la sincera verità, in quel periodo, ci scopavano in doppia entrambi davanti e, quando venivano, era un vero fiume di sborra che ci riempiva l’utero. Quando è morta la moglie di Moreno, il comandante, tutti ne siamo rimasti addolorati e, dopo un anno, al compleanno di Lucio, lo abbiamo invitato alla festa a casa nostra. Fu una bella bisboccia che, una volta finita, eravamo tutti brilli e, complice l’alcool, ci siamo lasciati andare. Alla fine, anche lui si è trovato nudo a scopare con noi e, credimi, di cazzi ne ho visti, ma come quello di Moreno è difficile trovarne. Dammi il tuo polso, ecco, vedi che le mie dita non lo cingono, il cazzo di Moreno è grosso come il tuo polso. Quando lo senti dentro, ti sfonda che è una meraviglia.»
La guardo un poco stupita, poi lei mi dice che, insieme a Monica, hanno fantasticato di potersi fare una bella leccata con me. Ridendo le comunico che mio marito ha accettato l’idea di una bella serata a scopare insieme. Fa un salto di gioia ed afferma che non me ne pentirò. Il sabato successivo, ci troviamo tutti a casa loro e c’è anche Moreno. Quando mi vede, mi bacia e mi sussurra che non vede l’ora di scoparmi, poiché non gli è riuscito in caserma. La serata si svolge con molta allegria e, tra uno stuzzichino ed una bevuta, ben presto ci troviamo tutti nudi, in una camera, su un letto matrimoniale. Io mi ritrovo fra le braccia delle due donne che mantengono quanto promesso. Il primo orgasmo sono loro a farmelo provare, leccandomi tutta e poi si dedicano, insieme a mio marito, che si ritrova con due puttane scatenate, che lo leccano e succhiano, fin quando non se le scopa ripetutamente. Per me, invece, la cosa si fa più complessa. Ben presto, mi ritrovo con Lucio in culo, Roberto in bocca e Moreno che mi osserva e poi, lentamente, mi pianta la sua trave davanti. Vi giuro che mi son sentita squartare la fica! Godo e urlo a bocca piena, guardando mio marito che si gira e mi fa un sorriso compiaciuto. Mi scopano lentamente e, quando vengo di nuovo, cambiano posizione. Moreno si distende supino e loro mi fanno mettere di culo sul suo cazzo, che svetta come un palo enorme, mi sfonda anche il culo. Mi sento aprire e sventrare l’intestino, li supplico di far piano, ma loro non demordono.
«Zitta, che poi vedrai, ti piacerà. Sentirai come ti sfondiamo.»
Lo sento entrare fin dentro lo stomaco, ma il bello viene quando Roberto mi penetra davanti. Li sento che mi sfondano e, quasi senza che me ne accorgessi, li incito a far di più. Mi scopano con un sincronismo perfetto che mi fa godere, quasi svengo dal piacere che provo. Giro il capo e vedo che Lucio e mio marito scopano in doppia Rita, che gode, mentre lecca la fica di Monica. Lo vedo che gode come un porco, anche lui. Il primo ad arrivarmi dentro è Roberto, che mi inonda la fica con un grido di piacere. Sento che riversa dentro di me getti di sborra caldi, poi, esausto, si sfila e subito viene rimpiazzato da Lucio, che ha tolto il cazzo da Rita e lo pianta dentro di me. Mi pompa con impeto, mentre Roberto se lo fa leccare da Rita e Monica. Lo sento che è quasi al culmine, mi guarda, mi sorride e poi sborra, ma non lo lascia tutto dentro, lo sfila e me lo pianta in gola.
«Bevi che, se eri una meraviglia allora a succhiare il cazzo, figuriamoci ora. Bella bocchinara, succhia e ingoia.»
Godo e lecco senza tregua, mentre sento anche il grido di mio marito che inonda la fica di Monica, che non se lo lascia scappare. Poi Moreno mi rigira e mi mette a pecora. Posizionato dietro di me, mi pompa il culo come un toro scatenato. Mi tiene per i fianchi, poi, con una mano, mi tira i capelli, per farmi inarcare il bacino così da prenderlo meglio. Godo e urlo di piacere, mentre lui mi squassa il culo. Ho un orgasmo anale sconvolgente.
«Vengo. Mi fai venire di culo. Dai, ancora più forte.»
Lui non se lo fa ripetere due volte e mi sfonda il culo, me lo spana con quella trave che si ritrova fra le gambe.
«Bella troiona! Lo avrei già fatto, ma, in caserma, mi sei sfuggita. Adesso ti sfondo e poi te lo riempio di sborra.»
Lo sento irrigidirsi e subito dopo, come un fiume in piena, mi riversa dentro il retto una quantità industriale di sborra bollente, che mi sembra arrivare fin dentro lo stomaco. Godo e cado sfinita sul letto, mentre lui si sfila: devo aver il culo ridotto ad un cratere, perché avverto come una sensazione di fresco e, subito dopo, mi cola tutto dal culo. Mentre resto distesa, sfinita e sfondata, le calde labbra di Rita mi leccano il martoriato culetto e detergono tutto quello che ne esce. Il resto della serata è tutto dedicato a succhiare e bere altra sborra, che sembra non finir mai di sgorgare dalle palle dei nostri instancabili tori, che ci sfondano a più riprese. Dopo quella sera, sono cambiate diverse cose. Il mio guardaroba è totalmente rinnovato. Via pantaloni e scarpe basse e dentro tutto ciò che serve per esser conturbante e troia. Mio marito ed i miei amici sono diventati inseparabili e non perdono occasioni per sfondarci tutti i buchi. Sul lavoro è cambiato il direttore, che se né andato in pensione con il rammarico delle mie colleghe. Al suo posto è arrivata una donna che, dopo due giorni, già mi leccava assieme ai miei amici. Una vacca più vacca di noi tre messe insieme, che si è presa Moreno e mio marito insieme, in doppia, in fica, a cui ho raccontato come si comportavano le mie colleghe che, adesso, devono subire le sue e mie angherie. Grazie al corso antincendio, adesso so come spegnere il fuoco della lussuria che si è acceso dentro di me.
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2 anni fa
baxi18, 55
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sono un cornuto!
Mi chiamo Marco, ho 35 anni e da tre sono sposato con Milena. Sono di media statura, capelli neri, occhi marroni; lavoro come consulente finanziario in una banca. Milena ha la mia stessa età, è una bella donna alta 1,70, bionda, occhi chiari, seno una buona terza piena, cosce lunghe, ed un bel culo tondo e sodo. Da quando siamo sposati, ho iniziato a sospettare sulla sua fedeltà. Non ci sono stati fatti specifici, ma avevo notato, qua e là, indizi significativi: uscite la sera con amiche che non conoscevo, oppure qualche chiamata, cui non aveva risposto, dopo aver fatto squillare a lungo il telefono, insolite distrazioni, un tono distratto in certe nostre conversazioni telefoniche, come se stesse con qualcuno. Infine la svolta qualche giorno più tardi. Quella mattina l'ho chiamata dal lavoro e quella sensazione che potesse essere con qualcuno si è ancor più rafforzata. Qualche frase spezzata, un'esclamazione inspiegabile, insomma segnali che portavano ad un'unica conclusione: non era sola! Ho interrotto la comunicazione, avvertendo che al lavoro sarei stato impegnato fino al pomeriggio, così da non farle sospettare che io potessi interrompere quello che stava facendo. Ho lasciato l'ufficio con un pretesto: in piena estate, c'era poco lavoro e poca gente, quindi la mia assenza non sarebbe stata notata. Son corso a casa che non dista molto dal mio posto di lavoro: solo circa 15 minuti d'auto. Era necessario arrivare velocemente, per scoprire cosa stava succedendo. Il mio cuore batteva forte, in un misto di angoscia ed eccitazione. Quando son arrivato a destinazione, ho lasciato la vettura nel parcheggio sotterraneo e questo mi ha permesso di raggiungere direttamente il nostro appartamento, senza esser visto da nessuno e, senza indugio, sono entrato silenziosamente in casa. Sono andato verso la nostra camera, ho aperto la porta e lì l’ho travata, sul nostro letto matrimoniale, tutta presa a gustarsi i suoi giochi erotici. La prima cosa che ho visto, è stato un culo peloso rivolto verso di me, che si muoveva ritmicamente, su e giù, su e giù. Ero paralizzato. Non è che non me lo aspettassi, ovviamente, ma constatare che i miei sospetti erano brutalmente confermati, era qualcosa di troppo forte. La mia irruzione non è passata inosservata, nonostante il detentore del culo peloso e la mia Milena, sotto di lui, se la stessero godendo alla grande. Milena mi guardò con un misto tra sorpresa e shock. Non se lo aspettava, era ovvio, e avrebbe preferito non farsi trovare in quella posizione, anche questo era evidente. Io ero senza parole ed anche Milena. Mentre il "culo peloso", si tolse da Milena e, appoggiatosi accanto, sul gomito destro, mi guardò con un'espressione tra il sorpreso ed il malizioso.
Ruppe il silenzio, chiedendo:
«Chi sei?»
Che sfacciato! Non ho potuto rispondere a nulla, ma la cagna ha recuperato la calma ed ha risposto per me:
«È Marco, mio marito.»
E, come se ci trovassimo nella più innocente delle situazioni, ha completato la presentazione dicendomi:
«Questo è Massimo... Un mio amico.»
Tanta sfrontatezza aumentò il mio stupore, inibendomi di proferir parola. Un senso di dolore ed umiliazione mi aveva paralizzato, ma, da qualche altra parte, nel mio intimo, quella scena mi aveva eccitato al massimo. A poco a poco sono stato in grado di realizzare la situazione che avevo davanti agli occhi. Erano entrambi completamente nudi. Il corpo bello ed esuberante di Milena era sdraiato sulla schiena, con le gambe divaricate e le grandi tette che le svettavano sul petto. L'uomo che se la godeva era un individuo alto, magro, piuttosto peloso, che mi guardava con curiosità e un cenno soddisfatto. Sicuramente si godeva il fatto che io ero il cornuto e lui era colui che me le aveva appena fatte. Il suo cazzo era ancora teso, proprio come l'aveva tirato fuori dalla fica di Milena quando ero entrato. Ho notato subito che aveva un arnese di generose dimensioni, più grande del mio in spessore e in lunghezza. Visto che ancora non pronunciavo parola, Milena ha ripreso:
«Non so cosa vorresti fare: potremmo continuare a stare insieme o potremmo divorziare, ma, in ogni caso, io non smetterei di andare a letto con Massimo.»
Il fatto che abbia messo le cose in modo così chiaro, mi ha aiutato a superare la mia perplessità e dire quello cui facevo fatica a credere che fosse uscito dalla mia bocca.
«No, Milena. Non voglio divorziare. Voglio continuare ad esser tuo marito e mi farò una ragione se hai bisogno di qualcun altro per esser chiavata in maniera così energica ed appagante.»
Il bull si è fatto una risata piena di soddisfazione. Milena mi guardò attonita e, come se quella soluzione fosse la più bella del mondo, si voltò verso di lui e lo baciò appassionatamente sulla bocca. Hanno limonato per alcuni minuti, mentre io guardavo sempre più ferito ed umiliato, ma, nello stesso tempo, sempre più eccitato, come dimostrato dal gonfiore nei miei pantaloni. Quando finalmente decisero di separare le loro bocche, Milena mi guardò di nuovo con lui davvero incuriosito. Di nuovo, il suono delle mie stesse parole mi sorprese, perché io stesso facevo fatica a credere a quello che dicevo.
«Non voglio perderti. Voglio stare con te, anche se devo abituarmi a vederti scopare con un altro.»
Era una totale soggezione alla libertà di decidere della vita sua e mia, senza limiti e/o condizioni.
«Chiudi la porta e goditi lo spettacolo!»
Molto lentamente si chinò sull'uomo, abbassò la testa e cominciò a baciargli il membro duro. Fece scorrere la lingua su e giù sul tronco, leccò delicatamente il glande, scese con le labbra e la lingua lungo il palo rigido, si dedicò a baciare, leccare e succhiare le palle dure e piene, risalì il tronco fino a ingoiarlo tutto con gioia. Massimo giaceva supino, con chiara espressione di soddisfazione, ed emetteva eloquenti gemiti di piacere, senza esimersi dal sottolineare:
«Brava, zoccola! Fa vedere al cornuto come si succhia e lecca un bel cazzo come questo! Dai, continua. che ti voglio inondare la gola di sborra. Dai, troia, succhia!»
Milena proseguì in quel compito, mentre io ero ben consapevole della sua maestria nel portare a termine quel gioco, finché lui le chiese di farlo sborrare:
«Dai, vacca, succhia che sborro!»
Un suo grido, da vero porco, rese evidente il momento in cui, a seguito del succhiare di lei, le stava riversando in gola tutta la sua sborra. Milena ha proseguito nella sua azione, fino a spremere tutto il succo che poteva ottenere e, solo allora, ebbe a lasciare il grosso randello con la lentezza di chi abbandona qualcosa che in realtà avrebbe voluto ancora tenere per sé. Poi si alzò sul letto, mi guardò di nuovo e mi disse con fermezza:
«Se vuoi vedere quanto son troia e come ti faccio cornuto, devi farne parte. Vieni a baciarmi!»
Mi avvicinai a lei e premetti la mia bocca contro la sua. Le ho fatto scorrere la lingua dentro, avvertendo subito il sapore acre di sperma e succhi vaginali di cui era inzuppato quel cazzo, prima che lei lo pulisse con il pompino. Quando ha ritenuto che avessi già assaporato abbastanza i sapori del sesso nella sua bocca, si è staccata e mi ha inflitto un nuovo ordine:
«Ora leccami e succhiami la figa, quella dove, fino a poco fa, ha scopato un altro! Me l'ha farcita bene già una volta e, quindi, la trovi ben ricca di crema!»
Ancora una volta ho obbedito, senza chiedermi perché mi stavo sottoponendo a questa ulteriore umiliazione. Mi inginocchiai accanto al letto, affondai la testa tra le sue gambe e presi a leccarla a fondo. Il mio stato d'animo era ridotto ad uno straccio, mi sentivo umiliato, deriso, ma la situazione mi eccitava terribilmente. Senza muover le gambe, affinché continuassi a succhiare, lei avvicinò il busto al corpo di Massimo e prese a baciarlo sulla bocca, sul collo, dietro le orecchie e sul petto peloso. Dalla mia posizione li sentivo parlare appassionatamente. Lui non smetteva a prodigarle lodi e complimenti.
«Sei la mia femmina, la mia vacca da letto, la mia puttana dolce e succhiacazzi, che voglio sfondare tutta!»
Lei mugolava e gongolava compiaciuta, ricambiando.
«Tu sei il mio toro, un maschio fantastico, una vera fonte di sborra calda!»
Si baciavano con passione e piacere con tutto il trasporto possibile. Alla fine la mano di Massimo mi separò dal sesso di mia moglie.
«Togliti, cornuto, che la voglio scopare ancora!»
Le salì di nuovo addosso e, dalla mia posizione più bassa, ho notato che il suo cazzo era di dimensioni davvero notevoli e, con un affondo deciso, le sprofondò di nuovo in quella grotta che, almeno finora, avevo considerato solo mia, mentre lei, gemendo di piacere, tornò a circondandogli la vita con le sue gambe.
«Dai, sfondami! Sei un toro meraviglioso! Guarda, cornuto, come mi sfonda!»
Mi son seduto per terra a guardare come scopavano. E devo ammettere che è stato un vero spettacolo. Subito le sue grida ed i gemiti di piacere di Milena hanno riempito la stanza, fin quando, dopo diversi minuti che scopavano intensamente, sono venuti insieme. Lui si è svuotato di nuovo dentro mia moglie, e ancora io ho avuto il compito di pulirle la fica da ogni traccia della sborrata, mentre la bocca di Milena faceva lo stesso con il cazzo del suo amante.
Massimo mi ha toccato scherzosamente la fronte, chiamandomi cornuto in tutte le varianti che gli venivano in mente. Quando Milena ha finito il suo lavoro di pulizia, ha voluto che io l’ascoltassi attentamente.
«Sia ben chiaro che, d'ora in poi, continuerò a scopare con Massimo. Lo sai vero? Ho deciso che gli affido, in maniera incondizionata, figa, bocca e culo, e, per quel che ti riguarda, potrai vederci quando scopiamo, a condizione che tu esegua quanto ti chiediamo. Se sarai bravo ed ubbidiente, poi continuare ad esser mio marito e scopare con me, quando Massimo è lontano, altrimenti me ne vado con lui.»
L’ho guardata, cercando di capire.
«Ma... come siamo arrivati a tutto questo? E perché hai deciso così?»
Lei mi ha sorriso in maniera ironica.
«E me lo chiedi? Al matrimonio di tua cugina, c’era un vecchio che, per tutto il giorno, non ha fatto altro che sbirciare fra le mie cosce e tu, che hai fatto, quando mi ha toccato ripetutamente il culo? Mi hai detto che le mie recriminazioni erano esagerate, perché lui era solo un po’ sbronzo! Io, però, ho notato come ti eri eccitato, né più e né meno come ti è successo ora! Ma guardati! Hai il cazzo duro pure ora che mi hai visto chiavata da questo toro stupendo!»
Effettivamente tutti abbiamo abbassato lo sguardo per dare un'occhiata al famigerato rigonfiamento dei miei pantaloni. La sua voce ha risuonato molto dura.
«Per questa volta, ti puoi fare una sega, ma appena torni in ufficio, non qui; però, in futuro, te la devi meritare! Inoltre fammi un piacere: Prima di tornare al lavoro, scendi in farmacia e prendimi del lubrificante, perché lui mi vuole sfondare anche il culo e me lo voglio godere per bene, senza aver dolore.»
Sono sceso e risalito velocemente e, dopo avergli consegnato il flacone di lubrificante, lei mi ha imposto di tornare al lavoro, tanto al resto avrebbe pensato lui. Mentre me ne andavo, Milena mi ha dato un bacio e ha detto una cosa che mi ha davvero fatto eccitare tantissimo:
«Ho deciso che condurrò la mia vita con te in questo modo, perché è così che mi piace, quindi fa la tua parte ed aiutami a godermela. Sei un buon cornuto e, per questo, ti amo di più. Non preoccuparti, Massimo non sarà il solo, ce ne saranno altri che semineranno nel mio giardino, in modo tale che tu possa godere di corna sempre ben fresche e lucide.»
Non sono riuscito ad arrivare in ufficio; appena in auto, mi son segato ed ho schizzato immediatamente. Cazzo, sono un cornuto e mi sento soddisfatto.
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2 anni fa
baxi18, 55
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Il mio ragazzo è un cornuto.
Mi chiamo Lucia, sono una ragazza di 24 anni fidanzata da cinque con Angelo. Fisicamente sono alta 1,70, bruna dai capelli ricci ed occhi verdi. Ho una buona quarta taglia di reggiseno e, secondo il mio ragazzo, ho un culo fantastico. Angelo ha un anno meno di me, ha un bel fisico e anche un bel cazzo, che mi fa godere molto quando mi scopa o mi fa il culo. Sì, mi piace anche farmi inculare, perché, nel mio intimo, sono alquanto puttanella. Prima di lui ho avuto altre esperienze con persone anche più grandi di me, che mi hanno insegnato tante cose sul sesso: ad esempio far pompini stupendi o essere iniziata al piacere anale. Vivo con Angelo anche se non siamo sposati e quello che voglio raccontarvi è successo un anno fa.
Eravamo ad inizio estate, un pomeriggio a metà settimana, sono uscita dal lavoro prima del solito, faccio la segretaria, e son ritornata subito a casa: volevo rilassarmi e bere qualcosa di fresco, perché faceva molto caldo. Angelo, di solito, arriva più o meno contemporaneamente a me, lavora per una compagnia di telefonia mobile. Arrivata sotto casa, ho avuto una piacevolissima sorpresa: Diego, era venuto a trovarci, è un nostro caro amico che non vedevamo da più di cinque mesi, perché, per motivi di lavoro, si era trasferito in una città abbastanza lontana da noi. Ho sempre avuto un debole per lui, perché, fisicamente, è ben messo ed attraente, più del mio ragazzo, e, più d'una volta, ho desiderato poter scopare con lui. È una persona molto allegra e divertente, sempre di buon umore, fa battute sempre con il doppio senso e questo è un altro motivo che mi ha insinuato l’idea che anche lui volesse scopare con me. Ha la stessa età di Angelo, sono molto amici perché si conoscono dai tempi delle scuole elementari.
«Diego, quanto tempo è che non ci si vede? Come stai?»
Lui subito mi abbraccia e mi sorride.
«Bene e tu? Ti ho telefonato stamattina per dirti che ero arrivato, ma non mi hai risposto: immagino che stavi lavorando. Ho lasciato un messaggio in segreteria.»
Ci siamo salutati con grandi effusioni. La gioia di vederci è stata reciproca. Esser stretta a lui in un caloroso abbraccio, mi ha fatto provare un piacevole brivido, che mi ha attraversato tutto il corpo. Onestamente, Diego ha sempre avuto qualcosa di speciale, non solo fisicamente: è qualcosa che mi intriga moltissimo. Come ho detto, lui mi ha sempre eccitato. È stato bello vederlo, percepire quel brivido e sentire come si erano induriti i miei capezzoli, come si bagnava la mia fica, al punto di farmi ancor più desiderare di scopare con lui. Sapere che Diego è intimo amico di Angelo, è come lo fosse per entrambi, anche per me: qualcosa di irraggiungibile, ma, nello stesso tempo, anche infinitamente eccitante. Siamo saliti in casa ed abbiamo scoperto che Angelo non c'era ancora: devo confessare che ne ero felice. Abbiamo iniziato a parlare ed a raccontarci come stavano andando le cose da buoni amici.
Dieci minuti dopo, il telefono squillò: era Angelo il mio compagno.
«Ciao tesoro, sono io. Scusami, ma tarderò ancora di un paio d'ore, perché, all'ultimo minuto, sono sorti problemi e son questioni che non posso rinviare a domani.»
Ho guardato Diego, mentre rispondevo al mio compagno.
«No, non preoccuparti. Fai pure tutto ciò che devi e poi, quando esci, vieni subito a casa che ti aspetto.»
Ho riattaccato e Diego mi ha chiesto perché avevo taciuto ad Angelo che era qui. La mia risposta è stata:
«Perché così sarà più bello! Gli faremo una grandissima sorpresa!»
In realtà la verità era ben altra: mi sentivo troia ed ero già intenzionata a farlo con lui e, al solo pensarci, mi si bagnava la fica. Ho spiegato che Angelo sarebbe arrivato in ritardo e gli ho versato da bere. Era del whisky e coca, che piace molto a tutti e due; avevo appena aperto la bottiglia e, tra risate e confidenze, l'abbiamo bevuta tutta. Eravamo, se non ubriachi, decisamente brilli. Era passata più di un’ora e sapevamo che Angelo sarebbe arrivato da un momento all'altro. Tra risate e battute, di tanto in tanto ci guardavamo con cupidigia: lui si era accorto che avrei voluto baciarlo, toccarlo, sfiorarlo. Improvvisamente, senza nemmeno accorgermene, mi ritrovai la mano di Diego sul seno sinistro, me lo accarezzava da sopra la stoffa della camicetta. L'altra era scivolata, molto lentamente, lungo le mie cosce, verso la fica. L'ho scrutato in viso ed ho capito che era l'occasione giusta per soddisfare tutte le fantasie che avevo avuto con lui e, per vero, non ho fatto niente per ritardarla ancora. Presi a carezzargli il rigonfiamento sui pantaloni, constatando che era molto dotato e già molto eccitato. In pochi secondi l'ho tirato fuori e, molto lentamente, ho cominciato a masturbarlo, mentre con l'altra mano gli tastavo le palle. Dopo pochi minuti non ho più resistito: mi son inginocchiata, ho avvicinato le labbra al suo cazzo e l'ho preso in bocca. Un gemito di piacere è fuoruscito dalla mia bocca, mentre lo sentivo andare e venire tra le mie labbra, constatando che era un po' più grande di quello di Angelo. Mi ha eccitato tantissimo vedergli la felicità dipinta sul suo viso, mentre continuavo a succhiarlo. Poi si alzò, mi adagiò sul divano, mi spalancò le gambe e vi infilò la testa in mezzo. Aveva iniziato a leccarmi su e giù, tutta la figa gonfia e bagnata. Gli chiesi, con voce languida, di metter la lingua anche nel mio culo e, senza ulteriori inviti, vi provvide. Sono arrivata in pochi secondi.
«Leccami tutta! Bravissimo, continua così! Dai, leccami anche il culo che così vengo! Diego... VENGO!»
Poi ho preso posizione per un 69, per continuare a darci piacere. Davvero bello sentire il suo cazzo in bocca, mentre mi leccava la fica! Ad ogni sua leccata e succhiata, avvertivo tutto il suo desiderio e, data la foga che ci metteva, sono riuscita a venir di nuovo. Pochi secondi dopo, gli ho sentito dire che anche lui stava per venire.
«Lucia! Lucia! Sto per sborrare! Succhiami che sborro!»
Gli ho chiesto di venire nella mia bocca, perché volevo ingoiare il suo nettare.
«Sì, dai, sborrami in bocca!»
Continuavo a succhiarlo così forte che non ci mise molto a sborrare. Mi ha riempito la bocca di nettare e, a sua volta, ha continuato a succhiarmi la fica, fino a ricevere, anche lui, una buona quantità del mio piacere, direttamente in gola. Ho dovuto ingoiare tutto per non affogare da quanta me ne aveva riversato in bocca, mentre aggiungeva che era proprio quanto desiderava facessi. Continuavamo a toccarci e baciarci, era proprio evidente che anche lui mi voleva da tempo. Mi son seduta, lui si è seduto ed io son salita sul suo cazzo, che, tra l'altro, era ancora duro e sono stata brava a farlo entrare nella mia fica, senza problemi. La cosa mi ha anche stupito, perché con Angelo ho sempre dovuto aspettare un po', prima che si riprendesse dopo aver sborrato. Invece a Diego è rimasto duro dopo essere venuto ed ho nettamente avvertito quanto fosse diventato ancor più grosso e duro nella mia fica, mentre mi scopava. Abbiamo cambiato posizione: lui mi ha disteso e mi è salito sopra. Dopo averlo rimesso dentro, prese a sussurrarmi all'orecchio che era da tanto che mi voleva, che si era masturbato infinite volte, pensando a me.
«Lucia sei meravigliosa! Era da tempo che ti volevo! Sapessi quante volte mi son segato, pensando a te!»
Mi ha scopato così forte da farmi avere un infinito numero di orgasmi, tanto da perderne il conto. Forse nemmeno con Angelo ho goduto così tanto, in una sola volta. Mi sussurrò all'orecchio che stava per venire e, senza ulteriori indugi, lo tirò fuori e mi riempì la faccia di sborra. Dopo aver goduto tantissimo, abbiamo iniziato a parlare e, intimamente, abbiamo avvertito il senso di colpa per aver fatto sesso all'insaputa di Angelo, mio compagno e grande amico di Diego. Abbiamo deciso che quello sarebbe stato un nostro segreto e che la nostra amicizia non avrebbe subìto alcuna scossa. Diego si vestì e se ne andò. Dopo circa quarantacinque minuti, giunse Angelo, senza sospettare alcunché. La sera, nel nostro letto, ho avvertito dentro di me il forte desiderio di confessare ad Angelo cosa era successo con Diego. Sapevo che era una persona di mentalità aperta e che, probabilmente, avrebbe capito, anche se c'era sempre il rischio che si arrabbiasse, mettendo fine alla nostra storia. Ebbene, non solo l'ha capito, ma la sua reazione è stata sorprendente: infatti mi ha chiesto tutti i dettagli di quello che era successo ed è rimasto con il cazzo duro per tutto il tempo in cui è durata la mia esposizione dei fatti. Angelo non ci credeva, me lo ha fatto giurare più volte e, quando l'ha realizzato, che ciò che gli stavo raccontando era vero, e gli ho spiegato che l'avventura era stata ispirata per solo sesso, si è anche incuriosito ed ha iniziato a interrogarmi.
«Bene, tesoro, lo sai che ti amo e, ovviamente, non sono per niente arrabbiato. Dimmi, ti sei divertita? Cosa hai fatto di preciso con lui? Ti è piaciuto? Dimmi tutto senza alcuna reticenza, anzi, voglio che mi descrivi ogni minimo dettaglio.»
Non potevo crederci, non solo l'aveva accettato, ma voleva conoscere tutti i dettagli. Abbiamo parlato per ore e lui mi ha ascoltato, continuando a ripetere che ero la sua "adorabile puttana".
«Amore, lo sai che sei una "adorabile puttana"? Oggi mi hai reso "cornuto"»
Quando abbiamo finito di parlare, era così eccitato che mi ha preso in braccio, mi ha messo carponi e mi ha spaccato la figa con il suo cazzo. Prima di venire, l'ha tirato fuori e mia sborrato sulle mie tette, riempiendole completamente di crema bianca e calda, e alcune gocce mi son schizzate anche sul collo. Poi con le sue mani ha spalmato lo sperma sul mio seno e sulla mia pancia. Abbiamo continuato a parlare e lui mi ha anche riferito che preferiva che l'avessi fatto con Diego, piuttosto che con qualcun altro, che non era affatto preoccupato per la tenuta del nostro rapporto, in quanto aveva molto apprezzato la mia lealtà per averglielo detto. Eravamo al sabato sera, non avevamo voglia di uscire, preferivamo starcene a guardare un film da internet, insomma qualcosa di tranquillo.
Dopo cena squillò il telefono di Angelo, che rispose, parlò per qualche secondo e riattaccò. Io, curiosa, gli chiesi chi fosse.
«Chi era, tesoro?»
«Nessuno, hanno sbagliato numero.»
All'inizio ne fui un po' sorpresa, ma, riflettendoci, perché avrebbe dovuto mentirmi? Abbiamo iniziato a guardare il film e, circa quindici minuti dopo, hanno suonato al campanello.
«Chi sarà? Stai aspettando qualcuno, Angelo?»
«No, no, non aspetto nessuno: andrò a vedere chi possa essere.»
È andato ad aprir la porta e, quando ho distolto lo sguardo dalla TV, ho visto che era Diego. L'espressione del mio viso è cambiata completamente, sono diventata pallida, ero in forte imbarazzo, praticamente non sapevo come comportarmi.
Entrambi sorrisero e Diego, rivolgendosi a me, fece una battuta ironica.
«Che problema hai, amica mia? Ti ho spaventato?»
«No. È solo che non aspettavamo nessuno e son rimasta sorpresa dal tuo arrivo»
Non sapevo proprio cosa dire. Diego, aveva una bottiglia di whisky e delle bibite in una borsa. Ha poi aggiunto:
«Spero di non disturbarvi, ma non avevo intenzione di far festa da solo; volevo bere qualcosa ed ho pensato di farlo, venendo qui da voi, a chiacchierare un po'»
Ci siamo seduti tutti e tre sul divano, in quello stesso su cui avevamo scopato io e Diego; tra l'altro, al solo a pensarci, mi sono completamente bagnata. Senza poterlo evitare, ho guardato il pacco di Diego ed ho notato un bel pacco gonfio, che mi ha fatto capire quanto era duro, poi ho guardato Angelo ed ho notato che anche lui aveva un'erezione di non poco conto. La situazione stava diventando sempre più eccitante, ero decisamente molto entusiasta per come si stava evolvendo la cosa. Improvvisamente Angelo si alzò, andò nella nostra stanza e apparve con una scatola.
«Cosa hai lì, Angelo?»
«È un regalo per te, Lucia, l’ho comprato oggi, mentre facevo la spesa.»
Lui mi si è avvicinato e ha aperto la scatola: conteneva un perizoma, delle calze ed un reggiseno, tutto molto osé: siamo entrambi cultori della lingerie. Angelo ha fatto una domanda Diego.
«Ti piace la lingerie, Diego?»
«Amico mio, onestamente confesso che è una delle cose che mi eccita di più vedere indosso ad una donna. Spero non ti dispiaccia, ma preferirei che Lucia la indossasse e, di certo, ci apparirebbe molto eccitante.»
Un attimo dopo e, per qualche istante, entrambi mi hanno guardato dall'alto in basso e poi Angelo mi ha fatto una richiesta ben precisa.
«Lucia, perché non ti spogli e provi quello che ti ho comprato?»
Ho categoricamente rifiutato la proposta ed ho risposto:
«Ma che dici? Farmi provare quella biancheria, adesso? Per favore, tesoro, non è il caso di scherzare.»
Quello che è successo dopo, mi ha lasciato davvero stupita. Entrambi son venuti verso di me e, senza dire una parola, hanno cominciato a togliermi i vestiti che indossavo, quasi con la forza, senza che io potessi far nulla per impedirlo. Quando sono stata completamente nuda, Angelo si chinò e prese a farmi indossare il perizoma. Ero talmente stravolta in quel momento, da sembrare come in "trance", non facevo più alcuna resistenza e, anzi, mi lasciavo trasportare dagli eventi. Intanto Diego mi aveva messo il reggiseno. Angel tirò fuori le calze, invitandomi a sedere per rendere l'operazione più facile. Era molto eccitante sentire quelle quattro mani che mi toccavano le gambe; non ero mai stata toccata da due ragazzi contemporaneamente e tutto era davvero molto eccitante. Mi hanno portato in camera e mi hanno steso supina sul letto, mi hanno legato mani e piedi e mi hanno infilato in bocca una specie di palla di gomma, per poi prendere a carezzarmi tutto il corpo. Non potevo crederci, erano d'accordo, avevano programmato tutto. Stavo sentendo quattro mani che andavano su e giù lungo tutto il corpo, concentrandosi soprattutto su tette e fica. Ero un lago fra le cosce. Mentre Angelo mi sfregava la fica, Diego mi massaggiava le tette. Poi il mio ragazzo ha chiesto a Diego di leccarmi la fica, ma voleva che lo facesse molto lentamente e con dedizione, per darmi il massimo piacere fino a che fossi venuta più volte per merito della sua lingua.
«Dai, amico, lecca la fica di questa puttanella e falla godere tantissimo, al punto che dovrà assaporare per bene ciò che sente.»
Angelo ha preso la videocamera al fine di immortalare la favolosa leccata che mi stava facendo Diego. Dopo pochi minuti ha posizionato la telecamera sopra un supporto ed ha deciso di partecipare. Cominciò a baciarmi lentamente il collo, scendendo fino ai seni. Cominciò a leccarli, passando alternativamente dall'uno all'altro; lo faceva con particolare delicatezza e dolcezza. È stata una sensazione fantastica sentire entrambe le lingue che mi davano piacere. Hanno fatto quello per più di una ventina minuti e, all'improvviso, si sono fermati. Mi hanno liberato le mani e, anche se non sapevo cosa avevano intenzione di fare, hanno cominciato a spogliarsi, mentre io mi accarezzavo la figa e le tette. Ero super eccitata perché, nello stesso tempo, avevo due ragazzi davanti che erano lì nudi per scoparmi e farmi di tutto. Li vedevo piuttosto eccitati, mentre mi guardavano che mi masturbavo; hanno preso a farlo anch'essi, senza sosta, guardandomi in maniera oscena, perché, a mia volta, li eccitavo, dando spettacolo di me che inserivo diverse dita nella fica e mi toccavo le tette. Ovviamente il fatto di vederli masturbarsi entrambi davanti a me mi rendeva ancor più sfrontata. Ogni tanto toglievo le dita dalla figa e me le mettevo in bocca, per assaporare il gusto dei miei stessi umori. Poi c’è stata una vera sorpresa: ho visto Diego che ha avvicinato la sua mano al cazzo di Angelo. È stato fantastico! Diego ha iniziato a masturbare il mio ragazzo e lui ha risposto, ricambiando. Non riuscivo a crederci: Angelo e Diego si masturbavano a vicenda. A vedere quelle cose, mi sono eccitata davvero tanto, ma anche sconvolta, perché non pensavo potesse coinvolgermi così tanto. Ora avevo una voglia matta di scopare.
«Ragazzi, vi prego, ragazzi, vi voglio entrambi. Scopatemi! Vi prego, scopatemi!»
Senza degnarmi di alcuna considerazione, Angelo guardò Diego e disse:
«Cosa ne facciamo di questa puttana? La scopiamo o la lasciamo qui a desiderare di esser sbattuta? Dimmi, amico, vuoi fotterla o ce ne andiamo?»
Diego ha continuato a parlare con lui, senza tenermi in nessuna considerazione.
«Non lo so. Forse è meglio che andiamo in un'altra stanza e lo facciamo tra noi; la lasciamo qui a desiderare di esser fottuta, oppure possiamo anche chiamare una prostituta e scoparcela mentre lei è legata e ascolta da questa stanza, mentre scopiamo l'altra.»
I bastardi dicevano davvero queste cose per farsi pregare. Volevano che li implorassi a scoparmi e son riusciti nel loro intento.
«Per favore, Angelo, ti prego, fottimi! Voglio che tu mi riempi la fica con il tuo piacere! Vi prego, per favore... fottetemi! Diego, Angelo, figli di puttana, fottetemi, adesso!»
Si son guardati l'un l'altro e poi hanno guardato me; Diego, sorridendomi, ha detto:
«Va bene, troia; rimarremo e ti scoperemo noi due, per tutta la notte, ma sarai stata tu a volerlo!»
Angelo si è avvicinato a me, mi ha afferrato per i capelli e ha detto:
«Succhia, cagna! Prendilo tutto in bocca, puttana!»
Nel frattempo avevo già sentito la lingua di Diego nella mia fica; era stato bellissimo succhiare un cazzo mentre ti facevi leccare la fica! Diego, di tanto in tanto, si fermava e cominciava ad insultarmi, il che, tra l'altro, serviva ad irretirmi ancor più.
«Sei una piccola puttana! Sei una zoccola e ti sfonderemo la fica, puttana! Dai, troia, succhia bene Angelo che poi ti scoperà per bene, mentre tu dovrai succhiarlo a me!»
Avevo già goduto diverse volte; la mia fica gocciolava, sembrava come se mi fossi pisciata addosso. Improvvisamente il mio ragazzo me l'ha tolto di bocca e Diego ha preso il suo posto. Angelo ha iniziato a masturbarsi, guardando come succhiavo il cazzo al suo migliore amico e mi ha anche insultato, facendomi eccitare di più.
«Brava, troia! Succhialo per bene! Gustatelo tutto il suo cazzo! Dai, leccalo bene con la tua lingua da troia! Così, troia, infilalo fino in fondo, voglio vedere come il suo cazzo scompare nella tua bocca; ingoialo tutto, puttana!»
Ero eccitatissima nel sentirmi considerata troia e ci godevo davvero tanto. A sua volta, Diego, ha confermato al mio ragazzo il piacere che stava provando nel farselo succhiare da me.
«Accidenti, questa puttana della tua ragazza lo succhia proprio bene: è fantastica! Guarda come succhia e ingoia! Angelo, guarda quanto è puttana! Lo ingoia tutto per intero, fino in fondo! Guardala! Che succhiacazzi stupenda hai per fidanzata! Guardala!»
Angelo non ha resistito alla scena ed ha iniziato a scoparmi. Mi ha infilato il cazzo tutto dentro con un solo affondo. Lo ha fatto in modo bestiale, molto rudemente, proprio ciò che volevo in quel momento: sentirmi usata e sfondata da lui e Diego. Era una furia scatenata. Mi scopava davvero con forza e passione, unita ad una dose di rabbia, gelosia, che non avevo mai avvertito in lui. Ho capito che, nello stesso momento in cui me l'ha messo dentro, al vedermi succhiare Diego gli ha provocato una eccitazione tutta particolare. Mentre Angelo mi sfondava la fica con colpi di cazzo tremendi, io masturbavo Diego, gli massaggiavo le palle e lui ha continuato ad accarezzarmi i seni ed a strizzarmi i capezzoli. Ero davvero in totale delirio erotico, che mi stava portando all'estasi. Diego mi ha avvertito che stava per venire e voleva farlo sul mio seno.
«Eccomi, sborro! Sì, sborro sui tuoi seni da puttana!»
Anche Angelo era pronto, l'ha tirato fuori per venire sulla mia fica. Curiosamente entrambi hanno sborrato praticamente nello stesso momento. Diego l'ha fatto sulle mie tette e ha versato tanto di quello sperma che è scivolato sul mio corpo, andandosi ad unire a quello che il mio ragazzo aveva depositato su di me.
Sfiniti ci siamo distesi ed abbiamo iniziato a rivangare tutto quello che era successo, giungendo alla conclusione che era stato qualcosa di meraviglioso. Diego è rimasto con noi per una settimana, durante la quale mi hanno scopato anche in doppia.
Quando mi hanno inculato, ho avuto la sensazione che me lo stessero aprendo di nuovo. Li ho sentiti entrare con forza, ma ne ho goduto davvero tanto quando, insieme, mi hanno sborrato dentro. Ho avuto un orgasmo squassante proprio in quel momento.
Ora lui è tornato a lavorare nella mia città, frequenta una mia amica molto troia e adesso io e Angelo li stiamo aspettando per cenare insieme a casa nostra.
Sono così eccitata che sento il perizoma già tutto inzuppato. Dubito che mangeremo molte pietanze: credo che il piatto di base sarà carne di porci, cruda e succulenta.
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2 anni fa
baxi18, 55
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Il mio amico amir.
Mi chiamo Antonio e sono di una regione del Nord Italia. Ho cinquantacinque anni e son sposato da trenta con Simona, che di anni ne ha quarantanove. Abbiamo due figli grandi, che lavorano all’estero. Possiedo una bella fattoria con animali da carne e da latte. Sessualmente parlando, con Simona le cose sono sempre andate bene. Facciamo sesso in maniera sempre soddisfacente, anche se, da tempo mi sento eccitato al pensiero di esser cornuto e, finalmente, ho potuto realizzare questo desiderio. Questa mia particolare ossessione è nata qualche anno fa, quando, d'estate, mentre raccoglievamo il fieno per l’inverno, ho visto uno dei braccianti, che stagionalmente lavorano per noi, che guardava con insistenza il culo di mia moglie. Stranamente mi sono eccitato e da allora, dentro di me, è sempre più aumentato il desiderio di vederla scopata da un altro maschio. Una volta ne ho anche parlato con lei, ma mi ha guardato convinta che stessi scherzando; non mi ha detto nulla e, poiché eravamo a letto, ho allungato una mano fra le sue cosce e l’ho trovata completamente fradicia. La scorsa estate, il comune dove abitiamo ha accolto una decina di ragazzi che scappavano dal loro paese a causa di guerra e fame in cerca di un futuro migliore. Il sindaco ci ha chiesto se potevamo ospitare qualcuno di questi ragazzi e farli lavorare. Noi abbiamo accettato e ci siamo trovati in casa un ragazzo tunisino di ventotto anni. Un bel ragazzo, alto, moro, muscoloso, uno di quelli che per vivere si adattano a fare tutti i lavori che capitano. Amir, questo è il suo nome, è risultato essere un ragazzo per bene, educato, molto tranquillo e volenteroso. Ben presto si è instaurata una bella relazione di amicizia e confidenza, che mi ha portato a fantasticare su di lui e mia moglie, che naturalmente era ignara di tutto. Amir e Simona sono entrati subito in sintonia ed io mi sono accorto di come lui spesso la guardava, cercando di sbirciare nella scollatura o tra le gambe, quando lei si abbassava in cucina per prendere qualche cosa dal mobile. Ho anche notato che mia moglie, ogni qual volta Amir veniva a casa, si faceva trovare sempre truccata, carina e sorridente. Spesso, con la scusa di dover prendere qualcosa nella stalla, mi allontanavo e li lasciavo soli. È stato in uno di questi momenti che, sbirciando in cucina attraverso la finestra aperta, ho potuto sentire i complimenti che Amir rivolgeva a mia moglie, dicendole che, nonostante l’età, era una gran bella donna, sensuale, molto meglio di tante altre italiane che aveva conosciuto e mia moglie, ricambiando il complimento ricevuto con una carezza sulla guancia, gli risponde che anche lui è un bel ragazzo. Dopo aver pronunciato queste parole, vedo Amir bloccare mia moglie contro il frigo e portare la sua bocca alla ricerca di quella di lei. I due si baciano appassionatamente, vedo distintamente le loro lingue che si cercano. Amir continuerebbe cosi per molto tempo, ma lei lo blocca.
«No! Dai, fermati, ti prego! Sono sposata e qui fuori c’è mio marito che potrebbe rientrare da un momento all’altro.»
Così si siedono e io, dopo qualche secondo, facendo un po’ di rumore li raggiungo, facendo finta di niente, senza omettere di notare la patta gonfia di Amir. Doveva avere proprio un bel cazzo, cosa che di sicuro non è sfuggita neanche a mia moglie. Si sa, le donne sono particolarmente brave in queste osservazioni. Ormai la cosa era fatta. Dovevo solo sgombrare il campo per qualche ora e lasciarli soli, ma come fare? L'occasione si presentò durante la fiera annuale tenuta nella festa del patrono. Con Amir andammo alla fiera e, fra un brindisi e l’altro, tornammo a casa che eravamo tutti alquanto brilli. Ci mettemmo seduti sotto il portico ad aspettare i fuochi di artificio. Ad ogni scoppio dei fuochi, esprimevamo la nostra gioia con salti, abbracciandoci e baciandoci. Lasciavo che Amir si strusciasse a mia moglie, per farle sentire tutto il calore del suo corpo. Finiti i fuochi, dissi loro che sarei uscito per far festa con gli amici e che, sicuramente, avrei fatto tardi. Chiesi ad Amir se voleva venir con me, ma lui mi rispose che sarebbe andato a dormire, perché era stanco per la dura giornata di lavoro. Lo salutai con un cenno della mano, baciai mia moglie sulla guancia e feci finta di uscire, sicuro che qualcosa sarebbe successo. Feci un breve giro e, dopo qualche minuto, in silenzio, ritornai sui miei passi. Dopo aver attraversato il giardino, coperto dalle piante, mi appostai alla finestra semi aperta per spiare all'interno. Fu uno spettacolo meraviglioso! Avevano già ripreso quel bacio, interrotto per causa mia. Le mani si frugavano a vicenda, alla ricerca di cazzo e fica. In un minuto mia moglie era già seminuda: Amir le sfilò gli slip, si abbassò tra le sue gambe e prese a leccare con avidità le grandi labbra di mia moglie che implorava e mugolava come una troia, mentre si carezzava il seno.
«humhum… Continua ti prego! Non ti fermare! Non ti fermare!»
Il mio sogno si stava realizzando. Ero felicemente cornuto e arrapato. Amir la leccò per circa dieci minuti.
Poi si alzò in piedi e riprese a baciare mia moglie. Si tolse la maglietta ed abbassò la testa di mia moglie all'altezza del cazzo. Lei, inginocchiata ed a gambe aperte, accarezzava il corpo di Amir dal torace alle gambe, strusciando la bocca sull'enorme cazzo ancora avvolto nei jeans. Erano bellissimi. Ad ogni carezza di mia moglie, Amir chiudeva gli occhi e ansimava dal piacere.
«Sì, brava, continua! Sei stupenda! Ti voglio!»
Lei gli slacciò la cintura e, abbassati pantaloni e slip, tirò fuori, in tutta la sua maestosità, un cazzo con nervature che sembravano scolpite. Mia moglie cominciò a leccare dalle palle. Leccava come un'assatanata. Risaliva con la lingua tutta l'asta per poi avvolgere completamente la grossa cappella, facendola sparire nella sua bocca. Amir era in estasi ed io pure. Quel fantastico bocchino durò per minuti. Mia moglie leccava e succhiava come una puttana, passandosi ogni tanto la mano sulla fica fradicia e lasciando colare dalla bocca al mento la saliva che produceva. Poi Amir si sedette sul divanetto, tenendo il cazzo fermo con la mano sinistra e mia moglie gli si mise sopra cavalcioni, accogliendo nella fica quella grossa mazza che le strappò un sospiro di piacere.
«OOH! Sì! Lo sento tutto! Sì, tutto!»
Simona si godeva Amir, mentre lui la esortava a muoversi come le puttane che era abituato a fottere.
«Sì, troia, sentilo tutto dentro! Ti sfondo la fica! Sei una zoccola e voglio farti godere da matti!»
Lei, con grande maestria, alternava colpi di bacino a baci appassionati. Poi Amir la volle a pecorina. Lui in piedi e lei con una gamba distesa sul divano. Dalla mia posizione potevo vedere distintamente il cazzo che entrava e usciva dalla sua fica, ormai dilatata e slabbrata. Quel cazzo era ben grosso, irrorato degli umori di mia moglie e lei, sotto, godeva e incitava a proseguire.
«Continua, Amir, più forte! Sfondami tutta e fammi godere! Vengo! Ora!»
Amir continuò a scoparla così intensamente per circa dieci minuti, facendola venire diverse volte, poi tirò fuori il cazzo e le punto la cappella sul buco del culo.
«Rilassati, troia, che adesso ti apro anche il culo!»
Era più che chiara l'intenzione del maschio e, con un sorriso di piacere, allungò la mano sul cazzo per agevolare il lavoro di Amir, che, delicatamente, cominciò a farlo penetrar dentro sino alle palle.
«Sì, da bravo, sfondami anche il culo! Mi piace nel culo!»
Sinceramente non pensavo potesse riuscirci, ma lei lo aiutò molto, allargandosi le chiappe il più possibile con le mani, mentre emetteva mugoli più di piacere che di dolore, anche perché, ormai, entrava e usciva senza alcuna difficoltà.
«Bravo! Così mi piace! Dai, non ti fermare!»
Amir alternò culo e figa per una mezzoretta, finché lei si accorse che era pronto a venire.
«Aspetta, non mi sborrare dentro. Ti voglio in bocca. Voglio berti tutto!»
Con una mano se lo sfilò delicatamente, si inginocchiò e cominciò a succhiarlo, finché Amir non esplose un fiume di sborra che riempì la bocca di mia moglie. Era talmente abbondante che fuoriusciva e colava sul mento di Simona, sino al collo e sulle tette. Senza rendermene conto, mentre li guardavo, mi stavo segando e, proprio in quel momento, venni anch’io. Fu bellissimo, ma ancor più bello fu veder mia moglie che continuava a tener quel cazzo in bocca per pulirlo di tutti gli umori rimasti e lo fece finche' non se lo ritrovò moscio; gli diede un bacio come avrebbe fatto se fosse stato un bambino, guardando Amir con un sorriso di soddisfazione. Da allora le cose sono completamente cambiate. Esco spesso la sera e torno tardi. Mi invento sempre impegni di lavoro per dare la possibilità ad Amir di fottere mia moglie, mentre io resto alla finestra a guardare. Poi, una sera, Simona se n’è accorta. Si è girata verso la finestra e mi ha visto. Per un attimo ho pensato che sarebbe scoppiato un casino. Lei è subito corsa in camera e Amir, nel vedermi, è sbiancato. Sono entrato in casa e lui mi ha guardato stravolto.
«Tranquillo, va tutto bene! Vieni con me!»
Lui, ancora mezzo nudo, mi ha seguito in silenzio e, insieme, siamo entrati in camera da letto, dove mia moglie stava seduta sul letto con la testa fra le mani.
«Tranquilla, amore, va tutto bene! Sono stato io che l’ho spinto fra le tue cosce e non ne sono affatto pentito! Non me ne frega niente di quello che può pensare la gente: quello che voglio è che lui continui a fotterti ed a farti godere, come e quando ti va. Sono un gran cornuto e mi piace esserlo, perché non ti ho mai visto così felice da quando lui ti scopa. Se vuoi, adesso, lo facciamo insieme, ma ti prego: smetti di esser preoccupata. Ti amo e voglio solo la tua, ma anche nostra felicità!»
Lei ha sollevato lo sguardo, io l’ho abbracciata e stretta a me, poi mi son girato verso di lui.
«Dai, continuate! Non ti fermare, fa finta che io non ci sia. Starò a guardarvi e, se ne ho voglia, mi unisco a voi, ma tu, adesso, falla godere! Scopala e falla impazzire!»
Da quella sera siamo tutti e tre come una famiglia. Lui dorme con noi nel nostro letto e, a volte, li lascio da soli e vado io a dormire nella sua cameretta; li sento scopare e lei godere. È tutto quello che mi serve per apprezzare la mia condizione di "cornuto" e in questo, per me, consiste la vera felicità.
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2 anni fa
baxi18, 55
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Dopo tanto
Era parecchio tempo che il mio profilo era fermo e dormiente. Poi per vicissitudini della vita mi trovo in questo bel loft dove vivo, e dopo un paio di sere dal suo completamento, con questo stile moderno ma caldo e avvolgente, davanti al camino, il suo calore ha acceso anche qualche cosa dentro di me, sono andato in cabina armadio, ho preso un paio di collant da quella borsa che non toccavo da molto, li ho indossati, e mi sono fatto una sega godendo come non mi succedeva da tempo.Appena finito ho aggiornato il profilo su SC.Sono passati mesi, ma un giorno ecco la coppia che cercavo, una conoscenza non troppo lunga via mail, poi l’invito a casa mia.Lui ha sempre espresso la sua vena cuck a tre, per gustarsi con orgoglio la moglie dopo con calma a casa, ricordando di cosa lei fosse capace. Già questa cosa mi eccita solo a pensarla, ma lui era comunque attirato dalle me foto con intimo, anche sse un po titubante.Lo ho rassicurato facendogli capire che non era un vincolo ma una cosa in più.A lei la cosa incuriosiva, infatti per loro richiesta sotto i jeans quando sono arrivati indossavo collant senza intimo, color carne, che mi hanno fatto avere il Cazzo duro tutto il tempo per il solo contatto con il naylon.Arrivano, in salotto 2 chiacchere, un po di vino, poi invito lei a vedere la camera.Anche lei sotto i vestiti aveva un reggicalze da urlo, e un corpetto trasparente da favola, iniziamo dimenticando di essere in 3, lei quando mi abbassa i jens, e inizia a leccarmi la cappella e le palle da sopra le calze, era più eccitata di me, me le bagna tutte di saliva, quando erano zuppe, avendoci strofinato sopra anche la sua figa che io avevo per bene fatto bagnare, le ho tolte e abbiamo scopato di brutto.Lei voleva prendermi con lo strapon, ma purtroppo per la foga non abbiamo fatto anche quello, ma quando pensavamo di aver finito e sia io che lui andiamo in bagno... lui si era nel frattempo semi spogliato e segato di gusto venendosi tra le mani.In bagno chiudo la porta, mi rimetto i collant, lui si siede sul WC, mi impugna il pacco umido, me li strappa e mi fa una sega purtroppo senza venire perchè ero venuto da poco.È stato molto bello, un legame a tre che mi è piaciuto. Ci ha fatto vivere un legame facendo sentire parte di loro.A.
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2 anni fa
AmandaTRV,
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Ultima visita: 1 anno fa
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La vicina di casa.
Da tre anni abito in un nuovo appartamento nelle immediate vicinanze del mio lavoro. Sono Mario, ho trentacinque anni, e faccio il conducente di mezzi del sevizio pubblico. Sono alto uno e ottantacinque, moro, occhi scuri, spalle larghe e fisico ben curato; sessualmente mi definiscono ben dotato. Non sono sposato. Il mio lavoro mi offre spesso l’occasione di incontri interessanti, dai quali ricavo avventure che soddisfano appieno la mia insistente voglia di sesso, vissuto nel modo più porco possibile. Nell’appartamento, sopra il mio, vive una coppia. Lei una bella donna, alta, capelli scuri, una terza molto abbondante di seno, belle gambe, ma che conduce una vita alquanto dimessa, quasi a non voler farsi notare, schiva al punto da cercare di non destare attenzioni. Lui è il classico tipo molto serio, riservatissimo e d’indole molto docile. Credo che, in casa, sia lei a “portare i pantaloni.” Con loro ho solo scambiato qualche saluto, quando ci si incontra per le scale e, una sera, son rimasto ad osservar lei che saliva davanti a me, ammirando il suo bel culo, anche se coperto da un abito che lo risaltava poco. Con lui ho scambiato qualche parola in più, alle riunioni di condominio, ma inerenti a quelle sole questioni; mi son convinto che fosse un timido, completamente fuori luogo. Un pomeriggio stavo ritornando a casa dopo il lavoro, e, causa l’immancabile cantiere sulla tangenziale, c’era una fila pazzesca. Decido di fermarmi a bere un caffè nell’area di rifornimento. Quando son giunto davanti al bar, vedo la mia vicina di casa che guarda, sconsolata, dentro il cofano aperto della sua vettura. Il titolare del distributore le spiega che c'è un tubo rotto e che, solo l’indomani, il meccanico dell’officina lì presente, potrebbe aggiustarlo. Lei si gira, mi vede ed io mi avvicino sorridendole.
«Mi scusi, la vedo in difficoltà, le posso esser utile?»
Lei mi guarda come se fossi un soccorritore che la salva dal naufragio.
«Oh, grazie, non saprei come tornar a casa: la mia auto ha fatto i capricci ed il mio cellulare ha la batteria scarica.»
Le offro un caffè, che lei accetta, e ci presentiamo. Scopro che si chiama Giuseppina, ma lei preferisce Giusy, sposata con Claudio; ha un figlio ormai grande, che è un ufficiale di Marina. Si stempera la sua tensione e, lentamente, riprendiamo il cammino verso casa. Immediatamente ci ritroviamo in fila che procede lenta. Si lamenta del traffico.
«Accidenti al solito cantiere: questa strada è diventata impercorribile; sai quando la impegni, ma mai quando la lascerai.»
Le rispondo, rivolgendole un sorriso.
«Sì, è vero, ma, tra le tante volte che sono stato in coda, questa sera è la prima volta che non ho fretta di rincasare.»
Lei intuisce il complimento, sorride, poi si gira verso il finestrino, osservando il tramonto dietro grosse nuvole. Mi incalza con malizia.
«Lei è sempre così gentile con le donne cui da un passaggio?»
Le ribatto sorridendo.
«No, solo con le belle signore che abitano nel mio stesso palazzo ed una, in particolare, che spesso ammiro.»
Lei mi guarda fisso negli occhi, poi sorride.
«Voi uomini: sempre pronti a stuzzicare, quando se ne presenta l’occasione. Come mai un bel ragazzo come te, non ha una moglie e dei figli?»
Mi chiede passando dal lei al tu.
La guardo, sorrido e contrattacco.
«Come mai una bella signora come te, con un fisico da sballo come il tuo, vive una vita defilata, di basso profilo, quasi avesse paura di esser notata, quando potrebbe oscurare il sole, se solo lo volesse?»
Lei sorride, poi con un tono decisamente triste, replica:
«Sono passati i tempi in cui amavo andar fiera della mia bellezza; oggi mi limito a far la moglie. Vivo del mio lavoro e cerco di farmi notare il meno possibile e, poi, non è vero che ho un corpo da sballo: tu, che ne sai?»
La guardo e decido di affondare il colpo.
«Credimi, sei una gran bella donna. Farei carte false per averti fra le braccia. Invidio tuo marito che può averti tutte le notti nel letto; a me è bastato ammirarti una volta, mentre salivi le scale, per eccitarmi, poi, mi son dovuto segare per calmare i bollenti spiriti.»
Lei mi guarda, fingendo stupore o indignazione, ma poi si rilassa e sorride.
«Sì, figurati se una vecchia come me, possa eccitarti! Chissà quante donne più giovani di me, ti porti a letto?»
Insisto e attacco giocando il tutto per tutto.
«Scherzi?! Tu vecchia? Ne vorrei di “vecchie” come te e poi, guarda, il solo averti qui, me lo fa tirare!»
Lei si gira ed osserva stupita la mia mano, che evidenzia il pacco già duro.
«Smettila di dir scemenze e dai, che la fila è finita: andiamo a casa.»
Pochi minuti dopo, siamo nel parcheggio del fabbricato, dove lui ci accoglie preoccupato. Bastano poche parole di lei, per calmarlo. Lui mi ringrazia e, insieme, saliamo le scale di casa, poi, quando arrivo al mio pianerottolo, mi giro e vedo lei che evidenzia, il movimento del corpo per salire, facendo risaltare il suo meraviglioso culo, salendo dietro di lui. In cima, si gira, mi sorride e fa l’occhietto divertita. Passano dei giorni e la vedo solo di sfuggita, quando innaffia le piante sul terrazzo o quando va al lavoro, ed è sempre scambiandoci un breve cenno di saluto. Una mattina che ero di riposo (la sera prima avevo finito il turno molto tardi), mentre facevo la doccia, sento suonare alla porta. Metto un asciugamano legato alla vita e vado ad aprire. Immaginate il mio stupore quando me la trovo davanti. Mi chiede, guardando stupita il mio corpo nudo.
«Puoi prestarmi del caffè?»
Mi rendo subito conto che si tratta di una scusa, la faccio entrare e la invito in cucina, dove inserisco una cialda nella macchina del caffè e ne porgo una tazzina a lei, che lo beve in silenzio, mentre mi osserva. Dopo aver bevuto, mi volto per metter la tazza nel lavandino, quando sento, d'improvviso, le sue braccia cingermi da dietro, sotto le ascelle, e le sue mani stringere i miei pettorali, mentre il suo seno si schiaccia contro la mia schiena. Restiamo un attimo immobili, poi mi giro, la guardo e le nostre bocche si uniscono in un bacio carico di desiderio e passione, mentre le nostre lingue si toccano, s’inseguono, si succhiano facendo presagire la forza del desiderio che si è impossessato di noi. Dopo un lungo attimo, mi stacco da lei e passo le mie labbra sul suo collo. Le succhio il lobo dell’orecchio, le accarezzo la nuca, lei geme, poi si stacca da me, mi fissa, poi, parla con un fil di voce, terribilmente languido:
«Lasciami andar via o non me ne andrò più.»
La mia risposta è eloquente. La prendo in braccio e la porto in camera, dove la depongo sul letto e la spoglio velocemente. Nuda è un vero spettacolo. Il ventre quasi piatto, i seni belli grossi e duri, che non presentano un minimo di cedimento, le cosce lisce e ben tornite, ed un magnifico triangolino di pelo che m’invita a leccarlo tutto. Mi distendo su di lei. Sento il fuoco del suo ventre al contatto del mio cazzo duro sullo spacco della fica, che già si è inumidita. Lecco i seni, li mordo e le strappo un primo gemito di piacere. Poi, lentamente, scivolo verso il basso, indugio sull’ombelico e lei, al limite, mi afferra i capelli e mi spinge verso lo spacco: esito ancora un attimo ed ora è lei ad implorarmi.
«Dai, ti prego: non resisto!»
Incollo la mia bocca sulle sue fradice labbra, da cui sta già sgorgando nettare prelibato. Lecco, succhio e raccolgo tutto con la lingua, insinuandomi fra le pieghe del suo sesso, ormai ridotto ad un lago. Afferro con le labbra il clitoride durissimo e molto pronunciato, lo succhio e lei parte in un primo folle orgasmo.
«ODDIO! vengo!»
Trema scossa da brividi di piacere. Il suo corpo s’inarca e poi crolla di colpo, per poi tendersi ancora, mentre io continuo a lappare il nettare che sgorga copioso. Mi tiene la testa schiacciata sulle sue labbra. Lecco e succhio come un dannato, strappandole un nuovo orgasmo. Gode, geme ed urla di non fermarmi. Tende di nuovo il suo corpo ad arco, poi cade di colpo immobile, quasi svuotata di ogni energia. Resto stupito dalla facilità con cui l’ho fatta godere. Improvvisamente lei ha un guizzo, si gira e si distende al rovescio, s’impossessa con decisione del mio cazzo durissimo e prende a succhiarlo, leccarlo e segare a due mani. Scorre la lingua lungo l’asta, poi si infila le palle in bocca. Le succhia, poi risale ed imbocca la cappella, tenendola ben stretta fra le labbra, mentre la lingua si muove come un serpente impazzito. Subito mi rendo conto che la tipa sa il fatto suo. Ne ho conosciute poche di donne capaci di succhiare il cazzo così, da vera ed esperta, consumata, bocchinara. Poi di colpo sale su di me e lo imbocca fra le labbra del suo fradicio sesso. Resto immobile e lei s’impala da sola; scopro che è strettissima. Resto stupito da questa scoperta. Sento il mio cazzo aprirsi letteralmente la strada dentro di lei, che spinge in basso il suo corpo, mentre la bocca si apre per gridare, senza però emettere alcun suono. Scivolo profondamente dentro di lei. Quando sbatto con la punta sul fondo, lei gode e vibra scossa da una scarica di piacere che mai ho visto invadere una donna. Le lascio assaporare fino in fondo l’orgasmo, poi le afferro i seni e le torturo i capezzoli durissimi. Lei, dopo un momento, mi fa inarcare le gambe, si appoggia su di esse con la schiena e comincia ad ondeggiare avanti/indietro, senza sfilarsi un solo millimetro di cazzo da dentro. Ben presto gode, trema e si scuote per il piacere. La guardo estasiato. Perdo il conto di quante volte ha gridato "vengo". Poi la distendo di lato. Lei si stringe a me, mentre io la scopo con un movimento lento, ma costante, deciso, vibrato e lei gode ancora. Cambiamo spesso posizione, poi lei s’inginocchia e m’invita a prenderla da dietro.
«È da tanto che non mi montano da dietro. Un tempo era la mia posizione preferita.»
Mi piazzo dietro di lei ed infilo lentamente tutto il mio cazzo fino in fondo. L’afferro per i fianchi e incomincio un lento, ma costatante pompaggio, che le procura subito altro piacere. Gode, si dimena e sculetta, assecondando i miei affondi, poi, scossa dall’ennesimo orgasmo, si lascia afferrare da me per i seni. La sollevo, in ginocchio, le impasto le mammelle con i capezzoli duri come chiodi. Al massimo della porcaggine, le porto una sua mano sulla fica e le ordino perentorio, con tono severo:
«Toccati, che godi di più.»
Lei scorre la sua mano sulle labbra, sfrega con le dita il grilletto e scivola fino a sentire le mie palle, che massaggia lentamente. Dopo aver goduto, si distende supina, alza le gambe fino a toccare le spalle con i talloni.
«Prendimi così! Voglio vederti mentre godi, sborrami dentro! Dai, è da tanto che non sento il piacere di un caldo schizzo di sborra, dentro di me!»
Sono al limite anch’io, ma voglio strapparle l’ennesimo orgasmo. La pompo con decisione e, al suo grido, le sborro dentro.
«Eccomi! Sborro! Ora!»
«Che bello! Ti sento! Sei bollente!»
Lentamente ci distendiamo e riprendiamo fiato. Lei nota, dalla radiosveglia, che sono quasi tre ore che la sto scopando.
«Devi andare a casa?»
Lei mi sorride.
«No, oggi non viene a casa. In albergo hanno un convegno e resterà fuori fino a sera.»
Le offro di mangiare insieme qualcosa, accetta. Prima ci infiliamo sotto la doccia, dove riprendiamo a baciarci, toccarci. Lei mi sega, mi succhia e si strofina su di me come una gatta in calore. Quando son di nuovo in tiro, mi porta in cucina, dove prepariamo, fra baci e toccamenti vari, un piatto di pasta da mangiare, restando sempre nudi. Lei mi fa sedere, poi s’impala sul mio cazzo e volgendomi le spalle prende, con una forchetta due rigatoni, uno per lei e uno per me, mentre continua a muovere i fianchi, ben piantata sul mio cazzo. Mentre mangiamo scopando, mi racconta un po' di lei.
A diciassette anni si era innamorata del socio di suo padre, un maschio molto fascinoso, che l’ha iniziata al piacere del sesso. Le aveva insegnato tutto, sverginandole sia la fica che il culo. Ne era stata così presa da lui, che lo assecondava in ogni desiderio. Scopavano in ogni luogo o momento possibile e, per non aver problemi, lui le sborrava solo in culo o in bocca, perché era estasiato dalla sua bravura nel succhiare il cazzo. La tresca, però, non era sfuggita alla moglie dell'amante, che aveva minacciato un casino e, poiché era la moglie a finanziare la loro impresa, i suoi genitori non trovarono di meglio che farle sposare Claudio, uno di sei anni più grande, che già lavorava qui come cuoco. Per dispetto, lei, nell’ultimo mese prima di sposarsi, si era fatta ingravidare dal suo amante. Con Claudio si era trovata davvero male. Ottimo marito, ma una frana a letto. Lui, non appena appoggiava il cazzo sul suo pelo, schizzava senza nemmeno darle il tempo di un minimo di godimento. Per un po', aveva pensato di tradirlo, ma aveva da poco ottenuto una cattedra come insegnante e non voleva far nascere casini. Una sera, stanca della solita schizzata di lui, si è ribellata:
«Così non si può continuare! Tu hai appena goduto ed ora è il caso che mi lecchi e fai goder anche me, altrimenti domani la darò al primo che passa!»
Lui aveva esitato un attimo, ma, vista la sua determinazione, aveva eseguito un perfetto lavoro. Per molto tempo era diventato il loro “gioco.” Tu vieni, allora pulisci ed io godo. Col tempo si era dedicata sempre più alla cura del figlio, che era cresciuto sano e forte, fino a diventare ufficiale di Marina. Poi smette di mangiare, si solleva e mi trascina di nuovo in camera e mi dice, sorridendo:
«Ho ancora fame di te.»
Torniamo a letto. Ora siamo entrambi consapevoli che sarà diverso, siamo più calmi, rilassati, ora vogliamo più il piacere che sfogar la nostra voglia. Lei si diverte a succhiarmi. È fantastica. Lo infila tutto in gola con estrema facilità, poi mi guarda e mi sorride.
«Dai, fammi il culo! Ma, ti prego, fa piano: sono davvero tanti anni che nessuno me lo sfonda più.»
Mi metto dietro di lei, lo lecco, succhio e umetto con la lingua. Infilo dentro un dito, poi due. Lo avverto solo un attimo rigido, poi, lentamente, si rilassa e lei insiste affinché la prenda. Infilo la punta e, pian pianino, cercando di non farle male, spingo dentro il mio palo. Lei mi fa fermare un momento, poi, inaspettatamente spinge con forza il suo corpo all’indietro e s’impala di colpo.
«Hhaaiiii…fermo…cazzo, come sei grosso…mi spacchi! No...dai, muoviti, ma piano…»
Limo lentamente quel buco, che si dilata sempre più, fin quando la sento godere. Ci distendiamo di lato. Le metto una mano davanti e le torturo il bottoncino, che serve a procurarle altro piacere. Infilo l’altro braccio sotto di lei e le metto due dita in bocca, mentre ne pianto uno anche in fica e le sussurro all’orecchio.
«Immagina che tre maschi ti stiano scopando!»
Lei ha un violento orgasmo, indice di una fervida fantasia che l’ha subito eccitata.
«…uumuhmhh…sì, porci, depravati, sfondatemi…vengo!»
Trema e gode in maniera completa. Mi fa distendere e, salita su di me di spalle, mi fa inarcare le ginocchia, vi si appoggia e muove lentamente il culo, scopandosi da sola, facendo restare me immobile. Mi guarda e si masturba con la destra, mentre, con l’altra mano, si tocca il seno. Mi guarda vogliosa e si passa la lingua sulle labbra, in maniera da perfetta porca. Poi, con me disteso, lei si gira tenendo sempre il cazzo infilato nel culo e, usandolo come perno, mi attira su di sé e mi chiede di venire ancora. Io le sorrido con falsa modestia.
«Credo che sarà un po' difficile: mi hai spremuto a dovere.»
Lei mi guarda maliziosamente e poi si sfila, si distende e comincia una delle pompe più fantastiche che abbia mai ricevuto. Mi succhia incavando le guance. Lo infila in fondo alla gola, poi lo sfila lentamente, facendomi sentire i denti che lo “rigano”. Mi procura un mix di dolore/piacere sconvolgente. Per ben due volte si ferma e, quando sento che sto per venire, le afferro il viso fra le mani e prendo a scoparle la bocca, affondando tutto il cazzo in gola. Mi ferma, poi sorride:
«Ce ne hai messo di tempo per deciderti a scoparmi in bocca? Avvertimi quando vieni, che voglio gustarmi per bene tutta la tua sborra.»
Lascio libera la sua testa, lei appoggia le mani ai miei fianchi e detta il ritmo. Poi quando sto per venire la blocco e mi permette di schizzarle in bocca. Lo succhia, spreme e munge le palle con la mano, fino a che non esce anche l’ultima goccia. Apre la bocca e mostra orgogliosa la sua lingua ricoperta della mia semenza, l’assapora e poi l’ingoia. Si distende su di me e mi bacia. Restiamo per circa un’ora distesi a parlare del futuro, che ci riguarda, poi se ne va. Per tre giorni il mio lavoro mi tiene lontano da lei, poi al ritorno, m’invita a cena. Resto un momento incerto. Lei mi assicura che non ci sono problemi, lui sa tutto e non ha nessun pregiudizio nei miei confronti, anzi, mi reputa una persona a modo. Quando suono alla sua porta, mi apre lui, mi saluta cordialmente e trovo la casa immersa in un’atmosfera romantica, con luci soffuse, tavola imbandita con candele accese. Lei appare bellissima, mi bacia in bocca con trasporto, poi ci sediamo a tavola e lui ci serve una cena buonissima. Ci scambiamo coccole e, una volta finito di mangiare, andiamo in camera, senza che lui ci dia il minimo disturbo; lei, spogliandosi, mi propone:
«Scopami qui, nel mio letto.»
La scopo con ardore e passione, le faccio urlare ripetutamente il suo piacere. Le sfondo anche il culo e le riempio la bocca di sperma. Quando è sazia, mi rivesto sommariamente e lui mi accompagna alla porta, ringraziandomi per il piacere che ho procurato a sua moglie. Da quella sera, sono passati otto mesi, in un crescendo d’intense emozioni. Ha cambiato il suo look, in particolare, quando esce con me. Abbigliamento molto succinto e tacchi vertiginosi. Al suo primo carsex, è rimasta sconvolta. Piegata a novanta, appoggiata al cofano dell’auto con me dietro che le sfondavo il culo, mentre lei succhiava e faceva godere cinque maschi. Un’altra volta, sull’autostrada, l’ho fatta scopare da tre camionisti, contemporaneamente, che l’hanno sbattuta come una puttana, facendola godere tantissimo. Poi le ho fatto conoscere i prive'. La prima volta ha passato due ore a godere fra le braccia di una donna, esperienza che l’ha veramente affascinata. Le è piaciuto così tanto, che la volta successiva ha voluto provare anche il Gloryhole. È impazzita dal piacere a succhiare più di dieci cazzi che spuntavano dai buchi nel muro, per poi farsi sborrare in viso e sulle tette. Non contenta si è fatta scopare da due tipi MOLTO dotati, che l’hanno realmente aperta. In estate siamo andati in Corsica insieme, solo io e lei. Provare a star nuda fra la gente l’ha fatta eccitare tantissimo. A volte ci dovevamo trovare un posto appartato per scopare da quanto si bagnava. Prima del ritorno, le ho organizzato una Gang, con altri cinque maschi. Siamo stati un pomeriggio intero a scoparla, per poi ricoprile il corpo di calda sborra. Tutto documentato da relative foto, che poi lei ha mostrato a lui, che ne è rimasto molto compiaciuto. Col tempo ho capito quale sia il rapporto fra loro. Con me lei fa sesso, forte, trasgressivo, a volte estremo, ma con lui ha un’intesa fortissima. Me ne son reso conto, dopo alcune volte, quando la scopo a casa sua e, mentre lei gode sul mio cazzo, lui ci osserva in silenzio, nella penombra della camera e, quando lei gode, volge lo sguardo verso di lui, che annuisce soddisfatto. È innegabile l’amore che ha per questa donna che venera come una dea. Circa tre mesi fa, è giunta, nel nostro condominio, una giovane coppia. Lui un ragazzone sempre impegnato a far mille sport, mentre lei un tipino dall’aria timida. Di media statura, bionda con due labbra molto invitanti, seno piccolo, forse meno di una terza, due gambe snelle e ben tornite, sormontate dal suo pezzo forte: un culo perfetto, che lei evidenzia con indumenti che ne risaltano la procacia. Giusy mi fa notare che la ragazza indugia a lungo con lo sguardo, quando mi vede passare. Io ammetto che un bel pensierino su quel culetto l’ho fatto. Poi una volta mi ha chiesto all’improvviso.
«Ti piacerebbe averla nel letto con noi?»
Colto alla sprovvista son rimasto sul vago.
«Ammetto che non mi dispiacerebbe, ma son giovani e sposati da poco, dubito che si possa realizzare.»
Lei mi sorride maliziosa.
«Lascia fare a me: è una donna e fra donne l’intesa è più rapida.»
Non so come abbia fatto, ma dopo una settimana era nel letto in mezzo a noi. Silvia, questo è il suo nome ha una passione profonda per leccare le donne, in particolare la fica, meglio se ben farcita di calda sborra, passione che ha subito contagiato anche Giusy. Per me questo va molto bene, per cui il nostro passatempo preferito è diventato questo: io ne scopo e faccio godere una, poi le inondo la fica, che viene ripulita dall’altra, mentre quella che ha goduto provvede a succhiarmi il cazzo per farlo tornare ben duro per scopare anche l’altra. Con la complicità di Giusy, le ho sfondato anche il culo, che era vergine. All’inizio si è un po' lamentata per il dolore, ma con Giusy che le succhiava il clitoride, con due dita ben piantate in fica, il piacere ha avuto ben presto il sopravvento ed ora si lascia inculare tranquillamente, ma esige che le sborri sempre in fica. Due mattine fa, mi suonano entrambe alla porta, entrano e sono radiose, felici. Silvia sprizzava contentezza da tutti i pori, mi abbraccia sorridendo ed esclama con entusiasmo.
«Sono incinta!»
Resto un momento stupito. Certo, in questi mesi le ho farcito abbondantemente la fica di sborra, ma credevo usasse delle precauzioni. Lei legge il velo d’inquietudine sul mio volto, mi abbraccia più forte e mi bacia.
«Tranquillo. Non ci son problemi, un cornuto che lo alleva ce l’ho anch’io!»
Ridiamo tutti e tre di gusto e poi ci dedichiamo al nostro passatempo preferito.
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2 anni fa
baxi18, 55
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Una serata tra amici – seconda puntata
Nelle settimane successive al nostro incontro con Luigi tutto scorreva nella normalità. Gli impegni del lavoro, come ormai da un po’ di tempo, qualche volta mi portavano lontano da casa. Tornato a casa in tarda serata, dopo una lunga giornata di lavoro fuori città, notai che Teresa, la mia compagna, aveva lasciato la luce accesa all’ingresso ma era già a letto, addormentata. Mi sono spogliato e mi sono infilato nel letto, felice di essere a casa. Mi sono allungato verso il lato di Teresa per darle un bacio e ho scoperto che le sue spalle erano nude. Questo è insolito perché Teresa normalmente indossa il pigiama. Ho esplorato più in basso il suo corpo e ho visto che era completamente nuda. Proprio in quel momento Teresa, svegliatasi, portò la mia mano su uno dei suoi seni. Le strinsi il capezzolo e le massaggiai il seno e lei lancio un gridolino di approvazione. Poi, ormai completamente sveglia, ha posizionato una gamba sul mio corpo e si è tirata sopra di me. La sua successiva mossa fu di infilare il mio cazzo dentro la sua figa. A quel punto, con movimenti secchi e precisi, pompava su e giù per il mio cazzo ormai completamente duro. Il suo entusiasmo nel movimento era tale che in poco tempo sono venuto nella sua figa. In altre occasioni avevo goduto della grande esuberanza di Teresa, soprattutto per la veemenza messa nello scopare.
"Ohhh! Che benvenuto a casa! A chi o cosa devo ringraziare per questo?"
Per tutta risposta Teresa iniziò il suo racconto: “Oggi Maria mi ha telefonato. Mi ha raccontato di una cena che avevano avuto a casa di Antonio e Luana sabato scorso. Avevano bevuto tutti grandi quantità di vino e di liquori, la conversazione tra di loro si era, sempre più, spostata sul sesso, su cosa si divertivano a fare, su cosa fantasticavano di fare e così via.”
Anche le confidenze erano veramente spinte, Luana parlando del suo Antonio, raccontava un suo insistente sogno, lui le confessava che gli sarebbe piaciuto scopare Maria mentre Luigi e Luana guardavano.
Ritornati a casa, Luigi ancora eccitato dalla serata appena trascorsa ma, soprattutto, dalle discussioni fatte, ha spinto Maria contro il muro appena dentro la porta di casa, le ha sollevato la minigonna, si è aperto la cerniera dei jeans e ha spinto il suo cazzo duro nella sua figa ancora molto bagnata. Fu una scopata memorabile, dall’intensità inusuale nei loro rapporti. Scopata finita con una grande sborrata di Luigi in bocca a Maria.
Maria, dopo quella serata, molto interessata alle prestazioni sessuali di Antonio spesso celebrate da Luana, si sentiva pronta a superare quello stato di torpore sul sesso che la caratterizzava. L’idea di fare del sesso con i due amici le dava una spinta per cercare nuove sensazioni anche con il suo compagno.
Teresa, ripetendo le parole di Maria: “Da quella sera scopiamo almeno una volta al giorno con Luigi. Domenica, in un momento di grande eccitazione ho chiesto a Luigi di fare sesso anale, cosa che fino ad ora avevo sempre rifiutato ogni volta che lui me lo proponeva. Mi sono sorpresa nello scoprire che essere inculata mi è piaciuto enormemente. Tra una scopata e l'altra, l’unico argomento delle nostre conversazioni era quello di fantasticare su rapporti con un’altra coppia.”
Luigi, sfruttando il momento, ha proposto a Maria di provare una serata con Luana e Antonio cercando di mettere in pratica tutte le fantasie che ognuno di loro aveva manifestato. Maria ha accettato immediatamente l’invito.
Luigi, parlandone al telefono con Antonio e Luana ha spiegato la loro idea per una serata diversa dalla routine. La risposta di Antonio e Luana è stata immediata, anche per loro andava benissimo e per accelerare la cosa li invitavano per la sera del giorno dopo. Invito ovviamente accettato da Luigi e Maria.
Il pomeriggio successivo, dopo una notte insonne per via della tanta eccitazione, Maria si è preparata per la serata, ha indossato un completo di biancheria intima nero molto sexy con il reggiseno piccolissimo a balconcino e perizoma. Il vestito, un tubino nero corto molto aderente, copriva a mala pena lo slip, scarpe nere con un tacco altissimo.
Antonio e Luana, per mettere a proprio agio gli amici, si erano preparati già nel tardo pomeriggio. I liquori erano in bella mostra su un tavolinetto assieme ai bicchieri. Sul grande schermo davanti ai divani era pronto per essere visto un film porno con coppie scambiste che scopavano in tutti i modi possibili, anche se, per come sono andate le cose nella serata, non è stato necessario avviarlo.
Appena arrivati, Luigi e Maria, accolti da un intenso profumo che avvolgeva la casa dei loro amici, si sono immediatamente sentiti a proprio agio, le discussioni intraprese e l’alcol in abbondanza stavano facendo il loro effetto limando gli eventuali loro ultimi indugi.
Maria, molto eccitata, dopo un po’, prendendo l’iniziativa, disse: “Sento caldo, se per voi va bene, mi denudo un po’”.
Senza attendere la risposta, con un gesto rapido ma allo stesso tempo molto sexy, fece scivolare il vestito restando in reggiseno e perizoma. Si avvicinò lentamente, come una gatta in calore, verso Antonio. Con un movimento rapido ha abbassato la cerniera del suo pantalone infilando una mano e tirando fuori il suo cazzo già duro. Sentite e viste le dimensioni notevoli della verga di Antonio, Maria ha fatto un gridolino di compiacimento, si è abbassata in ginocchio davanti a lui ed ha iniziato a massaggiare e leccare l’enorme cazzo squittendo di piacere. Dopo una abbondante lubrificazione del membro, togliendosi perizoma e reggiseno, si è sdraiata di schiena sul tappeto davanti ad Antonio. Lui, con l'enorme cazzo già totalmente in tiro, la penetrava nella figa mentre Luigi e Luana, entrambi ormai nudi che si palpavano a vicenda, li guardavano. Le sensazioni provata da Maria, riempita dal lungo e grosso cazzo di Antonio erano, come diceva lei, inimmaginabili, il piacere intenso si trasformava ben presto in un orgasmo violento e prolungato. Dopo una lunga cavalcata, con movimenti ampi e lenti, seguiti da altri brevi e veloci, Antonio, raggiunto l’apice del piacere, le ha spruzzato dentro il suo carico. Nel frattempo, Luigi e Luana erano intenti a scopare come conigli sul divano accanto a loro.
Teresa, continuando il racconto di Maria del loro primo incontro a quattro, mi disse che lei le ha detto che subito dopo essere stata scopata, in estasi per l’orgasmo avuto, ha sentito la lingua di Antonio scivolarle su per la fessura dal buco al clitoride. Abbassò lo sguardo e compiaciuta sorrise ad Antonio incitandolo a leccarla. Poi sentì Luigi gemere accanto a lei, guardò verso loro, Luana aveva il cazzo di Luigi inghiottito nella sua bocca. Dai gemiti di Luigi, si comprendeva che lui aveva raggiunto l’apice del piacere e stava venendo nella bocca di Luana. A tale vista, ha lasciato che le emozioni la travolgessero mentre Antonio la portava a un altro orgasmo intenso e profondo.
Teresa continuò “Ormai Maria si è completamente sbloccata, è sempre arrapata. L’apatica priva di stimoli sessuali si è trasformata in una selvaggia scopatrice, con tutti i buchi ormai ben aperti. Oggi mi ha telefonato per dirmi tutto questo e, poi, per informarmi che ha invitato, per una replica, Antonio e Luana a cena questo sabato, si chiedeva se avremmo voluto unirci a loro, aggiungendo, con un sorrisino malizioso, non solo per la cena.”
A queste parole, il mio cazzo era improvvisamente di nuovo duro come una roccia dentro la fica di Teresa.
Teresa, ovviamente, ha sentito la mia maggiore eccitazione “Suppongo che tu sia favorevole ad accettare, giusto? Ho sempre saputo che volevi scopare Maria, ma sei sicuro che ti sentiresti a tuo agio con me, Luigi, Antonio e Luana che ti guardano mentre la scopi? E come ti sentirai, guardando Luigi e Antonio che mi fottono? Perché è questo quello che io sicuramente farò, farmi scopare dai nostri amici."
Ho iniziato a sollevare i fianchi dal letto, spingendo la mia verga sempre più in profondità nella figa di Teresa mentre lei si muoveva sopra di me “Non vedo davvero l'ora di vederti all’opera. A me va bene che ti scopi Luigi e Antonio, a patto che io possa fare lo stesso con Maria e Luana.»
«È quello che immaginavo. Ho già detto a Maria di aspettarci sabato.»
Per il resto della settimana, la nostra vita sessuale è stata piuttosto intensa. Eravamo entrambi entusiasti di quello che ci aspettavamo accadesse sabato sera. Abbiamo scopato tantissime volte, ci siamo succhiati a vicenda quasi tutti i giorni. Teresa ha smesso di indossare il pigiama a letto. Mi ha anche informato che spesso, quando usciva da casa, non indossava più le mutandine, anche se le sue minigonne erano sempre molto corte, né i reggiseni, anche se i suoi sottili top estivi, modellati sui suoi seni e capezzoli sporgenti, erano sempre in bella vista. Ho adorato tutto questo e ho risposto che doveva sentirsi libera di vestirsi come meglio gli andava di fare. Lei ha risposto dicendomi che non avrebbe fatto altrimenti perché la cosa la rendeva sempre molto eccitata.
Sabato mattina Teresa, in previsione della serata, ha fatto un giro per negozi per acquistare qualcosa di sexy da indossare per la cena. È tornata a casa con un abitino nero e un paio di scarpe con tacchi altissimi. Il vestito era stupendo. La scollatura era piuttosto alta sul davanti ma dietro scendeva fino alle fossette nella parte bassa della schiena. Era senza maniche e così corto che era decente solo quando stava in piedi. Quando me lo ha mostrato sono rimasto sbalordito da quanto la rendesse sexy. Poi mi dimostrò come era facile sfilarselo, bastava spostare le spalline e le scivolava giù per le gambe fino alle caviglie, lasciandola nuda.
Siamo arrivati un po' in anticipo a casa dei nostri amici. Anche Maria indossava un vestitino nero ricamato in rosa e marrone su tutto il seno. Trama del ricamo che lasciavano intravedere i capezzoli. Maria si allungò per baciarmi sulle labbra, tenendomi con una mano su ciascuna delle mie guance. Della Maria pudica e timorosa sembrava non vi fosse più nulla, davanti a noi si è presentata un’altra persona, molto diversa rispetta a quella conosciuta in precedenza, infatti:
"Cos'hai nel buco del culo, Maria?" chiese Teresa. Il suo vestito era così corto che quando ha alzato le braccia per baciarmi ha scoperto il culo.
E lei, in modo molto esplicito e che mai prima le avevamo sentito, disse “Indosso un plug anale perché spero che mi allargherà e renderà più facile farmi scopare lì. Luigi mi ha fottuto nel culo e io lo adoro, ma non sono sicura di poter sopportare il grosso cazzo di Antonio, e tu mi dici che anche quello di Alberto è piuttosto grosso.”
Le parole di Maria era un esplicito invito, tutti i presenti a quel punto ne erano consapevoli e da questo eccitati.
Antonio e Luana sono arrivati per ultimi. Luana indossava una leggera gonna di seta con un foulard che le scendeva dal collo e le copriva le tette e finiva per essere legato nella schiena. Muovendosi si intravedevano dal foulard i suoi grossi seni e i suoi capezzoli altrettanto importanti. Mentre camminava la gonna si apriva per rivelare la sua coscia nuda fino all’inguine; era evidente che non avesse nulla sotto, così come Maria e Teresa.
Fu una cena molto sobria ma, allo stesso tempo, molto sexy, ognuno di noi era già consapevole e ben disposto per quello che sarebbe successo dopo, il vino e i brandy bevuti in abbondanza durante e dopo il pasto, hanno accentuato la nostra libidine, se ce ne fosse stato bisogno, eliminando le ultime residue titubanze. Eravamo tutti molto eccitati e pronti a fare sesso, quindi nessuno si è sorpreso quando Teresa, prendendo come al solito l’iniziativa, è andata da Antonio, lo ha baciato sulle labbra, poi ha tirato via le spalline del suo vestito lasciandolo cadere sul pavimento. Si abbracciarono, baciandosi appassionatamente, mentre il resto di noi si alzò dalla tavola della cena e applaudì. Antonio abbracciandola le fece alzare rivelando il buco del sedere a tutti noi. Teresa gli mise le braccia intorno al collo tirandosi su di lui avvolgendo le gambe intorno al corpo, le loro parti intime erano a contatto. Antonio, sfortunatamente era ancora vestito, il suo cazzo non poteva essere a contatto con la sua figa e nessuno dei due aveva le mani svincolate per liberarlo. Luana vide la loro difficoltà, andò in loro soccorso; mentre Teresa si alzava un po' più in alto, Luana tirava fuori dai pantaloni il cazzo di Antonio e lo indirizzava nella figa di Teresa facendolo penetrare dentro.
A quella vista, così eccitante, Maria è venuta di fronte a me dandomi le spalle in modo da poter guardare i due che scopavano in piedi. Ha alzato il suo vestito scoprendo le sue parti intime. Poi ha tirato giù i miei jeans. Non avevo deliberatamente indossato le mutande, quindi la mia verga, ormai ben tesa, si è presentato alla sua vista senza difficoltà e, con un movimento rapido, lo fece penetrare nel suo buco del culo. Ero eccitato da prima che uscissimo di casa al pensiero di scopare Maria, mi era sempre piaciuta sessualmente. Lei, movendosi lentamente, si spinse indietro contro di me ed io feci scivolare facilmente nel suo buco, pian piano, tutta la mia verga dura e palpitante. Gli chiesi, incredulo, come mai si infilava così facilmente nel suo culo e lei mi ha spiegato che aveva dovuto lubrificare il plug anale prima di poterlo inserire da sola; avevo avuto il vantaggio di una abbondante lubrificazione.
Dato che Teresa, Antonio, Maria e io eravamo occupati a scopare, rimanevano Luigi e Luana. Luana andò da Luigi, lo spinse indietro su una poltrona, gli aprì la zip e tirò fuori il suo cazzo già duro. Poi si tolse la gonna e il foulard e gli si arrampicò nuda in grembo, di fronte a lui, scivolando lungo la sua asta. Aveva i piedi sulla poltrona, in entrambi i braccioli della stessa, potendosi alzare e abbassare sulla sua asta scopando ritmicamente a suo piacimento.
Poiché ero troppo stimolato da tutte le scene erotiche che si svolgevano intorno a me, ero preoccupato di venire troppo presto, prima che Maria potesse lei raggiungere l’orgasmo. Le ho sollevato il vestito completamente sulle spalle e lei mi ha aiutato a toglierlo via, lasciandola solo con le scarpe dai tacchi alti. Poi le ho raggiunto i fianchi e ho iniziato ad accarezzarle delicatamente la clitoride con la mano destra. Con l'altra mano ho raggiunto per stringere uno dei suoi capezzoli, ma ho scoperto che stava già giocando lei con entrambi, così invece ho spinto un dito della mia mano sinistra nella sua figa e ho iniziato a fotterla con le dita. Evidentemente anche lei era molto stimolata, perché pochi minuti dopo stava per venire raggiungendo l’orgasmo.
“Cazzo, adoro scopare così! Sì! Sì! Aaaaahhhh!”
Non appena l'ho sentita venire e ho avvertito il suo ano contrarsi sul mio cazzo, ho accelerato il ritmo, infilando in profondità la verga dentro di lei, dopo poco, anche io stavo pompando il mio primo carico di sperma nel profondo delle sue viscere.
"Cazzo sì! Ohhhh!" era tutto quello che sono riuscito a dire dall’eccitazione.
Come una reazione a catena, Teresa e Antonio sono venuti entrambi subito dopo Maria e me, seguiti pochi istanti dopo da Luigi e Luana.
Quando il mio cazzo è scivolato fuori da Maria, l'ho girata verso di me, l'ho tirata tra le mie braccia, schiacciando le sue tette contro il mio petto, e l'ho baciata. Lei ricambiò il mio bacio e continuammo per un po' prima di separarci.
“Ho sempre voluto scoparti Maria, ma è stato meglio di quanto avessi mai immaginato. Grazie."
“Non c'è bisogno che mi ringrazi, perché mi è piaciuto tantissimo, almeno quanto te. Sembra che abbiamo messo le cose un po' a posto. Ora siamo veramente uniti”.
“Beh, disse Luana, nessuno di noi si può lamentare. Penso che oggi abbiamo stabilito una nuova regola, tutti devono avere la possibilità di godere e di soddisfare i propri desideri sessuali senza problemi. Ovviamente, regola appropriata solo quando i tuoi ospiti sono eccitati come lo eravamo tutti noi. Credo che ora sia un buon momento per bere qualcosa di forte.”
Mentre Maria e Antonio organizzavano da bere per tutti, Teresa si guardò intorno. Si rese conto che Luana e Maria erano nude tranne che per le scarpe che continuavano ad indossare. Al contrario, noi tre uomini, eravamo ancora in parte vestiti, tranne per il fatto che i nostri uccelli molli penzolavano dalle cerniere aperte. Teresa è andata prima da Luigi e l'ha aiutato a togliersi i vestiti, poi mi ha spogliato. Alla fine, quando Antonio le portò da bere, lei spogliò anche lui. Per l'ora successiva fu come una normale serata di chiacchere tra amici, tranne per due dettagli: eravamo tutti nudi e l'unico argomento di conversazione era il sesso. Parlavamo liberamente raccontando i modi in cui avremmo voluto scopare. Eravamo tutti così eccitati che pianificavamo attività sessuali per noi stessi che nessun uomo al mondo poteva sperare di realizzare in una sera; forse le donne avrebbero potuto sopportare tanti orgasmi in poche ore, ma so che non ci sarei mai riuscito io. Naturalmente, tutte queste discussioni, soprattutto per la relazione sessuale che si era creata tra di noi, si percepiva nell’area una sensazione di complicità veramente forte. Dato che nessuno era vicino al proprio partner abituale, è stato tutto molto divertente. Ovviamente, durante le chiacchere si è bevuto molto alcol, non che qualcuno ne avesse bisogno per eliminare le inibizioni, ma era comunque piacevole. Tra varie proposte in campo per concludere la serata, abbiamo deciso che due di noi avrebbero scopato a turno in mezzo alla stanza e il resto avrebbe guardato lo spettacolo. Non c'era nessuna regola da seguire per il pubblico se non di non scopare fino al proprio turno al centro della stanza. Dato che avevamo già fatto sesso tutti con partner diversi dagli abituali nella prima parte della serata, decidemmo di mischiare ancora le coppie, quindi Teresa con Luigi, Luana con me e Maria con Antonio. A quel punto Maria si allontanò e, subito dopo, tornò con una pila di teli da mare che adagiò, uno sopra l'altro nella 'zona spettacolo', a formare un morbido materasso e a proteggere il loro tappeto da tutti gli umori, che da lì a poco, sarebbero stati versati.
Teresa ha deciso di farsi prendere da dietro da Luigi, così lui l’ha fatta appoggiare, risultando piegata in avanti, sulla spalliera di una sedia e si è posizionato dietro di lei. Maria gli porse un tubetto di lubrificante e lui, con l’aiuto delle dita, ne utilizzò un po' per lubrificare la figa di Teresa. Nel frattempo, Luana si era fatta avanti, aveva preso il tubo da Maria e stava spalmando del lubrificante lungo la grossa erezione di Luigi. Quando tutto fu pronto, Luigi fece un ulteriore passo avanti, afferrò i fianchi di Teresa e avvicinò il suo cazzo alla figa ben lubrificata. Maria lo guidò, mettendolo ben posizionato all'ingresso. Teresa grugnì dal piacere quando la testa del cazzo di Luigi le scivolò dentro. A quel punto Luigi si dava da fare, entrando e uscendo il suo cazzo. Mentre lei si masturbava il clitoride urlava incoraggiandolo a penetrarla sempre più forte e in profondità.
"Oh! Scopami. Scopami mentre tutti guardano. Spruzza il tuo sperma in profondità dentro di me. Fottimi! Fottimi! Ah!”
Dopo di che non sono riuscito a capire un'altra parola di quello che ha detto, anche se ho potuto cogliere l'essenza generale: era in estasi. Comprendemmo, ad un certo punto, che Teresa aveva raggiunto l’orgasmo dall’espressione del suo volto e dalle vibrazioni del suo corpo. Non è passato molto tempo, dopo una notevole accelerazione attuata da Luigi nel trapanare Teresa, lui si è fermato e ha tenuto, in profondità dentro di lei, il suo cazzo urlando frasi incomprensibili. Tutti comprendemmo che era giunto il momento in cui anche lui fosse sul punto di godere. Subito dopo il cazzo di Luigi, ancora gocciolante di sperma, è scivolato fuori da Teresa e le sue gambe sembravano cedere, era evidente che era esausto; quindi, si è seduto sulla pila di asciugamani. Teresa si abbassò sul pavimento tra le sue gambe e si appoggiò contro il suo petto. La circondò con le braccia tirandola contro di sé e rimasero seduti, godendosi il contatto fisico nella beatitudine post-coitale.
Quando è stato il mio turno con Luana, lei ha scelto di fare un 69 con me sulla schiena e lei sopra. Mi suonava bene, quindi ho accettato. Si accovacciò sulla mia faccia per farmi leccare la sua figa con la mia lingua. Una volta soddisfatta di quello che stavo facendo, si sporse in avanti e spinse la bocca sul mio cazzo molto duro. Mentre Luana andava su e giù per il mio cazzo, la sensazione era meravigliosa. La tensione sessuale generale nella stanza con tutti che ci incoraggiavano e urlavano suggerimenti molto volgari per incitarci, tutto mi spingeva verso l’orgasmo, molto prima di quanto avrei sperato, stavo pompando il mio seme nella bocca di Luana e giù per la sua gola. Non potevo urlare, come aveva fatto Teresa, o ululare, come aveva fatto Luigi, perché la mia lingua e le mie labbra erano impegnate ad alternare la clitoride di Luana e il suo buco, cercando di darle tanto piacere quanto lei aveva appena dato a me. Stavo cominciando a preoccuparmi che Luana non sarebbe venuta quando all'improvviso uno strano liquido dal sapore aspro uscì dalla sua fica nella mia bocca. Deglutii più che potevo mentre il suo corpo tremava per l'orgasmo. Il nostro pubblico ha applaudito e applaudito. Luana si è lasciata scivolare il cazzo dalla bocca e si è sdraiata sopra di me, riprendendosi dalla sua esperienza. Alla fine, siamo stati invitati ad alzarci, ed è stato il turno di Maria e Antonio. Luana e io ci siamo seduti insieme sul divano e ci siamo accarezzati dolcemente, senza cercare di eccitarci a vicenda, ma solo prolungando il piacere di una brillante esperienza di sesso.
Maria voleva che Antonio le prendesse il culo. Aveva davvero sviluppato, negli ultimi tempi, un piacere speciale per il sesso anale. Anche se il cazzo di Antonio era di dimensione veramente esagerate, lei si è inginocchiata sugli asciugamani, offrendogli il buco del culo. Antonio ha messo altro lubrificante nel suo buco e sulla sua erezione. Spinse Maria in avanti in modo che i suoi avambracci fossero sul pavimento e la sua testa bassa. Ha premuto il suo grosso cazzo contro il suo ano e, con un effetto sonoro molto particolare, questo è scivolato dentro, apparentemente senza problemi. Immediatamente, Maria gemette in estasi.
“Scopami forte! Scopami con il tuo enorme cazzo. Oh! Per favore, vieni dentro di me!”
Dopo diversi minuti, durante i quali Maria venne almeno due volte, Antonio la tenne ferma per i fianchi schiacciandola contro il suo inguine e grugnì dal piacere. Vibrava e si dimenava in modo veramente stupefacente, Maria lo incitava ancora, sembrava non gli bastasse mai. Eravamo tutti consapevoli del fatto che Antonio stava pompando il suo sperma nel culo di Maria ma, allo stesso tempo, vedevamo lei che non voleva sentirne di distaccarsi da quell’enorme cazzo. Era evidente che Maria aveva voglia di rifarsi del lungo tempo in cui non aveva fatto sesso in modo così intenso. Anche loro, alla fine, dopo l’intenso sballo, si sono seduti e abbiamo ripreso a chiacchierare un po'. Abbiamo parlato della bellissima serata di sesso trascorso insieme, manifestando tutti il nostro apprezzamento per le situazioni create. Poi Teresa, avvicinandosi, mi ha detto che voleva andare a casa. Era praticamente esausta, quindi entrambi abbiamo trovato i nostri vestiti e li abbiamo indossati, abbiamo ringraziato Luigi e Maria per la splendida serata, abbiamo salutato Antonio e Luana e ci siamo diretti verso casa. Dopo una rilassante doccia, ci siamo infilati nel letto, nudi, e ci siamo addormentati quasi subito.
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2 anni fa
Al2016,
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Insieme nella trasgressione.
Mi chiamo Sandro, sono alto 1,75, capelli neri corti e un po’ di barba sul viso, che tengo sempre corta. Fisicamente sono abbastanza robusto, ma non grasso. Son sposato da due anni con Sara. Sessualmente parlando, ho un cazzo nella media, abbastanza grosso, ma non eccessivamente lungo. Ci fidanzammo nel lontano 2008, poi siamo stati conviventi dal 2010, per infine sposarci ed aver messo al mondo due figli. Sara è una bella donna, con un seno favoloso, una 4ª bella piena che, dopo le gravidanze è diventata ancora più abbondante. I suoi fianchi sono tondi, il suo corpo è morbido e burroso e le sue cosce, bianche, sono davvero stupende. Ha una bella fica larga e carnosa, che a me piace molto scopare. Lei è nata in un altro paese europeo, ma, da piccola, è venuta a vivere nella mia città. Quando ci siamo conosciuti ed abbiamo iniziato la nostra storia, lei aveva già avuto, del resto come me, le sue brave esperienze. Mi ha raccontato che il suo approccio al sesso è avvenuto verso i 14 anni, la sua prima esperienza l'ha fatta con la sua migliore amica. Un giorno che erano rimaste da sole in casa ed hanno iniziato a raccontarsi, a scoprirsi e leccarsi tra di loro, la mia attuale moglie e l'allora sua amichetta riuscirono addirittura a godersi un bellissimo 69, raggiungendo il loro primo travolgente orgasmo. Sempre nello stesso periodo, si era invaghita di un suo compagno: ogni pomeriggio, dopo la scuola, andavano in camporella, sotto un albero, dove ebbe modo di iniziare a far i primi pompini.
«Dai, Sara, impara a succhiarmelo.»
Lei, ben presto, seguendo i suoi insegnamenti, iniziò a succhiare il cazzo del suo amico. Le piaceva moltissimo sentirlo scivolare nella sua bocca e gonfiarsi di piacere. Quando, poi, era prossimo all’orgasmo, lei se lo sfilava dalla bocca e si lasciava sborrare sul seno, che era già grosso e voluminoso. Provava una sensazione bellissima a sentire quella crema calda sulle sue tette.
Un giorno furono beccati da altri tre ragazzi. Fu una cosa proprio improvvisa quando lei ed il suo amico si trovarono circondati da quegli altri ragazzi.
«Caspita! La tua amica è proprio una bella succhiacazzi! Dai, puttanella, succhia anche i nostri! Adesso, o lo succhi anche a noi, oppure andremo in giro per il paese a raccontare che ti abbiamo beccato a succhiare il cazzo al nostro amico.»
Naturalmente lei, sotto la minaccia del turpe ricatto, dovette provvedere a succhiare il cazzo a tutti e quattro. La cosa, nel suo insieme, non era poi tanto drammatica, ma l’unica cosa che le dava particolarmente fastidio, era che, quando sborravano, le tenevano la testa bloccata con la mano, costringendola ad ingoiare la sborra, cosa che a lei non era mai piaciuto fare, preferendo riceverla sulle tette.
Dopo quella esperienza, col passare degli anni, aveva avuto anche altri fidanzati, che le avevano fatto migliorare di molto la tecnica del pompino, così come era diventata brava a baciare e, soprattutto, far delle buone seghe. Dopo i 18 anni, era ancora vergine, sia di figa e di culo e, un giorno, un nuovo fidanzato, la portò in una casa in campagna e le regalò dei perizomi. Nell'occasione, lei si spogliò, li indossò e fece una sfilata per lui. Così, mezza nuda, si mise in ginocchio a succhiar lui, seduto sul divano, fino a farlo godere. Più o meno nello stesso suo periodo, anch’io avevo avuto le mie prime esperienze sessuali, iniziate da giovincello con rapporti bisex. Le avevo fatte con un amico vicino di casa, di qualche anno più grande di me: un pomeriggio, dopo la chiusura dell’officina del padre, mi fece incuriosire a guardare un giornaletto porno. All' epoca era una novità assoluta per me. Accettai e ci trovammo dentro l'officina a guardare immagini porno, che mi fecero eccitare nel vedere tutti quei corpi nudi.
«Ti piacerebbe vedere il mio cazzo?»,
È quanto mi propone ad un certo punto.
Essendo di qualche anno più grande di me e già bene sviluppato, accettai e lui lo tirò fuori e mi invitò dapprima ad accarezzarglielo.
«Ti piace? Lo senti come è grosso e duro! Accarezzalo dai, che vedo che ti piace sentire come è caldo e palpitante.»
Poi, volle mettermelo in bocca e così mi trovai a fare il primo pompino della mia vita. Inutile dire che mi è piaciuto un sacco ed abbiamo continuato a vederci per anni, anche da fidanzati prima, e sposati poi. Naturalmente queste non sono state solo le uniche mie esperienze sessuali, ho anche dato seguito al mio appetito e prurito sessuale, come altri adolescenti. Un giorno, ero solo a casa e, mosso da una certa curiosità, mi son ritrovato a frugare tra le cose di mamma, trovando un po' di biancheria intima, autoreggenti, baby doll, perizomi e, per ultimo, un grosso fallo di plastica. In quel momento mi si è aperto un mondo, non immaginavo che lei potesse metter in pratica o avere cose legate all’eros ed al sesso. Ho iniziato a spiarla in bagno, quando ne avevo l’occasione, ed è stato un autentico spettacolo per me. Alta 1.70, forme morbide e tonde, una 5^ di seno, bel culetto e figa con un po' di pelo. Avevo trovato un buon punto d'osservazione dal sottoscala, dove vi era una scarpiera, attraverso il quale riuscivo a vederla in tutta tranquillità. Era molto eccitante per me spiarla, perché questo faceva impazzire i miei ormoni giovanili che andavano a 1000! L’ho vista in tanti modi; a pecora, mentre, tutta nuda, faceva lo shampoo, con labbra di figa e culo in bella vista, mentre, dentro la vasca si insaponava tutto il corpo e, infine, mentre si sciacquava, per poi scappare via a masturbarmi, come un ladro. Nel contempo avevo fatto amicizia con un ragazzo mio coetaneo e sua sorella. Eravamo subito diventati molto amici, in specie con il ragazzo. Spesso andavo a casa sua per far i compiti e, anche lì, abbiamo iniziato a raccontarci, a scoprici e spiare sua mamma adottiva in bagno, per poi proseguire tra noi ad eccitarci. Questo ragazzo era super dotato: aveva un cazzo grosso e lungo, ricurvo verso sinistra. Non vi dico che gran goduria quando ci masturbavamo a vicenda. Ovviamente, lo spiare mamma, mi portava a parlare e confidarmi anche con il mio amico, quello del giornaletto porno, per dopo, assieme, confrontarci fino a trovarci belli nudi a segarci, succhiarci, fino a quando, un giorno, mi prese da dietro dandomi tanto dolore, ma anche non poca goduria. Dopo qualche tempo, alla festa del paese, incontrai Sara. Iniziammo a dialogare e scoprimmo che avevamo una certa attrazione reciproca; si scherzava, fino al giorno in cui, rimasti soli, mi diede del gay: ovviamente quella sua mi era apparsa come una sfida, per cui provai subito a baciarla e lei ricambiò. Da quel momento ci mettemmo assieme. Lo stesso giorno siamo andati nella seconda casa dei miei, dove ci siamo spogliati ed abbiamo preso ad esplorare i nostri corpi, mentre limonavamo. Ad un tratto vedo lei che afferra il mio cazzo ed inizia a farmi una sega. Poi, dopo, lo prende in bocca, senza che io le dicessi niente ed inizia a farmi un pompino con i fiocchi. Subito mi son reso conto che lei era abbastanza esperta e, da quanto scoperto in seguito, ne ho avuto conferma. Unica cosa: era vergine sia di figa che di culo; mi ha stupito, ma mi ha fatto piacere d'esser stato il primo a penetrare quei suoi buchetti. Il fidanzamento tra noi andava bene. Ci trovavamo quasi tutti i pomeriggi a limonare, succhiarci fino al giorno che ho preso la sua verginità, in entrambi i canali. Eravamo, come al solito, nella seconda casa dei miei e, mentre ero disteso sotto di lei che si godeva il mio cazzo in bocca, improvvisamente, si è sistemata per bene su di me, lo ha afferrato e, dopo averlo appoggiato fra le labbra ben lubrificate dai suoi stessi umori, si è lasciata andare, impalandosi con facilità. Per un solo attimo ho visto sul suo viso una smorfia di dolore, ma poi, quasi subito, ha assunto l'espressione dell'estasi. Dopo aver goduto diverse volte, si è girata e, messa a pecora, mi ha offerto anche l’altro buco.
«Dai, completa l’opera! Sfondami anche il culo!»
Ho messo un po' di saliva nel buco, così che, quando ho preso a dilatarlo con la punta del cazzo, ha opposto una lieve resistenza. Mi son fermato per paura di farle male, ma lei mi ha incitato a spingere senza remore.
«No, non ti fermare! Spingimelo tutto dentro. Lo voglio sentire tutto, fino in fondo»
Ho aderito alla sua richiesta e sono affondato dentro di lei. che ha avuto un sussulto e poi ha preso, man mano, a godere anche da quel buco. L’estate successiva è tornata nel suo paese di origine e i suoi genitori, di quelli di vecchio stampo, volevano che la figlia sposasse un uomo scelto da loro. In quella circostanza, la obbligano a lasciare me e mettersi con un ragazzo per un matrimonio combinato anni prima. Lei, sebbene titubante, accetta e va subito a convivere con lui. Lui la scopa tutti i giorni e lei scopre che il cazzo del giovane, a detta di Sara, non era tanto più lungo, ma di certo più grosso del mio e questo le piaceva molto. Il tipo era molto rude, la trattava un po’ da puttana, se lo faceva succhiare, la scopava a pelle e le veniva dentro. Lei si faceva scopare alla missionaria oppure a smorza candela, ma lui non sembrava mai sazio; dopo un pompino, come preliminare, lui la penetrava senza tanti riguardi e lei godeva tra le braccia del tipo; un paio di volte si era anche fatta inculare con tanto di farcitura del culo, ma quel rapporto non dura a lungo. Dopo circa una quarantina di giorni, lui inizia ad esser violento e lei decide di lasciarlo. Quando ritornò da me, io mi sentivo un po’ ferito e risentito, perché ero stato scaricato senza motivo, ma adesso che si era resa conto che lui era uno stronzo, mi riviene a cercare? Dopo che lei ebbe ad assicurarmi che quanto successo non era nelle sue intenzioni, ma aveva fatto in modo da compiacere i genitori, per poi rendersi conto del grave errore, decidemmo di rimetterci assieme. Nel frattempo avevo trovato un lavoro al nord e decidemmo di andare a convivere in un posto dove nessuno ci conosceva. Iniziò così la nostra vita di coppia. Ben presto mi resi conto che entrambi avevamo delle fantasie che sorgono gradualmente, mentre ci raccontiamo la vita vissuta prima di conoscerci. Io, gran porco, cerco di coinvolgerla, di parlarle, di sapere cosa ha fatto, quali esperienze ha vissuto e se ha desideri irrealizzati. Cerco anche di capire se le nostre esperienze ci hanno lasciato ancora la voglia di sperimentare e/o vivere nuove emozioni. Nel confrontarci, emerge il suo desiderio di esser presa tra due uomini e, ovviamente, le propongo di farlo, ma lei conserva qualche reticenza e, quindi, cerco di esortarla gradualmente. Per cominciare, un pomeriggio, ci rechiamo in un posto particolare, un sexy shop, rassicurandola che poteva fidarsi di me, che non sarebbe successo nulla che non volesse, che eravamo in una grande città dove nessuno poteva conoscerci. Entriamo e guardiamo dei vestitini, della lingerie che, dopo aver ammirato quella di mamma, ne ero stato sempre attratto e lo sono ancora oggi. Scegliamo qualcosa e poi vengo attratto da un vibratore: prendiamo anche quello, paghiamo e andiamo via. Arrivati a casa, dopo una bella doccia, la invito a provare i nuovi acquisti, cosa che lei fa molto volentieri. Inizio a fare qualche foto e le propongo di registrarci su A69, giusto per guardarci intono. Un giorno, mentre curiosavamo, ci siamo imbattuti in un trans, con cui, tramite webcam, abbiamo avuto la nostra prima esperienza con una terza persona, anche se non dal vivo: la tipa aveva un bel cazzone che faceva gola a Sara. Mentre lei ci guardava, abbiamo limonato, ci siamo succhiati e leccati per poi finire a scopare con la nostra amica che ci incitava e si segava.
«Bravo! Leccale anche il culo! Dai che la voglio sentire mentre gode! E tu, cara, succhiagli il cazzo!»
È stata davvero una bella esperienza che ci ha permesso di rompere un po' il ghiaccio e spingerci ad intraprendere la fase successiva. Per un po' abbiamo scopato sull’onda delle emozioni provate, mentre io cercavo di andare oltre, così si è dato il via ad un tira/molla. Lo facciamo, non lo facciamo, fino a quando si è convinta ed abbiamo incontrato, per la prima volta, il nostro singolo. Dopo aver fatto la sua conoscenza davanti ad un caffè in un bar e scambiato due chiacchiere, siamo andati a casa nostra. Appena in camera da letto, si siamo spogliati e Sara si è subito scaraventata sul tipo, iniziando un goloso pompino. Io mi sono trovato dapprima a guardare, pervaso da un sentimento misto di gelosia ed eccitazione. Vedere lei giocare con un altro, vederla scopata alla missionaria, per poi passare alla pecorina, dove potevo ammirare le sue tettone sobbalzare ad ogni colpo, non ho resistito oltre ed ho provveduto a infilarle il mio cazzo in bocca. Poi lei ha fatto stendere supino l'amico, gli è salita sopra scopando nella sua posizione preferita: lì, ha provato pure la doppia vaginale, fino ad esplodere in un orgasmo squassante. Poi le ho proposto:
«Allungati su di lui, che voglio infilarti il mio cazzo anche nel culo! Dai, godi, troia sfondata!»
Mi sono inginocchiato dietro di lei e gliel’ho spinto a fondo, con l’idea di incularla, ma è scivolato più in basso e lei ha sperimentato una doppia vaginale che l’ha fatta davvero godere.
«Ooohhh SI! MI SFONDI! VENGO! Mi fai impazzire!»
Dopo aver goduto due orgasmi molto intensi, ci siamo divisi e, mentre io la scopavo alla missionaria, la mia maialina, che non ama la sborra in bocca, ha succhiato il tipo fino alla fine, per poi farsi sborrare sulle sue fantastiche tettone. Quando il tipo è andato via, ci siamo raccontati le sensazioni che avevamo provato in quella esperienza. Le ho chiesto come mai si fosse lasciata andare con lui, ma mi ha risposto di esser stata spronata solo da un sentimento di cortesia e di ospitalità. Nonostante il piacere provato, abbiamo preso a scopare di nuovo. Nelle settimane successive, quel fatto si è rivelato un ottimo stimolo, che ci portava a scopare ancora, con sommo piacere.
Nei mesi successivi, lei si è dimostrata sempre più pronta ad osare. In occasione del viaggio di ritorno dalle ferie, partiti di sera dal piccolo paese dove avevamo soggiornato, lei si era esibita in pose a volte molto osé, mentre eravamo in auto e, per tutto il viaggio, abbiamo parlato di "porcate" varie, io le ho toccato di continuo le tette e quel gioco mi ha eccitato così tanto che, alla fine, ho dovuto ricorrere ad un bel pompino. Ai primi di ottobre, siamo andati in un parco giochi e, al ritorno, in autostrada, lei con tette al vento, ha provocato tutti i camionisti che sorpassavamo.
Nel frattempo abbiamo cambiato casa, quindi solito tran tran, seconda gravidanza, poi arrivo del covid; conosciamo un vecchietto nel palazzo con cui a volte vado a pescare. Ben presto fra me e lui si instaura una simpatica amicizia ed un bel rapporto confidenziale. Ci si trova a bere una birra o un caffè, ed anche Sara partecipa alle discussioni attivamente, con anche battute e doppi sensi. Il tizio maturo ci racconta che, a suo tempo, bucava anche il muro da quanto gli veniva duro. Sara ovviamente lo sfotteva perché, alla sua età, over settanta, di sicuro non gli veniva più duro. Poi lui ha avuto dei problemi di salute ed aveva bisogno di una badante, così ha chiesto aiuto a mia moglie. Lei ha iniziato a prendersi cura di lui e, quando lo spogliava nudo per lavarlo, gli ha preso il cazzo in mano, scappellandolo e agitandolo un paio di volte e lui le ha sorriso, perché, anche se non perfettamente duro, era evidente che, a sentirlo nella sua mano, era una cosa che gli faceva molto piacere e lei, un giorno che si sentiva particolarmente troia, gli ha permesso di farsi toccare le tette e lui ha avuto un sussulto di piacere non indifferente. In seguito lei gli ha preso il cazzo in bocca e ancora non gli è venuto duro, ma lui ha emesso un gemito di piacere e le ha detto: "Sara, sei la migliore!" A me lui non ha mai detto nulla ed io mi son sentito felice del fatto che quella zoccola di mia moglie aveva regalato un attimo di felicità a lui, che le è sempre rimasto infinitamente grato.
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2 anni fa
baxi18, 55
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Grecia 1 estate 2010
In parte storia vera, in parte sentito dire, in parte fantasia
Ero in Bulgaria per lavoro quando mi arrivò una telefonata da Denise, era da mesi che non la sentivo, anni prima mi aveva introdotto quando lavoravo a Londra nel mondo fetish, era stata per quasi un anno la mia schiava e c’eravamo divertiti (qui vale la pena aprire un altro capitolo) dopo i saluti mi disse “ Siamo in una villa pazzesca in Grecia, villa isolata sul mare con piscina, ci serve un uomo e ho pensato a te, che dici ? riesci a venire almeno per il weekend ?” non dissi altro, conoscendo Denise sapevo di cosa si trattava, ogni tanto mi mandava foto, dopo varie esperienze nel fetish sapevo che si era fermata in una “House”, ci pensai su e visto che il lavoro era terminato dissi di si.
Arrivai nella casa di notte, verso mezzanotte, la casa era bellissima, grande, una bella piscina e quasi sul mare, anche se l’ora era tarda c’era un gran caldo, quando arrivai andammo tutti in cucina per le presentazioni, io visto il gran caldo mangiai frutta, visto il lungo viaggio.
Mentre mangiavo Denise tenne le presentazioni, c’era Pio e Pia (per facilità di nomi) i proprietari della casa e insieme a Denise gli organizzatori della House, erano più anziani di me almeno di 10 anni ma era una coppia in forma, lei bionda, bassa con un gran seno, lui basso un po grassoccio, poi c’era Masha 1 e Masha 2, erano quasi identiche, bionde, magre, e giovani, della stessa età di Denise sui 28 anni, anche se identiche una era inglese e l’altra era bielorussa, Denise mi disse poi che erano lesbiche, vivevano insieme ma le piacevano anche i cazzi, tutte le donne erano con slip e seno nudo, tranne Denise che era completamente nuda, non mi meravigliai la conoscevo era il suo modo di stare.
Dopo aver parlato per un po’ per farmi conoscere, ed essendo ormai ora tarda, tutti andarono a letto, e quando dissi a Pio “io dove dormo ?” Pio mi rispose “Non ci sono posti assegnati, tutti dormono dove vogliano, con chiunque e quando uno vuole, è una regola della House, poi Denise ti spiegherà tutto”
Denise venne nel mio letto, mi spiegò velocemente le regole, mi disse che il giorno dopo sarebbero arrivate altre due coppie, ma il rapporto era troppo sbilanciato con troppe donne, quindi aveva invitato me, sapendo di fare una bella figura, poi mi disse che doveva dormire con Pio e Pia, e uscendo dalla stanza alla mia domanda “ma io domani come devo comportarmi ?” mi disse “Niente, sole, piscina e sesso libero senza pudore…riposati domani vedrai ti divertirai…benvenuto nella casa, sei piaciuto subito a tutti…”
Rimasi scettico, ma mi fidavo di Denise, quando lavoravo a Londra mi introdusse nel mondo fetish iscrivendomi in un famoso sito, lei aveva attraversato tutte le parti di quel mondo, era stata una modella fetish, con foto esplicite in atteggiamenti quasi sado, poi avevamo deciso che fosse la mia schiava, io potevo farle fare tutto quello che volevo e lei doveva ubbidire, naturalmente si fidava di me, anche perché io viaggiavo spesso, mi raccontava tutto, mi mandava tutte le foto che si faceva così io gliele conservavo catalogandole, e l’unica cosa che mi eccitava quando non ero a Londra era “voglio la foto della tua figa adesso” cosa che lei faceva immediatamente anche se era al lavoro, poi dopo di me divenne la terza partner di coppie, poi si diede alle corde e catene, poi alle candele e tutto il resto, poi mi disse che alla fine era entrata in questa House, dove erano circa 10 uomini e 12 donne e facevano servizi fotografici “porno” a tema, tipo olimpiadi, rivisitazioni di famose pubblicità, il G20 visto sotto la loro ottica, ecc ecc e ogni tanto mi mandava qualche foto, mi disse anche che pubblicavano tutto su un sito e quadagnavano anche.
Presi le pillole di guaranà fatte dalla mia amica farmacista brasiliana e mi addormentai stanco
Al mattino mi alzai alle 7.00, mi misi dei pantaloncini e andai in cucina per fare colazione, mentre bevevo il caffè arrivo Masha 2 (la biolorussa) completamente nuda, figa liscia mi baciò in bocca e si prese parte del caffè, si sedette e disse che la regola era di stare nudi, io mi alzai immediatamente e mi tolsi i pantaloncini, dopo il caffè dissi “io sono nuovo qui, che significa sesso libero ?” lei rise, si avvicinò, mi aprì le gambe, si inginocchiò e guardandomi mi prese il cazzo in bocca, lo sbocchinò ben bene e appena mi divenne duro, smise e si alzò, sempre guardandomi, io dissi “ok adesso ti saluto io” lei subito alzò una gamba, mise il piede sulla mia gamba e portò la sua figa sulla mia bocca, e io iniziai a slinguazzare con impeto, quando iniziò a godere, lei si spostò e disse “dopo, adesso devo portare il caffè a Masha 1, abbiamo tutto il tempo che vogliamo, trattieniti “
Dissi che dovevo fare e mandare via dei report urgenti e ritornai in camera a lavorare sul computer.
Verso le 10 terminai, il caldo era aumentato, andai in cucina e vidi che tutti erano fuori nudi, chi sulle sdraio chi in acqua, presi un caffè e li raggiunsi, tutti mi salutarono con calore, passai cicino a tutti per salutare, sembrava un set di un film porno, Denise era con me, Pio, Pia e Masha 1 erano insieme, Masha 2 era in acqua, dopo i primi convenevoli, mi buttai con Denise in acqua e incominciai a giocare con loro, dopo una nuotata mi sedetti sul bordo piscina a vedere Denise e Masha che nuotavano nude, mi raggiunse sul bordo Pio e si sedette vicino a me, mi chiese come andava, se avevo dormito bene e mi spiegò un po’ le regole di comportamento, poche per la verità: sesso libero, si poteva sborrare dentro la figa e in bocca, il culo solo su richiesta della donna e ognuno dormiva dove voleva, i posti fissi non esistevano, Denise era l’addetta alle foto e filmati, per poi metterli in rete, nel loro sito, ci guadagnavano anche, anche se spese e guadagno alla fine era pari a 0, poi mi disse che sicuramente mi avrebbero accettato nella House, ma doveva sentire gli altri, io accettai.
Mentre parlavamo arrivarono dalla piscina Denise e Masha 2, noi eravamo seduti sul bordo, Denise si avvicinò e mi disse “ti sono mancata come schiava?” risposi subito con un bel si, e lei infilandosi tra le mie gambe incominciò a succhiarmi il cazzo, dicendo a Masha “te lo avevo detto che ne valeva la pena” Masha annuì, disse che lo aveva già assaggiato, si girò e incominciò a succhiare il cazzo a Pio, mentre noi ancora parlavamo dei dettagli.
Ci chiamò Pia, era con Masha e voleva provarmi, ci alzammo e andai da Pia, anche se più grande di me era ancora una bella donna, piccola con un gran seno, arrivai da lei, la slinguazzai un po poi visto che Masha le leccava la figa gli misi il cazzo in bocca e lei inziò a succhiare, poi si girò e gli infilai il cazzo nella figa da dietro, Pio glielo mise in bocca e Masha continuava a leccare qualsiasi cosa, Denise arrivò a scattare foto, io lo mettevo dove capitava, figa bocca, poi arrivo anche Denise e Masha prese la camera per le foto.
Mentre eravamo indaffarati, arrivò un'altra coppia, Claudio e Claudia, Pio gli andò incontro e la Pia iniziò a parlare con loro, si spogliarono in un battibaleno e si unirono a noi, Claudio aveva la stessa età di Pio, mentre Claudia era coetanea a Denise, era piccola, mora, un bel seno, belle gambe, nel gruppo ero io atletico, alto, sono bianco ma ho la pelle molto scura, sono senza peli di natura e rispetto agli altri ero anche meglio dotato, notavo che le ragazze mi invitavano spesso, per la gioia di Denise che era orgogliosa di me.
Mentre ci scambiavamo i saluti con i nuovi arrivati notai che Masha 2 stava uscendo dal acqua, il pompino del mattino e quella sua bocca piccola mi erano rimasti impressi, cosi mentre lei si stava sdraiando sul lettino la raggiunsi, volevo solo invitarla in acqua, ma lei appena arrivai, spalancò le sue splendide gambe, io a quella viste mi inginocchiai e incomincia a leccargli la figa, ero veramente eccitato, e facevo tutto con decisione, lei lo capi si sedette e mi prese in bocca il cazzo, intanto arrivo Denise a fotografare e ogni tanto interveniva, finito di succhiarmi il cazzo Masha mi guardò e mi disse “scopami” cosa che feci molto lentamente, la limonai bene, poi iniziai a spingere il cazzo sempre più in fondo e sempre più rapido, Denise non riusciva a interrompermi e inizio a scattare foto, Masha mi guardo e mi disse “sborra dove vuoi, in figa o in bocca” poi si abbandonò in estasi, io prosegui sempre scopando con decisione, mentre lei godeva, arrivò anche Claudia ridendo, quando sentii la vagina di Masha che si gonfiava venni come una fontana, metà in figa e metà sulla pancia, una sborrata violenta e massiccia, Claudia mi toccava le palle, e Denise posata la macchina si mise a leccare il mio sperma per baciare poi Masha che era ancora in trance,
poi Claudia leccò la figa a Masha e Denise la limonava.
Avevo portato due bottiglie di Gin per i Gin Tonic, tutti ne bevevano come fosse acqua, tranne io, io mi trattenni, bevvi solo un bicchiere.
A mezzogiorno il caldo era aumentato, e andammo tutti sotto la veranda di fianco alla cucina, pronti per mangiare qualcosa, intanto era arrivata l’ultima coppia, Martina e Martino, una bellissima coppia, sui 30 anni tutti e due, lei stupenda, una slovacca, bionda alta, occhi azzurri, gambe alte, un culo perfetto, bellissima, poteva fare la fotomodella tranquillamente, una figa imperiale, e anche allegra e simpatica, lui un inglese simpatico bel fisico ma non molto alto, ci presentammo e con lui ci fu subito intesa, eravamo quelli che tenevano la compagnia, dopo mangiato ci sdraiammo tutti sotto il portico io con Denise e Masha, Martina e Martino in piedi che raccontavano storie delle loro ultime avventure, io intanto ammiravo il corpo nudo di Martina che intanto tirò fuori il suo nuovo vibratore preso in Germania e lo faceva vedere a tutti noi, naturalmente Denise se lo provò su di lei, mentre io la aiutavo e tutte le altre si avvicinarono per vedere e provare, la scena era bellissima, piena di risate, fighe aperte e altri vibratori che uscirono per essere provati e testati, mentre ci divertivamo, Martina si sedette vicino a me, la limonai per presentarmi, lei ammirò il mio cazzo che era duro come il marmo, si piego e iniziò a succhiarlo, poi fu interrotta, e alzandosi mi disse “poi mi scopi ? “dissi “certamente”. Denise era sempre di fianco a me, e teneva sempre il mio cazzo in mano e ogni tanto a turno qualcuna si sedeva al mio fianco per scambiare due chiacchere e ogni tanto mi sbocchinava, io leccavo tutte le tette e fighe che mi si avvicinavano, poi vidi che Martina era in mezzo a Pio e Claudio che la stavano scopando, Martino scopava Masha 1 e 2 e così io scopai Claudia, mentre ogni tanto arrivava qualcuna per intervenire.
Poi appena il sole calò andammo tutti in piscina, a giocare, il gioco era un uomo a turno bendato sul bordo e le ragazze che a turno lo sbocchinavano e chi era bendato doveva indovinare di chi era la bocca, poi volevano fare il contrario, una ragazza bendata a turno e doveva indovinare di chi era il cazzo, ma tutti mi dissero che io non potevo competere perché facilmente riconoscibile, tra le mie proteste e risate generali.
Quando finimmo di giocare io i avvicinai a Martina, la presi la portai sul lettino, lei apri le gambe subito e io la penetrai subito, Martina oltre ad essere una strafiga era anche una macchina da guerra, la avevo già vista al opera, la scopai davanti, poi le leccai la figa e gli misi di forza il cazzo in bocca, tutto in fondo, la giravo e rigiravo, venne solo Denise per fare foto, poi mentre la scopavo mi disse se volevo incularla, e potevo sborrare dove volevo anche in bocca, non riuscii a incularla ma feci una scopata da urlo, Denise fotografava e ogni tanto la limonava, sborrai in figa, tirai fuori il cazzo e glielo misi in bocca e lei inizio a succhiare, godeva perché Claudia gli aveva infilato il vibratore in figa e culo, e lei continuava a godere.
Io mi misi ad ammirare Lei, Claudia e Denise, intanto avevo preso la macchina e iniziai a fotografare, gli uomini erano sfiniti, io avevo ancora il cazzo duro, ma fotografavo, le ragazze erano scatenate, avevono messo Pia in mezzo e si divertivano su di lei con vibratori e leccate, poi passarono a Martina, poi a Claudia, io ogni tanto intervenivo mettendo il cazzo o in bocca o scopando chi mi apriva le gambe.
Venne sera e rimanemmo sempre nudi a bordo piscina, mi parlarono dei loro progetti da realizzare per il sito, io gli diedi qualche idea, poi andammo a dormire, in una giornata io avevo scopato 5 ragazze nuove e Denise ancora, mai successo. Io mi misi a dormire con Masha 1 e 2, Pio e Pia dormirono con Denise e Claudio e Claudia con Martino e Martina insieme, ma visto che noi ogni tanto noi ridevamo, ogni tanto veniva qualcuno e si univa a noi.
Il giorno dopo fu la stessa giornata, io per fortuna continuavo a prendere il Guaranà, quelle fuori commercio, con Martina appena ci incrociavamo erano leccate, ma anche con tutte le altre.
A fine weekend dovetti partire, mi dissero che sicuramente potevo fare parte della House, e ne sono ancora iscritto.
Nelle foto ne ho poche con il mio viso, io ho fotografato a tutte la figa in primo piano, e quando le rivedo mi eccito ancora.
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2 anni fa
willywin,
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Un gioco davvero speciale.
Mi chiamo Elisa, ho quarant'anni, sono sposata con Marco che ha la mia stessa età e abbiano due figli, di dieci e cinque anni. Sono considerata una bella donna, alta di media statura, un bel seno, capelli neri lunghi, labbra sensuali e, come dice mio marito, ho la carne nei punti giusti, che modella bene i miei fianchi, al punto da esser considerata una donna molto attraente. Lavoro come architetto in uno studio che si occupa di progettazione e realizzazione di immobili. Insieme a me lavorano altre persone, che si occupano anche di progettazione di arredamenti di interni. Marco è un bel maschio, alto, spalle forti, moro, occhi scuri, un bel fisico asciutto e, fra le gambe, a una buona dotazione, che sa usare molto bene. Lavora come imprenditore edile ed ha una sua azienda, che dirige personalmente. La storia che voglio raccontarvi è cominciata più di due anni fa. Era un periodo in cui le cose non giravano per niente fra me e lui. Lo vedevo assente, preso ad inseguire qualcosa che non riuscivo a capire cosa potesse essere. Il sesso, poi, fra noi, era diventato alquanto sporadico. Rapide sveltine o scopata in cui, a malapena, riuscivo a raggiungere il piacere. Ero giunta alla conclusione, che potesse avere un’altra donna. Di questo ne ero assolutamente certa, ma quello che ero curiosa di sapere era chi potesse esser la zoccola. Quando eravamo insieme, lui continuamente scambiava messaggi con lei e, una volta che gli ho chiesto chi fosse la persona con cui chattava così assiduamente, la sua risposta era stata semplicemente: cose di lavoro. Era impossibile controllare il suo cellulare, perché ogni volta che lo lasciava inseriva il pin e, poiché non lo conoscevo, era impossibile accedere ai dati. Però, come dice un vecchio detto 'il diavolo fa le pentole, ma non i coperchi', un giorno ho trovato la pentola scoperta. Era una domenica mattina e, mentre ero indaffarata a preparare il pranzo, lui era seduto sul divano nel salone, continuando a messaggiare con la puttana. Ogni tanto faceva qualche sorriso compiaciuto, indice del fatto che si stava veramente divertendo. Improvvisamente hanno suonato al citofono, era mia suocera che voleva che lui scendesse per aiutarla a prendere una cassa, contenente quelle che io definivo 'le reliquie di famiglia'. Era una serie di vasi e piatti di porcellana che i miei suoceri, dopo aver venduto l’appartamento in città ed essersi trasferiti nella loro casa al mare, avevano deciso di lasciare in casa nostra, perché, nella casa al mare, c’era sempre tanta gente ed era alto il rischio che quei 'preziosi manufatti' si rompessero. A me non piacevano per niente quelle porcellane, ma, come sempre, dovevo far buon viso a cattivo gioco. Lui, nel rispondere a sua madre, aveva lasciato il telefono appoggiato sul tavolo. Appena sceso, io, curiosa ho preso il telefono ed ho trovato una pagina non chiusa, ma ridotta ad icona. Quando ho riaperto la pagina, mi son travata davanti il suo profilo in un sito di incontri per singoli/e e coppie scambiste. Son rimasta basita nel vedere che lui aveva un profilo da singolo e stava massaggiando con una puttana, il cui nickname era 'FarfallaXX'. Subito la mia rabbia è esplosa così forte da farmi contrarre lo stomaco e, dopo un momento di sbalordito stupore, ho preso il mio cellulare ed ho fotografato il suo profilo con il suo nickname, compreso quello della puttana. Giusto in tempo di rimettere il telefono sul tavolo, dopo aver chiuso la pagina, che lui è entrato insieme a mia suocera e, insieme, sono andati a porre quella preziosa reliquia in uno stanzino, adibito a scarpiera, ben lontano dal rischio che i miei figli avessero potuto danneggiare ciò che era contenuto all’interno di quella scatola. Ho scambiato qualche sorriso e battuta di cortesia con mia suocera, lei se ne è andata velocemente, perché il suocero aveva l’auto ferma in doppia fila. Durante il pranzo non ho mangiato quasi nulla, perché ero così arrabbiata che lo stomaco era completamente chiuso. Dopo aver sistemato la tavola, mentre il bastardo se ne stava seduto sul divano, insieme ai figli, tutti intenti a veder le partite di calcio, sport di cui sono tutti quanti appassionati, io son andata in camera nostra, mi son seduta sul letto, con le spalle appoggiate alla testiera. Ho aperto il mio notebook e sono andata alla ricerca di quel sito per incontri. Subito mi son resa conto che, per accedere ai profili, era necessario esser registrati e, quindi, ho eseguito tutte le operazioni per farne parte. Non era richiesto granché: una mail, un nickname, qualche foto, alcune frasi di presentazione ed altri piccoli dettagli, come la regione di provenienza, la città o il paese di residenza. Ho riflettuto attentamente ed ho assunto la ferma decisione di creare un mio profilo. Per prima cosa ho creato una mail nuova e segreta, poi ho cercato, nella memoria del mio notebook, alcune foto di me in costume da bagno dell’estate precedente e, dopo averle selezionate, ho utilizzato Photoshop per modificarle. Modestamente sono molto brava ad usare quel programma, perché nel mio lavoro è di uso quotidiano e, quindi, ho modificato le mie immagini in maniera da rendermi assolutamente irriconoscibile. Ho addirittura cambiato il colore dei miei capelli da neri, in biondi. Ho reso irriconoscibile tutto ciò che mi circondava e tutto quello che poteva, in qualche modo, esser ricondotto a me, come anelli, bracciali, o altre cose da me indossate. Poi ho cercato un nickname e, poiché non mi veniva in mente niente di originale, mentre riflettevo, ho accarezzato la collana di perle che avevo al collo, e, in un attimo, ho avuto l’idea che cercavo: mi sarei chiamata semplicemente "Perla". Ho inserito il nome della nostra regione, ma ho deciso di barare sulla città, inserendo una località vicino alla mia, così da rendere ancora più difficile la mia identificazione. Ho eseguito la registrazione inserendo tutti i dati richiesti, e, dopo qualche minuto, mi è arrivato il link che confermava la mia avvenuta iscrizione. Ho aperto la pagina del sito e subito sono andata a cercare il profilo di Marco e, dopo averlo trovato, ho scoperto che si era registrato come singolo ed aveva inserito poche righe di presentazione. Si definiva un singolo, ben dotato, di bell’aspetto, disponibile a giocare con singole o coppie. Mentre leggevo tutto questo, il mio umore è diventato ancor più nero. Poi la mia attenzione è stata attratta dal numero delle sue amicizie, fra cui spiccavano molte coppie ed anche alcune singole. Una di loro era la troia con cui lui continuava a messaggiare, perché, seppur intento a guardare le partite di calcio, era ancora connesso con lei. Ho preso ad esaminare le foto della puttana. Ve ne erano più di una ventina e ho cominciato a sfogliarle ed a guardarle una ad una. Le prime mostravano la puttana a cosce aperte ed a culo all'aria e, su una di queste, ho notato un piccolo dettaglio, parzialmente coperto. Era un piccolo tatuaggio sul polso destro, una piccola chiave di violino. Ero sicura di averlo già visto su qualcuno che conoscevo, ma, in quel momento, non mi veniva in mente chi fosse. Poi vi erano alcune foto dove la maiala scopava con un uomo e, analizzando bene le immagini, ho capito che era quel bastardo di mio marito. Sfogliando la foto successiva, mi sono accorta di un dettaglio che mi ha subito incuriosito. La maiala era a cosce aperte in ufficio e mostrava di non indossare l’intimo, ma la cosa che era stata parzialmente cancellata molto male, era qualcosa che era appesa alla parete della stanza. Utilizzando il cursore, ho trascinato la foto fuori dal sito e l’ho messa sul desktop. Sì, l’ho letteralmente rubata. L’ho aperta con Photoshop ed ho ritagliato il dettaglio e l’ha ingrandito per poterlo vedere meglio. Non c’era dubbio: era un attestato di merito rilasciato ad una persona che conoscevo benissimo: quella gran puttana della mia collega Mara. Nonostante fosse parzialmente sfocato, si leggeva benissimo il suo nome. Inoltre ho selezionato un altro piccolo dettaglio di quella foto: una lettera M, di colore blu, appesa ad un bracciale parzialmente coperto. Il colore della lettera era rovinato su una delle gambe della M ed io stessa avevo fatto rilevare alla collega quel difetto, ma lei mi aveva risposto che, sì, se ne era accorta, ma era troppo affezionata a quella lettera, per cambiarla. In quel momento pensavo che fosse la iniziale del suo nome, invece ora mi rendevo conto che, forse, era la M di Marco. Si dice che tre indizi fanno una prova ed io, ora, ero certa che Farfalla XX, fosse quella puttana della mia collega che, durante l’ultima cena in occasione delle festività del Natale passato, era stata sempre a flirtare con mio marito: ero nera come la pece. Improvvisamente sono stata distratta da quei miei pensieri dalla voce di mio figlio più piccolo, che è entrato in camera.
«Mamma, papà ha detto di vestirti, che usciamo per mangiare un gelato.»
Ho chiuso tutto e ho spento il mio notebook. Ho indossato un paio di Jeans, una T-shirt e un semplice giacchetto con ai piedi un paio di sandali normalissimi. Siamo usciti a piedi per il paese e, dopo pochi minuti, eravamo a passeggio lungo la via principale. Per volere di Marco, ci siamo seduti sui tavolini esterni della gelateria più rinomata del paese. È un posto che adoro, perché il gelato è molto buono. Il proprietario è Roberto, un amico di vecchia data di Marco. Si conoscono da tanti anni ed hanno condiviso anche molte cose insieme, come la passione per la bicicletta, fin quando, un giorno, Roberto non è caduto e ne è uscito con un brutto ricordo che porta ancora alla sua mano destra: una brutta cicatrice a forma di X prodotta da una bottiglia su cui lui è andato ad impattare, cadendo dalla bici. È lui stesso che viene a prendere le nostre ordinazioni e, naturalmente, non perde l’occasione per scherzare con Marco ma riferendosi a me.
«Caro amico. La tua donna è sempre più bella.»
È un bell’uomo, dall’aspetto carismatico, ma questo suo modo di esprimersi, lasciando intendere sempre qualche doppio senso, mi infastidisce. È consapevole del suo fascino e lo esercita in maniera alquanto disinvolta. È sposato con una donna che, invece, è quanto di più scostante e superba si possa trovare. È la classica donna altezzosa, che guarda tutti dall’alto al basso, consapevole del suo stato sociale e della sua ricchezza, che deriva dal fatto che suo padre aveva fondato il ristorante che c’è nel retro di questo bar-pasticceria, ed ora anche gelateria, molto rinomato in zona. Mentre sto mangiando il mio gelato, ad un tratto comprendo il motivo vero per cui siamo usciti e ci siamo seduti così in bella mostra. Seguendo lo sguardo di Marco, vedo arrivare quella grande zoccola di Mara. Ora capisco perché il bastardo ha voluto uscire e mettersi seduto proprio qui, perché, essendo domenica, aveva voglia di vedere la sua puttana. La zoccola indossa una mise alquanto eccentrica. Una minigonna, dei tacchi alti da 12 cm, ed una camicetta bianca, sotto cui si intravede il reggiseno dello stesso colore. È nell’insieme una bella donna, con i capelli neri a caschetto ed un bel fisico slanciato e snello e so per certo che, in ufficio, sono molti a desiderare di portarsela a letto. Lei viene verso di noi e, con finta indifferenza, saluta me e i miei figli, mentre lancia una lunga occhiata verso Marco. Mentre si sporge a baciarlo, lui la invita a mettersi seduta e, allora, noto un altro piccolo dettaglio che avevo intravisto in una delle foto sul suo profilo: una farfalla colorata che lei porta appesa al collo, come collana. Faccio dei sorrisi di cortesia e battute abbastanza allegre per cercare di minimizzare il mio stato d'animo piuttosto agitato: nel mio intimo li vorrei strozzare tutti e due. Dopo aver consumato il gelato e parlato del più e del meno, con lei che, ignorando quell’idiota di suo marito, che da bravo cornuto la asseconda in tutto e per tutto, lancia l’idea di andare a mangiare una pizza in un locale giù, verso il mare. Faccio notare a Marco che, se andiamo al mare, rientreremo abbastanza tardi e i nostri figli, il giorno dopo, dovranno andare a scuola. Pensavo di avergli suggerito una buona scusa per rifiutare, ma lui, dopo un attimo di riflessione, mi gela con le sue parole.
«Che problema c’è? Passano tutta la settimana insieme a tua madre, per cui, se anche stasera li lasciamo a lei, non vedo che difficoltà ci sia.»
Azzerata! I due si scambiano un’occhiata d’intesa, mentre io mi sento veramente esclusa. Passiamo la serata con loro due che monopolizzano tutti i discorsi, mentre io, e quel cornuto di suo marito, siamo solo delle comparse.
Durante la notte, medito la vendetta. Il pomeriggio del giorno successivo, mentre sto aspettando un cliente, apro momentaneamente il mio notebook e vado a dare uno sguardo al mio profilo sul sito. Sono stupita! Ho ricevuto migliaia di messaggi, di richieste da parte di singoli che anelano a portarmi a letto, a sfondarmi tutta, a riempirmi di sborra ed a farmi mangiare km di cazzo. Prendo a depennare molte di quelle generose offerte. Mentre cancello, uno dopo l’altro, tutti questi aspiranti stalloni, la mia attenzione si concentra su una foto di un uomo dall’aspetto familiare. Vorrei approfondire, ma l’arrivo del cliente mi costringe a soprassedere. Quando torno a casa, è ancora presto e così dedico ancora qualche minuto a quel profilo. È un singolo del mio paese e analizzo alcuni particolari che permettono di capire chi è in realtà: è Roberto. Son sicura che sia lui e così inizio un breve scambio di saluti. Lui mi risponde quasi subito e incomincia a farmi domande cercando di capire chi possa esser io. Si sviluppa un gioco tra di noi, fatto di piccole astuzie, depistaggi e snervanti tira e molla. Gli racconto che conosco delle persone nel suo paese, tra cui anch’io. Lui insiste, perché vorrebbe far sesso con me.
«Calma! Si fa presto a dire voglio far sesso con te! Hai idea di quanti in questo sito mi hanno offerto la stessa cosa? Io sono molto esigente e selettiva! Tu, cosa hai da offrire? E, soprattutto, come fai a dimostrarmi che sei un vero toro, capace di fare le corna a mio marito?» Mi elenca una serie infinita di situazioni, avventure e, soprattutto, mi offre qualsiasi garanzia, ma io continuo a tenerlo in tensione. Mentre chatto con lui, mi ricordo che, nel computer di casa, ho foto e video di quando a mio marito piaceva molto riprendermi, mentre scopavamo, oppure di immortalarmi in pose sexy e provocanti. Con una pennetta USB trasferisco tutto il materiale nel mio notebook e, dopo averlo “sterilizzato“, eliminando ogni possibile elemento che possa, in qualche modo, farmi riconoscere, gli invio una foto di me nuda. La cosa lo fa impazzire. In risposta, mi invia foto del suo cazzo e devo ammettere che è abbastanza ben dotato. È un po’ più corto di quello di Marco, ma, in compenso, è molto più largo. Mi bagno nel vedere quella grossa verga, che mi viene offerta. Con questo gioco di tira e molla, andiamo avanti per circa 6 mesi. Durante tutto questo periodo, lui mi ha inviato dei video sulle sue performances con le sue troie occasionali e, in più di una occasione, sono riuscita ad identificare la puttana che si stava scopando. Alcune sono anche persone insospettabili del mio paese. Naturalmente tutto questo aumenta in me la curiosità, oltreché l’eccitazione e, nello stesso tempo, la soddisfazione di sapere che vi è una persona che bramerebbe avermi fra le sue braccia. Inoltre, durante questo periodo, ho parallelamente mantenuto un discreto contatto anche con mio marito, che, a sua volta si è proposto per scoparmi. Mi ha fatto uno strano effetto sapere che voleva scoparmi, quando ogni notte mi ha nel letto e mi ignora completamente. In maniera subdola, ma molto accattivante, sono anche diventata amica di 'Farfalla XX'. È da non credere come, nascosti dietro una tastiera, si possa interagire con persone che si conoscono e che si frequentano nella vita di tutti i giorni. Dopo un primo approccio, con lei è nata una certa complicità e, quando le ho detto che conoscevo Elisa, lei mi ha detto cosa pensava di me, senza sapere che stava parlando proprio con quella persona.
«È una brava collega ed è anche una bella donna, ma non sa valorizzarsi. Veste sempre in maniera molto formale, quando, in realtà, ha un corpo che, se opportunamente valorizzato, darebbe dei punti a tante che si credono avvenenti. In ufficio, sono molti a desiderarla, ma restano spiazzati dal suo disinteresse. Questo, naturalmente, a me fa molto piacere, perché lei ha uno splendido marito. Ti posso assicurare che è un bel maschio, che sa usar proprio bene la splendida dotazione che ha fra le cosce.»
Naturalmente, ho concordato con lei sulla sua descrizione nei miei confronti e, poi, con il tempo, sono riuscita a scendere nei dettagli ed a capire che la loro tresca durava già da mesi. Sentivo dentro di me ribollire la rabbia e, nello stesso tempo, ho cominciato a farla interessare anche a Roberto. Le ho detto, in confidenza, di esserci già andata a letto e gli ho mostrato la foto del suo cazzo grosso e duro. La maiala ne è rimasta alquanto colpita e, lentamente, ha cominciato ad interessarsi a lui sempre con la mia complicità, mentre, gradualmente, stava cominciando a diradare le uscite con mio marito. La cosa cominciò a riempirmi di immenso piacere e Marco, un sabato sera, mi ha chiesto di andare a ballare in una discoteca, distante dalla nostra città. È un posto dove andavamo molto spesso, sia da fidanzati che dopo sposati. Negli ultimi giorni, prima di questa novità, lo avevo visto alquanto nervoso e triste e, tramite la chat, avevo scoperto che la collega aveva rinunciato ad uscire con lui. Per l’occasione mi ero preparata davvero bene. Avevo indossato il mio abito nero elasticizzato, che modellava molto le mie forme. Sotto indossavo solo uno perizoma sottilissimo, quasi invisibile, che era letteralmente sparito nel solco delle natiche. Nella parte superiore, non avevo indossato nessun tipo di reggiseno ed i miei seni potevano muoversi liberamente, sfregando i capezzoli sul tessuto, che li faceva divenir duri e ben visibili. La parte alta del vestito era tenuta, sul seno, da due sottili strisce di tessuto, che andavano ad annodarsi dietro la nuca. Completavano la mise, delle autoreggenti nere con un pizzo alto circa 10 cm e, ai piedi, avevo calzato delle scarpe con tacco 15. Guardandomi allo specchio, vedevo un'eccezionale strafiga! Per tutto il viaggio, Marco è stato in silenzio e, una volta giunti nel parcheggio, prima di scendere, si è girato verso di me e, come accadeva in passato, ha ripetuto le stesse regole che ci davamo ogni volta che venivamo a ballare in questo posto.
«Ok, divertiamoci! Dentro il locale, come sempre, è zona franca e tutto quello che facciamo dentro il locale, non è assolutamente da giustificare. Puoi fare quello che vuoi e la stessa cosa farò io. Quando sei stanca, ce ne andiamo.»
Era la nostra regola in passato e mi ha emozionato sentirla di nuovo reiterata in questa serata, che per me era speciale. Siamo entrati, ci siamo messi a ballare e, ben presto, ho perso il conto di quanti cazzi si sono strusciati sul mio culo, di quante mani mi hanno accarezzato, più o meno volutamente. Molto spesso ho ballato insieme a lui e, più di una volta, mi sono accorta che c’era sempre qualche puttanella che si strusciava abbondantemente contro di lui, ma, stranamente non mi sentivo gelosa, perché era esattamente questo lo spirito del nostro accordo. Ad un tratto, ho notato che lui era sparito e così ho un fatto il giro del locale cercando di capire dove potesse trovarsi. Quando ero quasi in prossimità del bagno, dopo circa una ventina di minuti che lo cercavo, ho visto che lui è uscito ed è andato verso il nostro tavolo. Mi sono girata per non farmi vedere e, passando davanti al bar, ho preso due drink e, mentre mi accingevo a tornare al tavolo, ho visto una di quelle puttanelle, che si era ripetutamente strusciata su di lui, che usciva dal bagno. Sono rimasta stupita dal fatto che, anziché esser gelosa o adirata, mi son sentita veramente orgogliosa: il mio uomo si era scopato una puttana e sicuramente l’aveva fatta godere! Quando son tornata al tavolo, gli ho dato da bere, lui mi ha guardato ed ha sorriso; dopo aver bevuto un po’ del nostro drink, il DJ ha proposto delle danze latino-americane. Noi siamo due fanatici di questo genere musicale e, senza nessuna esitazione, abbiamo preso a ballare. Onestamente, più che ballare, è stato uno strusciare il mio corpo contro il suo cazzo, che ho sentito molto duro. Alla fine della musica, ero eccitatissima e, stringendomi a lui, gli ho chiesto di andare a casa. Lui mi ha preso per mano e siamo usciti; abbiamo preso la superstrada che porta a casa nostra. Ad un tratto, ho sentito forte il desiderio di fare una cosa che, in passato, mi piaceva molto, dopo le serate in discoteca: mi sono allungata su di lui, gli ho aperto la patta dei pantaloni e, dopo avergli tirato fuori la sua splendida verga, ho iniziato a lavorargliela con la bocca.
Modestamente sono molto brava a far pompini, grazie proprio alla pazienza che ha avuto nel farmi perfezionare quella tecnica. Ho sentito sul suo cazzo il sapore di un’altra donna e questo mi hai eccitato ancor di più. Ho infilato in gola quella ventina di centimetri di carne viva, che sentivo fremere tra le mie labbra. Lui mi ha lasciato giocare per un po' con il suo cazzo, poi ha fatto una deviazione ed è entrato nel piazzale di un distributore, andandosi a sistemarsi nell’angolo più defilato e buio. Senza dir nulla, ha fatto scorrere indietro il sedile del suo grosso SUV ed io, senza perdere la presa su quel cazzo, sono salita su di lui e, con un semplice gesto, me lo sono infilato tutto dentro, fino in fondo. Sentire la verga di mio marito dilatare le labbra della mia fica e scivolare tutto, fino in fondo, e sbattere con forza contro il mio utero, mi ha provocato un orgasmo istantaneo. Ho spalancato la bocca e son riuscita a pronunciare solo qualche parola.
«Oh sì!… Io… Vengo!… uhumum!»
Lui ha sciolto il nodo dietro il mio collo e, quando ha abbassato il vestito, ho schiacciato il mio seno contro il suo viso. Ho sentito il mio corpo esser percorso da una scarica elettrica così potente, che mi ha fatto fremere come una foglia al vento. La sua voce mi ha fatto godere ancora di più.
«Certo che devi venire! Ti voglio scopare come una troia!»
L’ho guardato un attimo negli occhi e, poi, gli ho risposto nello stesso tono.
«Certo che mi devi scopare come una troia! Voglio godere così tanto che, quando torno a casa, voglio raccontare a quel cornuto di mio marito che un vero toro mi ha sfondato e riempito tutta! Quel porco, questa sera, forse si scopa un’altra donna!»
Lui, dopo qualche secondo, ha preso a scoparmi, spingendo il bacino in alto, in maniera da far sbattere il mio corpo contro l'imperiale dell’auto. Ho preso a godere ininterrottamente, urlando il mio piacere. L’ho abbracciato con forza mentre godevo e, urlando, lo incitavo.
«Più forte! Scopami più forte! Fammi sentire che sei un vero toro! Sfondami tutta!»
Sembrava impazzito. Poi, ad un tratto, mi ha stretto forte, mi ha abbracciato e baciato con passione. Ero scossa da un ennesimo orgasmo quando, improvvisamente ho sentito il mio ventre, che si riempiva di calore. Era appena venuto dentro di me.
Dopo quella sera, le nostre cose sono riprese sempre in meglio. Anche il sesso era tornato ad esser bello ed appagante e, in me, avvertivo come un senso di colpa per esser presente su un sito per scambisti, laddove avevo notato che lui ne aveva cancellato il profilo. Ero tentata di far la stessa cosa anch’io, ma ero continuamente pressata dalle insistenti richieste di Roberto di volermi incontrare, e allora ho deciso che avrei portato avanti ancora un po’ il gioco, fino a togliermi un certo sfizio che mi era venuto in mente. Mantenendo il mio anonimato, ho fatto in modo che lui potesse incontrare Mara. Ho fatto in modo che all’incontro ci fossi anch’io, tanto per sviare i sospetti su di me e cercare, in qualche modo, di offrire a lui la possibilità di corteggiarla. Roberto non si è lasciato sfuggire l’occasione e, a partire da quel momento, ha cominciato a corteggiare Mara, in maniera sempre più assidua. Lei era un po’ indecisa e allora io giocavo su entrambi i tavoli. Gli consigliavo le risposte, facendogli dire le cose che piacevano a lei. Pian piano l’ho esortata a rispondergli giusto per gioco e poi mi facevo raccontare quello che non le andava nel comportamento di lui. Quindi, da abile regista, con la scusa di un incontro di lavoro, son riuscita a lasciarli da soli. Ci siamo visti nel suo locale un lunedì che era chiuso e, appena entrata insieme alla mia collega per vagliare un progetto di ristrutturazione, cosa che, in realtà, era solo una scusa per farli conoscere, ho finto una chiamata e mi sono allontanata, lasciandoli soli. Quella sera stessa, lui mi ha contattato nella chat. Gli ho chiesto come era andata con la mia collega e lui mi ha detto che avevano iniziato a dialogare bene ed a lungo. Lei era rimasta molto affascinata da lui e, sempre con la scusa del progetto, si sarebbero rivisti dopo qualche giorno. Naturalmente ho chiesto la stessa cosa a lei e mi ha risposto che era molto combattuta dal desiderio di cedere alle sue lusinghe, ma, nello stesso tempo, era un po’ titubante perché, in ogni caso, essendo dello stesso paese e lui noto come un dongiovanni, aveva qualche dubbio a intessere una tresca con lui. Naturalmente ho giocato ancora una volta su entrambi i tavoli e per circa due mesi; quando lui, un lunedì sera, mi ha detto di aprire la mail e, dopo aver visto il filmato che mi aveva inviato, lo avremmo commentato insieme. Ho fatto quanto richiesto ed ho visto il filmato ripreso dalla telecamera interna del ristorante. Erano entrambi all’interno del locale chiuso e lui ha cercato di baciarla, ma, inizialmente, Mara ha provato a far la preziosa, cercando di sottrarsi al bacio.
«No! Dai, che fai! Lascia perdere ci conoscono tutti! Potrebbe vederci qualcuno! Lo facciamo un’altra volta. Qui no, ti prego!»
Per un attimo, mi son meravigliata nel vedere che lei, in qualche modo, frapponeva una strenua resistenza, ma poi, ad un tratto, quando lui è riuscito a baciarla ed a infilarle una mano fra le cosce, lei si è lasciata andare. L'ha messa sdraiata sopra un tavolo e, quando si è inginocchiato fra le sue cosce per leccarle la fica, si è girato verso la telecamera, quasi a voler precisare che la stessa cosa l’avrebbe fatta volentieri anche a me. Ha fatto gemere e godere la mia collega, leccandola per bene ed a lungo. Lei ha avuto un lungo orgasmo, che lui ha assaporato, dissertandosi a quella fonte di piacere da cui sgorgava nettare prelibato. Poi si è alzato in piedi e, dopo aver spogliato quasi completamente la mia collega, le ha messo in bocca il suo grosso cazzo. Le teneva le mani sulla testa e le imponeva il ritmo della pompa, spingendo il suo grosso cazzo giù per la gola di Mara.
«Ingoialo tutto, troia! Ti voglio scopare in bocca, come una puttana! Succhialo e leccalo per bene!»
Lui, mentre parlava, si era di nuovo girato verso la telecamera, facendomi capire che questo poteva essere il trattamento che avrebbe potuto riservare anche a me, se avesse avuto la fortuna di avermi fra le mani. Vedevo gli occhi di Mara riempirsi di lacrime, mentre lui quasi la soffocava spingendo la sua grossa verga in fondo alla sua gola. Poi, improvvisamente, l’ha sdraiata sul tavolo e, appoggiate le sue cosce al petto, l’ha penetrata con un solo affondo. Ho visto il corpo di Mara sobbalzare verso l’altro e i suoi seni sballottare su e giù, per tutte le volte che lui le spingeva con forza, quasi con rabbia, il suo cazzo dentro.
Ha preso a scoparla come un toro scatenato. Mara ora godeva e il suo piacere, andava sempre più aumentando. L’ha scopata e l'ha fatta venire diverse volte, poi, quando ha visto che lei era frastornata dal piacere, l’ha fatta scendere dal tavolo e l’ha fatta mettere con le gambe per terra ma distesa, piegata su di esso. Si è posizionato fra le sue chiappe ed ha iniziato a spingere quella grossa verga nel culo di Mara, che cercava, in tutti modi, di sottrarsi a quel violento amplesso.
«Sta ferma, troia! Ti spacco il culo a mio piacimento! Te lo voglio sfondare tutto! Perché sei una puttana, una grandissima zoccola!»
Anche in questo caso ha guardato verso la telecamera e mi era chiaro il significato di quelle sue parole, indirizzate a me. Lei dopo un iniziale momento di dolore, ha preso a godere di culo e lui, con fare sadico, ha preso a sculacciarla e insultarla ancor di più, sempre guardando verso la telecamera, mentre inveiva contro di lei.
«Guarda che grandissima zoccola! Lo prendi nel culo alla grande. Sei una puttana! Te lo voglio spaccare tutto questo culo!»
La scopava con colpi devastanti e, ad un tratto, si è sfilato da lei e, dopo averla presa per i capelli, l’ha fatta inginocchiare per terra davanti a lui, mettendo bene il viso in mostra davanti alla telecamera, le ha fatto aprire la bocca ed ha preso a sborrarle addosso.
«Apri la bocca, puttana! Bevi tutto, fino all’ultima goccia!»
Le ha riversato in faccia e addosso un'ingente quantità di sborra, poi ha fatto una cosa che mi ha ulteriormente sorpreso: dopo averla afferrata per i capelli, l’ha trascinata un po’ più distante, avvicinandosi in qualche modo alla telecamera, e poi ha preso ad urinare sulla sua faccia. Mara era stravolta, mentre lui con fare sadico e, guardando sempre intensamente verso la telecamera, ha continuato ad insultarla.
«Adesso ti lavo, puttana! Facevi tanto la difficile ed invece ora ti lasci trattare come una grandissima baldracca!»
Dopo averla trattata in maniera così dura, ha preso dei teli e l’ha aiutata a ripulirsi, accompagnandola in bagno. Mentre lei era intenta a darsi una ripulita, lui si è girato verso la telecamera ed ha fatto il gesto di "OK?" con un dito, scandendo con le labbra la frase: 'appena ti metto le mani addosso, sarà questo che succederà anche a te!'
Finito di guardare il video, son tornata a chattare con lui e, quando mi ha chiesto cosa avevo provato nel vedere la mia collega trattata in quel modo, gli ho risposto che io ero di tutta un’altra pasta. Ho cercato in qualche modo di farmi raccontare dalla mia collega come era stata l’esperienza con lui, ma lei è rimasta molto sul vago, dicendo semplicemente che era stata una bella scopata.
Dopo questo episodio, è sorta in me la forte convinzione di abbandonare il gioco, e, col passare dei mesi, lui ha continuato in tutti modi a cercare di capire che io fossi, ma ancora non c’è riuscito. Da qualche tempo, ho evitato di rispondere ai suoi messaggi e, stranamente, quando mi incontra in giro per il paese, se sono sola, nemmeno mi rivolge la parola e questo a me va benissimo, perché aumenta ancor più il desiderio di lasciar perdere.
È stata una bella esperienza, durante la quale son riuscita a capire diverse cose, una delle quali è che, nascosti dietro una tastiera, siamo tutti leoni, cioè tutti cacciatori e prede.
Tutto però dipende da come ciascuno decide di interpretare il proprio ruolo.
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2 anni fa
baxi18, 55
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La casa in campagna (la svolta)
Giugno 2021,Riesco finalmente a organizzare un pomeriggio con il mio Padrone nella casa di campagna,allora mi preparo di tutto punto per farmi trovare bella e femminile come piace a lui.Lascio il cancello del vialetto aperto per facilitargli l’accesso in macchina e mi posiziono per il suo arrivo.Lui arriva e mi trova inginocchiata, con le mani ammanettate dietro la testa, collare con guinzaglio,la gabbietta al mio inutile cazzetto, plug nel culo e occhi bendati.Senza dire una parola mi accarezza il viso, mi bacia sulle labbra e mi ficca la lingua in bocca per trovare la mia.Mi fa aprire la bocca e fa colare la sua saliva dentro…Si prende il tempo che gli serve per spogliarsi e prepararsi come crede,per farmi quello che gli passa per la testa,si avvicina a me e mette il tuo meraviglioso cazzo ancora barzotto nella mia bocca.Inizio a succhiarlo, ma vengo fermata…Lo tiene fermo, si gode il calore delle mie labbra e della mia lingua.Lo tira fuori, mi sputa in bocca e lo rimette dentro.Quindi inizia a pisciare intimandomi di non perderne una sola goccia.Appena finito, sento il suo cazzo gonfiarsi e allora inizia a scoparmi la bocca come fosse una fica.Affonda il suo meraviglioso cazzo fino in gola, fino a farmi piangere, ignorando i conati di vomito…Mi schiaffeggia, mi sputa in faccia, mi sculaccia…Mi maltratta come una cagna disubbidiente.Si impone come fa un vero Padrone con una schiava senza valore, come piace a me.Fino a svuotarsi le palle nella mia gola.Io ingoio il tuo dolce nettare, è inevitabile.Nel frattempo il mio inutile cazzetto ha sbrodolato una quantità immensa di umore senza avermi dato un orgasmo eil grosso plug è sfuggito via dal mio sfintere.Vengo obbligata a ripulire il pavimento con la lingua e nel frattempo mi rificca il plug nel culo dopo averlo ispezionato bene con le dita.Lo spinge in fondo e lo estrae. Senza delicatezza.Capisco che ha ancora voglia di usarmi e il pomeriggio è ancora lungo……Dopo essersi svuotato i coglioni nella mia bocca e divertito un po’ con il mio culo e il plug,sento il Padrone armeggiare con il cellulare e capisco che sta scambiando messaggi con qualcuno, ma non oso chiedere e lui non si sbottona.Io sono ancora bendata e ammanettata e non mi rendo conto al 100% di cosa mi succede intorno.Succedeva, a volte, che invitasse qualcuno di sua conoscenza a divertirsi con me in sua presenza…Ma mai è successo che qualcuno arrivasse a giochi iniziati.In ogni caso la cosa non mi preoccupava e anzi ero anche eccitata dall’idea,perché al di fuori del gioco, eravamo anche in ottimi rapporti di amicizia e conoscevamo le rispettive vite, relazioni e fantasie.In ogni caso succedeva spesso che ricevesse messaggi di lavoro e di tanto in tanto controllava e rispondeva.Quindi mi sentivo in una botte di ferro.Sapevo che non avrebbe fatto mai nulla di compromettente nei miei confronti.Si avvicina, mi libera dalle manette, prende il guinzaglio e mentre lo tira a sé dice: “Vieni qua troia, leccami le palle che ho ancora voglia di godere!”Io lo seguo a quattro zampe, in silenzio e alla cieca fino a che lui non raggiunge il divano e si accomoda.Allora inizio a leccargli le palle come ordinato e sento il suo meraviglioso cazzo che inizia a svegliarsi.Allora provo a prenderlo in bocca, ma lui:“Troia, ti ho detto le palle, non il cazzo!"Si fa in avanti e mi da uno schiaffo.“Apri la bocca, schiava!”Mi ficca due dita in bocca e ci sputa dentro.Padrone: “Chi sono io?”Io: “Il mio Padrone”Padrone: “E tu? Chi o cosa sei tu?”Io: “Sono la tua schiava, Signore. La tua cagna”Padrone: “Bene. E chi ti ha detto che puoi prendere iniziative?”Io: “Nessuno, Padrone"Padrone: “Bene, ora riprendi a leccarmi le palle e leccami anche il culo, da brava cagna!”Riprendo il mio dovere e lui continua ad armeggiare al telefono…Dopo qualche minuto mi concede di leccargli il cazzo e anche di succhiarglielo. Io sempre bendata.So che sta scambiando messaggi con qualcuno e credo che abbia anche fatto qualche foto, ma non mi preoccupo.“Insalivalo bene, troia, ché ora ti inculo!”“Sì, Padrone”La saliva gli arriva fino al buco del culo ed è allora che mi invita a mettermi sopra di lui…Seguo il suo invito e mi metto a smorza candela sul suo splendido cazzo che in men che non si dica è dentro di me fino alle palle.Inizia a scoparmi divinamente (come suo solito) e a strizzarmi i capezzolimentre dalla sua bocca escono insulti di ogni tipo…Sono fatta così, più vengo insultata, più mi eccito. E lui lo sa bene!Padrone: “Sei solo una lurida troia! Dillo!”Io: “Sì Padrone, sono una lurida troia, la tua!”Padrone: “Una femmina mancata. Ecco cosa sei! Una vera adoratrice del cazzo!”Io: “Sì Padrone!”Padrone: “Sei la mia femmina e la mia cagna! E di tutti quelli che voglio io!”Io: “Sì Padrone, è vero Padrone!”Nel frattempo sento il rumore di una macchina che si spegne e lo sportello chiudersi…Immagino sia arrivato il complice di turno…Allora il Padrone mi fa alzare e mettere a pecorina ai piedi del divanoPadrone: “A pecora, cagna! Prendi la tua posizione naturale e mentre mi spompini mostra il culo all’ospite che sta entrando!”e poi, rivolgendosi all’ospite: “Accomodati, prendi posto e goditi lo spettacolo di questa lurida cagna!”E rivolgendosi a me: “Vero che sei la mia schiava, lurida cagnetta?”Mi stacco un attimo dal cazzo e “Sì, Padrone, sono la tua lurida cagnetta”Padrone: “Bene, ora facciamo vedere come lo prendi nel culo!”Lui si sposta dietro di me e io mi metto nella giusta posizione per farmi penetrare…Padrone: “Prendi troia! Prendilo tutto nel culo, frocia che non sei altro! Dillo che ti piace il cazzo"Io: “Sì Padrone, adoro il cazzo, sono fatta per dare piacere ai maschi veri!”Padrone: “Brava cagna! Dillo cosa sei davvero!”Io: “Sono un finto maschio, Signore. Una femmina mancata. Un frocio rotto in culo!”Padrone: “Continua!”Io: “Sono solo una schiava, la tua schiava, Padrone!"Padrone: “Guardati cagna… Sei vestita da troia, il tuo inutile cazzo ingabbiato e lo stai prendendo in culo come una puttanadopo avermi già fatto godere e ingoiato tutta la mia sborra e il mio piscio!”Io: “Sì Padrone. Lo so, sono una vera troia!”Padrone: “Che troia che sei! Cosa potrebbe mai pensare la tua Federica se ti vedesse così?” (Federica è la ragazza che frequentavo in quel periodo)Io: “Che sono più troia di lei, Padrone!”Padrone: “Secondo me dovresti dirglielo e farla divertire con un vero maschio, non con un frocio come te!”Io: “Sarebbe bellissimo, Padrone se Federica accettasse… Per me sarebbe meraviglioso essere la schiava di entrambi”Padrone: “E per me sarebbe bello scoparvi insieme e farti vedere come un vero uomo scopa una vera donna come Federica”Io: “Hai ragione Padrone. Io sono un finto maschio e non sono in grado…”Padrone: “Lo so lurida troietta. Me lo dice sempre quando la scopo!”Io: “Cosa?”Padrone: “Sì, troia, hai capito bene. Mi scopo la tua donna da due mesi e quando lei mi ha confessato di sentirsi in colpa,le ho detto che non doveva perché tu sei più troia di lei!”Io: “Sì, come no…”Padrone: “È tutto vero, per questo le ho detto di venire a vedere di persona, oggi”Faccio per staccarmi da lui e girarmi per affrontare l’argomento quando sento una voce a pochi metri da noi,una voce femminile e familiare: “È tutto vero, caro il mio frocetto!”Io paralizzato… ormai avevo capito, ma non avevo il coraggio di togliere la benda dagli occhi…Sento Federica che si alza e i suoi passi verso di me: “Ora dimmi, caro il mio frocetto, è tutto vero quello che ho sentito finora?”Mi toglie la benda, ma non ho il coraggio di guardarla…“Rispondi, frocio di merda! Che lo sei l’ho potuto constatare con i miei stessi occhi, ma è vero che hai ingoiato la sua sborra e il suo piscio? Da quanto va avanti questa storia?”Padrone: “Rispondi frocio!”Federica: “Zitto tu, che con te faccio i conti dopo!”Io: “Sì, diversi anni...”Federica: “Già non ci credevo quando lo stronzo del tuo amico me lo ha raccontato, non ci credevo nemmeno quando ho visto le foto che mi mandava prima,e non ci credevo quando ti ho visto con i miei stessi occhi fino a due minuti fa!”Io: “Fede…”Federica: “Zitto, frocio testa di cazzo! Sei indifendibile! E io che mi sentivo in colpa perché ti tradivo con sto testa di cazzo!”Padrone: “Beh, non ti credere molto diversa da lui! Anche tu ti sei fatta scopare da me..."Io: “Scusa Fede… hai ragione a essere incazzata con me, ma non posso farci niente se mi piace anche il cazzo. Anche se te lo avessi detto, non avresti accettato...”Federica: “Su questo hai ragione, stronzo frocio di merda! Non lo avrei accettato, ma...”Io: “Ma cosa?”Federica: “Ma lo posso capire… L’unica cosa che non capisco è il perché sono così eccitata, oltre che incazzata!"Padrone: “Ammettilo, la cosa ti piace! Altrimenti non saresti venuta per verificare e poi…”Federica: ”E poi cosa?”Padrone: “E poi non mi sei sembrata così sconvolta quando te lo raccontavo. Anzi...”Federica: “…”Padrone: “Sei eccitata, l’hai detto tu! E tu, frocio del cazzo, torna a succhiarmelo, subito!”Io: “Ma…”Padrone: “Senza se e senza ma. Succhiamelo, schiava! Fai il tuo dovere”Resto un attimo perplesso. Che cazzo sta succedendo?Mi ritrovo in intimo da troia (e il pisello ingabbiato) con il mio amico/Padrone che ha fatto lo stronzo perché si è scopato la mia donna dicendoletutto sul mio conto e la mia donna qui incazzata perché la tradisco con un uomo…Stiamo litigando di brutto e lui mi chiede di succhiarglielo!È surreale! Ma sta succedendo davvero?E il Padrone rivolgendosi a Fede: “La situazione è questa, ti piaccia o no. Ora io voglio continuare a divertirmi e sei invitata a non rompere le palle!”Io sempre più incredulo…Padrone: “Il tuo uomo è un rotto in culo, è anche più troia di te. A me piace e a lui piace”Io completamente shockato li guardo entrambi…Federica, rivolgendosi a me: “Hai sentito il Padrone? Fai la brava, dai, schiavetta… fami vedere quanto ti piace il suo cazzo!”Ritorno nel mio ruolo da “femmina” e come ipnotizzata mi avvicino al cazzo del Padrone per succhiarlo davanti agli occhi e all’eccitazione della mia donna.Lei si avvicina a noi per guardare meglio, mi accarezza mentre spompino il Padrone e inizia a solleticarmi il buco del culo.Sembra affascinata dalla gabbietta e rivolge delle attenzioni anche alle mie palle, ma poi torna sul mio buco del culo che inizia a penetrare con le dita.Federica quindi si spoglia e si unisce a noi, prima aiutandomi in un favoloso pompino a due bocche e poi,sotto la guida del Padrone, penetrandomi con il plug mentre io continuavo a succhiare.Padrone: “Vai Fede, rompi il culo al frocio del tuo uomo!”Federica: “Giulio (il Padrone), ma ti sembra un uomo questo frocio di merda vestito da troia?”Giulio: “Hai ragione Fede, è solo una troia rotta in culo, una cagna in calore!”Federica: “Giulio, dovresti vedere come le ho aperto il culo, potrebbe entrarci una mano!”Giulio: “Vai allora, rompila con la mano, anzi, prima fammela fottere altrimenti poi nemmeno la sento!”Allora il Padrone si posiziona dietro di me e Federica davanti.Lui inizia a scoparmi divinamente mentre lei si fa leccare la fica fino a godere.Io ero esausta.Un pompino interminabile e adesso una leccata “violenta” alla fica della mia ragazza. Avevo il collo che non reggeva più.Padrone: “ Fede, vieni qua, voglio che ficchi la mano nel culo del frocio mentre lo inculo!"Fede: “Sicuro? Non è che lo spacchiamo?”Io: “Vai Fede, se sento dolore ve lo dico…”Fede si mette dietro, accanto al Padrone e dopo essersi sputata sulle dita inizia a penetrarmi mentre Giulio mi incula.Inizia con due dita e passa subito a tre…Non crede ai suoi occhi quando inserisce anche il quarto.Federica: “Amore, ma che culo sfondato hai?”Io non ragionavo più, troppo piacere… ero in estasi!Giulio: “Visto? Chi è più troia, tu o lei?”Federica: “Avevi ragione! Ora però togli il cazzo che voglio provare a entrare con tutta la mano…”Giulio tira fuori il cazzo dal mio culo e si sposta davanti a me per farselo succhiare ancora e tenerli larghe le chiappeper favorire il fisting da parte di Federica…Ci ripensa e si posiziona dietro di lei è impegnata a penetrarmi con tutta la mano.Federica: “No! Non in fica! Dopo che l’hai tenuto nel culo di questo frocio non puoi scoparmi in fica…Dopo quello che ho visto e sto vivendo oggi, mi pare giusto che lo prenda in culo anche io”Giulio: “Ti accontento volentieri!”Diamo vita a questo strano trenino in cui il mio Padrone incula la mia donna che a sua volta fista me…Il mio cazzo ingabbiato sgocciola a non finire, Fede gode come una troia e Giulio è felicissimo!Federica non riesce più a reggere quindi tira fuori la sua mano dal mio culo per stare più comoda,Giulio la incula come non ci fosse un domani e io appena mi riprendo mi accingo a togliere la gabbietta dal cazzo pergodermi un po’ la mia donna quando “Che stai facendo, schiava?” è Federica“Tolgo la gabbietta così ti scopo un po’ anche io” rispondo“Non ti permettere!” ribatte lei, insieme al Padrone.“Mettiti sotto e leccami la fica mentre lui mi incula” Continua Fede“E leccami anche i coglioni!” Aggiunge GiulioCapisco che non ho scelta… mi metto sotto e inizio a leccare entrambi fino a quando lui non gode nel culo di Federicaper poi farsi ripulire il cazzo dalla mia lingua mentre la sborra che cola dal culo della mia donna, mi finisce sul collo.Federica si gira e sempre con la fica sopra di me, inizia a pomiciare con Giulio mentre io ho ancora il suo cazzo in bocca…Lentamente si stacca dalle labbra del Padrone e si avvicina alle mie… mi bacia con dolcezza, lascia colare un po’ di saliva nella mia bocca emi dice che è il momento di togliere la gabbietta.Mi alzo, la tolgo e mi avvicino a lei ma mi respinge mentre abbraccia Giulio e riprende a baciarlo.“Dai, schiava. Facci vedere come gode una cagna. Segati per noi!” mi ordina Federica.E aggiunge: “Da oggi in poi, sarò libera di incontrare il tuo Padrone ogni volta che voglio e fare quello che voglio.Ogni volta che lo inviterò a casa tu te ne starai fuori se non ti voglio tra i piedi, intesi?Ma anche tu sarai libera di vederlo ogni volta che vuoi e senza nasconderti da me, anzi, io sarò sempre presente e sarò la tua Padrona.E ogni volta che avrai voglia di me, dovrai chiederlo a Giulio, al Padrone.Faremo l’amore solo se lui ti darà il permesso, chiaro? Se proprio avrai tanta voglia, allora ti inculerò io, come abbiamo fatto oggi!”Nel frattempo sto per venire… vengo…"Sì, Fede”“No tesoro, si dice "Sì Padrona!”"“Sì, Padrona!”Da Giugno a Ottobre del 2021 siamo stati un trio molto affiatato.Abbiamo giocato in ogni modo, io da trav o in versione maschile, non aveva importanza.Sono stato anche attivo con lei e qualche volta siamo riusciti a coinvolgere altre persone, coppie, singoli, singole…Una bella parentesi. Poi la fidanzata di Giulio si è trasferita per lavoro e lui l’ha seguita.Federica e io abbiamo continuato a frequentarci per un po’, ma nonostante il bene che ci volevamo, ci siamo allontanati.Capita che ci vediamo qualche volta, anche tutti e tre insieme. Qualche volta finiamo anche a letto.La vera amicizia dura per sempre.
2201
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2 anni fa
lustdoll,
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Una serata tra amici
Mi chiamo Alberto ed assieme alla mia compagna, Teresa, da tempo parliamo di creare la possibilità di un incontro di sesso con una coppia. Nel tempo abbiamo individuato Luigi e Maria, una coppia di amici molto carina e “vivace”. Almeno così ci sembrava dei discorsi fatti insieme, una sorta di sondaggio sulla loro “predisposizione” a scopare con altri. Luigi, nei lunghi incontri avuti a cena o nei pomeriggi, appariva molto disponibile, addirittura con una nota bisex molto accentuata. Maria, molto più pigra sia fisicamente che mentalmente, non dava segnali negati, anzi dalle occhiate che faceva su Alberto si intuiva che non avrebbe disdegnato un approccio sessuale con lui.
Avevamo invitato Luigi e Teresa a passare il pomeriggio e la serata insieme a casa nostra, con l’intento di approfondire la discussione sul sesso a quattro. Però, qualcosa del piano non funzionò completamente.
"Dov'è Maria?" chiese Teresa a Luigi, mentre lo faceva entrare in casa.
Luigi scosse la testa. "È a casa. Oggi non voleva uscire."
Teresa sorrise ironicamente e scosse la testa. "Non esce mai di casa. Non esce mai. Le hai detto che volevamo che veniste entrambi?"
"Sì, gliel'ho detto. Ma, lei ..." scosse di nuovo la testa.
Disse Teresa. "Preparo da bere qualcosa per tutti noi."
Luigi osservò Teresa mentre si dirigeva verso la cucina. Era vestita con una gonna corta e una camicetta attillata. Era meravigliosa con i suoi lunghi capelli castano ramato, gli occhi nocciola e la pelle color crema. Luigi sentì un'agitazione all'inguine.
"Ehi, Luigi," gridai dal divano del soggiorno. "Maria non ce l'ha fatta, eh. Tranquillo, staremo bene lo stesso, anche senza lei".
Rispose Luigi "No. Immagino sia quella che chiameresti una persona di casa."
"Peccato. Speravo che potessimo fare un quartetto stasera, o qualsiasi altra cosa" ridacchiai. “Sembra che Teresa sia in inferiorità numerica, ma penso che possa prendersi cura di entrambi." Ridacchiai di nuovo passandomi la mano sull'inguine.
Luigi sorrise incerto all'allusione. Non sapeva se parlassi sul serio o no.
Teresa ritornata dalla cucina con le bevande, si sedette sul divano tra Luigi e me.
Dissi mettendo la mano sulla gamba della mia compagna accarezzandola "Stavo solo dicendo a Luigi che senza Maria, abbiamo scombinato il numero previsto, tesoro … due contro una".
"Sì, avrei avuto davvero bisogno che Maria fosse qui." disse Teresa. "Sarebbe stata una serata alla pari. Saremmo stati due contro due."
"O tre contro una" sorrisi.
Luigi mi guardò mentre accarezzavo la gamba della mia donna, e notai che il suo cazzo cominciò a eccitarsi … cominciò a crescere. Teresa era così dannatamente tosta. Mi aveva confidato, ingenuamente, che aveva fantasticato di fare sesso con lei.
Tentando di “accendere” la serata Teresa disse "Guardiamo un film, ... un film porno."
Mi alzai dal divano, scelsi un cd tra quelli che avevamo in casa e lo inserii nel lettore.
Teresa era seduta sul divano e la sua gonna, così stretta, si era sollevata fino a scoprire lo slip. Luigi guardò le sue gambe e il suo cazzo sussultò e si irrigidì ancora di più. Il film hard faceva anche la sua parte. Vi erano due uomini e una donna che scopavano insieme. L'uccello di Luigi adesso era rigido e si vedeva pulsare tra le gambe.
Sbottonai la camicetta di Teresa e le posai la mano sui seni accarezzandoli e massaggiandoli. Teresa spostò la sua mano sul mio pene e me la accarezzò.
Luigi, quasi incredulo di quello che stava accadendo, sussultò quando Teresa si allungò e gli accarezzò il pacco. Il suo cazzo ora era duro e pulsante. Ho sganciato il reggiseno di Teresa, i suoi seni sodi e rotondi erano bellissimi da vedere. Sono andato giù su uno di loro, leccandolo e succhiandolo. Teresa, prendendo l’iniziativa, anche per far capite le nostre intenzioni a Luigi, ha aperto la cerniera dei nostri pantaloni e, con un movimento delicato ma inequivocabile, ha tirato fuori i nostri cazzi. Luigi emise un gemito di approvazione e si concentrò nell’accarezzare le sue tette. Lei ansimò e gli spinse i seni in faccia. Luigi le accarezzò il capezzolo con la lingua mentre li massaggiava con le mani.
Mi sono messo in ginocchio sul divano accanto alla mia compagna e ho guidato il mio cazzo verso la sua bocca. Gli occhi di Luigi si spalancarono quando vide Teresa aprire le labbra e prendere il cazzo. Con un movimento delicato e preciso, l’ho fatto scivolare nella bocca di Teresa.
Per Luigi quella visione è stata un vero e proprio incentivo, ha visto il suo cazzo pulsare e raggiungere il massimo della durezza possibile. Il suo cuore batteva all'impazzata e la gola e la bocca si seccavano mentre guardava come Teresa leccava avidamente. Alla visione di quella verga dura e carnosa, in Luigi aumentava l’eccitazione e, da bisex, sentiva il desiderio di succhiarlo anche lui.
Teresa, volendo far eccitare ancora di più Luigi, lasciò il mio attrezzo e, abbassandosi su di lui, inizio a leccare la sua verga. Lo succhiò bene e con forza, muovendo la testa avanti e indietro sulla sua carne. Luigi si irrigidì e ansimò alla sensazione della sua calda bocca bagnata che scivolava su e giù sul suo cazzo. Era in estasi mentre le arava la bocca. Aveva fantasticato di scoparsela e ora quella fantasia si stava avverando. Ho tolto le mutandine a mia moglie e lei ha sollevato le gambe tirandole indietro. Ho iniziato a leccarle e succhiarle i seni e Luigi si è diretto verso la sua figa. La guardò a bocca aperta. La sua figa era bellissima. Sembrava una pesca rosso-dorata. Con un gemito di lussuria, vi cadde sopra, seppellendovi la faccia. Teresa si sollevò, schiacciando e strusciando la figa sulla sua bocca.
"Oh, ah, sì, leccami, Luigi, mangiami la figa, oh sì, mangiami."
Le leccò e succhiò il clitoride, picchiettandolo e strofinandolo con la lingua e succhiandolo con le labbra.
Le fece i complimenti dicendo “Hai una figa dal sapore dolce, la più dolce che abbia mai leccato.”
Penetrava la sua figa con la lingua, roteando e infilandola dentro. Sentì una calda bocca bagnata sul suo cazzo. Abbassò lo sguardo e vide la mia testa sul suo inguine. Luigi gemette e affondò il suo cazzo nella mia bocca. Lo succhiai avidamente, facendo roteare la mia lingua su di esso mentre facevo scivolare le labbra su e giù. Luigi inarcò il mio viso, arricciandomi la bocca per scoparla come fosse una figa. Una scossa di pura lussuria percorse il suo corpo. Un uomo gli stava succhiando il cazzo. Feci scivolare l’attrezzo turgido di Luigi fuori dalla bocca, lo afferrai delicatamente avvicinando Teresa.
"Luigi," dissi "scopala adesso."
Luigi montò su Teresa, le afferrò il sedere liscio e morbido e si spinse in avanti.
"Huhh!" gridò ad alta voce mentre spingeva il suo cazzo nella sua figa.
"Fotti Teresa", ribattei "fottila bene."
Luigi ha piantato il suo cazzo duro nella figa di Teresa e disse “Dio, è così bello! La tua figa è super calda e piena di umori.”
Sentendo queste parole Teresa, con un movimento pelvico, cosa che sapeva fare benissimo, gli strinse il cazzo come una morsa.
"Oh sì - unh - ahh!" grugnì Luigi mentre dimenava la sua verga in profondità nella sua figa.
Teresa era così bella e sexy, la sua figa era così calda e umida e aderente, lui aveva sognato di scoparsela da tanto tempo, ora lo stava facendo. Avvolse le braccia e le gambe attorno a lei e le sollevò i fianchi.
"Ahh - dammelo, Luigi," espirò raucamente. "oh sì, dammelo tutto."
Ha dato una spinta e ha affondato ogni centimetro del suo cazzo in lei, poi ha iniziato a scoparla sul serio, pompandolo nella sua deliziosa figa.
"Ti sta scopando bene, tesoro?" Ho chiesto.
"Oh sì, ahmmm, e lo sento così fottutamente bene," ansimò "augh, mi sta pompando, mi sta fottendo così bene che sto per venire!"
Luigi vide che ero inginocchiato accanto a lui. Il suo grosso cazzo penetrava rigido e martellante Teresa. Ero proprio lì vicino. Lui afferrò il mio pene e, senza fermarsi dal trapanare la figa di Teresa, scese su di esso succhiandolo con gusto, divorandolo facendo oscillare la testa su e giù su di esso. Io, d’istinto, ho afferrato la testa di Luigi ed ho accentuati il suo movimento, sfondando la sua bocca ho gridato: "Succhiami il cazzo bella troia! Scopa Teresa!"
"Oh dio, oh tesoro, vengo!" Teresa ansimava. "Adesso! Oh, Luigi, vieni con me, vieni dentro di me adesso!"
"Fallo, Luigi," gli dissi "sborra dentro di lei. Schizza lo sperma dentro."
Ho fatto scivolare il mio cazzo fuori dalla bocca di Luigi, e lui, seguendo il mio incitamento, ha immerso la sua verga il più profondo possibile nella figa di Teresa. Dopo un ampio movimento, arrivando al culmine del piacere, ha spruzzato, godendo, il suo denso sperma nel profondo della sua figa, urlando "Oh dio, unhhh - ahhhh!"
Lei ansimando gridò. "Spingi dentro il tuo cazzo, riempimi la mia figa del tuo sperma!"
Luigi ha pompato goccio dopo goccio il suo sperma nella figa di Teresa, sparando il suo carico in lei, svuotando le sue palle. Poi lo ha tirato fuori ed è rotolato via, io ho preso subito il suo posto. Ho scopato la mia compagna forte e veloce, sbattendo il mio cazzo duro dentro di lei, martellando la sua figa.
"Oh, dolce bellissima figa! Sei meravigliosa Teresa!" Ho urlato mentre la montavo. Sentendo l’orgasmo arrivare estrassi il cazzo dalla figa, feci girare Teresa e con immenso piacere continuai la scopata nella sua bocca. Sapevo che Teresa amava anche essere inondata dallo sperma in bocca e, come ultimo piacere, amava ingoiarlo masturbando il suo clitoride per godere anche lei. Dopo poco, arrivato al culmine dell’eccitazione di tutti e due e sotto gli occhi incuriositi di Luigi, schizzavo lo sperma dentro di lei raggiungendo l’orgasmo contemporaneamente a Teresa che nel frattempo era aiutata nel suo intento da Luigi che le eccitava il seno leccandogli i capezzoli. Fu un tripudio di sensazioni indescrivibili, un piacere carnale enorme. Avevamo raggiunto una intesa quasi perfetta, almeno per questa volta.
Dopo tanta eccitazione tanto piacere, soddisfatti, ci siamo sdraiati sul divano, temporaneamente sazi, guardando il film sulla tv.
"Quella ragazza assomiglia a Maria", disse Teresa, indicando la donna nel film.
"Sì, vero!" disse Luigi guardando la tv dove la donna era intenta a succhiare il cazzo di un uomo mentre un altro le pompava la figa da dietro “Assomiglia a Maria”.
Era carina con lunghi capelli biondo castano, occhi verdazzurri, pelle fulva, ossatura grossa e corposa.
"Assomiglia a Maria," ribadì Luigi. "ma lei non sarebbe mai in quella posizione - con due uomini. Maria è ..." scosse la testa, "conservatrice, immagino si possa dire così in fatto di sesso."
"Perché dici così?" domandò Teresa.
"Lei ... beh, è piuttosto inibita. È alquanto schizzinosa riguardo alle sperimentazioni sessuali. Sembra che le piaccia solo in un modo: la vecchia posizione del missionario. Si rifiuta se provo a introdurre qualcos'altro nel nostro rapporto, come leccarle la figa o altro, non parliamo poi di rapporti con il lato B che, tra l’altro, mi piacerebbe fare con te, sempre se Alberto è d’accordo. Solo insistendo mi succhia il cazzo o prova una posizione diversa dal missionario."
"Se a Teresa va essere scopata da te nel culo, perché no!” poi aggiunsi “Mi piacerebbe fare sesso con Maria, farmelo succhiare e fotterla dappertutto."
"Anch'io!", ha detto Luigi, e tutti abbiamo riso.
“Dovremo trovare un modo per far sì che Maria si unisca a noi e non solo per cenare”, disse Teresa "mi piacerebbe che noi quattro stessimo insieme leccando, succhiando e scopando. Mi stuzzica l’idea di fare sesso con lei, credo che riuscirei a sbloccarla con la situazione giusta, ho idea che sia una vera donna da monta".
Con questo auspicio si concluse la serata preventivando il coinvolgimento di Maria in un altro incontro da organizzare in futuro.
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Al2016,
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Nuora e suocera. ultima parte
Lentamente, a fatica, raggiungo Luisa e gli altri, che mi salutano e se ne vanno lasciandoci da sole. Lei ha l’aria davvero sbattuta, ma è anche abbastanza soddisfatta.
«Accidenti, quei tre maiali erano insaziabili! Ma li ho spremuti fino all’ultima goccia! Inoltre son riuscita a strappare una buona percentuale di profitti: loro puntavano ad avere il 5% di tutto l’affare, mentre io proposto lo 0,5% su ogni appalto e subappalto. Anche tu mi sembri alquanto provata.»
La guardo e confermo che sono anch’io alquanto provata, perché se loro erano in tre, lui, da solo, non era per niente il più scarso. Ce ne andiamo ognuna per proprio conto e, mentre in auto mi dirigo verso casa, ripenso a tutta questa questione e sento dentro di me un profondo sconforto. Mi aspettavo qualsiasi richiesta, anche la più onerosa, sia in termini economici che sessuali, ma non mi sarei mai aspettata una cosa del genere. Quando rientro mi guardano tutti in silenzio, si aspettano da me un resoconto dettagliato su tutta la questione. Spiego i termini dell’accordo ed ometto il fatto che Giorgio mi ha chiesto un figlio. È Giulia che, mentre Carlo e Luca esultano di gioia, mi guarda e, mentre me ne vado in camera e fare una doccia, mi segue fin dentro il bagno.
«Hai detto che Luisa ha strappato un buon accordo in termini di percentuali, ma non mi hai detto quanto ha chiesto Giorgio, come ricompensa.»
La guardo e poi chino il capo cercando di addurre una spiegazione che non ho. Lei mi si avvicina, mi solleva il viso e mi fissa negli occhi.
«Pamela, che succede? Perché non rispondi alla mia domanda?»
Sento dentro di me una profonda tristezza e, alla fine, con un filo di voce le spiego la situazione.
«Il prezzo che ha chiesto come compenso è troppo alto! Cioè, io lo pagherò lo stesso perché voglio che la nostra azienda sia in prima fila in questo progetto, ma tutto questo mi costerà l’amore di Luca.»
Giulia mi guarda sbigottita, mi fissa intensamente e con una voce molto pacata, ma decisa, mi chiede una spiegazione più precisa. La guardo e, alla fine, le dico tutto.
«Il prezzo da pagare per aver l’appalto è che io presti il mio utero a Giorgio, perché vuole un figlio da me. Naturalmente questo significa che non posso accettare che Luca continui a tenermi al suo fianco. Accetterò questo compromesso, ma questo significherà la fine della nostra storia.»
Giulia mi guarda sbigottita, poi, ad un tratto, esplode come un vulcano.
«Assolutamente no! Questo non può pretenderlo! Ci sono tante donne al mondo, perché vuole un figlio proprio da te? Questo no!»
Entro nella doccia e lascio che l’acqua scorra sul mio corpo, ma, nonostante tutto, non riesce a lavare via i miei pensieri e quando esco e li raggiungo per la cena, loro mi guardano in silenzio. Mentre Iniziamo a consumare la cena, Carlo mi chiede se ciò che ha detto Giulia è vero ed io annuisco. L’unico che resta in silenzio è Luca che, con il capo basso, se ne sta in silenzio, fin quando si gira verso sua madre e la guarda in silenzio. Lei scuote il capo e, guardando verso noi due, ci dice che il prezzo è troppo alto e che non si dovrà pagare. Mi alzo e me ne vado a letto, seguita da Luca che, in silenzio, si sdraia accanto a me. Mi giro verso di lui, lo bacio, lo abbraccio, lui mi tiene stretta fra le sue braccia e la sua voce è calma.
«Non voglio rinunciare a te e non m'importa se sarà lui a ingravidarti, gli darai un figlio e poi la cosa finirà lì. Il resto della nostra vita, la voglio passare insieme a te.»
Lo bacio, lo stringo a me e, sfinita, mi addormento. Ad un tratto mi sveglio nel cuore della notte e, nel silenzio della stanza, improvvisamente mi viene in mente una cosa che, in un primo momento, non ho preso in nessuna considerazione. Giorgio ha detto che ero la nipote di Maria, quindi mia nonna deve in qualche modo conoscere quest’uomo. Resto a riflettere per tutto il resto della notte e, all’alba, dopo una doccia veloce, saluto tutti mentre fanno colazione, dicendo che devo appurare una cosa e che ci ritroveremo in ufficio. Prendo l’auto, raggiungo mia nonna che da circa un anno vive nella mia stessa città, dopo che una rovinosa caduta le ha fratturato il femore. Quando mi vede arrivare all’alba, subito si preoccupa, ma io la rassicuro dicendole che ho bisogno di lei per dei consigli.
«Ho bisogno di sapere se ti ricordi una persona di nome Giorgio, che oggi è un importante uomo politico.»
Non ho nemmeno finito di pronunciare le parole che il volto di mia nonna si oscura e subito scatta sulla difensiva.
«Che diavolo vuoi sapere di Giorgio? Quell’uomo devi tenerlo alla larga da te! Stagli lontano, oppure soffrirai moltissimo!»
La guardo sbigottita, ha intuito immediatamente di chi sto parlando e la sua espressione contrariata mi induce ad insistere per avere ulteriori informazioni.
«Nonna, per cortesia, dimmi tutto quello che c'è da sapere su quest’uomo, perché mi serve il maggior numero di informazioni su di lui.»
Lei mi guarda ancor più dura e le sue parole non sono da meno.
«Ti ho detto di lasciar perdere. Non aver nulla a che fare con lui, altrimenti riuscirai solo farti del male. È una persona che tu devi tenere il più possibile lontano da te.»
Faccio un profondo respiro, poi la guardo dritta negli occhi e con un tono molto decisa le chiedo di nuovo delle spiegazioni.
«Ti ho detto che non posso assolutamente ignorarlo. Sto per trattare un affare che comporterà milioni da spendere in un’opera colossale, dove lui è la chiave di tutto il gioco. Non posso rinunciare ad avere informazioni su di lui, perché è una cosa molto importante per me.»
Lei continua a scuotere il capo, poi, per l’ultima volta, ribadisce che devo stare lontano da lui.
«Amore mio, non ci son soldi che possano giustificare il fatto che tu debba stare vicino a lui. È una persona da tenere a distanza e, ancor di più, evita in tutti i modi di andare a letto con lui!»
Mentre pronuncia queste parole io abbasso gli occhi e lei intuisce subito che questo è già avvenuto.
«No, cazzo, no! Con tutti i maschi che ci sono al mondo, proprio con lui dovevi scopare?»
La guardo e cerco di ribattere, ma lei è molto sulla difensiva.
«Cosa vuoi che mi importi una scopata in più o in meno? Ti sto dicendo che sto trattando un affare gigantesco e tu ti preoccupi se mi faccio una scopata con lui? Ti assicuro che mi ha chiesto molto di più. Vuole avere un figlio da me!»
La sua risposta è istantanea e durissima!
«NO! ASSOLUTAMENTE NO! Non puoi dare un figlio a tuo NONNO! Già il fatto che ci hai scopato è una cosa che non sarebbe dovuta succedere.»
La guardo stupita e cerco di mettere a fuoco le sue parole, mentre lei china il capo e continua a scuotere la testa con l’aria affranta e delusa.
«Cosa c’entra che lui sia mio nonno? Come fai a dire una cosa del genere? Ti vuoi decidere raccontarmi tutto, sì o no?»
Lei tiene la testa bassa, e parla con un fil di voce dal tono molto malinconico.
«Eravamo entrambi molto giovani, lui appena diciottenne, io ne avevo quasi 25. Eravamo innamorati persi e stavamo insieme da quasi tre mesi. Io però ero già una gran zoccola e lui questo lo sapeva, ma non gliene importava nulla. Lo amavo ero pazza di lui e, quando prese il diploma con ottimi voti, decidemmo di festeggiare a modo nostro, facendo sesso All’epoca, succhiavo già tanti cazzi e li prendevo tranquillamente anche nel culo, perché ero restia a dar la patatina, perché avevo paura di restar incinta. All’epoca non era come oggi ed un figlio era un problema serio. Ma quella notte con lui, non mi sono risparmiata in niente. Mi ha scopato e fatto godere fino allo sfinimento. Ha inondato ogni mio buco ripetutamente ed io ne ho goduto tantissimo. All’alba, mi ha detto che si sarebbe trasferito in un’altra città per studiare giurisprudenza e mi ha chiesto di andare con lui, ma io non ho avuto il coraggio di seguirlo. Ero, come ti ho già detto, una gran zoccola e pensavo che un bravo ragazzo come lui, di buona famiglia, molto benestante, non avrebbe accettato un matrimonio con una come me, così ho preferito che se ne andasse. Gli ho detto che non lo amavo e che mi ero solo divertita a godere con lui, dal momento che scopava molto bene. Lui se n’è andato e, un mese dopo, ho scoperto di esser incinta di tua madre, ma a lui non ho detto nulla. Di lui non ho saputo più nulla, fin quando non ho visto il suo volto nei telegiornali, quando cioè è diventato ministro. Ora capisci perché non voglio che tu gli dia un figlio.»
La guardo e mi rendo conto che tutta questa storia mi sta sconvolgendo, mentre lei mi chiede per quale motivo avrebbe scelto proprio me per voler un figlio. Non riesco a darle nessuna spiegazione, se non il fatto che lui era ben consapevole che io ero sua nipote. Lei ci riflette un momento, poi mi chiede quando dovrei rivedere Giorgio e, scoperto che avverrà nel pomeriggio, scatta in piedi e mi guarda dritto negli occhi con un’aria davvero battagliera.
«Verrò con te, oggi pomeriggio, quando dovrai incontrare Giorgio. Verrò con te e vedremo se riuscirò a fargli cambiare idea. Sta tranquilla che, in un modo o nell’altro, tu l’affare lo farai, ma non darai un figlio a tuo nonno!»
Concordo con lei l’ora dell’appuntamento e poi torno in ufficio, dove trovo ad aspettarmi tutti quanti. Giulia e Luisa mi aspettano nel mio ufficio e, nel vedermi tranquilla e rilassata, Giulia mi chiede che cosa ho in mente di fare.
«Ho in mente di andare all’appuntamento, ma, come avvenuto qualche tempo fa con la madre di Giuliano, anche questa volta credo di avere un piccolo jolly da giocare.»
Giulia mi guarda, ma non le do ulteriori spiegazioni e subito mi metto al lavoro insieme a Luisa per preparare la proposta da inoltrare per la partecipazione alla gara d’appalto. Puntuale, nel primo pomeriggio, passo a prendere mia nonna e la trovo in splendida forma. Indossa un completo azzurro con pantalone elegante, un lungo chiffon di pizzo senza maniche e, ai piedi, dei sandali con tacco 10, che la rendono molto sensuale. Giunte nell’appartamento, abbiamo solo il tempo di accendere le luci che, poco dopo, arriva Giorgio. Io gli apro la porta e mi tiro di lato e lui, entrando, si trova davanti mia nonna. Rimane un attimo stupito nel vederla e, anche lei lo guarda con occhi che brillano per l'emozione. Chiudo la porta, ma il rumore non distrae nessuno dei due che continuano a fissarsi in silenzio. Poi mia nonna si gira e si siede sul divano, invitando lui a fare lo stesso. Anch’io mi siedo accanto a loro, mettendo Giorgio nel mezzo e noto che lui ha solo occhi per lei.
«Sapevo che Pamela era tua nipote, poiché è da tempo che ti cerco: ero sicuro che lei ti avrebbe parlato di me.»
Mia nonna lo guarda e, fissandolo negli occhi, gli parla con voce calma, ma risoluta.
«Non capisco per quale motivo ti interessa ancora una persona come me. In ogni caso, lascia in pace Pamela. Voglio che lei resti fuori dalla nostra storia; qualunque possano esser le ragioni che vi legano, lei ne deve restar fuori.»
Lui la guarda e sorride, poi, si gira verso di me e, continuando a sorridere, parla con un tono ironico.
«Con lei ho delle questioni in sospeso che risolverò presto, anzi, dipende tutto da lei come andranno risolte le nostre questioni.»
Mia nonna lo guarda e gli occhi ora diventano duri e cattivi.
«Non hai bisogno di lei, anzi, non avresti nemmeno dovuto andarci a letto.»
Lui rimane per un attimo stupito nell'apprendere che io le ho raccontato che siamo andati a letto insieme.
«Perché non avrei dovuto? Sapevo che era una femmina calda, stupenda. Quando Amedeo mi ha detto che era la nipote di una che vendeva sigarette e bocchini, ho capito subito che era tua nipote e, poiché volevo di nuovo vederti, l’ho usata per raggiungere il mio scopo. Ora ho altro in mente e lei sarà di nuovo uno strumento nelle mie mani.»
Mia nonna lo guarda dritto negli occhi e, se il suo sguardo è duro, la sua voce lo è ancor di più.
«Non hai nessuna necessità di ingravidare Pamela. Non puoi avere un figlio da tua nipote!»
Il viso di Giorgio è una maschera di stupore, mentre la sua bocca resta aperta, senza emettere alcun suono.
«Non scherzare! Questa volta non ti permetterò di farmi del male. Ho sofferto tanto, quando mi hai cacciato e, adesso, pensi di poter giocare ancora con me?»
Mia nonna lo guarda e continua a parlare con la stessa durezza.
«Ricordi quella sera? Quella notte in cui ci siamo amati intensamente, donandoci l’uno all’altro senza riserve? Quella notte sono stata tua, in maniera totale e completa e, dopo quella notte, ho scoperto di esser incinta della madre di Pamela! Lei è tua nipote!»
Lui rimane decisamente strabiliato. Si guarda in giro e guarda lei, chiedendo conferma di quanto appena sentito dalla sua voce.
«Tu mi assicuri che io ho una figlia?»
Mia nonna gli garantisce che può fare qualsiasi prova, anche quella del DNA. Lui riflette un attimo, poi si gira e mi guarda e mi dice di andarmene, perché, se quello che dice mia nonna è vero, non ha più assolutamente bisogno di me e, comunque, l’affare sarà nostro. Ma se gli ha mentito, noi non avremmo nulla. Guardo mia nonna, che annuisce e mi invita ad andarmene. Esco immediatamente da quella casa, corro in ufficio, ignoro tutti ed entro nell’ufficio di Luca; mi siedo a cosce aperte su di lui, che mi guarda con aria stupita: io lo bacio e poi, quando mi stacco, lo fisso negli occhi.
«Adesso ingravidami! Voglio che riempi il mio ventre con il tuo seme! Voglio un figlio da te!»
I suoi occhi brillano di gioia e stupore e si voltano verso la porta, da dove ci guardano Giulia e Luisa, cercando di capire il significato delle mie parole. Io sorrido e dico loro che l’affare è andato in porto: il jolly che ho giocato è stato vincente! Giulia sorride e, ad alta voce ha un’esclamazione che mi riempie di gioia.
«Siiiii! Ne ero certa. In questa famiglia ogni nuova zoccola è migliore della precedente! Come io lo sono stata per mia suocera, lei lo sarà per me! Guarda Luisa, guarda bene questa donna, perché insieme, voi due farete grandi cose!»
E così è stato. Abbiamo fatto grandi cose. Da quel momento, è iniziata una nuova era, dove io e Luisa ci siamo impegnate su due fronti molto importanti: il lavoro e la famiglia. Luca mi ha ingravidato ed ho messo al mondo Lucrezia, una bimba stupenda, mentre anche Luisa si è fatta ingravidare ed ha messo al mondo Silvia. Le due fanciulle son subito diventate la ragione di vita di Giulia, che ha lasciato l’amministrazione dell’azienda a noi, per dedicarsi a crescere quelle che lei stessa ha definito le nuove zoccole, che, un giorno, prenderanno il nostro posto. Per quanto riguarda il lavoro, è stato un vero successo. Grazie al contributo di tutti, abbiamo condotto a compimento quell'affare colossale, durante il quale abbiamo conosciuto tanta gente, aperto le cosce ancora a tanti altri maschi e succhiato tanti cazzi, ma, alla fine, la nostra azienda è stata riconosciuta all'avanguardia sul mercato. Mia nonna e Giorgio stanno insieme, dopo che lui si è ritirato dalla politica e mia madre ha trovato loro un bell’appartamento nella nostra città. Io son diventata la moglie di Luca e, con fierezza, oggi posso dire che, se sono una gran zoccola, capace di dirigere quest’azienda con la stessa bravura e determinazione di mia suocera, devo tutto a lei, che ha saputo infondere in me la forza ed il coraggio di andare sempre avanti a testa alta. Spero che mia figlia, da grande, sia la nuova zoccola che prenderà il mio posto e, quando deciderà di sposarsi, abbia la fortuna di imbattersi in una suocera altrettanto zoccola da apprezzare le sue qualità.
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2 anni fa
baxi18, 55
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nuora e suocera. terza parte
Pamela
Così ci siamo ritrovate da sole, in una città senza amicizie e fortunatamente mamma ha trovato subito lavoro come commessa in un negozio di cosmetica ed intimo femminile. Io mi sono iscritta in un liceo vicino casa e lì ho fatto la conoscenza di Luisa, una splendida ragazza che è subito diventata mia amica intima. Infatti dopo i primi giorni di scuola, mi ha invitato a studiare a casa sua in quanto era un po' carente in matematica, materia che a me è sempre piaciuta molto. Così fra un ripasso e un compito, abbiamo cominciato a farci delle confidenze intime e, quando ha scoperto che non ero più vergine, ne è rimasta piacevolmente sorpresa.
«Veramente ti sei fatta sverginare dal tuo ginecologo? Caspita, come sei fortunata! Inoltre ti invidio, in maniera davvero ammirata, per il fatto che hai succhiato una gran quantità di cazzi!»
Le ho confermato che di cazzi ne avevo succhiati tanti e che mi ero fatta sfondare fica e culo dal mio ginecologo, che aveva fatto un lavoro veramente eccellente, facendomi godere moltissimo. Ormai eccitate, ci siamo sdraiate sul letto: io ero a gambe larghe con lei che si è abbassata fra le mie cosce e, improvvisamente, la sua bocca si è incollata alla mia fica e la sua lingua ha preso a giocare con il mio clitoride, facendomi subito impazzire di piacere. Non sono rimasta passiva, mi son girata verso di lei e anch’io ho infilato la testa fra le sue cosce e le ho ricambiato il piacere. Abbiamo goduto intensamente entrambe, molto a lungo. È stato bello scoprire che anche lei non era vergine e, mentre stavamo ancora assaporando il piacere delle nostre leccate, improvvisamente la porta si è aperta ed è entrato suo fratello Luca. Luisa si è girata verso di lui e, con un sorriso, l’ha invitato ad avvicinarsi a noi. All’inizio ero leggermente in imbarazzo per la situazione strana in cui mi trovavo, ma lui si è seduto sul letto e, avvicinatosi a sua sorella, le ha chiesto chi ero e cosa stavamo facendo. Luisa gli ha sorriso e, dopo averci presentato, le ha detto che ero una vera porcellina, che sapevo leccar bene una passera, ma, soprattutto, mi vantavo di esser brava nel succhiare il cazzo e, sinceramente, questa era una cosa che avrebbe voluto verificare con il suo aiuto. Luca mi ha dato un’occhiata e, senza aggiungere altro, ha aperto la patta dei pantaloni ed ha sfoderato una verga veramente stupenda! Sicuramente era uno dei più bei cazzi che abbia mai visto, sia in lunghezza, superiore ai venti cm, ma anche di notevole spessore. Ho sentito un fremito fra le cosce e sono stata assalita dal forte il desiderio di assaggiare quella splendida mazza, non ancora perfettamente in tiro. Mi sono avvicinata a lui e, dopo averlo impugnato con entrambe le mani, mi son impegnata a regalare a quel giovane il più bel pompino della sua vita. L’ho leccato, succhiato e infilato in gola fino in fondo, suscitando lo stupore di entrambi.
«Caspita! Questa puttanella se l'è infilato tutto in gola! Questa sì che di cazzi ne deve aver presi tanti»
Orgogliosa di questa affermazione, ho continuato a pompare quella verga che sembrava lievitare ad ogni affondo nella mia gola. Sentivo proprio forzare il mio esofago al passaggio di quel grosso membro, che volevo far sborrare con tutta me stessa. Ho anche accarezzato le sue grosse palle, piene e dure, immaginando che fossero colme di nettare prelibato. Luisa mi guardava estasiata, fin quando mi sono impegnata a fondo, facendolo sborrare come un cavallo.
«Accidenti come succhia bene! Mi ha fatto schizzare in un attimo! Mai trovata una cosi brava succhiacazzi!»
Conoscere Luca è stato molto bello. Mi ha subito scopato, godendone tantissimo, mentre io, nel trovarmi in mano quello splendido cazzo, ne ero davvero colpita. Le sue dimensioni e la sua bravura mi hanno fatto godere molto. Nello stesso tempo, io pure ho fatto godere lui, succhiandolo e prendendolo dentro ogni buco, lasciandolo molto soddisfatto. Per circa due mesi, abbiamo fatto sesso intensamente, poi, una sera, dopo aver scopato e goduto tanto, mentre ero distesa su di lui, mi ha fatto i complimenti, ma io non mi sentivo soddisfatta.
«Sei stata fantastica! Mi hai fatto davvero godere. Sei una troia stupenda!»
In quel momento non ho detto nulla, ma poi dopo, da sola, nel mio letto, ho riflettuto e son giunta alle mie conclusioni. Per tre giorni non sono andata a scuola e mi son negata al telefono sia con lui che con Luisa. Il giorno che son tornata in classe, Luisa durante la ricreazione mi ha fatto il terzo grado.
«Che ti è successo? Perché sei sparita?»
L’ho guardata e gli ho detto che era meglio che troncavo con Luca. Lei mi guarda sorpresa e mi chiede il motivo.
«Luca è un bravo ragazzo e pure di famiglia benestante, quindi credo che debba trovarsi una brava ragazza, tranquilla e fedele, di buona famiglia e, possibilmente, ricca. Credo che i tuoi genitori non approverebbero una come me. Diciamolo chiaramente: sono una zoccola! Una che non esita a fottere in ogni occasione, mentre lui dovrebbe trovarsi una che non abbia tante fregole.»
Luisa mi guarda stupita e mi chiede se è davvero questo il motivo per cui non mi son fatta sentire per tre giorni e, quando gliel’ho confermato, lei mi ha rivolto uno sguardo davvero adirato.
«Tu non hai capito nulla di cosa desidera mio fratello. Non sa che farsene di una bacia pile. Lui vuole una zoccola come te. E poi, non hai idea di quella che è la mia famiglia. Quindi smetti di farti pippe mentali.»
Detto questo siamo tornate in classe e non ha aggiunto altro. All’uscita mi sono trovata davanti Luca che, guardandomi in faccia, in maniera molto seria, mi ha invitato a salire in auto con lui. Abbiamo percorso la breve distanza dalla scuola fino a casa mia e, una volta dentro, appena chiusa la porta, lui ha sollevato entrambe le mani e le ha appoggiate alle mie spalle. Il suo sguardo era serio, sereno, ma, nello stesso tempo, duro.
«Non so cosa cazzo ti sia preso in questi tre giorni. Mi hai fatto letteralmente impazzire. Mia sorella dice che ti preoccupa il fatto di esserti resa conto di esser una zoccola: è tutto qui il problema? Se questo è il problema, sappi che non esiste, perché io voglio una femmina come te, bella, disponibile e affamata di cazzo. Si, voglio una zoccola, una puttana che mi soddisfi in tutto e per tutto. Non me ne frega un cazzo, se scopa con altre persone, se si farà rompere il culo da chiunque oppure lo succhia, quando ne ha voglia, al primo che passa. Sono più che felice veder la donna che amo che svetta i piedi al cielo mentre si fa chiavare da qualcuno che l'abbia intrigata: ne sarei veramente fiero. L’unica cosa che mi importa è che mi ami, e che desideri passare la sua vita insieme a me. Nella mia famiglia, esser una donna zoccola è un grande privilegio e ti informo che mia madre è una delle più grandi puttane che abbiano mai calcato questa terra. Adesso, dimmi che non mi ami, dimmi che ti sei trovata un altro che ti scopa meglio di me ed io me ne uscirò da quella porta e non ti darò più alcun fastidio, altrimenti, stringimi forte e non farmi più star male, come lo sono stato in questi tre giorni.»
L’ho abbracciato con tutta la forza e l’ho baciato piangendo, mentre lui mi ha spogliato velocemente e ci siamo messi a scopare sul pavimento, con lui che sembrava impazzito, mentre mi sfondava la fica a colpi di cazzo, gridando che mi amava, che ero la sua puttana, e che era orgoglioso di avere una futura moglie troia. Un mese dopo, mi ha portato a casa sua a conoscere i suoi genitori e sua madre ha ascoltato con attenzione tutte le cose che Carlo mi ha chiesto, mentre Luca era raggiante di felicità e Luisa tesseva le mie lodi, soprattutto sulla mia spiccata capacità di destreggiarmi con i numeri. Quando è giunto il momento di salutarmi, Giulia mi ha preso un attimo in disparte e, guardandomi dritto negli occhi, mi ha espresso il suo compiacimento.
«Mi ha fatto molto piacere conoscere la ragazza che ha riempito il cuore di mio figlio e, poiché lo amo come la mia stessa vita, ti prego solo di non farlo più soffrire, come è successo qualche tempo fa, perché non lo sopporterei. Diversamente desidero che tu ti senta fiera ed orgogliosa di far parte di questa famiglia, dove noi donne non abbiamo scrupoli ad aprire le cosce quando il gioco vale la candela, oppure, semplicemente, perché in quel momento sentiamo il desiderio di fare una bella chiavata. Spero che ti diplomerai velocemente, perché ho bisogno di gente come te e come mia figlia Luisa, nella mia azienda.»
Mi ha abbracciato e baciato e, da quel momento, spesso e volentieri, insieme a Luisa siamo andate a trovarla sul posto di lavoro, iniziando a renderci conto di quale avrebbe potuto essere il nostro futuro. Come promesso, appena ci siamo diplomate, siamo state assunte direttamente nell'azienda di Giulia e Carlo. Fin da subito, siamo state inserite nell'amministrazione, mentre Luca ormai si occupava, insieme a suo padre, della parte operativa. Per un certo periodo, abbiamo lavorato per acquisire pratica e subito ci siam rese conto di quanto fosse complesso, ma, nello stesso tempo, bello il lavoro che stavamo facendo. Giulia era molto entusiasta di noi che non avevamo scrupoli nell’usare il nostro corpo per avere le stesse agevolazioni che aveva lei, ma, soprattutto, arrivò un momento in cui c'era in ballo un grosso progetto diviso in due parti. La prima parte era la costruzione di un nuovo centro commerciale, adiacente una zona di case popolari. L’unico problema era che avevamo contro la nostra storica rivale: un'altra società di costruzioni, diretta da un uomo che era un vero e proprio squalo negli affari. Giulia era alquanto preoccupata, perché il proprietario, Amedeo, un bell'uomo sulla cinquantina, alto ed imponente, dal fisico snello, era molto ben introdotto negli ambienti politici ed era in grado di aggiudicarsi l’eventuale gara di appalto, quando, riflettendo un istante, le proposi un'idea e lei, dopo averci pensato su, trovò che era talmente innovativa che poteva anche funzionare. Fissai un appuntamento con il proprietario dell'altra azienda e così andai all'appuntamento. Quando lui mi vide arrivare, si guardò intorno e si disse sorpreso del fatto che ero io a rappresentare la nostra azienda.
«Giulia deve esser arrivata alla frutta, se manda una giovane puttanella come te a trattare i suoi affari!»
Io mi son seduta e guardandolo dritto negli occhi, gli ho risposto sorridendo.
«Se ha mandato me, è evidente che avrò la capacita di trattare un affare che andrebbe realizzato insieme.»
Lui mi ha guardato scrutandomi dalla testa ai piedi e mi ha chiesto di esporre la mia idea.
«La nostra proposta è molto semplice: noi potremmo unire le nostre due aziende e vincere entrambi i due appalti, in maniera da realizzare entrambe le strutture a vantaggio delle nostre due aziende unite, in una semplice ATI "associazione temporanea di imprese" e questo sarebbe molto vantaggioso per entrambi.»
Lui mi guarda e sorride, poi con tono sprezzante mi chiede per quale motivo avrebbe dovuto accettare, considerando che di sicuro aveva già in tasca uno dei due appalti e buone probabilità di vincere anche il secondo. Io l'ho guardato negli occhi e, con un tono molto calmo e pacato, gli ho spiegato che grazie alla nostra unione quel “quasi” poteva diventare certezza.
«Ammesso e non concesso che questa possa essere una buona idea, voglio in cambio qualcos'altro: se vincessimo l’appalto, io voglio scegliere quello migliore e tu dovrai venire a letto con me.»
Io l’ho guardato e sorriso, convinta che ormai il gioco era fatto, così ho alzato ancora di più il tiro.
«Non ha nessuna importanza, quando si sceglierà il lavoro, chi avrà l’appalto più grosso e sostanzioso; l'importante è vincere ed insieme vinceremo!»
Poi, senza aggiungere altro, mi sono alzata in piedi e l'ho invitato a seguirmi all'interno del bar; appena entrata nel bagno, mi son girata e mi sono abbassata davanti a lui, gli ho aperto la patta dei pantaloni e subito mi sono trovata davanti un bel cazzo, non lungo come quello di Luca, neanche dello stesso spessore, ma comunque degno di rispetto e, senza nessuna esitazione, l'ho preso in bocca e l’ho succhiato in maniera rapida e veloce. Lui, dopo un attimo di stupore, ha assecondato la mia pompa e, ben presto, mi sono ritrovata in bocca una copiosa sborrata, che ho ingoiato fino all'ultima goccia. Poi mi sono alzata in piedi e, guardandolo negli occhi, gli ho detto:
«Ci vediamo domani mattina nei nostri uffici per definire l’accordo: considera questo solo un anticipo, perché se vinciamo l'appalto, saranno due le puttanelle nel tuo letto e non ti sarà facile soddisfarci.»
Me ne sono andata lasciandolo sbigottito. Il mattino successivo lo vediamo arrivare nei nostri uffici insieme a suo figlio Giuliano, un bel ragazzo dell'età di Luca e, appena ci siamo seduti nella sala riunioni, subito ho notato che Giuliano aveva occhi solo per Luisa che, a sua volta, lo guardava in maniera alquanto interessata. Amedeo ha chiesto subito a Giulia se era veramente convinta di voler fare questa cosa insieme e lei, senza rispondere, si è girata verso di me e mi ha invitato ad esporre l'intero progetto. Ho iniziato a parlare del lavoro elencando tutte le varie cose che si sarebbero potute fare insieme ed i vantaggi di questa operazione che stavamo organizzando. Lui ha ascoltato in silenzio, mentre Giuliano prendeva appunti in continuazione e, quando è stato il momento di decidere, lui si è girato verso suo figlio e si è consultato un poco con lui, fin quando, tornando a guardare verso di me, ha detto che l'idea era buona, ma c'erano tante cose da aggiustare.
Subito Giulia ha specificato che effettivamente la cosa andava definita fin nei minimi dettagli e, per fare questo, ha indicato noi quattro: io, Luisa, Luca e suo figlio Giuliano e ci ha invitati a lavorare tutti e quattro insieme per l'intera settimana, allo scopo di definire i minimi dettagli per perfezionare la proposta da inviare, in modo da poter vincere l’appalto. Subito dopo ho presentato il foglio dove dovevano apporre la firma per la formazione della società temporanea, ma Amedeo si è alzato in piedi e, guardando sia Carlo che Giulia negli occhi, ha allungato la mano tenendo a precisare che, per lui, una stretta di mano era come una parola data e valeva più di mille firme. Per tutto il resto della settimana abbiamo lavorato insieme a Giuliano, che si è rivelato esser un ragazzo veramente speciale e abbiamo capito che era succube della madre, una donna estremamente acida e schiva, che rendeva la vita difficile sia ad Amedeo che a suo figlio. Subito mi sono resa conto che Giuliano era follemente innamorato di Luisa, che lo ricambiava dello stesso affetto già dalla seconda sera; erano andati a letto insieme e, in quell’occasione, lei aveva potuto constatare che il ragazzo era ben dotato e questo mi ha lasciato un po’ stupito, considerando che il padre non aveva poi una così grande dotazione. Questa riflessione mi ha portato anche a farne un’altra: Amedeo aveva troppo potere nella nuova società e dovevo in qualche modo limitare la sua arroganza. Ho preso ad analizzare la sua famiglia, e, considerato il fatto che Giuliano era ormai era succube di Luisa, ho cercato di capire che razza di moglie fosse la madre di questo ragazzo che, quando parlava di lei, i suoi occhi si velavano di tristezza. Una mattina presto ho iniziato a seguirla, dopo aver avuto da Giuliano l’informazione che la signora ogni mattina andava a messa. La prima mattina ho aspettato due ore fuori dalla chiesa e mi son stupita del fatto che, alla fine, ne era uscita solo lei, dopo che gli altri parrocchiani erano usciti già da un pezzo. Così ho fatto una breve ricognizione intorno la chiesa e, il giorno successivo, mi sono appostata nelle vicinanze e, quando lei arrivata, ho visto che ha assistito alla veloce funzione mattutina, officiata da un prete dall’aspetto imponente, di vecchio stampo, uno di quelli che indossano quella lunga tunica piena di bottoni. Finita la funzione religiosa, lei e il parroco si sono recati in sagrestia ed io, entrando da una porta laterale, li ho seguiti e, nascosta dietro un pesante tendaggio, ho potuto vedere la madre di Giuliano, inginocchiata davanti al prete, che gli aveva estratto il cazzo e, presolo in bocca, lo ingoiava a fatica, trattandosi di una nerchia di notevoli dimensioni. Immediatamente ho preso il mio cellulare e, in modalità video, ho ripreso tutta la scena. La vacca gemeva, mentre il porco le spingeva in gola quella grossa verga e, ad un tratto, lui l’ha fatta sollevare e, appoggiatala ad un tavolo, le ha sollevato il vestito ed ho potuto notare che la troia non aveva indossato nessun tipo di intimo, ma solo delle calze autoreggenti, di modo che lui, con un solo affondo, ha potuto prenderla da dietro, infilando quella maestosa verga tutta dentro di lei. La donna ha avuto un sussulto, ha cercato di inarcare un po’ il corpo per reggere l’impatto di quella monta bestiale ed ha subito preso ad emettere gemiti.
«No, ti prego, fa piano: mi sfondi tutta. E poi ti ho detto di non scopami. Lo sai che ho paura di restare di nuovo incinta. Dai, ti prego, mettimelo nel culo!»
Il porco ha grugnito mentre la pompava con affondi sempre più violenti.
«Sei una vacca sfondata! Ti scopo e ti sborro dove voglio! E se ho voglia di ingravidarti di nuovo, lo faccio senza nessun problema, tanto poi la domenica osservo quella faccia da stronzo di tuo marito che mi guarda, senza sapere che sta allevando mio figlio!»
Sono rimasta senza fiato nel sentire quelle parole, mentre lei ha continuato a lamentarsi e a pregarlo di metterglielo nel culo. Lui, ad un tratto, si è sfilato da lei e, con una spinta decisa, lo ha infilato tutto nel culo della zoccola che ha urlato di dolore.
«Aaahhii! Fa piano, me lo sfondi!»
Lui le ha assestato una sonora pacca sul sedere ed ha preso a sbatterla sempre più forte, poi, ad un tratto, si è sfilato e l'ha fatta girare e inginocchiare davanti a lui e, con una mano sul capo, mentre teneva il cazzo con l’altra, le ha infilato la grossa cappella in bocca e, con un grugnito da vero porco, ha cominciato a schizzare il suo piacere nella gola della troia, che faticava ad ingoiarlo. Soddisfatta del risultato, me ne sono andata e, giunta in ufficio, sono andata direttamente da Giulia e, quando le ho mostrato il filmato, lei mi ha guardato e alzatasi in piedi, mi ha abbracciato e baciato sulla bocca.
«Amore mio, questo sì che è un colpo da maestro. Avevo capito che eri una persona estremamente intelligente e magnificamente puttana! Io e te faremo diventare quest’azienda la più importante del mondo!»
Dopo una decina di giorni, Amedeo entra trionfante in ufficio e ci annuncia che abbiamo vinto l’appalto e vuole scegliere quello più favorevole. Giulia lo guarda con assoluta tranquillità e lo invita a festeggiare insieme a tutti noi la domenica successiva a casa nostra e, durante il pranzo, saranno definiti i dettagli di tutta l’operazione. Lui accetta volentieri, si gira verso di me e, guardandomi dritto negli occhi, mi parla in tono sarcastico.
«Adesso tu, e la tua amica puttanella, preparatevi, perché vi sfondo tutte e due!»
Io annuisco sorridendo e la domenica successiva lui si presenta a casa di Giulia assieme ad Eleonora, quella troia di sua moglie, che se la fa con il prete. Durante tutto il pranzo, lei ci guarda con occhi carichi di alterigia e, a malapena assapora alcune delle pietanze che le vengono servite, mentre osserva, con sussiego, le occhiate e le coccole d'amore che Giuliano scambia con Luisa. Come concordato tra me e Giulia, sollevo il calice e propongono un brindisi.
«Brindo alla realizzazione di questa impresa, che darà lustro alle nostre due aziende.»
Eleonora nemmeno solleva il calice e, con un tono sprezzante, a mezza voce, dice soltanto che di "risaputo e noto" c’è soltanto la nostra fama di puttane. Giulia finge di non sentire e, guardando Amedeo, solleva anche lei il calice e rincara la dose.
«È veramente un piacere avere al tavolo una persona come te, che ha subito capito l’importanza di unire le nostre forze per ottenere un maggior risultato e, fra persone che si rispettano, è un piacere averti qui in mezzo a noi.»
Eleonora ci guarda con disprezzo, non riesce a reggere la tensione che si è creata e, alla fine, sbotta pesantemente.
«Rispetto? Di quale rispetto parli, se tutti sanno che razza di donna sei e di come gestisci i tuoi affari in maniera tanto spudorata. Inoltre ho notato che tua figlia sta cercando di circuire mio figlio, ma ti assicuro che non ti riuscirà di trascinarlo in questo ambiente così lascivo ed immorale. Per lui ci vuole una donna seria, rispettosa e timorata di Dio!»
Era esattamente giunta al punto in cui volevamo arrivasse. Improvvisamente Giulia estrae il suo cellulare e avvia il video di lei inginocchiata davanti al prete e con un tono duro, le ribatte ogni parola.
«Dici a me che sono una zoccola? Certo che lo sono: lo sono sempre stata e sempre lo sarò. Ma io almeno l’ho fatto alla luce del sole, rendendo consapevole mio marito che aveva al fianco una cui piaceva fottere, non credo che Amedeo possa dire lo stesso di te. Guardate tutti come questa puttana cerca di ammantarsi di perbenismo, laddove se la spassa con quel bastardo del prete. Io, con il prete, non ci sono mai andata a letto!»
Amedeo prende il cellulare e guarda il filmato in silenzio, mentre lei sbianca e cerca in qualche modo di riprendersi dal colpo. Lui si alza in piedi, si gira verso di lei e la sua ira è incontenibile: temo quasi che possa ucciderla.
«Grandissima baldracca! Maledetta puttana! Sei una sudicia bagascia! Per tutti questi anni ci hai frantumato i coglioni a me e Giuliano, con la scusa che dovevamo esser persone moralmente oneste e, adesso, vedo invece che tu sei la più puttana delle puttane: una zoccola che se la fa con il parroco? Da oggi si cambia! Per prima cosa, Giuliano, anche se non è figlio mio, sarà libero di sposare chi vuole e se ritiene che questa ragazza, che so essere una stupenda puttanella, vorrà esser sua moglie, io ne sarò più che felice, così uniremo definitivamente le nostre aziende una volta per tutte. Quanto a te, troia, da oggi in poi si cambia e ti assicuro che, o farai esattamente tutto quello che vorrò io, oppure te ne puoi anche andare, altrimenti renderò la tua vita un inferno.»
È stato un cambiamento radicale veramente unico. Due mesi dopo, Giuliano e Luisa si sono sposati e le due aziende si sono fuse in una solo, dove Carlo, Amedeo e Giulia erano i tre dirigenti, mentre noi quattro, ci siamo divisi i compiti. Io e Luisa ci occupavamo dell'amministrazione, mentre Luca e Giuliano della parte operativa. Quanto ad Eleonora, Amedeo le ha reso la vita veramente difficile. Un cambiamento radicale del look è stato l’inizio di una nuova vita. Da quel momento in poi doveva esser lei ad inginocchiarsi davanti a clienti e fornitori, succhiare i loro cazzi e farsi inculare, per ottenere sconti o agevolazioni, e, ben presto, si è resa conto dell’errore commesso nell’essere una troia fedifraga e traditrice, quando invece avrebbe potuto esser una puttana ottenendo da quella vita tutti gli agi possibili. Al matrimonio di Giuliano e Luisa è stata invitata anche mia madre, perché Giulia ha in mente una certa idea che vuole mettere in pratica. A margine della cerimonia, Giulia e mia madre scambiano un lungo momento di confronto insieme.
«Pamela mi ha raccontato che sei una donna molto in gamba, che sa trattare affari e, soprattutto, non disdegna aprire le cosce quando sia opportuno per il bene di tutti. Ogni volta che costruiamo delle abitazioni, c’è una agenzia immobiliare che si occupa della loro vendita, ma il proprietario è stanco ed ha deciso di lasciare, così mi ha proposto di acquistare l’agenzia e di farla diventare il nostro punto vendita. Per far questo ho bisogno di una persona di cui mi fidi ciecamente e, siccome tua figlia è diventata molto importante per me, son sicura che anche tu potresti dare il tuo contributo: ti considero persona decisamente affidabile e per questo avrei pensato di affidare a te la gestione di questa operazione.»
Mia madre la guarda e sorride e precisa solo che, per anni, ha venduto sigarette e bocchini. Giulia ride e fa notare che anche a vendere bocchini non è per niente facile, come non lo è a vendere una casa e, in ogni caso, il vecchio proprietario la affiancherà per fornirle tutta l'esperienza accumulata negli anni, poiché è uno che ama le belle donne e, sicuramente, sarà prodigo di consigli nei suoi confronti. Mia madre accetta e, da quel momento, anche lei entra a far parte della famiglia.
Per prima cosa, cerco per lei un piccolo appartamento più adatto al nuovo corso della sua vita e questo è per me motivo di orgoglio. Per circa un anno le cose son procedute in maniera fantastica, poi, tramite un contatto che aveva Amedeo, è emerso che un’importante opera avrebbe riguardato la nostra città. Era qualcosa di colossale, un lavoro che sarebbe durato come minimo cinque o sei anni, con un importante giro di affari che avrebbe coinvolto tante aziende. Abbiamo fatto una riunione, cui eravamo presenti oltre ad Amedeo, Giulia e Carlo, anche io e Luisa. È stato proprio Amedeo, ad esporre il progetto.
«Il mio contatto mi ha fatto sapere che ci sarà un’importante assegnazione per lo svolgimento di un lavoro per la costruzione di un immenso raccordo anulare, che circonderà la città al fine di alleggerire il traffico urbano. Sarà un lavoro per svariati milioni, dove, oltre noi, saranno coinvolte anche tante aziende, ma per fare questo occorre agire in maniera preventiva e molto discreta, per questo ho bisogno di voi due, ragazze, perché spetterà a voi il compito più onerosa di tessere i contatti, sia con il mio contatto al parlamento, sia con altri esponenti delle varie commissioni. Tutto dovrà avvenire in maniera molto discreta e prudente, priva di scalpore, ed è per questo che non posso mandare Eleonora, perché lei è solo una bagascia, non è una femmina intelligente come voi due, capaci di agire sul filo del rasoio ma in maniera efficace.»
Ci espone tutti i dettagli dell’operazione e subito noi due ci mostriamo disponibili per condurre in porto questo che sarà un lavoro talmente importante che sancirà definitivamente l’ascesa della nostra azienda ad altissimi livelli. Dopo una decina di giorni, Amedeo ci informa che ha fissato un appuntamento con quattro persone, che avverrà in un luogo molto particolare: un minuscolo appartamento situato in un palazzo che è munito di un immenso parcheggio sotterraneo, da cui è possibile entrare ed uscire, senza esser notati. Io e Luisa ci rechiamo all'appuntamento, indossando delle mise molto sexy: io, un tubino elasticizzato con sotto le mie sole autoreggenti e scarpe tacco 12; lei, una mini gonna con camicetta bianca e, ai piedi, anche lei delle scarpe con il tacco molto alto. Dopo circa 10 minuti che stiamo ad aspettare nell’appartamento, vediamo arrivare quattro persone: il primo, più carismatico di tutti, è un uomo dall’età non ben definita, ma, in ogni caso, dall’aspetto molto giovanile. Si presenta dicendo di chiamarsi Giorgio e, quando scopre che io sono Pamela, mi prende per mano e, lasciando Luisa in compagnia degli altri tre, subito mi porta in una delle due camere. Una volta dentro, mi fa spogliare e anche lui si spoglia mettendo in mostra un bel membro ancora in posizione di riposo ma di ottime dimensioni, sia in lunghezza che in circonferenza. Insieme ci sdraiamo sul letto e lui mi guarda dritto negli occhi e mi parla con una velata malinconia.
«Sono due anni che questo cazzo non tira. Hanno provato in tante a farlo indurire, senza riuscirci. Vediamo se la tua fama di succhiacazzi straordinaria è corretta.»
Lo guardo un po’ intimorita e, dentro di me, sento che dovrò dare il massimo della mia esperienza per fare ergere quella verga, che, presa in mano, sento piuttosto flaccida. Comincio a leccarla e a succhiarla, ma sembra proprio che su di essa la mia abilità non sortisca alcun effetto. Allora scivolo con la lingua fin giù verso le palle e ne lecco e succhio una per volta, continuando a segare con la mano la verga, che proprio non dà segno di indurirsi. Mentre prendo la punta in bocca, con la mano continuo ad accarezzare le palle e, con la punta del dito, sfioro il suo forellino anale e, subito, sento un lieve sussulto nella verga. Quindi bagno la falange del dito indice e torno a stuzzicare il suo buchetto e, immediatamente, sento la verga che inizia ad indurirsi in bocca. Continuo a titillare il culo di quel maschio, che ora mi osserva meravigliato perché il suo cazzo sta diventando grosso e duro.
«Cazzo, che portento! Finalmente una troia che sa succhiare il cazzo! Continua, ti prego, non smettere assolutamente! Dai, che voglio sborrare!»
Lo succhio e lo lecco, sentendolo lievitare nella mia bocca e, quando mi rendo conto che è all’apice della sua erezione, con occhi languidi mi giro verso di lui e lo provoco in maniera da esperta puttana.
«Ma come? Mi dici che non scopi da due anni e adesso che ti faccio diventare il cazzo duro, ti accontenteresti solo di un pompino?»
Lui mi guarda abbastanza stupito ed io, senza dir nulla, con la fica già fradicia al pensiero di sentirmi dentro quella splendida verga, salgo su di lui e tenendolo ben dritto inserisco la punta fra le labbra della mia vagina e mi impalo su di lui. Vedo il suo sguardo estasiato dal piacere che prova nel sentire il suo cazzo affondare dentro di me e, sollevate le mani, mi afferra per i fianchi e ruota su sé stesso, ponendomi sotto di lui. Ora mi sovrasta con tutta la sua mole: prende a pomparmi la fica sempre più forte, facendomi gemere di piacere.
«Dai, toro meraviglioso, sfondami tutta! Scopami più forte! Dai goditi questa vacca, che è riuscita a farti diventare il cazzo duro!»
Mi pompa con un ritmo molto sostenuto ed io ho un orgasmo dopo l’altro, fin quando mi rendo conto che non resisterà ancora molto, così decido di lanciargli una nuova provocazione.
«Sei meraviglioso! Un vero toro da monta! Adesso voglio sentirti anche nel culo! Dai, sfondami anche il culo!»
Non si fa pregare, si sfila e mi rigira e, un attimo dopo, lo sento entrare dentro di me con una spinta decisa, finché il suo corpo non aderisce al mio. Mi prende per i fianchi e mi pompa sempre più energicamente, eccitato dal gioco.
«Fantastica! Sei una vacca stupenda! Ti sfondo il culo! Ti voglio sfondare tutta!»
Mi sbatte come un ossesso. Mi scopa con colpi durissimi, ed io ho un altro orgasmo, che gli urlo a piena voce. Poi di colpo mi spingo in avanti, mi sfilo, mi rigiro e lo guardo dritto negli occhi.
«Adesso, adesso che ho goduto come una troia, voglio bere il tuo seme. Voglio sentire la tua sborra scivolare giù per la mia gola!»
Lui non accetta, mi trascina di nuovo sotto di sé e prende a pomparmi ancora più forte, fin quando io ho un nuovo orgasmo e, improvvisamente, rimane immobile: sento il mio ventre riempirsi del calore del suo piacere, mentre emette un grido che non ha nulla di umano.
«Troia, sto sborrando. Che femmina magnifica che sei!»
Si sfila da me ed uno schizzo colpisce il mio corpo, mentre io allungo la mia faccia ed apro la bocca per ricevere in gola gli ultimi due schizzi di sborra. Lui rimane disteso supino, sfinito, mentre io continuo a leccare quel cazzo che mi ha fatto godere e, quando torno a sfiorare ancora la sua rosetta anale, lui mi blocca.
«No, fermati. Basta così. Sapevo che eri una speciale, ma non immaginavo fino a questo punto. D’altronde non avrebbe potuto esser diversamente, da una che è la nipote di Maria.»
Lo guardo un attimo stupita e gli chiedo cosa c’entra mia nonna Maria. Lui scuote il capo e, senza aggiungere altro, si alza in piedi e comincia a rivestirsi. Io lo imito e, mentre sto finendo di indossare i miei abiti, lui si gira verso di me e detta le condizioni.
«Perfetto! È stato tutto veramente perfetto ed è per questo che la vostra azienda avrà l’appalto e sarà la capofila di questo lavoro che coinvolgerà un sacco di gente e che frutterà a tutti un sacco di soldi. I tre che sono di là con la tua amica avranno una lauta percentuale, che sarà quantificata al momento dell’appalto.»
Lo guardo e mi rendo conto che non ha finito il discorso.
«Ok, questo lo sapevo, ma non mi hai ancora detto quanto sia la percentuale che spetta a te.»
Lui scuote il capo e non risponde, poi mi si avvicina e mi guarda dritto negli occhi: la sua voce è calma, ma nello stesso tempo stentorea.
«Io non voglio soldi, di quelli ne ho anche troppi. Quattro anni fa è morta mia moglie ed io mi sono ritrovato ad esser solo, perché lei era sterile e, quindi, non ho nessuno cui lasciare la mia eredita, per cui il mio compenso me lo dovrai dare tu: dovrai lasciarti ingravidare da me e darmi un figlio. Questi sono i termini dell’accordo, che non è discutibile: prendere o lasciare e, domani pomeriggio, alle 18:00, voglio una risposta definitiva.»
Senza aggiungere altro esce, mentre io sono costretta a sedermi sul letto, perché le gambe non mi reggono.
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2 anni fa
baxi18, 55
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