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esperienze che ti cambiano la vita
Ci sono notti in cui non riesco a dormire che mi vengono fantasie strane voglie, e queste voglie o fantasie prima o poi devono essere esaudite.Così non riuscendo a dormire il mattino seguente mentre sono al lavoro con un bel po' di sonno mi metto a cerca questo desiderio che ho, ovvero essere lo schiavo zimbello il loro gioco quello che sia di due trans.Inizio a far una ricerca qui in provincia molte trans escort e sinceramente arrivato a non dormire per questa cosa mi sono detto i soldi non fanno la felicità e poi se fossero anche 100/150€ dico pace ma almeno non mi tormenta più sta cosa. Inizio a far un giro di telefonate subito nei paesi limitrofi al mio e man mano allontanandomi sempre di più, dicendo che sono passivo che avrei voluto farlo con due trans se avessero potuto fare sta cosa per me ovviamente pagando.Una mi da lo spiraglio di salvezza ovvero doveva sentire la sua amica se le andava bene l'idea; non ci potevo credere mi ha chiesto se mi poteva richiamare dopo qualche minuto perché ovviamente doveva sentir la sua amica. dopo una mezz'ora ricevo la telefonata della vita era lei mi diceva che erano d'accordo ma il fatto che dovevo passare a prendere una di loro e andar a casa dell'altra, e che problema c'era... Nessuno. In pausa pranzo corsi subito a casa doccia doccia interna un bel perizoma e il tubo del lubrificante salgo in macchina chiamo la trans mi dà l'indirizzo così la potevo passar a prendere. Arrivato sotto casa gli faccio uno squillo, esce dal portone e non credevo che fosse così bella capelli neri corvino, una camicetta rossa che lasciava a vedere un bel decolte un jeans attillato e una sneakers bianca ci presentiamo due baci sulla guancia e mi chiede se sono pronto risposta "ovviamente, sono nato pronto" e allora vai mi guida da questa sua amica che si trovava a pochi km da lei.Suona il citofono e salimo al 4 piano entriamo in casa lei era con un vestito tipo quelli estivi molto blandi leggeri e infrarido capello ricciolo e carnagione mulatta ci presentiamo i soliti due baci. Una volta salutati decisi di fare un po' il giullare o meglio far scendere la tensione mi guardai un po' in giro subito chiesi di andare in bagno e poi se mi potevano preparare un foglio una penna e due sacchetti di carta o qualsiasi contenitore, entrambe si guardarono un po' stranite come dire che cosa vuole fare questo ma poi la proprietaria di casa dice va bene e mi indicò il bagno, entro in bagno e cercando di far il più veloce possibile mi sono messa nel mio culo il tubetto della Durex con il perizoma che me lo teneva dentro e chiuso tutto dal pantalone passato questo tempo uscì loro erano al tavolo mi avevano preparato il foglio di carta la penna e due barattoli vuoti mi son seduto anchi e presi il foglio che ne ho fatto tante striscioline su ognuna volevo che ognuno di noi scrivesse una pratica sessuale che le piaceva che voleva realizzare oppure sperimentare, inizia io e le cose che volevo erano bareback, fisting, pissing, creampie anale, doppia penetrazione, pompini, ne feci il più possibile per aver più chance per far qualcosa che potesse piacermi a me tutti quelli sulle pratiche sessuali finirono in un barattolo mentre nell'altro andavano i nomi delle due trans con cui iniziare la pratica. Una volta finito mi alzo dalla sedia ed esclamò che ne dite di metterci più comodi e nel frattempo far un bel caffè?? Mi rispondono bell'idea la padrona di casa fece la mossa di alzarsi ma la fermai subito dicendo stai comoda e mettiti comoda la cucina e li e non ci vuole una scienza a trovare il caffè e la moca, così mi alzo mi sono messo comodo ovvero sono rimasto in perizoma e il tubetto della Durex che mi allargava le chiappe mentre ero in cucina anche loro si mettevano più "comode" ovvero la padrona di casa, che aveva il vestito è rimasta in reggiseno mentre la sua amica tolti i jeans e camicetta aveva delle autoreggenti verde fluo con il piede tagliato entrambe avevano il loro cazzo a penzoloni si sono risedute e si stavano massaggiando il loro cazzo ognuno il suo. Io nel frattempo piega un po' di qui cerca il caffè accendi il gas ero ritornato al tavolo dicendo ora che siamo comodi si può estrarre a sorte il biglietto, ovvero dovete estrarre tre biglietti a testa da questo barattolo ovvero quello delle pratiche sessuali e uno dai nomi totale 6 biglietti più un nome, il primo fu creampie anale a seguire benda bareback webcam pissing e doppia penetrazione, alcuni scritti io altri no e sinceramente mi preoccupava un po' il lato webcam.La moca era salita così ci siamo presi il caffè, e una volta finito dico e ora dove iniziamo mi guardano e mi dicono non sarà uscito ma senza un pompino i nostri cazzi non diventano duri, nessun problema sposto la sedia e vado sotto al tavolo inizio dalla padrona di casa che a sua volta si sposta con la sedia così da dar il mio culo alla sua amica lo prendo in bocca senza usar le mani sento che man mano cresce mentre la sua amica mi sposta il filo del perizoma da aver così in bella vista il tubetto della Durex me lo toglie e lo rimette dentro e gli dice guarda che e bello accogliente e io mentre mi dedicavo al cazzo con la bocca mi scappa una mezza risata. La trans con il cazzo in bocca si alza e mi dice andiamo a metterci più comodi così mi alzo entrambe avevano una erezione pazzesca due cazzi enormi uno più grosso dell'altro non sapevo piu quale dei due fosse più lungo o più largo comunque portarono in camera si buttarono nel letto una prese in perizoma che aveva sul comodino e me lo mise sulla testa da coprirmi gl'occhi metre l'altra si tolse la calza e mi lego il perizoma in modo che non potesse muoversi o togliere sento una che scende dal letto dicendo ora accendiamo la webcam e andiamo sul mio sito preferito e io potendo ancora parlare dicevo no se mi riconoscono? ma nella mia testa mi dicevo amen meglio una vita felice che una vita di rimpianti e lei mi rispose alla mia domanda "cosa è uscito dal barattolo webcam mi dispiace ma le regole le hai dettate tu...Sentivo il mouse che clicca a più non posso la sua amica nel frattempo mi schiaffeggiava il culo con il cazzo ero in preda ad eccitazione paura e voglia il mix perfetto per farmi uscire il tubetto della durex dal culo e sedermi sul quel cazzo enorme entro in un colpo solo giù fino in fondo sentivo le sue palle attaccate alle mie lei chiamo "teso" la sua amica che diceva accipicchia aspettarmi no? Vai con la diretta ora e cominciamo ero in ginocchio la trans era dietro e mi stava iniziando a scopare mentre l'altra mi ha messo il cazzo in bocca me lo faceva arrivare in gola tra saliva e liquido del cazzo ero bagnatissimo. La trans che avevo il cazzo in bocca dice ora tocca me così si tolse l'altra e mi penetrò l'altra ero a pecora così quella che prima avevo in culo si sdraio davanti a me e mi mise il cazzo in bocca, succhiavo quei cazzi come se non ci fosse un domani come se fosse l'ultima esperienza della mia vita dopa una decina di minuti che sembrava che il mio culo fosse mezzo anestetizzato quella che avevo in culo lo tolse e mi disse dai siediti su di lei ovviamente entro a briglie sciolte, lei dicendomi "ora prendo la webcam vediamo quante visualizzazioni facciamo Non avevo la piu pallida idea di cosa stava facendo mi ha messo la mano sulla schiena da spingermi quasi a far uscire il cazzo della sua amica mi punto il suo e io con tono un po' preoccupato dicevo guarda che non entra e lei mi disse non ti preoccupare ché piano piano entra. Così un po' alla volta mi sono trovato due cazzi nel culo un bel po' di male ma sopportabile di testa perché avevo due cazzi nel culo che mi scopavano. Però loro era un bel po' stretto così tanto che nel giro di pochi minuti una delle due aumento il ritmo dicendo di resistere che stava godendo pochi secondi dopo una stretta di chiappe con le mani e un urlo di piacere una mi aveva riempito il culo fino all'altuma goccia, si tolse mi rimaneva ancora un cazzo da far godere. La trans che si era tolta si alzò dal letto mentre la sua amica mi stava scopando mi tolse la benda con il perizoma, finalmente vedevo qualcosa girai subito la testa verso il PC mi vedevo ero su un sito ed ero in diretta aveva messo la webcam sul mio culo forse da far vedere la doppia penetrazione un po' eccitazione del momento inizia a cavalcare piu veloce la trans sotto di me e lei mi diceva piano che vengo pianooooo così da farla godere e non ci mette molto che anche lei mi sborro dentro. La trans che era venuta prima mi chiese cosa vuoi imbuto o doccia?? Io gli domandai per cosa? La risposta "per il nostro piscio" o mio dio ero stremato non sapevo manco come alzarmi e così ho detto fai te.... Così uscì dalla stanza andò in cucina tornando con l'imbuto in mano mi giro e me lo ha messo in bocca prima una e poi l'altra hanno pisciato mi hanno riempito non solo la bocca ero estasiato da quel momento una volta scaricato la loro vescica siamo andati in cucina per una sigaretta e saldare in conti tiro fuori tre pezzi da 50€ entrambe si guardano e ridono una di loro prende i soldi e mi dice di baciarle il cazzo così diedi un bacio ma nel frattempo mi ha messo i soldi nel culo arrotolati mi diceva dai ora vestiti e andiamo a far un aperitivo così fu stato così con i soldi nel culo ancora pieno di sborra mi rivestii perizoma pantaloni ecc andai con loro a fare aperitivo e una volta finito tutto andavo a casa a togliere i 150€ e farli asciugare tanto per la benzina andavano bene
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1 anno fa
cerialebsx,
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Ultima visita: 1 anno fa
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prendere il sole....
Settimana scorsa come ogni domenica mi preparo per la mia mezzo giornata di sole in pace e tranquillità depilazione intima gambe scelgo che perizoma mettere anche il sex toy (bisogna sempre averne uno dietro).Una volta finiti i preparativi mi vesto jeans maglietta esco e vado a prendere la macchina, mi diigo al mio solito posticino vicino a casa 3 / 4 km parcheggio scendo faccio il sottopasso e poi salgo su per gli scogli cerco un posticino tranquillo dove poter essere sdraiata comodamente, una volta trovato mi siedo e mi inizio a spogliare per ora sono ancora sola ma sono anche le 10 di solito arriva gente piu tardi. Una volta tolta i vestiti rimango in perizoma nero tipo “farfalla” con un po di retina davanti che si intravedeva il mio pisello mi metto la crema solare per evitare scottature cosi mi sdraio sull'asciugamano e mi rilasso un po. Dopo un paio di minuti vedo in lontananza una persona pensando che era anche lui per la stessa cosa “sole” cosi per essere piu provocante di quando potevo essere decido di usare il sex toy cosi chiunque passava poteva notarlo prendo un po di saliva mi bagno il buchino prendo il “butt plug” in acciaio largo 4,5 cm senza farmi notare piu di tanto scosto il perizoma lo punto e piano piano mi ci siedo sopra e con una spinta lo faccio sparire e rimane in vista il brillantino viola fuori. La persona che ho visto in lontananza sta passeggiando verso di me ma io continuo a far finta di nulla dormire o guardare il cellulare, noto che ogni tanto si ferma si guarda in torno e continua a camminare sempre verso di me, io continuo a far i fatti miei. Noto che e quasi dietro di me si sofferma a guardare il mio lato b e con gesto (l'ho fatto apposta ma ti faccio credere che non e vero) gli cade l'asciugamano che ha in spalla sulle mie gambe con modo di far gentile mi chiede immediatamente scusa dicendo che era il vento gli rispondo ci mancherebbe figurarti lo vedo e mi rimetto a testa in giu sul cuscino sento che e vicino a me si siede sullo scoglio vicino al mio mi inizia ad accarezzare le gambe molto lentamente mi provoca dei brividi su tutto il corpo sembrano mani di un massaggiatore pulite senza un callo o grezze sa dove toccarmi man mano sale con le mani io continuo a far finta di nulla alterno tra cellulare e riposarmi sento che mi massaggia i glutei mi allarga le natiche nota ovviamente il mio giochino che e dentro non dice nulla continua a far quello che sta facendo mi massaggia accarezza mi dice se ho freddo (forse vedendo tutti quei brividi) gli rispondo di no che era lui a provocarmi questi brividi mi prende il perizoma me lo vuole sfilare lo aiuto inarcando il la schiena rimango nuda con il butt plug dentro mi allarga le gambe prende il mio cazzo lo mette sotto che lui da dietro vede culo palle e cazzo mi accarezza e massaggia al punto che mi provoca una erezione con una mano mi allarga una chiappa e con l'altra molto delicatamente mi prende il sex toy lo sfila piano piano che manco me ne accorgo. Dall'altra parte noto che sale altra gente ma a me non da fastidio ragiono molto (se ti piace guarda se non ti piace girati), una volta tolto il sex toy ho il buco un po largo tenendo un plug di 4,5 cm e normale, si tuffa con la faccia mi lecca prima in mezzo sotto sopra al buco poi dentro e fuori inarcola schiena per mi piace come lo fa mentre lecca fa entrare un suo dito lo fa sparire sento le sue nocche lo tiene dentro non stantuffa ma lo muove come se dentro ci fosse la rotellina del mouse io per non dargli corda da (stronza) continuo a far i farti miei tra l'altro ricevo una telefonata mentre lui e impegnato dietro. I curiosi si fanno sotto hanno il cazzo in mano ma rimango ferma a ricevere le attenzioni mi continua a muover il suo dito dentro e leccare per un attimo lo tira fuori ne punta due molto dolcemente le fa entrare le ricevo tutte fino in fondo le muove sempre e lecca da farmi impazzire fino a farmi uscire il liquido preiaculatorio spostando la testa scorgo che ha il cazzo fuori duro sembra bello tutto depilato come piace a me mi giro a guardare il mare lui si alza si mette sopra di me appoggia il suo cazzo sul mio buco ma ci son le sue dita dentro ma lo lascio fare man mano leva le dita e spinge il suo cazzo dentro ora inzia a far su e giu ci son tutti gl'altri che guardano si stanno masturbando nel veder come mi sta facendo il culo per rendere il gioco piu bello mi allargo le chiappe e poco dopo mi metto a pecora sento le sue palle attaccate al mio culo mi sta martellando in modo dolce da non farmi male ormai dal mio cazzo un continuo uscir di liquido pre spermale a un certo punto si ferma leva il suo cazzo metto il dito mi dice di far la brava che mi piacerà appoggia la punta del suo cazzo spinge fa un po male ma resisto anche lui mi chiede ti tener duro cosi stringo i denti sento che esclama ecco brava cosi ohhhhhh aveva messo il suo cazzo piu un dito dentro il mio culo ha iniziato a far su e giu piano per abituarmi poi sempre piu veloce e sempre piu lunghe dentro e fuori dentro e fuori in meno di 10 minuti mi ha portato all'orgasmo senza sfiorarmi il cazzo ho goduto senza essere toccata o masturbata lui esclama con un tono di dispiacere “nooooo non devi godere le tue contrazioni mi portano anche a me all'orgasmo” cosi una decina di colpi sfilail cazzo ma lascia il suo dito dentro mi sborra sulle chiappe sfinito anche lui e da quelli che ci guardavano parte un applauso di compiacimento sorrido mi sdraio lui prende il sex toy me lo rimette piano lo tengo dentro che un piacere ha delle salviette con se mi pulisce dal suo sperma mi ringrazi e sorridendo gli dico PREGO e se ne va via lasciandomi li continuando a prendere il sole.
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1 anno fa
cerialebsx,
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Ultima visita: 1 anno fa
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io e la coppia
il mio incontro più trasgressivo che ho vissuto fino ad ora è stato che una sera su una chat, ho contattato una trans molto carina, parliamo mi chiede delle foto e senza problemi gli mando qualche foto via mail. Il giorno seguente la ricerco su questa chat e gli faccio una battuta che se voleva potevo dormire da lei. mi risponde dopo un oretta assolutamente si. Wooow mi da indirizzo, ora e numero di cellulare. chiudo tutto vado a cena torno nella mia cameretta mi preparo perizoma una tuta (che durava poco) scarpe scendo saldo in macchia e via. Arrivo a Loano di fronte al supermercato D...........O parcheggio attraverso, e in tanto l'agitazione saliva. Gli faccio uno squillo come d'accordo mi apre piano terra prima porta a destra.... entro la vedo ancor più bella che in foto (anche se in foto era più alta...) indossava un paio di calze a rete stretta un perizoma chi gli copriva appena il cazzo e scarpe d'orate con zeppa non aveva nient'altro addosso, si gira mi accompagna in una stanza noto un tatuaggio sulla chiappa una rosa rossa un po sbiadita. Arrivati in stanza mi da un bacio con la lingua e mi dice di spogliarmi, che andava un attimo in cucina, cosi mi spoglio via la tuta via scarpe e calze rimango in perizoma, rientra in stanza e con un tono più brusco mi dice che mi dovevo spogliare totale cosi rapidamente levo il perizoma. Mi prende per mano mi porta in una stanza di fronte in quella che eravamo buia non si vedeva poco niente riesco a intravedere una sagoma di una persona mi sa salire sul letto la terza persona mi inizia a succhiare il cazzo riconosco che e un uomo, anche lei sale e affianco a me ci baciamo come fossimo due fidanzati mentre lui ci succhia a entrambi. Passati una decina di minuti (almeno sembrava) lei scende con la testa sul cazzo di lui lo inizia a spompinare per non rimaner a bocca asciutta e in disparte succhio il cazzo di lei noto che da mollo e molto grosso bho mi do da fare intanto le massaggio il buchetto. Finiti questi preliminari ed eccitati più che mai lei mi prende x i capelli mi mette al centro del letto e lei si mette davanti a me a gambe larghe sento il lui che e dietro di me, sputa nella mano mi lubrifica il buchetto appoggia sul buco il suo cazzo e piano piano entra tutto, mi inizia a dare dei colpetti lenti nel frattempo lei mi prende la testa e mi fa succhiare il suo cazzo lui aumenta la velocità sento che dopo un po inizia ad ansimare più forte tira fuori il cazzo sento che gode sulle mie chiappe sento che cola lei si alza va dietro e in meno di un secondo sento il suo cazzo entrare (porca troia se e grosso mi faceva male dopo che uno mi ha scopato) urlo un po di dolore e piacere; intanto lui si riveste la saluta e se ne va continua per un bel pò scende dal letto mi prende per il braccio e mi porta nella stanza iniziale dove c'erano i miei vestiti e soprattutto la luce, mi fa sdraiare a pancia in giù lei e sopra di me sento che rientra con quel cazzo enorme mentre mi da dei colpetti prende il pc lo mette davanti a me e carica un video porno di 2 gay che uno pisciava nell'ano dell'altro mentre lo guardavo mi dava dei baci e mi sussurra nell'orecchi se volevo provare non mi andava e cosi rifiuto sposta il pc e continua con più ferocia mi mette a pecora 3 colpi secchi leva il cazzo mi dice che sta per venire e lo vuole far di gran classe, va in cucina sto giro sul serio (nella mia testa penso che va a fare) torna subito dopo con un imbuto di plastica rimango a pecora me lo infila nell'ano e poco dopo sento caldo giro leggermente la testa x chiedere cosa stava facendo lei mi risponde " NON DOVEVI RIFIUTARE ADESSO TI PISCIO IN CULO POI TI LEVO L'IMBUTO E TI SCOPO TANTO HAI UN CULETTO STRETTO E NON NE PERDI UNA GOCCIA (SORRIDENDO)" finito di riempirmi da come aveva detto e promesso leva l'imbuto si masturba un po per far tornare l'erezione e giù dentro il suo cazzo mi scopa come un martello dopo svariati colpi si ferma e senza togliere il suo cazzo dal mio culo ci giriamo mi trovo sopra di lei a smorza candela continua alla grande a scoparmi finchè non arriva il momento tanto atteso con molta calma leva il cazzo mi mette 3 dita per tappare mi porta in bagno sul wc e mi f scaricare il piscio mentre lei e davanti a me, si masturba gode da matti sborra sul mio petto mi prende mi fa inginocchiare mi dice di masturbarmi mi massaggia le palle con il piede arriva anche per me il momento di godere sborro le lavo il piede si sborra mi guarda sorridendo mi dice " ops e finita la carta quindi lecca e ripulisci il piede" la lecco tutta finito mi do una scicaquata al petto guardiamo l'ora e si e fatta l'una torniamo in camera mi dice sta notte dormi con questo ( un butt plug largo 3-4 cm) cosi se scende qualcosa non mi macchi il letto me lo mette con dolcezza mi da un bacio con la lingua buona notte. Al mattino seguente ci svegliamo assieme mi sfila il plug mi da il buon giorno si alza tutta nuda prepara il caffe e me lo porta a letto, preso il caffe mi rivesto e la saluto. QUESTO RACCONTO E VERO.
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1 anno fa
cerialebsx,
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Ultima visita: 1 anno fa
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Ho pareggiato i conti con due maschi!
Mi chiamo Daniela, ho 47 anni e sono sposata con Giacomo che ha la mia stessa età. Abbiamo un figlio, che da tempo ha lasciato la casa paterna per vivere la sua vita in compagnia di una bella ragazza, che fra non molto ci renderà nonni. Sono alta 1,70, capelli neri, occhi scuri, labbra abbastanza carnose, un bel seno di una terza abbondante ed un bel culo tondo al culmine di gambe lunghe ed affusolate. Mi piace molto curare il mio aspetto e, per questo, pratico molti sport. Mi reputo donna molto attraente, cui piace poter godere tantissimo e in questo mio marito ha sempre avuto un ruolo di primo piano, essendo un bel maschio dal fisico ben curato e con una bella dotazione, che sa usare benissimo. È stato proprio questo dettaglio che ha scatenato in me il desiderio di pareggiare un torto subito da lui. Per un certo periodo sono stata assegnata dal mio ufficio presso una sede distaccata e questo comportava restar fuori casa per alcuni giorni della settimana. Lui, il fedifrago, ne ha approfittato per scoparsi due puttanelle che lo intrigavano molto. Avevo avuto il sentore delle corna casualmente, alla cena della piscina dove lui si reca per insegnare il nuoto ad un gruppo di bambini ed avevo notato come le mamme se lo bevevano con gli occhi. Quando feci notare la cosa a mio marito, lui sembrò cascare dalle nuvole.
«Ma che dici? Dai, non esser gelosa! Sono solo due persone che mi ammirano per la pazienza e la costanza con cui alleno i loro figli.»
Non l’avevo bevuta. Un pomeriggio, dopo l’ufficio, quando sapevo che lui doveva esser in piscina, sono ritornata a casa e ho visto la sua auto parcheggiata davanti al nostro villino. Ho atteso e l’ho visto uscire con una delle due signore più giovani di me. Ho ingoiato il rospo, ripromettendomi di pareggiare il conto. Non soddisfatta, ho continuato a seguirlo altre tre volte ed ho potuto verificare, senza ombra di dubbio, che il porco mi aveva cornificato anche con l’altra mammina, e non solo con quella, anche con un’altra un po’ più grande delle altre due. Ho masticato amaro per un po’ di tempo, cercando la soluzione al problema, ma non mi veniva in mente nulla che mi desse soddisfazione.
Il divorzio? No, troppi casini! Sputtanarlo? Anche peggio! Poi, come spesso succede, la soluzione ti si rivela quando meno te lo aspetti. Nell’ufficio distaccato, che dirigo, sto istruendo due ragazzi di circa una trentina di anni, che dovranno esser trasferiti, una volta resi idonei, in sedi all’estero e, fra di loro, ho notato che vi è una buona complicità, ma, soprattutto, entrambi mi corteggiano in maniera particolarmente carina, velata, soft quel tanto che basta per farmi sentir lusingata, ma non aggredita. Con loro, a breve, avrò portato a termine il mio compito e, una volta salutati, non ci vedremo più; quindi, nel mio intimo, ha preso forma una certa idea di vendetta: andare a letto, per la prima volta nella mia vita, con due uomini assieme. Riconosco che forse esagero; qualcuno potrebbe pensare che io sia una poco di buono, che si comporta da donna di facili costumi, che ha ideato una cosa del genere solo, ed esclusivamente, per vendetta, ma... ebbene sì, voglio divertirmi con due maschi contemporaneamente, cosi da pareggiare il conto con il marito fedifrago, almeno in parte. Questa idea mi si è insinuata nella mente con forza, inducendomi a realizzarla. Non mi reputo una donna pronta a prostituirsi, ma mi va di vivere questa esperienza per sentirmi davvero bene, in pace con me stessa e con la mia coscienza, che mi stimola a far la troia quel tanto che basta, per ottenere la mia vendetta.
Per realizzare il mio progetto, ho organizzato quanto segue: dopo il conferimento dell’idoneità, li ho pregati di raggiungermi nella stanza del mio albergo, per il definitivo saluto di commiato. Appena arrivati, mi son fatta trovare coperta dal solo accappatoio, cosa che ha provocato in loro uno sguardo d’intesa. Erano stupiti nel vedermi cosi discinta, io che mi ero sempre mostrata piuttosto morigerata, attenta e severa, ora apparivo ad essi come una puttana che riceve i suoi clienti. Avevo le farfalle allo stomaco. Ero tesa e, nello stesso tempo, molto eccitata. Li ho guardati e poi, con voce un po’ alterata dall'emozione, gli ho parlato:
«Ok ragazzi: adesso che ho smesso i panni della vostra istruttrice, mi dovete convincere che siete idonei per il lavoro che dovrete svolgere. Voglio che mi dimostriate d'esser anche all'altezza di tenere alto il cliché del maschio italiano, molto virile e sempre pronto a scopare, perché sarà così che vi vedranno nei paesi dove andrete a lavorare. Voglio però che mi assicuriate che tutto quanto accadrà qui sarà tenuto nel più assoluto segreto.»
Mi giurano che nessuno ne verrà mai a conoscenza e io li invito a spogliarsi.
«Benissimo! Era quello che volevo sentir da voi. Adesso spogliatevi e non mi risparmiate nulla! Voglio essere trattata da vera puttana!»
Si danno uno sguardo da veri maiali e, in breve, ci troviamo tutti e tre nudi. Essi mi guardano con ammirazione e noto che hanno due verghe di tutto rispetto. Luca, il più grande di età, lo ha più lungo, rispetto a Marco, che invece lo ha molto grosso. Inizio ad accarezzarli entrambi. Luca si prodiga a leccarmela, mentre, a mia volta, mi adopero a far un buon servizio orale a Marco. Mi eccitano alternandosi nella mia bocca, mentre le dita delle loro mani si intrufolano nei miei buchi. Inizio a godere, mentre mi rivolgono parole vergognose e mi promettono di sfondarmi tutta.
«Sì, dai, puttana! Succhialo che poi, oltre alla bocca, ti sfondo anche il culo! Dai, troia, ingoialo!»
Ero in completa estasi! Era la prima volta che facevo e ricevevo un simile trattamento. Quattro mani infilate dappertutto, mi facevano sentire strana, ma anche molto elettrizzata. Stavamo godendo tutti insieme come porci, senza un minimo di ritegno: essi si alternavano a darmi piacere, mentre io ricambiavo, dimostrando quanto gradivo quelle loro attenzioni, continuando a godere senza mostrare stanchezza. Ero in ginocchio sul letto e Luca, da dietro, mi ha penetrato: l’ho sentito entrare tutto, fin in fondo. Mi ha afferrato per i capelli per farmi inarcare la schiena e mi ha montato come una vacca.
«Tieni, troia! Lo senti tutto dentro? Te la spacco questa fica, puttana!»
Mentre lui mi pompava da dietro, continuavo a prendere Marco in bocca e a muovermi in sintonia con loro; devo dire che la cosa mi eccitava tantissimo, al punto da esortarli a scoparmi più forte.
«Sì, dai, spingimelo tutto dentro! Dai, così! Dai, che vengo! Cazzo, vengo!»
Mi son resa conto che avere due uomini che ti fanno godere assieme è un’esperienza davvero unica, che ti rimane impressa nella mente, e dentro i tuoi buchi, per sempre! Dopo avermi fatto godere da pazzi, Luca ha cambiato posizione. Si è disteso supino e con il cazzo ben ritto mi ha invitato a sedermi su di lui. Mi ha fatto girare di spalle e, quando ho appoggiato il mio corpo al suo, con una mossa rapida, ha indirizzato la sua verga verso il mio culo. Per un attimo son rimasta immobile, mentre lui, sollevate le gambe, me lo ficcava dentro.
«Apriti, troia! Lasciati sfondare questo culo!»
L’ho sentito entrare deciso, anche se delicatamente. Ho abbassato il mio corpo e mi son seduta su di lui con il suo cazzo ben piantato nel culo.
«Piano! Fa piano, che me lo dilati tutto!»
Lui mi ha afferrato per i fianchi e mi ha trascinato distesa su di lui.
«Zitta, zoccola! Non sarò io a dilatarti. Sentirai quando vi entrerà Marco, come te lo aprirà. Adesso solleva le gambe, che ti facciamo impazzire.»
Ho visto Marco inginocchiarsi a cavalcioni delle sue gambe, per poi puntare la sua verga fra le labbra della mia fica. L’ho guardato alquanto dubbiosa e l’ho implorato a non prendermi davanti.
«No, dai, non può entrare: sei troppo grosso, inoltre ho Luca dietro. Mi spaccherete!»
Lui mi ha sorriso e poi lo ha infilato lentamente dentro di me. Mi sentivo aprire e dilatare da quel palo duro che, inesorabilmente, entrava deciso, fino in fondo. Quando il suo corpo ha aderito al mio, ho avuto un orgasmo devastante.
«Vengo! Oddio, mi fate venire! NON CI CREDO! VENGO!»
Ho provato una sensazione unica nel sentire il mio corpo fremere dal piacere come mai in vita mia. Sconvolta da quel piacere così particolare, li ho esortati ancora a chiavarmi e farmi morire di piacere.
«Sì, dai, scopatemi! Godo! Bravi, ecco, ormai sono la vostra puttana! Sfondatemi tutta!»
Ho preso a godere come non mai, mentre loro mi scopavano con sincronia e, dopo un numero infinito di orgasmi, si sono scambiati di posto. Marco si è disteso sotto e mi ha infilato il suo grosso cazzo nel culo. Mi è sembrato ancor più grosso e mi ha fatto anche un po’ male, ma non ho avuto modo di pensarci, perché già Luca mi stava sfondando la fica. Ho ripreso a godere come una pazza, incurante delle grida di piacere che emettevo e che saranno state udite tutt'intorno. Anch'essi erano soddisfatti per le forti sensazioni che stavamo provando ed erano pronti a venire. Mi hanno guardato e io gli ho sorriso, intuendo il loro desiderio.
«Sì, ragazzi, vi voglio dentro! Mi dovete riempire tutta perché, poi, la faccio leccare a quel porco bastardo di mio marito. Dai, riempitemi!»
Increduli, hanno proseguito a pomparmi, finché sono esplosa in un ultimo orgasmo, che è stato da stura anche al loro, riempiendomi entrambi i buchi con il loro seme.
«Sì, ora! Sborro! Senti come te la riempio tutta, troia!»
Al grido di Luca, Marco è rimato immobile e lo ha lasciato svuotare dentro di me. Poi, mentre l’amico si sfilava, mi ha fatto metter di lato e, con colpi davvero devastanti, mi ha farcito il culo.
«Eccomi: dopo avertelo sfondato, ti riempio il culo di sborra!»
Ho sentito un'ondata di calore invadermi il retto. Mi sembrava che non finisse più. Intanto Luca me lo aveva di nuovo infilato in bocca.
«Succhialo e fallo restar duro, che ho ancora voglia!»
Non potevo sottrarmi, perché effettivamente ce l'aveva ancora molto duro. Marco, dopo essersi svuotato, si è sfilato e Luca mi ha spinto distesa, a gambe aperte, e mi ha chiavato mentre leccavo il cazzo del suo amico, intriso sia dei miei che dei suoi umori.
Luca sembrava indemoniato. Mi scopava con una velocità pazzesca e mi urlava che ero una puttana, una troia, la sua zoccola, tutta da riempire. Io godevo così tanto che, ad un certo punto, credo di aver perso i sensi. Infatti, quando son tornata in me, essi mi guardavano un po’ preoccupati. Gli ho sorriso e li ho esortati a sborrarmi ancora in bocca. Si sono inginocchiati ai miei lati e, segandosi velocemente, mi hanno ricoperto la faccia di sborra. Ne ho leccata tanta e ingoiata molta; alla fine loro mi hanno abbracciato soddisfatti e compiaciuti per la verve dimostrata fino a quel momento.
Soddisfatta, mi son rivestita, li ho salutati e son tornata a casa. Lì ho trovato mio marito ad aspettarmi, avendolo avvertito che, al ritorno, avrei avuto qualcosa da mostrargli. Lui incuriosito mi ha accolto e cercava di capire cosa avessi di così importante da mostrargli. Allora l’ho fatto metter seduto sul divano, mi son spogliata nuda e gli ho detto:
«Ho scopato con due maschi che mi hanno fatto impazzire di piacere. Come puoi vedere, sono ancora ricoperta del loro seme. Questo, almeno per il momento, pareggia i conti con quelle due puttanelle che ti sei scopato, mentre ero via. Ma, da questo momento in poi, ogni volta che tu mi tradisci, io me ne trovo altri due e me li scopo. Tieni presente che sono ancora in perdita, perché tu ne hai scopate una terza e, quindi, decidi: o la smetti di farmi le corna oppure rassegnati ad averne anche tu, a iosa.»
Mi ha guardato, ha sgranato gli occhi. Era incredulo, stupito. Mi son avvicinata, ho afferrato la sua testa e l’ho spinta contro il mio ventre.
«Leccami, cornuto! Goditi il sapore della sborra di cui son piena!»
Ero sorpresa dalle mie stesse parole, ma lo son rimasta ancor di più, avendolo visto pronto ad obbedirmi e prendere a leccarmi, come avrebbe fatto un cagnolino. Dopo avermi ripulita tutta, in ogni anfratto del corpo, mi ha distesa e chiavata come un pazzo scatenato.
Era troppo eccitato. Infatti, appena mi ha penetrato, è venuto.
Mi ha fissato negli occhi e le sue parole sono state come miele per le mie orecchie.
«Va bene, mia piccola troia. Se vuoi scopare con altri maschi, per me va bene, ma ad una sola condizione: che io sia presente e che, dopo, ti lasci scopare anche da me. Prendere o lasciare!»
Non serve dirvi cosa ho scelto, vero? Vi dico solo che, da quel giorno, la nostra vita è diventata davvero più estrosa, piena di sorprese e, adesso, ce la godiamo insieme, senza alcun tabù.
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1 anno fa
baxi18, 55
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I due gemelli - l'ultimo “regalo” di tata
1. Premessa.
Questa ennesima vicenda dei due sfortunati "ragazzi" non è il seguito cronologico esatto che prende avvio da dove avevo finito di narrare l'ultima volta, ma racconta di un episodio "tragico" che ci aveva riavvicinati.
Come e in che modo lo vedrete seguendomi passa dopo passo...
2. Lontani eppure così vicini.
Durante la nostra tumultuosa vita, ne abbiamo affrontare tante di peripezie, ma questa vicenda che stavamo vivendo al presente era veramente la prova più dura che eravamo stati chiamati a sopportare. Direi quasi una prova incredibile, poiché – al principio di questi avvenimenti – ciascuno di noi due, nel silenzio del proprio isolamento interiore, si trovò incapace di gestire i propri sentimenti.
Forse per una sorta di rassegnazione da parte di lei, che cercava di limitare i danni ad entrambi (ma questo io lo seppi solo molto più tardi).
Per di più, io non ero affatto soddisfatto del "tran-tran" quotidiano con la mia compagna che stava consumando un rapporto forse mai veramente decollato.
Giorno e notte, in ogni mio respiro, c'era posto soltanto per lei, la mia "Tati", anche se non la potevo vedere ne toccare.
Il nostro, infatti, era sì diventato un rapporto etereo, impalpabile, "spirituale", ma non aveva mai smesso di essere anche un qualcosa di "fisico", e per tutte queste ragioni la lontananza ci consumava i nervi.
In un paese piccolo come uno sputo, dove abitiamo, era assurdo quello che stava accadendo.
Lei, Blanca, veniva controllata "a vista". Di ciò ne ero sicuro da tempo, anche se spesso non riuscivo a distinguere tra la gente le sue "guardie del corpo", mentre loro mi avevano ben inquadrato fin da quando – non avendo altra possibilità di parlarle – le avevo scritto l'ultima lettera, che era finita nelle mani sbagliate; loro, mi “conoscevano” bene, poiché uscivo di casa quasi esclusivamente per accompagnare il mio cagnolino al guinzaglio.
L'unico lusso che mi potevo permettere era di scorgerla da lontano, senza nessun contatto tra di noi…
D’altra parte, lei faceva di tutto per sfuggirmi, e non mi dava punti di riferimento da quando aveva lasciato (più o meno volontariamente) la casa che suo padre le aveva acquistato.
Ci stavo male, e nel mio animo spesso mi domandavo:
- "Ma perché Tati? Che cosa ti ho fatto? Di cosa hai paura? Del tuo gemello?".
Infatti, mi ero reso conto che – anche dentro casa, quando passavo sotto le sue finestre – era terrorizzata, ma non riuscivo a capire da cosa in particolare...
Sì, è vero che quella banda che ne aveva assunto la “gestione” l'aveva praticamente plagiata, dicendole tra l'altro che io ero uno "psicopatico" pericoloso (me lo dissero quasi in faccia, una volta che ci incrociammo per strada), ma io non riuscivo comunque a capacitarmi come la straordinaria intelligenza di Tati aveva potuto soccombere dinanzi a quelle interessate menzogne.
Ci “incontravamo” per strada, uno da una sponda e l'altra dall'altra, e quando ciò accadeva gemella abbassava lo sguardo, timorosa che io vi "leggessi" dentro qualcosa che non mi voleva confessare...
Una volta, però, quei pochi istanti mi bastarono affinché potessi "immergermi" nei suoi occhi e discernere nella profondità della sua anima, e scorgere così con chiarezza una cosa in particolare.
Ne presi atto, malinconicamente, e come se stessi parlando a lei, dissi:
- "Tati, cosa ti sta succedendo? Io ti conosco come me stesso, è inutile che cerchiamo di ingannarci. I tuoi occhi erano il mio sollievo, anche nei momenti difficili sorridevano sempre, erano pieni di gioia, di speranza, di vitalità, mi davano la spinta e il coraggio di vedere che prima o poi tutto si sarebbe sistemato... E adesso? Guardati, ti sei spenta e dimagrita, come una candela, non sei più la mia gemellina! Oh, ma che dico? Tu lo sarai sempre, non basteranno quattro disgraziati a spezzare il nostro meraviglioso incantesimo!".
In effetti, Blanca era davvero cambiata moltissimo, anche fisicamente.
Il suo magnifico caschetto biondo aveva lasciato il posto a una anonima acconciatura fatta di capelli lisci biondo cenere. Le sue bellissime tette, che avevo visto crescere e svilupparsi, con cui avevo giocato mille e mille volte, era come se si fossero liquefatte. E le cosce? E il culo che era stato il mio vanto e il bersaglio di tanti ragazzi? E il suo modo di muoversi, così sensuale nonostante potesse sembrare a prima vista un autentico “maschiaccio”? Tutto era svanito.
Quei pochi istanti, mi permisero però anche di cogliere con certezza la sensazione che lei avesse recepito quel mio stato d’animo.
Non poteva fermarsi, non poteva farmi capire che aveva capito, ma era così.
3. E un giorno accadde che...
Questa "sceneggiata" durò per diversi mesi, ma a quanto pare non bastava, "meritavamo" di soffrire ancora, di più.
Infatti, alcuni paesani – che evidentemente non avevano di meglio da fare – fecero alla mia compagna una "soffiata", dicendole di stare attenta alle corna...
Che assurdità! Certo nessuno sapeva chi eravamo l'uno per l'altra, e noi – per diversi motivi – ci guardammo bene dal mettere in piazza le nostre cose più intime, di cui eravamo sempre stati gelosissimi anche in famiglia.
Avrei voluto spaccare il mondo e andare a prendere per il collo il "colpevole" di quel chiacchiericcio da comari, ma mi convinsi che avrei fatto peggio.
Così, per un po', non mi feci più vedere "con" lei, e – con la morte nel cuore – cambiai itinerario quando uscivo con il cane...
Finché accadde un evento che non coinvolse solo noi due, e che ancora oggi non riesce proprio ad accettare.
Fu una fortuna o una tragedia? Non lo so... Quel che so con sicurezza, invece, è che – ancora una volta – una innocente stava per "pagare" il prezzo (altissimo) del nostro ricongiungimento.
Il mio nuovo itinerario nelle passeggiate con il cane al guinzaglio non durò molto, era così innaturale starci lontani, e così ripresi a percorrere quella via che mi avrebbe portato inevitabilmente ad "incontrarla".
Proprio come un giorno accadde...
Ci incontrammo una mattina che non erano ancora le 8 lungo una stradina ancora più stretta che conduceva alla sua vecchia casa.
Questa volta, però, eravamo entrambi dallo stesso lato, e chissà perché nessuno dei due decise di cambiare.
Ci avvicinammo inesorabilmente, passo dopo passo, e "finalmente" giungemmo a che i nostri nasi quasi si toccarono, e i nostri occhi si "agganciarono" con una intensità che non ricordavo di aver mai provato prima.
Non abbassai lo sguardo, anche se ero sicuro che sostenere la sua vista mi avrebbe fatto male, rassegnato com'ero ad averla persa per sempre.
Non chiedetemi quanto tempo passò, perché non sarei in grado di quantificarlo, né quanto ne trascorse prima che uno dei due aprisse bocca.
Ma a un certo punto, la mia adorata gemellina scoppiò in un pianto disperato...
Attorno a noi, pedoni e automobili andavano e venivano, e quasi ci sfioravano. Eravamo diventati l'attrazione del luogo, visto che nei paraggi c'erano tutti gli esercizi commerciali già aperti. Ci guardavano, probabilmente con quella morbosa curiosità che li aveva portati ad "accusarci" di fare – come dicono i siciliani – "cose vastase".
Ma io a veder piangere Blanca proprio non resistetti. Era sempre stato più forte di me, per gemellina – anche adesso che abbiamo quasi 60 anni, peraltro molto ben portati – volevo e voglio tutt'ora solo il meglio e nessun dolore...
Così, dopo quasi due anni di "astinenza", presi tra le mie mani il suo viso e la baciai sulla fronte.
Le sue lacrime scorrevano silenziose e senza darle tregua, e così le chiesi:
- "Oh Tati... Perché piangi? Ti hanno fatto male? Cosa è successo? Sai che a me puoi dire tutto...".
Solo a quel punto, lei alzò le mani con le dita tirate in uno spasmo incredibile e mi rispose:
- "Tato, es terrible... ¡¡¡Mami está enferma!!! ¿¿Tú entiendes?? Nuestra madre está enferma... ¡Todo es culpa mía, maldita sea!".
Ah, dimenticavo... Come avete visto, Tati parla spesso in spagnolo. È la lingua del paese della madre. La usa quando è preda della paura per qualcosa, quando è spaventata o c'è qualcosa di eccezionale. Per me non c'è problema, lo capisco perché l'ho imparato da lei quando eravamo piccoli ed era diventato un po' come un linguaggio in codice dato che in famiglia non lo conosceva nessuno...
Ritornando a noi, io non capivo, non potevo capire, ero frastornato da tutto quell'accavallarsi di emozioni in così breve tempo. Come aveva fatto gemella ad avere notizie di Tata se non poteva avvicinare nessuno della famiglia?
Ad ogni modo, era troppo scossa perché io non facessi qualcosa. Al diavolo se quel branco di paesani pettegoli ci vedevano insieme e se d'ora in poi ci sarebbero stati alle costole!
D'altronde, non volevo nemmeno far sentire i fatti nostri a chi – magari – avrebbe travisato ogni cosa, così le proposi:
- "Vieni, andiamo a casa!".
Ma lei, asciugandosi i suoi stupendi occhioni, rossi e gonfi, obiettò:
- "¿Y Silvana? No Tato, no quiero causarte más problemas por mi culpa...”.
Restammo di nuovo "appesi" entrambi per alcuni secondi a quelle ultime parole, poi Blanca si rese conto di aver detto cose che sapeva ma su cui avrebbe voluto tacere per il mio bene: ALTRI... E mi disse:
- "Sí, en fin… Cuando intentabas protegerme y siempre estabas en su camino, fueron esas serpientes venenosas las que a propósito le hicieron saber a Silvana cosas que no eran ciertas a través de no sé quién… Fue Juan quien difundir ese rumor.... Disculpe...".
Si vergognava di avermi – anche se involontariamente – fatto del male, e allora la abbracciai e in un orecchio le sussurrai:
- "Lo immaginavo, ma noi saremo più forti di tutto... Non ti preoccupare, forse è un bene, Silvana dovrà accettarci per quello che siamo: I GEMELLI... E poi, non so nemmeno io perché mi ci sono messo insieme... Ora, però, pensiamo a un problema alla volta...".
4. Un cuore diviso il tre.
Quella mattina, nessuno mi avrebbe potuto fermare. Stavo vivendo una realtà assurda, ma l'orgoglio di avere accanto l'unica creatura che veramente mi capiva mi restituì nuovo coraggio.
Al nostro passaggio, mano nella mano – fu un gesto che ci venne spontaneo di fare, come quando lo facevamo da ragazzini –, molti ci guardavano con morbosa curiosità e poi bisbigliavano tra loro, ed io ben potevo immaginare che non si trattava di cose belle.
Poche centinaia di metri ci separavano dal nostro "traguardo", ma diventarono un'eternità, e quando finalmente giungemmo a destinazione ed io richiusi la porta del mio alloggio alle nostre spalle, provai come un senso di liberazione.
Lì dentro eravamo al sicuro, ma soprattutto LEI era al sicuro... Juan non avrebbe potuto fare nulla.
Inoltre, constatai che Silvana non era in casa.
Entrai nella stanza a piano terra, ansioso di trovare quella tranquillità che avrebbe permesso a Blanca di darmi delle spiegazioni più precise.
C'era un divano letto ancora sfatto da quando mia "suocera" era venuta a stare da me, e lì ci accomodammo.
Per l'esattezza, mi ci sedetti prima io, e mentre – tenendola sempre per mano – mi aspettavo che la mia gemella prendesse posto accanto a me, con estrema naturalezza lei venne a stare sulle mie ginocchia.
Ebbi un brivido... Facevamo sempre così, noi due, fin da piccoli, quando sentivamo la necessità di proteggerci o di essere protetti, e in quell'occasione capii che la mia Tati era tornata... o forse non se ne era mai andata.
La accolsi con il cuore traboccante di felicità, la strinsi a me, e solo allora mi accorsi che aveva il viso tumefatto, come se qualcuno l'avesse picchiata.
Esclamai:
- "Oddio, gemellina! Non è possibile... Chi è stato, e perché??".
Poi, quasi subito intuii cosa era accaduto, ma fu ancora lei – sentendosi protetta – a spiegarmi:
- "En cuanto supe de Tata fue como si despertara de una pesadilla... Quería volver contigo inmediatamente, pero Juan no quería dejarme ir... Sabes que él vivía con el dinero que se embolsó gracias a mí... Me hizo amenazar y golpear... También te amenazó, dijo que vendrá a buscarnos con sus amigos... Ay Tato, ahora tú también estás en peligro, pero yo No pude evitar venir y contarles sobre Tata...”.
Tutto stava inesorabilmente precipitando, e in un impeto d'amore verso la mia gemella le carezzai il viso e le dissi:
- "Dobbiamo chiamare zio... Lui ci aiuterà".
Poi, mi tornò alla mente la ragione percui eravamo lì, e la pregai:
- "Ora, però, dimmi di Tata...".
A quell'ennesima domanda, sentii Blanca stringermi ancora più forte, preda di una reazione nervosa incontrollabile. Chinò il capo dietro le mie spalle e lentamente cominciò a raccontare tutto:
- "Mi gemelo, ya sabes lo que me hicieron hacer esos desgraciados... Bueno, cuando un enviado de Juan pagó bien, le dio permiso para desahogarse por completo... Es decir, para venirse dentro de mí... Tú Entiendes lo que quiero decir, ¿verdad? Y luego necesitaba que me protegieran. Entonces el otro día me acompañaron a surtir la receta de la pastilla, pero cuando llegamos a la clínica afuera de la puerta había un cartel que decía que Tata la reemplazaba por otro médico. Cuando llegó mi turno, ese doctor vio el apellido y me preguntó si éramos parientes... ¡Y me contó qué le pasó a mami! ¿Tú entiendes?”.
Blanca, sempre più agitata, prese a strattonarmi forte per la camicia. Io, però, ancora non riuscivo ad avere chiara la situazione, e tornai ad incalzarla:
- "Tati, per favore, dimmi che è successo, dimmi tutto!".
E per l'emozione la parola mi si strozzò in gola, mentre una lacrima – che prontamente asciugai – rigò il mio viso...
D'altronde, si vedeva chiaramente che gemellina era "sulle spine" e tergiversava, sull'orlo di una crisi di nervi.
Per fortuna che abito in un posto un po' isolato, perché alla fine Blanca sbottò in un urlo che rimbombò per tutta la casa, e tutto d'un fiato mi disse:
- " Mami tiene cáncer de páncreas y le dieron un año de vida!”.
Restai di sasso, e raggelai, poiché solo chi conosce bene l'avventura dei "Tati" può capire certe dinamiche.
Inoltre, Tata era anche il mio medico di base e io non avevo saputo nulla. Ma soprattutto, LEI non mi aveva detto nulla! Perché?
Ora, però, era arrivato il momento di agire. Insieme a gemella telefonai a Luca (il figlio, nonché nostro nipote) che ci confermò la realtà dei fatti.
Ci guardammo attoniti, e subito sentimmo – irrinunciabile – la stessa esigenza: dovevamo vederla. A qualunque costo. Se la diagnosi era quella, avremmo trascorso quest'ultimo anno più uniti che mai...
Maria Grazia ci accompagnava nel bene e nel male dal momento che noi – i "gemellini" – avevamo aperto gli occhi su questo mondo, e adesso toccava a noi "proteggerla" fino a che ci sarebbe stato possibile. L'indomani l'avremmo incontrata...
5. Attrazione fatale
Erano circa le 11 di mattina e Silvana era ancora fuori, ma ciò aveva poca importanza: io avevo ritrovato il mio "mondo"...
Noi due eravamo soli in casa, e – alla luce delle minacce che aveva subito – Blanca da quel momento in avanti non avrebbe potuto più uscire da sola. Rischiava grosso, e io ero l'unico a poterle evitare ogni pericolo, poiché lo zio ancora non sapeva nulla, né del presente, né del recente passato a cui era stata costretta la mia "gemella".
Quindi, per non perdere tempo, fulmineamente presi una decisione. Le proposi:
- "Tati, intanto che aspettiamo domani, perché non chiamiamo tuo padre e gli diciamo tutto? Tutta la verità, tanto tu non hai nulla da temere, non hai fatto nulla di male...".
Ma lei, terrorizzata, mi rispose:
- "¡No, Tato, por favor! Confío en ti... Papá me mataría si supiera...”.
Non ebbi il coraggio di contrastarla, almeno per ora, ne aveva passate troppe, povera!
Calò così un silenzio spettrale su di noi. Faccia a faccia, non smettevamo di guardarci, di "nutrirci" di parole che solo noi potevamo "udire", espresse in un linguaggio tutto nostro, totalizzante. Ci avvicinammo: le punte dei nostri nasi si toccarono, le labbra si sfiorarono senza congiungersi, e potemmo sentire - dopo tanto tempo - la bellezza dei nostri respiri...
Sprofondati in una ipnosi sempre più coinvolgente, fu allora che – con un flebile filo di voce, timorosa di rompere l'incantesimo che si era creato – Blanca mi disse una cosa che aspettavo di sentirmi dire da molto tempo ma che in quel momento terribile mi sembrò assurda:
- "Quiero hacer el amor contigo...”.
Perciò, come uno scemo le risposi:
- "Tati, ti sembra il caso?".
Le vidi la delusione dipingersi sul suo viso, e allora subito capii che quello non era un capriccio ma una "necessità", e cercai di riprendermi:
- "Oh vita mia, scusami, sono proprio uno scemo!".
6. Brutalizzata nel corpo e nell'anima.
Blanca era sempre stata la "maestra delle cerimonie" della nostra "strana coppia", e anche in quella circostanza seppe perfettamente dettare i tempi giusti...
Senza perdere nemmeno per un istante il mio sguardo si alzò, e senza tradire emozioni cominciò a spogliarsi.
Si sfilò le sue inseparabili "Vans" candide e sbottonò i jeans attillati, sfilandoseli poi dai piedi. Non aveva calze, e rimase con un minuscolo perizoma bianco.
Con la stessa calma, si aprì la camicetta e la posò sul mio tavolo da lavoro che era alle sue spalle, mettendo in mostra un reggiseno di quelli che amava di più, e cioè senza spalline, "a balconcino".
Eccola, era proprio lei, la mia Tati, ed io tradii un'emozione davvero grande quando lei allargò le braccia e abbozzò un sorriso stentato.
Mi disse:
- "Aquí estoy, estoy todo aquí".
Quelle parole potevano significare tante cose, ma in quel momento una sola permeò la mia anima.
Dio mio com'era cambiata! E il sospetto che mi era sorto quando per la prima volta la rividi in lontananza per strada, adesso era diventato realtà. Si era fatta davvero magrissima, come non era mai stata...
Intanto, quel "sesto senso" che ci aveva fatto sentire ogni cosa l'uno dell'altra, le stava facendo sentire che il mio cuore stava andando in pezzi per lei.
Finì di mettersi a nudo, e quando fu esattamente come era stata tante volte dinanzi a me corse ad abbracciarmi...
Una creatura forte come lei, non riuscì a padroneggiare i sentimenti così contrastanti e si sfogò:
- "Sé que ya no te gusto... Por otro lado, ya no me gusto ni siquiera cuando me paro frente al espejo... No quería decepcionarte pero no es mi culpa, mi pequeño gemelo!”.
In realtà, non era questo il punto: per il solo fatto di averla riavuta sana e salva quando non ci speravo più, avrei accettato di tutto, ma quell'aspetto quasi scheletrico mi fece toccare con mano ciò che aveva sofferto.
E mentre io non riuscivo ad aprir bocca, Blanca tentò di spiegarmi:
- "¡Ay Tato, eso fue horrible! ¡Solo me hacían comer un sándwich al día y a veces ni siquiera era eso! Tenía hambre, un hambre maldita, pero no les importaba, sólo era una máquina de hacer dinero... Estaba desesperada porque sentía que tú también lo estabas, desde que Juan te había humillado en la calle bajo mis ventanas. Me hablaban todos los días de esos niños que se burlaban de ti, pero ¿qué podía hacer?”.
E, per l'ennesima volta, riprese a piangere...
Tentai di staccarla da me, non per indifferenza al suo dolore ma perché volevo correre in cucina e arraffare ciò che trovavo per sfamarla. Gemella doveva rimettersi in sesto, e presto, perché anch'io ero arrivato allo stremo e non riuscivo a vederla in quelle condizioni.
La rassicurai, e le spiegai:
- "Sto male perché tu stai male, ma ti voglio. Non dire che non mi piaci più perché non è così. Ora vado a prenderti qualcosa da mangiare... Sei così magra! E pensare che io ho sempre avuto oltre il necessario... Da oggi ci penserò io a te...".
Ma Blanca mi si avvinghiò ancora di più, e urlò con quanto fiato aveva in gola:
- "¡Usted no entiende! ¡Solo quiero hacerte el amor! Necesito sentirte sobre mí, dentro de mí, el calor de tu cuerpo sobre el mío, ¡tus ganas de tenerme!, ¡eres mi alimento!”.
Adesso si era sfogata... E di fronte a quella implorazione, a un desiderio così grande che poi era anche il mio, non riuscii a dirle di no, e piano piano l'eccitazione mi avvolse e prese il posto della rabbia nei confronti di quelle nullità che lei aveva generato.
Tati aveva preso a denudare anche me. In un attimo, mi sembrò che la macchina del tempo si fosse messa a camminare all'indietro, facendoci tornare a tutte quelle volte che avevamo fatto l'amore nei momenti e nei posti più impensati, nudi senza vergogna l'uno dell'altra e senza paura di essere scoperti, ma con assoluta naturalezza.
Stavamo bene, e non avremmo permesso a nessuno di rovinarci quel tripudio dei sensi.
Mano nella mano, ci sistemammo nuovamente su quel divano letto l'uno di fronte all'altra, con le gambe dell'uno che andavano a cingere i fianchi dell'altra e viceversa, di modo che i nostri sessi strusciassero senza soluzione di continuità, in una "danza" di toccata e fuga che accresceva esponenzialmente la voglia di noi.
Colei che tanti anni prima mi aveva fatto uomo - facendomi conoscere il sesso e risolvendo il mio "problemino" - ora non desiderava altro che restituirsi al legittimo "proprietario".
Mi lasciai trasportare da quello stato di grazia che ci faceva sentire come i bimbi di più di 40 anni prima, e facendo una leggera pressione sul suo petto la feci stendere supina.
Con folle bramosia allungai le mie mani e raggiunsi la sua micetta.
Nulla, nella mia vita, avevo mai desiderato più di quel meraviglioso e delicato antro, dall'odore garbato e dal sapore sopraffino, ma quando me la trovai nuovamente di fronte restai per un attimo con il fiato "sospeso".
Ai miei occhi, sembrò che ad essersi spogliata non era stata solo Tati, ma anche la sua "amichetta"... Senza l'ombra di un pelo!
La interrogai con lo sguardo smarrito, e lei timidamente mi rispose:
- "¿Recuerdas mi arboleda que tanto te gustaba? ¡Si supieras qué vergüenza! Cuando Juan y sus amigos decidieron mi destino, una noche me dijo que a los hombres no les gustaba el pelo. Le objeté que estabas perdidamente enamorada de él, pero él me dijo: ¡deja en paz a ese cobarde, olvídalo! ¿Qué podía hacer?, solo contra alguien que era más fuerte que yo ¡tenía que ceder si no quería que me mataran a bofetadas! En fin, Juan lo hizo con las manos... Usó su crema de afeitar y la navaja, y al final, mirándome, me dio asco...”.
Si vedeva che con quelle parole la mia gemella era come se rivivesse istante per istante quei momenti così strazianti per lei... Non tanto per il fastidio della lama, ma perché era come se mi avesse defraudato di qualcosa che mi apparteneva. Si affrettò perciò a rassicurarmi:
- "No te preocupes, no es una depilación permanente, ¡verás que en poco tiempo volverá a crecer más bonita que antes!”.
Ad ogni modo, adesso era bagnatissima, e aveva davvero quella voglia che per ben due volte mi aveva sbattuta in faccia.
Subito mi chinai in avanti, e – dopo essermi messo comodo – cominciai a giocarci, senza voler affrettare i tempi. Accarezzai il monte di venere, scorsi con le dita tremanti in sù e in giù lungo le grandi labbra rese lucide dai suoi umori, e infine leccai e assaporai tutto quel ben di dio di cui ero sempre stato ghiotto.
Mi addentrai a "coccolare" il clitoride con il polpastrello del pollice della mano destra, e lei si lasciò andare a un primo gemito di piacere.
Blanca, improvvisamente tornò a parlare, ansimando come se avesse fatto una corsa, ed elogiò il mio lavoro dicendomi:
- "Hacía años que nadie me lamía como tú...”.
E io, di rimando:
- "Ma certo, mia cara... Quelli probabilmente volevano solo sfogarsi, brutti stronzi! Io, invece, la conosco da sempre, e so cosa ti piace...".
Tati sentì la sua "cosina" contrarsi, mentre io tornai a poggiarci la bocca. Tirai fuori la lingua e la infilai nella profondità del suo addome, tenendo al contempo la mano sul pube per schiacciarlo un po’.
Eravamo entrambi in estasi, la mia lingua calda si muoveva dentro di lei, poi intorno alle labbra, poi di nuovo dentro, e andò a lambire velocemente anche lo sfintere...
Ansimava, la mia gemella, stava impazzendo di piacere al limite della perdita di coscienza, aveva i brividi e i capezzoli – che erano sempre stati molto sensibili – erano diventati turgidi.
A proposito: preoccupato di organizzarmi per farla tornare agli antichi splendori, quasi non mi ero accorto che c'era qualcosa di strano sul suo petto, un piercing che Tati aveva al capezzolo sinistro. Era una barretta che le trapassava la carne, come una sorta di piccolo bilanciere da pesistica lungo circa un centimetro.
Ma la cosa davvero particolare era l'estremità, poiché da un lato questa si chiudeva con un dischetto piatto che brillava sotto il riflesso della luce artificiale.
Allora, ci volli vedere più chiaro, così mi avvicinai e lessi incisa su di esso la lettera "J"...
Incuriosito sempre di più, le domandai:
- "Che cos'è? Perché quella lettera? Se ti piaceva, potevi scegliere un gioiello prezioso e Tato te lo avrebbe regalato... Anche se penso che le tue tette stanno meglio al naturale, sono così belle!".
Blanca mi guardò con una tristezza infinita. Sapeva che la spiegazione che stava per darmi mi avrebbe fatto molto male, ma tra di noi la sincerità non era mai venuta meno.
Perciò ammise:
- "Es una J, viste bien... Cuando una vez intenté huir, Juan logró encontrarme nuevamente. Me dijo que yo era de su propiedad y que si quería podía hacerme marcar. También me dijo que no lo hacía porque entonces yo me devaluaría. Y luego me hizo hacerme este piercing... Sabes bien, mi pequeña gemela, cuánto miedo siempre he tenido de estas cosas. Llamó a un amigo suyo que lo hacía por trabajo, y no pude decirle que no... Créanme, me dolía muchísimo, estaba llorando pero no podía ni moverme porque me habían atado... Sé que no te gusta, no te gusta. A ti tampoco te gustó nunca, si quieres te lo quitaré...”.
Che maledetto! Farla prostituire e per di più farla soffrire, nel corpo e nell'anima, in quel modo.
Avrei voluto assecondare la sua proposta e farglielo togliere subito, per dare un segnale a tutti che Tati era tornata ad essere soltanto mia, ma adesso le priorità erano altre...
Nonostante i suoi terribili racconti, mi sembrava di stare in paradiso quando, a un certo punto, Blanca – con un gesto repentino della mano – mi scansò con decisione.
Si rannicchiò tutta su se stessa come faceva quando da piccola veniva rimproverata, ma stavolta non c'è n'era ragione, nessuno la biasimava. Anzi, io stavo facendo di tutto per dimostrarle che stavo dalla sua parte...
Ma lei cominciò nuovamente a lacrimare, e tra i singhiozzi mi fece capire la ragione di quel comportamento.
Mi disse:
- "¡Qué pena Tato! Mira como estoy reducido... ¡No pude mantener bien lo que tanto te importaba! Todos se aprovecharon de mí, y ahora creo que algo anda mal en mí... Me da mucha vergüenza, y sólo como madre me dejaría examinar, pero ahora...”.
Ora cominciavo a capire anch'io! Esteticamente, era sì cambiata la sua patatina, ma per me era lo stesso la più bella. Mi piaceva come la prima volta che l'avevo vista. L'odore e il sapore erano gli stessi di sempre.
Certo, si vedeva bene che doveva essere stata trattata senza troppo rispetto, e così la strinsi a me abbracciandola e facendole sentire tutto il mio amore:
- "Tranquilla, domani Tata ci saprà consigliare per il meglio... Ma devi essere certa che per me sei sempre la stessa... Non permetterò più a nessuno di toccarti, perché tu sei solo mia...".
La ricoprivo di baci in ogni parte, e tornai a prendermi cura di quella splendida fichetta.
L'avevo lasciata - o meglio, me l'avevano strappato, facendo leva sulla sua bontà - che era un gioiello, con delle labbra sempre a posto, accostate, che come piaceva a me non lasciavano vedere nulla al loro interno, ed ora me la ritrovavo oscenamente spalancata, con le piccole labbra sporgenti dal loro scrigno...
7. Per sempre.
Ci mettemmo nella classica posizione del "sessantanove", e stavo ancora riflettendo su quello scempio, comunque incantato davanti al suo pube, quando sentii un formicolio che conoscevo bene salire dai miei genitali...
Era Blanca, che aveva preso coraggio e stava "giocando" con le mie palle.
La morbidezza delle sue mani sullo scroto, il calore della sua pelle, e le unghie che "solcavano" delicatamente il derma di quella zona così sensibile mi stavano "accendendo" come ai bei tempi.
La mia gemellina, mi stava dimostrando di conoscere il mio corpo come nessun altra, e che non se lo era dimenticato.
Si stava concentrando sulla piccola linea – quasi una cucitura – che divideva a metà lo scroto, e quando i miei gemiti le fecero capire che io gradivo quei "massaggi" lo accolse nel palmo della sua mano.
Sembrò volesse soppesare il contenuto, ma poi cominciò ad accarezzare gentilmente anche i testicoli.
Dentro la loro sacca di pelle, li fece muovere come un set di palline, eccitandosi anche lei, e li tirò per "allungarli" verso il basso.
Nel frattempo, con l’altra mano percorreva lentamente l'asta (in quasi completa erezione) per tutta la sua lunghezza, avvicinandosi alla punta del prepuzio...
Quella parte, era stata la parte che – in gioventù – aveva strenuamente "difeso" da chi avrebbe voluto rimuoverla chirurgicamente. Gli piaceva terribilmente, ne era sempre stata incuriosita e attratta.
Così, divaricando leggermente indice e medio, poggiò quelle due dita sulla punta instabile della mucosa, chiuse gli occhi, e senza più fermarsi prese a scendere verso il basso...
Negli stessi istanti (eravamo "gemelli" anche in questo sentire), anch'io avevo chiuso gli occhi per gustarmi il piacere sublime di quel gesto, finché il prepuzio non fu completamente disteso sotto alla corona del glande, mettendo nella massima tensione il frenulo e provocandomi un dolore troppo forte da sopportare.
Aprii gli occhi. Erano passate alcune ore da quando avevo ritrovato Tati tutta per me, ma solo in quel momento la vidi sorridere di nuovo...
Il cuore mi si aprì e il dolore scomparve, mentre Blanca – sottovoce, come se qualcuno ci potesse sentire – tutta seria e come se parlasse a se stessa sentenziò:
- "Eh, tenemos que empezar a hacer ejercicio de nuevo, esto no es realmente bueno...”.
E cominciò a scappucciarlo e a ricoprirlo ripetutamente, in un movimento che alla fine si trasformò in un superbo pompino, di quelli che solo lei sapeva fare.
Il mio "diavoletto" sapeva bene come muovere le mani, e sapeva cosa a me piacesse a letto...
Intanto, anche io mi stavo dando da fare per farle sentire che nulla era cambiato, e farle gustare la differenza tra amore e sesso, quando sentii le sue mani fermarsi strette sul mio pene e la sua voce che diceva:
- "Por siempre... nunca más te dejaré...”.
8. Come quella volta in collegio.
Le parole di Tati furono il dolce preludio di qualcosa da cui non saremmo più potuti tornare indietro.
Si spostò dalla posizione in cui si trovava, si mise in ginocchio e mi diede il volto. E la luce delle lampade le andò a colpire – quasi un involontario "occhio di bue" – il ventre luccicante dei suoi copiosi succhi...
Poi, si sistemò "a chinino" ad ammirare il mio cazzo, e senza staccare lo sguardo da quel suo capolavoro, mi confidò:
- "¡Es realmente bello! En los últimos años he visto muchos, incluso mucho más grandes, que me han hecho daño, pero el tuyo es algo especial... Porque es tuyo...”.
In quel momento, i miei testicoli erano così gonfi che facevano sfigurare tutto il resto, ma larghezza e lunghezza erano ciò che serviva a una femmina.
Gemella lo prese alla base, poco sopra le palle, per tenerlo ritto. Adesso era davvero duro, un fascio di nervi, più o meno 17 centimetri, e la vena profonda pulsava... Più sopra, il glande era diventato violaceo e - per la prima volta dopo tanto tempo - era nuovamente strozzato dal prepuzio.
Mi guardò, e piano piano si calò su di esso avvolgendolo come un guanto con le piccole labbra, che solo ora vedevo essere sformate.
Quell'orifizio era stato “offeso” e allargato tanto che pensai di averlo davvero piccolo, ma Tati mi fece uno smorzacandela fenomenale, impalandosi da sola in una "danza" di una sensualità unica, un gioco di bacino che solo lei aveva mai saputo farmi, e per me iniziò il Paradiso…
Lei era stupenda per come cavalcava il mio "destriero", per come muoveva quel culo che nonostante tutto era sempre uno spettacolo a vedersi, e per come inarcava la schiena. Sembrava un'anguilla, in quei movimenti di "su-e-giu" ci mancò un niente che le venissi subito dentro...
Pensai che quella scopata fosse davvero quello che Blanca voleva, ma lei aveva in serbo per me qualcosa di esclusivo.
Si sollevò quel tanto che bastava per sfilarsi completamente il mio uccello e mi lasciò con il mio “orgasmo sospeso”.
Tra il mio precum e soprattutto i suoi umori, avevo la cappella ricoperta di uno strato biancastro e viscoso che lentamente mi colava lungo l'asta. Ma a quel punto ecco l'inaspettato...
Gemella tornò a fissarmi, e poi mi annunciò:
- "Tengo algo más en mente para celebrar nuestra segunda primera vez... ¡Créeme!”.
La vidi "intingere" una mano sul mio glande e poi strofinarsela dietro, sul culo. Sapeva che quella pratica mi faceva impazzire più di ogni altra cosa, perciò non perse altro tempo e preso il mio pisello se lo puntò deciso tra le chiappe.
Al primo contatto, sentii che era stretto come quando lo avevo posseduto l'ultima volta prima di averlo dovuto abbandonare contro la mia volontà.
Il nostro reciproco "sesto senso" le fece comprendere questa sensazione, e subito si affrettò a spiegare:
- "¿Lo ves? Finalmente llegué a un acuerdo con Juan: ¡nadie lo usaría! No le dije por qué, pero en mi corazón solo existía el deseo de guardártelo, como el regalo más preciado... Sólo sabía cuántas personas intentaron convencerme, pero aquí está...”.
Detto questo, si fece scivolare il mio membro dentro l'intestino in un solo colpo, fino ad arrivare a "sedersi" con le sue chiappe sulle mie palle.
- "Oh, sí... ¡Rrótame por completo, pequeño gemelo! Él es el único que quiero, quiero sentirlo como una espada, como una con mi barriga", mi disse.
Rimase così un istante, poi allargò le cosce e prendendomi per un polso si portò la mia mano sopra il monte di venere urlando:
- " Este también es tuyo. ¡Déjame disfrutar, por favor!”.
Cominciai allora un movimento circolare sul suo prezioso bottoncino, che lei ricambiò iniziando un fantastico smorzacandela di culo...
Percepivo ogni singola piega del suo budello, ed era una sensazione bellissima mentre mi pompava come una forsennata.
Grazie a quel ritmo, ero ormai al limite, ma non volevo venire. Volevo "aspettarla", volevo venire con lei, e quindi mi concentrai per trattenere l’eiaculazione. Allo stesso tempo, aumentai la velocità del mio pollice sul suo grilletto, e quando capii che c'eravamo mi lasciai andare...
Venimmo insieme, un lunghissimo e interminabile orgasmo che si liberava!
Avremmo voluto goderci fino in fondo quel lento fluire delle nostre linfe sopra e dentro i nostri corpi caldi, sudati e ansimanti, ma all'improvviso un urlo ci fece sobbalzare, destandoci dalla nostra estasi:
- "Ma... Che cazzo state facendo? Ti sei fatto scopare da quella puttana? Siete pazzi, disgustosi, mi fate schifo!".
Era la voce di Silvana che era appena rientrata, ma noi – troppo impegnati in quello scambio reciproco di autentico affetto che nessuno avrebbe potuto capire – non avevamo sentito aprire e richiudere la porta...
Fu una sensazione strana: forse a causa di quell'imprevisto, il mio cazzo – dopo aver sborrato da poco anche l'anima – tornò in tiro, e Tati non ebbe la benché minima voglia di farselo uscire dal culo.
Così, riversa sul mio petto, volle sfidare con lo sguardo la sua rivale... Non disse nulla, ma si sentì fiera di essersi ripresa ciò che gli apparteneva da sempre, cioè io...
Ma alla fine, non facendocela più a tenersi tutto per sè, con una risatina spiegò alla mia compagna:
- "Stai tranquilla, non è la prima volta... Non sei stata la prima a sorprenderci, per quanto alla PUTTANA non gliene possa fregare proprio un cazzo... Si, quella è la parola giusta: cazzo! Forse Tato non te l’ha mai detto, ma sappi anche che per quanto ti impegni lui vuole solo me. PERCHÉ NOI SIAMO GEMELLI!".
Fu come un flash accecante, una retrospettiva che mi riportò con Blanca a quando avevamo 16 anni... Fu allora che si fece inculare – da me – per la prima volta. Al collegio, dove sua madre l'aveva spedita, e quando ci scoprirono eravamo pressappoco nella medesima posizione...
Forse, senza averlo voluto fare deliberatamente, Tati mi aveva "liberato". Silvana se ne andò sbattendo la porta, mentre noi due rimanemmo tranquillamente così come stavamo.
Quasi 50 anni dopo, l'esclamazione "PERCHÉ NOI SIAMO GEMELLI" era tornata a renderci consapevoli di ciò che era veramente la nostra natura...
9. La "réunion" dei Tati.
Il giorno dopo, era il "gran giorno". Avremmo rivisto la nostra mammina. Era passato così tanto tempo che non riuscivo a immaginare come l'avrei trovata. Oltretutto, per me la malattia – soprattutto quella delle persone più care – era sempre stata un tabù che pur sforzandomi non ero mai riuscito a superare...
E anche la mia gemella – gemelli anche in questo, eravamo – "impazziva" di fronte al dolore, ma era stato proprio quel "problema" di Maria Grazia a spingerla di nuovo tra le mie braccia.
Maria Grazia aveva fatto questo "miracolo", riuscendo dove io avevo fallito per ben due anni...
Quando perciò quella mattina – ancora insonnolito – mi svegliai e la cercai a tastoni sul divano letto, non trovandola aprii subito gli occhi per capire cosa stava accadendo.
Blanca era lì accanto, vestita di tutto punto, e prese a strattonare le lenzuola per farmi muovere. Mi incitò alla sua maniera, senza darmi tregua finché non mi fossi deciso ad alzarmi:
- "¡A Tato, date prisa! Tata nos espera... Nos necesita...”.
Ma era più forte di lei... Scostando, infatti, il lenzuolo mise giocoforza in mostra il mio pisello... Come sempre, non riuscì neanche stavolta a non farmi un pompino da fare perdere i sensi a chi non era abituato ai suoi "trattamenti". Splendido, meglio di un caffè di prima mattina...
Cercai di tergiversare ancora, perché sentivo dentro di me qualcosa che mi diceva che stavolta – anche tutti e tre insieme – i “Tati” non ce l’avrebbero fatta.
Alla fine, però, ci mettemmo in macchina, e dopo una ventina di chilometri fummo a destinazione...
Trovammo mammina che stava nervosamente spazzando lo spazio antistante la sua villetta. Mi accorsi subito che l'emozione stava travolgendo anche lei, ma mi feci forza... Presi per mano gemella e corsi verso colei che era sempre stata la nostra guida materiale e spirituale.
Blanca tremava, era troppa la pressione a cui in questi giorni era stata sottoposta.
Giunti davanti a lei, non riuscimmo a pronunciare nemmeno una parola, nessuno dei tre, ma i nostri occhi "parlavano", eccome!
Ci abbracciammo in un "triangolo" perfetto, e sentimmo fluire – dall’uno verso gli altri – una forte energia positiva. Il mondo fuori non esisteva, e noi eravamo nella nostra realtà personale...
Poi, Tata ci salutò uno alla volta, come faceva sempre, e quando fu la volta di gemella le disse:
- "Bimba mia, cosa devi dirmi di così importante? Ragazzi, in verità anch'io devo dirvi qualcosa...".
Non riuscì a proseguire, mentre la vista le si offuscava dalle lacrime e da una malinconia mai vista fino a quel momento in una persona positiva come lei.
Riuscì solo a dire:
- "Su, entriamo...".
In casa, ci sedemmo su un divano che Maria Grazia aveva fatto trasportare lì anni prima dalla casa dei nonni, e lei si sistemò in mezzo a noi due.
Noi gemelli ovviamente non sapevamo l’origine di quell’arredo, ma la prima cosa che Tata fece fu quella di tirare fuori una vecchia fotografia ingiallita dal tempo.
La guardammo per qualche minuto tutti e tre: raffigurava una ragazzina di poco più di sei anni che teneva stretti a se due neonati...
Poi mammina ci chiese:
- "Li riconoscete?".
Ci guardammo consultandoci con lo sguardo, ma non trovammo nessuna risposta. A noi, quei tre non dicevano proprio nulla...
Così, fu di nuovo Maria Grazia a parlare:
- "Siamo noi! Tanti, tanti anni fa... Ma cosa è cambiato? Nulla... Il nostro spirito è quello di allora se non fosse che...".
Si interruppe, e una nuova lacrima le rigò il viso. Prontamente se la asciugò, e – sospirando come per togliersi un peso dall'anima – riprese:
- "Sì, ragazzi, avete detto a Luca che dovete parlarmi, ma anch'io devo dirvi una cosa... Molto importante... Se non fosse stato per voi, chissà se avrei mai avuto il coraggio!".
Io e gemella sapevamo tutto, ci guardammo per un attimo e infine la abbracciammo come quando avevamo combinato qualche marachella e volevamo la sua protezione. Stavolta, però, era diverso...
Fu mammina a trovare le parole giuste, e finalmente sputò il rospo:
- "Ricordate che noi siamo Tati, vero? Ebbene, non potevo lasciarvi fuori da questo segreto... Come medico avevo capito subito che cosa mi stava succedendo. Ho un tumore, e mi resta un anno... Si vede che il mio compito è finito, oramai voi siete grandi, volevo solo dirvi questo con sincerità...".
Blanca, che dietro a quella sua scorza dura ha un cuore capace di slanci incredibili, si strinse ancora più forte a lei e gridò, come tutte le volte che da bambini tentavano di dividerci:
- "Noooooo... Tata mia, noi abbiamo ancora bisogno di te! Facciamo una cosa, adesso tocca a noi occuparci di te, vero Tato? Non dire nulla, lascia fare a noi... Tu guaritai…".
Tati non si voleva rassegnare, stava per prendere l'iniziativa e chissà cosa aveva in mente di pianificare quando Maria Grazia le chiese:
- "Ma non dovevate dirmi qualcosa pure voi? Su, vi ascolto...".
Gemella raggelò... Sperava che se ne fosse dimenticata, ma quando si avvide che così non era mi guardò come per chiedere aiuto. La mia proposta di farsi visitare da mammina l'aveva accettata a malincuore per farmi piacere, e ora? Oltretutto, significava spiegare tutte le peripezie a cui l'avevano sottoposta, e un po' se ne vergognava... Significava anche mettere un altro macigno sul cuore di mammina…
Così, mentre Blanca si era già seduta sulle mie ginocchia, fui io a parlare:
- "Oh Tata, tu non sai nulla... Sono stato io a convincerla a venire da te. Ma capisco che non è facile dirti tutto, non lo è neppure per me, Dio mio!".
Cominciai a spiegare che erano anni che era finita nelle mani di Juan in casa sua, e che la "vendeva" per fare soldi e campare alle sue spalle... Spesso mi interrompevo nel racconto, perché se lei ne era rimasta segnata nel corpo io ero distrutto dentro. Io che non l'avevo mai toccata neanche con un dito, avevo "assistito" a tutto il male che le avevano fatto...
Alla fine, conclusi:
- "Vedi mammina, ieri abbiamo finalmente ritrovato la nostra unione più completa... Tu mi capisci, vero? È stato tutto così dolce e tenero... Ma Tati non è più la stessa. Intimamente intendo dire... L'hanno maltrattata, e adesso non so se possiamo continuare a VIVERE come abbiamo sempre fatto... Per favore, la puoi visitare tu? Di un altro dottore si vergogna, povera!".
Maria Grazia si coprì il volto con le mani. Avrebbe voluto denunciare tutti, ma non ne aveva più la forza. L'importante era che la sua "bimba" ora era di nuovo nelle mie braccia...
Si alzò per prima dal divano e cingendole i fianchi si avviò verso lo studio che aveva allestito in casa, mentre io restai li ad attendere l’esito.
Ma quando Tati, voltandosi verso di me, capì che io non le avrei seguite – volevo che avessero un loro momento di vera privacy – si fermò immediatamente e ricordò alla nostra cugina maggiore:
- "Mammina, io non vado più da nessuna parte senza Tato. Troppo tempo siamo stati divisi, e poi non ho segreti per lui... Abbiamo sempre condiviso tutto e continueremo a farlo!".
Subito, mi tornò alla mente quando – in I media – ci volevano dividere e lei scatenò un casino… Così, mi alzai e presi per mano la mia gemella, seguii le due donne e ci accomodammo entrambi davanti alla scrivania dello studio.
Tata, da parte sua, cominciò a farle le domande di prassi, a volte anche un po' imbarazzanti, ma con calma Blanca rispose a tutto... Si sentiva "a casa" e tranquilla...
Poi, Maria Grazia la aiutò a togliere le scarpe, i jeans e le mutandine, la pregò di stendersi sul lettino, si mise dei guanti di lattice e le allargò le gambe.
Le labbra della patatina della mia gemella si schiusero e Tata le alzò la maglietta fino a mettere in mostra la parte inferiore del seno.
La vidi esitare, aveva visto che non portava il reggiseno e sembrava volesse scoprire anche tutte le tette ma si fermò.
Poi spostò lo sguardo giù in basso e disse a Tati:
- "Questo piercing quando l’hai messo? Non me lo ricordavo...".
Era un piercing applicato al cappuccio del clitoride, e c'è da dire che la nostra mammina era sempre stata la ginecologa di Tati percui conosceva bene ogni aspetto del suo corpo...
Ebbene, gemella con un po' di vergogna – più che per essere nuda davanti a lei per dover spiegare ancora una volta queste situazioni – le rispose:
- "Me l’hanno messo due settimane fa’ e mi fa ancora male... A me non piace e nemmeno a Tato, ma ormai... Juan mi disse che era molto richiesto dai clienti...".
Me ne ero accorto anch’io il giorno prima, quando eravamo tornati a fare l’amore, ma siccome lei non mi disse nulla io non volli crearle altro imbarazzo.
Dopo quella "confessione" era ancora più tesa, ma Maria Grazia ne approfittò per infilarle due dita nella fica e controllare la vagina e l'utero.
Non fece commenti, e invece scoprì completamente le mammelle. Iniziò a toccarle con perizia, e ne rimase quasi sconvolta. Esclamò:
- "Ma che ti è successo, bimba mia! Erano il tuo orgoglio... E anche quello del tuo gemello!".
Sentendomi chiamato in causa, intervenni io:
- "Mammina, sapessi! La trattavano come un cane a catena... Mangiava come un uccellino. Non vedi come è tutta dimagrita? Ma stai tranquilla che adesso ci penso io! Avevano cercato di spezzare quel filo rosso che ci lega fin dal momento che siano nati, ma ci siamo dati da fare e adesso lo abbiamo riannodato per bene ed è tutto come prima... O quasi!".
Sorrise Maria Grazia, diede un buffetto sulla guancia a Tati come a volerle dire che aveva capito tutto, e riprese a palpeggiare quelle mammelle, che nonostante tutto erano sempre uno spettacolo, e a controllare i capezzoli...
Ecco, era più forte di lei, ogni volta che anch’io "giocavo" con quei meravigliosi bottoncini di carne Tati si bagnava, e anche adesso le accadde la stessa cosa.
Quella micetta un po’ slabbrata a causa di tutti i cazzi che l'avevano penetrata contro la sua volontà, era diventata una fontana, e Blanca si lasciò andare...
Allora mammina si tolse i guanti e, dandole una carezza affettuosa sull'addome, le disse:
- "Coraggio, è tutto apposto! Non credo che tu voglia sottoporti a un intervento per rimettere in ordine le labbra, e non credo che Tato lo voglia...".
Mi lanciò uno sguardo, tanto che dovetti rassicurare gemella, e confermai:
- "Oh mammina, certo che io la voglio così com'è... La mia Tati e nient'altro! Ieri, oggi e sempre!".
La visita era finita e i timori di Blanca erano svaniti. La aiutai amorevolmente a rivestirsi, e quando tornammo a guardare Maria Grazia era come se fossero passati anni luce.
Si era fatta di nuovo seria, ci strinse a sé come quando eravamo arrivati, e prese a parlare:
- "Ragazzi miei, non ci nascondiamo... Tra poco resterete soli, io non ci sarò più. Certamente, vi sarò sempre accanto, sarò nei vostri cuori e nei vostri ricordi, ma sarà diverso. Per questo voglio che mi promettete di non lasciarvi mai più. Non cercate altrove la vostra forza, avete dentro di voi tutta l'energia di cui avete bisogno... Insomma, mi avete capito... Tato, è lei la tua femmina... Tati, è lui il tuo maschio...".
10. L’eredità di Tata.
Quel giorno Tata ci aveva congedati con delle parole che più chiare di così non potevano essere.
Sapeva tutto di noi da sempre, e dunque sapeva anche che il nostro legame andava oltre una affettività esasperata, e si esplicava in una unione fisica fuori controllo.
Avevamo provato sinceramente ad avere una vita "normale" come tutti, ma non ci eravamo riusciti: ci eravamo cercati anche nella "notte" più buia di sempre, quando sembrava che il mondo intero fosse contro di noi, e finalmente ci stavamo ritrovando.
In poche parole, Maria Grazia ci aveva affidato un'eredità di cui eravamo ben lieti di portare il peso...
Ritornando a casa, eravamo anche consapevoli di essere diventati la "pietra dello scandalo" per il paese intero. Era infatti presumibile che Silvana fosse andata a parlare – o sparlare, vista la sua più totale incapacità ad essere riservata – gettando parole di fuoco contro di noi.
Questo fatto, portava con sé due problemi: il primo, Blanca sarebbe tornata ad essere (una volta di più) una "rovina famiglie", mentre io sarei finito sulla graticola come un irriconoscente.
Perciò, dopo aver girovagato a lungo senza meta, era notte fonda quando fummo di nuovo in quel luogo che era divenuto così inospitale.
Al nostro passaggio, si sentivano solo i rumori di cui ci eravamo quasi disabituati: cani che guaivano, l'acqua della fontana della piazza che scorreva inesorabile, condizionatori in funzione... Insomma, in quel silenzio così spettrale, la paura di incontrare qualcuno in strada – faccia a faccia – era talmente tanta che sobbalzavamo ad ogni minimo cenno di vita...
E fu un sollievo incredibile quando – chiusa la porta a chiave alle nostre spalle – ci guardammo negli occhi.
Poi, cominciammo a spogliarci. Non volevamo perdere nemmeno un istante, poiché sentivamo di essere stati già defraudati ingiustamente di troppo tempo, e anzi sentivamo impellente la necessità di "inaugurare" subito questa nuova vita, secondo il cuore di Tata.
Dentro di noi scese una calma incredibile, e Tati si sdraiò sul divano letto, chiuse gli occhi e si abbandonò con fiducia alle mie mani.
In quel momento, il mio desiderio di possederla "profondamente" lasciò il posto a una strana voglia. Un "flash", e una voce dentro di me mi disse:
- "Leccala! Leccala tutta, non lo avete mai fatto!".
La guardai, e decisi che quello era il momento... Salii sul divano insieme a lei, e gattonando verso il suo orecchio destro le sussurrai:
- "Rilassati, vedrai che ti piacerà...".
Si abbandonò nelle mie mani, mentre io mi chinai con il viso fino a poter cominciare a leccare i suoi piedi e le sue caviglie.
Poi risalii lentamente, ed ebbi l’impressione che la mia lingua le faceva il solletico ma che in fin dei conti la faceva stare bene.
Continuai a salire sempre più su, accarezzando con la punta i polpacci e poi le ginocchia e le cosce.
A quest'ultimo tocco, gemella divaricò istintivamente le gambe più che poté, ed io – comprendendo il messaggio – raggiunsi senza indugio la pussy alitandovi sopra con leggerezza, precisamente su quel monte di venere che nel frattempo si era gonfiato per l'eccitazione.
Blanca ebbe un lungo brivido lungo tutta la schiena, e me lo disse, e un sussulto le causò un quasi impercettibile discostarsi delle grandi labbra che subito si richiusero.
Erano passati solo una decina di minuti e già Tati aveva una voglia matta di "sfogarsi", ma conoscendo bene quella "macchina" perfetta che era il suo corpo mi fermai un momento prima...
Attesi qualche istante, e poi mi dedicai a pennellare la fica dal basso in alto, fino a quel clitoride che si era di colpo inturgidito.
Un secondo brivido di piacere pervase il ventre di lei, mentre io continuai a leccare in modo sempre più frenetico, tanto che Blanca mi disse:
- "¡Me haces morir! Ni siquiera esas fieras que se creían tan buenas me habían hecho jamás un cunnilingus tan intenso...”.
Mi sentii gratificato da quelle sue bellissime parole che venivano accompagnate dai fatti, e con rinnovato entusiasmo ripresi a pennellare e a strusciare il viso su quella micetta, senza però calcolare che quello sfregamento sarebbe stato "letale" anche per gemella... La quale, non resistendo più, mi spruzzò un getto potente sulla mia bocca, sul viso, e mi inzuppò le mani.
Dopo un primo momento di sorpresa, cominciai a gustarmi quei succhi quando la mia femmina mi spinse la testa contro la sua intimità.
Eravamo considerati dei "peccatori", ma io considerai che il Paradiso doveva essere proprio così...
Mi mancava l'aria, ma per nulla al mondo mi sarei staccato dal mio "fiero pasto"...
Presi allora a mugolare anch'io mentre la penetravo, con la saliva che andava a mescolarsi ai suoi umori nella vagina ormai ridotta a un lago.
La mia lingua la leccava anche attorno al buco del culo. Si muoveva lentamente in senso circolare, e ad ogni rotazione si avvicinava sempre più "pericolosamente" al "centro".
Quando arrivai finalmente ad appoggiare la lingua nel foro, Blanca ebbe un nuovo balzo. Io strinsi forte le mie mani sui suoi fianchi e – poggiando i gomiti sulle lenzuola – proseguii nella risalita.
Le baciai ancora il pube, e poi la pancia e l'ombelico, fino a raggiungere i seni.
Ahimè!, le tette di mia cugina non erano più così floride come due anni prima, ma erano pur sempre un'attrazione irresistibile ed io avevo giurato a me stesso che me ne sarei preso cura, riportandole agli antichi splendori...
Preso da quel fantastico momento, cacciai di nuovo fuori la lingua e – aiutandomi con le mani per tenerle ferme – iniziai a giocare con le mammelle.
Vi affondai con tutto il viso per poi riemergere, annusai a pieni polmoni, e con gli occhi non mi lasciai sfuggire il minimo dettaglio.
Era si, in alcuni suoi modi di fare, vagamente mascolina, ma le tette della mia gemella avevano un potere infallibile su di me, e la lingua andò da sola come fosse il braccio impazzito di un robot.
Leccai ogni minuscola porzione della superficie, irrorandola di saliva in abbondante quantità, tanto che a un certo punto vidi Blanca scoppiare in una risata.
Mi spiegò:
- "Dicen que la saliva es un excelente humectante para la piel... Asegúrate de hacer un buen trabajo, los han tratado mal...”.
Ma era tutto un pretesto per mascherare l'eccitazione che stava nuovamente montando, e infatti percepii sul mio corpo nudo un senso di umido: era la sua fichetta che si era "svegliata" ancora una volta e voleva partecipare anche lei alla festa delle tette...
Feci un balzo in avanti, e diedi il mio contributo al benessere delle areole. Una superficie infinita, di tonalità più scura, con cui mi divertivo a giocarci fin da ragazzino percorrendola in un senso e nell'altro.
Era, però, solo un passo di avvicinamento verso i capezzoli, che "aggredii" effettuando dei movimenti rotatori su tutto quel favoloso "accessorio".
Sempre in tiro, lo erano anche adesso, vogliosi, e richiedevano un'attenzione speciale.
Così mi misi al lavoro, colpendoli alternativamente, e vedendoli ingrossarsi via via che la mia lingua lì umettava.
Quei due gioielli erano ormai diventati dei chiodi.
Le facevano male, e questo era ciò che io non volevo... Percui, feci in modo di condurre a termine il gioco, tirando a me quei grumi di carne finche Tati, lacerando con le grida il cuore della notte, non strepitò:
- "Ohhhhh... Siiii...".
Era venuta ancora!
Stremati entrambi, ci abbracciammo baciandoci teneramente. Quella notte l'avevo solo leccata, ma ciò fu sufficiente a farla godere incredibilmente...
FINE.
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1 anno fa
pollicino1965,
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Ultima visita: 2 mesi fa
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Visita dal nutrizionista. parte 2
Vi voglio raccontare una nuova esperienza che ho vissuto, come raccontato nella parte 1, mia moglie, pur avendo un fisico in linea, sta facendo una dieta seguita da un nutrizionista, in vista della prossima estate.
Alla prima visita mia moglie ha voluto essere accompagnata, cosa che io ho fatto con piacere e, sapendo che le avrebbe preso le misure, oltre che a pesarla, ho approfittato dell'occasione per "giocare", infatti in quell'occasione, il medico ha notato che mia moglie si è presentata vestita in un certo modo, e anche lui né ha approfittato, basta pensare al fatto che per pesarla, gli ha fatto togliere anche il reggiseno, lasciandola praticamente solo con il perizoma. Io credo che se una donna va a fare una visita da un medico indossa uno slip, invece mia moglie indossava un perizoma, tra l'altro anche trasparente, e il dottore, secondo me, ha colto il messaggio, stando al gioco, ovviamente il tutto con la complicità di mia moglie.
Come stavo dicendo, al primo appuntamento siamo andati insieme, mentre poi a quelli successivi mia moglie è andata da sola, fino all'appuntamento di ieri che, dato che ero libero, l'ho accompagnata, e la cosa mi intrigava già, e non solo a me, infatti mia moglie mi stuzzicava dicendo che stavolta mi sarei divertito ancora di più, con il suo amico dottore (mia moglie per scherzare, per stuzzicarmi, per farmi eccitare, sapendo che provo piacere in queste cose, lo chiama: il mio amico dottore).
La prima volta le ho chiesto io di indossare il perizoma trasparente invece del classico slip, questa volta invece è stata lei a mettere direttamente uno di quei perizomi minuscoli e trasparenti, dicendomi che ultimamente ci è andata sempre cosi.
Alla visita, dopo le classiche domande, il dottore le ha chiesto di spogliarsi per riprendere le misure e pesarla, e lei ridendo gli dice: "come sempre ?", dicendomi che ogni grammo è importante, continuando a ridere, per dirmi poi: "stai tranquillo il dottore oramai è mio amico e mi fa sentire a mio aggio, con lui non ci sono problemi". Cioè io vedevo a mia moglie completamente nuda sulla bilancia, del tutto rilassata e chiacchierona con il medico, con il quale spesso ridevano insieme per niente.
Poi ha iniziato a prendere le misure, e ho notato che mia moglie non era per niente tesa e imbarazzata come la prima volta anzi, agevolava il medico nel suo lavoro, allargando le gambe, alzando le braccia, mi guardava e faceva di tutto per mettersi in mostra, in più occasione si è chinata per grattarsi la parte bassa della caviglia, mostrando ancora meglio i glutei che per via del movimento si allargavano, non ho francamente capito se lo faceva per finta o meno, tanto che ad un certo punto il dottore, scherzando dice a mia moglie: "il solito ciuffo che mi guarda", e si fanno una gran risata, si stava riferendo al ciuffo di pelo che mia moglie porta sopra la figa, agguantandolo con tre dita e tirandolo un pò, allorché si mette in bocca un pelo che gli era rimasto in mano, mi guarda e mi dice: "sua moglie è molto birichina", e mia moglie per tutta risposta mi guarda, sorride e poi dice al medico: "anche a loro" stringendo tra le sue mani le tette, e il medico senza tentennare le da due baci sui capezzoli, e mia moglie le dice: “hanno fatto le monelle”, e il medico si riavvicina con la bocca e le mordicchia i capezzoli facendoli diventare turgidi.
Io ero rimasto meravigliato per quello che stavo vedendo ma allo stesso tempo enormemente contento che mia moglie, dopo tanta mia insistenza, si stava lasciando andare con naturalezza a questi tipi di giochi che tante volte gli ho implorato di regalarmi; cosi con un lento movimento avvicino la sedia, sulla quale ero seduto, verso la bilancia posizionandomi quasi alle sue spalle e appoggio una mano sul suo sedere facendola scivolare sotto le chiappe arrivando a toccare la fica di mia moglie, toccando il clitoride e allargando le labbra, contemporaneamente il medico mi guarda come per chiedere il mio consenso e posiziona entrambe le sue mani sul culo di mia moglie, la quale gli prende la mano destra e gliela porta davanti, sulla fica, e io gli lascio il posto.
Il medico la stava masturbando davanti a me, e sentire mia moglie gemere cosi tanto, mi ha fatto impazzire cosi tanto che all’improvviso mi tiro giù i pantaloni uscendo il mio cazzo, mia moglie si gira e me lo prende in bocca, con il risultato di aversi chinata, mettendosi a pecora, davanti al medico, offrendogli il sul meraviglioso culo, il medico infila una mano nella tasca del camice, tira fuori un preservativo, che lo calza in pochi secondi, e appoggia il suo cazzo sulla fica di mia moglie prendendola da dietro, e con un rittimo costante glielo infila tutto dentro, continuando a scoparla ad una andatura costante, ad ogni singola botta mia moglie, che nel frattempo mi stava spompinando, emetteva gemiti di puro piacere, poi si ferma e mi dice: “ora sei contento, perché questo quello che mi hai chiesto tante volte”.
All’improvviso arrivo ad una abbondante sborrata liberatoria, mia moglie (come già fa qualche volta nella nostra vita privata) ingoia tutto, mi guarda senza dire niente e dopo avermi sorriso mi abbraccia, ma io sentivo ancora il medico dimenarsi dietro di lei, quindi restiamo cosi, abbracciati, io seduto e mia moglie piegata in avanti, continuando a sentire le spinte decise che gli dava il medico, e sentivo anche molto chiaramente mia moglie anzimare, fino a quando anche lui viene, tira fuori il cazzo e con fare quasi furtivo si allontana andando nell’altra stanza.
Rimasti soli io e mia moglie, rapidamente ci rivestiamo, e dopo averci adeguatamente ricomposti. Mia moglie mi prende per mano e mi porta verso la porta, usciamo andando via senza neanche salutare chiudendoci la porta alle spalle.
Non ho capito se anche quest’ultima parte, ovvero il finale, è stata improvvisata o mia moglie aveva già spiegato al medico il nostro modus operandi, cioè noi due dopo essere arrivati all’orgasmo, preferiamo tagliare di netto, è come se all’improvviso, dopo che l’eccitazione è arrivata ai massimi livelli e poi crolla a seguito dell’orgasmo, ripiombiamo all’improvviso nella quotidiana realtà, prendendo coscienza di quello che abbiamo appena fatto, dettato da una precedente eccitazione quasi fuori controllo, riprendendo il normale controllo di noi stessi.
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1 anno fa
MAIALINABSX,
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Bull maturi per moglie porca.
Mi chiamo Carlo, ho 36 anni e da dodici sono sposato con Fabiola. Siamo stati fidanzati per tre anni e poi ci siamo sposati. Quello che voglio raccontarvi e avvenuto circa cinque anni fa. All’epoca Fabiola era una donna carina e ben messa. Lo è anche adesso, ma allora, anche se due anni prima aveva partorito il nostro primo figlio, aveva mantenuto un fisico ben tonico. Belle tette di una terza abbondante, culo proporzionato e la gravidanza aveva avuto il merito di riempirle le forme, rendendola davvero formosa e concupiscente.
Il suo esser sempre molto curata, a partire dall'abbigliamento, alquanto disinvolto, con gonne molto sopra il ginocchio, camicette scollate o magliette attillate, la rendevano oggetto del desiderio di molti maschi. Io, a quel tempo, ritenevo di esser un bel maschio, dall’aspetto curato ed in forma, oltre che sessualmente dotato e resistente. In quel periodo, dopo la nascita di nostro figlio, avevo casualmente scoperto che mi eccitavo molto quando notavo che qualcuno guardava mia moglie in un certo modo al mare e, semmai, tentare addirittura di abbordarla. Avevo percepito da tempo che avevo piacere a vederla concupita. A seguito della complicità raggiunta con mia moglie, ella stessa si è resa conto di quanto questo gioco mi eccitava e, perciò, si divertiva a civettare, provocando qualcuno per godere delle mie reazioni. In una di quelle volte, in cui fu realmente abbordata da un distinto signore, che le avanzò delle chiare proposte di sesso, tutto mi apparve più chiaro: quel gioco mi piaceva ed ero più che orgoglioso aver al fianco una donna per cui altri sbavavano. Lei aveva capito quanto mi eccitassi e, per questo, non perdeva occasione per riferirmi quello che le dicevano gli uomini, quando le passavano accanto.
«Sai, il tizio con i baffi mi ha detto che mi avrebbe leccato la fica a sangue, per poi sfondarmi ogni foro, riempiendolo di crema!»
Nel sentire quelle parole mi eccitavo moltissimo e la scopavo con rinnovata energia, senza ben sapere se tutta quella euforia fosse dovuta al fatto che le avevano avanzato delle proposte, o perché già la immaginavo a gambe aperte, mentre si faceva chiavare da un porco, che la sfondava tutta. Questo gioco è continuato anche immaginando che lei realmente venisse rimorchiata e poi sbattuta nei modi più vari e nei posti più insoliti. Tutto questo, però, era sempre rimasto un pio desiderio e basta. Tutto finiva dopo aver goduto e non superava l'uscio della nostra stanza. Un giorno eravamo al parco con nostro figlio e notammo il comportamento un po’ insolito di una coppia.
All’apparenza, sembrano due giovani con passeggino ed un signore di mezza età che poteva benissimo esser un famigliare, tipo padre o suocero, tanto per intenderci e, fin qui, nulla di strano. Ma l'anomalia fu che, ad un tratto, ci siamo accorti che avevano cambiato atteggiamento: credendosi ben occultati da un grosso cespuglio, ora era il giovane a reggere il passeggino, mentre, un po’ in disparte, il tizio maturo e la ragazza si davano da fare con lei in ginocchio che gli succhiava il cazzo. Un piccolo muretto, impediva loro di vederci, ma non era sufficiente ad impedire a noi di sentirli parlare, in specie lui, che si faceva spompinare.
«Brava, puttanella, succhiamelo per bene, che poi ti sborro in bocca; così potrai andar a baciare il cornuto, che non vede l'ora di sentire nella tua bocca il sapore della mia sborra. Appena mi sarà possibile, vengo a casa e ti scopo davanti a lui!»
Per non farci notare, ci siamo allontanati e li abbiamo aspettati un po’ più lontano, vicino ai giochi per bambini. Dopo una ventina di minuti, ci hanno raggiunto, ma il signore maturo non era più con loro. Approfittando del fatto che la loro bimba giocava assieme a nostro figlio, abbiamo un po’ socializzato, scoprendo che i piccoli frequentavano lo stesso asilo. Marina e Piero, i loro nomi, si sono subito rivelati molto simpatici e cosi ne è sorta una bella amicizia. Le donne hanno preso a contattarsi fra di loro e, dopo una settimana, sono anche uscite da sole, per fare dello shopping. Io ho chiesto a mia moglie di indagare su quello che avevamo sentito e visto al parco e, allora, lei ha avuto la bella idea di far venire lui a casa nostra con la piccola, mentre loro due erano fuori a far compere.
«Così, mente io mi lavoro lei in giro, tu puoi indagare con lui e cercare di comprendere lo scopo di quel loro gioco.»
Una volta che le donne sono uscite, io e lui ci siamo messi parlare, mentre i bimbi giocavano fra loro. Lo stuzzico un po' e lui mi sorprende molto di più di quello che mi aspettavo.
«Bella donna tua moglie! Oggi, con la mia, sembrano due sorelle! Chissà quanti se le fileranno e le molesteranno.»
Lui mi sorride con un’aria tranquilla e mi risponde:
«Non so la tua, ma alla mia piace esser filata e molestata! A lei piace esibirsi e civettare; da come è vestita tua moglie, credo che si troveranno presto circondate da maschi, che le vorrebbero scopare e non mi stupirei più di tanto se qualcuno ci riuscisse!»
Lo guardo e mi fingo preoccupato.
«Ma dici che potrebbero scoparcele? Cioè, voglio dire, a te non darebbe fastidio?»
Lui mi guarda e mi conferma quello che già sapevo.
«E che fastidio dovrebbe darmi? Lei è una bella fica ed ha il diritto di farsi una bella scopata, se le capita. Poi me lo racconta, perché fra noi non ci sono segreti. Ma tu, non hai mai pensato che ti potrebbe metter le corna? Immagino che ci resteresti male, no? Quindi, meglio saperlo e poi, alla fine, è anche eccitante trovarla bella piena del seme di un altro maschio.»
Lo guardo e mi rendo conto che lui ha già realizzato tutto quello su cui fantasticavo da tempo.
«Sì, certo che mi farebbe arrabbiare; per questo la esorto a farlo alla luce del sole, ma ancora non ci son riuscito. Tu, come hai fatto? Sai, mi eccita saperla desiderata, ma lei si blocca ed evita che il gioco proceda oltre.»
Mi racconta che ha trovato una persona matura, discreta, che si è preso la briga di disinibire al massimo sua moglie.
«Devi trovare un “bull”, un toro che la monti e la chiavi per bene. Deve godere molto e, a questo scopo, la persona matura è molto meglio. Hanno dalla loro l’esperienza e la porcaggine che le spinge ad esser delle troie scatenate. Solo così, puoi riuscirci.»
«Ma tu, non temi il confronto? Se lui fosse più bravo e la scopasse meglio?»
Lui mi guarda meravigliato.
«Ma è proprio questo che voglio! La deve scopare meglio e più di me, altrimenti che senso avrebbe a mandarla con lui? Deve farla sentire una troia! Solo così sono felice d'esser cornuto! Credimi, esserlo è la cosa più bella del mondo! Saperla che sta scopando, mentre tu sei a casa ad aspettarla, è una sensazione davvero unica, speciale. Mille pensieri, mille domande, affolleranno la tua mente: cosa starà facendo? Si starà divertendo? Poi, quando torna a casa e ti racconta quanto e come ha goduto, e senti che è stremata e la trovi ripiena del seme di chi te l’ha montata a dovere, ti assale improvvisa la voglia di leccarla tutta! Tutto questo non ha prezzo e non si può raccontare così, a cuor leggero; bisogna viverlo, per capire a fondo quanto possa esser bello.»
Nel sentir le sue parole, mi sento sempre più rammaricato.
«La fai facile tu! La mia fa ancora tante storie e poi, dove lo trovo questo “bull”, come lo chiami tu? Non posso certo proporre, al primo che passa, di scoparmi la moglie?»
Lui mi guarda, ci pensa un attimo ed aggiunge:
«Forse ne potrei parlare con Mario, quello che si scopa mia moglie. Lui ha degli amici molto validi e lui stesso è un bel toro da monta, che, ogni due giorni, viene a scopare la mia.»
Cerco di capire il metodo di selezione per trovare un valido strumento per trovarmi con le sospirate "corna".
«Come si fa a scegliere un buon maschio per la moglie?»
Lui mi risponde e subito noto una notevole competenza.
«Il bull per la moglie deve avere i requisiti giusti. Dev'esser abbastanza prestante, ma senza sovrastare me come uomo, al massimo, potrà anche umiliarmi mentre la scopa, ma tutto dev'esser limitato in un quadro ben definito. Lui se la scopa, perché sei tu a permetterlo: è questo il perno principale intorno al quale ruota tutto.»
Mi son reso conto che forse era ora di spronare mia moglie a trovarne uno. Più tardi, al rientro, le donne ci raccontarono di esser state abbordate da diversi tizi che avrebbero voluto scoparle, ma, a nessuna delle due, erano andati a genio i soggetti da cui erano state avvicinate. La serata si concluse e se ne tornarono a casa. Ne letto, quella sera, dopo l'abituale scopata, ci siamo messi a confronto; anche a lei, Marina aveva raccontato più o meno le stesse cose, aggiungendo che, in effetti, c’era stata una cosa che, al ritorno, non aveva riferito a Piero: si era fatta una scopata extra con il titolare di un negozio, in cambio di un bel paio di sandali, piuttosto costosi. Per non coinvolgere mia moglie, l’aveva fatto quando Fabiola l’aveva lasciata sola, per entrare in un super mercato, a prender cose necessarie per casa. Aveva fatto in fretta e, rientrando nel negozio di scarpe, l’aveva vista appartarsi con il proprietario e, allora, lei era andata a fare un giro; qui, aveva avuto un incontro interessante che, in qualche modo, aveva dato la stura al suo comportarsi da troia. Era stata avvicinata da un tizio che, di vista, già la conosceva, perché portava la nipotina all’asilo di nostro figlio. Due chiacchiere, poi un caffe. Nel sentir questo, subito l’ho pregata di raccontarmi tutto nel dettaglio.
«Pasquale, così si chiama, mi ha detto di avermi notato all’ingresso dell’asilo e subito gli ero piaciuta molto. Non aveva mai avuto occasione di riuscire a parlarmi, in quanto io, lasciato il bimbo, scappo al lavoro.
Ha presso a coprirmi di complimenti e, poiché era un bell’uomo, sulla cinquantina, molto ben portati e, sapendo Marina impegnata con il tizio, mi son permessa di alimentare un po' il gioco. Dopo il caffe, mi ha espresso il desiderio di conoscermi meglio, in modo più discreto e riservato. Gli ho ribadito che ero in compagnia di una amica, ma, se si accontentava, avremmo potuto appartarci un po’, giusto per capire se eravamo compatibili. Appena giunti nel parcheggio sotterraneo, lui ha spostato la vettura in un luogo più appartato ed ha iniziata a toccarmi i seni, poi mi ha infilato una mano fra le cosce. Ero emozionata e molto eccitata, ma non volevo far tardi con Marina, quindi gli ho aperto la patta e mi son trovata davanti un gran bel cazzo. Era parecchio lungo, ma il suo spessore mi ha davvero sorpreso.
«Dai, succhialo. Prendimelo in bocca, che ti regalo una copiosa dose di crema prelibata.»
Mi son abbassata e gliel’ho preso in bocca. Lui mi ha messo una mano sulla testa, imponendomi il ritmo della pompa. L’ho succhiato per un poco, ma poi son arrivati dei ragazzi con delle auto, che facevano dei caroselli nel parcheggio per far stridere le ruote e, allora, ho sospeso tutto e l’ho lasciato dicendogli che sarebbe stato il caso di rivederci con più calma, magari a casa nostra. Gli ho dato il mio numero di cellulare e son tornata da Marina che, proprio in quel momento, usciva dal negozio con un'aria un po’ sbattuta.»
Il racconto mi ha fatto subito drizzare il cazzo e me la son scopata di nuovo, con grande soddisfazione, perché già la immaginavo a cosce aperte, sotto il corpo di Pasquale. Il giorno successivo, nel pomeriggio, abbiamo portato nostro figlio dai nonni con una scusa ed abbiamo aspettato che arrivasse Pasquale. Ho detto a mia moglie che, essendo la prima volta, sarebbe stato il caso di lasciarli soli, così da dar modo ad entrambi di rompere il ghiaccio più facilmente. Quando è arrivato, era come me lo aveva descritto mia moglie: sui 50 anni, fisico asciutto, brizzolato. Ho visto lo stupore nei suoi occhi nel trovarmi in casa, ma io, dopo un breve saluto, con una scusa, mi son dileguato. Son sceso giù in garage e, dopo una decina di minuti, non ho resistito e, pian piano, sono risalito su; erano in camera nostra. Non so come lei fosse riuscita a convincerlo, ma erano seduti sul letto e stavano ancora giocando. Fabiola, semi nuda, si lasciava leccare e strizzare seni e capezzoli, mentre lei gli scappellava il cazzo con una mano e, con l'altra, gli reggeva i coglioni. Si son denudati completamente ed ho potuto ammirare, da uno spiraglio della porta, che lui aveva davvero un bel cazzo, di media lunghezza, ma grosso. Si è disteso e lei glielo ha preso in bocca ed ha iniziato a succhiarlo.
Lui ha preso a gemere ed incitarla.
«Dai, puttanella, che, per ora, ti sfondo la gola, ma poi anche la fica!»
Per effetto del sapiente lavoretto di mia moglie, il cazzo di Pasquale è diventato grosso e nodoso, con una capocchia enorme. Fabiola l'ha messo in mezzo alle tette e con la lingua lo leccava. Il gioco però è durato poco, perché lui l’ha messa sotto, distesa supina, si è inginocchiato fra le sue cosce aperte e glielo ha infilato dentro, con una spinta decisa. Ho visto i seni sobbalzare in alto, da quanto decisa è stato la spinta. Ha preso a pomparla con vigore, mentre lei ha iniziato a godere e ad elogiarlo per come la scopava.
«Si, bravo, che toro! Mi stai spaccando la fica! Dai, più forte, fammelo sentire tutto dentro, ancora più a fondo! Vengo!»
Ha iniziato a godere a ripetizione. Lui, dopo alcuni orgasmi, ha cambiato posizione. L’ha presa e girata a pecora. Le ha infilato il cazzo tutto dentro, fino alle palle, ed ha iniziato a stantuffarla da dietro, reggendola per i fianchi.
«Prendilo tutto, troia! Te la fondo tutta, questa fica! Ti spacco in due!»
Le dava dei colpi bestiali. Vedevo i seni oscillare avanti/indietro, ad ogni affondo. Lei godeva come una vacca.
«Sì, dai, vengo! Scopami forte! Così, vengo! Vengo!»
L’ha fatta godere ancora poi, non soddisfatto, si è disteso supino e l'ha fatta impalare su di sé, girata di spalle. Vedevo mia moglie rivolta a me con il cazzo di lui tutto dentro la fica. Lei si rimirava nello specchio dell'armadio, le tette sballottavano, mentre lei faceva su/giù, sull'asta di Pasquale. Ha goduto ancora e allora lui l’ha rimessa nella posizione iniziale: mia moglie a cosce spalancate e lui che, finalmente, le ha sborrato in pancia.
«Sborro, troia! Ecco, ora te la inondo di crema! Ora!»
Ho visto i suoi glutei contrarsi più volte ad ogni scarica di sborra, che le riversava dentro; ne ho contate sei. È rimasto disteso di lato, accanto a lei che, dopo che era uscito, gli ha preso il cazzo in bocca e glielo puliva. Lui si è girato verso la porta e mi ha chiamato.
«Dai, entra, cornuto! lo so che sei lì a spiarci! Dai, che ho un bel lavoretto da farti fare.»
Un po’ titubante sono entrato. Avevo il cazzo durissimo e mi faceva male. Ho guardato mia moglie che mi ha sorriso mentre si levava quel cazzo dalla bocca. Lui mi ha fissato e poi mi ha chiesto di fare una cosa, che non avrei mai pensato di fare.
«Dai, pulisci! Lo so che lo desideri! Lecca la sua fica grondante del mio seme! Dai, che a tutti i cornuti piace farlo! Il marito di Marina mi aveva detto che parla con te e mi indicava dove avrei trovato tua moglie e, quindi, so che tu lo vuoi fare, perciò fallo e bene!»
Lo guardo sorpreso, ma, poi, mi inginocchio fra le cosce di mia moglie, vedo la sua fica slabbrata, gonfia, tumefatta e oscenamente dilatata. Dal suo interno cola un rivolo bianco e, con un po’ di incertezza, lo lecco. Ad un tratto, sento la mano di lui che mi schiaccia la bocca sulla fica.
«Lecca, cornuto! Dai, devi abituarti a questa pratica! Questa vacca di tua moglie mi piace, perciò verrò periodicamente a chiavarla.»
Ho leccato e mi è piaciuto. A mia moglie lui era piaciuto molto e si sentiva soddisfa dal suo modo di farla godere, al punto che, da quel giorno, ha preso a frequentare casa nostra. Solitamente veniva due volte a settimana: il mercoledì pomeriggio ed il venerdì sera. Io, sempre più succube sia di lui che di lei. È successo anche di averlo nel nostro letto per una notte intera, con mia moglie che si eccitava come una porca a vedermi segare, mentre lei si faceva riempire la fica. In una occasione o due, mi ha spompinato, mentre lui la fotteva a pecorina, schizzandola sulla schiena. Era diventato un vero rapporto quello tra noi, coppia sposata, ed un bull. Aveva il permesso di sborrare liberamente dentro di lei e, ad un certo punto, anche di uscire con lei, quasi fossero una coppia, la sera, mentre io restavo a casa ad aspettarla, prendendomi cura del bimbo; quando tornavano, scopavano come ricci, mentre io guardo la Tv. Oppure veniva a cena e restava per la notte e, al mattino, spesso scopavano di nuovo, prima di lasciarsi. Quando capitava che mia moglie sospendeva la pillola, usavano i preservativi che avevano comprato e che tenevano nel nostro comodino. In quelle occasioni, a volte lui la prendeva a pelle, senza venirle dentro. Tremavo per il timore che potesse mettermela incinta, anche se ne ero terribilmente eccitato. Io, qualche volta, la scopavo alla domenica, con lei che mi provocava.
«Ti conviene scoparmi il culo, perché davanti, ieri sera, Pasquale mi ha slargato cosi tanto, che il tuo non lo sento! Dai, cornuto, che ti stai divertendo anche tu, no? Non era questo che volevi?»
In effetti il culo ancora non l'aveva dato a Pasquale, perché temeva di sentir troppo male, dal momento che era dotato di una capocchia enorme. Per più di un anno, si è ripetuto questo nostro gioco, poi lui si è trasferito molto distante da noi e, con lui, è tutto finito, non prima però di averci fatto conoscere Ezio.
Costui era un suo amico di circa una sessantina d'anni. Aveva il cazzo un po’ più lungo di quello di Pasquale, ma della stessa circonferenza e, in più, possiede una qualità che, a me e mia moglie, piace tantissimo: ha due palle enormi come serbatoi, che schizzano una quantità enorme di sborra. E non è finita qui. Con lui, abbiamo allargato il nostro giro di conoscenze, prendendo a divertirci con altri suoi amici maturi che, regolarmente, vengono a casa, a montare mia moglie tutti i venerdì e lei, regolarmente li spompa e li fa tornare a casa, completamente svuotati. Li adora! Sì, mia moglie ha scoperto che la eccitano particolarmente gli uomini maturi.
Lei afferma che quelli giusti impiegano un po' di tempo per farlo duro, ma, poi, si rivelano più resistenti.
Si è iscritta ad un sito per coppie che vogliono scopare con i singoli ed ora se li sceglie lei, con delle nerchie sempre molto grandi.
È diventata una gran porca ed ha sempre più sete di sborra; meno male che i suoi amanti la riempiono "ad abundantiam", perché è così che lei ne gode.
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1 anno fa
baxi18, 55
Ultima visita: 19 ore fa -
..solo una ...
Ma poi ,era fine Aprile,un caro amico ci lasciò la sua casa all’isola d’elba e decidemmo di andarci a stare in teoria fino a luglio,finche non ci sarebbe poi andato lui con la,la casa era in una zona poco abitata,un paesino molto piccolo,vicino al mare ,era una meraviglia,il posto,l’aria,ma c’era quel non so che di “non vita” determinata dal covid che rendeva tutto surreale.La mattina facevamo colazione fuori e andavamo a prendere le briosche a un bar a gestione ,quasi sempre c’era Marco al bancone a servire .il figlio di 32 anni ma che ne dimostrava 10 in meno ,a vederlo come prima impressione non trasmetteva nulla che facesse pensare al sesso,e io ,da attenta osservatrice degli esseri umani in generale,ero abituata a scrutare bene i dettagli.Eravamo tutti con la mascherina e con l’ansia di seguire tutte le regole imposta dal governo,meno male che almeno andavamo a fare delle bellissime passeggiate ,al mare o nelle campagne e il lavoro al computer era meno stressante sapendo che poi ,fuori,c’era una natura meravigliosa.Ma nonostante questo cambiamento io non ebbi nessun segno di ripresa dell’attivita’ sessuale,anzi ,a dire il vero ,non era neanche la mia preoccupazione principale…finche…Una mattina al bar vedo Marco zoppicare ,gli chiesi cosa gli era capitato,lui mi disse che aveva una strana infezione al piede,io gli dissi che avendo lavorato in uno studio medico e come estetista ,gli avrei potuto dare un’occhiata,lui mi disse di non preoccuparmi ma due giorni dopo mi chiese se avevo qualche disinfettante perche’ non stava bene, io gli dissi di farmi vedere il piede allora lui si sedette sopra a al tavolo, io su una sedia di fronte,quel giorno aveva iniziato a fare caldo,io indossavo un vestitino a fiori bianco e blu,ero senza reggiseno ,non avevo previsto di fare l'infermiera,poi essendo vicino al mare e col caldo che andava ad aumentare,stava diventato piu’ consueto vestirsi leggeri,ma da quella posizione piu’ alta dal tavolo, Marco mi sbirciava dentro il vestito e mi guardava le tette anche in modo palese,io facevo finta di niente,afferrai il piede e lo avvicinai a me,piu’ in mezzo alle mie gambe,lo tenevo in mano e scrutavo,gli dissi che c’era da disinfettare e da applicare una crema,cosi gli dissi di venire casa nostra nel pomeriggio per effettuare la medicazione.Marco era un ragazzo moro,sembrava avesse un bel fisico sportivo,insomma era anche molto giovane ,ed e’’ bassino di statura,forse non arriva a un metro e sessanta,poco piu’alto di me,ma assolutamente proporzionato ,sembrava ,solo un po timido.Cosi’ lui si presento’ da noi e io lo medicai,la mattina dopo mi disse che iniziava ad andare meglio,io gli dissi di tornare anche in quel pomeriggio per almeno altri 4 giorni.Cosi iniziammo anche a parlare del piu’ e del meno,il terzo pomeriggio Marco si sbilancio’,mi disse :” sai che non avevo notato quanto sei……..”cosa?”gli chiesi io.....e lui …”e…che con questa cavolo di mascherina non ti rendi conto bene,caspita complimenti ,sei proprio una bella ragazza…” …e io arrossiii,lo ringraziai per la “ragazza”.gli dissi che ero molto piu’ grande di lui ,e lui non ci credeva,pensava io avessi 3235 anni,e io “seeee….magari!!...” e poi gli svelai che avevo 46 anni,e lui ci rimase di merda….”ma che cazz…non e’ possibile,hai un corpo di una 30enne,sei stupenda ..".. parlava e nel mentre mi guardava come se mi dovesse mangiare,io avevo indosso un pantaloncino che mi esaltava il fondo schiena e un top aderente,quando gli afferrai il piede e gli spalmai la crema non potei non notare quale grossa sorpresa avesse lui tra le gambe,gli si gonfio’ il pisello a forza di parlare del mio corpo, le mie tette si muovevano mentre gli spalmavo la crema e cosi’ dovetti scoprire che aveva un pisello da pornoattore,vista la sua statura(che non vuol dire niente)non avrei mai immaginato una cosa del genere,gli si vedeva la forma sotto il pantaloncino di stoffa leggera e aderente,cavolo,era un bastone di notevole dimensione,..lui si accorse della cosa e tento’ immediatamente di coprirsi con le sue mani…mi chiese scusa,non si era accorto del fatto che si vedesse…io non so come mi venne ma feci una battuta poco felice,gli dissi,non ti preoccupare,non fa niente,al limite dopo ti andrai a fare una sega…Marco disse “,,ma che dici!!?!!...” io non mi faccio le seghe!..mi resi conto di aver detto una stronzata,ma poi mi sorprese con la frase successiva ..”beh! in realtà ieri me la sono fatta …e che tu ,con quelle tette mi fai eccitare…”..“cazzo”...che avevo combinato…non sapevo che rispondere e come uscirmene da quella situazione imbarazzante…lui si sentiva molto a suo agio con me a tal punto da poter dire certe cose nonostante la sua timidezza"allora oggi te ne farai un’altra…” gli dissi ripensando anche delle seghe che si faceva mio marito guardando le mie foto…”dai,ci vediamo domani,ultimo giorno ,in teoria,sei praticamente guarito.Lui mi ringrazio’ e mi disse “ok,grazie! allora a domani”Sentivo che qualcosa era cambiato,anche in me,mi sentivo diversa,un piu’ ..boh!non saprei dire..ma ne parlai subito con Luca,gli raccontai tutto e mentre lo raccontavo sentivo finalmente vita "là sotto”..senza dire ancora niente a mio marito,ma lui non rimase sorpreso,disse che si era accorto da un po che Marco mi “mangiava con gli occhi”..e io gli dicevo che era cosi’ piu’ giovane di me che proprio non avevo minimante considerato questa probabilita’,Luca mi disse che secondo lui Marco non vedeva l’ora di farmi e che era molto arrapato,beh,io mi eccitai’ e gli risposi ”..mi sa che mi sono bagnata,e lui sbarrò gli occhi..”veramante!!!!dai non ci credo…finalmente! “ io mi sedetti sopra le sue gambe in modo da fargli sentire la mia patata,lui aveva il pisello duro e me lo infilo’ subuto,quasi per non perdere quel momento,io avevo una voglia pazzesc,con la mente fantasticai di “Marco”,cominciavo attiva come una volta ,era passato troppo tempo e quella nuova prima volta mi fece ricordare quanto era bello fare sesso,non vi dico mio marito quanto era felice per il mio “ritorno”.“luca,pero’ devo dirti che da sotto il suo pantaloncino ho visto che ha un bastone al posto del pisello,ero li di fronte a medicare il piede,era impossibile non notarlo”,Luca mi disse,”non sono geloso,e’ troppo giovane per essere in competizione,se guardare ti fa bene alla mente sono contento anzi visto anche i tempi che corrono.Il giorno dopo non andai al bar ,mi sentivo un po in imbarazzo ,poi sapevo che comunque il pomeriggio il ragazzo sarebbe venuto da noi ed ero curiosa ed eccitata ,Luca mi disse di stare tranquilla e di non esagerare con le provocazioni ,gli andava bene che io mi eccitassi all’idea pero’ poi non voleva che io andassi oltre,invece,con la scusa del caldo esagerai ,mi misi la mia minigonna nera che usavo per andare al mare e la canottiera bianca che mi disegnava il seno e nel caso che mi fossi eccitata mi si sarebbero visti indurire anche i capezzoli,Luca quando mi vide mi disse “noooo!! e’ esagerato cosi!!...dai,e’ un chiaro messaggio di richiesta di sesso !no,dai mettiti almeno una maglietta diversa….ma arrivo’ Marco,e non feci in tempo a cambiarmi…sorrisi a mio marito che accetto’ quella “sfida”,Marco quando mi vide ebbe un attimo di smrrimento,mi saluto’ in modo impacciato,io invece gli chiesi come stava andando col piede ,poi ci mettemmo come alsolito,lui seduto sul tavolo e io piu’ in basso su una sedia,solo che con la minigonna,ero coperta al limite della patata,da sopra lui non mi avrebbe visto le mutandine ma ben presto mi eccitai anch’io e non riusci a non farmi venire i capezzoli duri,ma facevo finta di niente,Marco ,che era molto spontaneo e ormai aveva una certa confidenza,disse “il piede va bene,anzi e’ guarito,pero’ se ti vedo cosi’ mi fa male qualcos’altro,” io mi misi a ridere,gli dissi di non esagerare ,che non stava vedendo nulla di particolare per cui stare male….lui mi disse “stavolta si che mi faro’ una sega…” io risi di nuovo e gli dissi ..”ehhhh,esagerato,per cosi poco,allora se vedi una donna nuda che fai?...”...lui rispose,,”se vedessi te nuda non so cosa ti potrebbe succedere!! ..”...guardando i suoi pantolonicni ,gli dissi ..”vedo..vedo..che sei sensibile a certi argomenti…dai,ok….tutto apposto,ora sembra guarita bene l’infezione,mi raccomando non camminare a piedi scalzi ovunque…e ora ti puoi fare anche una sega!....e lui “ ..”qui?..davanti a te?”..e io “nooo,scemotto ,a casa tua!!”...ridevo e mi divertivo molto ma ero ormai bagnata e avevo u po di affanno per il solo pensiero, non vedevo l’ora che se ne andasse ,infatti appena chiuse la porta andai da Luca ,gli presi la mano e gli dissi “senti!”..avevo la patata stra bagnata e di nuovo scopammo con una voglia da adolescenti,mi scopo’ molto forte,sul tavolo dove era Marco, Luca mi diceva “..ma se ti fa eccitare cosi’ invitalo piu’ spesso,lui ti guarda e io ti faccio!..peccato allora che non verra’ piu’..! e io presa dalle sue parole e dall’eccitazione e dal fatto che mi scopava,sussurrai “sai che voleva farsi una sega davanti a me…stavo per dirgli di si ma avevo paura che dopo non arei resistito e mi sarei fatta scopare..” Luca era sempre piu’ eccitato,gli piaceva che dicessi quelle cose e io ero frastornata,dopo mi resi conto che le fantasie non erano piu tali ma desideravo che diventasse realta’,cioe’ ,volevo vedere Marco farsi una sega davanti a me.Finita la concitazione della scopata,ci rilassammo un po,sul letto,con l’aria condizionata,Luca era nudo e sudato ,io ero con i vestiti addosso,non era stato neanche necessario spogliarmi..e Luca…disse “beh! se ti fa questoe effetto e io ho questi benefici per me e’un sogno,allora ,sai che c’e’ …se vuoi,se ti fa eccitare ,stuzzicalo ancora…Incredibile la vita,chi l’avrebbe detto,mio marito accettava quella cosa,uscivamo da un anno di astinenza e non era mai successo prima ,cosa che ci aveva molto spaventato,ora avevo ritrovato la “chiave “ per il mio risveglio e Luca non voleva perdere quella opportunita’.Marco ci venne a trovare il giorno dopo,nel pomeriggio,alle due,io gli dissi subito,con un fare sbrigativo,”vediamo?”..ma va bene,non c’e’ nulla da preoccuparsi”..ma quando alzai la testa il suo pisello era gia’ dritto sotto i pantaloni,e scoppiai a ridere.” ma..Marco…ma non e’ possibile che…!!!” lui si mise le mani sopra ma anche il palmo della destra sul tronco e faceva piccoli massaggi al suo pisello…” e che cavolo,solo perche’ mi sfiori mi tocchi il piede con le tue mani mi succede questo??”...e io,”pensa se ti prendo il pisello in mano!!secondo me vieni appena te lo sfioro”..lui sentondomi parlare in quel modo,tento’ la sua mossa ,mi chiese”..dai,me ne posso fare una davanti alle tue tette?...e risposidi istinto “ma che dici,sei impazzito?..e poi qunto ci metti a venire???”..lui si scuso”..mannaggia,scusa e che ,mamma mia ,che figa che sei..”...allora io senza dire nulla…guardai dritta verso il pisello.poi gli dissi,dai,se ci metti poco pero ..” lui non se lo fece ripetere,si tiro’ giu’ il boxer,se lo prese in mano,duro e grosso come non so che cosa e inizio’ a masturbarsi davanti a me..non credevo a miei occhi,stava succedendo sul serio…io gli dissi..”aspetta un’attimo,devo andare in bagno..” invece andai nell studio dove c’era Luca e gli spiegai sottovoce…” c’e’ Marco di la che vuole farsi una sega davanti a me….io sono..eccitata, dopo pero’ scopiamo..” E luca…” ecco lo sapevo che andava a finire cosi,.. se gli permetti di farsi una sega davanti a te sta sicura che quel pisello finira’ dritto nella tua patata ..” e io “noo,ma no,vuole solo farsi una sega e poi lo mando via”...e Luca,dopo svariati secondi di attesa”.......va bene,se questa cosa ti serve per eccitarti…facciamola”..…io andai in soggiorno emozionata ,li trovai Marco seduto ancora sul tavolo ad aspettarmi,”eccomi” ..gli dissi..e lui si ritiro’ fuori il pisello dando x scontato che aveva avuto il permesso di farlo e ricomnicio’ a segarsi,”me lo prendi in mano un po tu?”..e io “no!!” ma poi allungai le mani sulle suo cosce e lui me le porto’ sul suo pisello ,ero curiosa di senitre nelle mie mani un cazzo diverso,erano anni che ero con Luca e che non toccavo un pisello che non fosse il suo…Porca miseria quanto era grosso..”no ,no ,no,non devo pensare questa cosa..” dicevo tra me e me,si perche’ gia’ mi stavo immaginando come farmi fare”...meno male,che lui mi mise la sua mano sulla mia ,e aumentanto i ritmo della sega mi venne subito,spruzzando addosso…tantissimo,mi fece una doccia praticamente..lui si scuso’ per non essersi trattenuto e per essere venuto sopra di me…io ero esterefatta..gli dissi di vestirsi e di andarsene…appena chiuse la porta mi raggiunse Luca che mi piego’ a 90 sul quel tavolo e io gli dissi..” dai,Luca,se aspettavi ancora un po mi avrebbe presa Marco…”Erano mie parole che mi facevano eccitare molto, e cosi ancora sesso,avevo cosi tanta voglia che non capivo come avessi fatto a stare un’anno senza fare l’amore…..”e adesso che si fa?”..domandai io….Luca Rispose con un bel boh!...Questa cosa era troppo eccitante ,era un peccato interromperla ma dovevo mettere in conto che non avrei resistito ancora molto e presto avrei ceduto il mio corpo ,ero troppo “debole” per resistere,al suo prossimo approccio ero sicura che mi avrebbe scopata di sicuro,quindi c'era da capire come affrontare la situazione…" e’ sicuro che lui cerchera’ di avere tutto da te,cerca solo di resistere il più possibile..,mi voglio godere questa situazione e approfittarne finché si puo’…poi vedremo"disse Luca.La mattina dopo siamo andati al bar ,ci siamo seduti al tavolo a abbiamo fatto colazione,io avevo messo una canotta che mi faceva vedere le tette dai lati e questa cosa sapevo che avrebbe attirato Marco che puntualmente mi fece i complimenti per quanto ero bella e disse a Luca che era fortunato,non immaginate quanto quei complimenti mi fecero piacere,ero diventata un lago di piacere e non so che mi prese,chiesi a Marco dove potevo lavarmi le mani,lui mi accompagno’ in cucina,non c’era nessuno,poi mi spinse dentro uno stanzino ,mi mise subito la mano sul mio culo,io anziché arrabbiarmi gli abbassai la tuta del lavoro e glielo presi tutto in bocca,era gia’ molto duro ,e il pompino forse duro’ 10 secondi,poi mi rialzai e gli dissi”mi devo lavare le mani,senza dirci nulla tornammo al tavolo.Quando lo raccantai a mio marito un po si arrabbio’ ma subito dopo facemmo tanto sesso che per tutto il giorno ci sentimmo “pieni”.Passarono alcuni giorni ,io non cercai mai volontariamente di ritrovarmi da sola con Marco e per una settimana non successe nulla,ma nella nostra testa c’era e come .abbiamo vissuto la settimana di “rendita” con i ricordi di quel pomeriggio,poi la domenica mattina andammo a fare colazione al bar e puntualmente arrivo’ lui,io gli chiesi,ma tu non sei mai in ferie?non vai mai al mare ,sei sempre qui?...lui rispose che era a casa lunedi e martedi mattina perche’ tutti i giorni doveva lavorare perche’ erano sempre aperti con la crisi che c’era…poi chiese a noi se andavamo da qualche parte,io gli dissi che avevamo voglia di andare alla scoperta di quache bella spiaggia,lui chissa’ che film si fece nella testa e subito ci propose di accompagnarci in un posto molto bello e poco frequentato,Luca accetto’ e io pure,cosi ci andammo la mattina dopo di lunedi che Marco non lavorava,sara’ che il ragazzo non faceva sesso o neanche una sega da qualche giorno ,ma era proprio arrapato,andammo con la sua macchina,appena 15 minuti per arrivare ed effettivamente il posto era bellissimo…” vedete qui?” ci spiego’ Marco,”in tempi normali non avremmo mai trovato parcheggio invece,eccoci qua noi e altre due auto parcheggiate…”..probabilmente le auto dei proprietari del chioschetto giu’ in spiaggia.Arrivati giu’ prendemmo da bere ,faceva caldissimo,credo 30/32 gradi, io mi avvicinai al mare e l’acqua era abbastanza fredda e mi sentivo al tatto subito rigenerata,con l’immancabile inturgidimento dei capezzoli che Marco non si fece scappare,beh! io mi slaccia subito il pezzo sopra e rimasi in topless, e mi sentivo la regina in mezzo a loro due,Luca si lamento’del fatto che io potevo e loro no,certo non si poteva stare completamente nudi.Dopo un po che prendevamo il sole,io noto una canoa “chissa se le noleggiano” dissi ad alta voce,,” Certo che si,perche’ vi piace andare in canoa?”....chiese Marco,a me piaceva si,e non ci ero mai andata e mi sarebbe piaciuto provare.Fu un’dea fantastica,prendemmo una canoa 3 posti, io mi misi al centro,Luca d’avanti e Marco dietro e cosi’ iniziammo a pagaiare,c’era un misto di profumi di mare ,scogli,e il sole iniziava a essere molto caldo,avevamo tutti e tre il cappellino e grazia all’acqua che schizza va dai remi si stava molto freschi.Andavamo molto veloce,con la canoa fai tanta strada in poco tempo,ci eravamo allontanati tanto dal punto di partenza e un certo punto vediamo una piccola cala ,molto piccola ,decidiamo di andarci,era proprio piccolina in mezzo a due scogliere, ma con una spiaggettina di sabbia bianca al centro ,troppo bella e così intima,era lunga neanche ⅚ metri di larghezza e alle spalle avevamo forse 4 metri di spiaggia prima dell’altissima scogliera .Comunque sbarcammo li, portammo in nostri zaini con il pranzo e i teli da mare,ci mettiamo li da soli,la sensazione ere di stare su un’isola deserta,eravamo solo noi tre e un sacco di cormorani neri che svolazzavano sugli scogli,rimanemmo li per circa un’ora ,tra un tuffo nell’acqua azzurra e cristallina che sembrava una piscina ,poi sopraggiunse la fame e mangiammo un panino,appena finito ,giusto il tempo di rilassarsi dieci minuti che Luca volle proseguire il viaggio sulla canoa,cosi raccolta tutto il nostro “bagaglio” risalimmo e via verso il mare aperto.Ma dopo circa 10 minuti si intravedeva una piccola isoletta di scogli e man mano che ci si avvicinava scorgemmo una piattaforma dove ci si poteva fermare,l’isolotto era stra abitato di uccelli vari,soprattutto i soliti cormorani,quando fummo vicini pero’ molti semplicemente si spostarono un po piu’ in la ma non sembrava fossero spaventati della nostra presenza,poi una volta scesi fu una meraviglia,avevi la sensazione di essere tu e la natura,lontano da tutto ,e tranne noi stessi non c’era la benche’ minima presenza di un mondo civilizzato …quella sensazione unita al fatto che ero con mio marito e Marco mi provoco’ una forte eccitazione,e credo che anche loro due si sentissero cosi,infatti Luca,che era l’unico che poteva prendere una iniziativa del genere,disse”ragazzi, in questo posto non e’ consentito stare con i vestiti…”e allora si tolse tutto, via il boxer e la maglietta ,rimase completamente nudo col pisello leggermente in erezione,poi guardo’ Marco e gli disse”..dai ,che aspetti,non ti vergognerai mica?’..lui guardo’ me come per cercare il mio consenso i segno di rispetto ,,”ma non posso con te presente”...Luca gli disse di non preoccuparsi di nulla,quel piccolo paradiso andava vissuto allora Marco si convinse e si spoglio’ anche lui,io gli guardai il pisello e da moscio non sembrava cosi grosso ma iniziavo pericolosamente a eccitarmi tanto che tentennai a spogliarmi perche’ avevo la sensazione che si sarebbero accorti,allora le feci lentamente e cercando di nascondere qualcosa con le braccia e le maniDai facciamoci una foto..disse Luca..e io non volevo,era troppo imbarazzante ma poi…poi Marco tiro’ fuori la sua piccola fotocamera professionale e disse che avremmo avuto delle foto “serie”..quindi trovo un posto dove posizionarla e con autoscatto a raffica scattava una foto ogni 5 secondi ,ognuno si metteva nella posizione che voleva ,una serie di 7 foto molto divertenti,solo che tendevano a nascondere le parti intime..Poi ci preparammo per una seconda”sessione”,stavolta Luca era piu’ vicino a me e disse anche a Marco di stare vicinissimo a noi e poi a una certo punto io ero in mezzo e piano piano Marco dietro di me e Luca davanti attaccati in una sorta di sandwich…sentivo i piselli sul mio corpo,quello di Luca si era gonfiato e non lesinava a farmelo sentire sulla pancia,quello di marca era “educatamente ancora molle e sentivo la carne sulle mie natiche,inutile dire quanto gia’ fossi bagnata…Poi la fotocamera scatto’ le sue 7 foto e quando le andammo a vedere sul piccolo display Luca era ormai col pisello dritto,disse “embhe!che volete..e’ la natura..”Poi un’altra sessione ,stavolta Luca dietro di me ad abbracciarmi e Marco davanti…”mamma mia ,pensai come avrei fatto a resistere a non fare cavolate ,ma Luca mi anticipo’,mi mise le mani sulle tette e nel mentre Marco era appiccicato a me …sentivo a quel punto che anche lui si stava eccitando…e io non ho piu’ resistito,ho preso il suo pisello in mano,che si ingrossava sempre piu’ ,allora mi sono chinata ,e poi ho afferrato anche quello di Luca e ho detto “finalmente la foto che desideravo fare”loro hanno riso e Luca ha detto “fai quello che vuoi,tanto qui non ci vede nessuno”...dicendo cosi’ sblocco’ la situazione e ci siamo fotografati in molte posizione erotiche senza mai sfociare nel porno,ci siamo baciati anche sulle labbra …”Io pero’ ero stremata stra stanchezza e voglia di scopare repressa ,chiesi di ritornare in quella spiaggetta a dieci minuti da li perche’ mi volevo stendere,cosi ci siamo rivestiti e siamo tornatiUna volta risistemati i teli Luca si spoglio’ completamente e si stese giu’,poi mi aiuto’ a slacciarmi il pezzo del costume di sopra e quindi mi sfilo’ il sotto,poi mi disse “vieni qui che ti spalmo un po’di protezione solare,io gli diedi la schiena ,ero stesa sul fianco destro ,in mezzo a loro due ,Marco si tolse il costume e si giro’ verso di me per guardami ,e io ero nuda con le tette bianche a pochi cm di distanza da lui ,cosi indietreggiai verso Luca fino a far aderire il mio culo col suo pisello e quando inizio’ a spalmare la crema sul braccio,spalla e sul fianco,sentii”qualcosa “ indurirsi ,non dovetti fare altro che indirizzarlo sulla patata e “ciaf” dentro!..poi seguito da un mio sospiro di piacere…era ora!liberta’ di scopare davanti a Marco che si eccito’ moltissimo,gli venne duro e incomincio’ a segarsi,Porca troia quanto godevo,gli afferrai con la mia mano il pisello ,era troppa invitante ,non potevo non approfittare della situazione per infrangere qualsiasi barriera pudica e poter fare liberamente qualsiasi cosa….. infatti sono venuta subito!! ,troppo troppo presto…. ,mentre Luca mi baciava il collo e mentre stringevo il pisello di Marco…il quale ,dopo che io mi ero “calmata” mi fa:”...e io?..niente?...”io rispondo facendo la gnorri :” niente cosa?”Marco “:...dai,fammi fare anche a me…sto andando in depressione con tutte queste seghe..”io : eh!ma …devi chiedere il permesso a Luca…Luca : ..che centro io…la patata e’ tua…..!io : “dai ,vieni qui,ti aiuto io ..”Altro che aiuto,andai dritta con la bocca , io ero bella nuda davanti a lui,gli ho messo una mia gamba appoggiata su di lui facendogli intravedere anche un po delle mie parti basse,lui si e’ infoiato e poi mi letteralmente spruzzato addosso non so quanta roba ,e mi sono dovuta andare a fare il bagno..Beh fu tutto molto bello ed estremamente eccitante,non mi sarei mai aspettata di trascorrere una giornata del genere e il merito fu sicuramente per buona parte di Marco che ci aveva portato in quel posto paradisiaco oltre che per la sua stessa presenza .Al ritorno,eravamo ormai da soli in macchina,io dissi a mio marito una cosa che mi passò per testa,tanto per provocarlo :” …sai,dopo una giornata cosi bella…beh,un regalino a Marco sarebbe meritato ,noo?...un’infilatina ci stava, “...e Luca…”non se ne parla neanche ,e’ gia’ tanto quello che gli fai fare…!.io:”...si,e’ vero’,ma almeno una se la meriterebbe pero’Luca :” NO!!!”Io ..”..dai…mi sto bagnando di nuovo solo al pensiero…e poi, lui e’ timido,se non gli dai il permesso tu lui non avra’ mai il coraggio di provarci”Luca..”non gli daro’ mai il permesso di scopare mia moglie,se proprio vuole deve avere il coraggio di provarci da solo… se la deve guadagnare …e se lo vuoi tu…ovviamente”Che per me voleva dire “si”...percio’ mi convinsi che era solo questione di tempo,…”ma con tutto quello che ha fatto,cioe’,mi ha fatto diventare una….boh,una troia tutta per te?..non sei contento?...e poi ,dai.si vede che ci tiene a noi…”luca :“ si ,perche non ha niente da fare e ..ti vuole solo scopare, fin dall’inizio….La sera ci guardammo con calme le foto che avevamo fatto in quella giornata,erano molto erotiche ma in verita’ eravamo talmente esausti e sazi che poco dopo ci addormentiamoIl giorno dopo Luca pose la questione se far vedere quelle foto a Marco,non sapevamo cosa fare e le risposta ci arrivo’ da sola ,quando si esauri’ quella carica sessuale accumulata durante quella giornata al mare.Fu lo stesso Marco che ci chiese :” ma quelle foto?...mi piacerebbe vederle…”..io dissi che mi vergognavo ma sotto sotto volevo che le vedesse,Marco disse “..ma si,appena ci organizziamo vieni da noi che le guardiamo insieme..”..e con questo fu chiaro il messaggio che non gliele avremmo fatte avere a lui ma che poteva solo guardarle in nostra presenza,non si sa mai..Cosi quello stesso pomeriggio Marco ci invito’ a casa sua,lui era da solo,disse che aveva uno schermo bello grande e che avremmo apprezzato di piu’ le foto,io non persi l'occasione per fare una battutina scema ma provocante .”..certo ,piu’ e grande piu’ godi!!” ,Luca ironizzo’ e concluse.."..e certo ..!le dimensioni contano,altro che..!Cosi,subito dopo pranzo,prima che ci piombasse addosso il sonno andammo 10 minuti da lui ,disse Luca,si sarebbe trattato di poco,invece successe il pata-track!!io arrivai con la solita minigonna nera e top rosso senza reggiseno,faceva caldo,come mi sarei dovuta vestire!!..ci sedemmo davanti alla scrivania,Marco preparo’ un caffe’, si accese il computer,credo che lo schermo fosse un bel 32 pollici che in effetti rendeva molto bene,Luca era seduto vicino a me,e quando iniziarono ad arrivare le foto in cui eravamo nudi, io immancabilmente sentii un caldo umido nella patata e inizia a bagnarmi talmente tanto che dovetti mettermi la mano sopra ,ma non fu proprio una mossa azzeccata perche’ il contatto con la pelle mi fece eccitare ancora di piu’ e mi ..masturbai un pochino ,Luca vedendomi in quella situazione disperata ne approfitto’ e disse “..ma perche’ non ci mettiamo comodi sul letto cosi nessuno sta in piedi?”....e gia’...troppo comodi,ma io non ci capii piu’ niente ,una volta a letto io mi misi a pancia in giu’,Luca invece disse che mentre vedevamo le foto mi avrebbe fsatto un massaggio ,certo,col pisello dentro la patata,ma io avevo talmente voglia che lascia fare tutto quello che volevano,vedevamo le foto e nel frattempo Luca mi sollevo’ la minigonna e non ebbe problemi aa penetrarmi in un attimo,quindi mentre mi scopava io chiesi a Marco di avvicinarsi ,per non escluderlo dal gioco,gli abbassai il boxer e afferrai il pisello con la mia bocca finché non fu grosso e duro ,mi girai a pancia in su e Luca si sposto’ di lato,invitai Marco in mezzo alle mie gambe e lui stavolta un impacciato mi chiese “ ma davvero?”....e poi finalmente gli feci usare quell’arnese dentro di me,gli dissi “..dai.vieni,qui…vediamo se riesci a farmi venire…”e cosi ,nella classica posizione del missionario mi scopo’ per la prima volta in quell’estate,appena il suo pisellone mi penetro’ sentii’ un calore nuovo,una sensazione diversa,era probabilmente il sapore della trasgressione,io gli misi le mie mani sul suo culo super sodo e lo accompagnavo nei movimenti ,il tempo che ci metteva a fare su e’ giu’ mi sembrava lunghissimo e quando arrivava in fondo io emettevo un piccolo suono di godimento che non riuscivo a trattenere ,e poi gli dissi a un’orecchio mentre mi faceva,”alla fine c’e’ l’hai fatta brutto stronzetto”…e lui disse una cosa bella ,”...si,mi sento in paradiso,non pensavo fosse cosi bello..”Luca mi disse che eravamo davvero eroticii da vedere ,tutti edue depilatissimi,il pisello di Marco che entrava e usciva facendomi godere…..poi Luca disse”Marco,lasciamela un po a me..” e cosi continuai con mio marito,che mi prese da dietro mettendo in mostra le tette e lui davanti e me e che mi leccava e mi baciava,indescrivibile,un sensazione troppo forte che mi lascio’ ubriaca per tutta la giornata.Ora che Marco mi aveva avuta tutta come avremmo continuato?Il giorno dopo ,a mente piu’ serena,cosi almeno credevo,io e Luca cercammo di analizzare un minimo l’accaduto,lui inizio’ col dire “..penso che dovremmo darci una calmata”..e io risposi “ credo che ve la daro’ ogni volta che vorrete,il fatto di essere presa e usata per fare sesso mi fa andare fuori di testa…”Luca non disse nulla,mi bacio’ e basta!Marco era incredibile,beh era anche molto giovane percio’ aveva una energia pazzesca,tutte le volte che mi vedeva ,fosse stato per lui ,mi avrebbe scopata ma io giocavo un po a “tirarmela”,a volte facevo la difficile e loro due si arrapavano ancora di piu’ ,a volte avevo voglia io e trovavo il modo per fare sesso,mi piacciono molto le sveltine ,breve e intenso,cosi posso farlo anche piu’ volte al giorno,quando mi va,e poi il fatto di avere due uomini e’ un vantaggio,mi piaceva fare sesso cosi’ ,solo per voglia o per attrazione fisica,senza nessun coinvolgimento sentimentale tra me e Marco,Sesso x sesso e basta,come quella mattina che Marco venne da noi, io ero al computer e lui mi inizio’ a toccare il collo e poi le braccia fino alle tette e nel mentre io mi toccavo sotto finche’ lui non mi fece alzare da quella sedia mettendomi a 90 e scopandomi da dietro mentre io teroicamente lavoravo al pc,oppure quella volta che andavamo in macchina,di sera in un locale e prima di arrivare,ci siamo fermati in una campagna dove non cera nessuno e abbiamo scopato in piedi appoggiati alla macchina perche’ non abbiamo resistito fino a dopocena ,Luca da dietroe Marco davanti, e fu pazzasco e quando arrivammo al locale mi tremavano le gambe e quasi non riuscivo a stare in piedi,Marco era eccittao per tutta la cena e al rientro in macchina,mentre Luca che era gia’ esausto e guidava ,Marco mi porto’ sul sedile psteriore con lui e me ne fece di ogni,forse mi fece venire 3 volte ,mi scopava lentamente gustandosi ogni attimo e tutto il contatto dei nostri corpi nudi…..sembrava non essere mai sazio,mi diceva “...cazzo cazzo!!mi fai un effetto che non capisco,ti scoperei tutta la notte,,”....e infatti gli proponemmo di rimanere a dormire da noi perche’ non volevamo che quella magia che si era creata finisse subito…..Rimanemmo sull’isola fino a settembre,saremmo dovuti rientrare a Milano a Luglio ma il nostro amico e la sua quell’anno non si spostarono da Milano quindi prolungammo la permanenza per altri due mesi,io invece ci sarei rimasta a vivere su quell’isola…ma non si puo’ avere tutto…Con Marco durante quel periodo ci furono giorni in cui non ci si vedeva per diversi motivi,io a volte preferivo stare da sola ,c’erano giornate in cui mi piaceva stare nuda in casa nel mio spazio,mi piaceva fantasticare e poi vivere nella realta’ quelle fantasie,alcune volte Luca e Marco mi portavano in giro per l’isola senza una meta’ ben precisa ,e io ero il loro oggetto del desiderio..quella fu un'estate indimenticabile
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1 anno fa
Adamella,
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Ultima visita: 10 mesi fa
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Una sera di sesso con una amica
Per la nostra giovane età io, Alberto, e la mia ragazza, Teresa, eravamo entrambi nuovi a giochi di sesso più “intriganti”.
Nel nostro rapporto c’è stato sempre il desiderio di provare cose nuove, in particolare, lei spesso diceva di voler sperimentare il tocco e il corpo di un'altra donna.
Questa sua idea spuntava sempre nei nostri discorsi durante e dopo il sesso. Giocando un po’ cercavamo online le possibili partner. In uno dei tanti profili visitati abbiamo individuato una donna che racchiudeva in sé tutte le nostre fantasie, sembrava perfetta per entrambi.
L’abbiamo contattata prima con e-mail e, poi, con lunghi incontri online tra chat e videoconferenze, abbiamo stretto una buona conoscenza tra di noi.
La donna di circa 32 anni, si faceva chiamare online Anna, probabilmente non era il suo vero nome, ma poco importava.
Vivendo in città distanti tra di noi non sembrava semplice riuscire a conoscerci in presenza.
Anna, avendo la possibilità di prendersi una pausa dal lavoro per una breve vacanza, e poiché aveva sempre desiderato visitare Taormina, decise di prendere una stanza per il fine settimana in un hotel della cittadina.
Il suo volo sarebbe dovuto arrivare in aeroporto in giorno prestabilito alle 14:00. quindi abbiamo concordato di incontrarci nel suo hotel per le 20:00.
Quel giorno, il nostro breve viaggio in auto verso l'hotel è stato snervante. Ero nervoso e potevo dire che anche Teresa lo era!
Abbiamo parlato con questa donna online per diversi mesi, ci siamo scambiati foto, ci siamo visti ed abbiamo giocato in cam e ora, finalmente, la stavamo incontrando.
Durante il tragitto avrei voluto parlare con Teresa dell’incontro che avremmo fatto da lì a poco, ma non sapevo come iniziare l’argomento.
Teresa era così sexy! Aveva sistemato i suoi capelli lunghi in un modo tale da mettere in luce il suo bel volto e i suoi occhi verde scuro, il trucco e le unghie erano perfetti, il tubino che indossava aveva una scollatura molto profonda e lasciava intravedere le sue gambe con i collant autoreggenti.
Come al solito indossava dell’intimo molto sexy, reggiseno a balconcino in pizzo che conteneva a malapena il suo bel seno sodo e un perizoma coordinato molto piccolo con fianchetti laterali molto sottili.
Avrei voluto accostare e saltarle addosso proprio lì, ma avevo così tanti pensieri che mi passavano per la testa che sicuramente avrei avuto problemi ad avere una erezione.
Avremmo trovato il feeling giusto?
Le ragazze avrebbero stabilito un legame in presenza come era successo online?
Chi fa cosa, a chi e quando?
Tutte queste domande mi affollavano il cervello, così ho deciso di accendere la radio dell’auto nel tentativo di calmare un po' la mente.
Arrivati al parcheggio dell’hotel sentivo la tensione cresce in me, guardando in volto Teresa era evidente che anche lei aveva una certa tensione.
Le chiesi: “Tutto ok? Se non sei convinta possiamo anche non entrare in hotel e tornare indietro.”
Lei mi rispose dopo un sospiro: “Al contrario, non vedo l’ora di conoscere la nostra amica. Ho tante cose che voglio sperimentare se a te va bene?”
Risposi: “Certamente, mi va bene, voglio proprio vederti all’opera.”
La prendo per mano mentre scende dall'auto e ci dirigiamo verso la porta d'ingresso. Una volta entrati, chiediamo al receptionist di telefonare nella stanza 319 della nostra amica.
Lui, una volta contattata, mi passa il telefono.
Anna, senza dilungarsi in chiacchiere, ci invita a salire nella sua stanza.
Andiamo all'ascensore e quando le porte si chiudono, non posso trattenermi dal chinarmi e dare un bacio a Teresa.
Arrivati al piano raggiungiamo la camera.
Mi sento come se quasi non riuscissi a respirare mentre mi avvicino alla porta della stanza e busso.
Prima che possa riprendere fiato, la porta si apre ed eccola lì.
Lei è lì di fronte a entrambi con indosso un sexy body nero e nient’altro.
Come avevamo visto online era una bellissima donna, molto sensuale e con un corpo splendido: lunghe gambe, seno sodo e un lato B da favola.
Quello che più mi ha colpito erano le sue splendide labbra, molto carnose.
Mi giro verso Teresa e lo sguardo di gioia che traspare dai suoi occhi mi fa quasi venire una erezione.
Entriamo nella stanza, Anna ci invita a sederci su un divanetto mentre lei si siede sul letto.
Per rompere in silenzio imbarazzante che si era creato, lei incomincia a farci delle domande su di noi: “Da quanto tempo vi conoscete? Chi di voi è più intraprendente nel sesso? Ecc. ecc.”
Dopo poco tempo la tensione iniziale si era dissolta, parlavamo di noi come se ci conoscessimo da sempre.
Mentre chiacchieravamo, potevo vedere le donne incrociare i loro sguardi, potevo capire dall’espressione del volto che Teresa si stava eccitando.
Anche Anna sembrava attratta dalla mia ragazza, si guardavano intensamente l'una con l'altra.
Prima che me ne rendessi conto, Anna si è alzata dal letto, si è avvicinata a Teresa e le ha dato un lungo e sensuale bacio.
Mi scappo un: “Oh, mio Dio!!!”
Era una delle cose più sensuali che avessi mai visto.
Anna preso Teresa per mano e l'ha condusse sul letto. Una volta li, iniziò a baciarla con passione.
Potevo sentire il mio cazzo che iniziava a crescere mentre la guardavo togliersi i vestiti.
Teresa abbassando il tubino, si è slacciata il reggiseno mostrando il suo seno sodo e bellissimo.
Anna ha iniziato a leccargli e succhiagli lentamente e delicatamente i capezzoli.
Lei disse: “Ora capisco il tuo entusiasmo quando parlavi del seno di Teresa, è veramente bello ed ha una pelle morbidissima, di velluto. Mi fa impazzire baciarla. Mi immagino già giù come sia delicata e morbida.”
Ero così eccitato che sono quasi caduto dal divanetto su cui ero seduto.
Anna, con una certa malizia, si è tolta il body e, prima di spogliarsi del tutto, si fece accarezzare e baciare il seno da Teresa.
Ero in paradiso. Seduto lì a guardare due bellissime donne che si baciano e si leccano le tette a vicenda!
Anna ha fatto sdraiare la mia ragazza, gli ha tolto le scarpe, gli ha sfilato il tubino e le autoreggenti. Gli ha scostato il perizoma e ha iniziato a leccarle la figa in modo lento e sensuale.
Sentivo il rumore dei colpi di lingua di Anna sul clitoride, sentivo i gridolini di piacere di Teresa, si diffondeva nella stanza l’inconfondibile odore di due corpi che fanno sesso.
Tra una leccata e un dito inserito in profondità nella figa rovente di Teresa, Anna disse: “Avevo ragione, la tua figa è bellissima, il suo profumo è inebriante e non mi staccherei da qui per nessuna ragione al mondo. Sei bellissima.”
Proprio mentre le stava facendo raggiungere l'orgasmo, Anna mi fece cenno di unirmi a loro.
Mi sono sdraiato sul letto accanto e ho leccato le tette della mia ragazza e i suoi capezzoli mentre Anna continuava, dopo avergli fatto scivolare via il perizoma, a leccarle il clitoride ed a infilarle la lingua dentro la figa umida.
I gemiti e i contorcimenti di Teresa mi hanno stimolato un'erezione in piena regola.
Dopo pochi minuti del nostro lavoro, Teresa con un lamento di piacere e con un tremore per tutto il corpo, ha raggiunto un orgasmo potentissimo: “Si … si … siiiiiiii!!! Mi fate morire, continuate …. vi prego continuate …. Oooooohhh …. Vengo! Vengo! …”.
Il mio cazzo stava per scoppiare dentro i pantaloni, Anna se ne è accorta e ha iniziato a massaggiare il rigonfiamento.
Mentre lo faceva, Teresa dopo essersi ripresa dall’orgasmo, si è seduta sul letto e mi ha tolto la maglietta mentre la nostra amica mi ha abbassato i pantaloni per mettere in mostra la mia erezione.
Teresa ha iniziato a baciarmi appassionatamente mentre Anna ha iniziato a leccare e succhiare il mio cazzo duro come la roccia.
Loro due mi hanno fatto sdraiare e Teresa ha cominciato a leccarmi il capezzolo sinistro mentre Anna mi succhiava: “Oh mio Dio! Mi state facendo impazzire!”
Dopo che Teresa ha lavorato un po' sui miei capezzoli, si è avvicinata al mio cazzo e ha iniziato a condividere il pompino con Anna.
Sentire due lingue che lavoravano sulla mia asta mi ha fatto eccitare così tanto che ho dovuto concentrarmi al massimo per non venire immediatamente.
Teresa, prendendo l’iniziativa, ha fatto stendere Anna e ha iniziato a ricambiare la leccata del clitoride.
La mia attenzione si è spostata su Anna, ho iniziato a leccare e succhiare i suoi capezzoli mentre le massaggiavo la parte posteriore della testa.
Dopo aver leccato i capezzoli per un po', mi sono mosso e mi sono posizionato in modo da poter leccare la figa della mia ragazza mentre lei si lavorava Anna.
Faceva molto caldo, oltre all’eccitazione per la situazione anche il clima incideva nell’aumentare le nostre temperature.
Teresa mi ha chiesto se volessi “assaggiare” la nostra amica; quindi, mi sono spostato e mi sono messo in posizione in modo che entrambi le potessimo leccare la figa e il buco del culo.
Teresa aveva preso posizione e, prima un dito e poi con due insieme, ha trapanato, dopo averlo inumidito con la lingua, il suo buco del culo.
Mentre le leccavo il clitoride sentivo le vibrazioni del corpo di Anna, era sempre più eccitata. Con le mani le stuzzicavo i capezzoli duri e prospicenti.
Ad Anna evidentemente la cosa piaceva particolarmente, era tutta un tremore e un insieme di mugolii gli uscivano dalla bocca: “Si, si continuate così, è meraviglioso quello che fate, sto arrivando ….. sto venendo …. Siiiiiiii!!!
Con un sussulto improvviso del corpo è arrivata all’orgasmo e, cosa che non avevo mai visto ha iniziato a spruzzare del liquido dalla sua figa, inondando il mio volto e il letto. Una vera e propria eiaculazione, un liquido denso e biancastro simile allo sperma.
Avevo sentito parlare dello squirting, ma non di questa forma di eiaculazione femminile. Come ci ha spiegato successivamente Anna, è una forma rara di espulsione di liquido da una donna durante o prima di un orgasmo.
La cosa ha molto eccitato Teresa, lei a quel punto voleva sentire il mio cazzo dentro di lei, mi ha fatto mettere supino sul letto, ha posizionato Anna sopra la mia faccia in modo tale che le potessi continuare a leccare e succhiare la umida figa e, quindi, ha iniziato a cavalcarmi.
Mentre lei mi cavalcava, Anna accarezzava e stuzzicava i suoi capezzoli baciandola appassionatamente in bocca.
Teresa mi ha cavalcato finché, all’apice del piacere, ha urlato per un orgasmo impetuoso: “Si …. siiiii …. Vengo! …. vengooooooo!!!!”
Le sensazioni che provavo erano incontrollabili e con un urlo di piacere intenso dissi: “Vengooooo! ….. vengoooo! …. non fermatevi vi prego, sto impazzendo … godooo!!!”
Con un vibrare del corpo ho inondato la figa di Teresa che, come gli avevo chiesto, non si era fermata dopo il suo orgasmo.
Anna continuava a baciare e accarezzare Teresa. Lei, dopo ver assaporato il mio sperma caldo, è scesa dal mio cazzo dicendo: “Cara, ora è il tuo turno, devi assaporare la sua verga, se ti va.”
Lei, senza aggiungere nulla, per prima cosa ha preso in bocca il mio cazzo ancora pieno di sborra e semi duro, con una maestria eccezionale lo ha leccato e succhiata per cui, in pochissimo tempo era di nuovo in erezione.
Quindi, saltandomi addosso, ha iniziato a cavalcare il mio cazzo mentre Teresa mi baciava e mi mordicchiava il collo e i capezzoli.
Poi si è rivolta verso Anna ha iniziato a baciarla e a succhiarle le tette mentre lei mi cavalcava.
Sentire la sua figa andare giù e su per la mia verga mi stava portando ad un nuovo orgasmo, gli ho chiesto di rallentare per far durare di più la mia erezione.
Lei per tutta risposta, con una mossa che non pensavo potesse fare, si girò di spalle e, allargando le bellissime e sode chiappe, appoggiò il suo buco del culo sul mio cazzo e disse: “Voglio sentirti dentro il mio ano, voglio godere con il tuo cazzo dentro il mio culo. Sfondami ti prego!”
Invito che non potevo non accettare, con un movimento del bacino, inarcando la schiena, spinsi il mio cazzo nel suo buco.
Con una certa meraviglio notai che, al contrario delle sesso anale praticato con Teresa, la resistenza alla penetrazione era molto labile e il mio cazzo è penetrato quasi facilmente dentro Anna. Era evidentemente una pratica sessuale da lei molto usata.
Lei al contatto del mio cazzo dentro il suo ano ha iniziato ad andare su e giù con una forza impressionante.
Teresa ci osservava con un volto che faceva trasparire tutta la sua eccitazione.
All’improvviso, anche per la masturbazione che lei effettuava sul suo clitoride, con un urlo di goduria che è riverberato per tutta la stanza, Anna ha raggiunto un intenso orgasmo: “Ooohhhhh! …. Godo! ….. godooooooo! …... sfondami il culo ti prego vienimi dentro!!!”
Sentivo le pareti del suo sfintere stringersi e vibrare per un tempo lunghissimo. Il suo volto faceva trasparire tutta la sua goduria del momento.
Una volta venuta, rimase sul mio cazzo dicendo a Teresa: “Voglio farlo venire dentro di me se per te non è un problema, voglio sentire la sua sborra scaldarmi il culo.”
Teresa con un cenno del capo annuì.
Anna iniziò a cavalcarmi con una intensità che mi lasciavano poco tempo prima di godere.
Saltava quasi sul mio cazzo fino a quando, prima che me ne rendessi conto, sono esploso in un orgasmo così intenso che pensavo che il mio cuore si sarebbe fermato.
Dissi: “ Vengo! vengoooo! Dai continua fammi morire dal piacere.”
Dopo queste parole il mio cazzo ha inondato di sperma il culo di Anna, come lei aveva chiesto.
Dopo un po' si è alzata e assieme a Teresa hanno continuato a leccarmi e succhiarmi il cazzo.
Una mi leccava l'asta mentre l'altra mi mordicchiava le palle e succhiava la cappello. Sensazione eccezionale.
Dopo che ci siamo tutti calmati, ci siamo adagiati nel letto per rilassarci con me al centro che li abbracciavo entrambi.
Prima che ci addormentassimo per un breve sonnellino, l'ultima cosa che ricordo è stato guardare il soffitto e pensare: "Wow, non pensavo potesse essere così intenso il sesso con due donne!"
Dopo questo breve incontro non avemmo più la fortuna di stare insieme ad Anna in altre occasioni, la distanza purtroppo non ha consentito una relazione duratura, ma il ricordo di quelle poche ore trascorse insieme è rimasto impresso per lungo tempo nelle nostre menti.
20
0
1 anno fa
Al2016,
62
Ultima visita: 4 ore fa
-
Il mio ragazzo è bisex.
Mi chiamo Rita, ho 24 anni, di media statura, mora, capelli corti a caschetto, occhi scuri, un seno non troppo grande, appena una seconda, un bel culetto e le gambe non troppo lunghe, ma ben proporzionate al resto del corpo. Da due anni, sono fidanzata con Lucio, un bel ragazzo di due anni più grande di me. È più alto, biondo ed occhi azzurri, fisico molto scolpito. È il personal trainer in una palestra e, fra le gambe, ha anche una buona dotazione. Da quando siamo insieme, non mi ha mai dato motivo di esser gelosa. Ovvio, con il suo lavoro, ci sta che qualche bella puledra voglia scoparselo, eppure lui non mi ha mai dato motivo di dubitare sulla sua fedeltà, nulla! Così è sorto in me il sospetto che fosse bisessuale. Lui non mi ha mai detto niente, eppure, il presentimento l’ho avuto, soprattutto dopo che un pomeriggio ho avuto modo di usare il suo computer per emergenza e mi si è aperta una pagina web di un sito gay. Inizialmente ho pensato potesse esser una pubblicità indesiderata, poi, sfogliando la cronologia, ho notato diversi siti del genere, ma non ne ho parlato con lui, almeno non subito. Mi son messa ad esplorare le varie pagine e i video che ho visto, non solo mi hanno eccitato, ma dentro di me è maturata l’idea di provare insieme un'esperienza diversa, più coinvolgente. Una sera stavamo facendo sesso, ho pensato che avesse provato piacere se gli avessi leccato l’ano e così ho fatto.
«Sì, bravissima! Dai, continua che mi piace!»
Il suo cazzo era durissimo! Mi sembrava anche più grosso del normale e, dopo che mi ha scopato, mi son girata e gli ho offerto il mio culetto.
«Dai, mettilo nel culo! Voglio che me lo sfondi per bene!»
Mi ha pompato a lungo, poi quando è venuto ha goduto tantissimo. Dopo esserci rilassati, io ho ripreso a succhiargli il cazzo ancora molle, ma che è diventato durissimo, appena gli ho infilato un dito nel culo. Mi son convinta che il suo più grande desiderio era quello di averlo pieno. Ho sollevato lo sguardo e lui, con un po’ di imbarazzo, ha preso a mugolare di piacere.
«Accidenti, mi fai impazzire! Dai, non ti fermare!»
Allora ho aggiunto un secondo dito ed ho preso a scoparlo velocemente, mentre continuavo a succhiargli il cazzo, che è esploso nella mia bocca.
«Sento che ti piace avere il culo stimolato da un dito e mi chiedevo se ti piacerebbe scopare con un ragazzo. Involontariamente ho trovato nel tuo computer delle pagine di video gay e mi son eccitata all’idea di te che ti fai inculare davanti a me.»
«Sì, è vero, mi piacerebbe molto, anche se non ho mai avuto il coraggio di parlartene. Una sera, in palestra, due si sono scopati a vicenda, convinti che non vi fosse nessuno. Quella scena mi ha eccitato e, da allora, sento il desiderio di provare una simile esperienza, ma, per amor tuo, non l’ho mai realizzata e nemmeno te ne ho parlato, in quanto ero convinto che a te potesse dar fastidio se mi facessi sfondare il culo da un bel maschietto.»
Gli ho sorriso, baciandolo, e poi gli ho chiesto se aveva in mente qualcuno con cui fare una simile esperienza. Lui ha stretto le spalle ed ha ammesso che gli sembrava piuttosto complicato trovare qualcuno con cui scopare, in considerazione che non avrebbe voluto coinvolgere nessuno di quelli che conosceva. Avrebbe preferito una cosa più intima e discreta. Inoltre era sempre deciso a vivere questa esperienza solo e sempre con me, ora che mi ero detta disponibile. Ci ho riflettuto un po' e poi gli ho detto che conoscevo un bel ragazzo, che lavorava nel bar sotto il mio ufficio e sapevo per certo che era gay. Volendo lo avrei potuto contattare e cercar di capire se fosse interessato a partecipare ad una cosa del genere. Lucio mi ha abbracciato e mi ha detto che gli sarebbe davvero piaciuto.
Il giorno dopo, ne parlai con Daniele, il barista.
«Sai ho una persona che vorrebbe provare una prima esperienza bisex, ma vorrebbe che tutto avvenisse, oltre che in mia presenza, anche in modo dolce e quanto mai discreto. Tu saresti disponibile a fargli vivere una simile esperienza?»
Daniele mi sorrise e poi, sottovoce, mi diede la sua disponibilità.
«Certo che sono disponibile. Non sai quanto mi piace iniziare un maschio al piacere bisex. E poi, se ci sei anche tu, la cosa mi eccita di più. Faccio credere a tutti che sono gay, ma, in realtà, sono un bisex anch’io e se c’è da leccare una bella patatina, non mi tiro indietro.»
Ci siamo accordati per vederci la sera dopo a casa sua, pronti a goderci questa esperienza. Lucio sembrava un po’ nervoso e, appena entrato e fatta la conoscenza di Daniele, ha accettato il drink che ci ha offerto. Lo ha bevuto tutto d’un fiato, per poi guardarmi con l’aria un po’ smarrita. Forse non era molto convinto, cosi mi sono inginocchiata davanti a lui e gli ho subito succhiato il cazzo. Lui era seduto sul divano, di lato a Daniele e, allora, l'ho esortato a fare la stessa cosa al mio amico.
«Dai, succhialo anche a lui!»
Dopo un attimo di incertezza, glielo ha tirato fuori ed è rimasto stupito da quanto fosse grosso e lungo, sicuramente più del suo.
«Accidenti che bella mazza che hai!»
Io ho avuto un fremito fra le cosce e mi son bagnata al pensiero di averlo dentro, e la stessa cosa deve aver pensato il mio ragazzo, perché ha iniziato a spompinarlo per bene; intanto continuavo a farlo anche io su di lui e mi sembrava che anche il suo fosse lievitato. Dopo un po', Daniele ci ha inviato a spostarci in camera da letto e, in un attimo, ci siamo trovati, tutti e tre, nudi sul letto. Ho visto lo sguardo di Daniele compiaciuto allorché quando mi son sdraiata nuda sul letto e poi lui si è inginocchiato dietro Lucio ed ha iniziato a lubrificare il suo culetto. Ha applicato della crema, mentre Lucio continuava a succhiargli il cazzo. Anch’io mi son avvicinata e, per un po', l’ho preso in bocca: era enorme! Poi Daniele mi ha chiesto di sdraiarmi sotto Lucio e di succhiargli il cazzo, mentre lui mi avrebbe leccato fra le cosce. Un bel 69 caldo, per godere tutti insieme. Una volta che ci siamo posizionati, Daniele ha appoggiato il suo palo al forellino del culo di Lucio e poi, inesorabilmente, glielo ha spinto tutto dentro. All’inizio, Lucio ha provato un leggero fastidio, ma subito dopo ha goduto tantissimo, come un porco.
«Piano, cazzo, come sei grosso! Mi stai aprendo in due! Fa piano che mi piace! Dai, continua!»
Daniele l’ha afferrato per i fianchi e, se all’inizio ci andava giù piano, man mano lo sbatteva sempre più forte.
«Che bel culo stretto! Te lo sfondo tutto! Ti spacco!»
Naturalmente più gli dava colpi sempre più forti e più lui mi leccava. Alla fine gli son esplosa in bocca e lui mi è venuto sulla lingua, mentre Daniele continuava ad affondare il cazzo nel culo del mio ragazzo con sempre maggior ritmo. Veder scopare Lucio, mi ha eccitato e, nello stesso tempo, mi sentivo un po’ gelosa. Però era bellissimo veder quel cazzo che lo stantuffava e, ogni tanto, con la lingua, andavo incontro a quelle sue palle belle gonfie, finché è stata la volta di Daniele di godere. Lo ha tirato fuori, si è girato e gli ha presentato il cazzo in bocca.
«Dai, bevi e ingoia la sborra del primo cazzo che ti ha sfondato il culo!»
Ho visto Lucio stringere la cappella fra le labbra e ricevere in bocca tutta la crema che Daniele gli scaricava ad ogni schizzata. Poi lui mi ha guardato ed io l’ho baciato e mi son sentita ricevere in bocca un po’ di quella crema, che ho assaporato con piacere. Siamo rimasti distesi e poi abbiamo parlato un po': Daniele gli ha detto che anche a lui sarebbe piaciuto sentirlo nel culo, cosa che Lucio ha fatto, dopo che io e Daniele gli abbiamo fatto di nuovo tirare il cazzo.
È stata una bella serata. Credo che Lucio non abbia mai goduto tanto, così abbiamo deciso di ripetere questa esperienza: compreremo uno strap on, così potrò sfondarlo anche io. Inoltre Daniele ci ha detto che, la prossima settimana, sarà ospite, a casa sua, una coppia molto speciale: lei, una trans bellissima con la sua compagna, una lesbica fantastica!
Non vedo l’ora di vivere anch’io questa nuova esperienza.
20
1
1 anno fa
baxi18, 55
Ultima visita: 19 ore fa -
Con le corna mi scopro bisex.
Mi chiamo Paolo, ho 48 anni e da circa 25 anni sono sposato con Daniela, che ha 45 anni. Sono di media statura, un po’ calvo e con un principio di pancetta, dovuta all'attività lavorativa sedentaria: sono un impiegato di banca. Daniela è una bella donna. Cura molto il suo aspetto con lunghe camminate e molto sport in generale. Un po’ più alta di me, bionda, occhi chiari, un gran bel seno generoso ed un culo tonico e alto. Circa tre anni fa, ho iniziato ad accusare problemi cardiaci, di natura genetica. La terapia intrapresa, ebbe a compromettere la mia virilità: non avevo più un'erezione tale da far godere mia moglie. Sapendo quanto a mia moglie piacesse scopare, questo fatto mi ha fatto sentire inutile come compagno di letto, ma lei, da vera innamorata, ha accettato di dover rinunciare alla sua vita sessuale. Non tollerando questo stato di cose, ritenendolo ingiusto per il suo equilibrio psicofisico, le ho proposto di sostituirmi con un altro uomo.
«Trovati un maschio che ti faccia godere, così, almeno tu, puoi ancora usufruire del piacere del sesso.»
Come risposta, mi fu detto che non era interessata.
«Cosa?! Ma scherzi o sei serio? Non mi interessa. Sto bene così!»
Nonostante tutto, con una mia paziente azione di convincimento, alla fine son riuscito a farle capire che aveva bisogno di divertirsi un po'.
«Va bene, ci penserò! Anzi, pensaci tu, visto che lo vuoi quasi più di me!»
In effetti sembrava proprio così. Ne abbiamo parlato ed abbiamo persino stabilito un certo percorso, che ci avrebbe portato ad incontrare la persona prescelta e ciò che le sarebbe piaciuto fare con lui. Insieme abbiamo esplorato molti siti di incontri e, alla fine, la scelta è caduta su di un tizio, di nome Marco, di 40 anni, perché lei non voleva che fosse troppo giovane.
Lo abbiamo contattato e, dopo qualche telefonata ed una video chiamata, in cui lei ha potuto ammirare il candidato, abbiamo deciso di incontrarlo.
Daniela si era sentita intrigata dalla bellezza di Marco.
«È un uomo più giovane, molto bello, con cui sarà molto piacevole parlare.»
Non essendo mai stata con un altro uomo oltre me, quando abbiamo deciso di incontrarlo il sabato successivo, lei era piuttosto tesa e spaventata.
«Mi sento brutta e inadeguata: pensi che sarò di suo gradimento? E se non dovessi piacergli?». Ho dovuto tranquillizzarla.
«Stai tranquilla! Sei una bella donna e, quindi, non hai motivo di preoccuparti: vedrai che gli vai benissimo. Se poi lui non dovesse rispondere alle nostre aspettative, pazienza: ne troveremo un altro.»
Abbiamo deciso di incontrarlo in un bar, a poca distanza da casa nostra. È arrivato puntuale e si è presentato.
«Piacere, Marco. Complimenti, sei davvero molto bella, meglio di quanto si poteva immaginare.»
Subito l’atmosfera si è stemperata e Marco che, all’inizio era un po’ teso, ha subito messo Daniela a suo agio. Li ho osservati e, dentro di me, morivo dalla voglia di vedere questo maschio prender mia moglie. Dopo un drink, ci siam resi conto che per noi era la persona giusta e, essendo anche noi graditi a lui, lo abbiamo invitato a casa nostra. Una volta giunti, li ho lasciati soli, adducendo che dovevo controllare una certa cosa sul mio pc. Avevo sentore che fossero già sufficientemente complici.
«Andate pure in camera, che arrivo. Controllo una mail e vengo da voi.»
Ho ricevuto un sorriso, soprattutto da lei, che era tutto un programma, e si son diretti lì. Ho aspettato circa 15 minuti ed ho guardato dentro. Daniela aveva il suo cazzo in bocca. Era il cazzo più lungo e grosso che avessi mai visto. Mia moglie riusciva a prender in bocca solo la punta. Ho avvertito un brivido lungo la schiena ed uno strano dolore nel petto. Vedevo mia moglie che ora, per davvero, mi faceva cornuto. Lo so: ero stato io a volerlo e ne ero consapevole, ma ciononostante provavo un dolore fortissimo e, nello stesso tempo, mi sentivo più che felice. Lei avrebbe goduto ed io ne sarei stato contento e partecipe. Marco le ha lasciato tutto il tempo di assaggiare per bene il suo membro, poi l’ha girata, si è sdraiato su di lei ed ha iniziato a baciarla. Ho notato con quanta passione si son baciati. Si stavano baciando come avrebbero fatto degli amanti di lunga data. L’atmosfera era incandescente. Avrei dato non so che per avere, a mia volta, una buona erezione, ma non si è mosso nulla nelle mie mutande. Dopo un po', l'ha girata. Lui era disteso supino, lei era al suo fianco, continuando ancora a baciarlo. Lui le ha sussurrato qualcosa. Lei ha guardato me e poi lui ed ha annuito con la testa. La voce di Daniela ha rotto il silenzio della stanza.
«Amore, avvicinati e leccagli il cazzo!»
L’ho guardato con un attimo sgomento. Non ho mai fatto niente del genere prima, ma il pensiero mi eccitava, anche se solo nella mia mente.
Daniela ha ribadito il suo ordine.
«Entrambi desideriamo vederti succhiare il suo cazzo!»
Mi son passati per la testa, 1000 pensieri, di ogni genere, ma la cosa principale a cui pensavo, era di esser incluso in quel gioco di sesso. Sono andato subito sul letto, mi sono sdraiato accanto a loro ed ho preso il suo cazzo in bocca. Dopo un istante di incertezza, l’ho afferrato e ne ho sentito la consistenza: era durissimo. Il suo cazzo era grande, molto grande e ne ho accolto in bocca quanto più potevo. Loro hanno ripreso a baciarsi e mi guardavano, mentre io mi lavoravo bene la verga dell'amante di mia moglie. Poi lui mi ha fatto smettere. Ha afferrato Daniela, l'ha fatta distendere supina e, con un movimento veloce, si è posizionato fra le sue cosce aperte ed ha fatto scivolare il cazzo nella fica bagnata di mia moglie. All'inizio lei ha emesso un piccolo grido, poi un gemito, che si è trasformato rapidamente in un mugolio di piacere.
«Oooooh, uuhhhmmmmmm! Piano! Mi sfondi! Sì, dai, mi piace!»
Ha iniziato a sbatterla ed aumentava il ritmo sempre di più. Potevo vedere il suo enorme cazzo entrare e uscire dalla fica stretta di mia moglie. Ha preso a farla godere in continuazione. Lei era sconvolta e godeva, incitandolo a scoparla sempre più forte.
«Sì, dai, così! Mi piace! Dai, vengo! Ancora, vengo!»
Ha cambiato posizione. L’ha presa e fatta sistemare su di sé. Impalata su quella verga, Daniela ha goduto molto intensamente. Poi hanno cambiato di nuovo posizione: lui l'ha fatta sistemare carponi, mi ha ordinato di mettermi sdraiato sotto di lei, con la bocca sulla sua fica, mentre lui la prendeva da dietro. Così potevo vedere quella enorme verga entrare e sfondare la fica di mia moglie. Lei ha avuto un altro orgasmo e, a quel punto, lui ha dato dei colpi fortissimi, duri e veloci, fino a che è rimasto immobile, piantato dentro di lei. Stava sparando il suo sperma dentro di lei. Sembrava non finire mai, continuava a venire e venire. Poi si è sfilato ed una cascata di sborra è colata dalla fica slabbrata di Daniela ed è finita anche sul mio viso. Ho aperto la bocca e l’ho leccata con piacere, mentre lui si è disteso accanto a lei. Hanno ripreso a baciarsi, mentre io ripulivo tutto la crema che sgorgava da quella voragine, che era diventata la fica di mia moglie. Mi son tolto e loro hanno ripreso a toccarsi ed eccitarsi, come se non esistessi. Poi lui mi ha detto di succhiarlo di nuovo. Questa volta l'ho fatto, senza nessuna esitazione. Mi piaceva. Ero ebro di paciere, seppur con il cazzo moscio, la cosa mi eccitava moltissimo.
Succhiami il cazzo, impotente e cornuto. Lo abbiamo capito che ti piace e allora, datti da fare. Ho ripeso a svolgere il mio compito succhiandolo avidamente, segandolo con molta destrezza. Ad un tratto lui si è irrigidito, ha guardato Daniela e poi mi ha sborrato in bocca.
«Accidenti! Succhia quasi meglio di te! Sono sicuro che con voi due mi divertirò tantissimo! Non saprei dire se sei più zoccola tu o lui!»
Mi ha riversato una bella quantità di crema in bocca, tanto che non son riuscito a contenerla tutta. Ho iniziato ad inghiottirla, aveva un sapore agrodolce. Non volevo perder nulla ed ho continuato a deglutire, finché non l’ho ingoiata tutta. È stato meraviglioso.
Da quella prima volta lui è diventato il bull fisso di mia moglie e, da allora, tutti insieme, giochiamo bene.
Mi hanno sempre permesso di pulirla dopo che lui ha finito di schizzare il suo sperma dentro di lei.
Lei lo adora ed io sono l'uomo più felice del mondo.
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1 anno fa
baxi18, 55
Ultima visita: 19 ore fa -
Sesso con l'infermiera
Un infortunio al ginocchio capitato durante una partita, dopo vari controlli mi costringe a un piccolo intervento chirurgico: niente di grave, roba da tre o quattro giorni in ospedale.
Appena arrivato iniziano con prelievi e domande di rito.
E qui inizia il viaggio…. arriva Francesca, infermiera di circa trent’anni. Moooolto carina, capelli lunghissimi neri raccolti in una coda di cavallo. Ha occhi neri, svegli e profondi ed emana una sensualità pazzesca. Penso che non è proprio il momento di notare certe cose e cerco di rilassarmi…
Mi dice che prima dell’intervento dovrà depilarmi per motivi igienici e pratici… lì per lì annuisco senza darci peso. Dopo circa mezz’ora rientra con la macchinetta e inizia a rasarmi le gambe, poi più sù fino all’inguine. Io mi irrigidisco, lei sorride e mi dice “non preoccuparti, sono abituata, non ti faccio male e non te lo sciupo!”
Sorrido anch’io imbarazzato.
Me lo prende in mano, quasi lo soppesa (per fortuna sono in una stanza singola) e pian piano, con una delicatezza mai provata, mi depila tutto intorno al cazzo, palle comprese, fino all’ombelico, e succede…
Si rizza, e non poco, mi sa che son diventato rosso fuoco e invece diventa sempre più duro.
Sono senza parole…. è davvero un erezione da guinness…con una vocina fioca riesco solo a dire …”scusa, scusami davvero tanto”.
Resto a bocca aperta e la osservo mentre continua… lei alza lo sguardo, mi fissa e me lo prende in mano e lo stringe…”Hai un bel cazzo Marco! Ora pensiamo all’operazione, poi ne riparliamo”.
Sarà anche un luogo comune, ma l’idea dell’infermiera, in un ambiente ovattato, è davvero una delle situazioni più eccitanti. Davvero non me l’aspettavo!
Poi mica sono bellissimo, forse ho un fisico atletico, ma niente di che. Certo ho il cazzo grosso, lungo e grosso, ma non credo basti quello, poi sono sposato, ho mille problemi col lavoro (come tutti) eppure, nonostante mi debba anche operare, adesso non riesco a pensare a nient’altro…
Mi sveglio dall’anestesia, Francesca è lì.
“Buon giorno Marco, come ti senti?”
“Completamente rintontito, ma bene, un po’ di dolore al ginocchio”
“È normale, adesso ti daremo antidolorifici e un pizzico di morfina”
Le ore passano veloci nel dormiveglia, passa il chirurgo e mi assicura che l’operazione è perfettamente riuscita, fra tre giorni mi rimandano a casa.
Francesca ogni ora passa a controllare, mi dice cose carine, mi prende in giro e mi fa ridere.
Non so perché ma oggi si intravedono particolarmente le sue forme sotto gli abiti da lavoro, ha due tette grosse e ritte e un culo tutto da mordere, non secco, non palestrato, un culo vero dove perdersi. Viene a salutarmi prima del cambio turno.
“Mi sono fatta cambiare il turno, così domani faccio la notte “Si avvicina, mi bacia sulla fronte, poi scende e ci troviamo faccia a faccia a pochi millimetri, prendo coraggio, allungo una mano e le prendo la vita tirandola a me, la bacio sulla bocca, a lungo, sento che la apre e tira fuori la lingua, facciamo una pomiciata pazzesca, roba da adolescenti.
Se ne va, mi tasta il pacco e trovandolo duro sorride.
“A domani”
La notte è infinita, fra dolori e il pensiero di Francesca mi addormento all’alba.
Al mattino sto meglio e sono affamato, inizio a smaltire l’anestesia e tutto il resto del cocktail. Fra analisi e visite la giornata scorre via veloce.
Ed eccola che arriva: ho quarantadue anni ma adesso mi sento un diciottenne alle prime armi. Sempre più bella e tirata, continuano gli ammiccamenti e i sorrisi.
Verso l’una di notte entra in camera, mi dice di stare tranquillo che si è messa d’accordo con le colleghe. Si siede sul letto e iniziamo a baciarci, le lingue in gola, le mie mani la esplorano. Si spoglia, è ancora più bella di come immaginavo. Si sdraia accanto a me e ci masturbiamo a vicenda. Io me lo sento gonfio e duro, lei è bagnatissima. Si gira e facciamo un sessantanove storico. La lecco tutta, il clito, le grandi labbra, le infilo la lingua nel buco del culo. Lei me lo sta ingoiando mentre mi massaggia energicamente le palle.
Si volta e continua a succhiarlo mentre si infila due, tre dita dentro da sola.
Adesso ci muoviamo con più naturalezza e armonia, i baci e le carezze si alternano a morsi e strizzate di capezzoli.
Mi mette la in bocca quelle mammelle enormi e perfette. Le succhio a lungo. Le piace!
Si alza e prende dalla tasca i profilattici…
“Ho preso gli XL…”
Sorrido mentre lo calza…
Si siede sopra di me…
Ci sputa e lo avvicina…
È caldissima, infuocata. Lo infila fino in fondo e inizia a cavalcarmi con energia, andiamo avanti e mi chiede se riesco a prenderla a pecorina. In equilibrio su una gamba e con lei a pancia in giù sul letto. Che spettacolo!
La lecco ancora e inizio con dei colpi più forti alternati a movimenti più lenti. Mi dice che viene, mi fa impazzire Leviamo il profilattico e continuiamo col sessantanove finché viene nuovamente. Anch’io le esplodo in gola. Restiamo fermi in quella posizione continuando a leccarci… Poi si mette accanto a me. Parliamo sottovoce.
È il momento delle coccole…non sento più dolore o fastidio al ginocchio. È passata un’ora credo. Mi lascia riposare…
La mattina dopo sono in condizioni pietose, dolori ovunque, passa il chirurgo. Mi trova stranamente la gamba affaticata, mi consiglia di restare qualche giorno in più in osservazione…OTTIMO!!!!!!!!
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1 anno fa
Tausirio,
21
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L'ho fatto cornuto con un vecchio amico
Mi chiamo Claudia una donna di 48 anni, di media statura, mora, occhi scuri quarta di seno, ventre abbastanza piatto, cosce lunghe ed un bel culo a mandolino; sono sposata con Luigi da vent'anni.
Siamo professionisti con istruzione universitaria ed abbiamo una vita abbastanza normale. Circa un mese fa però, è avvenuto un fatto che ha cambiato la nostra vita ed è questa la storia che mio marito ha voluto raccontassi.
Prima di conoscere e sposare Luigi, ho frequentato, per circa un anno, un altro uomo, Marco. Era alto e muscoloso, aveva i capelli chiari, decisamente biondi, e dolci occhi scuri, insomma un bell'uomo. Il suo aspetto particolare non passava certo inosservato e, soprattutto, era molto ambito dalle donne, perché la sua dotazione era decisamente fuori dal comune.
Marco ha, fra le gambe, un membro lungo circa 24 cm. con una circonferenza davvero notevole, che sapeva usare benissimo e, con lui, una donna poteva provare la differenza che c'era tra gemiti di passione e grida di dolore, oltre ad essere un amante formidabile.
Quando facevamo sesso, Marco mi faceva sempre venire più volte. Non credo ci sia mai stata un'occasione in cui anche lui non sia venuto almeno tre volte, con enormi quantità di sperma.
La nostra storia ebbe a durare circa un anno, perché il nostro scopo era rivolto al solo sesso senza vincoli, né legami di sorta, e, di quel periodo, dentro di me, ho tenuto un bellissimo ricordo che ancora conserva con piacere.
Dopo un po' di tempo che io e Luigi stavamo insieme, dopo aver fatto sesso avevamo preso la simpatica abitudine di parlare, raccontando le storie di persone con cui avevamo fatto sesso prima di incontrarci. I nostri racconti erano sempre abbastanza ricchi di dettagli, trovando questo gioco particolarmente eccitante. Luigi amava molto conoscere certe storie nei minimi dettagli, insomma si eccitava a sapere delle mie scopate con Marco. Più di una volta, mi ha confessato che, se mai avessimo incontrato Marco, avrebbe voluto diventare suo amico e sarebbe stato contento se anch'io avessi, in qualche modo, ripreso la nostra amicizia. Alla fine, mi ha confessato anche che per lui sarebbe stato molto bello, se una sera fossi tornata a casa e gli avessi raccontato di aver scopato ancora con Marco.
Naturalmente questo era solo un suo desiderio, anzi una sua fantasia, e tale sarebbe rimasta perché l'amico, da tempo, si era trasferito in un'altra città, molto distante da noi. Tutto questo avveniva nei primi anni di matrimonio, poi, con il passare degli anni, i nostri discorsi sulla fantasia di vedermi scopare con Marco si sono diradati e la nostra vita ha preso a scorrere sui binari della assoluta normalità e il sesso tra noi, anche se buono, non è vigoroso come una volta.
Un mese fa, ho partecipato ad un convegno in un hotel di una grande città, non lontana la casa mia. È stato un convegno molto noioso, cui, però, ho dovuto partecipare obbligatoriamente, e si sarebbe protratto per l'intera giornata, che mi sembrava non voler mai finire.
Mentre tornavo dal pranzo di lavoro, percorrendo uno stretto corridoio, un uomo è uscito da una porta laterale e mi è quasi venuto a sbattere contro. Giusto il tempo per scusarmi della appena evitata collisione e sono rimasta scioccata: ero faccia a faccia con Marco!
Anche lui si mostra non meno sorpreso di me ed abbiamo iniziato a parlare, riferendoci l'un l'altro di ciò che era accaduto in tutti questi anni di lontananza. Gli ho parlato di me, dicendogli che era sposata da quasi una ventina d'anni e che avevo due figli.
Lui mi ha detto che, da poco, si era di nuovo trasferimento nella nostra regione e che aveva casa a circa una trentina di km da casa mia; che era presente in città, perché stava organizzando una manifestazione per un grosso partito politico, che avrebbe avuto luogo fra qualche giorno. Mentre parlavamo, ho notato quanto fosse ben vestito e che era ancora attraente come sempre. Il suo fascino, il suo carisma, non era per niente cambiato, anzi, con il tempo, era cresciuto ancor più. Mentre lo ascoltavo, mi son resa conto che i ricordi, che la sua presenza faceva emergere in me, mi stava facendo bagnare fra le cosce in maniera tanto copiosa da esserne veramente stupida. Così mi sono ritrovata ad usare un tono più civettuolo, un linguaggio decisamente più sensuale, che mi ha portato ad avere un atteggiamento abbastanza languido e sensuale, direi proprio molto disponibile.
Mi sentivo di nuovo profondamente attratta da quel maschio che, in passato, mi aveva fatto veramente impazzire. Anche Marco stava inviando segnali inequivocabili di ampio gradimento e, mentre in me aumentava l'eccitazione, la mente si è rifiutata di pensare ad altro che non fosse il desiderio forte di avere ancora quel maschio dentro di me.
Siamo andati avanti per un po' a parlare e Marco, alla fine, ha sorriso e ha detto che non gli riusciva di non pensare alle volte in cui eravamo stati insieme. Senza nessuna remora, anzi proprio da sfacciata, gli ho confessato che ci stavo pensando anch'io, con ciò aprendo alla possibilità di divertirci come ai vecchi tempi, prendendo una strofa.
Senza pensarci su due volte, gli ho detto di sì. Ho aspettato nel corridoio per quelle che sembravano ore, mentre Marco prendeva la stanza.
Ricordo di aver pensato che, in quel momento, indossavo l'intimo meno sexy che possedevo, mentre mi sarebbe piaciuto poter sfoggiare un intimo molto più erotico.
Quando stavo con lui, mi ero sempre vestita con un intimo molto sexy, cosa che aveva sempre apprezzato. Mentalmente ho preso ad elucubrare com'era far sesso con lui e, soprattutto, quanto fosse bello. Mentre ci avviavamo verso l'ascensore, ricordo di aver pensato che avremmo potuto imbatterci in qualcuno che ci conosceva, però, nello stesso tempo, la cosa mi eccitava in maniera così forte da farmi quasi tremare le gambe. Quando le porte dell'ascensore si son chiuse, Marco mi abbraccia e mi dà un lungo bacio, carico di passione. Mi ha trasmesso una sensazione di calma assoluta, facendomi sentire scevra da ansia, perché l'unico intento che volevo tracciare era quello di appagare l'eccitazione che mi stava facendo bagnare in maniera incredibile. Appena entrati, la porta si è automaticamente chiusa dietro di noi. Mi son resa conto che ero sola con Marco e stavo per realizzare la fantasia che era non solo mia, ma anche di Luigi. Stavo tremando e son sicura che Marco se ne sia accorto. Mi disse di rilassarmi, mi avvolse tra le braccia e mi baciò appassionatamente.
Sdraiati sul letto, ci siamo abbracciati ed abbiamo cominciato a baciarci avidamente, quasi a voler recuperare il tempo perso e così ho dimenticato di aver paura, di esser tesa, e mi sono lasciata andare fra le sue braccia. Marco mi ha sbottonato la camicetta ed ha lasciato che la mia mano vagasse fino al suo inguine. Il suo cazzo era grosso e duro come lo ricordavo e l'ho accarezzato da sopra i suoi pantaloni. Lentamente Marco mi ha tolto la camicetta, poi mi ha fatto alzare in piedi e mi ha slacciato la gonna, lasciandola cadere per terra. Ero un po' imbarazzata, mentre mi trovavo di fronte a lui; ero consapevole che due gravidanze avevano lasciato il segno sul mio corpo, rispetto alle volte che mi aveva visto nuda e, forse, non ero più attraente come poteva ricordare.
Lui, invece, incurante di ogni cosa, ha continuato a denudare il mio corpo ed ha provato molto piacere nel vedere i miei seni liberi, che ha subito preso a baciare, succhiandomi i capezzoli duri. Mentre godevo delle sensazioni che mi dava la sua bocca sui miei seni, ho preso a denudarlo e, una volta sfilati i suoi indumenti, mi sono trovata davanti al viso il suo bellissimo fallo enorme, grosso, teso e duro.
Mi apparve enorme proprio come lo era la prima volta che lo vidi. Ne ho subito preso la punta in bocca e l'ho succhiata, mentre accarezzavo l'asta.
Gemette e chiuse gli occhi e, mentre succhiavo e leccavo quel bel cazzo, gli carezzavo le palle. Mi leccai la punta del dito e gliela spinsi delicatamente nel culo: sapevo che lo adorava.
Mi ha lasciato fare per qualche minuto, poi mi ha sollevato e dopo avermi completamente denudata, mi ha adagiato sul letto e mi son ritrovata lì con la figa bagnata in attesa, mentre lui era in piedi sopra di me con il suo cazzo duro che gli ondeggiava davanti.
Lo, non vedevo l'ora di sentirlo volevo dentro di me, ma tornando con la mente al passato, mi son ricordata che lui non me l'avrebbe dato subito, perché era sua consuetudine farmi godere a lungo e bene, con la lingua, prima di penetrarmi. Marco ha usato magnificamente la sua lingua per stuzzicare il mio clitoride e sondare, sia il mio culo stretto che la figa. Era conscio delle sue capacità a farmi godere a lungo e, mentre mi massaggiava il clitoride con la lingua, ha fatto scivolare il dito indice nella mia figa.
Ha iniziato con un movimento avanti/indietro lento, ma continuo. È stato meraviglioso! Dopo un paio di minuti, mi ha inserito un secondo dito e, dopo averlo abbondantemente bagnato, l'ha tirato fuori dalla mia figa ed ha iniziato ad inserirlo nel mio sedere.
Ben presto mi son ritrovata con un dito in figa ed uno nel culo, mentre lui insisteva con la lingua sul mio clitoride. Non c'è stato molto tempo prima che raggiungessi un orgasmo forte e intenso, che ho urlato con tutta la voce che avevo in corpo. È stato bellissimo e non ho dato importanza al fatto che qualcuno potesse sentirmi godere così forte.
Mi ha lasciato assaporare per un lungo istante tutto il piacere provato e, per fare questo, ci siamo sdraiati sul letto, coccolandoci, finché non mi son ripreso.
Volevo ricambiare il piacere provato, ma il cazzo di Marco era troppo grande per entrare in bocca per un pompino e, sicuramente, questo non lo avrebbe soddisfatto alla stessa maniera di come avevo goduto io.
Abbiamo ripreso a baciarci e lui mi ha fatto stendere supina, così, quando si è posizionato fra le mie gambe, ho visto il suo splendido membro avvicinarsi alle labbra gonfie e bagnate della mia figa. Per un attimo, ho provato la stessa sensazione di panico della prima volta che abbiamo scopato, chiedendomi se non fosse troppo grosso, ma, subito dopo, questo pensiero è stato archiviato dalla mia mente, consapevole che la mia figa aveva già partorito due figli. Lentamente ho sentito la sua grossa cappella entrare dentro di me e la fica tendersi per permettere l'intrusione di quello splendido membro. All'inizio ho provato un leggero fastidio, quasi dolore, e guardandolo negli occhi, con la bocca spalancata ed un filo di voce, l'ho pregato di infilarlo subito tutto dentro, perché volevo passare il prima possibile dal dolore al piacere.
Per un istante mi sono sentita dilatare completamente e, nello stesso tempo, infilare da quell'enorme palo di carne viva, che si stava incuneando dentro di me. Pensavo di esser al limite della sopportazione, quando, d'improvviso, un'ondata di piacere ha invaso il mio corpo, e i muscoli della vagina si son così rilassati, che ho iniziato subito a godere con quello splendido membro che ora scivolava liberamente dentro e fuori, procurandomi, ad ogni affondo, un'ondata di piacere sempre maggiore.
Sentivo il suo corpo muoversi con estrema decisione, mentre faceva scivolare con lentezza il suo grosso cazzo dentro e fuori dalla mia figa, ormai più che dilatata. Non riuscivo a controllare i miei orgasmi e lui mi fece venire velocemente, continuando a pomparmi con forza.
Lo abbiamo fatto in molte altre posizioni, ma sono stata felice che si sia ricordato quanto mi piace sentirmi inondata dalla sua sborra, quando mi scopa da dietro. Ero impaziente di sapere quando mi avrebbe fatto inginocchiare sul letto e posizionato dietro di me, tenendomi per i fianchi e me lo avrebbe piantato ancora tutto dentro, pompandomi nel ventre con quella splendida trave, fino in fondo. Ad un tratto si è sfilato e, dopo avermi fatto girare, ho sentito quella splendida cappella spingersi con forza dentro la mia fica, completamente dilatata, per continuare ad affondare finché non è giunto completamente dentro: a quel punto ho emesso un lieve gemito, a conferma del piacere che stavo provando. Mi ha pompato per diversi minuti, finché non ho iniziato a venire una seconda volta.
Quando si è reso conto che stavo venendo, il ritmo di Marco è aumentato e, piantatosi profondamente in me, ho avvertito con estremo piacere che mi riempiva di sperma.
Adoravo sentire la sua calda sborrata che mi inondava completamente la vagina. Siamo rimasti a lungo abbracciati, poi mi son chinata ed ho preso in bocca quello splendido membro che, anche se aveva appena goduto, deteneva ancora le sue dimensioni e, lentamente, usando tutta la mia capacità di esperta pompinara, l'ho fatto tornare di nuovo duro, così da farmi scopare ancora. La seconda sborrata l'ha indirizzata sui seni, mentre la terza l'ho voluta in bocca.
Nel venir via, dopo che io e Marco ci siamo scambiati i nostri recapiti telefonici, ho deciso di non farmi la doccia e mi sono semplicemente rivestito.
Era una sensazione particolare sentire le mie mutandine bagnate dallo sperma di Marco, che, continuando a colare, le stava inzuppando in maniera incredibile. Quando ci siamo lasciati, ho ripreso la via verso casa ed ho iniziato a pensare a come comportarmi, quando sarei rientrata.
Quando Luigi è tornato a casa, essendo soli, l'ho pregato di venire con me nella nostra stanza perché avevo una sorpresa per lui.
Una volta in camera, ho detto a Luigi che avevo incontrato un vecchio amico al convegno e lui mi ha guardato, cercando di capire di chi si trattasse. Quando gli ho detto che avevo rincontrato Marco, lui mi ha chiesto, con esitazione, come erano andate le cose ed ho avuto la sensazione che aveva paura della mia risposta.
Gli ho detto che avevamo parlato per un po' e poi avevamo deciso di prendere una strofa. Lui mi ha guardato sorpreso e, per un momento, ho pensato che sarebbe andato su tutte le furie. Per un lungo istante è rimasto in silenzio, poi i suoi occhi si sono illuminati, e, memore del fatto che Marco era stato per tanto tempo una nostra fantasia, mi ha guardato e mi ha pregato di spogliarmi completamente. Sdraiata sul letto, voleva sapere tutto quello che era successo nei minimi dettagli. Mi son tolta i vestiti e, quando mi sono tolta le mutandine, ha visto l'inguine ricoperta dello sperma di Marco e, così, dopo avermi attentamente osservata, mi ha fatto allargare le gambe per permettergli di guardare bene. Ero un po' imbarazzata, ma, allo stesso tempo, molto eccitata. Ha passato il dito nello sperma che ora scorreva lungo il mio sedere e mi disse che trovava la mia figa molto aperta. Gli ho detto che avrebbe dovuto vedere cosa c'era dentro non meno di un'ora fa. Si è spogliato completamente ed il suo cazzo era estremamente duro; gli ho raccontato del mio incontro con Marco, senza omettere nessun dettaglio, anzi specificando quanto era stato bello, quando Marco mi aveva, ripetutamente, inondato il ventre con il suo piacere.
Quando ho finito, si è alzato e mi ha messo il suo cazzo in faccia, dicendomi che era il suo turno. Gli ho preso il cazzo in bocca e l'ho succhiato, finché non è venuto.
Ci son voluti circa trenta secondi! Nonostante il rapido orgasmo, non passò molto tempo prima che fosse di nuovo duro e ha voluto metterlo dentro per vedere quanto Marco mi avesse allungato. Ho allargato le cosce e lui mi ha penetrato immediatamente. Ha pompato dentro e fuori per un minuto e mi ha detto che non riusciva nemmeno a sentire il contatto con le pareti della fica, da quanto trovava aperta la mia fica, così si è alzato e mi ha presentato di nuovo il suo cazzo duro in faccia: voleva che succhiassi via la sborra di Marco.
Leccare di nuovo il suo cazzo, intriso degli umori della mia fica e della sborrata di Marco, mi ha davvero eccitata. Dopo alcuni istanti, Luigi mi ha guardato con occhi un po' strani e, poiché ho dovuto convenire con lui che la mia fica era ancora troppo dilatata per il suo cazzo, mi ha chiesto di girarmi, perché voleva fottermi il culo.
Era un po' titubante, perché anche se il cazzo di Luigi non è delle dimensioni di quello di Marco, è pur sempre una verga di tutto rispetto e sentirla nel culo, non è cosa facile.
Mi sono rigirata e, dopo che lui ha abbondantemente lubrificato il mio culo usando lo sperma di Marco, che ancora colava dalla fica ed averci inzuppato nuovamente il suo cazzo, ho sentito la testa del cazzo di Luigi contro il mio culo. Ho urlato quando me l'ha spinto dentro, con un affondo secco e deciso. Ho cercato di aprirmi il più possibile, perché ho avuto la sensazione che desiderasse proprio farmi male, quasi a volermi punire per aver fatto la puttana, senza aver chiesto il suo permesso. Ho gridato di dolore, mentre lui mi penetrava completamente.
Non mi ha dato il tempo di abituarmi alla penetrazione e sapevo che mi stavo preparando a pagare il prezzo per la mia gioia pomeridiana. Mi ha pompato con forza e mi ha invitato a masturbarmi per alleviare il dolore, mentre lui mi ha schiaffeggiato forte sul culo e, mentre mi scopava, ho iniziato a godere, eccitata dal fatto che, in qualche modo, ora lo stavo facendo con il mio marito e mi stavo preparando ad esser sborrata da un secondo maschio, nello stesso giorno. Sentivo dentro di me un piacere immenso, era davvero bello sentirmi, in quel momento, come una vera puttana. Il mio orgasmo ha provocato anche quello di Luigi, che mi ha riempito il sedere con il suo sperma, dopo di che si è sdraiato sopra di me, respirando pesantemente. È rimasto dentro di me fino a quando il suo cazzo non è diventato morbido e ho usato i muscoli dello sfintere per espellerlo. Siamo rimasti sdraiati sul letto a coccolarci a lungo, mentre dentro di me ero ancora scossa dalle forti emozioni provate durante il giorno. Il giorno dopo, mentre facevamo colazione, Luigi mi ha confessato che gli sarebbe piaciuto vedermi scopare con Marco e, mentre me lo diceva, ho visto il suo pacco crescere in maniera esponenziale.
L'ho guardato un attimo e, consapevole del fatto che prima o poi doveva pur avvenire, se non altro per gratitudine a mio marito, che aveva accettato che sua moglie lo avesse cornificato a sua insaputa, mi sono inginocchiata davanti a lui e gliel' ho preso in bocca, non prima di avergli detto di immaginare che, mentre lo stavo succhiando, l'altro, Marco, mi sfondava la fica.
È durato meno di 10 secondi!
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1 anno fa
baxi18, 55
Ultima visita: 19 ore fa -
Una pausa pranzo molto speciale
Qualche tempo fa ho conosciuto per via della mia attività lavorativa Antonio.
Un uomo alto e ben messo fisicamente. In breve tempo abbiamo stretto una buona amicizia.
Nelle nostre lunghe conversazioni a pranzo si parlava di tutto, dalla politica ai nostri hobby, dalle nostre esperienze professionali alla vita di tutti i giorni.
Come accade normalmente tra amici, pian piano, le conversazioni hanno toccato anche questioni della sfera personale e intima.
Parlare della nostra vita privata ci portava, per qualche minuto, lontano dalle tensioni che inevitabilmente erano presenti nella nostra attività professionale.
In una di quelle pause pranzo, tra le tante chiacchiere, mi è scappato di dire con un certo tono entusiastico: “Sai, la mia donna è brava nel sesso, ieri sera mi ha fatto un bellissimo pompino”.
Lui, trasecolato ma fortemente incuriosito dalla mia uscita, mi chiese: “Un pompino completo, con l’ingoio?”
Gli risposi: “Si, certamente!!! Perché mi fai questa domanda?”
Era evidente che la cosa lo incuriosiva.
Come ha avuto modo di spiegarmi sua moglie gli aveva sempre negato questo piacere, spiegandomi: “Ovviamente mi succhia il cazzo ma nel momento in cui percepisce che sono pronto per venire, si tira indietro e completa con le mani. Modalità che mi ha sempre lasciato un po' frustrato.”
Qualche tempo dopo, in un’altra occasione durante il pranzo, mi divertivo a raccontargli le bizzarrie sessuali che spesso la mia focosa donna mi proponeva. Era evidente come lui si interessasse maggiormente ai miei racconti quando facevo riferimento al sesso orale.
Ad ogni mio racconto era palese il suo arrapamento, era visibile dal suo pantalone il bozzo del cazzo. Condizione che lo metteva un po’ a disagio.
La mattina dopo quando sono arrivato al lavoro, mentre prendevamo un caffè insieme ha ammesso che si era masturbato pensando a quello che gli avevo raccontato.
In quel momento mi è venuta un'idea. Alcune volte, io e la mia donna, lasciamo la telecamera accesa durante il sesso, tempo fa avevamo immortalato alcune nostre prestazioni sessuali.
Ho chiesto ad Antonio: “Ti andrebbe di vedere la mia donna in azione su di me in un filmato? Ti potrei far gustare le immagini di un ottimo pompino. Lei non rientra oggi a casa per pranzo è da certi suoi clienti in provincia; quindi, ci possiamo andare nella pausa pranzo.”
La risposta non si è fatta attendere ed è stata ovviamente affermativa.
A mezzogiorno in punto mi venne incontro nel parcheggio, salimmo in macchina, ed andammo a casa mia, distante pochi minuti.
Arrivato a casa ho collegato velocemente la telecamera alla TV mentre lui si sedeva sul divano, ho scelto un filmato in cui Giulia mostra chiaramente le sue doti di succhiatrice di cazzi e sono andato a sedermi accanto a lui sul divano.
Appena iniziata la visione ho notato formarsi un enorme rigonfiamento nei suoi pantaloni, Antonio stava sbavando.
Dopo alcuni minuti di quella “tortura” ha finito per dirmi che avrebbe dovuto sfogarsi prima di tornare al lavoro.
Io stesso ero molto accalorato sia nel vederlo in quello stato di eccitazione sia per le immagini che scorrevano sulla TV e, istintivamente, senza pensarci ho messo la mia mano sul rigonfiamento dei suoi pantaloni e ho afferrato il suo cazzo duro attraverso il tessuto.
Lui mi ha guardato con un aria un po' sorpresa ma era così eccitato che non ha fatto nulla per fermarmi. Anzi, con un gemito di piacere, strinse la mia mano sul suo cazzo manifestando così tutto il suo apprezzamento.
Vedendo che non opponeva resistenza alle mie carezze, ho avuto un desiderio irresistibile di andare oltre.
Occasionalmente, in precedenza, era successo in alcuni incontri sessuali tra Giulia, me ed altre coppie o con singoli, di andare oltre ai canonici rapporti tra sessi. Situazioni nate e vissute in presenza di entrambi, sempre in coppia con la mia donna. Non ero mai stato da solo con un altro uomo.
Quelle esperienze avevano fatto nascere in me il desiderio, nel caso in cui si fossero presentate le condizioni ottimali, di provare a fare sesso da solo con un partner maschile.
Antonio mi piaceva sia come amico sia come uomo. Il suo fisico e i suoi modi mi avevano sempre affascinato, non nego che qualche volta avevo fantasticato su di lui.
L’idea di offrire ad Antonio il piacere che la sua donna gli aveva sempre negato mi eccitava, allora mi sono alzato e mi sono inginocchiato davanti a lui, tra le sue gambe.
Lui mi ha chiesto incredulo: “Cosa stai facendo? Ne sei sicuro?”
Gli risposi: “Non lo so ancora, però la situazione mi eccita, lasciami fare e semplicemente goditi il momento se ti va.”
Antonio, anche se non completamente convinto, ha accettato la mia proposta e da quel momento mi ha assecondato.
Quindi, gli ho slacciato i pantaloni e tirato giù la cerniera. Lui ha alzato il bacino in modo tale da facilitarmi nel togliergli i pantaloni. Con un rapido movimento ho liberato il suo cazzo e le sue palle anche dello slip.
Aveva un'erezione formidabile e senza esitazione ho afferrato questo bellissimo cazzo ed ho iniziato, lentamente, a masturbarlo. La reazione di Antonio era evidentemente di piacere, a quel punto, spinto da un desiderio incontrollabile, ho preso il suo glande in bocca.
Le sensazioni che provavo erano molto forti, il grosso cazzo di Antonio riempiva completamente la mia bocca, il sapore dello stesso era veramente intenso e profondamente piacevole.
Lui ha cominciato a gemere, ho sentito le sue mani prendermi la testa.
Ero in ginocchio con il cazzo del mio amico in bocca e le sue due mani spingevano la mia testa avanti e indietro lentamente, ero totalmente sottomesso al suo volere.
Dopo un po’, in estasi per il piacere provato, mi ha afferrato la testa con ancora più forza e ha iniziato ad infilarmi furiosamente il suo cazzo, mi trapanava la bocca con molta intensità.
Ho sentito il suo respiro diventare sempre più rapido e i suoi gemiti sempre più forti.
Il suo cazzo si irrigidiva ancora di più e, contraendosi vistosamente, mi sparava un enorme carico di sperma dentro la bocca.
Io mi affrettavo ad assaporarlo e, quindi, ingoiarlo fino all'ultima goccia.
La cosa evidentemente lo aveva talmente gratificato che, dopo aver preso fiato, mi ha detto: “E’ la prima volta da tanto tempo che mi è stato fatto un pompino completo. Il primo in assoluto con un partner uomo. Mi è piaciuto molto e ti garantisco che se ci fosse la possibilità di replicare lo rifarei ben volentieri.”
A quel punto gli ho detto: “Se vuoi non è finita qui, se ti va passiamo nella stanza da letto e continuiamo”.
Lui non ha perso tempo ad accettare la mia proposta.
Raggiunta la stanza da letto, mi sono spogliato completamente mostrando il mio didietro ad Antonio. Era un esplicito riferimento a cosa mi attendevo che lui facesse.
Sentivo il suo respiro affannato mentre gli voltavo le spalle. La mia idea evidentemente gli piaceva.
Ero completamente nudo e un po' paralizzato da un certo imbarazzo.
Ero troppo emotivamente coinvolto per avere un’erezione, al contrario della prima esperienza del pompino, ora il mio cazzo era totalmente moscio.
Riflettendo alla situazioni in cui mi ero messo penso: “Cosa ci faccio qui così messo? Sono sicuro di volerlo fare?”
Dietro di me c’è Antonio e immagino che mi stia guardando.
Giro la testa verso lo specchio posto di lato all’armadio, vedo il mio riflesso. Il riflesso di un uomo alto, abbastanza in forma ma, allo stesso tempo, vedo Antonio più alto di me e anche un po' più muscoloso con il cazzo enorme in bella vista.
Era in piedi davanti al letto, ormai completamente nudo, e perfettamente in tiro.
Lo vedo che si avvicina e sento il suo respiro caldo sulla schiena.
Siamo entrambi nudi e il calore dei nostri corpi sono percepibili da ognuno di noi.
La sua mano si ferma sul mio sedere. Un contatto infuocato, deciso.
Adesso ha entrambe le mani sui miei fianchi. Non posso crederci. Sento tutto il suo corpo sopra al mio. Mi accarezza la schiena.
Ora il suo viso è contro la mia schiena. Le sue braccia mi circondano e le sue mani avanzano sul mio corpo.
Percepisco il calore del suo bacino contro le mie natiche, tra le quali si vuole insinuare qualcosa di duro e caldo.
Gemo di piacere, sono in paradiso, il contatto fisico mi scalda anche l’anima.
Articolo debolmente qualche parola: “Fai l'amore con me, ma ti prego si gentile all’inizio, non voglio che ci sia violenza.”
Lui mi gira la testa e, con un gesto eloquente oltre che con le parole, mi fa capire che rispetterà tutte le mie indicazioni su come fare sesso insieme.
Per rendere meno dolorosa la penetrazione gli chiedo di prendere nel cassetto del comodino il gel lubrificante che utilizza spesso la mia donna in queste situazioni.
Lui si allontana per qualche secondo e ritorna con in mano il tubetto del gel.
Visivamente il suo cazzo sembra più in tiro prima, i suoi muscoli sono tesi, mi stringe, sento il suo vigore su di me.
Mi fa adagiare sul letto. Sdraiare a pancia in giù sopra un cuscino.
In quella posizione mi sento vulnerabile, ma la cosa mi eccita.
Le mie gambe sono divaricate, i miei piedi sono oltre il bordo del letto. Immagino che abbia una vista perfetta delle mie natiche e del mio buco.
L’attesa mi far trepidare. Lo sento avvicinarsi sempre di più il momento del contatto carnale. Lui è sul letto, appoggiato sugli avambracci.
Emetto un gridolino: “Oooohhhh!” al contatto delle sue mani calde sul mio sedere, lui mi allarga le natiche.
Me ne scappa un altro: “Mmmmm!” quando la sua mano con il gel lubrificante si insinua tra le mie pieghe più intime.
Mi massaggia lentamente e sento crescere la voglia.
Ho impazienza di lui, voglio che mi riempia, che me lo infili nel culo, che mi penetri con tutta la sua verga e, poi, mi inondi di sperma.
La sua mano scorre lentamente sul buco del culo e sulla mia pelle, con grande dolcezza, come la migliore tortura, le sue dita mi penetrano l’ano per lubrificarlo. Movimento che mi procurano un piacere intenso.
Dopo avere cosparso il suo cazzo con del gel si posizionò completamente sopra di me.
Una sensazione di tranquillità e di rilassamento mi pervade, sono felice e completamente coinvolto.
Finalmente, con movimenti lenti, tenta di entrare dentro di me.
Sento il suo glande premere dolcemente. Si fa strada delicatamente dentro di me.
Ecco, mi penetra, una sensazione di dolore intenso misto a calore mi fa uscire dalla gola un grido.
Spinge un po’ di più, il suo grosso cazzo duro mi fa male, urlo dal dolore.
Lui mette la sua mano sulla bocca, per soffocare il mio lamento, e dice: “Tranquillo, non urlare, come ti ho promesso ti fotterò con calma e delicatezza, ti piacerà! Vedrai!”
Con queste sue parole mi rilasso, i muscoli ora sono meno tesi e, pian piano, tutto cambia, il dolore è presente ma mi sento più tranquillo e le fitte gradualmente lasciano il posto al piacere e inizio a gemere per l’appagamento.
- Oooohhhhh, aaaahhhhh, per favore fai piano ... mmmmm ... non fermati ... continua ….. siiii …. ancora …. sì, sì, sì … mi piace ….. uuuhhhhh ... mi fai impazzire!!!
E lui, di rimando: “Siiiii, ti piace? Sei una meravigliosa troia, hai voluto provare il mio cazzo oggi? Te lo darò tutto!” dice schiaffeggiandomi i glutei.
Pian piano mi riempie il culo con il suo pene e, dopo esser tutto dentro, inizia a pompare delicatamente.
Io resto fermo per godere della sua presenza dentro di me.
Il dolore diminuisce e lui continua con più ardore a scoparmi.
Mi penetra, pian piano, aumenta la velocità e la profondità.
L’inculata è iniziata con piana soddisfazione di tutti e due.
“Voglio che mi scopi … che mi scopi e mi infili tutto dentro il tuo cazzo!” urlo, mentre lui è già completamente dentro di me.
Continuo dicendo: “Fottimi forte! Sempre di più.”
Nel pieno dell'estasi, abbandono ogni decenza, ogni moderazione, tutto ciò che desidero è che lui mi scopi ma, soprattutto, che mi inondi con il suo seme.
La sensazione di piacere che provo nel far godere il partner è una delle mie aspirazioni più forti nel fare sesso, sia essa una donna o un uomo.
Lui si sdraia sopra di me, le sue braccia mi tengono stretto, le sue ginocchia bloccano le mie gambe. Continua a muoversi dentro di me, lentamente, delicatamente, esce da me, per assestare meglio il prossimo colpo. Dopo, continua a scoparmi. È troppo bello!!!
Lui continua a cavalcarmi per un tempo che sembra lunghissimo.
Sono completamente preso dal piacere, sudato e nell'affamata attesa del suo seme.
“Riempimi il culo di sperma! Inondami!” gli grido.
Lui ansima al ritmo delle spinte, a volte più veloci, a volte più lente.
Il suo cazzo è così duro che mi fa male eppure voglio che continui, voglio che il suo martellare duri e la sua eiaculazione sia abbondante.
Sento che a breve verrà, non è più molto lontano dal godere.
Antonio dice: “Aaaaah! Dai! Dai! È così bello scoparti! Adoro il tuo culo!”
Gli rispondo: “Mmmmm, fottimi ancora! Vienimi dentro!”
Sento le sue spinte sempre più febbrili e l'attesa cresce. Sta per venire. Mi riempirà del suo nettare. Lo sento.
Il suo cazzo ha spasmi mentre gli sfuggono gemiti acuti. Sento vibrare tutto il suo corpo.
Crolla sopra di me dopo aver sfogato tutta la sua voglia e tutto il suo seme dentro il mio culo.
Mi sento soddisfatto, vibrante, felice, mentre mi rilasso.
Lui si adagia sulla schiena. È appagato, felice, sereno.
Mi confessa: “E’ stato proprio bello venirti dentro. Mi sono goduto tutti i momenti della scopata, sei una meravigliosa troia.”
Gli salgo sopra. A cavalcioni sulle gambe. Il mio pene ora è duro.
Gli accarezzo il suo cazzo e le palle con il mio pene, è molto eccitante e piacevole.
Ma ho qualcos'altro in mente. Mi alzo e vado indietro ancora un po'. Lui capisce, alza la schiena e si mette seduto sul letto.
Gli ho concesso il mio ano, ora tocca al mio cazzo, è in trepida attesa di attenzioni.
Antonio comprende la mia necessità e stringe le sue mani lungo la mia asta.
Il piacere che mi provoca è amplificato anche dalla sensazione bellissima che mi procura il suo seme ancora dentro di me e che scende, pian piano, dal mio ano ogni qualvolta contraggo i muscoli.
Lui mi masturba con una dolcezza incomparabile e il suo liquido comincia a fuoriuscire ancora più copioso dalle mie chiappe.
È così bella la sensazione che provo che Il mio cazzo è così duro da farmi male.
Sono pronto ad esplodere, presto verrò anch'io.
Mi sposto posizionandomi di nuovo sul suo ventre, strofino velocemente il cazzo su di lui e lui con le sue mani mi aiuta in questo movimento.
Vengo all'improvviso, il mio cazzo vibra sotto la pressione dei getti di sperma. Gli inondo la pancia e il petto.
Attendo che tutto il mio seme sia uscito, facilitato dalle sue mani.
Dopo lo abbraccio e ci adagiamo sul letto. Condividiamo il contatto dei nostri corpi con il mio sperma tra di loro. I nostri cazzi ormai mosci si adagiano uno sull’altro.
La sensazione che provo è di estremo piacere.
Dall’espressione del volto si comprende che anche Antonio prova le stesse sensazioni.
Soddisfatto, dopo un poco, mi stendo accanto sul letto.
Eravamo tutti e due appagati e rilassati, giacevamo sul letto totalmente sereni.
Antonio, con un filo di voce disse: “Sono completamente soddisfatto, non avrei mai immaginato di poter godere così tanto con un altro uomo. Non avrei nemmeno immaginato, prima di oggi, di poter esser contento nel segare un altro e nel condividere il suo seme senza nessun problema. È stato un bellissimo momento.”
Io risposi: “Anche per me è stato molto intenso oggi, ho goduto pienamente. Anche io non avrei mai immaginato che dalla nostra amicizia potesse nascere tutto questo. Ora ne sono estremamente felice e pienamente appagato.”
Non vi era imbarazzo tra di noi, quello che era successo si era svolto in modo naturale e molto partecipato da parte di tutti e due.
In quella pausa pranzo avevamo fatto diversamente dal solito. Ci eravamo nutriti di altro, di sesso non di cibo.
Una volta ricomposti dopo una rapida doccia, siamo tornati al lavoro. Lungo il breve tragitto di ritorno, ci siamo ripromessi che altre pause pranzo del genere ci sarebbero state in futuro.
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1 anno fa
Al2016,
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Orgia per mia moglie in un convento.
Mi chiamo Paolo, ho 35 anni, sono di media statura, moro, occhi scuri, fisico ben curato e forgiato da anni di nuoto. Da sei, sono sposato con Silvia, mia coetanea, alta, mora, capelli ricci, occhi azzurri, bellissimi, fisico snello, ventre piatto, un gran bel seno di una quarta misura, bocca ampia e labbra carnose più che adatte a far pompini, cosa che adora, ed un culo da favola, alto, sodo, tondo, che culmina al di sopra di gambe lunghe e snelle.
Stiamo assieme da più di dieci anni: lei era reduce da due storie finite in quanto i suoi ex erano di un'assurda e pericolosa gelosia. Infatti a lei piace molto esibirsi, provocare, indossando spesso abiti succinti, privi di reggiseno e tacchi alti. Se per quelli questo suo abbigliarsi era motivo di farli impazzire di gelosia, a me, al contrario, provoca un'eccitazione da sballo e, essendo ben dotato, la scopo a bestia, con reciproca soddisfazione. A noi piace il sesso libero, fatto in modo che si possa sempre ricavare il massimo piacere da ogni situazione che viene a crearsi.
Una di queste si è presentata quasi per caso. Lo scorso giugno, dovevo recarmi per lavoro nel Montenegro. Avendo solo due giorni impegnati, ho chiesto a Silvia di accompagnarmi, così da prolungare il soggiorno per un'intera settimana, in modo da visitare quella terra da noi poco conosciuta, ma di cui avevamo sentito parlare molto bene.
La domenica sera siamo giunti a Podgorica, la capitale, ed abbiamo preso possesso di camera ed auto, messe a nostra disposizione. Il mattino successivo, mentre ero intento ad assolvere ai miei impegni di lavoro, Silvia ha fatto un bel giro per la città e, alla sera, mi ha raccontato che, pur non parlando il serbo, lingua ufficiale di quello stato, aveva preso atto che più di un maschio se la sarebbe scopata, in virtù del fatto che era andata in giro con indosso quasi nulla. Una mini troppo corta, sandali a zeppa e un top molto sottile, che a stento copriva seno e capezzoli, irti per l'emozione nel vedersi concupita. Quella rivelazione mi ha eccitato così tanto, da non potermi trattenere dal chiavarla all'istante.
Il mattino successivo, dal momento che sarei stato impegnato solo per un paio d'ore, lei ha approfittato per recarsi in un'agenzia turistica per assumere informazioni su cosa visitare. All’ora di pranzo, ci siamo ritrovati ed abbiamo concordato un programma di escursioni, da poter fare nei giorni a seguire.
Fra i vari itinerari suggeriti, abbiamo deciso per uno che consisteva nel percorrere una strada che sale in montagna, ed ammirare il panorama delle due valli sottostanti, fino a raggiungere la sommità, dove era ubicato un vecchio monastero.
Iniziamo la salita e ben presto restiamo attratti, ad ogni tornante, dalla bellezza mozzafiato del panorama, che, più si sale e più è impareggiabile. Ci fermiamo in alcune piazzole per immortalare quello spettacolo offerto dal posto ed io non perdo l’occasione di riprendere anche Silvia che, per l’occasione, indossa un leggero vestito estivo, con una gonna svolazzante e leggera, che le arriva appena alla coscia. La stoffa della parte superiore di quel vestito a mala pena copre i seni liberi, su cui spiccano, in tutta la loro pretenziosità, dei capezzoli duri, appuntiti, che invitano a farsi succhiare. Se a quanto descritto si aggiungono i suoi piedini nudi, ben curati ed offerti alla vista da sandali a zeppa, in modo da stimolare l'istinto feticista che alberga in ciascun maschio, oltre al suo culo stupendo e ben definito da quella mise, il quadro è davvero completo. Noto che Silvia si sente eccitata da quel nostro gioco e, alla terza foto, mi tira contro il perizoma che si è sfilato di sottecchi; è fradicio dei suoi umori vaginali, indice di una crescente eccitazione che sicuramente dovrà, in qualche modo, esser sfogata.
Un tornante dopo l’altro, arriviamo alla sommità della montagna. Ci fermiamo davanti una piccola edicola con una madonnina: lo spettacolo che ci si presenta, ci lascia senza parole per la bellezza che offre. Mi giro e vedo che, a poca distanza da noi, dopo un vasto prato verde, c’è la costruzione di un antico convento, posto a ridosso di un costone roccioso. Di lato, un boschetto di querce offe frescura; ci avviciniamo, avendo notato una fontanella vicino ad una quercia, che sembra secolare. Sul prato, ci sono dei ragazzi vestiti con sai da monaci, che giocano a pallone. Il nostro arrivo suscita il loro interesse e, quando siamo in prossimità della fontanella, troviamo sedute su di una delle due panchine due persone, anch'esse vestita da monaci.
Sembrano aver più anni di tutti noi. Uno ha i capelli bianchi e l’altro è calvo. Silvia vede la fonte, mi informa che vorrebbe dissetarsi, ma non sa se l’acqua è potabile. Il monaco con i capelli bianchi si gira, sorride e poi le risponde:
«Le assicuro che non solo è potabile, ma è anche bella fresca! Come vede sgorga direttamente dal cuore della montagna!»
Ci mettiamo a ridere, stupiti di sentir parlare la nostra lingua. Mi avvicino a loro, mentre lei, per bere, si piega, mostrando le cosce in tutta la loro sensualità. La cosa ha suscitato l’interesse di alcuni dei ragazzi, che si avvicinano a loro volta, con il pretesto di bere, mentre, in realtà, osservano più da vicino mia moglie, che, guarda caso, non fa nulla per sottrarsi a quegli sguardi, cosi bramosi. Il frate si presenta: dice che si chiama Petar e parla la nostra lingua perché, essendo francescano, ha studiato nel nostro paese. L’altro si chiama Milian. Chiedo chi siano i giovani che giocano sul prato e lui mi dice che sono dei seminaristi all’ultimo anno del corrispondente liceo, diciottenni, o poco più; insomma pronti per il diploma. Ho notato che spesso si voltavano, più che altro distratti dalla presenza di mia moglie che, nei suoi 35 anni, è pur bella soda, con un paio di cosce appena coperte da un vestito leggero, una bocca carnosa e uno sguardo da cagna; chiaramente rappresentava una tentazione troppo forte per esser ignorata. Lei, poi, seduta sulla vasca in pietra della fonte, si faceva vento usando la gonna che, sollevata, mostrava a tutti che, sotto, era nuda. Era palpabile la loro eccitazione dalle tonache gonfie sul davanti. Lei, ormai decisa a divertirsi con quei giovani stalloni, in piena tempesta ormonale, ha cominciato ad aprire e chiudere le cosce, ritmicamente. Mi son reso conto che il gioco si stava rendendo molto interessante per tutti. Era chiaro che voleva provocarli, ma voleva solo limitarsi a questo o sperava di farsi scopare da qualcuno di quei ragazzi, che adesso stavano letteralmente impazzendo? Dopo essersi scambiati una occhiata fra loro, Petar e Milian si son girati verso di me, che li ho fissati negli occhi e, fra di noi, ci siam detti tutto, mentre osservavamo il comportamento sempre più provocatorio di mia moglie. A tutti e tre è stato chiaro che la troia li voleva, ma... li avrebbe soddisfatti tutti e dieci, compresi i due frati seduti con me sulla panchina? Milian ci ha inviato a far un giro dentro il convento, giusto per farcelo visitare. Dopo aver attraversato il chiostro, tra l'altro bellissimo, siamo entrati in una sala grande, dove erano accumulati vari paramenti, stoffe, anche di un certo pregio, una sull’altra per terra. La sala era piuttosto buia, nell’ombra il viso di Silvia sembrava quello di una diavolessa, rossa in viso, accesa dal desiderio di vedere quei giovani intorno a lei, ansiosi di possederla. Leggeva, nei loro occhi, l’oscena voglia di riempirla dappertutto del loro seme. Avvertiva il loro ansimare, che si confondeva col suo. Petar mi ha dato un’altra occhiata e poi ha messo un braccio attorno al corpo di mia moglie.
«Questi ragazzi sono ad un punto del loro cammino di formazione spirituale, che è necessario comprendere in cosa consista il peccato, e tu mi sembri la persona giusta per farglielo capire: credi di esser abbastanza libidinosa da reggere il loro vigore di giovani maschi? Dico questo perché, dopo che io e Milian ti avremo scopato, ti daremo in pasto ad essi tutti, affinché pecchino per poi espiare le colpe, imparando cosa si prova nel peccato.
Sarà una bella esperienza per loro, ma sicuramente anche per te. Però, se pensi di non esser in grado di reggere questi dieci giovani maschi, a cui si aggiungeranno altri quattro che ora sono in cucina, allora puoi sempre tirarti indietro e nessuno ti dara fastidio; ti lasceremo andare senza aver nulla da rimproverarti. In tutto saremo sedici maschi, che ti avranno fin quando non saranno sazi e spremuti fino all’ultima goccia, quindi, pensaci bene, perché dopo non avremo nessun riguardo per te!»
Per un attimo, ho temuto per mia moglie. In passato, avevamo fatto una gang con tre o, al massimo, quattro maschi, ma qui erano esattamente quattro volte di più. Lei ha fatto un sorrisetto malizioso e poi si è leccate le labbra, lentamente, mentre mi ha chiesto di sfilarle il vestito.
«Spogliami, che adesso insegno a questi giovani cosa significa peccare!»
In un attimo era nuda dinanzi a quei giovani, messi in cerchio intorno a lei, che l’ammiravano. I suoi seni gonfi e turgidi, le sue cosce calde e lisce, il suo monte di Venere coperto da una peluria nerissima e il suo bellissimo culo sporgente, riempivano gli occhi dei seminaristi, che percorrevano quelle curve con uno sguardo avido e lascivo. Mi son seduto su una poltrona lì vicino ed ho fatto un cenno a Petar, che si era spogliato, imitato dalla maggior parte dei ragazzi. Era un uomo sulla cinquantina, ma forte, alto e ben messo fra le gambe, con una verga di notevole spessore, anche se non troppa lunga. Ha cominciato a carezzarle seni e capezzoli, che si son subito induriti al tocco.
Ha baciato in bocca mia moglie, limonando a lungo con lei, mentre con le mani le strizzava i seni. L’ha accarezzata piano, lungo le curve dei fianchi, mentre lei mi guardava con uno sguardo da cagna in calore. Il mio pene era già duro e me lo tenevo tra le mani, ma non mi segavo ancora. Intanto Milian si è messo dietro e, nudo pure lui, le strusciava il cazzo nel solco delle natiche; lei ha preso a gemere, mentre i ragazzi tutti, o quasi, ben messi, si accarezzavano i cazzi e guardavano in silenzio la scena altamente erotica.
«Sì, bastardi datemi i vostri cazzi, che ve li spremo io! Adesso vi farò peccare molto e dovrete pregare tantissimo, per ripulire le vostre anime, dopo avermi chiavato! Datemi i vostri cazzi! Li voglio!»
Petar l’ha fatta distendere a terra sul mucchio di stoffe ed ha preso a leccarla, mentre l’altro le ha infilato il suo randello in bocca. Ha detto qualcosa nella loro lingua, ma era chiaro che si gustava il lavoretto di bocca a cui Silvia lo stava sottoponendo. Ho visto che lei ha avuto un primo orgasmo, che ha mugolato a bocca piena, per poi farsi subito possedere da Petar, il quale le ha spalancato le cosce e l’ha penetrata senza riguardi. Il suo membro, durissimo, è entrato a fondo, fino alle palle, stantuffandola con ferocia animalesca.
«Vacca, ti sfondo tutta! Adesso ti apro in due, poi ci divertiremo a sfondarti ogni buco!»
Ho visto il suo cazzo entrare ed uscire rilucente degli umori suoi e di mia moglie, che ansimava, si contorceva e gemeva dal piacere.
«Sì, porco, sfondami! Fammelo sentire tutto dentro! Vedrai come li faccio peccare i tuoi angioletti!»
Mentre lui la pompava con vigore, Milian si è fatto succhiare il cazzo che era più lungo di quello che la scopava, per poi dire una frase che ovviamente non ho capito; un attimo dopo, ho intuito quale fosse il senso delle sue parole. Milian si è disteso supino e Petar ha fatto sistemare mia moglie sopra di lui, ben impalata sul suo cazzo e, appena le è entrato bene in corpo, l’ha fatta spalmare su Milian per poi posizionarsi dietro di lei: era ovvio che ora
l'avrebbero sottoposta ad una doppia fica/culo.
Il tempo di sputare sul buco del culo di Silvia e poi, con una spinta vigorosa le è penetrato nel culo! Lei ha emesso un gemito, subito soffocato dal cazzo di uno dei giovani, che si è unito al gioco, infilandole la propria verga in bocca.
«Ehi, piano! Me lo spacchi tutto, però mi piace: cerca di far piano, bastardo!»
Lui ha fatto un ghigno quasi sadico, prima di replicare alle sue parole.
«Zitta, troia! Hai il culo cosi aperto, che sembra di averti preso davanti! Ma puoi star tranquilla, che te lo slargheremo tutto!»
Ha preso a pomparla con forza, mentre Silvia intanto riceveva in gola la prima razione di sborra dal giovane che, evidentemente, troppo eccitato, non aveva retto il gioco. Lei ha avuto un orgasmo, che non ha potuto urlare, perché il cazzo appena sborrato era stato sostituito da un altro. Ho visto però il suo corpo tendersi e godere, in quanto scosso dal piacere; poi è stata la volta di Petar, che le ha farcito il culo, con un grido rauco.
«Eccomi, vacca! Ti inondo il culo, cosi gli altri ci scivoleranno meglio e tu ne godrai di più!»
Le ha dato dei colpi violenti ad ogni schizzata e poi si è sfilato. Milian, allora, ha preso a sbatterla con più vigore, fin quando anche lui le è venuto dentro. Una volta finito, lo ha estratto afflosciato, ma soddisfatto. Un rivolo di crema bianca è sgorgato fuori dalla fica slabbrata di mia moglie. È stato solo un attimo, perché un altro cazzo l’ha penetrata immediatamente. Poi si è girato trascinandola con sé, offrendo il culo a chi lo voleva e subito si è scatenata la ressa per accaparrarselo, ma Milian, con un ordine secco, li ha richiamati all'ordine. Cosi a gruppi di tre, hanno perso a fotterla contemporaneamente. Lei ha iniziato a godere in continuazione, senza soluzione di continuità, e li esortava a scoparla più forte.
«Coraggio, angioletti, fatemi godere! Datemi i vostri cazzi! Vi spremerò come limoni, ma fatemi godere!»
L’hanno posseduta in doppia, tripla e poi uno dei giovani, dopo che tutti erano già venuti anche più di una volta, si è sdraiato supino e, seguendo le indicazioni di Milian, le ha messo il cazzo in fica con lei girata di schiena, a gambe aperte. Un altro si è inginocchiato e l’ha penetrata a sua volta. Per un attimo pensavo fosse una normale doppia fica/culo, ma il grido di Silvia mi ha tolto ogni dubbio: le erano entrati in due, davanti!
«Bastardi! Vi piace sfondarmi tutta, vero? Allora fatemi godere ancora di più! Ancora più forte!»
In breve si è fatta un altro giro con due cazzi nella fica, che l’hanno devastata e riempita di sborra. Ero convinto che fossimo alla fine, ma invece, dopo che i giovani erano sazi e svuotati fino all’ultima goccia, si son fatti di nuovo avanti Milian ed il giovane che, per primo, le era venuto in bocca. Questa volta è stato Milian a mettersi supino ed inculare Silvia, poi, tenendole le gambe aperte ed alte, ha fatto sì che anche il giovane le entrasse nel culo assieme all’altro.
«Tieni, cagna! Adesso sei davvero sfondata!»
Le ha urlato Petar. Con immenso stupore ho visto Silvia sorridergli e poi incitarli a fare di meglio.
«Tutto qui, porci? Pensavo che ne avrei avuto di meglio!»
Lui ha fatto un ghigno e poi Milian le ha rotto il culo, a colpi di cazzo fin quando ho visto il corpo tendersi e scaricare nel retto di mia moglie, ormai più che sfondato, ingenti schizzi di crema, che è debordata fuori. Entrambi le son venuti nel culo, riempiendo il suo intestino. Tutti gli altri poi, a giro, le hanno anche schizzato addosso, finché si son svuotati tutti, stremati di ogni energia.
Allora mi son avvicinato e l’ho vista abbandonata, distrutta; aveva la bocca ancora piena del loro seme, giovane e caldo, le cosce erano imbrattate, i peli della fica brillavano di sborra, i seni coperti da schizzi bianchi e densi. Lei mi ha sorriso, poi ha sollevato la mano ed ha afferrato anche il mio cazzo durissimo. Lo ha portato alla bocca e, dopo averlo succhiato con forza e segato a lungo, mi ha fatto sborrare sul suo viso. Le ho schizzato addosso una enorme quantità di sborra, pensando a quanto si era dimostrata troia la mia giovane mogliettina, a quanto aveva fatto godere quei giovani che la guardavano ancora ammaliati dalla sua immensa libidine. Anche Petar si è avvicinato e, segandosi, le ha spruzzato addosso ancora un po’ di sborra, benedicendola.
«Brava, troia! Con questi schizzi, ti purifico dei tuoi peccati da puttana che ha indotto questi giovani al peccato; adesso dovranno espiare le loro colpe, sempre con il ricordo della tua smodata lussuria!»
Ho visto un sorriso di compiacimento sul volto del monaco, mentre le schizzava addosso le ultime gocce. Poi Milian le ha dato una mano a rialzarsi e l’ha accompagnata a darsi una ripulita.
Malferma sulle gambe si è appoggiata a me e siamo ritornati alla nostra auto. Sulla via del ritorno le ho chiesto se si era divertita. Lei mi ha sorriso e mi ha detto, con un fil di voce, una cosa che mi ha fatto sorridere.
«Non ho mai goduto tanto in vita mia! Dovremmo farli più spesso questi pellegrinaggi!»
Poi si è girata e si è addormentata stremata.
Io ho pensato che, forse, in fondo, aveva ragione.
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1 anno fa
baxi18, 55
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Sorpresa sotto l'Albero: Quando la Vita Ti Gioca uno Scherzo Natalizio
Trama: Era la notte prima di Natale e in tutta la casa non si muoveva una creatura... tranne me e mi arrabbiavo sempre di più mentre passavo da una stanza all'altra alla ricerca di ciò che avrebbe dovuto esserci. In casa avrebbero dovuto esserci una moglie e tre figli, ma non c'erano.>Sono Marco Colombo, un dirigente aziendale che aveva pianificato con cura di trascorrere le festività natalizie con la mia amata. Avevo preparato sorprese per i miei bambini e volevo dedicare del tempo speciale alla mia vecchia mamma. Tuttavia, la vita ha il suo modo di sorprenderci.Una società cinese con cui la mia azienda aveva importanti rapporti commerciali ha organizzato un meeting cruciale a Parigi. Nonostante fossi stato assolutamente determinato a godermi le vacanze, il dovere ha chiamato, e mi sono trovato costretto a partire per la capitale francese in un periodo così speciale. Ho comunicato con tristezza la notizia alla mia, promettendo che sarei tornato il prima possibile.Il meeting si è svolto con una tensione palpabile, ma proprio quando sembrava che il mio Natale sarebbe stato lontano da casa, ho ricevuto una chiamata che ha cambiato tutto. La società cinese aveva deciso di cancellare il prosieguo nei giorni successivi del meeting a causa di circostanze impreviste.Ho deciso di mantenere la sorpresa per me stesso, desiderando vedere la gioia negli occhi della mia quando mi sarei presentato all'improvviso.Avevo preso così il telefono e iniziato a chiamare le compagnie aeree per vedere se riuscivo a trovare un posto a sedere a così breve distanza dalla festività. Ho ricevuto un "mi dispiace" da tutte, tranne una. Mi dissero che erano al completo, ma che c'era stata un'ondata di cancellazioni e di “no show” e che se avessi voluto venire all'aeroporto e mettermi in "lista d'attesa" sarei riuscito a prendere un volo. Era il mio giorno fortunato, il mio regalo di Natale da parte del destino, e così riuscii a prendere un volo.Con il cuore colmo di felicità, avevo preso un taxi per tornare a casa, desideroso di creare una sorpresa indimenticabile per la mia proprio alla vigilia di Natale.Arrivato a casa, avevo notato subito l'atmosfera festosa. La casa era splendidamente decorata, le calze erano appese con cura, e l'albero di Natale risplendeva con luci scintillanti. Ma qualcosa non quadrava. Non c'erano regali sotto l'albero. L'atmosfera di festa era presente, ma l'assenza di pacchetti avvoltoi mi aveva colpito.Confuso, ho iniziato a cercare una spiegazione. Avevo pianificato con cura ogni dettaglio della mia sorpresa, e non potevo credere che i regali fossero mancati all'appello. Con il cuore in gola, ho chiamato mia moglie, ma il telefono non era raggiungibile. Il panico ha iniziato a farsi strada mentre tentavo di immaginare cosa fosse successo.Dopo aver chiamato a casa dei miei genitori, ho parlato con mia madre, sperando di ottenere qualche informazione. Mi ha spiegato che Monica aveva chiamato chiedendo se poteva badare ai bambini per un po'. Poiché voleva uscire con le amiche per la cena di Natale, aveva deciso così di consegnare i regali ai bambini in anticipo e poi li avrebbe portati da mia madre per la notte. I bambini erano accoccolati nei loro letti, ignari della mia improvvisa comparsa.Monica aveva lasciato la casa alle sette, dicendo che li avrebbe visti la mattina successiva. Inizialmente, ho respirato un sospiro di sollievo, ma il mio stato d'animo è rapidamente cambiato quando ho sentito della cena con le "vecchie amiche di liceo."Nove anni di matrimonio erano trascorsi senza che mia moglie menzionasse mai queste amiche, e il repentino cambio di piani aveva suscitato il mio sospetto. I pensieri negativi avevano cominciato a fiorire nella mia mente, e la paura di una rivelazione sconcertante si era fatta strada.All'improvviso, un'auto aveva svoltato nel vialetto di casa, come dimostravano i fari che attraversavano la finestra del soggiorno. Avevo guardato l'orologio e avevo notato che erano le dieci e dieci. Ero balzato su dal divano, mi ero avvicinato alla finestra, avevo spostato la tenda e avevo guardato fuori.Il bagliore della luna sulla neve appena caduta aveva chiaramente mostrato un uomo e una donna seduti in macchina, baciandosi come due adolescenti. Un brivido di confusione e stupore mi aveva attraversato mentre cercavo di capire chi potesse essere. Il cuore aveva battuto forte nel petto, e la mia mente era stata travolta da pensieri incerti.Il loro abbraccio sembrava non avere fine, e mentre i finestrini dell'auto non emanavano fumo, il mio sconcerto stava raggiungendo livelli vertiginosi. La mia mandibola si stava stringendo, e le mie mani erano diventate pugni serrati, tanto che provavo dolore agli avambracci.Mentre osservavo incredulo, giunto il momento in cui avrei dovuto essere testimone di ciò che i miei occhi non potevano credere, l'uomo si era spostato all'indietro, e la testa della donna era scomparsa dalla mia vista. Non c'era bisogno di essere un genio per capire cosa stesse accadendo.La realizzazione mi colpì come un pugno nello stomaco. Il tradimento era davanti ai miei occhi, e la sensazione di tradimento e dolore si fece strada in me. Mentre la scena continuava a svolgersi nel vialetto di casa, ho sentito un misto di rabbia, tristezza e incredulità. La neve caduta sembrava ora un velo freddo su un momento che avrebbe cambiato tutto.Avevo capito in un attimo che l'uomo stava ricevendo un pompino, un pompino di livello mondiale, come ben sapevo da tutti quelli che Monica mi aveva fatto. Lo vedevo nella mia mente. Le dita di Monica che si appoggiano alle sue palle mentre lei gli leccava la lunghezza e stuzzica la testa del cazzo con la lingua, prima di prenderlo in bocca e lavorarlo fino a farlo entrare in profondità nella sua gola. Riuscivo a immaginare i pensieri che gli frullavano in testa.Mentre lei godeva, lo pompava sempre più velocemente per farlo eccitare e farlo sborrare. Era facile immaginare la sensazione che avrebbe provato lui nel momento in cui Monica avrebbe ingoiato fino all'ultima goccia e poi lo avrebbe leccato per bene.E poi in un batter d'occhio vidi la sua testa sobbalzare all'indietro e capii che si era appena sfogato e un attimo dopo la testa di lei tornò su. Si scambiarono alcune parole e poi vidi aprirsi sia la portiera del passeggero che quella del guidatore e capii che stavano entrando in casa.Ho chiuso la tenda lentamente, incapace di guardare oltre. La mia mente era in tumulto, e il calore che sentivo non era più dovuto all'emozione natalizia. L'aria intorno a me si era fatta densa di un silenzio scomodo, e il Natale che avevo immaginato si era trasformato in un'inattesa e dolorosa rivelazione.Lasciai la finestra e mi diressi verso il seminterrato dove tenevo tutta l'attrezzatura. Pensai di usare una mazza perfettamente adatta allo scopo".Ma lo stato d'animo in cui mi trovavo in quel momento era buono per un omicidio.Sentii la porta d'ingresso aprirsi e i due entrare. Sentii dei mormorii mentre i due si muovevano per la casa verso le scale che portavano alle camere da letto e mi chiesi se lei lo avrebbe portato sul nostro letto o avrebbe usato una delle camere dei bambini. Decisi di permettere loro di spogliarsi e sistemarsi sul letto, iniziando il loro accoppiamento. Pensavo che il mio ingresso sarebbe passato inosservato fino a quando non mi fossi avvicinato abbastanza per colpire con la mazza.Con il cuore pesante e la mente in tumulto, salii silenziosamente le scale.Mi fermai in cima ai gradini e i gemiti provenienti dalla nostra camera da letto raggiunsero le mie orecchie, stringendomi la mascella. Mentre mi muovevo silenziosamente lungo il corridoio, i pensieri ronzavano nella mia mente, un'elaborata strategia si stava formando.Raggiungere la camera da letto era come camminare sull'orlo di un precipizio. Tutte le cose che avrei dovuto fare, quasi tutte richiedevano la collaborazione di un'altra persona. Dovevo trovare un buon posto dove nascondermi, almeno fino al giorno dopo Natale. Sapevo che coinvolgere la polizia sarebbe stato inevitabile, una volta che avessi affrontato l'intruso nella mia camera, sul mio letto.Le prospettive di dover affrontare conseguenze legali mi spinsero a pianificare con attenzione. Non potevo permettermi di finire dietro le sbarre prima di aver sistemato le cose che erano davvero importanti. Dovevo rimanere fuori dalla custodia almeno fino alle 10 del mattino del giorno dopo le festività. Questo mi avrebbe dato abbastanza tempo per sistemare i conti bancari e svuotare la cassetta di sicurezza. Il giorno di Natale, pianificai di recarmi agli sportelli del servizio clienti per cancellare le carte di credito e proteggere al meglio i miei averi.La tensione nel corridoio era palpabile mentre mi avvicinavo alla porta della nostra camera da letto. Il Natale che avevo immaginato era diventato un intricato labirinto di segreti, tradimenti e decisioni difficili. Con la mascella serrata e il cuore pesante, ero pronto a confrontarmi con quello che mi attendeva al di là di quella porta.Mi ritrovai in una situazione difficile, in bilico tra l'impulso di reagire con rabbia e il bisogno di pianificare attentamente i passi successivi. Non avevo mai picchiato una donna, e anche se il desiderio di farlo poteva pulsare dentro di me, sapevo che Monica non doveva essere la prima vittima di una mia violenza.La mia mente macinava opzioni, cercando di trovare una via d'uscita che potesse garantire la giustizia senza compromettere ulteriormente la situazione. L'idea di vederli piangere sul loro tradimento, consapevoli che avrei preso la mia parte di carne nel processo legale, era il mio unico conforto.Mentre mi avvicinavo alla porta della camera da letto, decidetti di aspettare di sentirli giungere al culmine del loro piacere prima di interrompere la loro festa. Sembrava giusto infliggere loro il massimo dolore nel momento in cui stavano godendo del massimo piacere. Mi posizionai accanto alla porta, con le spalle al muro, ascoltando attentamente ciò che accadeva in camera da letto.Le sue voci, i gemiti e i piccoli gridi acuti riempivano il corridoio, e un senso di nausea cresceva in me. "Basta," pensai, "è ora di mettere fine a tutto questo." La porta sembrava più pesante mentre la spingevo lentamente, preparandomi a fronteggiare la verità che si celava dietro di essa.Lei gemeva ed emetteva piccoli gridi acuti e sentii lui dire:"Dannazione tesoro, sei stretta. Non riesco a capire. Per quanto ti scopo e per tutto il tempo che ti ho scopato dovresti essere abbastanza larga da non dover faticare per entrare".Cristo santo! Quanto era durato tutto questo? Per quanto tempo stava succedendo dietro le mie spalle? Non ne avevo idea. Non ne avevo mai avuto idea. Le mie frequenti assenze per progetti fuori città sembravano averle fornito ampio spazio per giocare con il fuoco. Avevo sempre creduto di avere un matrimonio solido, una roccaforte di fiducia reciproca, ma sembrava che mi stessi illudendo.La rabbia e la delusione si mescolavano dentro di me mentre continuavo ad ascoltare dalla porta socchiusa. La realizzazione che tutto ciò che credevo fosse stabile stava crollando come un castello di carte era schiacciante. L'inganno, nascosto dietro il velo delle mie assenze, mi colpiva come un pugno allo stomaco.Le emozioni turbolente si agitavano mentre cercavo di affrontare la realtà di quanto stesse accadendo. Avevo investito tanto in questo matrimonio, credevo che ci fosse una base solida su cui costruire il nostro futuro. E ora, tutto sembrava sgretolarsi davanti ai miei occhi.Il desiderio di vendetta si mescolava al senso di tradimento, ma sapevo che dovevo rimanere calmo e pianificare attentamente i passi successivi. Non volevo precipitare le cose, ma allo stesso tempo, il bisogno di affrontare la verità diventava sempre più urgente. Con il cuore pesante e la mente in tumulto, mi preparai a entrare nella camera da letto e affrontare il caos che si era instaurato nel mio matrimonio."Oh sì, piccola, spingi, spingi. Dai, spingi indietro e prendi tutto il mio cazzo !"Il suono inconfondibile della carne che si scontra l'una contro l'altra risuonava attraverso la porta chiusa. Era un rumore crudo e intimo, un rituale di passione tradita che riecheggiava nel corridoio.Ogni colpo sembrava vibrare nell'aria, un'armonia malinconica che sottolineava il tradimento svelato dietro quella porta. Era come se il mondo intorno a me si stesse dissolvendo in quel suono, rendendo la mia presenza in quel luogo ancora più surreale.Le percussioni irregolari e appassionate si diffondevano attraverso le pareti, amplificando la profondità della tragedia che stava accadendo al di là della mia vista. Ogni sussurro della carne in movimento sembrava un colpo al cuore, un richiamo a una realtà che avrei preferito evitare."Ci sono quasi" disse e io presi in mano la mazza. Proprio mentre ero pronto ad allontanarmi dal muro e a girarmi per attraversare la porta della camera da letto, il mio cellulare suonò. L'avevo messo in vibrazione prima di lasciare il seminterrato, perché non volevo che un cellulare che squillava sconvolgesse i miei piani.Chi diavolo poteva chiamarmi a quest'ora della vigilia di Natale? Ho tirato il cellulare e vidi che il numero sullo schermo era il numero di cellulare di Monica. La troia mi stava chiamando per parlare con me mentre il suo amante la scopava? Era così che si eccitava?La mia mente era confusa, sospesa tra il tumulto dell'infedeltà che stavo per affrontare e la curiosità di scoprire cosa potesse spingere Monica a chiamarmi in quel momento. Mi infilai nella stanza di fronte, chiusi silenziosamente la porta e poi risposi al telefono. Risposi al telefono cercando di mantenere la calma, anche se il mio cuore batteva forte nel petto."Pronto?""Ciao tesoro. Tua madre mi ha appena detto che hai chiamato per dirmi che eri a casa"."Dove sei !!??""Sono a casa dei tuoi genitori. Dove sei tu?""Sono a casa"."A casa?""Sì"."Devi uscire da lì e venire qui e devi farlo subito!! "."Perché!!?""Perché ho fatto un regalo di Natale a mia sorella. Visto che tu dovevi essere via e io sono venuta qui da tua madre, ho detto a Isabella che lei e Roberto potevano usare la nostra casa stasera, invece di prendere una stanza d'albergo. Le lascio prendere in prestito la casa per una notte. Devi uscire da lì e venire qui per non rovinare la loro serata!"Abbassai lo sguardo sulla mazza che avevo appoggiato al muro quando aprii il telefono e borbottai: "Rovinargli la serata, oh sì; non vorrei rovinargliela. Ci vediamo tra poco"."Sbrigati, tesoro, ho un regalo da darti, ti amo", disse e poi ridacchiò, "ma non puoi fare troppo rumore quando vieni potresti svegliare i tuoi genitori. Ti voglio bene, tesoro"."Ti amo anch'io". La mia risposta, anche se carica di amore, trasudava un'ombra di amarezza.Mentre chiudevo la chiamata sapevo cosa mi sarei regalato per Natale: avrei tenuto per me quello che avevo quasi fatto. Monica non sarebbe stata minimamente contenta di me se avesse saputo i pensieri che avevo avuto da quando quell'auto era entrata nel vialetto. Ora potevo capire tutto.Con un sorriso beffardo, uscii di casa, presi la mia bici dal garage e mi avviai verso i tre chilometri che mi separavano dalla casa dei miei genitori.Mentre pedalavo fuori dal vialetto, ho esclamato, prima di sparire: "Buon Natale Isabella e Roberto! Che la vostra notte sia altrettanto movimentata quanto la mia! Ah, e Roberto, sembra che tu abbia appena guadagnato il premio di 'Sopravvissuto alla Vigilia'! Ah... ah... ah..."...Quando una telefonata salva la vita!...
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1 anno fa
LiberaCoppia43,
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Ultima visita: 1 anno fa
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La mia ragazza trombata dal muratore.
Mi chiamo Paolo, ho 24 anni, sono di media statura, un po’ in sovrappeso, ma non grasso, insomma un ragazzo come tanti. Da sei anni, sono fidanzato con Valeria, una ragazza mia coetanea, mora, capelli a caschetto, con mèche bionde, fisicamente molto arrapante. Scura di carnagione, tette piccole con capezzoli piccoli ed una fica talmente nera e pelosa da farmi girare la testa. Lei in realtà non è una ragazza pudica, cioè, a letto, ci sa fare. È brava a succhiare il cazzo e ingoiare, lo prende in fica con molta disinvoltura, ma non potevo immaginare che mi avrebbe tradito alla prima occasione. Fra di noi il sesso non mi sembrava fosse così scarso, altrimenti avrei fatto diversamene. Di recente abbiamo iniziato dei lavori in casa e, grazie ad un muratore, che, guarda caso, me lo ha consigliato mia suocera, in quanto aveva già fatto dei lavori a casa loro, ho scoperto le corna, che porto da non so quanto tempo. Un giorno, a causa di un imprevisto, sono ritornato a casa un po’ prima del solito e, lungo il tragitto, ho incontrato sua madre che mi ha comunicato che Valeria non era a casa, perché aveva casa sossopra per i lavori e, siccome lei studia, se ne era andata da un’amica. Appena giunto davanti alla mia abitazione, noto però la sua macchina sotto casa. Incuriosito mi son fermato a riflettere e son salito in casa, ma non si sentiva alcun rumore di lavori in corso o cose del genere, e mi assalirono dei dubbi. Così decisi di entrare in casa per vedere se era tutto a posto. Entrai molto silenziosamente e mi accorsi subito di piccoli lamenti, soffocati, che venivano dalla stanza di Valeria. Mi avvicinai alla porta ed i lamenti erano sempre più chiari. Era Valeria che stava godendo, ma con chi, dato che io non c'ero? Forse si stava masturbando? Non aprii la porta, ma mi misi a guardare nel buco della serratura e riuscivo solo a vedere una sedia. Decisi allora di passare dall'altra parte della casa, usando la scala a chiocciola che si affaccia sulla finestra della camera. Vi arrivai, ma la tapparella era abbassata, ovviamente, ma c'era un piccolo spiraglio da cui guardare. Mi misi a spiare e mi si gelò subito il sangue addosso: Valeria stava facendo un pompino ad un signore sulla quarantina che, dal modo in cui era vestito, sembrava proprio il muratore. Lo mangiava e lo succhiava con avidità, lo masturbava e lo leccava di nuovo. Era veramente assatanata e anche l'operaio se ne accorse, al punto che, senza avvisarla, le esplose in faccia.
«Che succhiacazzi! Sei davvero molto esperta! Tieni, sborro!»
Lei si arrabbiò, ma non tanto per la sborrata, quanto perché lei non era venuta.
«Sei proprio un coglione! Hai pensato solo a te ed io non son venuta; adesso, come si fa? Io ho voglia di cazzo!»
Lui con voce ancora rotta dal piacere, le disse come avrebbe rimediato.
«Sei una gran troia, proprio come tua madre! Adesso vedrai come farò a farti godere! Adesso ti lecco un po', e vedrai che ti porterò al piacere.»
E, senza aggiungere altro, le tolse il reggiseno e le strappò le mutandine. Alla visione della sua fica, piena di riccioli neri, lui si eccitò nuovamente, quasi all’istante.
«Questo sì che me lo fa venir duro! Guarda che fica pelosa e umida; adesso ti scopo.»
L’ha distesa e poi si è messo a leccarla. Lei ha subito iniziato a godere e, poco dopo, è venuta, ma intanto a lui il cazzo era di nuovo tornato duro e, messala a pecorina, prese a penetrarla. Lei godeva come una matta e, per non strillare dalla goduria, teneva una mano sulla bocca. Io, a dir la verità, ero in estasi nel veder Valeria come se la godeva. Da qualche tempo, mentre la scopavo, per eccitarmi di più, fantasticavo proprio sulla possibilità di vederla scopata da un altro, ma le mie erano solo fantasie. Lui l’ha pompata a lungo e bene, con lei che ha goduto almeno tre volte. Era ancora in estasi, quando lui ha rivolto le sue attenzioni al suo meraviglioso culetto, dove io non ero mai riuscito ad entrare.
«Adesso vediamo questo culetto, se è stretto o se c'è entrato qualcuno!»
Lei ha subito cercato di opporsi, ma lui non ha desistito.
«No! Ti prego, il culo no! Non l'ho dato a nessuno; mi farebbe male il tuo coso nel culo: è troppo grosso!»
Nel sentire quelle parole, il porco se ne sentì ancor più allettato.
«Ma che bello! Un culetto vergine! Appoggia la testa sulla testiera del letto, che ora ti faccio impazzire; hai un po' di vasellina o del lubrificante?»
Lei lo guardo smarrita.
«No! No.…ti prego no...non mi è mai servita la vasellina, perché non l’ho mai voluto nel culo!»
Il porco allora ha sputato molta saliva sul buco vergine di Valeria e poi ci ha infilato un dito. Lei lo supplicò di far piano, usandole delicatezza.
«Così... bravo, fermati un po'... haiiia! Piano!»
Il porco, con un mezzo ghigno, ha replicato.
«Lo vedi che ti piace? Ma questo era il dito, ora sentirai la punta del cazzo, quindi, rilassa i muscoli che spingo!»
Gli ha appoggiato il cazzo al culo e, senza dire una parola, glielo infilò dentro con tanta forza che la mia Valeria emise uno strillo di dolore.
«hhaaiiii! Che male! Che male! Toglilo mi fa troppo male, mi brucia! Mi stai spaccando il culo! Toglilo!»
Il tizio se n'è ben guardato a toglierlo ed ha preso a stantuffarla con sempre più regolarità. Valeria ha iniziato a godere come una vacca, incitandolo a sfondarla tutta.
«Sì, dai, così! Dai, più forte, sfondami il culo! Dai, penetra la tua vacca! Sì, mi sento la tua vacca sfondata! Che bello! Lo sento tutto dentro l'intestino! Me lo sento in pancia!»
L'uomo, udendo quelle parole, si è messo a ridere.
«Lo sapevo che eri una troia! Anche a tua madre è piaciuto subito nel culo! Sei davvero una troia come lei! Cazzo! Non resisto è troppo stretto! Sborro! Te lo sborro tutto questo culo sfasciato!»
Con un grugnito da vero porco, è venuto copiosamente nel suo intestino e si è accasciato sopra di lei. Rimasero in quella posizione, lui con il cazzo nel culo di lei, per circa 5 minuti, fino a che si tolse.
Mentre si ripulivano, Valeria gli disse:
"Domani voglio lo stesso trattamento!"
Li ho visti baciarsi appassionatamente. Sconvolto per quello che avevo scoperto, sia per Valeria che per quella zoccola di mia suocera; me ne sono andato e son tornato dopo circa 20 minuti. Quando lei mi vide, mi salutò con un sorrisetto malizioso. Mi buttò le braccia al collo e mi bacio in bocca, la stessa bocca con cui aveva pulito il cazzo del muratore.
«Ciao, caro, come è andata al lavoro?»
Le ho detto le solite banalità e lei, con un sorriso da vera troia, mi ha comunicato, usando un doppio senso, quanto fossi cornuto.
«Oggi mi son proprio stancata; ho aiutato l'operaio per tutto il giorno. Mi ha fatto fare un culo così!»
L’ho guardata ed ho avuto subito un dubbio: ma, allora, quella che avevo visto, non era l'unica scopata di quel giorno! Allora, quante corna avevo già in testa?
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1 anno fa
baxi18, 55
Ultima visita: 19 ore fa -
Un amore diverso.
Angela riuscì a chiudere la porta dietro di sé. Le imprecazioni di sua madre rimasero fuori: anche questa volta era quasi andata bene. Con la lingua sentì, sul labbro inferiore, il sapore del sangue che le confermò che il ceffone di sua madre le aveva procurato un lieve taglio. Doveva andarsene. Sì, doveva andar via da quella casa. Si avvicinò alla finestra, fuori il cielo era grigio, la sua vita era grigia, tutto era grigio in quel posto: grandi palazzoni di edilizia popolare, in un quartiere che col tempo era degradato, abitato da ladri, puttane, spacciatori e balordi di ogni specie. Sua madre abitava lì, in un appartamento in affitto, suo padre mai conosciuto, forse era uno dei tanti fidanzati di sua madre. Una bella donna che, con il tempo, si era ridotta a fare la prostituta, a vivere sempre semi ubriaca, a girare per casa mezza nuda, convivendo sempre con un balordo di turno, che regolarmente la sfruttava e poi le dava un calcio e via. Dove andarsene! L’ultimo amico di sua madre era un tipo poco raccomandabile, peggiore degli altri che si erano avvicendati prima: un bulletto che si credeva furbo, l’aveva guardata con occhi cattivi.
«Tua figlia sta diventando bella, uno di questi giorni le insegno il mestiere, così vi metto a battere in strada tutte due e guadagno il doppio.»
Quelle parole ad Angela avevano fatto venir la pelle d’oca; ora doveva scappare, se non voleva far quella fine. Era riuscita a sfuggire, due o tre volte, allo stupro, e non voleva che fosse lui a prendere la sua verginità. Andava a scuola dall’altra parte della città, vicino a casa di sua zia Ada.
Lei sì che era una vera donna. Aveva studiato, si era sposata con un ferroviere, possedeva una bella casa, amava stare con lei, specie da quando, un anno fa, era morto suo zio, stroncato da un infarto. Sua zia era sempre felice di averla in casa. Angela sapeva farsi voler bene. Era una ragazza sveglia, sapeva far tutte le faccende domestiche e lo faceva volentieri per sua zia, che non aveva figli, quindi la considerava e le voleva bene, come ad una figlia.
«Questa casa è sempre aperta per te.» Le diceva sempre.
A volte Angela passava da lei per non tornare a casa. Si sentiva bene con lei, ora doveva scappare: a quasi diciotto anni, doveva decidersi. Mise dentro lo zaino i libri, in una sacca i pochi vestiti che aveva. Vestiva sempre in modo da non attirare l’attenzione, in classe passava quasi inosservata, mentre vedeva le sue compagne vestirsi sempre in modo da attirare lo sguardo dei maschi; lei, invece, riusciva a scomparire anche in mezzo alla folla. Uscì piano dalla camera, sua madre era in bagno; chiuse piano la porta, mentre stava per scender le scale, vide il balordo che saliva. In silenzio, salì al piano di sopra, lui entrò in casa: aveva le chiavi. Scese, corse fuori, prese al volo il bus che l’avrebbe portata dall’altra parte della città. Non si girò: forse sua madre si sarebbe accorta della sua scomparsa, solo fra qualche giorno. Ada la vide davanti al portone, le sembrò un uccellino piccolo e indifeso. Le raccontò gli ultimi avvenimenti.
«Vieni, togliti questi abiti bagnati, fatti una doccia che ti riscalda; io intanto ti preparo qualche cosa di caldo.»
La sera Ada disse che, se voleva, poteva decidere se dormire sul divano letto della cameretta o nel letto con lei. Quando si trovò distesa al suo fianco, le sembrò che, finalmente, si poteva rilassare, le mani della donna le massaggiavano le spalle.
«Rilassati, non pensare a nulla: qui sei al sicuro.»
Lei sentiva uno strano languore crescere dentro di sé; era dolce il modo in cui la zia l’accarezzava, lei si lasciò andare. Lentamente si sentiva dentro una sensazione di benessere, la bocca della zia a poca distanza dalla sua, le parole appena sussurrate, le carezze erano dolcissime.
«Che bel seno che hai zia, il mio è molto piccolo: posso toccarlo?» Lei sorrise.
«Non disperare, presto diventerà grande anche il tuo: sì, puoi toccarlo.»
Angela portò lentamente la mano sulla mammella, era soda, il capezzolo grande, duro, Ada ebbe un gemito.
Il contatto la faceva impazzire. Allungò la sua mano sul seno della ragazza, lei si mise a tremare come una foglia. Era uno strano languore quello che provò quando Ada appoggiò le sue labbra alla sua bocca; lei non oppose nessuna resistenza. Lasciò che Ada insinuasse la lingua dentro la sua bocca, rispose con ardore a quel bacio, lunghissimo, che la fece vibrare come una corda di violino, mentre fra le sue cosce sentiva come un fuoco. La mano, dal seno scese giù, fra le cosce, le divaricò istintivamente, le dita della donna le procurarono subito un piacere sconosciuto. Sentiva scorrer dentro un misto di dolore e piacere, inarrestabile. Lei non sapeva reagire, rimase immobile. La zia, temendo di esagerare, non andò oltre, si tenne il suo corpo stretto a sé e si addormentarono così. Durante il resto della settimana, la sera continuarono a toccarsi sempre, senza andare molto più in là. La sera del suo diciottesimo compleanno, mentre stavano cenando, sentirono il telegiornale in tv. Il cronista si mise a leggere una notizia che gelò il sangue a entrambe. In una sparatoria dentro un bar, il fidanzato di sua madre era stato ucciso e quello, nel tentativo di ripararsi, si era fatto scudo con il corpo di sua madre, con il risultato di morire entrambi. I dieci giorni successivi furono tremendi. La Polizia voleva sapere dei legami fra sua madre ed il balordo morto. Il funerale, tutte le altre cose, misero Angela al centro dell’attenzione; era una cosa che lei odiava da morire. Tornò con Ada, nell’appartamento di sua madre; prese le sue ultime cose, vendette tutto il resto, poi si rese conto che non sapeva cosa farsene dei soldi ricavati.
«Ci prendi la patente di guida: io mi devo operare al menisco, aspetterò fino a che tu non abbia conseguito la patente, poi mi opero.»
Angela pensò che fosse una bella idea. Cinquanta giorni dopo, sventolava la patente davanti alla faccia di sua zia che, dalla contentezza l’abbracciò forte e le diede un lungo bacio in bocca. Una settimana dopo, si recarono in uno studio ortopedico di un caro amico di sua zia. Mentre erano in sala d’aspetto, videro entrare una signora con entrambe le gambe ingessate su di una sedia a rotelle, spinta da una badante straniera.
«Ada, che ci fai qui?»
«Flavia, sei proprio tu?»
Le donne si abbracciarono calorosamente, mentre la badante si mise in un angolo a parlare nella sua lingua al cellulare. Si raccontarono le rispettive vicissitudini. Flavia non la vedeva dal funerale di suo zio. Era stata vittima di un incidente in montagna, mentre era a sciare: una deficiente l’aveva investita fratturandole entrambe le caviglie ed ora doveva togliere il gesso: era lì per quello. Poi, girando lo sguardo, chiese ad Ada.
«Chi è questa bellissima cerbiatta, che ti porti dietro?»
Angela arrossi fino alla cima dei capelli. Effettivamente, con quel suo fisico minuto, il viso tondo, gli occhi grandi e scuri, sembrava davvero una cerbiatta.
«E' mia nipote, una ragazza molto in gamba, ma un po' sfortunata.»
Flavia la scrutò intensamente. Sentiva i suoi occhi entrare dentro la sua anima, poi le chiese quale fosse il suo lavoro. Angela riuscì a recuperare un po’ di voce e disse di esser al quinto anno di ragioneria. Ada aggiunse che era anche bravissima.
«Ha la media del nove!»
Flavia sorrise, poi aggiunse.
«Se sei veramente brava, io potrei aver bisogno di te. La mia commercialista, fra poco, andrà in maternità e devo sostituirla. Quando ti sarai diplomata, cercami, anzi, dammi il tuo cellulare!»
Tornando a casa, Ada le raccontò di loro, che erano state amiche di scuola, si erano frequentate moltissimo, poi la vita le aveva divise: si erano riviste al funerale di suo marito.
«È una donna molto potente. Metà della città gli deve dei favori, mentre l’altra metà, sta ai suoi ordini. Potresti fare la tua fortuna: ha una lavanderia industriale, creata da suo padre, lei la dirige e ne ha fatto una vera miniera d’oro.”
Due giorni dopo, Flavia chiamò le due donne.
«La mia badante mi ha lasciato per problemi con il marito; io ho appena tolto il gesso e non riesco quasi a muovermi: avrei bisogno di una mano.»
Andarono a casa sua. Una villa splendida, appena sulla collina davanti alla città. Angela, entrando, si rese conto che quella casa era bellissima: arredata con gusto totalmente femminile, era perfetta in ogni suo dettaglio. Flavia era davvero immobilizzata, si muoveva a mala pena con due stampelle. Mentre Ada metteva in ordine la casa, Angela la portò davanti alla scrivania dello studio. Flavia fece alcune telefonate, poi le chiese:
«Hai la patente, potresti portarmi in azienda?»
Andarono con la vettura di Flavia, una sportiva degna di lei. Angela sentiva tremar i polsi alla potenza di quel veicolo, ma riuscì a dominarlo in maniera perfetta, tanto che, al ritorno, lei le fece i complimenti ed una proposta.
«Comprendo che devi studiare, ma resteresti ancora con me? Sono completamente sola, non riesco quasi a muovermi, devo far la ginnastica riabilitativa, ma ancora mi muovo malissimo ed ho paura di cadere.»
Ad Angela sembrava un sogno, quella splendida donna aveva bisogno di lei. Andò a casa, prese i libri e alcuni indumenti, poi tornò da lei. La sera, dopo aver cenato, aveva cucinato Angela, si misero sedute a parlare. Lentamente riuscì ad aprirsi con lei. Era tranquilla fra donne, questo la faceva sentir bene. Flavia aveva un modo dolcissimo di parlare, quasi sommesso, mai aggressivo. Angela era affascinata dalla grazia, classe e delicatezza di quella donna e glielo disse. Al momento di andare a dormire, l’accompagnò fino in camera, l’aiutò a spogliarsi. Lei aveva trentasei anni, ma sembrava averne venticinque al massimo. Pelle liscia, nessuna ruga, smagliatura o un filo di cellulite, un corpo quasi perfetto, terza di seno abbondante, capelli rossi naturali, gambe lunghe, toniche, anche se ora il tono muscolare era un po' compromesso, apparivano pur sempre belle, mani con dita lunghe, occhi chiari, labbra e bocca non troppo grandi. Angela la aiutò a distendersi nel letto, poi fece per andarsene.
«Dove vai? Non potresti restar qui? È tanto grande questo letto, che può ospitare entrambe; ma, se hai paura di dormire con me, va pure.»
Angela arrossì ancora, era timida; solo con sua zia riusciva a spogliarsi, ma, vincendo ogni remora, disse che non vi erano problemi. Si spogliò, mise il suo pigiama, si distese accanto a lei. Il mattino lei si levò, le preparò la colazione, poi la aiutò ad andare in bagno, doveva far una doccia: si spogliò nuda davanti a lei. Angela si sentiva strana, era eccitata dal corpo di quella donna, il triangolino di peli rossi sul pube era perfetto. La fece entrare dentro la doccia, lei si appoggiò alla parete, cercando di lavarsi, ma, con scarsi risultati. Angela prese il guanto di spugna e, da fuori, si mise a lavarla: incredibile, si stava eccitando a passare le mani su quel corpo e, anche lei non era indifferente alle sue carezze. Quando ebbe finito, le preparò un telo di spugna per avvolgerla, lei si lasciò abbracciare, si appoggiò alla giovane che a fatica riuscì a portarla di nuovo in camera, per distenderla sul letto. Lentamente le passava l’asciugamano sul corpo. Flavia stava in silenzio, era eccitata dalla carezza della ragazza, aveva timore a muoversi, lei avrebbe potuto fraintendere le sue intenzioni, mentre lei era rapita da quel visetto e dalla fragilità di quel corpicino che desiderava tantissimo. Per un momento, Angela smise di passare il panno sul corpo nudo davanti a lei. Sentiva dentro un profondo desiderio di baciarla. Sua zia le aveva detto che Flavia non aveva mai frequentato maschi, che, alle superiori, quando andava a casa sua, spesso si distendevano sul letto a baciarsi. Angela portò la sua bocca vicinissima alla sua, lei attese che la giovane le fosse vicina ed allungò la mano, gliela mise dietro la nuca e le bocche si unirono in un bacio interminabile, passionale, le lingue s’inseguivano, si toccavano, si univano incessantemente. Flavia distesa, Angela di lato a lei, le labbra percorsero ogni centimetro di quel giovane corpo acerbo. La fece vibrare e, quando si mise in bocca il seno ancora acerbo di Angela, quest'ultima ebbe un profondo gemito.
«… hmmmmuuhhmmmm … Sei bravissima!»
Angela si rese conto che lei era veramente esperta nell’arte di amare una donna. Le passò la lingua in ogni angolo del suo corpo. La fece vibrare come la corda di un violino, le fece emettere una melodiosa serie di suoni di puro piacere.
«Sì, dai, ti supplico non ti fermare!»
Desiderava godere, ma lei indugiava, alla fine Angela le prese la testa, la schiacciò sul suo bottoncino ed ebbe subito un forte orgasmo, che la scosse tutta.
«Vengo! Finalmente!»
A quel punto, si girò verso di lei, insinuò la sua testa fra le gambe di Flavia, si scatenò a leccare, succhiare con impeto la fica di lei che, alla fine, dovette staccarsi ed urlare il proprio piacere.
«ooooohhh, amore dolcissimo, dai che godo. Vengo!»
Si rigirò incollando la sua bocca a quella di Angela, si strinse con passione a quel giovane corpo.
«Ti ho amato dal primo istante che ti ho vista. Ti amo, ma, se hai paura di questa cosa, allora vattene, io non potrei sopportare che tu non mi amassi.»
Angela aveva le lacrime agli occhi. La guardò con tutto l’amore, che non aveva mai provato per nessuno.
«Anch’io ti amo, ti ho desiderato sin da subito, mi sei entrata dentro al primo sguardo, spero di esser degna di te.»
Fu subito amore. Amore grande, completo, senza riserve, un corpo e un’anima nel vero senso della parola. Nei quattro anni che seguirono, divennero inseparabili. Flavia le insegnò tutto. In fabbrica le affidò sempre maggiori responsabilità. Angela era una dirigente perfetta. Giusta con il personale, ma determinata con i clienti. I suoi sottoposti, per l’ottanta per cento, erano donne, l’adoravano, sia per il modo di dirigere, sia per il coraggio di dichiarare il suo amore per Flavia: la chiamavano “la signorina”. Nella vita quotidiana, Flavia fu una maestra perfetta. Niente più vestiti anonimi, ma eleganza, classe e buon gusto, divennero la sua abitudine, ma era a letto che la discepola superò la maestra. Angela era diventata insuperabile nel far morir di piacere Flavia. La sua gioventù, la sua fame di sesso, la stordiva e, alla fine, Flavia ne usciva ogni volta sfinita, ma sempre desiderosa di ricominciare, non era mai sazia del piacere che Angela le dava.
Era quasi Natale, erano nel loro ufficio.
«Da un primo bilancio, credo che anche questo semestre sarà molto positivo; direi che avremo raddoppiato gli utili anche per quest’anno.»
Flavia alzò lo sguardo verso il suo amore, sorrise.
«È tutto merito tuo: da quando sei entrata in quest’azienda, abbiamo migliorato ogni giorno di più. Che ne dici di andare a festeggiare in quel locale nuovo di Marina?»
«Certo, così quella troia ti rimette gli occhi addosso; credo che si sia creato un pensierino su di te.»
A Flavia faceva piacere quella finta gelosia. Le faceva capire che la piccola non abbassava mai la guardia, poi, dentro di sé, mai e poi mai, avrebbe permesso a nessuno di inserirsi nel loro amore.
Quella sera si prepararono da sballo. Angela aveva una gonna al ginocchio, con tacchi non troppo lati: non voleva apparire più alta di lei. Flavia sfoggiò un classico del suo repertorio: giacca e cravatta da uomo, con in testa un Borsalino che, vista da dietro, poteva benissimo esser scambiata per maschio. Erano stupende e, quando entrarono nel locale, la padrona andò loro incontro.
«Siete meravigliose!»
Poi, da vicino, aggiunse a bassa voce.
«Saprei io cosa vi farei se solo potessi infilare la mia lingua in un certo posticino del vostro corpo!»
Risero soddisfatte. Passarono fra i tavoli tenendosi per mano, suscitarono il classico brusio, cui erano ormai abituate, ma un gruppetto di balordi le arringò pesantemente.
«Ci penserei io a farle tornare ad adorare il cazzo.»
Loro non se ne curarono, erano abituate a tutto, poi non davano alcuna importanza a quello che la gente pensava. Durante la cena, si scambiarono effusioni e bacetti, poi decisero di tornare.
La strada costeggiava per un tratto un bosco, era notte, faceva molto freddo. All’uscita da una curva, videro una vettura che sembrava uscita di strada: era notte, una persona era distesa in terra, subito uscirono dalla loro macchina e andarono a soccorrere il tipo. Fu il loro più grande errore. Improvvisamente Angela si sentì afferrare da due persone robuste, un tampone sulla bocca imbevuto di una sostanza che le fece subito perdere i sensi. Quando rinvenne, era seminuda, quasi congelata, sentiva un fortissimo dolore sia sotto che dietro: era stata stuprata!
«Flavia! Flavia, dove sei? Dove sei? Rispondi!»
La vide riversa poco distante da lei. Strisciò fino al suo corpo, non riusciva a reggersi in piedi.
«Flavia, amore, rispondi! No!... NO!»
Il suo grido squarciò il silenzio della notte, lei la stringeva a sé, ma la donna era morta; forse aveva reagito alla violenza ed aveva pagato con la vita la sua determinazione. Si trascinò fino alla strada. Una vettura con una coppia di fidanzati la soccorse e chiamarono aiuto. Fu di nuovo un incubo.
Il vuoto. La sua vita si era fermata, sconvolta, distrutta, sfinita. Trovarono subito i cinque balordi artefici di tanto dolore. Avevano rubato loro borse e cellulari, si erano divertiti a riprenderle durante la violenza. Furono puniti in maniera esemplare, ma a lei non importava molto. Flavia non c’era più e lei si sentiva sola, distrutta, stanca di vivere. Dopo un mese circa, fu convocata, assieme ad Ada, da un notaio. Flavia, per testamento, le aveva lasciato tutto, tranne una baita in montagna, che aveva regalato ad Ada, ma la cosa importante era una lettera per Angela.
Le diceva, in breve, che lei era stata tutta la sua vita, che lei l’aveva amata come nessun altro al mondo. Le aveva lasciato la sua attività, sperando che lei la facesse crescere quasi fosse una loro creatura, la esortava: "Falla diventare il monumento al nostro amore".
Angela si riprese e, da quel giorno, era presa dal solo lavoro: lei viveva per la lavanderia. Passarono due anni, fatti solo di lavoro, passeggiate al cimitero, per lei non c’era spazio per altro. Una sera, in prossimità delle feste natalizie, periodo che lei odiava di più, una sua segretaria le disse:
«Signorina, sono le venti ed è ora di chiudere.»
Lei le sorrise, si scusò ed uscì. Si mise alla guida per andare verso casa, ma era distratta dai suoi pensieri. Le mancava tantissimo Flavia, non si rese conto che, al bivio, non aveva svoltato a destra, ma aveva proseguito dritto e si ritrovò in aperta campagna. Era buio, stava soffiando il vento che portava fiocchi di neve, lei sbagliò una curva e la macchina scivolò su di una lastra di ghiaccio, fini in un fossato, al lato della strada, sbatte con forza la testa sul parabrezza: aveva anche dimenticato di allacciare la cintura di sicurezza.
Si risvegliò dopo un po', i fari della macchina si erano spenti, lei avvertiva un forte dolore alla fronte, le colava del sangue, era sola, nel freddo come quella maledetta sera, desiderò di morire. Dei fari squarciarono la notte, un grosso SUV passò e si fermò, tornò indietro e ne discese un uomo, venne verso lei.
«EHI, sta bene?»
Aprì lo sportello, lei gli svenne fra le braccia. Si risvegliò tre ore dopo in un letto d’ospedale; l’uomo era seduto vicino a lei. Ebbe un momento di paura, lei subito non riuscì a rendersi conto di dove si trovava. Lui era un tipo non troppo robusto, fisico normale, mani belle, dita lunghe affusolate, ben curate, i capelli rossi corti, aveva un viso dolce, non esprimeva la classica durezza del maschio, i suoi lineamenti erano dolci. Lui le parlava e lei girò lo sguardo verso di lui.
«Meno male che si è ripresa, credevo di averla soccorsa troppo tardi. Mi chiamo Andrea, sono nato in Germania, da padre tedesco e madre italiana che è ginecologa in questo ospedale.»
Angela lo ringraziò, era la prima volta che doveva qualcosa ad un uomo, al di fuori del lavoro. Sembrava un ragazzo dolce, lei non riusciva a sentir disagio con lui. Passarono due giorni, fu dimessa e lui si offrì di accompagnarla. Venne a trovarla anche sua madre e, quando entrò, le due donne si riconobbero. Lei era la dottoressa che l’aveva visitata dopo lo stupro, ma, professionalmente corretta, non ne fece parola davanti a lui. Lentamente Andrea s’inserì nella sua vita. Era dolce, premuroso, la faceva spesso sorridere, lo trovava simpatico, si rendeva conto che il giovane si stava affezionando sempre più: era diverso da tutti quelli che conosceva, sapeva intuire ogni suo desiderio e lo faceva con estrema dolcezza, cosa che spiazzava Angela sempre più. Una sera, lui l’aveva invitata a cena, era tutto perfetto, Angela aveva fatto un vero sforzo ad accettare l’invito. Lo aveva fatto per non ferire l’amico, ma era a disagio: si rendeva conto di esser al centro dell’attenzione del giovane. Appena seduti a tavola, lui le prese la mano, la guardò negli occhi:
«Angela credo di essermi innamorato di te.»
Lei ebbe una reazione eccessiva.
«NO! Questo no!»
Si alzò da tavola e se ne andò via. Passarono alcuni giorni, lei era dispiaciuta. Si rendeva conto dell’eccessiva reazione avuta, ma aveva paura: non voleva che qualcuno potesse innamorarsi di lei. Cercò Andrea, ma questi non rispondeva, poi decise di passare all’ospedale e vi trovò la madre.
«Andrea è una persona diversa, da quello che credi. Capisco la tua reazione, perché conosco la tua storia, ma lui no.»
Angela si rese conto di aver sbagliato: gli doveva almeno delle spiegazioni. La madre le suggerì benevolmente:
«Se vuoi spiegarti con lui, vieni questa sera a casa; lui torna dopo le venti.»
Angela si presentò a casa di Andrea, suonò alla porta, si vide aprire da una donna che assomigliava a lui.
«Cerco Andrea, è in casa?»
«Accomodati.»
Le rispose la donna. Angela era confusa, le sembrava la copia esatta dell’amico, non sapeva che lui avesse una sorella. Appena dentro, ripeté la richiesta di vedere Andrea.
«Sono io Andrea.»
Lei lo guardò senza capire, la donna si avvicinò.
«In Germania, Andrea è un nome che si può utilizzare sia al maschile che al femminile. Io lo uso perché io sono sia donna che uomo: sono una trans.»
Angela rimase muta. Per un momento non riuscì a focalizzare la cosa: lei era lì vicino, le sue mani tenevano le sue, i loro occhi s’incrociarono in un lunghissimo sguardo. Ora capiva la dolcezza: era ovvio, la parte donna che era in lui sapeva benissimo come comportarsi con lei.
«Amavo una donna che si chiamava Flavia, era tutto per me. Una sera ci hanno violentate, stuprate, lei ha resistito ed un balordo le ha stretto le mani al collo fino ad ucciderla: comprendi la mia diffidenza?»
«In Germania, Andrea era una donna: mi sono innamorata due volte. La prima volta lui è fuggito, la seconda, quando ha visto la mia diversità, mi ha definito mostro. Sono venuta in Italia ed ho deciso di esser un maschio e, cosa vado a fare? M’innamoro di una donna che ama le donne: decisamente non ne imbrocco una.»
Angela sentì che di lui si poteva fidare, lo guardò dritto negli occhi e le sue labbra si avvicinarono alle sue, scambiando un timido bacio. Dentro di sé aveva un grandissimo conflitto; l’amore per Flavia era chiuso per sempre nel suo cuore, ma era ora di voltar pagina e lui/lei erano la perfetta soluzione: poteva amarla come donna, ma accettare di avere il maschio, senza doversi difendere. Andrea rimase un momento stupito e poi le sorrise.
«Portami con te» gli disse Angela.
Lei lo accompagnò in camera da letto. Si mise a spogliarla, le sue mani si muovevano delicatamente sul suo corpo. Angela sentiva il desiderio crescere e, quando furono nudi, lei si rese conto che lei aveva un bellissimo corpo, non le importava se aveva anche un pene: si distese a 69 e cominciò a baciarlo, leccare e, lentamente, la sua mano si strinse intorno a quel sesso, fino ad allora ripudiato. Lo portò alla bocca, leccandolo in maniera assolutamente inesperta, poi se lo spinse un po' in gola. Era dolce, lui non le imponeva nulla, le leccava la fighetta molto bene, lei ebbe un lunghissimo orgasmo.
Poi, con decisione, Angela si rigirò. Salì su di lui e, con tantissimo coraggio, appoggiò il glande all’apertura della sua fica; lo guardò negli occhi:
«Prendimi, fammi sentire come una donna riesca a farmi godere come presa da un maschio.»
Spinse dentro di sé quel fallo. Le scorreva lungo le pareti, sentì un piacere diverso, poi, una lunga scarica elettrica sconvolse il suo cervello. Lei aveva avuto il suo primo orgasmo.
«Vengo!»
Riuscì solo a dire questo. Si strinse a lui.
Un diverso amore stava nascendo dentro di lei.
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1 anno fa
baxi18, 55
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Un inaspettato regalo di natale
Questo racconto è dedicato a una persona speciale che circa un anno fa mi ha concesso se stessa.
Prima che qualcuno mi faccia le solite domande, dico subito che nomi e luoghi sono ovviamente diversi dalla realtà, ma la storia è quella…
1. Introduzione
La vicenda che ora andrò a raccontarvi è una via di mezzo tra fantasia e realtà.
Fantasia, perché luoghi, protagonisti e finale sono stati cambiati per non correre rischi inutili, e realtà perché la protagonista è stata veramente colei che diede colore ad un mese della mia vita altrimenti grigio e senza prospettive.
Tutto ebbe inizio circa un anno fa, nel mese di novembre.
Sono un artigiano, e mi mantengo realizzando presepi artistici, e quando fui invitato ad esporre le mie opere ad una rinomata manifestazione natalizia nel paese del primo presepe accettai con entusiasmo l'invito.
Sarebbe stato un mese lontano da tutti i problemi della vita quotidiana, e durante il quale le dolci arie di festa mi avrebbero trascinato in un turbine che come ogni anno aspettavo manifestarsi proprio in quel periodo.
In più, il luogo era veramente incantevole: un piccolo borgo d'altri tempi, con viuzze strette e impervie percorribili solo a piedi, case basse e un profumo di camini accesi che si spandeva ovunque...
Lì, una infinità di cantine venivano aperte al pubblico ed illuminate per esporre le merci più disparate.
Ah, dimenticavo, io sono Giulio, un uomo di 58 anni alto 1,65 x 65 kg, occhi e capelli castani, fisico non atletico ma ben tenuto, un po' di pancetta che non guasta mai e moderatamente peloso. Sotto, normodotato sui 17 cm, palle grosse e cosce grandi.
Pettorali quasi da donna con bei capezzoli.
Quella volta, progettai di vivere l'atmosfera natalizia accompagnato da colei che era praticamente la mia compagna, mia cugina Blanca. Ad essere sincero, il nostro rapporto non era mai decollato, vivevamo sotto lo stesso tetto ma con interessi completamente diversi, e così ciò che di lì a poco sarebbe accaduto a cose fatte lo debbo considerare l'epilogo di una storia e il fiorire di un'altra molto più coinvolgente.
Ebbene, l'organizzatore dell'evento, mi comunicò circa un mese prima che avrei condiviso la mia cantina con un'altra persona e mi disse di mettermi in contatto.
Mi comunicò il suo nome, che però non conoscendola affatto lì per lì non mi diceva nulla: Eleonora...
2. Eleonora, chi era costei?
Un bel giorno, mentre stavo lavorando, trovai sul mio smartphone una chiamata persa.
Non sapevo chi fosse, ma mi affrettai a richiamare.
Era proprio lei. Inizialmente, ci davamo del lei, stavamo ognuno sulle sue, ma fin da subito capii che c'era qualcosa di straordinario in quella "voce" così calda e con un accento tipico romanesco. Che bello, una mia concittadina, pensai. Era sempre stato un mio sogno avere una compagna di Roma che si fosse "nutrita" di quelle dolci e scanzonate sfumature tipiche della cosiddetta Città Eterna.
Quella voce cotanto sexy aveva però anche un tono di tristezza, che pudicamente (com'era nel suo carattere) nascondeva.
Non riuscivo ad afferrarlo, ma lo capii dopo, quando mi disse:
- "Io, sarei disponibile per andare a vedere la cantina solo di sabato... il mio compagno ha l'ossigeno e devo accompagnarlo a fare terapia...".
Gli risposi:
- "Per me va benissimo, tranquilla...".
Ci accordammo, perciò, per il sabato successivo.
Stavo già crollando, disponendomi a tutte le sue richieste come un ragazzino di 15 anni, benché ancora non la conoscessi fisicamente. Ma era come se avesse qualcosa di familiare e di rilassante. e da quel momento contai i giorni e le ore...
3. Apparizione di una dea.
Da un po' di tempo mi ero accorto che la mia compagna non era più il centro dei miei pensieri, ma tiravo avanti stancamente. E quando – senza che io facessi nulla – Eleonora mi fu inviata come un angelo da chi non poteva sapere nulla della mia situazione, ecco che successe il patatrac.
L'appuntamento che ci eravamo dati giunse perciò come manna dal cielo.
Ci incontrammo in una splendida giornata – quasi estiva – d'Ottobre. Avrei voluto avere mani libere, ma mi fu impossibile non portarmi dietro la mia lei. Cosa le avrei raccontato, che volevo capire meglio se Eleonora potesse essere il mio futuro?
Per questo motivo, mi sentivo un po' "castrato", e lo fui ancora di più quando – giunto sulla piazza dominata da una bella fontana – vidi da lontano due persone (un uomo non più giovane e una donna) che chiacchieravano amabilmente.
Erano di spalle, e subito il mio sesto senso mi suggerì che era lei.
Non volevo disturbare, ma sempre quel sesto senso mi disse:
- "Vai, non avere paura, avvicinati, non sei tu l'importuno... Ti sta aspettando...".
Senza indugio, mossi quei pochissimi passi che ci dividevano, e non appena i nostri sguardi si incrociarono restai ammaliato da quella creatura.
Inizialmente, ci sentimmo un po' impacciati e formali nei saluti, ma subito ci sciogliemmo...
Per tutto il tempo che rimanemmo li, non riuscii a staccarle gli occhi di dosso, mi sentivo irrimediabilmente affascinato da quella ragazza.
Avrà avuto si e no 35 anni, alta più o meno come me, capelli neri a caschetto, occhi scuri con ciglia contornate da un sottile filo di azzurro, pelle color latte e bocca piccolina ma con labbra carnose.
Indossava una sorta di camicione nero molto elegante, leggero e lungo fino alle caviglie.
Non lasciava vedere quasi nulla, se non due tettone meravigliose (valutai una 5 misura) che a stento erano contenute da quell'abito. Era incantevole e ben proporzionata, sebbene fosse una vera bbw, fianchi più che robusti e anche il lato b era molto interessante.
Più giù, si intravedevano le forme della pancia, bella evidente, e fianchi e bacino larghi "a fiasco".
Caviglie grassottelle e piedini cicciotti ma piccoli (calzava un 35) completavano la sua figura...
La ascoltavo, ma dentro di me mi dicevo:
- "Dio mio quant'è bella...".
Era una sensazione strana, perché quella mia opinione non riguardava solo l'aspetto fisico ma tutto l'insieme.
A un certo punto, alzai lo sguardo e vidi seduto su una panchina un uomo con un tubicino al naso... Sì, era il suo compagno, di cui mi aveva parlato al telefono.
Sempre quella mattina, Eleonora mi confidò, quasi con rassegnazione, che doveva occuparsi anche della mamma anziana, e lì sentii sprigionarsi da dentro di lei una dolcezza senza eguali...
Doveva soffrire molto nella vita, come mi fece intuire lui quando – più tardi – mi disse che aveva un cancro e che lei era il suo angelo custode...
4. Il fuoco sotto le ceneri.
Il 4 novembre fu proprio un giorno che non dimenticherò mai...
Eravamo lì ad organizzare il nostro ambiente quando all'improvviso io ed Eleonora ci ritrovammo inspiegabilmente da soli. Non so dire dove fossero finiti i nostri partner, ma mi sembrò come se tutto si fosse "congelato". Eravamo sospesi fuori dal tempo e dallo spazio...
Fatto sta che ad un certo punto, senza sapere il come e il perché ciò fosse accaduto, eravamo faccia a faccia a un dito dalle rispettive bocche.
Non servivano parole, ma lei – sfiorandomi delicatamente una guancia – mi sussurrò piano, come se qualcuno potesse ascoltarci:
- "Sai, poco fa vi guardavo, e vorrei essere felice anch'io come te e la tua compagna...".
Non risposi nulla, anche se fui improvvisamente avvolto da un velo di scoramento. Avrei voluto spiegarle che non era esattamente come sembrava, ma per pudore non lo feci.
Poi ebbi il sentore che la sua "rassegnazione a servire" stava per esplodere. E infatti, dopo un po' che non vedevamo tornare le nostre "metà", Eleonora accostò la porta con discrezione, e mi chiese:
- "Ti va di parlare?".
Feci cenno di sì con la testa, e lei cominciò:
- "Giulio, sono stanca, vorrei essere una donna come tutte le altre, libera di godere di tutte le gioie della vita... Capisci? E invece... Scusami se ti coinvolgo in queste cose così personali, tu non c'entri niente, ma mi sento davvero sfinita... Guardami: sono prigioniera di un corpo che nessuno apprezza, e il mio compagno è in uno stato che non può certo farmi essere FEMMINA... Beato te, che...".
Pronunciò la parola "femmina" calcandoci decisamente sopra con la voce, in maniera inequivocabile.
Mi sentii strappare il cuore, cominciavo a provare un'empatia straordinaria per quella ragazza che si era aperta con uno sconosciuto com'ero io.
Le presi dolcemente le mani, gliele baciai quasi con sacralità, e quando sentii la vita scorrervi dentro, a mia volta le confessai tutti i miei sentimenti per lei:
- "E se ti dicessi che mi hai fulminato dalla prima volta che ti ho vista? Spero che tu non ti offenda, ma mi piaci proprio... Mi piaci tanto. Intendo fisicamente, hai capito?".
Le lacrime presero a scendere copiose sul mio viso dall'emozione, e così ripresi:
- "Non credere di essere l'unica a...... Pure io non ho mai fatto nulla con la mia lei... Tante scuse, ed eccomi qui, esattamente come te, anche se per motivi diversi... Anch'io sono stanco...".
Mi asciugai gli occhi con il dorso di una mano per timore che all'improvviso giungesse Blanca e di doverle dare una spiegazione, e con mia sorpresa vidi che anche Eleonora piangeva.
Mi affrettai a sincerarmi della ragione, e mormorai di nuovo:
- "Scusami, sono stato un po' maldestro, non volevo farti del male...".
Ma lei, con i suoi occhioni profondi mi rassicurò:
- "Non è stata colpa tua... È che pensavo che forse non è stato il caso a farci incontrare... Noi siamo come due frutti maturi che sono caduti nella stessa cesta...".
Che bel paragone! Sentii come una forza magnetica che mi stava attraendo verso di lei, e le nostre labbra finalmente si congiunsero...
Mi venne la pelle d'oca tanto ero teso, ma ebbi lo stesso la capacità di spostarle con una mano i capelli del suo bel caschetto corvino per gustarmi non solo il suo sapore ma anche la sua vista.
Le sue labbra, morbide, quasi vellutate, umide della sua saliva buonissima, si schiusero per accogliere la mia lingua e per dare il bacio più bello e sensuale che avessi mai ricevuto.
Mi sembrò come di essere trasportato in un'altra dimensione, dove ebbi la sensazione di essere già stato, ma allo stesso tempo dove tutto era nuovo. E sentii che mi stava risucchiando l'anima, oltre alle labbra, e sentii tutto il suo amore. Eravamo, insomma, due cuori che pulsavano in perfetta sincronia.
Con quel bacio ci eravamo detti tutto...
Rimasi frastornato a lungo, anche dopo che ci separammo fisicamente, e quando a fine giornata tornammo mestamente alle nostre vite, giunto a casa dopo un'ora di macchina trovai un suo messaggio su wathsapp:
- "QUESTO È STATO SOLO L'INIZIO. SONO INGOMBRANTE, MA NON TI LIBERERAI DI ME".
Il mio cuore era in tripudio, e senza farmene accorgere da Blanca le risposi:
- "NON SUCCEDERÀ MAI. TE LO PROMETTO. NEANCH'IO VOGLIO PERDERTI. SAPPI CHE DOVREMO LOTTARE, CONTRO TUTTO E CONTRO TUTTI, MA TI VOGLIO PIÙ DI QUALUNQUE ALTRA COSA. SEI TANTA, MA È PROPRIO COME SEI CHE TI VOGLIO".
5. Che la festa abbia inizio.
E la festa cominciò. Eravamo in quattro a "coabitare" dentro una piccola stanza, ma io non vedevo che lei e viceversa, e ogni movimento finiva per "congiungere" clandestinamente i nostri sguardi.
Così, in uno di quei frangenti percepii in lei un nervosismo struggente, come se mi implorasse:
- "MUOVITI, FAI QUALCOSA, TOGLI DI MEZZO QUESTI DUE, IO VOGLIO STARE SOLA CON TE".
Lì per lì, non seppi cosa inventarmi, ma poi ecco l'idea... Era già una certa ora, così dissi a tutti:
- "Ragazzi, chi vuole un caffè? Io vado al bar, qui però deve restare qualcuno...".
Era ovvio che "in mia quota" doveva rimanere la mia compagna. Esattamente come avevo progettato.
Un rapido sguardo d'intesa con Eleonora, la quale aggiunse senza lasciare che il suo partner potesse intervenire:
- "Ok, per noi vado io...".
Blanca, presa alla sprovvista, non ebbe la forza di contraddirmi, l'avevo "incastrata" proprio bene, e non so se fosse gelosa ma ad ogni modo mi lasciò andare...
Per evitare ripensamenti, ci allontanammo in un baleno, in direzione del bar, ma all'ultimo momento sentii afferrarmi la mano.
Era Ele, e le nostre dita si intrecciarono come gli anelli di una catena, tanto forte da farmi male... Il suo calore era palese, e tremava dall'emozione. Entrambi, eravamo consapevoli della direzione che le nostre vite stavano per prendere.
Cominciammo a correre così legati come due ragazzini, e all'improvviso lei mi tirò di lato in corrispondenza di un vicolo... Per la ragazza erano passi verso l'ignoto, ma io – che conoscevo già il posto – realizzai subito che stavamo andando verso il Castello e presi l'iniziativa, conducendola in una rientranza isolata.
Ero sicuro che lì non sarebbe venuto nessuno a disturbarci, e lì finalmente ci lasciammo andare e ci abbracciammo, come due fidanzati, senza timori ma ancora un po' impacciati.
Eleonora era molto timida ma le vicissitudini della vita l'avevano resa anche una donna decisa.
Sentivo il suo alito riscaldarmi il volto. Era "buono", e non mi infastidiva per nulla.
Tornammo a baciarci, e stavolta con vera passione. La sua saliva colava lungo i nostri visi e mi mandò in tilt. Cominciai a leccare tutto quel ben di Dio che ci apparteneva, ed "assaggiai" quel suo faccione meraviglioso.
Poi, mi staccai un attimo da lei per riprendere fiato e fissandola le dissi, galante:
- "Sei bella come la luna. Promettimi che tra di noi non ci sarà mai eclissi!".
E lei:
- "La luna non brilla mai di luce propria... Sarai il mio sole, voglio splendere della tua luce...".
Quel giorno, Eleonora aveva di nuovo quel camicione lungo del primo incontro. Non so se lo avesse fatto apposta, ma era proprio l'ideale per ciò che stava per accadere...
Nella foga di quel bacio, infatti, mi divincolai dalla stretta delle nostre mani e feci scivolare la mia destra giù lungo i suoi fianchi adiposi. Giunto in mezzo alle sue cosce, mi fermai attonito e con il cuore che mi batteva a mille.
Occhi negli occhi, lei mi sorrise come una bimba dispettosa, e sottovoce – per non rompere quel magico incantesimo – mi confermò:
- "È proprio così, non ti stai sbagliando! Spero che adesso non mi giudicherai male...".
Quella mattina, infatti, aveva deciso di giocarsi il tutto per tutto, e vincendo paure e timidezza non si era messa la biancheria intima.
Lo aveva fatto solo per me. Voleva offrirmi tutta se stessa.
Mi disse, ammiccante:
- " Se vuoi, puoi sollevare il vestito...".
Ma io le risposi:
- "Non ora. Non dobbiamo avere fretta. Tutto andrà da sé, ormai ci vogliamo entrambi...".
In realtà, la voglia di vederla in tutta la sua nudità era straripante, ma volevo che quel momento fosse il più poetico possibile, che avvenisse con tranquillità e senza l'ansia di essere scoperti.
Ci risistemammo alla meglio, ed Eleonora mi promise:
- "Sarà un Natale di fuoco...".
Tornammo alla cantina, non prima però di essere passati a prendere il caffè, promesso ai nostri partner.
Nessuno dei due aveva sospettato nulla...
6. L’occasione da prendere al volo.
In quel paesino, ero venuto a sapere da una conoscente che c'era una piccola locanda. Poco più che una affittacamere per viaggiatori di passaggio, con un numero esiguo di tavoli e due stanze.
Così, una mattina, telefonai per informarmi e – soddisfatto – presi una stanza per tutto il periodo della manifestazione.
Era relativamente piccola, discreta e pulita, con un letto matrimoniale, un divanetto con due poltroncine, e un bagno privato.
A cose fatte, ne parlai di nascosto con Ele:
- "Bombolina mia, ho una magnifica sorpresa per te! D'ora in poi non dovremo più farci coccole in mezzo alla strada... Abbiamo il nostro nido dove nessuno ci disturberà".
Le parlai entusiasta di quel luogo, e la vidi raggiante come non mai.
Ma alla fine, mi disse, facendo la finta imbronciata ma ben sapendo quale sarebbe stata la mia reazione:
- "Allora sono davvero così grassa che mi hai chiamata Bombolina?".
Ed io:
- "Ho no, piccola... Era solo un nomignolo affettuoso... E poi lo sai che vado pazzo per le bbw...".
Ebbene, ora era davvero tutto pronto ma più il tempo passava e più la mia giunonica femmina non perdeva occasione di confidarmi che stava male:
- "Dio, Giulio, sto impazzendo! Non c'è la faccio più... Siamo guardati a vista, voglio che mi prendi, che mi tocchi, come solo tu sai fare... Lo sento che è così, ma...".
Anch'io ero distrutto dentro, perché l'unico mio desiderio era quello di soddisfare ogni sua e mia "necessità", e non le feci terminare la frase:
- "Ele, stai tranquilla, vedrai che non ci sarà da attendere molto per sciogliere finalmente le vele ed iniziare la navigazione nel mare aperto del nostro amore...".
Difatti, approfittammo della prima occasione che ci fu offerta dalla natura. Era l' 8 dicembre, una giornata che si preannunciava impegnativa. Ma anche una mattina di nebbia fitta.
Come sempre avveniva in questi casi di eventi atmosferici avversi, dopo una accesa (finta) discussione con mia cugina che non voleva assolutamente andare partii da solo per andare incontro a quella libertà che mi mancava da troppo tempo.
Lo stesso fece pure Eleonora, la quale fingendo una falsa premura verso il suo compagno e non volendo farlo stancare a causa della sua malattia, si mise in strada da sola...
Così, da cavaliere, feci di tutto per giungere in anticipo ad aspettarla. Ero nervoso, ma determinato a prendermela, nessuna remora morale mi avrebbe fermato... E quando lei si presentò per poco non mi prese un colpo.
Nella nostra camera, si sbottonò un semplice soprabito di Loden, e io vidi che sotto indossava un'altro abito a camicione dei suoi, diverso da quello delle volte precedenti, da sera.
Come fanno le modelle, civettuola fece un giro su se stessa, mi prese le braccia e – accortasi della mia sorpresa – mi spiegò:
- "Ci voleva un abito speciale per un'occasione speciale! Allora, che te ne pare?".
Un po' sgarbatamente ma sincero, le risposi:
- "Non è il vestito che mi interessa, ma quello che nasconde... Sono davvero impaziente di conoscerti meglio...".
Inoltre, sotto aveva una camicetta di seta bianca, chiusa fino al collo...
Ci sedemmo sulle poltroncine l'uno di fronte all'altra, e Bombolina – ansimante e con gli occhi lucidi – gemette:
- "Lo voglio... a tutti i costi. Ti voglio. Ti voglio, ti voglio, ti voglio! Sei mio... E io sono tua, e nessuno dovrà mai mettersi tra noi due...".
Erano passati quasi due mesi dal nostro primo incontro telefonico e di strada ne avevamo fatta tanta.
Si fermò un attimo, si guardò intorno come spaesata, e infine – con un gesto simultaneo – abbassò tutte e due le bretelline della veste.
Aprì la camicetta fino all'ultimo bottone e sganciò il reggiseno.
A quella visione, rimasi di stucco. Mi apparvero, come in una visione, due meloni che dovevano essere una quinta misura abbondante, coppa "G", e in primo piano risaltarono subito delle areole perfettamente tonde, giganti, in rilievo, scure e larghe circa 5 centimetri, solcate da corrugamenti (più tardi, venni a sapere che erano causati dalle mestruazioni) che circondavano due capezzoli già duri...
Insomma, Ele aveva un seno bellissimo da 10 e lode che dondolava da tutte le parti ad ogni suo pur minimo movimento.
Poi continuò:
- "Sù, queste tette sono tue... Non ti piacciono?".
E come potevano non piacermi? Mi inginocchiai davanti a lei e cominciai a toccarle, trepidante, come un giovinetto alle prime esperienze, come il dono più prezioso che mi potesse fare, e notai sotto i miei polpastrelli tutta la loro sconvolgente morbidezza.
Ma erano anche belle toste, benché una volta libere tendevano a scendere leggermente verso il basso: un'altra caratteristica che mi mandava ai matti...
Le strinsi un poco tra le mani, piano per non farle male, e le accostai fino a farle sbattere l'una contro l'altra. I capezzoli erano diventati d'acciaio, turgidi come non ne avevo mai sentiti.
Era chiaro che le piaceva mostrarmi i suoi "gioielli". Alzai lo sguardo, e incrociando il suo le dissi:
- "Mamma mia come sono belle... ma lo sai che siamo fidanzati, sarà giusto andare oltre?".
Ele scoppiò in una gran risata per dissimulare un certo imbarazzo, e quindi mi interrogò come una maestrina:
- "Lo pensi davvero? Su, al punto a cui siamo... E poi non dirmi che tua cugina non ti fa giocare con le sue... Mi pare che non le ha grosse come le mie, però...".
Mi rabbuiai in volto. Ormai eravamo in uno stato di intimità tale che non me la sentivo di nasconderle nulla, e perciò – giocherellando con quelle meraviglie come fossero due bocce – mi lasciai andare:
- "Non mi ci far pensare... Con lei ormai niente di serio... Pensa che mi devo sfogare con i video su internet...".
- "Ma daiiii... Non posso crederci! Ora però, queste cose che hai in mano ti faranno sentire di nuovo un vero maschio... Credo che abbiamo fatto la scelta giusta, Giulio, ripartire per una nuova vita...", mi consolò Eleonora.
Allora abbandonai quei tentennamenti e presi coraggio, e cominciai a leccare le areole girandovi tutto intorno e di tanto in tanto a ciucciarle i capezzoli...
Tutto il torace della donna era ormai a nudo, e più giù osservai la pancia, una sensuale "doppia pancia" bella evidente, con al centro un ombelico aperto che vi sprofondava in fondo.
Ero incantato da quei dettagli che per altri maschi potevano essere dei difetti, mentre per me si stavano rivelando come un suo punto di forza.
E che dire dei fianchi? Anch'essi si palesarono per quello che si erano annunciati fin dal nostro primo incontro da sopra i vestiti: larghi "a fiasco", e con delle maniglie dell'amore possenti.
Toccai anche lì, mi ci aggrappai con forza e con piacere, fintanto che Ele – di nuovo timorosa di non incontrare i miei gusti – mi chiese:
- "Sei sicuro che ti piaccio? Guarda quanto grasso, mi sa che dovrei dimagrire... Forse hanno ragione quelli che dicono che dopo il mio compagno non troverò più nessuno...".
E anche stavolta si mise a piangere, e non fu facile consolarla, perché adesso non ragionava soltanto sul suo aspetto fisico ma su ciò che sarebbe accaduto se e quando avrebbe lasciato un uomo malato di cancro...
Così, feci ricorso a tutto ciò che provavo per lei, e con il cuore in mano le feci sentire che ero pronto al grande passo:
- "Ascolta Bombolina, qualunque cosa succeda io e te saremo sempre una cosa sola... Io non mi stancherò mai di te. Io ti voglio e ti vorrò sempre così come sei...".
Rincuorata, Eleonora riprese coraggio. Voleva dimostrarmi con i fatti che ero importante per lei, e mi propose:
- "Adesso tocca a te, voglio vedere anch'io qualcosa di bello...".
Afferrò la mia camicia per i pizzi inferiori che per abitudine porto sempre fuori dai pantaloni, e piano piano la sbottonò completamente.
Me la fece scendere dalle spalle, e palpeggiando a mani aperte i miei pettorali e il mio ventre sembrava non voler più smettere.
Ridacchiò compiaciuta e lì capii che anche lei aveva le sue fisse:
- "Però, che belle tette e che piccola pancetta che hai... Si, insomma, mi piacciono i maschi con dei pettorali molto sviluppati e dei capezzoli abbastanza grandi...".
Me li carezzò come fosse l'ultima cosa che avrebbe fatto nella sua vita, lì fece roteare piano tra pollice e indice, e poi mi abbracciò forte, ed io sentii i suoi chiodi che quasi si conficcavano nelle mie carni.
Sentii il suo cuore battere forte, come se volesse schizzare fuori dal suo petto per spostarsi nel mio, ed io la strinsi con ancora più energia per godere insieme di quella indicibile vibrazione...
Mi emozionai talmente che pure il mio prese ad andare all'impazzata... Le dissi, con un pizzico di romanticismo:
- "Ascolta... Lo sentì? I nostri cuori battono con lo stesso ritmo, come se avessero un'unica sorgente...".
Era il primo momento, quello, in cui percepimmo reciprocamente un calore speciale sprigionarsi dai nostri corpi, uno straordinario "anticipo" di ciò che sarebbe avvenuto quando ci saremmo "conosciuti" integralmente.
Ad ogni modo, anche se non riuscimmo ancora a fare altro per la troppa eccitazione, per ora ci bastava... Non era una limitazione, ma l'assimilare, il "gustare" poco alla volta ogni situazione.
Ansimavamo, e ci accorgemmo all'improvviso che era l'ora di fare ritorno ai nostri partner. Con malinconia, per le sensazioni che avevamo appena provato, ma sapendo bene che il solco tra il "prima" e il "dopo" era tracciato...
Da allora, stavamo sempre più spesso al cellulare, su Skype e whatsapp pur di coltivare il nostro sogno erotico, facendo comunque attenzione a non far scoppiare lo "scandalo"... Non era ancora il momento...
Una di quelle chiamate, andò pressappoco così:
- Io: "Ciao, spero di non disturbarti, ma volevo sentire almeno la tua voce...".
- Eleonora: "Lo so... Anch'io... Anch'io voglio soltanto te... Dobbiamo aspettare solo fino a Domenica... Solo... Come se fosse facile! Sai, anch'io mi sento strana... Da quando hai posato le tue mani su di me non riesco più a farmi toccare dal mio compagno... Non è la stessa cosa, quasi mi infastidisce...".
- Io: "È vero!, succede così anche a me... Ti voglio... Sono geloso se penso che un altro uomo ti sta accanto... Sai, parlando di te mia cugina che di solito è gelosissima non ti sente come una rivale, ma sbaglia di grosso... Ehehe...".
- Eleonora: "Eh sì, fa male a sottovalutarmi, ho tante armi nascoste...".
- Io: "E non credi sia giunto il momento di scoprirle?".
- Eleonora: "Ancora?? Comunque stai tranquillo che la prossima volta ti spolpo per bene... Ti distruggo... Quindi, allenati mio caro...".
Quella notte non riuscii a dormire, le parole di Ele erano state la conferma della solidità del nostro amore e non vedevo l'ora che arrivasse quel momento...
7. Il dado è tratto.
Era bellissima quella voglia di noi che cresceva piano piano ma che era inarrestabile.
E, alla vigilia del nostro successivo incontro, decisi di "metterla alla prova", e me ne uscii – in uno dei tanti messaggini – con una battuta:
- "VORREI FARE L'AMORE CON TE, DISTESI SU QUESTA NOSTRA PAZZIA".
La risposta di Ele non si fece attendere:
- "E ALLORA FACCIAMOLO. MI STO TOCCANDO FURIOSAMENTE AL SOLO PENSIERO. CHE NE DICI SE TI ASPETTO DOMANI NELLA NOSTRA PAZZIA?".
Ormai non aspettavamo più l'occasione domenicale per vederci... La nostra fantasia non aveva limiti quando si trattava di trovare scuse per tenere lontano i nostri partner. Ed eravamo al punto di non ritorno...
Il dado era tratto. Le dissi, perentorio:
- "SARAI MIA PER SEMPRE. TE LO GIURO!".
Così l'indomani ci ritrovammo li, alla locanda.
Stavolta fu come avvicinare un cerino alla canna del gas, ci eravamo trattenuti per troppo tempo, e ci lasciammo travolgere dall'eros...
In quella che era diventata la nostra tana, restammo alcuni istanti in silenzio. Istanti che a me parvero eterni tanta era la necessità di "nutrirmi" di quella femmina che mi aveva stregato.
Eleonora sembrava esitare, come se volesse dirmi qualcosa ma avesse il timore di rovinare quel celestiale idillio...
A un certo punto, però, ruppe gli indugi ed ebbe un nuovo crollo emotivo:
- "E se non ti piacessi? Guardami come sono sgraziata, sono grassa! Scusami se te lo ripeto, ma sei sicuro?".
L'avevo scelta, e quella sua cronica insicurezza quasi mi infastidiva. Volli quindi dimostrarglielo una volta per tutte. Così le intimai:
- "Adesso spogliati!".
Vidi che le tremarono le gambe, esitava, poiché le parole scritte sulla tastiera di uno smartphone erano una cosa e la realtà era ben altro.
Stava impalata, immobile, in piedi dinanzi a me, e allora presi l'iniziativa e cominciai io a spogliarmi tenendo sempre gli occhi fissi su di lei. Gettai via gli abiti come un pazzo, capì dopo capo, e alla fine mi ritrovai completamente nudo alla sua mercé. Il mio senso del pudore e l'essere appena normodotato erano svaniti.
Avevo il fiato grosso e con calma parlai:
- "Bene, ora mi conosci in tutto e per tutto, così ti vergognerai un po' di meno... Dai, sù, fatti vedere... Di chi è di cosa hai paura?".
Forse fu proprio a causa di quel gesto inatteso che Eleonora mi seguì in quella follia...
Come l'altra volta, abbassò le spalline del solito camicione, ma adesso non aveva nessuna camicetta. Rapidamente, quella veste le scivolò a terra, svelando un corpo meraviglioso. Sotto, non aveva ne reggiseno né mutandine, ma solamente – al collo – un ciondolo con una stella a cinque punte rovesciata, nella quale era inserito un capretto con le corna: all’epoca, non ne compresi il significato, che scoprii molto tempo dopo…
La scrutai attentamente, estasiato, dalla testa ai piedi, e dovevo aver strabuzzato gli occhi perché lei mi disse, con un sorriso forzato e pieno di paura:
- "Ti sembro così bella?".
Non sapevo più come comportarmi, mi aveva spiazzati con quella domanda, ed ora ero io a sentirmi sotto esame. Replicai:
- " No. Non sei bella. Sei molto, ma molto di più! Non ho mai visto una creatura così ben proporzionata...".
Ormai conoscevo benissimo le sue tette, ma scendendo più giù mi ritrovai a contemplare i suoi fianchi e il bacino che – come si erano "annunciati" da sopra il vestito – si rivelarono per quello che erano, larghi e "a fiasco", e quelle maniglie dell'amore esposte, scese e immense da poter afferrare senza difficoltà.
Contrariamente a quanto mi sarei aspettato, le cosce erano meravigliose, toniche, anche se infinitamente grandi. Ma la "cosa" che non dimenticherò mai fu il monte di venere, splendidamente gonfio di voglia e ricoperto di un folto pelo riccio.
Sospirai, e dentro di me mi dissi:
- "Io questa donna non me la lascio scappare... Troppo invitante questa patata...".
E infatti, il pube era esattamente il mio ideale: un triangolo circoscritto in alto dalle due ossa iliache e sotto dal perineo era abbellito da un tappetino uniforme...
Senza ancora averle toccate, intravidi comunque delle grandi labbra carnose, le quali erano ben composte e chiuse...
Mi domandai, con curiosità:
- "Chissà come sarà fatta dentro...".
Completava quel capolavoro un culone sodo e che sembrava non finire mai, ma bello.
Scesi ancora, e mi compiacqui di due caviglie grassottelle e dei piedini cicciotti ma piccoli (calzava un 35). Un'altra delle mie manie!
Nudi l'uno di fronte all'altra, ci avvicinammo, i nostri corpi si "aggredirono", ed Ele mi disse, con un filo di voce:
- "Ecco... Ci siamo. Sono tua. O mi scopi adesso o mai più!".
Per la prima volta, la sentii usare quella parola molto forte, quasi volgare, ma che in quell'intimità che si era creata era una cosa normale.
La portai sul letto, e mi misi – quasi rannicchiato, in ginocchio – tra le sue cosce. Non sapevo da dove cominciare, quel momento era troppo importante e non volevo sciuparlo facendo tutto frettolosamente.
Per prima cosa, le allargai le gambe e le piegai le ginocchia, portandola quasi in posizione ginecologica.
Le toccai il ventre – per me è un punto fondamentale, altamente erotico, la "culla" della fertilità femminile – e cominciai a giocherellare con la sua soffice peluria.
Mi chinai a baciarla strofinandovi sopra il volto e la sentivo già umida, mentre il suo respiro si faceva sempre più affannoso.
Le dissi, senza guardarla:
- "Sei uno spettacolo, e non riesco ancora a credere che è tutto per me...".
Poi tornai a tastare, e facendomi strada in quella foresta raggiunsi le grandi labbra.
Erano proprio così come me le aspettavo, consistenti, morbide, uno scrigno pulsante e pronte ad offrirmi il loro "tesoro"...
Al mio tocco leggero, sebbene deciso, la sentii fremere di un piacere che forse non aveva mai provato.
Non volevo che perdesse l'eccitazione, e così - con due dita - iniziai ad aprire la patatina come un'ostrica, e come un'ostrica lei mi mostrò il suo gustoso e umido frutto...
Stetti a contemplare le piccole labbra lasciando che le mie narici e i miei polmoni si saturassero di quell'odore così intenso che già conoscevo, e quindi procedetti ad aprire anch'esse con più facilità di prima.
Le mie dita erano avvolte di un fluido vischioso che mi permetteva di farle scivolare a dovere... Ele si bagnava tantissimo, e questa era una cosa buona per il proseguo, perché non si sarebbe fatta troppo male.
Trattenni le piccole labbra discoste con due dita di entrambi le mani, ed ammirai quel color rosa chiaro che faceva risaltare quella condizione che non mi sarei aspettato.
Tornai ad incrociare il suo sguardo e lei mi sorrise:
- "Sì, sono vergine... E sono felice di offrire a te la mia prima volta... Ma fai piano...".
Non era un problema per me, ne una vergogna per lei esserlo a 35 anni, anzi. Fui felice che il destino avesse portato entrambi a donarci tutto: il suo imene era assolutamente intatto, e come le avevo già confessato, infatti, anch'io non avevo ancora provato l'ebbrezza di una vera penetrazione...
Tornai al mio piacevole compito, e presi a leccare dentro quelle piccole ali di farfalla.
A volte, Ele inarcava la schiena, altre si contorceva, evitando di emettere anche il pur minimo suono. Si tratteneva per evitare "brutte figure" (così diceva lei) con chi stava dall'altra parte del muro, ma si strizzava forte i capezzoli.
Quando me ne accorsi, fui lieto di "aiutarla" in quell'operazione, afferrandole la tetta che lei aveva lasciato libera... La stringevo, ora delicatamente ora con più energia dovuta alla mia libidine crescente, tastavo l'areola che si era fatta ancora più grande e sporgente, per finire a "giocare" con il magnifico capezzolo...
Le dissi, scherzando ma non troppo:
- "Come vorrei essere allattato, e bere il tuo latte, sicuramente sarà dolcissimo...".
Ora, però, volevo che raggiungesse il suo primo orgasmo, volevo che fosse qualcosa di sconvolgente e indimenticabile, potente, e allora salii più sù. Con la lingua mi divertii a far scorrere indietro il cappuccetto, aiutandomi anche con il pollice della mano sinistra, e finalmente raggiunsi il clitoride.
Che spettacolo che si mostrava ai miei occhi! Bello, proprio bello, un bottoncino che – preso dall'eccitazione – aveva raggiunto dimensioni ragguardevoli.
Eleonora ebbe un nuovo sussulto, e nel delirio del piacere non riuscì più a controllarsi ed urlò:
- "Oh sì, così... Mi piace... Tu sai come toccare una femmina nei punti giusti... Non smettere, ti prego!".
E chi voleva smettere? Ero intenzionato ad andare avanti fino all'apoteosi.
Leccavo senza fermarmi mai, andando su e giù dal clitoride allo sfintere. Il quale, a un certo punto ebbe una contrazione imprevista, si strinse e poi si dilatò di nuovo.
Che meraviglia! Mi fermai estasiato ad ammirarlo, concentrato su quelle grinze rosa chiaro come la fica.
Allora Ele si mise una mano a frizionarsi la pancia e ammise:
- "Anche lì non è mai entrato nessuno, ma chissà, ora voglio proprio divertirmi, basta pensare solo agli altri!".
Era fantastico, mi aveva appena annunciato che si sarebbe fatta inculare da me, ed io non trovai di meglio che ripagarla nell'unico modo possibile: ripresi a titillarle il clitoride...
Dopo un po', Eleonora avvertì prepotente una sensazione come se dovesse fare pipi… Ma non era così, era il momento cruciale, mancava veramente poco, e gli spasmi dell’ orgasmo la travolsero…
Iniziò a tremare come una foglia al vento… era come se avesse avuto le convulsioni, il suo corpo non rispondeva più ai suoi comandi e il bacino si muoveva fuori controllo... Il fiato corto, ansimava…
E finalmente – sobbalzando come fosse una piuma – iniziò a schizzarmi in faccia tutto il suo succo...
Mi sentivo come se stessi sotto la doccia, un flusso a ripetizione... Quattro, cinque, sei stupendi getti.
Ero completamente "sporco" di lei, ma ne ero felice, e quando entrambi ci riprendemmo da quell'esperienza ci guardammo e scoppiammo a ridere...
Ele mi disse:
- "Guarda come ti ho ridotto... Scusa, ma non sono riuscita a trattenermi".
Ed io:
- "Cosaaa?? Volevi trattenerti? Ma lo sai che ci sono donne che nella loro vita non hanno mai squirtato? E tu, invece, alla prima occasione, mi hai regalato la più bella performance di sempre! Sei stata bravissima, Bombolina, ti amo...".
Dio mio!, per la prima volta le avevo detto che la amavo, e in effetti era proprio quello che provavo per lei. Il sesso era il messaggero del nostro amore.
Finito quell’intenso approccio al suo corpo, capii che era giunto il momento di farla impratichire con il mio uccello, che nel frattempo si era messo in alzabandiera.
Le proposi:
- "Ti va di provare a fare un pompino? Guarda che non sei obbligata, se non vuoi mi faccio una sega e via...".
- "Ma che dici? Adesso tocca a me soddisfare il mio maschio... Oltretutto, abbiamo appena cominciato... Dai, vieni qui che voglio provare... Non l'ho mai fatto, quindi può essere che combinerò dei guai, ma tu non ti arrabbiare...".
Era così tenera che non riuscii a non abbracciarla, e così facendo i nostri corpi si toccarono di nuovo...
Stavolta fu lei ad accucciarsi tra le mie gambe. Si tirò indietro i capelli, e poi impugnò decisa il mio cazzo.
Probabilmente, il suo compagno era circonciso, mentre io avevo ancora tutta la pelle intatta che ricopriva il glande.
Tutto il mio pacco svettava dritto, era bellissimo, la cappella grossa e perfetta come una mela sembrava disegnata da Giotto, ogni vena e ogni piega della pelle era un dettaglio unico... Lo guardava con ammirazione, e ne rimase incantata...
Per smuoverla da quello stato, le presi le mani e gliele appoggiai sul mio pisello.
Poi, la incoraggiai:
- "Forza, prendilo... toccalo e fai quello che ti dice il tuo cuore...".
Allora la ragazza lo prese tra le mani tenendolo con delicatezza, quasi avesse paura di romperlo. Vide che tirando giù la pelle la cappella usciva fuori, e quella cosa la incuriosì.
Lo strinse facendo scorrere le mani su e giù, ed io la incoraggiai:
- "Brava, stai andando bene... Però, bagnati le mani con la saliva e fai scivolare i pollici sulla cappella, vedrai che si ingrossa di più, e se vuoi assaggialo pure con la bocca e la lingua come ho fatto io con te".
Quando mi accorsi che stava procedendo tutto per il meglio, decisi di farle fare un'altro passo in avanti: le poggiai piano una mano sulla nuca e la guidai ad imboccare il mio cazzo, esortandola:
- "Dai Bombolina, apri bene la bocca, poggia la cappella sulle labbra e falla scivolare dentro... Fino in fondo, finchè puoi, e con la lingua lecca la cappella e tutta l'asta. Hai capito bene?".
Eleonora fece di sì con la testa, lo leccava con gusto come fosse un gelato e se lo ingurgitò tutto fino alle palle...
Ad un tratto, sentii il mio cazzo gonfiarsi nella sua bocca... lo sentivo "battere" come fosse un secondo cuore, e allora le intimai:
- "Ora basta, se no mi fai venire... La sborra te la darò un'altra volta...".
Ele era eccitata... aveva fatto il suo primo pompino, ma non sarebbe finita lì...
Difatti, mi ero proibito di venire perché volevo mantenere l'erezione il più a lungo possibile per farla diventare una vera femmina.
Come ho già detto, Eleonora era giunta alla soglia dei 35 anni ed era ancora vergine.
Io, avevo ormai il cazzo duro, anzi durissimo, e l’idea che sarei stato io – di lì a poco – ad entrare per primo nel suo ventre mi stava provocando un’erezione che mi faceva male.
Avvicinai il mio volto al suo e la baciai. Ele rimase interdetta, poiché si aspettava che andassi subito al dunque, e allora le spiegai il senso di quel che avevo fatto:
- “Voglio che sia un gesto d’amore, un vero gesto d’amore…”.
Entrambi avevamo perso la coscienza di ciò che stavamo per fare, ma sentivamo un brivido venire da dentro: ci stavamo eccitando..
Continuai a baciarle anche il collo e poi la toccai dappertutto, il culo, le tette, e infine le infilai una mano in mezzo alle cosce, proprio lì dove lei si aspettava di essere “onorata”.
La fica, fortunatamente, era bagnata.
Mi sono inginocchiato con la testa sul suo pelo, annusando di nuovo i suoi umori che oramai sgorgavano come un fiume in piena.
Ho ripetuto tutti quei gesti che avevo fatto poco prima: affondai le mani nelle grandi labbra e cercai – per leccarlo – il clitoride.
Fu allora che Eleonora iniziò a gemere, e inaspettatamente spalancò completamente le gambe e le cosce a 90 gradi rispetto al tronco…
Disse, un po’ imbarazzata e con un sorriso a metà strada tra l’essere orgogliosa di ciò che stava per accadere e un agnello che stava andando al sacrificio:
- “Così è meglio…”.
Era davvero giunto per lei il momento di scopare. Lo sapevo bene che quello era un momento importante per entrambi, eravamo agitati, e per rassicurarla le confidai:
- “La verginità è un valore. Non perché lo dicono i bacchettoni, ma perché ci permetterà di vivere un momento speciale. Una sola volta, irripetibile, ma speciale…”.
Avevamo entrambi una gran voglia di scopare, ed Ele se ne uscì con un’espressione volgare che probabilmente era frutto del suo stato mentale:
- “Finalmente, un cazzo vero mi sfonderà la fica. Non aspettare, ti prego, sverginami, ti prego!”.
Quella era la seconda volta, quel giorno, che si esprimeva così, sboccata.
Avevo una gran voglia anch’io, e non indugiai oltre. Avvicinai il mio cazzo alla fica, come se fosse un rituale sacro di fertilità – non sapevo ancora che lei adorava quel genere di "riti" e che cercava sempre di riprodurli" –, e per l'ultima volta la rassicurai:
- "Stai tranquilla, e non essere nervosa, è una cosa assolutamente naturale...".
Poi, poggiai la cappella che era diventata di marmo tra le piccole labbra, e spinsi poco alla volta.
Aveva un imene molto rigido, e quella "prima volta" fu molto difficoltosa.
Da parte sua, Eleonora provò un certo bruciore tra le cosce, e chiuse gli occhi per godersi le sensazioni di ogni istante.
Spinsi ancora, e finalmente la cappella era scesa dentro di lei.
Mi feci strada come fossi un ariete. L'avevo aperta, ed entrai fino in fondo.
Il suo sangue avvolse in un attimo la mia asta, e cominciai a muovermi nelle sue viscere che iniziai a conoscere pompata dopo pompata, avanti e indietro, quando all'improvviso mi bloccai e le dissi:
- "Ele, non ho il preservativo... Non so se riuscirò a trattenermi... Forse è meglio che finiamo qui... Sono desolato, ma il rischio è troppo grande...".
Ma lei era già fuori di testa, e mi rispose:
- "Neanch'io prendo la pillola... Che palle!!! Stiamo facendo una pazzia, e allora facciamola fino in fondo... Voglio che mi vieni dentro!".
E dicendo questo mi strinse i lombi con le sue gambe...
Io la scopavo sempre più forte, fino a quando mi sentii tutto rigido e con voce strozzata e gli occhi sbarrati e immersi nei suoi le dissi:
- "Sto venendo...".
Le avevo sborrato nella pancia tutto il mio sperma caldo... e solo adesso mi accorsi che attorno all'ombelico aveva tatuato un pentacolo rosso.
Rimanemmo supini per un bel po', e non facemmo nulla per far uscire il mio seme da lei...
8. Che gran casino.
La nostra relazione si faceva di giorno in giorno sempre più bollente, intensa (Eleonora ormai si era sciolta), e ad ogni occasione finivamo a letto, finché proprio l'ultimo giorno di lavoro successe un casino...
I nostri partner – non sapemmo mai come – avevano saputo di noi, e scoperto l'alcova alla locanda. E ci tesero una trappola...
Quella mattina, sistemata la cantina, ci allontanammo senza alcun timore, e loro due non ebbero nulla da obiettare. Ci lasciarono andare tranquilli...
Entrammo per l'ultima volta alla locanda, decisi a dare tutto. Ci spogliammo, e dopo un maestoso pompino – era diventata un'esperta in materia – Eleonora mi supplicò:
- "Ti prego... Chissa poi quando e se ci rivedremo... Voglio fare una cosa che resterà nella storia...".
Mi salì sopra e – dopo essersi infilata da sola il mio uccello che svettava verso il cielo nella fica – prese a cavalcarmi ad occhi chiusi. In un senso e nell'altro. Fronte e retro. Andava talmente veloce che a un certo punto ebbi paura che me lo rompesse.
Intorno a noi, poteva scatenarsi il terremoto ma noi eravamo troppo presi per accorgercene, figurarsi una "semplice" irruzione nella stanza da parte del suo compagno e di mia cugina...
I due, cominciarono a urlare come pazzi, e ci risvegliarono così da quella trance erotica in cui eravamo sprofondati:
- "Siete due stronzi!", disse lei rivolta a me, "se avevi bisogno di una troia, potevi cercatela meglio, non un ippopotamo così... Grassa e troia...".
Restammo entrambi impietriti. E dalla sorpresa Ele non smise di cavalcare come una indemoniata, mentre io le spingevo il cazzo dentro dal basso verso l'alto.
Con il fiatone dovuto a quella prova fisica non indifferente, provai a spiegare:
- "È dalla prima volta che ci siamo parlati che ci siamo voluti...".
Le venni dentro per la seconda volta, senza protezioni, così davanti a tutti, e pure lei venne insieme con me.
Ma, nudi come eravamo, non ci vergognammo però di mostrarci... Ci volevamo, e infatti raggiungemmo il nostro obiettivo.
I nostri partner ci lasciarono e per noi fu un inaspettato regalò di Natale...
Per "festeggiare", riprendemmo a godere, e lì Eleonora mi confessò, timidamente:
- "Sai, voglio dirti una cosa che non ho mai detto a nessuno... Io amo i giochi di ruolo, e anche quando ero vergine vi partecipavo con degli sconosciuti. Ad esempio, frequentavo una finta setta dove venivo punita...".
Tacque, aspettando la mia reazione, ma io le sorrisi e le dissi:
- "Waooo... Deve essere eccitante... Mi piacerebbe andarci, ovviamente insieme a te...".
E lei:
- "Allora affare fatto! C'è un club dove si fanno queste cose... Che dici, ti piacerebbe?".
Le risposi... ma questa è un'altra storia...
FINE.
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1 anno fa
pollicino1965,
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Io e mia sorella (xxvii) - al campo rom
1. Un semaforo… a luce rossa.
Questa storia con mia sorella Giorgia risale a circa una decina di anni fa.
Ebbene, ci trovavamo in macchina insieme, quando improvvisamente - imbottigliati nel traffico – scattò il rosso al semaforo.
Io fremevo e tamburellavo nervosamente con le dita sul volante, poiché eravamo già in ritardo ad un appuntamento piuttosto importante, quando si accostò al mio finestrino uno zingaro.
Era un uomo sulla quarantina, scuro in volto, non tanto alto ma robusto, un collo taurino e barba non fatta da due o tre giorni.
Dalla maglietta si vedeva che aveva anche un torace possente ricoperto di un folto pelo riccio...
Lo conoscevo già di vista, poiché ogni giorno dovendo passare di lì insisteva per volermi lavare il parabrezza – con un secchio d'acqua che non cambiava mai – in cambio di pochi spiccioli.
Quel giorno, senza pensarci su e volendo evitare seccature, gli feci un segno deciso – con il dito indice – che non avevo bisogno dei suoi servigi.
Ma quell'uomo, per tutta risposta, non si allontanò da me, e allungando lo sguardo cominciò a fissare con insistenza mia sorella.
Dato che dovevamo incontrare un cliente importante e molto sensibile al fascino femminile, Giorgia – che all'epoca aveva 48 anni – si era messa "in tiro" per attirare l'attenzione, e indossava una minigonna bianca con sotto un bel perizoma nero che risaltava alla perfezione, poiché – stando seduta – la gonna le si era sollevata più del dovuto. Inoltre, le autoreggenti le fasciavano a meraviglia le sue grosse cosce...
Sopra, invece, una camicetta di seta aperta sul davanti faceva intravedere in abbondanza le forme del suo generoso seno, una 5 misura tosta con cui "giocava" sfiorandosi la pelle bianchissima e vellutata in un movimento che faceva impazzire anche me.
Lo avesse o no, da fuori non si vedeva neanche sporgere il reggiseno, e difatti i grossi capezzoli disegnavano le loro fattezze tridimensionali e inequivocabili sotto il leggero tessuto...
Per di più, Giorgia aveva due splendidi occhioni marroni, capelli neri lisci e lunghi fino alle spalle con frangetta, e una pancetta pronunciata che mi mandava in estasi.
Estasiato da quello spettacolo offerto involontariamente da mia sorella, lo zingaro insistette affinché io abbassassi il finestrino. Un po' scocciato e sperando che presto scattasse il verde per ripartire a razzo e lasciare lì quell'essere così ripugnante, accettai di malavoglia.
I suoi occhi scintillavano di ammirazione per la mia donna, e ben presto me lo manifestò chiaramente.
Mi disse:
- "Fratello, mi chiamo Marian, sei davvero fortunato sai... Quella femmina può valere una fortuna! Il mio capo vuole sposarsi, e pagherebbe molto bene per una come lei...".
Furibondo, lo afferrai per il collo e gli urlai in faccia:
- "Ma come ti permetti, zoticone? Quella femmina come dici tu ha un nome, si chiama Giorgia ed è mia sorella... La mia donna!".
Calcai decisamente sulla parola "MIA", per mettere le cose in chiaro senza dare ulteriori spiegazioni, e poi - lanciando uno sguardo protettivo verso di lei - gli dissi:
- "Non ci provare più, è roba preziosa, che né tu né il tuo capo vi potete permettere".
Per fortuna, il verde del semaforo mi venne in aiuto ad evitare che la situazione degenerasse...
Un altro giorno ripassammo a quello stesso semaforo. Ero sopra pensiero, e ormai avevo dimenticato quella faccenda. Ma Marian mi vide e mi riconobbe subito.
Si avvicinò sorridente, e questa volta senza preamboli andò subito al sodo:
- "Ciao... Il mio capo mi ha detto di prometterti 60.000 euro per lei, una bella cifra non pensi per una femmina non più giovane? Secondo le nostre tradizioni le donne si sposano a 12-13 anni e lei ne ha parecchi di più... Vuoi perdere questa occasione?".
Cercai di rimanere calmo, restando però fermo sulle mie posizioni, e gli ripetei che non c'era alcuna possibilità che cedessi la mia sorellina.
Lo ringraziai, e mentre stavo per ingranare la marcia e ripartire, lui mi mise una mano sul braccio rilanciando l'offerta:
- "Almeno fammela scopare, così ci togliamo il dubbio se va bene...".
Giorgia mi guardò. Quella discussione la stava eccitando e la sua mano era finita sopra il perizoma a strofinarsi languidamente la fessura.
Anch'io stavo andando su di giri, ma quella proposta dello zingaro mi sembrò eccessiva.
Marian era un uomo molto intelligente e si accorse di tutto, e per non ricevere un nuovo diniego mi suggerì un accordo:
- "Aspetta, non dire con fretta... Il mio capo ti invita al campo... Porta anche lei... Lui ti vuole parlare... Vedrai che troverete un accordo buono...".
2. Scambio alla pari.
Siamo tutti e due un po' matti, e non chiudemmo subito a questa possibilità.
Tutto il resto del tragitto lo trascorremmo in silenzio, finché la sera non tornammo a casa, e lì Giorgia – sotto le coperte – mi spiazzò dicendomi una cosa che non mi sarei mai aspettato da lei:
- "Certo che è una strana usanza vendere una donna per soldi... Però, io ne sarei orgogliosa, vuol dire che valgo ancora qualcosa...".
La guardai come se non la conoscessi abbastanza e lei non conoscesse me, e poi con uno slancio emotivo risposi:
- "Per me, vali più di tutto l'oro del mondo! Come ti è venuta in mente una cosa del genere? Tu non hai prezzo, amore mio...".
Avevo capito, comunque, che mia sorella stava tastando il terreno, lei non aveva paura di incontrare quella gente, mentre io ero pieno di dubbi.
Alla fine, Giorgia, visto che io non mi decidevo, tagliò corto:
- "Daiii, andiamo al campo... Non penso che farebbero cose contro la nostra volontà, ci parliamo e poi decidiamo...".
- "Quindi, potresti anche accettare di venderti? Ma tu sei la mia compagna, lo sei sempre stata... Sarei io a dover decidere, e come faccio a darti in moglie a uno che nemmeno conosco? E anche se lo conoscessi... Un conto è che siamo, siamo sempre stati, fuori dagli schemi, un altro che mi metto in tasca dei soldi per farti diventare una loro proprietà! Ti ci vedi a vivere in mezzo alla sporcizia, senza acqua ne luce, con tuo marito che ti da ordini?".
La mia sorellona, come era suo solito, riuscì a sdrammatizzare anche questo frangente, e mi convinse a tentare una conoscenza.
Così, presi i doverosi contatti, andammo a trovare Marian, il quale ci accolse all'ingresso del campo.
Questa volta, però, non era vestito con gli stracci che indossava mentre "lavorava" al semaforo, ma con l'abito della festa e un bel cappello nero a tesa larga...
Non mancarono i complimenti per Giorgia, la quale era abbigliata con un tubino attillato verde smeraldo che metteva in risalto le sue splendide forme generose e soprattutto i suoi fianchi.
Tutti e tre, ci incamminammo tra due ali di folla che era stata informata dell'evento, fino a raggiungere quella che doveva essere la "piazza" centrale dell'accampamento, antistante una tenda altrettanto grande.
Marian, si affrettò a presentarci subito - con fare cerimonioso - un uomo dai capelli brizzolati, piuttosto alto, dal viso rubicondo e con grandi baffi.
- "Benvenuti!, Marian mi ha raccontato tutto e io sono felice di avervi miei ospiti. Come vi chiamate?", disse l'uomo, il quale subito si premurò di aggiungere:
- "Io sono Zlatan, il capo di questa comunità".
Istruito a dovere dall'uomo del semaforo che mi disse di non lasciar parlare mia sorella, e superato il momento di impaccio, replicai:
- "Io sono Marco, e lei Giorgia...".
Ci introdussero nella tenda, dove – a un tavolo rotondo messo a ferro di cavallo – ci aspettavano riuniti i maggiori rappresentanti di quella gente.
Quando ci videro, scattò un fragoroso applauso, che io capii essere rivolto più a Giorgia che a me, ma poco importava.
Ci accomodammo proprio di fronte a Zlatan, e le loro donne iniziarono a servire il pranzo che andò avanti per ore ed ore.
Alla fine, come immaginai, il capo si fece serio e mi disse:
- "Allora, vogliamo parlare di affari? Giorgia è molto più bella di come me l'avevano descritta, ed io mi sono innamorato di lei e soffro... Se non hai nulla in contrario, la voglio comprare per sposarla. Ti offro in cambio 150 mila euro...".
Mia sorella era al mio fianco e i nostri sguardi si incrociarono... Fino ad allora avevamo "giocato" spingendoci oltre i limiti, ma quella proposta aveva dell'assurdo e il cuore prese ad andare a mille...
Rimasi in silenzio per un po', poi – sostenendo con fierezza lo sguardo del rom – dissi il mio pensiero:
- "Vedi Zlatan, lei non è mia moglie ma mia sorella. Fin da piccoli ci siamo protetti a vicenda da ogni pericolo, e con il tempo ne ho fatto la mia donna... Spero non ci giudichi male, ma il nostro rapporto è inscindibile. Mi dispiace, ma quello che tu chiedi non è proprio possibile".
Contrariamente a ciò che mi aspettavo, l'uomo dimostrò di essere un vero gentiluomo, ma contrattaccò immediatamente:
- "Ti capisco e ti rispetto, ma almeno permettimi di possederla per questa sera, chissà che poi le cose cambiano... Oh, è chiaro che io sono pronto a offrirti in cambio il meglio che ho!".
Batté due volte le mani – come in un rituale concordato – e si avvicinò a lui una ragazza dalle forme più che giunoniche e dal viso suino.
Me la presentò e mi disse:
- "Ecco, lei è mia figlia, è vergine... Che ne dici?".
Ciò che avevo tra le gambe aveva già dato la sua risposta, ma il cervello tentennava.
Allungai la mano, e per caso finii in mezzo alle cosce di Giorgia. Era fradicia...
Mi voltai di scatto, e vidi che si stava mordendo le labbra dalla forte eccitazione che stava diventando incontrollabile.
Le sussurrai:
- "Che pensi di fare?".
E lei, di rimando:
- "Una scopata è solo una scopata... E poi, ho visto come guardavi la troietta... Per me va bene, ma non lo voglio sposare...".
3. La “preparazione”.
Anch'io non avevo alcuna intenzione di privarmi di mia sorella, e chiariti tra di noi i presupposti basilari accettammo.
Soprattutto io, che ero rimasto stregato da quella "cicciona", e che non vedevo l'ora di esercitare la mia virilità con la figlia di Zlatan.
Dissi perciò al capo dei rom:
- "Per noi va bene...".
Un'altra battuta di mani e tutti quanti si alzarono da tavola, spostarono tavoli e sedie, e crearono con esse come un grande cerchio.
Al centro, i ragazzi più robusti portarono due grandi tavoli bassi che disposero uno accanto all'altro, e sui quali posarono dei comodi materassi.
Infine, li ricoprirono con dei lenzuoli, uno rosso scarlatto e uno bianco candido.
Poi, Zlatan chiese silenzio e sotto la tenda calò una quiete spettrale. Alla sua destra aveva sua figlia, mentre a sinistra chiamò me. Ci accompagnò dinanzi al letto con il lenzuolo bianco e – con un profondo respiro che denotava la gravità del momento – prese la parola:
- "Amici, voi tutti conoscete Donka, la luce dei miei occhi. Era stata già data in matrimonio ma il bastardo l'ha tradita. Così, ho deciso di farla donna con questo nostro amico che mi ha dimostrato grande saggezza".
La ragazza, 18 anni appena compiuti, aveva due treccine corte e sottili e indossava l'abito tradizionale della festa: una bella gonna ampia e colorata lunga fino ai piedi scalzi, un corpetto attillato con sotto una camicia bianca tutta merletti, ed era adornata con orecchini, collane e bracciali in oro massiccio.
Mia sorella, invece, rimase al suo fianco. La presentò agli altri dicendo:
- "E lei è Giorgia, la donna del nostro ospite che ho tanto desiderato. Direte voi, ora, se la mia scelta è stata giusta".
In un angolo, poggiato a un palo, c'era Marian, il quale fece cenno a un ragazzo e immediatamente partì della musica tipica gitana.
Donka era già stata indottrinata in merito, e mi prese la mano voltando il palmo verso l'alto. Avvicinò il suo viso al mio e mi sussurrò:
- "Prendimi, e vedrai che sarai contento di avere un'amante...".
Era maledettamente vero, il mio corpo cominciava ad agitarsi e reclamava una bella passerina, e quel giorno non volevo quella di Giorgia...
Mi incalzò con sfacciataggine e mi disse:
- "Dai, datti una mossa e fai capire a mio padre che mi vuoi veramente".
Poi, mi afferrò entrambe le mani e se le poggiò sui fianchi, cominciando a danzare ad occhi chiusi come fosse indemoniata.
Posò la mano sulla mia patta dei pantaloni e con ammirazione esclamò:
- "Hai del fuoco là dentro... Sento che faremo scintille noi due!".
In quel momento capii che era mia e lei che ero suo...
Lentamente, mentre la musica andava e tutti intorno applaudivano, cominciò a spogliarsi, togliendosi il gonnellone e mostrando una ricca sottoveste in tulle.
Anche il corpetto e la camicetta volarono via senza intoppi, e quindi fece scendere fino ai piedi pure la sottoveste, rimanendo con un reggiseno bianco in stoffa e un paio di mutandone che ancora non lasciavano vedere nulla.
Tornò ad avvicinarsi a me, e prendendomi il viso tra le sue mani grassocce mi parlò per spiegarmi quali erano le loro usanze:
- "Ora tocca a te... Da noi usa così... Spogliami qui, adesso, e cerca di essere naturale, devono vedere tutto, fai esattamente come ti ha detto mio padre...".
Non avevo mai scopato davanti a tanta gente, ma feci finta di nulla.
Le tolsi il reggiseno, aprendo il gancetto metallico e liberando un seno grosso e pieno. Sarà stata una sesta misura, assolutamente soda, decisamente più grande di quella di mia sorella, e stava su che era una bellezza.
Rimasi quasi ipnotizzato dalle sue areole enormi e chiare, al centro delle quali spiccavano due capezzoli quasi impercettibili.
Nel complesso, però, erano due tette meravigliose, che quasi ebbi timore a toccare...
Dopodiché, fui "risvegliato" dai ragazzi più giovani – che forse per la prima volta assistevano a quella "cerimonia" –, i quali spazientiti urlarono al mio indirizzo:
- "Sù, le mutande, vogliamo vedere la fica!".
Così, le tolsi anche quell'ultimo indumento, e mi ritrovai dinanzi a un fitto bosco nero e riccioluto, pronto a cogliere la sua fresca primizia.
A pochi centimetri dal mio volto, la sua passera emanava una fragranza fantastica, e sembrava che respirasse "alitandomi" addosso. Ma nulla potei ancora vedere nei dettagli, se non dirmi tra me e me:
- "Caspita!, è proprio come piace a me, andrò a fare una caccia al tesoro indimenticabile...".
Bene, Donka era completamente nuda davanti a me, e inaspettatamente Zlatan le gridò:
- "Voltati, donna!".
Lei docilmente fece come suo padre le aveva ordinato, ed io potei ammirare in tutta la sua opulenza anche il profilo dei suoi fianchi, davvero larghi come non avevo mai visto prima, le sue cosce molto abbondanti, e un sedere altrettanto grosso ma tonico...
Mentre ero assorto davanti a ciò che mi dovette sembrare quasi un'apparizione – la quale mi lasciò senza respiro e me lo fece venire duro solo al pensiero che di lì a poco avrei goduto di tutte quelle morbide forme – la ragazza tornò a guardarmi, e poi guardò il genitore, il quale le disse:
- "Vediamo se quest'uomo saprà farti donna...".
Donka, allora, mi sbottonò la camicia fino a mettere a nudo il mio torace moderatamente peloso, evidenziando dei pettorali abbastanza sviluppati per un uomo e dei capezzoli già eccitati e che per questo erano diventati durissimi.
Questa volta furono le donne e soprattutto le ragazze dell'accampamento a emettere un sospiro di meravigliato stupore:
- "Ohhhhh... Che bellooooo... Donka sei proprio fortunata, su facci vedere il meglio... Ihihih...".
La giovinetta si inginocchiò e mi slacciò la cintura dei pantaloni, abbassandoli in un sol colpo insieme agli slip.
Adesso ero praticamente nudo, e tutti poterono vedere come anch'io avessi dei fianchi abbondanti con delle morbide maniglie dell'amore, uno stomaco ben determinato e una pancetta niente male.
Istintivamente, mi venne da coprirmi il cazzo, che a riposo non mi fece fare certo una bella figura: infatti, era piuttosto piccolo, e con un prepuzio abbondante che si serrava sulla punta...
Zlatan, che si stava godendo lo "spettacolo" accanto a Giorgia, si girò verso di lei e le domandò:
- "Dimmi un pò, ma tuo fratello vuole davvero scopare mia figlia con quel coso così minuscolo? Ma funziona, almeno?".
La mia donna ci mancò poco che lo aggredisse... Era furente, e per tutta risposta sibilò tra i denti:
- "Non ti preoccupare, funziona eccome... Piuttosto vediamo se alla tua ragazzina sua madre ha insegnato qualcosa... Con me è abituato bene, e sappi che quando lo mette nel culo lascia sempre un gran bel ricordo... Ahahah...".
Ma Zlatan voleva essere certo che Donka non rimanesse delusa... Si avvicinò a sua moglie e le parlò a un orecchio, dopodiché lei fece altrettanto con la sua creatura.
E quando la consorte fu tornata al suo posto, ecco la sorpresa: la giovane, avvicinò le labbra al mio prepuzio, e lentamente scese giù fino alle palle. Prese a pompare con precisione e metodo come se lo avesse sempre fatto, e quando se lo uscì dalla bocca, si dedicò a leccare e poi a succhiarmi i testicoli.
Risultato, il mio ridicolo attrezzo si "trasformò" in un membro di tutto rispetto...
Giorgia, trionfante, quasi per sfidare lo zingaro, replicò all'offesa ricevuta:
- "Che ti dicevo? Ecco, pensi che vada bene per sventrare la piccola?".
E lui, con gli occhi sgranati:
- "Hai proprio ragione... Credo che Donka se lo ricorderà per un pezzo... Ma ora tocca a noi!".
Giorgia era eccitatissima al solo pensiero di dover ripetere con Zlatan lo stesso rituale che mi aveva visto protagonista, ma il capo tribù mise subito le cose in chiaro. E disse alla sua platea:
- "Bene, Donka e Marco sono pronti. Ora tocca a me e a questa femmina. Come sai, Giorgia – e la guardò fisso negli occhi –, per noi le cose andranno diversamente. Noi siamo adulti entrambi, e tu dovrai sottostare alle usanze della nostra gente...".
Si avvicinarono perciò due anziane sui 75 anni, le quali – senza tanti complimenti – denudarono Giorgia. Le loro mani frugarono la sua intimità, e alla fine sentenziarono:
- "Capo, è una vera femmina da letto, proprio come piacciono a te. Puoi andare tranquillo...".
Nel frattempo, Zlatan si era denudato totalmente, e con un incedere solenne si parò dinanzi a mia sorella.
La quale non poté fare altro che apprezzare vivamente quel corpo massiccio: due spalle larghe precedevano dei pettorali grandi e voluminosi come i miei, e si "poggiavano" mollemente su uno stomaco che pareva il ventre di una donna in avanzato stato di gravidanza. Più giù, fianchi enormi e cosce che quasi strusciavano l'una contro l'altra erano sostenuti da gambe sottili. Ma ciò che impressionò Giorgia fu il suo membro... Benché ancora a riposo, era già di proporzioni fenomenali, un salsicciotto completamente racchiuso nel suo prepuzio che lasciava vedere solo la punta rosea del glande.
Doveva essere anch'esso ben sviluppato, così come le palle che pendevano all'altra estremità, gonfie a tal punto da lasciar immaginare ogni piacere...
Zlatan disse a Giorgia:
- "Tu sai cosa devi fare... Apri la bocca e vediamo di divertirci".
Poi le premette la punta del suo prepuzio morbido contro le labbra costringendola ad aprire la bocca, e da quel momento fece tutto lei...
Tenendolo fermo con indice e pollice della mano destra, la donna si abbassò con la testa e iniziò a leccarlo inserendo la lingua dentro l'apertura, e con un gesto fulmineo lo fece scivolare nella sua bocca.
Lo zingaro sentì due labbra umide avvolgere l'asta, mentre con il capo Giorgia prese a fare su e giù in un movimento che mostrava tutta la sua abilità.
La mia troia scendeva ogni volta fino alla radice, fino in gola, profondamente, tanto che sembrava dovesse soffocare, e il volto di Zlatan si contraeva in una smorfia di piacere che lei sapeva donargli, pronto a far schizzare fuori la sborra calda...
Mia sorella si dedicò anche ad accarezzargli le palle, e più lo faceva e più l'uomo la incitava dicendole parole irripetibili:
- "Brava vacca, continua così, sei davvero la più brava pompinara di tutto il campo...".
Così incitata, Giorgia ci mancò poco che ingoiasse pure i testicoli.
Sentiva che Zlatan stava quasi per venire, e rallentò quei movimenti per farlo "caricare" ancor di più, prendendo a succhiargli il glande fino a "scioglierlo" letteralmente con la saliva.
A quel punto, lui, non volendo sprecare tutto quel sublime "lavoro" che mia sorella aveva fatto, la interruppe allontanandosi bruscamente...
Che scena meravigliosa! Non mi sarei mai aspettato che un uomo di quell’età potesse sfoggiare ancora un membro tanto prospero!
Si stagliava, eretto, per una lunghezza di più di 20 centimetri e una larghezza davvero ragguardevole, e completamente scappellato sembrò ancora più imponente, tanto che sicuramente la mia metà non vedeva l’ora di provarlo intimamente...
4. La monta di Donka...
Gli animi sotto la grande tenda si stavano scaldando, e tutti i presenti erano in attesa di assistere a quella esibizione che si annunciava davvero interessante.
Zlatan, con un membro durissimo che faceva un angolo perfetto di 90 gradi rispetto al suo corpo eretto, rivolto ai suoi "sudditi" disse:
- "Amici, Donka sta per diventare donna... Marco, è un grande onore questo che ti abbiamo riconosciuto... Essere colui che preparerà la strada...".
Alzò la mano ad indicare che potevo iniziare, e così aiutai la vergine a distendersi sul letto che ci era stato assegnato.
Continuai a non capire perche proprio quello con il lenzuolo bianco, ma lì per lì non me ne curai più di tanto, preoccupato di riuscire a soddisfare le aspettative di tutto il clan e soprattutto di quella grassa meraviglia.
Era dai tempi in cui avevo deflorato la cugina "anziana" che non mi ero più preso la verginità di una femmina, e volli dare il meglio di me stesso...
Il corpo della giovane ansimava di desiderio, e così supina mi sembrò una vittima sacrificale sull'altare dell'eros.
Il primo gesto che mi venne spontaneo di fare fu quello di ripiegarle le gambe fin sulla pancia, per poi – poggiando i palmi delle mie mani sull'interno delle ginocchia – aprirle le cosce in un movimento estremo.
Di nuovo, apprezzai sommamente il suo pelo riccio e folto, lo sfiorai delicatamente con il dorso della mano facendole una sorta di "contropelo", e la sentii fremere.
Avrei voluto anche prenderci tutto il tempo che avremmo voluto, ma il brusìo di quella gente che stava alle nostre spalle mi fece capire che non era possibile... Avevano morbosamente fretta di "vedere"...
Perciò, appoggiai i pollici a quel morbido vello andando alla ricerca delle giovanili carni intonse di Donka, e finalmente trovai il suo monte di venere gonfio, tipico delle donne della sua stazza.
E subito dopo, ecco schiudersi – come una stupenda voragine – la profonda fessura che mi avrebbe condotto in paradiso.
Pizzicai le grandi labbra, aggiungendo ai pollici anche gli indici di entrambe le mani, e mi accinsi a scostarle piano piano.
Al nero corvino del pelo, si aggiunse così il rosa acceso della sua vulva. Restai quasi irretito da tanta bellezza e perfezione, e quando frugando scostai anche le piccole labbra constatai che la ragazza non aveva davvero conosciuto ancora uomo...
Era chiusa, secondo i dettami della natura, e come mi era stato detto di fare da Zlatan mostrai ai presenti la situazione.
Un applauso scrosciante si levò in segno di assenso, mentre io – eccitato come una bestia – avevo il cazzo scappucciato e in tiro al massimo, con i testicoli che cominciavano a volermi per quanto erano gonfi.
Tornai a prestare attenzione al ventre di Donka, e notai spuntare – nel punto di congiunzione delle piccole labbra – un bottoncino di carne che via via si andava ingrossando...
Lo carezzai, stuzzicandolo per stimolarlo ancora, e quando stavo per poggiare il mio glande su di lei sentii una mano afferrarmi per le spalle... Dietro di me, c'erano quattro donne anziane che mi dissero:
- "Tu preoccupati solo di rompere l'imene, a tenerla ferma ci pensiamo noi...".
Si misero ai lati di lei, la bloccarono per le spalle e per le ginocchia, e tornarono a parlarmi. La più anziana mi gridò bruscamente:
- "Sfonda quel muro perdio! Prima di te, una mezza checca di straniero ci ha provato ma senza successo... Non ci deludere!".
Quelle parole e le possibili conseguenze negative che sicuramente ci sarebbero state in caso di insuccesso mi spinsero ancora di più a possederla con determinazione.
Il cazzo mi era diventato duro come la roccia, e presi a strisciarlo in mezzo alla sua fessura. Il pelo mi diede una sensazione di leggero solletico alla cappella, e Donka capì l’importanza di quel momento. Si aprì ancora di più, offrendosi senza condizioni mentre io cominciai a spingere piano verso l'interno.
Era felice di accoppiarsi carnalmente per la sua prima volta, ma più spingevo e più lei contraeva i muscoli vaginali, si irrigidiva, e il suo imene mi respingeva, come fosse fatto di gomma...
Avevo il fiatone per lo sforzo, e tra me e me imprecai:
- "Sta a vedere che invece di rompere lei questa mi rompe il filetto...".
Riprovai nuovamente, e questa volta la punta si era incuneata tra le piccole labbra, mentre la ragazza mi guardava con gli occhi spalancati e la bocca aperta.
Poi, mettendomi una mano sul petto, urlò a pieni polmoni:
- "Ti prego, fai piano!".
Sembrava un agnello al macello, mi fece tenerezza, ed io ebbi paura di farle davvero male e mi fermai per un po'.
Quando ripresi a spingere, il mio membro entrò di più, giungendo sino a quella barriera che fino ad allora era risultata invalicabile...
Per tranquillizzarla, mi tirai su, ma subito dopo diedi una spinta di reni e affondai fino in fondo.
Donka non se lo aspettava così repentinamente, e non ebbe nemmeno il tempo di opporre ulteriore resistenza. Il mio pisello era quasi tutto nel suo ventre, mancavano solo pochi centimetri perché raggiungesse l'utero e di nuovo mi sfilai da lei...
Avevo il glande tutto rosso del suo sangue, segno che l'avevo veramente deflorata.
Mi voltai mostrandomi, e tutti esultarono con fischi e grida di giubilo.
Poi, affondai ancora dentro Donka e la scopai gustandomi la sua vagina strettissima, diedi un'altra spinta e anche gli ultimi centimetri entrarono...
I mugugni di dolore della giovane stavano mutando in gemiti di piacere, e dopo un po' si lasciò andare in una esclamazione che ogni presente poté udire chiaramente:
– Oh, sì, è troppo bello! godo, ancoraa… si… si…".
Io intanto continuavo a "marchiarla" con fendenti terribili, due, tre, dieci volte, con la potenza selvaggia dei miei reni. E infine, mi svuotai nel suo ventre...
Quando ci fummo un po' ripresi entrambi, l’afferrai per un polso, la feci voltare e le dissi:
- "Ora inginocchiati e poggia le tette sul lenzuolo!".
In questo modo, il grosso culone della zingara era esposto e risaltava magnificamente.
Poi le impartii un secondo ordine:
- "E adesso, apriti le chiappe con le mani, voglio vedere bene il buco del culo...".
Donka obbedì, e mi mostrò uno spettacolo davvero sublime.
Il suo rosone era molto scuro, ma si confondeva con il resto della sua pelle... L'unica cosa che risaltava era uno sfintere molto stretto, segno che anche quel foro non era mai stato usato se non per l'uso canonico.
Quella vista fece tornare il mio randello perfettamente in forma, e quindi mi preparai a completare l'opera...
La giovane stavolta era davvero spaventata. Sapeva che il clan me l’aveva data anche per aprirle il secondo canale ma non voleva farlo e cercò di divincolarsi, senza però riuscire a scappare. Forse per la prima volta guardò con attenzione la mia cappella gonfia allo spasimo, e ne fu terrorizzata.
Stanco di quei “capricci”, Zlatan sbraitò:
- “Urla quanto vuoi, tanto qui nessuno ti può aiutare, tutti sanno qual è il tuo destino!”.
E rivolgendosi a me:
- “Sbrigati. Voglio che le rompi il buco del culo, voglio sentirla gridare, è indispensabile, non potete opporvi a questo rito, ne tu né lei!”.
Avvicinai al suo ano il mio membro sempre più minaccioso, mentre una mia mano le accarezzò i capelli e poi le strinse una spalla.
Le consigliai:
- “Cerca di rilassarti, così non ci facciamo troppo male…”.
Ma subito, ripensando a quella frase tanto infelice, sorrisi e tra me e me mi di dissi:
- “Eh, è una parola! Sto per incularla per la prima volta e le dico pure che non le farò male!".
Feci aderire al suo sfintere la mia cappella che iniziò a pulsare in simultanea con il cervello, e con la mano che mi era rimasta libera le chiusi la bocca per impedirle di strillare nel momento topico.
Ma la folla dei rom, fuori di testa per l’eccitazione e per l'alcool che stava scorrendo a fiumi, si mise ad imprecare:
- “Leva quella mano! Rompigli il culo senza pietà… vogliamo sentirla urlare!”.
Allora, mi ci misi d’impegno, e spinsi di brutto. Ma – come per la fica – anche il secondo canale di Donka resisteva con tenacia, era chiuso, stretto, sbarrato.
Rischiavo di farmi male sul serio anch’io, perciò mi fermai un attimo a prendere fiato e poi ripresi con maggior lena a forzare il budello della ragazza finche finalmente non cedette.
Un male atroce dovette attanagliare gli intestini di Donka, la quale si sentì quasi svenire. Effettivamente, la stavo dilaniando, le slargavo le viscere, e lei non poteva muoversi nemmeno di un millimetro.
Quando infine le tolsi la mani dalla bocca, urlò come un animale che veniva scannato.
Forse, non potevo neanche immaginare il dolore che Donka provava per quell’atto contro natura.
Continuai, allargandole le natiche sempre di più, trivellando il buco – come fosse un prezioso pozzo – fino in fondo, e “scavando” letteralmente dentro di lei che non attendeva altro che la fine del suo “martirio”.
Nonostante la stretta che mi afferrava il membro, durai ancora a lungo, e la giovane – gemendo e cercando di abituarsi a quell’intruso – sentì l’ano pulsare impazzito.
Nel frattempo, le masturbavo la passerina, andando “alla cieca” alla ricerca del clitoride, che al tatto mi parve essere diventato grosso come un fagiolo.
Iniziavo ad essere un po’ stanco, e quando arrivò il mio orgasmo scaricai nelle viscere della poveretta tutto lo sperma rimasto nei miei coglioni.
Finalmente, uscii dall’intestino che mi aveva accolto dandomi sensazioni indicibili, e subito vidi traboccare fuori il risultato del mio piacere…
Ero stravolto ma non era ancora finita. Infatti, si avvicinarono le due donne anziane di prima, le quali aiutarono Donka ad alzarsi, rimossero il lenzuolo dal talamo e lo mostrarono – sollevandolo in alto, a mo' di bandiera –, tra fischi di giubilo, agli uomini e alle donne presenti. Proprio nella zona centrale, una chiazza rossa era il sangue versato dalla ragazza nel momento della doppia deflorazione...
Infine, le “matrone” mi condussero a lavarmi, e quando tornai nella tenda trovai Donka ancora distesa sul letto, ancora nuda. La fanciulla provò a camminare ma era dolorante per quella dura prova...
5. ... E quella di Giorgia.
Zlatan era incontenibile. Benché fosse sua figlia, aver assistito da pochi passi mentre io "facevo la festa" a Donka, e questo lo aveva eccitato come una bestia.
Ora, che tutto era finito, si avvicinò a me e riconoscente mi disse:
- "Ti sei divertito? Ho visto che anche tu sei un bel toro e mia figlia non si dimenticherà tanto facilmente del tuo cazzo... Chiunque verrà dopo di te la troverà bella e pronta...".
Mi schernii, ma immediatamente lui riprese:
- "Certo che tua sorella è abituata bene, ma credo che anche lei si divertirà con me...".
E tornando sui suoi passi la prese per mano, quasi con galanteria, e la fece distendere sull'altro letto, facendo in modo però che toccasse con i piedi per terra.
Nudo come un verme, strinsi tra le mie braccia la giovane zingara e tutti e due ci accomodammo su un divano. Ormai il dolore era solo un brutto ricordo, e con gli occhi fissi sulla prova amatoria di suo padre Donka cominciò a sgrillettarsi furiosamente, mentre io mi segavo a più non posso.
Estasiati, guardavamo il capo tribù che si era inginocchiato in mezzo alle gambe di Giorgia, che nel frattempo si era dati due rapidi colpetti sulla sua patata come per dire all'uomo di sbrigarsi e che lei era pronta.
Zlatan aveva l'acquolina in bocca, e si stava accingendo ad "assaggiare" la sua vulva ricoperta da una foresta di peli scuri che si diradava solo nell’incavo delle cosce.
Conoscevo a meraviglia il corpo di mia sorella tanto che oramai la scopavo ad occhi chiusi, ma ogni volta che potevo ammirare il suo monte di venere me ne innamoravo perdutamente, e così anche stavolta ebbi un'erezione colossale al solo osservare la scena che mi si proponeva sotto gli occhi...
Tutto ad un tratto, Zlatan si alzò e prese un cuscino che mise sotto i glutei della mia donna, provocandole un contemporaneo, netto sollevamento del ventre, al punto da mostrare in maniera inequivocabile anche il buco dell'ano.
Si chinò nuovamente, e con le dita tastò il monte di venere grassoccio della sconfinata fica che aveva dinanzi.
Lo vidi eccitato a tal punto che si passò e ripassò la lingua tra le labbra e la sua bocca traboccava di saliva per il desiderio di arrivare subito all'obiettivo tanto agognato, e forse anche al pensiero di quel "dono" che io gli avevo fatto...
Si fece largo tra le grandi labbra di lei, e le divaricò con facilità facendo uso di pollice e indice della mano destra.
Fino a quel momento era tutto nella norma, ma quando si apprestò a schiudere le piccole labbra come fossero le valve di una bellissima ostrica, la sua soddisfazione fu davvero al culmine.
Stranamente, infatti, lo zingaro non amava possedere donne inesperte, e Giorgia era proprio ciò a cui lui anelava...
Non esitò a chinarsi e a leccare tutto quel ben di dio, già grondante di succhi. Sembrava non ne avesse mai vista una tanto se ne stava appiccicato a ventosa, mentre Giorgia gemeva senza ritegno.
Dal pubblico, qualcuno urlò:
- "Dai capo, questa non è mica Donka, questa è una cagna, ha il fuoco tra le cosce, dalle quello che si merita!".
Intanto, Zlatan sentì sotto la sua lingua qualcosa di compatto. Era il clitoride eccitato, e alzando lo sguardo davanti a sé lo vide svettare, prepotente e lucido, già ampiamente lubrificato dagli umori della femmina.
Era incredibilmente grande, impressionante, pressappoco come il suo pollice, e l'uomo – che nonostante fosse ormai navigato non ne aveva mai visto uno così – ci si buttò sopra a capofitto a batterlo, accarezzandolo, strofinandolo e succhiandolo...
A quel punto, la mia sorellina cominciò a contorcersi come un'anguilla, mi lanciò uno sguardo colmo di lussuria, e infine scattò come una molla e guaì:
- “Ohh, sii, aaaahh, che belloooo... Porco, continua, mi stai bruciando la fica e il cervello!".
Uno dei presenti, forse il più irruento e lesto a menare le mani anche contro le donne, si avvicinò ai due e diede un sonoro ceffone a Giorgia. Poi le disse:
- "Lui è il capo, come ti permetti di dargli del porco? Più o meno, qua, siamo tutti figli suoi...".
La mia metà non se lo aspettava, poiché io – in tutta la nostra vita – non l'avevo colpita neanche con una piuma... Mi guardò di nuovo come per chiedermi aiuto, ed io mi sentii come trafiggere l'anima. Il cazzo mi si ammosciò di colpo dalla rabbia, e i nostri occhi intesserono un dialogo senza parole:
- "Vita mia, cosa posso fare? Non possiamo tirarci indietro, mi sono preso quella verginella ed ora dobbiamo pagare il prezzo... Ma non ti preoccupare, ti difenderò, tu mi appartieni, nessuno potrà e dovrà spingersi oltre certi limiti", le feci capire.
Quindi, feci alzare dalle mie gambe Donka e mi avvicinai alla coppia, e sottovoce mi feci valere con Zlatan:
- "Guarda che io sono stato ai patti, ma la violenza non la tollero. Quello deve stare al suo posto, altrimenti finisce tutto...".
Il capo capì che non scherzavo affatto e che sarei stato capace di portar via Giorgia da un momento all'altro, mettendo in discussione la sua autorità, e così – rivolgendosi a quel giovane avventato – replicò:
- "Proprio perché siete tutti carne della mia carne: ti ordino di tacere! E lasciami chiavare in santa pace... Questa è roba fina che non fa per te, lei può dire quello che gli pare!".
Cazzo, tutto quel trambusto fece sì che Giorgia si bagnasse ancora di più, mentre Zlatan riprese la sua esplorazione scendendo con la lingua fin sul buco più sotto...
Sapevo bene che quell'orifizio era bello aperto, e pure il rom se ne accorse senza doverlo esaminare più di tanto.
Mi lanciò un'occhiata e con un ghigno di approvazione mi chiese:
- "Ti piace incularla, eh? Ti piace, vero, entrare con forza? Si vede da come è ridotto questo budello".
Non risposi nulla, ma fu come se lo avessi fatto, e in quel modo sia Giorgia che lo zingaro si eccitarono ancora...
Quel toro così massiccio e ben piantato riuscì ad infilarle quasi metà della lingua nel retto e la fece roteare come fosse una trivella in un pozzo senza fondo.
Mia sorella si era ormai "accesa", ma questo soltanto io che la conoscevo a fondo potevo capirlo. Perciò, quando si alzò di scatto e prese Zlatan per un polso e lo fece sdraiare supino sul letto – esattamente come era lei fino a pochissimi istanti prima – l'uomo e tutti gli astanti rimasero increduli.
Una donna che "mette sotto"un uomo??
In una società patriarcale come è quella rom, non era concepibile che la donna prendesse l'iniziativa, ma Giorgia – che era una donna vulcanica – era abituata con me che la lasciavo fare, e che anzi amavo le sue "invenzioni" sempre nuove.
Come una indemoniata, si diede da fare con un sontuoso pompino, che riportò il cazzo di Zlatan ad assumere la forma e la consistenza di un grosso obelisco, attrezzato con due testicoli enormi, gonfi e pronti ad esplodere, mentre sopra la cappella – levigata sapientemente dalla sua saliva – sembrava essere la punta pulsante di un dardo infiammato...
Soddisfatta, lo guardò con un'aria sfacciata e gli sussurrò all'orecchio, in modo che solo lui potesse udire:
- "Adesso viene il bello, mio bel montone!".
Gli salì sopra a gambe divaricate, afferrò il membro di lui per tenerlo ritto, e con un gesto convulso cercò di impalarcisi senza preservativo.
Io continuai a tenerle gli occhi addosso, incredulo... Non ero preoccupato tanto se quel maschio le veniva dentro e la ingravidava, anzi quel rischio era per noi ogni volta un supplemento di libidine del quale non riuscivamo più a fare a meno. Certo, fino a quel momento, un tale "gioco" si svolgeva tutto tra di noi, mentre ora Giorgia rischiava di concepire un bastardo con uno zingaro...
Ad ogni modo, eravamo tutti e tre così infoiati che non me ne poteva fregare niente...
Mentre io ero preso da questi ragionamenti, mia sorella ruppe gli indugi e si lasciò cadere di colpo su quel palo di carne, riempiendosi la fica.
Eravamo ragazzini quando cominciai a entrare e uscire dal suo ventre, percui era notevolmente e naturalmente dilata, ma l'uccello di Zlatan si dimostrò assai efficiente. Giorgia lo aveva sottovalutato, sopravvalutando invece il suo fisico – una "macchina" assolutamente perfetta – di donna navigata.
E quando quel trave giunse – come fosse una tremenda fucilata – nei pressi della cervice del l'utero, mia sorella rimase senza fiato. Aprì la bocca, forse voleva dire qualcosa, ma non ne fu capace.
Nonostante la sua proverbiale, abbondante, lubrificazione dovuta al fatto che si bagnasse sempre molto, la sorellona si sentì come se improvvisamente fosse tornata ad essere quasi vergine, stretta di passera…
Che assurdità! In realtà, era quel cazzo così largo che la faceva sentire tanto angusta, e l’attrito tra le pareti vaginali e la cappella dello zingaro per la prima volta le fece male. Neanche quando l’avevo sverginata io – me lo disse dopo – ero stato così “invasivo”…
A Zlatan, le viscere di quella porca di Giorgia parvero bollenti, e con somma soddisfazione gli sembrò di stuprarla...
Ripresasi un attimo, lei si mise ad urlare, dimenandosi e mettendosi le mani nei capelli, ma non gliela diede vinta e prese a cavalcarlo selvaggiamente come una furia, sdraiandosi supina sul torace del maschio e rialzandosi più volte, continuando ad andare su e giù sul suo randello.
Era uno spettacolo guardare il viso di Giorgia stravolto dal piacere… Godeva e veniva senza mai smettere...
Dopo mezz’ora a quel ritmo, finalmente la mia troia si calmò. Era senza fiato.
Allora Zlatan le chiese:
- “Ma quanta voglia avevi? Eppure tuo fratello è un bel toro! Sei proprio una porca!”.
E lei, di rimando, ridendogli in faccia, ribattè:
- “Hai il cazzo più largo di quello di mio fratello, me lo sono voluto gustare fino in fondo… Dio che bello, tu non hai ancora sborrato e sei ancora duro… Ora lo voglio dietro!”.
Si sfilò, e senza perdere un solo attimo si mise a pecorina, mostrandoci come e quanto già fino a quel momento avesse potuto godere.
La fica dilatata in maniera incredibile lasciava gocciolare i suoi succhi. Era troppo invitante, e così Zlatan, svelto ed agile, si chinò e passò la lingua sulle grandi labbra su fino al clitoride, succhiando tutta quella leccornia.
Ma Giorgia aveva ormai capito con chi aveva a che fare, e – gemendo – rabbiosa gli latrò come la peggiore delle megere:
- "Idiota, su datti da fare... leccami anche il culo!".
Con le mani la donna si allargò le grosse natiche, e quell'energumeno le infilò senza alcuna delicatezza il dito medio nel culo... Tutto fino alle nocche delle altre dita... e lì rimase per quasi cinque minuti.
Era pronta, e Zlatan capì che era arrivato il momento di prendersi ciò che lei dava abitualmente a me, si posizionò con il suo membro all’altezza dello sfintere e ci appoggiò sopra la cappella.
Giorgia, sempre con le mani sulle chiappe, lo sentiva pulsare, e anche il suo intestino iniziò a fare altrettanto.
Gridò, senza più freni:
- "Tutto di colpo, lo voglio dentro tutto di colpo, non poco alla volta, voglio sentirmi sfondata, spingi forte!”.
L'uomo rimase basito, e dentro di sé pensò:
- "Cazzo che vacca incredibile...".
Poi, fece come lei gli aveva chiesto, entrò con la punta del glande e subito affondò nel budello con un colpo secco, fortissimo, entrando per più della metà.
Qualsiasi altra femmina ne sarebbe rimasta tramortita, ma non lei, che invece urlò di piacere...
Zlatan sentì che era già stata più volte inculata, anche se gli sembrò molto stretta nel retto, sicuramente a causa dell'esercizio a cui io la sottoponevo costantemente.
Restò fermo per un po', respirando affannosamente, si voltò verso di me e mi disse, sogghignando:
- "Bel lavoro, fratello... È proprio una troia... Con questa puoi fare di tutto...".
Forzando, uscì completamente, e immediatamente diede un secondo affondo, con le palle che andarono a sbattere sul rosone.
Questa volta pompò come un dannato. Senza più voltarsi, esclamò rivolto a Giorgia:
- "Hai un culo incredibilmente bollente ed accogliente, sembra che godi ancora più che con la fica!".
Infatti, dopo solo dieci minuti di monta in quel modo, aveva già avuto tre spettacolari orgasmi...
Ma Zlatan andò ancora avanti... Con il suo membro ben conficcato dentro di lei, cominciò ad "impastare" con le mani le incredibili tette di mia sorella e a toccarle il clitoride.
Sorprese anche me e Giorgia quando, invece di farci roteare sopra le dita per solleticarlo, cominciò a “spremerlo”. Ormai era talmente grosso che riuscì ad afferrarlo saldamente tra pollice e indice e a masturbarlo come se fosse un piccolo cazzo.
Infine, glielo strizzò, fortissimo, e improvvisamente uno zampillo imbrattò il lenzuolo…
Mia sorella iniziò a tremare, come in preda a una sorta di convulsioni, e pure Zlatan era al limite, doveva venire assolutamente.
Così, estrasse il cazzo dal suo culo, e di colpo glielo rimise nella fica, ma Giorgia non se ne rese conto e gli venne dentro senza precauzioni.
Alla fine, lo zingaro si lasciò andare – sfinito pure lui – sul letto, e lei gli si buttò addosso, con la testa sul grosso stomaco, ridendo.
Zlatan, allora, rimase interdetto, e incapace di comprendere il senso di quella reazione le chiese:
- “Cosa ti ridi, troia? Sei una forza della natura, nessuna delle nostre donne mi ha mai ridotto in questo stato…”.
E lei:
- “Rido perché una scopata così me la ricorderò a lungo… Cazzo, ho goduto come una troia in calore... Ah che bello! Mi ci voleva proprio. E al diavolo se resterò incinta!”.
6. ... Epilogo.
Quella giornata stava volgendo al termine, e insieme a mia sorella ci eravamo tolta un'altra soddisfazione.
Avevamo scopato come non ci fosse un domani, realizzando un vecchio sogno sul quale avevamo fantasticato molte volte, e dando a quell'uomo anziano forse una delle ultime occasioni della sua vita.
La tribù rom ci acclamava, perché tutti si erano resi conto che da Giorgia poteva arrivare quell’erede maschio che la moglie di Zlatan non era riuscita a dargli e che in futuro avrebbe preso le redini del clan.
In realtà, mia sorella non era più fertile, ma quando aveva pronunciato quella frase era così fuori di sé che non ci badava.
Zlatan, dal canto suo, non si era dimenticato la proposta che mi aveva fatto fare dal suo uomo al semaforo, ed ora – dopo aver messo alla prova quella troia di Giorgia – tornò alla carica.
Mi disse:
- “Allora, non vuoi proprio darmi tua sorella per moglie? Ora che so cosa può fare, ti pagherei quanto pesa!”.
Sorrisi dentro di me, al solo pensiero che mi avrebbe reso un sacco di soldi – Giorgia, infatti, pesava circa 90 kg. –, ma alla fine gli diedi una risposta che fu praticamente definitiva:
- “Caro amico, mia sorella non si è neanche sposata per rimanere con me, ed io non penso di ammogliarmi per stare con lei… Siamo un tutt’uno, e siamo felici così… I soldi non ci interessano!”.
Lo lasciai in questo modo, stupito, ci rivestimmo e nella notte ci accomiatammo da tutti, con la promessa però di tornare da loro quanto prima...
FINE.
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1 anno fa
pollicino1965,
58
Ultima visita: 2 mesi fa
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Un viaggio in barca
Amo stare a mare, ma non in spiaggia. Preferisco stare su una barca per gustare la sensazione di libertà che mi provoca.
Possiedo un piccolo cabinato con cui, assieme alla mia compagna Carla, facciamo spesso delle gite giornaliere lungo la costa, occasionalmente, anche di più giorni.
Godo quando il fresco vento marino mi accarezza. Mi piace la sensazione di libertà quando sono all’ancora in una spendita costa non raggiungibile da terra.
Anche le cose più semplici hanno un gusto diverso, inaspettatamente migliore che altrove.
Spesso sto seduto nel pozzetto, all’ombra del tendalino, ascoltando della buona musica e mi lascio trasportare in un profondo mondo di pensieri dal dondolio delle onde.
Carla invece ama fare lunghi bagni di sole, possibilmente nuda.
In molte occasioni abbiamo organizzato giornate a mare con i nostri amici Mario e Teresa. Si parte di mattina presto, si raggiunge la meta predefinita e poi si ritorna in serata. Una lunga giornata tra mare e sole in totale libertà.
Le nostre belle donne sono amanti del sole. Possono, pertanto, senza nessun problema, fare lunghi bagni di sole con le tette al vento indossando solo il pezzo di sotto del costume.
In una delle tante uscite in barca, Mario e Teresa, hanno lanciato la proposta di fare una gita più lunga, di alcuni giorni, raggiungendo le isole vicine. Una sorta di camping nautico.
Proposta accettata ben volentieri da noi, con l’avvertimento che non sarebbe stato semplice gestire la convivenza in barca visto che la stessa aveva una sola cabina, anche se abbastanza grande, e uno spazio sottoponte di poppa non molto comodo che, però, permetteva l’alloggiamento di altre due persone per la notte. Spazi non separati da nessuna chiusura.
Certamente le dimensioni della barca non avrebbero concesso privacy.
Mario e Teresa accettarono ben volentieri le limitazioni che la barca poneva.
Organizzammo il viaggio, comprammo tutto il necessario per i pranzi e le bevande. Il giorno concordato partimmo di mattina presto per raggiungere il luogo prescelto per il primo approdo.
Arrivati in tarda mattinata, ci ancorammo e passammo una bella giornata di sole e bagni. Le donne sul grande prendisole di poppa, come al solito in topless e io e Mario sulla prua della barca.
La giornata passò tranquilla tra bagni a mare e pranzo e cena.
La sera tardi, dopo cena, totalmente soddisfatti della bella giornata trascorsa insieme, ci coricammo in cabina.
Tutto si era svolto normalmente, senza nessuna complicazione e senza ostacoli.
L’indomani tirammo su l’ancora e partimmo per la seconda tappa del nostro viaggio tra le isole.
Raggiunta la nuova meta ci ancorammo dove erano presenti già altre barche. Era un’insenatura bellissima, dal mare azzurro e cristallino, molto vicina all’abitato dell’isola.
Restammo lì per l’intera giornata tra sole e bagni.
La vita in barca era stata splendida, favorita da un tempo bellissimo, tra di noi quattro si era creato un ottimo feeling, cosa indispensabile visto le dimensioni non certo grandi della barca.
Stavamo tutto il giorno in costume e gestivamo gli spazi e la vita a bordo in modo efficiente. In fondo ci conoscevamo da sempre e non è stato difficile trovare una linea comune di condotta.
Dopo cena e una bella e lunga chiacchierata accompagnata da un buon vino bianco freddo andammo a riposare in cabina.
Prima di addormentarci Carla mi sussurra piano piano all’orecchio: “A volte vorrei che fossimo solo noi due”.
La guardo perplesso. Dopotutto abbiamo iniziato questo viaggio insieme ai nostri migliori amici solo il giorno prima.
Lei continuò cercando di spiegarsi meglio: "Questa notte mi piacerebbe fare sesso, ma non è possibile se siamo in cabina con loro due. Nel pozzetto è ugualmente impossibile, ci sono le altre barche vicine."
In effetti eravamo in quattro in un piccolo spazio immerso nella poca luce della luna con tante altre barche intorno.
"Mario e Teresa non se ne accorgeranno nemmeno se ci accarezziamo un po'." le rispondo e inizio a baciarle il collo.
Lei mi lascia fare e si gode i baci. Ne approfitto per accarezzarle il seno e i baci diventano più caldi.
Le mie mani trovano la via verso i suoi bellissimi capezzoli. Li accarezzo e poi li stuzzico. Anche attraverso il reggiseno riesco a sentirli grossi e duri.
Voglio di più. La mia eccitazione difficilmente può più essere controllata.
Tocco la sua figa per qualche secondo. Sento che è bagnata anche attraverso il perizoma.
Lei, forse per un senso di pudore, mi allontana la mano.
"Non qui, tesoro. Questo mi mette a disagio. Se ne accorgeranno."
"Oh, no di certo," dico con la massima calma possibile "stanno già dormendo".
A poca distanza da noi, infatti, non si sentiva più nulla dai nostri amici.
"Goditi le carezze e non gemere troppo forte." Le sussurro con un sorriso e le slaccio il reggiseno. Le sue tette ora sono libere e ben visibili.
Carla ha la pelle molto morbida e i suoi capezzoli sono quasi sempre duri.
La mia mano si incunea dentro il suo perizoma riappropriandosi della sua figa ancora più umida di prima. Con il mio massaggio al clitoride l'eccitazione di Carla aumenta notevolmente. Ora lei respirando ansima.
I miei movimenti diventano più veloci e lei inarca la schiena per offrirmi il contatto del suo culo sul mio cazzo già in erezione.
Ormai i suoi seni luccicano sotto il chiaro di luna che entra dall’oblò posto sul tetto della cabina.
Il pensiero che ci possano essere altri occhi che ci vedono mi fa eccitare ancora di più.
Cerco di controllare con discrezione se Mario e Teresa dormono davvero.
Sono sorpreso nello scoprire che non è così. Abbracciati, si scambiano ardenti baci.
Per un breve momento pensai di aver sorpreso Mario a guardarci.
La mia eccitazione continuava a crescere.
Spingo il perizoma in basso. Il corpo abbronzato di Carla diventa sempre più nudo e visibile.
Il mio dito cavalca impetuoso il suo clitoride, alterno con l’accarezzare le labbra della sua figa.
Lei, un po’ titubante, mi tiene forte la mano, poi però la lascia di nuovo libera di operare.
Le tolgo lentamente il perizoma, cosa che lei mi lascia fare. Ora è completamente nuda sotto la luce della luna.
Le mie dita entrano dentro la sua figa, è bagnata dall'eccitazione e calda come non mai.
Non riesce più a trattenersi, è eccitata e totalmente presa dal piacere. Ora si sentono i suoi lamenti anche se volontariamente silenziati.
È evidente che sta arrivando il suo orgasmo. La penetro con il dito e noto come tutto il suo corpo comincia a tremare.
Mi fermo per un attimo, lei mi guarda con un misto di supplica ed eccitazione chiedendomi di continuare. Le sussurro all'orecchio: "Lo farò per te, ti voglio sentire fremere e godere".
Lei a questa mia affermazione esita un attimo e guarda verso la coppia di nostri amici che si trovano vicinissimi a noi.
Le prendo la testa e le chiedo, guardandola negli occhi: "Vuoi che continui?"
Noto come l'eccitazione sta riprendendo il sopravvento sul suo corpo. Lei annuisce.
Il corpo nudo di Carla è visibile in tutto il suo splendore alla luce della luna che penetra dall’oblò.
Ha raggiunto da poco i 36 anni, ha una figura formosa che incorona la sua femminilità. Gambe bellissime che aprono la strada a un fondoschiena con i glutei sodi.
Vedo che Teresa e Mario adesso hanno smesso di baciarsi e ci dedicano tutta la loro attenzione.
Possono ammirare il corpo nudo della mia donna, che ora è inerme in balia del loro sguardo.
Carla non si è nemmeno accorta di essere osservata.
Non riesco più a trattenermi e mi tolgo velocemente lo slip.
Sento gli occhi dei nostri amici sul mio cazzo duro.
Mi sdraio sul suo corpo caldo e la penetro nella fica bagnata.
Provo una sensazione ancora più forte del solito.
Carla geme e si guarda intorno imbarazzata.
Ora nota, per la prima volta, che loro due la guardano.
Quella vista sembra aver portato anche la sua eccitazione all'estremo.
Lei continua a guardare i nostri amici vicino a noi mentre io le scopo la figa. Si sente nella piccola area il suono inconfondibile della penetrazione del mio cazzo dentro di lei.
Lo scenario sembra fare eccitare anche loro. Teresa e Mario cominciano a spogliarsi e a ricoprirsi di caldi baci e profonde carezze.
Riesco a intravedere le tette piccole e sode di Teresa che si adattano perfettamente al suo corpo snello.
Poi ci mostra la sua figa completamente rasata. La sua figura sembra ancora più giovane di quanto suggerirebbero i suoi 32 anni.
Mario si presenta anche da un lato del tutto inaspettato. Essendo un po’ in sovrappeso la pancetta nascondeva nel costume da bagno la vera natura del suo cazzo, ora quel rigonfio si manifestava in tutta la sua splendida consistenza. Grosso e duro come una roccia.
Teresa ha potuto godersi la vista del cazzo di 20 cm di Mario.
È strano rivelarsi così a una coppia amica che si conosce da tanti anni. All'improvviso condividi le tue cose più intime.
Sentì la mia donna gemere per l'eccitazione. Si sente nella cabina lo schiocco del mio cazzo che penetra la sua figa bagnata.
Anche nella poca luce della cabina si può vedere perfettamente il mio cazzo completamente eccitato e duro, come la figa rasata di Carla e come le sue labbra si spalancano durante la penetrazione.
Condividere tutto questo spinge l'eccitazione a livelli senza precedenti e ti muove a fare cose a cui non avresti nemmeno osato pensare prima.
Allora le sussurro all'orecchio: "Li facciamo venire da noi? Li stanno molto stretti."
Mi avvicino a loro. Carla mi segue. E dico: “Venite da noi, lo spazio è maggiore e staremo bene in quattro.”
Dal loro atteggiamento si capiva immediatamente che non aspettassero altro. Quindi ci siamo riuniti tutti nel letto armatoriale.
Carla, in modo molto malizioso, si appoggia con una gamba alla murata della barca. In questa posizione apre completamente le gambe e si intravede la figa nella sua interezza. Gli chiedo di girarsi e la penetro da dietro.
Teresa e Mario ora hanno una visione diretta della sua figa e del mio cazzo. Mario si sdraia sul letto e intravede le gambe aperte e si gode la vista di Carla mentre Teresa si lavora il suo cazzo duro con le sue labbra sensuali.
Accecato dall'eccitazione, senza accorgersene, Mario afferra le tette della mia donna, che ondulano e seguono il ritmo delle mie spinte.
Lei sussulta sotto il tocco di una mano sconosciuta.
La situazione è così eccitante che devo concentrarmi per non venire immediatamente.
Affascinato dalla situazione, spingo il bacino di lei più vicino alla faccia di Mario.
Ora può osservare da vicino il mio cazzo che si infila nella figa di Carla.
Dopo qualche minuto di spinte, Carla indietreggia leggermente.
Pensavo che fosse perché tutto stava diventando troppo per lei. Invece, il suo movimento era funzionale ad altro.
lo scopo era per consentirle di chinare la testa verso Mario. Le loro labbra ora sono molto vicine l'una all'altra. All'improvviso lui gli afferra la testa e gli dà un lungo bacio.
Mario e Carla flirtano tra loro da un po'. Giocano spesso con i controsensi e con gli sguardi complici. Ora lei ha colto la palla al balzo per coronare questo suo desiderio di trasgressione.
Il bacio non è passato inosservato neanche a Teresa. Entrambi li guardiamo. Il silenzio teso della stanza era rotto solo dal suono di lingue che si incrociavano.
Una situazione del genere può condurre a due risposte molto diverse: o inizia una grande discussione o l'eccitazione del momento continua a crescere.
Teresa, senza pensarci su, si avvicina a me, i suoi occhi costantemente concentrati sui due che si baciano. La sua mano calda afferra il mio cazzo e lo tira fuori dalla figa della mia donna.
Lei mi guarda lussuriosa e si inginocchia davanti a me e mi lecca voracemente il glande. Poi il mio cazzo scompare nella sua bocca calda.
Operazione che mi fa gemere. Adesso siamo noi ad essere osservati dagli altri due.
Sento lo sguardo di Carla su di me e Teresa. L’incertezza sembra avvolgere la stanza, eppure non ho mai avuto la sensazione, nemmeno per un secondo, che qualcuno possa avere una reazione negativa sulla situazione che stava nascendo. Piuttosto, la cabina era impregnata da quella sensazione di benessere che da potenza ai nostri desideri sessuali.
Teresa pompa davvero bene e l'intera area risuona dei rumori che il suo succhiare provoca.
Si odono anche i gemiti di piacere della mia donna.
Quando guardo, vedo che la testa di Mario è scomparsa tra le sue gambe e la sua lingua la sta portando sull'orlo dell’orgasmo.
Lei mi guarda e mi dice: "Scusa tesoro, ma voglio sentire Mario dentro di me, non riesco più a trattenermi."
L’eccitazione della situazione, la pompa di Teresa, le parole di Carla mi portano ad esplodere in un orgasmo potentissimo e schizzo una grande quantità di sperma nella bocca di Teresa.
Lei deve fare uno sforzo notevole per accogliere l'intero carico. Il seme bianco cola dagli angoli della bocca. Lei chiude gli occhi, il suo viso si irrigidisce un po' e alla fine ingoia tutto il mio sperma.
Quando poi mi presenta la sua bocca vuota, mi rendo conto per la prima volta che l’avevo sempre considerata erroneamente una donna poco stuzzicante.
Teresa sembra dare nuova forza al detto “L'acqua cheta rovina i ponti”.
Carla e Mario hanno seguito tutto.
L’eccitazione di Carla sembra toglierle ogni controllo sui limiti naturali della sua lussuria e così dice: "Per favore, fottimi Mario. Lo desidero da così tanto tempo." Una fitta mi attraversa e mi dà nuova eccitazione.
Io e Teresa ci sediamo di lato sul letto e guardiamo Carla che allunga il sedere verso di noi. Mario ci guarda mentre si posiziona dietro di lei e la penetra lentamente.
In quel momento vedo il cazzo del mio amico che penetra la mia donna.
Lei geme ad alta voce: “Dio che bello sentirti dentro, era da un po’ che lo desideravo.”
La mia eccitazione continua a crescere e non mi resta che toccare Teresa.
La mia mano scivola sulla sua figa. Sono sorpreso di vedere quanto sia bagnata. Quando le mie dita la penetrano, sento quanto è calda e morbida la sua figa.
Lei non riuscendo a nascondere la sua eccitazione mi abbraccia e mi bacia.
Mentre il suo bacino cerca di seguire il ritmo delle mie dita dentro di lei, posso osservare come Carla, cambiando posizione, cavalchi il cazzo del mio amico.
Non mancano nemmeno i baci sensuali.
In questo momento tutto il corpo di Teresa trema. La guardo alzare gli occhi al cielo prima che tre violente spasmi accompagnino l'orgasmo attraverso il suo corpo sudato.
Soddisfatti, ci abbracciamo e ci sdraiamo tra le gambe aperte di Mario in modo da avere una visione diretta del suo cazzo nella figa di Carla.
Mi colpisce di nuovo la strana consapevolezza che sto guardando la mia donna fare sesso con qualcun altro.
Noto che ci sono già le prime tracce di liquido che cola sul suo cazzo. Un mix tra i suoi umori e quelli di Carla colano e lubrificano il loro scopare.
Mario prende dai fianchi Carla e la fa mettere alla pecorina per trapanarla da dietro. Infila il suo cazzo dentro di lei e continua a scoparla.
Dopo poco aumenta la sua penetrazione, il suo cazzo e le sue grandi palle scompaiano quasi completamente dentro Carla inumidendosi con la densa miscela cremosa.
Stranamente è solo in questo momento che mi rendo conto che Mario sta per venire nella figa della mia donna.
Nessun preservativo separa i due. Scaricherà tutto il suo seme in lei. Non riesco quasi più a respirare a causa di quanto sono arrapato.
Teresa e io guardiamo i suoi movimenti diventare sempre più veloci e profondi, accompagnati da gemiti che riempiono la cabina. Vediamo proprio davanti a noi come il suo sacco si contrae e lui schizza lo sperma in profondità nella mia donna.
Un sentimento di paura si diffonde dentro di me. Ho paura di quello che succederà dopo. Ma non potevo aspettarmi l'indescrivibile eccitazione che provavo e che, sicuramente, provavano tutti gli altri.
Mario dopo qualche attimo tira fuori il cazzo dalla figa di Carla, è visibilmente ricoperto di sperma. Deve essere stato un carico incredibile.
Carla resta ancora in posizione alla pecorina. Prima che potessi capire, Teresa mi tira direttamente sotto la figa aperta della mia ragazza e inizia a baciarla e, alternativamente, a baciarmi appassionatamente.
All'improvviso sento qualcosa di caldo sulla guancia. Solo adesso mi accorgo che lo sperma di Mario cola su di noi dalla figa di Carla. Vorrei spostarmi di lato, ma Teresa mi tiene stretto.
Un'altra goccia le cade sul viso e si fa strada dalla guancia. Vedo una grossa goccia di sperma formarsi sulla figa della mia donna.
Cade e atterra direttamente sulle nostre bocche.
Oggi non riesco più a spiegarlo, ma la pura lussuria mi ha attraversato.
Teresa può vederlo nei miei occhi. Lei continua a leccarle la figa e il clitoride ricoperti di sperma.
I miei occhi seguono increduli lo spettacolo che mi si presenta.
Incapace di trattenermi per l’eccitazione mi masturbo. Il mio cazzo è già duro come non mai. Con estremo piacere sento le dita di Teresa avvinghiarlo masturbandolo mentre le sue labbra si avvicinano al mio viso.
La sua lingua mi lascia prendere nuovamente parte all'azione e mi porge un miscuglio di sperma e succo della mia donna.
Tutto il seme della precedente scopata si mischia nelle nostre bocche.
Le forti sensazioni che mi provocano le mani di Teresa, la sua lingua e il suo corpo mi fanno impazzire dal piacere, in poco tempo la mia già rigida erezione diventa sempre più insostenibile.
Guardo verso Mario che tutto rilassato si gode la vista della sua donna che si prodiga su di me.
Vedo Carla serena e con un sorriso eloquente stampato sul volto.
Tutta la situazione mi spinge sempre più verso l’orgasmo. In poco tempo, dopo un mio sussulto di piacere, partono gli spruzzi di sperma che vanno a colpire la pancia e le gambe di Teresa.
Carla non si fa pregare e piegandosi in avanti inizia a leccare sia la pancia di Teresa sia il mio cazzo, recuperando quasi tutto lo sperma da me spruzzato. Avendo la figa di Teresa a tiro non si lascia scappare l’occasione di stuzzicare il suo clitoride con intensi movimenti della lingua.
Ero in estasi quando una folata di fresco vento mi ha riportato dal mondo dei pensieri al presente. Tremando ancora per l'eccitazione, guardo quello che sta avvenendo davanti a me e Mario.
Carla sta leccando e succhiando in lungo e in largo il seno e i capezzoli di Teresa, con le dita masturba con intensità il suo clitoride.
Improvvisamente un gemito di Teresa si propaga nella cabina, le sue membra vibrano sotto l’impulso del piacere. Carla l’aveva fatta godere intensamente.
Eravamo tutti appagati sia sessualmente sia per la complice intesa che si era creata tra di noi.
Giacevamo sul letto stanchi ma sinceramente soddisfatti.
Quel viaggio per mare ci ha portato verso le isole che volevamo visitare, inoltre ci ha condotto anche ad un rapporto di coppia, o di coppie, diverso da quello fino a quel momento sperimentato. Sicuramente più libero sia mentalmente che sessualmente.
Non avremmo mai pensato che potesse accadere, forse, in fondo in fondo, lo speravamo. Sappiamo solo che quel viaggio in barca, oltre a far spingere l’amicizia tra noi ad un livello che non pensavamo di poter raggiungere, potremmo definirla come complicità sessuale pienamente realizzata, ci ha fatto conoscere un lato della nostra sessualità che era presente ma non pienamente espresso.
Quel viaggio continuò per i giorni successivi tra mare, sole e sesso. Al nostro rientro ci ripromettemmo che le belle ore passate insieme non sarebbero state le ultime ma che il nostro rapporto di amicizia e complicità doveva continuare anche sulla terra ferma.
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1 anno fa
Al2016,
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Maestro e schiava
Mi chiamo Sandra, ho 43 anni, sono alta, bionda e con gli occhi chiari. Ho un bel seno, una 3° piena, un ventre piatto ed un bel culo a mandolino, che sovrasta cosce lunghe e snelle. Da ventitré anni sono sposata con Riccardo, un bel maschio un po’ più alto di me, capelli biondi, splendidi occhi azzurri e dal fisico ben scolpito da anni di nuoto. Ci siamo conosciuti ad una mostra e, subito, non sembrava fosse scoccata la scintilla fra noi due. Son rimasta incuriosita per il fatto che lui non ha cercato di portarmi subito a letto. La cosa mi è sembrata un po’ strana, in quanto, fino a quel momento ero sempre stata corteggiata per uno scopo ben preciso: scoparmi! Invece lui mi corteggiava in maniera garbata ed elegante, creando situazioni piuttosto romantiche, come cene in luoghi da favola, fiori e tante attenzioni senza apparire interessato al sesso. Una sera, dopo circa due mesi che ci frequentavamo, mi ha portato nel suo appartamento e lì ho capito il motivo. Per lui il sesso, diciamo convenzionale, non era piacevole; a lui piaceva la dominazione. Son rimasta un po’ stupita, perché ero avulsa da questo modo di vivere la sessualità. Lui, con calma e tanta pazienza, alla fine mi ha istruito e, da quel momento in poi, ci siamo dati al nostro gioco preferito: padrone e schiava. Col tempo abbiamo affinato tecniche ed esperienza e, adesso, lo pratichiamo solo quando scatta in noi il desiderio di giocare. L’ultima volta è stato due sere fa. Eravamo a tavola e, mentre stavamo consumando la nostra cena, ci siamo scambiati il nostro speciale sguardo d'intesa. Nella nostra mente, sapevamo che entrambi, in breve tempo, ci saremmo trasformati in persone completamente diverse dal normale, con desideri e bisogni non visibili all'esterno, ma da esser condivisi solo da noi. Dopo aver finito di lavare i pochi piatti e ripulire il disordine provocato dal pasto, andammo in soggiorno per rilassarci e leggere. Riccardo era in piedi accanto al caminetto, quando entrai nella stanza. Vidi le fiamme tremolanti proiettare la sua ombra nera, alta e dalle spalle larghe contro il muro, netta contro il bianco dell'intonaco. In quel momento ho sentito un'ondata di desiderio di esser stretta dal suo abbraccio confortante. Mi avvicino lentamente al punto in cui è posizionato, dondolando i fianchi con estrema delicatezza. Gli chiedo se stasera finirà di scrivere la sua relazione amministrativa (lui è un dirigente di banca), ma mi sorride sornione e mi risponde che gli restano solo poche pagine, e che la finirà domani sera, quando sarà maggiormente in grado di concentrarsi su quell'argomento, perché, al momento, ha altri propositi che gli frullano per la mente.
Lo guardo e sorrido.
«Potrei sapere quali sono le cose che ti distraggono dal tuo prezioso lavoro?»
Lui mi guarda e mi risponde in modo allusivo.
«Per prima cosa, tu! Tutto quello che desidero in questo momento sei tu, con i tuoi capelli morbidi e lucenti, che ondeggino dolcemente nel calore del fuoco, e la tua bellissima figura sinuosa. Tutto quello cui riesco a pensare in questo momento, è ciò che desidero fare al tuo corpo, assaporandolo, toccandolo e facendolo vibrare.»
Io, in risposta, a questa dichiarazione di intenti, elimino la distanza tra noi, cementando il mio corpo al suo. Alzo la mano ed afferro una manciata dei suoi folti capelli biondo chiaro, avvicinando la mia bocca al suo orecchio, così da potergli sussurrare quello che è il mio desiderio.
«Voglio che tu mi mostri i tuoi desideri, piuttosto che parlarne semplicemente; voglio che tu mi rapisca, mi tocchi e mi riempi completamente.»
Bacio velocemente le sue labbra lisce e carnose, facendo saettare la mia lingua dentro e fuori. La mia lingua tocca a malapena la sua, per poi uscire di nuovo. Gli sfilo il blazer scuro dalle spalle larghe, lasciandolo cadere sul pavimento con un leggero fruscio. Facendo un passo indietro, sbottono lentamente la sua camicia bianca con colletto, sentendo il cotone fresco sotto le mie dita sensibili. Gli tiro fuori le braccia dalle maniche, prendendomi il tempo per ammirare la sua pelle abbronzata e dorata, sentendomi provocata dai suoi muscoli sodi e increspati. Comincio a far scorrere le mani su spalle e schiena, sentendo il sangue che scorre nella sua carne. D'improvviso conficco in quella carne le mie unghie affilate, facendola sanguinare. Potevo sentire la calda umidità, iniziare ad abbellire le mie punte delle dita. Ansima rumorosamente e poi, senza preavviso, mi strappa completamente la maglietta, lasciando il reggiseno, che fascia ancora il mio seno. Mi afferra il sedere, portandomi abbastanza vicino, perché le nostre labbra si incontrino di nuovo. Con una mano ancora aggrappata ad una guancia, mi sgancia il reggiseno e me lo toglie completamente, lasciandolo cadere sul pavimento. Comincia ad accarezzarmi leggermente la schiena con le sue mani ben curate, facendo scorrere le unghie lisce su e giù per la mia schiena, mi provoca un formicolio che si sviluppa laddove tocca. Comincio a sentire una pulsazione nel profondo, il mio battito accelera, anticipando il piacere che mi procura. Mi premo contro la sua carne, sento la sua durezza prendere forma. Premuto contro il mio basso ventre, si contrae e divento sempre più consapevole del mio desiderio.
Decido di liberare la sua virilità da questi abiti costrittivi. Gli sbottono i pantaloni blu scuro, aprendo la cerniera così, lentamente, per stuzzicarlo ed i pantaloni cadono a terra, lasciando solo i suoi boxer che ancora trattengono la sua virilità. Geme piano, mentre infilo la mano nei boxer, stringendolo forte. Con una luce subdola negli occhi, afferra l'orlo inferiore della mia gonna corta di pelle nera, facendola fermare intorno alle caviglie. Adesso indosso solo un paio di autoreggenti nere; afferro l'unico capo di abbigliamento rimasto sul suo magnifico corpo e tiro a terra i suoi boxer di seta blu scuro. La sua prorompente virilità è finalmente libera. Mi raggiunge e cerca di afferrarmi; schivo la cattura e fa una risatina divertita, riempiendo la stanza di allegria. Mi sculaccia scherzosamente il culo ed io rido allegra. Poi do il via ad un dispettoso inseguimento per casa. Scappo agilmente, lui mi segue spensierato, mentre corro silenziosamente nella nostra camera da letto. Mi guardo indietro, gli faccio un sorriso e raggiungo la stanza; salto nel nostro immenso letto, rintanandomi sotto le coperte. Riccardo entra silenziosamente, come se stesse inseguendo la sua preda; nota una collina distorta sotto la trapunta. Si avvicina e getta indietro la spessa coperta, scoprendomi come una palla stretta. Mi sdraio sulla schiena e poi scoppio a ridere; inizia a ridere anche lui e sentenzia la sua vittoria.
«Ti ho trovato, dolcezza, ora sai cosa faccio con una bellissima donna sdraiata sulla schiena, nel mio letto, hmm? Vediamo un po’?»
Rispondo scherzosamente.
«Niente!»
Salto giù dal letto, sorprendendolo, mentre riprende l'inseguimento. Attraverso la stanza a passi veloci per raggiungere la porta, ma il mio amore ha ripreso la calma e si ritrova proprio dietro di me, mettendomi le braccia intorno alla vita e tenendomi stretta. Posso sentire il suo cuore battere sulla mia schiena, mentre appoggia la testa sulla mia spalla destra. Mi sussurra, con una voce piena di desiderio, quasi gemendo:
«Adesso, mia piccola puttanella, dove pensi di scappare ancora? Quando entrambi abbiamo impulsi molto intensi e bisogni da soddisfare proprio in questa stanza, non ti puoi sottrarre a ciò che ti meriti! NO! NO!»
Mentre parlava mi ero resa conto che il suo pene duro premeva sulle mie natiche, con la punta che sfiorava appena il mio ano. Ho iniziato a strusciare il mio sedere sul suo cazzo teso e duro. Mi solleva e mi mette piegata a 90, davanti al letto. Comincia a passare la lingua sulla mia schiena. Mi lecca dalla base della nuca e poi giù, lungo le vertebre della spina dorsale.
Gioca su di me con la lingua e anche affondando leggermente le unghie nella mia pelle, provocandomi brividi in tutto il corpo. Con una mano scende fin sotto e, improvvisamente, pizzica il mio clitoride gonfio, tra le sue dita spesse e forti. Sussulto e gemo, sorpresa di trovarmi così eccitata e pronta, affinché lui mi penetri nel profondo. Gli afferro subito la mano e la spingo più in basso, schiumavo di desiderio. Prende l'iniziativa e infila il dito medio nella mia vagina fradicia, entrando e uscendo, ruotandolo e inclinandolo, per darmi quanti più brividi di piacere possibili. Si ferma e tira fuori da me il suo dito ormai fradicio e, in un istante, mi piega e spinge il suo cazzo nella mia figa, riempiendomi completamente. Arrivo quasi al culmine, proprio in quel momento; è così estasiante averlo dentro di me. Mi afferra per le spalle ed entra ancora di più, gemo di piacere, sentendolo far eco a me. Mi raddrizza e inizia a spingere con un'intensità che non sentivo da parecchio tempo. Poi si abbassa abbastanza per affondare i suoi denti aguzzi nel mio collo; ho come uno spasmo e crollo in estasi. Poi spinge magnificamente ancora qualche volta, per poi tirarsi fuori, lasciandomi perplessa. Poi mi prende in braccio e si avvicina al letto, adagiandomi delicatamente sul materasso. Rotolo sulla schiena, le gambe divaricate, il petto che si alza e si abbassa, le palpebre che sbattono, respiro affannosamente. Mentre inarco la schiena, in un'ondata di desiderio, gemo in modo allettante e gli chiedo:
«Vieni, ti prego! Ti voglio sentir dentro: voglio che godi nel mio ventre!»
Lui non risponde, ma sale velocemente sul letto e si posiziona sopra di me, penetrandomi ancora una volta nel profondo. Inarco la schiena, facendo alzare il seno fino al suo viso. Prende rapidamente uno dei miei capezzoli rigidi in bocca e lo morde con forza. Un'onda oceanica di dolore, misto a piacere, pervade il mio corpo, generando un fantastico orgasmo che mi scuote tutta. Gemendo ed ansimando, inarco la schiena, appoggiando i fianchi sul materasso, piacevolmente cedevole. Urlo ad alta voce, mentre possenti ondate di piacere si infrangono su di me; i miei muscoli si contraggono dentro di me, tremo mentre sento il piacere scorrere lungo tutto il corpo.
Continua a spingere, mentre è prossimo ad un potente orgasmo. Un brivido prende il controllo del suo corpo, i suoi gemiti stridenti echeggiano in tutta la stanza, mentre si unisce a me nel mio orgasmo. Il suo seme si riversa dentro di me, il liquido caldo che sgorga non fa altro che aumentare il mio piacere. La gioia comincia a diminuire, le onde diventano sempre meno impetuose, finché i nostri corpi non si calmano ed il nostro respiro ritorna normale.
Dopo qualche minuto di riposo, Riccardo si stacca da me, tira fuori il suo pene ancora rigido, disturbando la mia armoniosa beatitudine. Mi rivolgo a lui scherzosamente.
«Adesso dove pensi di andare, mio signore? Forse da qualche tua amante secondaria? Se è così, portala qui, così potrà unirsi a noi nella nostra alcova»
Gli rivolgo un sorriso malizioso, facendogli capire che lo sto solo prendendo in giro. Lui risponde semplicemente con un sorriso e si avvia verso il soggiorno. Mi alzo dal letto; prendo il mio pareo di raso rosso sangue e lo avvolgo intorno a me, mentre lo seguo. Lo guardo mentre si aggira per il corridoio: il suo passo leggermente spavaldo, mostra i suoi muscoli finemente tonici che si increspano sotto la pelle scintillante, sul sedere. Lui gira a destra nel soggiorno, mentre sta sistemando la legna nel fuoco, io entro nella stanza e, silenziosamente, mi avvicino alle sue spalle. Proprio mentre mette l'ultimo pezzo di legno e ripone l'attizzatoio al suo posto, prendo un giornale arrotolato dal cestino della carta e gli do una pacca sul sedere. Si limita a ringhiare contro di me, ma dalle mie labbra rosee sfugge una risatina.
Riccardo mi guarda e, all'improvviso, un'espressione piena di perverso desiderio attraversa il suo viso.
«Ne vuoi ancora, eh, puttanella? Penso che tu abbia ancora voglia e allora ti darò tutto ciò che vuoi, ma, questa volta, sarà come lo vuoi davvero, ora che abbiamo soddisfatto i nostri impulsi piacevoli, lo faremo per soddisfare le nostre perversioni.»
Annuisco, mentre la mia mente viaggia verso il luogo dei miei reali desideri, impulsi e bisogni interiori. Il luogo dove risiede il dolore piacevole prende il sopravvento e regna dove io sono la schiava e lui il mio padrone. In un istante, Riccardo è di fronte a me e mi strappa il pareo color sangue, lasciandomi nuda. Premendo il suo corpo contro il mio, il mio padrone afferra saldamente una manciata dei miei capelli biondi, tirandomi la testa indietro e mordendomi violentemente su un lato del collo, forando la pelle al punto da farlo sanguinare. Il dolore esplode nel punto in cui ha affondato i denti nella mia carne, ma gemo di piacere perché è provocato da un dolore davvero intenso. È il dolore che desidero da giorni, che riempie gloriosamente tutto il mio corpo, facendomi rabbrividire e tremare. Mi lascia andare, allontanando la mascella dal mio collo.
Mi prende in braccio, si porta verso il centro della sala, camminando silenziosamente sul pregiato tappeto. Si inginocchia a terra e, con un solo movimento, mi scaraventa violentemente a terra, mettendomi una mano attorno al collo. Sostituisce la mano con il ginocchio sinistro, esercitando una pressione sul mio collo. Mi dimeno e mi contorco, gemendo piano, gli occhi che roteano all'indietro nella mia testa. Lui allarga le mie gambe, strettamente serrate, scoprendo una vulva gonfia e pulsante. Si allunga verso uno dei nostri mobili della sala e, da uno dei cassetti, tira fuori le pinze per i capezzoli, diversi pezzi di corda e una candela rosso brillante. Applica immediatamente con attenzione le pinze per i capezzoli, provocandomi un dolore mozzafiato, che mi riempie il petto. Grido intensamente, il dolore si trasforma in un insolito inaspettato piacere, mi dimeno, inarco la schiena e schiaccio i fianchi sul pavimento. Il mio Maestro mi urla.
«Smettila di muoverti per un istante o dovrò metterti in catene, mia sporca lurida puttana? Ora chi è lo schiavo e chi è il padrone, qui?»
Grido, la mia voce risuona di dolore.
«Io sono la tua schiava, tu sei il mio Padrone e sono sotto il tuo controllo. Picchiami, schiaffeggiami, mordimi, ma puniscimi e fai di me quello che vuoi. Ho bisogno di soffrire. Sono stata una cattiva ragazza ultimamente e desidero il dolore che solo tu puoi procurarmi!»
Lui urla di rimando.
«Non hai ancora smesso di muoverti, come ti avevo ordinato. Ora sai cosa ti farò: lo sai vero?»
Mette la candela accanto al caminetto acceso, per usarla più tardi. Mi dà uno schiaffo pungente sulla guancia. Con movimenti rapidi, lega entrambe le mie caviglie alle gambe del tavolo, allargandole. Prende i miei piccoli polsi nelle sue grandi mani e poi li lega assieme ad un gancio posto in basso, nella pietra del camino in mattoni. Il mio adorato padrone decide che la cera è sufficientemente calda per provocarmi un'agonia straziante. Lui ansima leggermente, la candela comincia a far gocciolare cera calda, rosso sangue, su ogni centimetro della carne pallida e morbida all'interno delle mie cosce. Le prime gocce mi colpiscono le cosce, grido con angoscia. La mia schiena si inarca e i miei fianchi si sollevano in aria, il mio clitoride sfiora la sua bocca; lui me lo morde dolcemente. Il mio grido riecheggia nella stanza. Mi tortura per dei lunghissimi minuti e poi, quando ho raggiunto un orgasmo intenso, lui mi guarda e parla con voce dolce, dicendomi:
"Penso che possa bastare con queste cose".
Mi sfugge un sospiro mentre il mio benevolo marito rimuove le pinze dai miei capezzoli pulsanti. Poi mi scioglie i polsi e mi toglie le legature dalle caviglie. Mi siedo, mi inginocchio, le nostre labbra si incontrano e posso assaporare debolmente il mio stesso sangue nella sua bocca, mentre esploro la sua bocca deliziosa. I nostri corpi sono strettamente intrecciati insieme, posso sentire il battito del suo cuore, attraverso il corpo. I nostri fianchi iniziano a sfregare l'uno contro l'altro. La nostra eccitazione è al massimo da settimane, lui duro come una pietra ed io caldo e umida. Gli sussurro dolcemente all'orecchio
«Torniamo nella nostra camera da letto, così possiamo sdraiarci entrambi, su qualcosa di morbido.»
Lui annuisce. Ci alziamo entrambi e ci facciamo strada lungo il corridoio, sbattendo contro i muri un paio di volte, perché non vogliamo lasciare andare le labbra dell'altro. Raggiungiamo il nostro letto, ci cadiamo sopra. Ad un tratto lui riprende improvvisamente la sua espressione di Padrone. Sentendomi schiava, gemo, anticipando la sua mossa; si avventa su di me e, con un unico gesto, penetra e spinge dentro di me la sua massiccia virilità. Nello stesso momento, sussultiamo forte, nella sensazione di esser un tutt’uno. Comincia a pompare, dentro e fuori, all'inizio lentamente, ma solo per pochi minuti. Poi il ritmo si fa più veloce e più forte, affermando il suo dominio ad ogni colpo. Comincio ad incontrarlo, colpo su colpo. All'inizio i nostri fianchi si scontrano, poi riusciamo ad avere un ritmo, accelerando man mano sempre più velocemente, sempre più forte.
In un lampo di follia, conficco le mie unghie affilate nella sua schiena muscolosa e sudata.
«Quante volte ti ho detto di tenere le tue sporche mani lontane da me, stronza?»
Mi dice con un ringhio quasi animalesco.
Mi dà uno schiaffo forte e pungente sulla guancia; che mi fa vedere le stelle. Mentre mi afferra i polsi, stringendoli forte, me li blocca sopra la testa.
Gemo e parlo stordita.
«Oh, mio Dio! Ho visto le stelle con quello schiaffo!»
Riccardo fa un sorriso soddisfatto, mentre continua a sbattere la sua erezione nella mia vagina calda e gocciolante, e lo fa sempre più veloce e più forte, io gemo e mi contorco sotto di lui, implorando di esser portata all’apice del piacere, che inizia a gremire la mia insaziabile ostrica, ripiena della sua portentosa verga.
Poi, di colpo, si sfila, mi gira velocemente; inizia a trascinare le unghie sulla mia pelle, affondando le sue unghie affilate nella carne morbida della mia schiena. Sussulto, mentre mi penetra di nuovo proprio mentre sento che il piacere inizia a prendere il sopravvento.
Ma lui inizia a spingere in modo lento e ritmico, invece del ritmo forte e veloce che desidero e tutto quello che posso fare è sdraiarmi a faccia in giù, aspettando il mio piacevole dolore, che solo lui può darmi.
Sussurro implorante:
«Perché mi prendi con tanta delicatezza? Fammi male, così da godere forte!»
Risponde, affossandomi la testa fino a farmi mancare il respiro, spingendomela con forza sul letto.
«Ti prenderò così piano o forte, se tu me lo chiederai, per favore, sporca puttana!»
Gemo, con l’eccitazione alle stelle!
«Sono una cattiva ragazza! Sono una sporca puttana ed ho bisogno di esser punita, Maestro. Dimmi cosa devo fare o puniscimi! Ti prego, Maestro, dammi solo dolore!»
Il Maestro non risponde immediatamente, ma continua a seguire quel ritmo lento e snervante. All'improvviso si ferma e si sdraia su di me; il suo cazzo è ancora dentro di me, il suo peso schiacciante mi conforta. Con una voce bassa e intensa, inizia a sussurrarmi all'orecchio.
«Voglio infilare il mio cazzo duro nel tuo culo caldo e stretto. Che tu lo voglia o no, senza che provengano lamenti o piagnucolii dalla tua lurida bocca.»
Esito, perché voglio qualcos’altro. Ho bisogno di sapere quale meraviglioso dolore ha in mente il mio Maestro, con le sue parole dure e il suo stretto abbraccio: le unghie e le mani afferrano e costringono il mio corpo. Il mio Maestro rileva la mia esitazione, rileva il tremore del mio corpo, e dice dolcemente:
«Ti amo e ti amerò sempre!»
Poi scivola di lato e si mette supino. Io mi metto a cavalcioni su di lui, afferrando il suo pene duro, lo inzuppo per bene nella mia figa sbrodolante. Mi posiziono, rilasso lo sfintere e, scivolando lungo la sua asta, percepisco la sua erezione riempirmi completamente: sospiro di piacere. Mi chino e lo bacio, le nostre labbra si incontrano. La lingua è pronta a invadergli la bocca.
La spingo nella sua bocca, le lingue si incontrano e, immediatamente, iniziano a duellare. I nostri corpi si toccano strusciandosi e provocandosi, aggiungendo ancor più sensazioni al bacio. Aspiro completamente la sua lingua nella mia bocca; la mordo con forza, sentendolo contorcersi sotto di me. Lo sento gemere, mentre inizio a muovere i fianchi, su e giù, la sua verga dura scivola dentro e fuori, dentro e fuori dal mio buco di culo, caldo e stretto. Sento che inizia il dolore, il che significa che il piacere non è molto lontano. Il meraviglioso dolore inizia a diventare più intenso, man mano che il ritmo accelera.
Ho lasciato andare la sua lingua; afferra forte una crocchia dei miei lunghi capelli biondi, mi tira indietro la testa, avvicina le labbra al mio orecchio, e mi sussurra parole di fuoco.
«Ti piace questo, ti piace il mio cazzo duro che pompa dentro e fuori al tuo culo stretto, spingendoti fino alla soglia del piacere? Dimmelo troia!»
I gemiti e le urla che volevo regalare al padrone, mi restano in gola, perché, all’improvviso, mi mette entrambe le mani attorno al collo, stringendolo in modo alternato. Stringe e lascia, poi stringe di nuovo facendomi provare brividi lungo la schiena. Faccio fatica a respirare, ma mi esce comunque un gemito dalla gola, che tradisce il mio piacere. Con voce flebile, simile ad un sussurro, riesco a dire:
«Non ce la faccio più a respirare, amore mio; lasciami andare la gola!»
Il mio Maestro ribatte duro.
«Devi esser punita, mia dolce puttana, per l'insolenza che hai appena commesso, dicendomi cosa fare adesso! Sei una stupida puttana!»
Mi lascia il collo, ma mi dà uno schiaffo tremendo; con la faccia che mi pizzica, vado a baciarlo. Mi schiaffeggia ancora, ancora e ancora, facendomi venire le lacrime agli occhi.
Riccardo percepisce l'umidità scintillante agli angoli dei miei occhi; li bacia via, usando le labbra per asciugare le lacrime salate.
La sua voce è piena di affetto, mentre mi parla:
«Ti ho davvero ferito, amore mio? Se è così, mi dispiace.»
Rispondo, con la voce tremante di passione.
«Sì, mi hai ferito, ma il dolore che mi porti è parte del motivo per cui ti amo.»
Faccio una pausa nel mio discorso, faccio un respiro profondo e ricomincio a parlare.
«Desidero il dolore, ho bisogno di soffrire e tu me lo dai in maniera davvero sconvolgente. Mi dai un dolore ed un piacere struggente. E, oltre a te che mi dai dolore, ho voglia di ricevere la tua verga dentro di me. Tu ami chi sono. Adoro come riesci sempre a farmi ridere. Adoro il tuo umorismo e i tuoi sorrisi, ma, soprattutto, ti amo per quello che sei e non mi aspetto mai che tu cambi: voglio che resti sempre te stesso.»
Sorride perplesso a quella mia dichiarazione d'amore. Comincia a spingere di nuovo, i miei occhi roteano all'indietro e la mia schiena si inarca. I miei fianchi incontrano i suoi colpi più forti e procediamo più veloci. La pressione sta crescendo dentro di me, tendendo ogni muscolo. All'improvviso esplode: è una sensazione deliziosa che mi riempie tutta, facendomi gemere e sussultare, urlare e godere. Posso sentire il suo sperma riempire ogni spazio disponibile dentro di me, aumentando solo l'estasi che riempie il mio corpo.
È stato come sempre: un amplesso forte, intenso e carico di sensazioni violente e dolci, come solo lui mi sa regalare, quando si comporta con me da Maestro che insiste ad istruire la schiava riluttante che ama esser punita.
Mi abbraccia da dietro, ci raggomitoliamo a forma di cucchiaio e scivoliamo in un sonno ristoratore.
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1 anno fa
baxi18, 55
Ultima visita: 19 ore fa -
La receptionist
1. Introduzione.
Tutto ebbe inizio una sera d'estate, all'hotel "De Gerstekorrel" di Amsterdam, in Olanda, dove i nostri protagonisti lavoravano.
Entrambi emigrati per fare esperienza e in un mondo che non era il loro, connazionali, si erano fatti simpatia ma senza che tra loro scattasse la fatidica "scintilla"...
Prima, però, di addentrarci oltre nella storia, vi voglio parlare brevemente di loro...
Emma è una giovane di 24 anni, alta pressappoco 170 x 50 kg, snella, capelli ricci e occhi castani, con un bel sorriso aperto e un viso da santarellina che nasconde invece una gran voglia di divertirsi.
Già da vestita, mostra delle piccole tette - una seconda -, ingraziosite da due capezzoli con areola un pochino larga, rosei e fini a bottoncino...
D'estate non porta alcun reggiseno ma soltanto una canottiera bianca che non nasconde proprio nulla.
Sotto, al lavoro è obbligata ad indossare una minigonna che però all'apparenza non dà adito a nessuna immaginazione.
Il suo compito è quello di svolgere mansioni da receptionist.
Anche se molto formale, già in passato ha tradito il suo ex fidanzato, anche se con una certa titubanza...
A svolgere quel lavoro entusiasmante ma impegnativo si alterna con Gerardo, 32 anni e come già accennato italiano come lei.
Più basso di lei, ma più tarchiato, circa 165 x 65 kg, uno sguardo sempre triste, forse perché timido, è il classico ragazzo vagamente "chubby", con uno stomaco ben pronunciato e anch'esso con una gran voglia di fare sesso, benché le occasioni fossero davvero poche.
Ebbene, Emma era dietro al bancone della reception quando - guardando l'orologio - si accorse che erano le 22 passate.
Era molto tardi, e lei aspettava il cambio da parte del suo collega Gerardo, così finalmente poteva andarsene a casa.
Faceva molto caldo, e Emma indossava una formale camicetta bianca sopra una bella gonna blu elettrico che le arrivava a metà coscia.
Si sentiva "strana", ansiosa, per quel ritardo del collega o forse per qualcosa di simile a un'attesa che non riusciva a spiegarsi bene, e infatti da sotto quella canotta spingevano prepotenti i capezzoli, duri e ritti, che quasi principiavano a farle male.
Ma ecco che - accaldato per il ritardo - Gerardo fece il suo ingresso dall'entrata principale.
La salutò come faceva ogni giorno, e dalla sua voce e dal suo sguardo si capì che il solo vederla lo metteva di buon umore dandogli fiducia in se stesso.
- "Ciao, Emma, anche stasera sei bellissima... Un minuto e ti lascio andare...".
Corse in ufficio a mettersi in abito da lavoro, e fu subito pronto a darle il cambio.
Improvvisamente, però, Emma si ricordò che quella mattina aveva lasciato in sospeso l'inventario della biancheria dell'hotel.
Così, si spostò in ufficio, e disse a Gerardo:
- "Ah, maledizione!, dimenticavo che ho un lavoretto da completare... Domani il Direttore lo vuole sulla sua scrivania... Vabbeh, mentre tu sei qui, io vado in ufficio a fare il mio...".
Gli ultimi clienti erano appena rientrati, e fuori scese il silenzio della notte...
2. Una visita inaspettata.
Emma era una giovane molto seria sul suo lavoro, e quella sera si concentrò talmente tanto che non si accorse che la porta della stanza dove si trovava si aprì senza far troppo rumore per poi richiudersi immediatamente.
Fu solo un urto accidentale contro uno schedario a fare tornare in sé Emma, la quale si accorse che Gerardo – abbandonato il suo posto di lavoro – si era fermato in estasi ad ammirarla.
Il giovane, quasi rammaricato di essere stato la causa involontaria del rompersi di quell'incantesimo, si rianimò anch'esso e le disse:
- "Là fuori è una noia mortale, non c'è nessuno... Certo, la notte è così, maaaa... Bisognerebbe trovare qualcosa da fare... Qualcosa di...".
Si mise a girovagare stancamente per l'ufficio, toccando qua e là una miriade di oggetti e guardandoli come se fosse la prima volta che li vedeva, e a un certo punto iniziò a farle mille complimenti, del tipo:
- "Emma, ma perché non ti cerchi qualcosa di più gratificante? Secondo me, qui sei proprio sprecata... Hai un sorriso che incanterebbe qualunque datore di lavoro, e là fuori se volessi avresti il mondo ai tuoi piedi...".
Da quando lavoravano insieme, Gerardo non si era mai esposto così tanto, timido com'era, anche perché sapeva bene che lei era fidanzatissima.
Questo drastico e inaspettato cambiamento di rotta suscitò in Emma un certo malcelato orgoglio, che la spinse a "guardarlo dall'alto in basso", ma con una innocente civetteria...
D'altro canto, Emma cominciò a sentire qualcosa di "strano" al basso ventre: una sensazione indefinibile che le rimescolava tutte le budella, che si contraevano spasmodicamente creandole uno stato di malessere via via crescente.
E nello stesso tempo, i capezzoli – stuzzicati meccanicamente dalle dita di lei – si indurirono come il ferro, tradendo quello stato e provocando in Emma un brivido molto piacevole, che non riuscì a dissimulare...
A quel punto, non fu più possibile fare finta di niente. Gerardo, benché inesperto di cose femminili, se ne accorse subito, e timidamente cominciò a fissarle il seno, mentre la ragazza – che non sapeva più cosa fare chiusa in quella stanza a tu per tu con un uomo – avvampò all'istante, e con un gesto portò il braccio destro a coprire entrambe le tette all'altezza di quei "dispettosi" bottoncini di carne.
Allora lui si fece ancora più intraprendente... Andò verso la porta, la chiuse a chiave e tornando al suo posto confessò a Emma:
- "Sai, con me non ti devi vergognare... Tu mi piaci... Ho visto tutto, perciò se vuoi mettiti pure in libertà, fa così caldo! L'ho capito che non hai il reggiseno, ma per una bella ragazza come te è naturale...".
3. I timori di Emma.
Emma restò un attimo titubante, era fidanzata e sulle prime non volle mostrarsi a un maschio che non era il suo uomo.
Già in passato, il suo ragazzo precedente lo aveva cornificato alla grande, senza pensarci troppo, e se ne era pentita quando era ormai troppo tardi.
Ma quel "sentore" del tutto nuovo e particolare andava via via crescendo...
Inizialmente, la giovane si schernì, ringraziò ancora Gerardo dei complimenti, ma arrossendo si negò dicendogli:
- "Guarda che non è il caso... Io sono una donna e tu sei un tesoro, ma mi conosco troppo bene... Potrebbe succedere di tutto... Non è colpa tua, ma...".
Non riuscì a trovare le parole giuste per concludere la frase, e così facendo gli fece capire che quella sarebbe stata l'occasione giusta: ora o mai più!
Fin da adolescente Gerardo nutriva una voglia matta di vedere una donna nuda, dal vivo, ma purtroppo fino a quel momento lui non aveva avuto nessuna fidanzata né aveva tantomeno scopato mai...
Quando conobbe Emma, la ragazza le parve subito molto arrapante, ma non aveva mai avuto il coraggio di entrare in certi discorsi con lei. Si sentiva frustrato.
Sapeva che doveva osare, al massimo avrebbe ricevuto un suo diniego...
Così le disse, a bruciapelo:
- "Dai, Emma, togli pure la canotta... Perché non me li fai vedere?".
E lei:
- "Vedere cosa?".
- "Ma sì, i tuoi capezzoli che prima ho potuto vedere da sopra la camicetta... Quando ancora non te ne eri accorta, ho potuto ammirare quanto devono essere duri... Non ti preoccupare, la cosa resterà tra noi due...", ribatté Gerardo mentre sentiva di dover osare sempre di più.
Emma, che era un po' anche esibizionista, avrebbe voluto cogliere la palla al balzo, ma al contempo non voleva dargli a vedere che fosse una ragazza "facile"... Fingendo uno stupito scandalo, quasi urlò:
- "Ma tu sei pazzo! E se entra qualcuno?".
Ma lui, pronto, non le lasciò il tempo di dire altro:
- "Emma, stai tranquilla, poco fa ho chiuso a chiave la porta... Allora, ti prego... Tu hai bisogno di metterti in libertà, lo si vede lontano un miglio, e io muoio dalla voglia di vedere quanto sei bella...".
Emma non aveva più scuse... Tutto era pronto.
Aprì lentamente, ad uno ad uno, i quattro bottoni della camicetta, e finalmente Gerardo si trovò al cospetto dell'oggetto del suo desiderio.
Si sarebbe voluto gettare a capofitto là in mezzo, ma la logica gli consigliò di essere prudente, perché un sesto senso gli diceva che qualcosa stava per accadere...
4. Un odore irresistibile.
Ora Emma era a seno nudo.
Un seno piccolo ma assolutamente perfetto che non aveva bisogno di alcun genere di sostegno e che le conferiva un aspetto raffinato. Un ventre piatto e una vita sottile, pelle liscia e chiara, e quei chiodini poi!, tutto questo ebbe su Gerardo un effetto fortemente erotico, che neanche un seno grande avrebbe potuto scatenare.
L’uomo, avrebbe anche voluto toccare tutto quel ben di Dio, ma non ne ebbe il coraggio.
Intanto, lo sguardo della ragazza andò a finire – senza volere – sulla patta dei pantaloni di lui, e ciò calamitò perdutamente i suoi occhi.
C'era un gran bozzo, e la zip sembrava stesse per cedere da un momento all'altro...
Dallo stupore, Emma spalancò la bocca e gli sguardi dei due si incrociarono.
Fu allora che Gerardo capì definitivamente che la giovane doveva essere solo spinta ancora un po', fino all’orlo del baratro...
Oramai la sua timidezza era un lontano impaccio, si abbassò i pantaloni e i boxer, e le prese una mano, sulla quale appoggiò il suo prezioso "giocattolo"...
Poi, le disse, con una sicurezza inaspettata:
- "Ecco, ora vedi tu... È inutile che fai la santarellina, tanto sappiamo bene entrambi che lo vuoi...".
Tacque. E lei, d'impulso, si ritrasse di scatto. Ma l'attrazione che suscitava quel cazzo peloso era così forte che Emma tornò ad ammirarlo... Chiuse gli occhi... E una voce quasi diabolica da dentro di lei le suggerì:
- "Dai, che hai una voglia matta di giocarci!".
Ma, all'opposto, un'altra le ricordava:
- "Emma, come puoi tradire così il tuo fidanzato? Lo hai già fatto una volta, ora sarebbe davvero troppo! Tu non sei una puttana!".
Prevalse, ahimè, la prima, e la giovane ebbe la chiara e inequivocabile sensazione che si stava vergognosamente bagnando le mutandine... Erano già un lago dentro al quale sguazzava felice la sua passerina...
Poi, intervenne bruscamente un altro “trauma”: Gerardo, cominciò letteralmente a "schiaffeggiarla", sbattendogli la cappella nuda su tutto il volto...
L'asta era ancora flaccida, ma il membro nel suo complesso era come una frusta che la percuoteva, senza però causarle dolore, anzi... E l’abbondante precum le ricopriva il viso.
L'uomo sembrava impazzito, e con le braghe alle ginocchia continuava imperterrito. Muoveva il suo basso ventre in maniera tale da finire anche sul petto di Emma, passando e ripassando sui capezzoli che si erano fatti più grossi del normale…
La ragazza, sulle prime, parve incapace di reagire, quando invece afferrò quel membro come una clava ed esclamò:
- “Stronzo, porco, pensi che sia un pezzo di ghiaccio? Ho cercato di lottare fino all'ultimo e di non mettere le corna al mio fidanzato, ma io al cazzo non resisto! Mi hai provocata, e adesso vedrai”.
Come ipnotizzata, lo strinse forte – al punto che Gerardo fece una leggera smorfia sofferente – e prese autonomamente ad usarlo come fosse un pennello da trucco.
Avvicinò la cappella alle sue narici ed inspirò forte per sentire tutto il suo odore... Un odore che per lei era un potente afrodisiaco e che fin da ragazzina la faceva andare fuori di testa.
Ormai andava a briglie sciolte Emma, e la “fame” di cazzo divenne davvero troppa: appoggiò la punta del glande alle sue labbra, fissò i suoi occhi in quelli di lui come a sfidarlo, e se lo mise in bocca…
Ma in quello sguardo c’era uno strano sorriso. E infatti, cacciò fuori subito il pene dalla sua bocca, lasciando di stucco quel poveretto che sbottò:
- “Troia!, Sei una cagna lurida… Che ti prende adesso??”.
5. Una scarica elettrica.
Emma non si offese per nulla delle ingiurie appena subite da Gerardo.
Era in ginocchio davanti a lui, chiuse gli occhi e – sempre tenendo il cazzo per l’asta – si piegò in avanti spingendo la lingua giù fino al punto più estremo dello scroto.
È una scarica elettrica per entrambi, e Gerardo andò in uno strepitoso alzabandiera…
La sua azione fu come un pennello, lo leccava, lo puliva con la saliva, e lo “coccolava” con i polpastrelli delle due mani che si spandevano su tutta la superficie.
La parte sembrò irrigidirsi per l’azione superba e sapiente, e lei sentì i muscoli delle gambe del maschio iniziare a tremare.
A un certo punto, si soffermò ad “assaggiare” i testicoli… Sembrarono sfuggirle, scivolosi com’erano diventati a causa del liquido che proveniva dalla sua bocca. Perciò, dovette agguantarne uno con le labbra. Erano davvero grossi, e Emma fu costretta a spalancare esageratamente le mascelle… Sostenendo il cazzo con due dita serrate sotto il filetto, aumentò la stretta ed iniziò a succhiare come fosse un “chupa chups”.
Gerardo allora sentì i suoi denti conficcarsi brevemente nell’organo, e un lamento gli salì su dalla gola nel silenzio notturno dell’ufficio:
- “Emma ti prego, fai piano… I denti noooo…”.
Quello che in realtà poteva sembrare un "peccato" dovuto all'inesperienza della donna, era però un "giochetto" erotico che a Emma piacque fare per stimolare ancora di più l'eros di entrambi. E visto il risultato, si dovette ammettere che riuscì alla perfezione, tanto che per reazione Gerardo - che aveva i capezzoli turgidi di lei tra le sue mani - strinse forte i chiodini di carne, suscitandole una potente squirtata.
Emma strinse le cosce per non lasciar colare il suo succo, e contemporaneamente riprese il lavoretto che aveva interrotto.
Si dedicò ora, con l'attenzione di una brava scolaretta, all'altro testicolo, "ciancicandolo" tra le labbra. Non le ci volle molto a capire che erano pieni di sborra, e che di lì a poco si sarebbe ubriacata della sua bevanda preferita.
Gli disse, con un sorrisino:
- "Ti avevo sottovalutato, caro... Hai due palle grosse come quelle di un toro... Il mio ragazzo se lo sogna un cazzo così bello ed efficiente... Vorrà dire che le corna saranno almeno giustificate".
E giù una risata fragorosa...
A Gerardo, però, quel "trattamento" evidentemente non bastò, e strappò di mano alla ragazza il suo giocattolo, dritto e duro.
Emma non ebbe nemmeno il tempo di prendere il respiro che quell'uomo le prese la testa e gliela spinse contro il glande, incitandola:
- "Visto che non hai problemi con il cazzo, fammi un pompino... Eh sì, hai proprio una faccia da pompinara!".
Emma rimase un attimo sconcertata per quella richiesta, nonostante i due si fossero già spinti abbastanza avanti, ma senza dir nulla aprì la bocca e fece entrare il gradito ospite.
Per iniziare, cominciò a leccarlo ricominciando tutto da capo, e poi lo sfiorò con le labbra, ma questo modo di procedere non soddisfaceva granchè a Gerardo, il quale la bloccò con il suo membro dentro la bocca e – parlandole all’orecchio, benché non ce ne fosse motivo – le fece capire cosa volesse realmente:
- “Su, non fare la stupida, siamo qui per divertirci e forse non hai capito bene… Voglio un bel pompino… con ingoio, perfetto, come sono sicuro che sai fare, troia!”.
La giovane stette a quel gioco, fingendo di sottomettersi al maschio, e tornò a succhiarlo con maggior slancio, stringendo tra le labbra la cappella – che a causa di un abbondante precum le sfuggiva come un’anguilla impazzita – e scendendo subito dopo fino alle palle per poi ritornare sù e ricominciare a ciucciarlo con vigore.
Dopo un attimo, principiò anche ad accompagnare quel movimento della bocca con entrambe le mani, masturbando l’uccello e provocando in Gerardo i primi gemiti, accompagnati da insulti sempre più pesanti.
Si vedeva che Emma ci sapeva proprio fare, che le piaceva il cazzo, eccome! Continuava con quel pompino da manuale fino quasi a soffocare, e ben presto capì che lui stava per venire…
A questo punto, però, l’obiettivo di Emma era identico a quello di Gerardo: voleva farlo sbarrare nella sua bocca.
Tuttavia, la sua volontà fu preceduta da quel bastardo, il quale le prese la testa e la tirò a sé, in mezzo alle sue cosce – ormai luride di un misto di seme e saliva –, facendole arrivare il cazzo fino in alle tonsille.
Immediatamente dopo, Gerardo si lasciò andare, e la bocca di Emma venne invasa dalla sua calda sborra… Uno schizzo, un altro, e un altro ancora, fino a quando non si sentì svuotato completamente.
Emma ingoiò tutto, fino all’ultima goccia, con gusto.
Finito di accogliere dentro di sé il succo che amava e che ancora le colava dai lati dalla bocca, lui era inerme, appoggiato alla scrivania, senza più forze, con il cazzo a ciondoloni, mentre Emma si ripulì con dei fazzolettini di carta.
Gerardo, trovò solo la forza per farle i complimenti:
- “Con quella faccetta, e chi se lo sarebbe immaginato che mi avresti svuotato anche l’anima! Brava porca… Ora so come passare il tempo la notte… Ahahah…”.
E chi si sarebbe immaginato anche la resistenza di Gerardo? Il giovane, ci mise poco a tornate in forma, duro come non mai… Le ordinò, tra il “minaccioso” e il divertito:
- “Non credere che sia finita qui… Su, inginocchiati…”.
E Emma:
- “Lo voglio ancora!”.
Così, l’uomo se lo prese tra le mani, impugnandolo proprio sopra le palle, ed iniziò a segarsi tornando a strofinare il glande contro la faccetta sorridente di lei, muovendo il bacino come una ballerina provetta di Hula Hoop…
6. Lussuriosa sorpresa.
Emma quella sera si era comportata come una vera succhiacazzi, e la possibilità che lei e Gerardo potevano essere sorpresi l'aveva mandata su di giri.
Tutta ansimante, si alzò per risistemarsi un poco, e quando fu in piedi il giovane notò una "strana" cosa sul suo vestito che solitamente era sempre impeccabile. Emma, infatti, aveva una grande macchia scura sulla gonna, all'altezza del basso ventre e un palmo sotto l'ombelico.
Gerardo dovette fissarla con tale intensità che anche lei abbassò lo sguardo e solo allora prese coscienza che aveva goduto come mai fino ad allora...
I due si misero a ridere, e infine l'uomo le suggerì:
- "Beh, non credi che sia il caso di toglierti quell'abito sporco? Non dirmi che ti vergogni dopo tutte le porcherie che abbiamo fatto!".
Emma non aveva più freni, e con il sapore di lui ancora sulle labbra non esitò a farlo. Chiese a Gerardo di aiutarla ad abbassare la zip, si voltò di spalle, e quindi – ancheggiando – fece scendere la gonna fino alle caviglie per poi gettarla via lontano da sé.
Girò ancora su se stessa, e mostrò a lui il suo bel perizoma bianco ridottissimo che inquadrava alla perfezione due splendide gambe affusolate.
Era un indumento che non lasciava quasi niente all'immaginazione, per di più era oramai ridotto a una autentica pozza di umori...
Si osservarono un'altra volta, e lei – un po' imbarazzata – sentenziò:
- "Credo proprio sia inutile tenerlo ancora...".
Con un rapido gesto, quasi teatrale, se lo tolse. Finalmente, Gerardo poté ammirare anche lui il suo corpo in tutta la sua nudità, e soprattutto la sua patatina, ornata da una stretta striscettina di pelo che però non precludeva la vista di due grandi labbra strette e accostate...
7. The End.
Se Emma non si era onestamente accorta di essersi tutta impiastricciata dei suoi umori, era ben cosciente però che i suoi genitali erano uno spettacolo a cui nessun maschio aveva mai saputo rinunciare.
E così accadde anche a Gerardo, il quale restò a contemplarla a lungo e in silenzio... I suoi occhi non si staccavano dalla fica di Emma, lucida di quel "piacere" che pareva non avere fine.
La femmina istintivamente chiuse gli occhi, e dopo qualche istante sentì delle dita che facevano pressione esattamente sul grilletto.
Sentì pure il suo cuore battere in simultanea con il clitoride.
Era una sensazione che raramente aveva provato, e allora afferrò alla cieca la sua mano e la strinse forte contro le sue intimità.
Era sull'orlo di quello che si annunciava come un potentissimo orgasmo quando, all'improvviso, si sentì il suono argentino di un campanello e delle voci che provenivano da fuori dalla porta. Certamente erano dei clienti giunti inopportuni quanto in ritardo...
Emma e Gerardo – che aveva ancora le mani "in pasta" – rimasero impietriti. Si guardarono con uno sguardo interrogativo, e poi lei sussurrò:
- "È il tuo turno, prega che con loro non ci sia anche il direttore! Su, vai...".
In fretta e furia si rivestirono. Il loro "momento di gloria" era finito, lasciando entrambi con l'amaro in bocca per quello che sarebbe potuto ancora succedere e invece non era avvenuto.
FINE
11
2
1 anno fa
pollicino1965,
58
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Un’estate “a cavallo”
1. Prologo.
La storia che oggi vi andrò a raccontare ha inizio in quel di Vieste, una incantevole cittadina pugliese sul mare.
Lì, vive serenamente Paolo con la sua famiglia, proprietaria di un bar-ristorante molto frequentato sulla piazza principale.
L'uomo, un uomo generoso, ha sposato Concetta, ora 55 anni, una donna dinamica, che non passa certo inosservata per la sua avvenente bellezza, e dalla quale ha avuto un figlio, Giuseppe, di 24 anni.
I tre, godono di una certo benessere economico, anche grazie al successo del locale, e quindi – ogni estate – Paolo può permettersi di “spedire” in vacanza moglie e figlio presso un agriturismo con maneggio a Rodi Garganico, il cui titolare è anche un apprezzato fornitore del ristorante.
Ed è proprio in questo luogo – in assenza del capofamiglia – che accadrà qualcosa di inatteso e che sconvolgerà per sempre la pace del nucleo familiare...
2. Presentazioni.
Ebbene, una mattina che si preannunciava – già alle prime luci dell’alba – afosa e insopportabile, Concetta e Giuseppe partirono...
Paolo li salutò a malincuore, ma proprio non si poteva chiudere il locale in quel momento di così grande lavoro.
Caricarono tutti i bagagli in auto, e con il giovane alla guida si mossero con il proposito di fare di tutto per scaricare lo stress accumulato durante un anno che era stato molto pesante.
- "Sai, mamma, penso che mi farò proprio delle belle battute di pesca, affitteremo un motoscafo e mentre tu prenderai il sole io proverò la nuova attrezzatura...", disse pensieroso il ragazzo.
E la donna, che invece stava già fantasticando di ritagliarsi i suoi spazi di libertà a modo suo, gli rispose:
- "Veramente, più che di mare io avrei bisogno di contatto con la natura... Approfitterò, mentre tu sarai in mare, per fare delle belle cavalcate… Oltretutto, il signor Gabriele è così generoso!".
E tra bei propositi di relax e la prospettiva di giornate spensierate, dopo circa un'ora di viaggio i due giunsero alla loro meta.
Come previsto, a Rodi trovarono ad attenderli un uomo sui 60 anni ma di aspetto ancora giovanile, sebbene corpulento, massiccio.
Per chi non lo conosceva, incuteva quasi terrore, con i suoi 100 kg distribuiti su un metro e 90 di altezza, barbuto e di carattere un pò scontroso.
Gli andò incontro quasi barcollando per la mole, vestito con una canotta lisa a strisce rosse e bianche che lo faceva sembrare un gondoliere, sotto la quale si immaginava un petto villoso e un ventre notevole…
Poi, salutò Concetta, dicendo con una intonazione che aveva del selvaggio:
- "Sono contento che siete qui... Vedrete vi troverete bene… Io e i miei assistenti siamo a vostra completa disposizione, per qualsiasi cosa...".
Al sentire quelle parole, Giuseppe si mise già sul "chi-va-là", geloso della madre, e cercò di "marcare il territorio". Rispose, freddo:
- "Sarà sicuramente così, mia mamma e io abbiamo bisogno di tranquillità".
Senza aggiungere altro, il gigante li condusse al loro alloggio, e poi – ricordandosi della passione di Concetta per i cavalli – a visitare il maneggio, dove le assegnò (per tutta la durata di quella vacanza) un bel purosangue arabo:
- "Con questo può stare tranquilla, è assolutamente mansueto", disse.
Poi, rivolgendosi a Giuseppe:
- "Tu, invece, potrai usare la mia barca per le tue battute di pesca...".
Ma il ragazzo, sibilò tra i denti:
- “Si, certo, lascio mia madre sola con un essere raccapricciante come te…”.
Sfortunatamente, Concetta era alle sue spalle, e quando il padrone di casa si fu allontanato gli urlò in faccia:
- “Ma sei matto? E se ti sentiva? Oltretutto, mi avresti fatto passare per una mangiatrice di uomini… Fortuna che è un mezzo frocio!”.
3. Via… si monta!
La donna era contenta di trovarsi in quella sorta di paradiso terrestre, dove avrebbe potuto essere davvero se stessa, lontano dai continui rimbrotti del marito che si preoccupava continuamente del suo contegno: era gelosissimo – anche lui – della consorte, ed ogni sguardo della moglie per i clienti lo rendeva furente…
Concetta, approfittando della totale solitudine che aveva trovato in quel recinto tutto per se, sin dal primo giorno sfoggiò una mise spettacolare.
Dei pantaloncini ridottissimi le avvolgevano perfettamente le natiche e lasciavano affiorare da sopra un sottile perizoma.
Le cosce poi, erano le sette bellezze! Ingombranti ma toniche, stavano li a ribadire tutta la sua provocante voglia di libertà.
Per non parlare del top che comprimeva a forza due seni immensi: benchè potessero all’apparenza sembrare rifatti, erano in realtà tutta “roba naturale”, talmente sodi che – nonostante un robusto reggiseno – presentavano dei capezzoli grossi e lunghi.
A cavallo, poi, assumeva una postura che suscitava voglie inconfessabili… E Gabriele, che a volte la guardava dal cancello e fingeva di apprezzare le sue gesta sportive, non riusciva a trattenere un profondo sospiro di mal celata libidine.
A volte, Concetta, usciva per una galoppata sulla spiaggia, ma quasi sempre preferiva restarsene in maneggio.
Dopo quel duro diverbio, il figlio aveva preferito curare il suo hobby lasciando la madre al suo, ogni mattina presto se ne usciva per le sue battute di pesca, e non rientrava mai prima dell’ora di pranzo.
Un giorno, la donna – facendo affidamento su queste abitudini ormai consolidate dei due uomini (aveva capito che Gabriele la mattina era impegnato a governare la proprietà) –, presa anche dalla grande calura, sentì il bisogno di maggior libertà: si tolse il top di jeans, slacciò il reggiseno, e lasciò letteralmente “esplodere” la sua bella sesta misura.
Così acconciata, cominciò a condurre il cavallo al passo e poi al galoppo, facendo sobbalzare ad ogni passo quelle tette meravigliose.
Si sentì finalmente emancipata, e pensò bene di replicare quella scelta ogni mattina, anche nei giorni seguenti…
Il pomeriggio, invece, data la presenza di altri ospiti, si comportava come una tranquillissima e normalissima donna di mezza età in vacanza, intrattenendosi a volte in cortesi discussioni…
Nessuno sospettava del “vizietto” di Concetta, fin tanto che, una mattina che ancora non albeggiava, lei decise di osare l’inosabile…
Era un’idea che le frullava per la testa già da qualche giorno, ma ora – guardandosi furtivamente attorno e non vedendo nessun movimento insolito – decise che era l’occasione giusta.
Si spogliò completamente e montò a cavallo “a pelle”, senza sella…
Era così bello ed emozionante! Concetta iniziò un’andatura a piccoli passi, e più andava e più sentiva crescere l’eccitazione: strofinando il suo pelo nero e rigoglioso sul mantello del cavallo, tra le cosce le scorreva indecorosamente un fluido appiccicoso.
Purtroppo, quell’esperienza paradisiaca durò pochi giorni, poiché la femmina – presa nel vortice dell’estremo godimento – aveva rischiato di essere rovinosamente disarcionata.
Così, le mattine seguenti, Concetta si limitò a rimanere in topless.
Era sola, o almeno così pensava…
Difatti, da qualche giorno, mentre lei era alla monta, Gabriele – nascosto nella penombra – aveva preso l’abitudine di restarsene ad ammirarla.
Passava così anche delle ore, e quei movimenti delle mammellone di lei lo faceva andare fuori di testa; tutto questo durava finchè – sentendo un certo umido sulle sue parti basse e abbassando lo sguardo sui pantaloni – non si accorgeva di una grande chiazza umida e scura: era venuto!
Furtivo, si allontanava dal “luogo del misfatto” per andare a cambiarsi, lasciando l’ignara femmina al suo divertimento.
4. A tu per tu.
Gabriele si contentò per un pezzo di stare lì a guardare quella donna così incantevole, ma accadde che un giorno – non resistendo più – decise di uscire allo scoperto.
Concetta era appena scesa da cavallo, ancora con le tette al vento ed imperlate da una miriade di goccioline di sudore, quando l’uomo le si avvicinò, lentamente ma tranquillamente alle spalle:
- “Signora Concetta! Ma lo sa che è davvero bellissima?”.
La donna, in un primo momento raggelò, stando sopra pensiero e non riconoscendone la voce; si voltò di scatto, e quando lo ebbe dinanzi a meno di un metro tentò invano di coprire con una mano quelle immensità, riuscendo però solamente a nascondere le areole scure e i grossi capezzoli che dall’imbarazzo le si erano drizzati in maniera incredibile.
Poi, corse verso le scuderie a prendere i suoi indumenti, seguita da presso da Gabriele:
- “Signora, non faccia così, non scappi, non voglio fare del male… E’ così bella che, anche volendo, non riuscirei a farle nulla…”.
Rincuorata, Concetta si fermò al centro del recinto e tolse la mano dai seni che – assecondando la forza di gravità – immediatamente precipitarono verso il basso, mentre l’uomo continuava a tenere lo sguardo fisso su quel ben di dio.
Era sì imbarazzata, ma il suo primo pensiero – di terrore – andò a suo marito:
- “Signor Gabriele, la prego, non dica niente a mio marito di quanto è successo… Sarebbe capace di farne una tragedia!”.
Lui le sorrise e replicò:
- “Stia tranquilla, io non ho visto niente, anzi mi perdoni, ma sa, non sono abituato a vedere delle cose così belle… Non sono sposato, e non ho nemmeno avuto mai il piacere di toccare una donna…”.
Concetta si stava sciogliendo, e così rispose all’uomo con un sorriso altrettanto largo e, incuriosita, gli chiese:
- “Se posso permettermi… Come mai non ha ancora conosciuto una donna? E’ una persona così generosa!”.
Ma Gabriele seguiva un ragionamento tutto suo, e riprese:
- “Si, sono generoso ma anche sempre molto eccitato… Sa, erano tanti giorni che la guardavo… Lasci che le confessi che l’ho vista anche quando cavalcava completamente nuda…”.
Così, i due iniziarono uno strambo colloquio, durante il quale Concetta iniziò a vedere in quel gigante più un “bambinone” che una minaccia, tanto che gli fece un pò pena e alla fine – colta da un sentimento “materno” – lo invitò a toccare quegli oggetti da lui tanto agognati:
- “Ascolti, Signor Gabriele, qui non ci vede nessuno, siamo solo io e lei… Forza, le tocchi!”.
Gabriele non avrebbe mai sperato in una tale offerta, dapprima restò un poco imbambolato, ma non se lo fece ripetere due volte… Afferrò con pollice ed indice di entrambe le mano i capezzoli di lei, li fece roteare più volte in un senso e nell’altro, e alla fine afferrò a mani aperte quelle coppe gigantesche, restandone quasi ipnotizzato.
Concetta, allora, si fece più audace e cercò di provocare il suo interlocutore:
- “Signor Gabiele, perché non ci diamo del tu? Che ne dice?”.
E l’altro:
- “Ma dice sul serio? Non è che si sta prendendo gioco di me?”.
- “Suvvia” – rispose la donna, scrutandolo con sguardo malizioso – “mi sembra che al punto in cui siamo…”.
E così fecero… Da quel momento, l’uomo, non perdeva occasione per incrociarla in qualsiasi momento della giornata, e lei ricambiava questo “giochino”, facendo la massima attenzione affinchè Giuseppe – il figlio – non sospettasse di nulla…
La situazione si stava infiammando, e così Concetta – un altro giorno in cui i due si incontrarono nelle scuderie mentre lei (sempre in topless) governava il cavallo – affondò il colpo:
- “Gabriele… Posso farti una domanda… uhm… diciamo un po’ indiscreta?”.
- “Ma certo” – ribadì lui non immaginando neppure lontanamente dove la donna voleva arrivare – “tu puoi chiedermi tutto, senza problemi… Allora, cosa vuoi sapere?”.
E lei:
- “L’altra volta mi hai detto che non hai mai toccato una donna… Come mai? Alla tua età… Ben posizionato economicamente…”.
Gabriele rimase come fulminato… Non si aspettava una domanda del genere… Come avrebbe potuto dirle la verità? Temeva di perdere la sua “compagnia”, ma a quel punto si fidava talmente tanto di lei che, tutto d’un fiato, le sparò:
- “Ho un problema in quello che voi donne cercate in un uomo… e tutte mi hanno fatto capire che è troppo piccolo!”.
Concetta quasi non voleva crederci, ma vista la sua sincerità, dissimulando meraviglia gli disse:
- “Sono pochissimi i casi in cui una donna non riesce ad essere soddisfatta da un uomo, e può dipendere anche da noi femminucce… Non credo che questo sia il tuo caso!”.
Poi, dopo una breve pausa, si mise le mani sui fianchi e ridendo continuò:
- “Dai, mostrami questo problema!”.
Gabriele sgranò gli occhi, incredulo e vergognandosi della stupefacente richiesta di Concetta. Non sapeva cosa pensare, se si trattava di semplice curiosità o cosa… E se poi anche lei – come tutte le altre – avrebbe finito per deriderlo?
A bassa voce (come se lì ci fosse qualcuno), le disse:
- “No, ti prego… Credimi, è proprio così… E’ davvero improponibile…”.
Ma la femmina non volle darsi per vinta… Ormai, era troppo eccitata e su di giri, e alla fine riuscì a convincere l’uomo, il quale – sospirando cedette:
- “E sia! Facciamo l’ennesima figuraccia!”.
5. La sua “prima volta”.
Mentre Gabriele si guardava intorno cercando il posto adatto, Concetta fu più lesta di lui e gli additò il morbido strato di paglia che era posto sul pavimento della stalla al momento vuota.
Sentendosi in qualche modo rassicurato di un minimo di privacy, l’uomo iniziò a spogliarsi e quindi si stese dove la donna gli aveva indicato.
Concetta era talmente oppressa dalla gelosia di marito e figlio che vedendo quel cazzo lì dinanzi a lei, che fu un momento passare dalla semplice curiosità alla bramosia sessuale…
Lo prese in mano, e cominciò a manipolargli le palle, completamente avvolte da un irsuto pelo, dure e gonfie a causa di una ben visibile eccitazione.
Era talmente ammaliata da quei testicoli che lì per lì non indugiò sulla piccola asta.
Il marito, anch’egli non era un superdotato, ma comunque la “gratificava” a sufficienza, e bastavano pochi tocchi perché il suo attributo assumesse dimensioni incoraggianti, mentre quel cazzo sembrava essere inanimato, come morto…
La brava femmina cercò di darsi da fare, impegnando tutta la sua abilità: lo pompava con fervore, ma ogni sforzo si rivelò vano.
Presa dallo sconforto, Concetta si lasciò andare a un’imprecazione:
- “Ma cazzo, è davvero minuscolo questo uccello!”.
Gabriele, oltre alla vergogna, provò una delusione che certo non lo aiutò a raggiungere un’erezione anche minimale, e le confessò:
- “Te lo avevo detto che è piccolo, al massimo dell’eccitazione non raggiunge più di 12 centimetri scarsi”.
Tra l’altro, Concetta notò che quel pene non era circonciso, provò a giocare un po’ con il prepuzio, ma ecco un’altra sorpresa: l’uomo era affetto da una severa fimosi, che a stento gli permetteva la fuoriuscita – forzando non poco – completa della cappella…
Da moscio, tutto sembrava filare per il verso giusto, ma al culmine del pompino l’operazione gli provocava un male cane…
- “Ma perché non ti sei fatto circoncidere” – esclamò lei – “almeno così un problema l’avremmo risolto… Ok, non ti preoccupare, proviamo a vedere se con il mio infallibile sistema succede qualcosa di buono…”.
E detto questo, si sfilò gli stivali, poi i pantaloni attillati da equitazione, ed infime gli tirò in faccia il suo microscopico perizoma trasparente, nella speranza di farlo “risvegliare” almeno un altro pò, ma niente, era sempre ai minimi termini…
Concetta, letteralmente presa dallo sconforto, gli montò sopra per disperazione… Guardandolo fisso negli occhi in gesto di sfida, si introdusse tre dita dentro la sua fica già abbondantemente lubrificata dalla voglia di sesso, e quando fu dilatata a sufficienza si calò lentamente sul pene del suo padrone di casa, che sparì tutto dentro le sue viscere.
- “Ahhhhh…”, fu il solo, interminabile, gemito soffocato che uscì all’unisono dalle loro bocche…
Ma mentre per Gabriele quello fu già un trionfo, la donna quel cazzetto lo sentì appena.
Provò a farlo sviluppare con sapienti e collaudati movimenti dei muscoli vaginali… Provò e riprovò, ma alla fine dovette arrendersi all’evidenza…
Concetta, però, non era tipo da gettare la spugna così facilmente: voleva godere, e godere con quel cazzo!
Percui, si sfilò da in mezzo alle grandi labbra quel piccolo mucchietto di carne, e – con il maschio sdraiato supino e con l’enorme stomaco che si ergeva fino a fare diventare quasi marginale il suo pene – afferrò saldamente con la mano sinistra la base della minuscola asta, mentre posò “a pinza” pollice ed indice della destra sull’imboccatura stretta e frastagliata del prepuzio.
Il pollice descrisse un rapido cerchio sulla circonferenza esterna, per poi farsi largo e tentare di penetrarvi.
Vista la problematicità dell’operazione, riposizionò il pollice in corrispondenza dell’indice ed iniziò a far scivolare la pelle verso il basso, incurante delle smorfie di dolore di Gabriele:
- “Eh, lo so che fa male, ma vedrai che presto sarà tutto risolto, e ci divertiremo un mondo!”.
Entrambi,con sensibilità diversa, sentirono che sforzava, ma anche che si stava scoprendo una piccola porzione di cappella.
Lei abbassò del tutto quel rivestimento una prima volta, ma quando mollò la presa il glande tornò a ricoprirsi lentamente del tutto.
Per evitare di dover ricominciare tutto da capo, Concetta lo impugnò appena sotto la corona del glande, mentre con la sinistra lo teneva fermo all’attaccatura delle palle.
La pelle, sottile, sembrò un po'arrossata dalla trazione, ma la donna sembrò divertita, presagendo il piacere che avrebbe provato con quel cazzo scappucciato dentro: infatti, per la prima volta, si potè apprezzare un’erezione importante…
Arrotolò il prepuzio fino in fondo, e constatò come lui fosse incredibilmente arrapato.
Non volle che lui venisse proprio ora, e con due dita ricoprì velocemente il tutto; poi, lo fece ridiscendere completamente, verificando con piacere che questa volta il movimento meccanico era sensibilmente più agevole.
La donna non perse tempo… Decise di far provare a Gabriele una sensazione che sicuramente non aveva mai provato prima: risollevò per la seconda volta il prepuzio, e con il volto a poca distanza dal membro fece combaciare le sue labbra al punto di massimo restringimento, iniziando a praticargli un bocchino che ebbe fine solamente quando il cazzo risultò completamente scappucciato nella sua gola.
Aprì le sue fauci, e finalmente l’erezione era a un livello accettabile… Emise un sospiro di soddisfazione e disse:
- “Ora si che ci siamo!”.
Recuperò la posizione eretta che aveva assunto all’inizio, “a cavallo” dell’uomo, e questa volta se lo fece entrare tutto dentro senza problemi.
Gemette, Concetta, impegnandosi in uno smorzacandela appassionante, che terminò quando Gabriele le scaricò in utero tutto il seme che aveva “accumulato” per tutti quei lunghi anni…
Sfinita, la femmina si accasciò accanto a lui, a gambe larghe, mentre lo sperma principiava a stillare dalla fessura.
I due estemporanei amanti non si resero conto di tutto il tempo che era trascorso in quel convegno amoroso, ma evidentemente era giunta l’ora di pranzo, dato che Giuseppe – rientrato dalla pesca – stava cercando la madre in ogni luogo.
Quando entrò nella scuderia, Concetta e Gabriele erano talmente spossati che non lo udirono né lo videro.
Al contrario, lui stava ritto in piedi a vedere lo “spettacolo” che era dinanzi ai suoi occhi, e soprattutto la madre che – ancora ansimante – aveva la sborra dell’uomo che fuoriusciva dal suo ventre.
Giuseppe, era un bel ragazzo, sessualmente superdotato, che – vista la “vivacità” della mamma – sognava da sempre di scoparla in travolgenti amplessi.
Inizialmente, restò a bocca aperta, senza riuscire a dir parola…
Ripresosi, poi, dallo shock iniziale, urlò contro i due adulteri:
- “Schifosi che altro non siete! E tu, mamma, che cosa hai fatto a papà che è rimasto a casa a lavorare per noi? Ti ha detto di divertirti, ma così…”.
Concetta si sentì assalita da una grande vergogna, nuda e “goduta” davanti al figlio…
Cercò di nascondere maldestramente le sue “intimità” tra le braccia di quel gigante, restando immobile e muta, e non seppe che dire…
Ma lo sapeva benissimo Giuseppe, che – al colmo del rancore – si voltò su se stesso lasciando la donna smarrita per le possibili conseguenze che il fatto avrebbe potuto avere.
6. Faccia a faccia, madre e figlio.
Dopo un attimo di spavento, Concetta si rivestì in fretta, uscì frastornata dalle scuderie e si mise in cerca del figliolo: voleva spiegargli, ma… In fin dei conti, cosa c’era da spiegare? Era tutto così evidente…
Ad ogni modo, non trovandolo in giro pensò che fosse andato a smaltire rabbia e gelosia in una nuova battuta di pesca.
Così, pensando di avere del tempo per argomentare meglio le sue scuse, si diresse verso la loro camera per farsi una doccia e prepararsi per il pranzo, ragionando tra se e sé:
- “Che vergogna… Come faccio a guardare ancora in faccia il signor Gabriele? Mi sono lasciata andare come una puttana…”.
Mentre cercava una soluzione soddisfacente, giunse a destinazione…
Stava per inserire la chiave nella serratura ed aprire la porta, quando questa – inaspettatamente – gli si allontanò aprendosi verso l’interno…
Alzò lo sguardo con il cuore in gola… Era Giuseppe, che – contrariamente alla sua immaginazione – la aspettava per un chiarimento che si preannunciava davvero tempestoso:
- “Ah, eccoti, finalmente… Hai finito di farti i tuoi comodi?”, approcciò il ragazzo senza dargli il tempo di aprir bocca.
Concetta, che cominciava a sentirsi in colpa ma non si aspettava un approccio del genere, abbassò lo sguardo e sommessamente rispose:
- “Giuseppe, guarda che non è come pensi tu, è successo tutto così improvvisamente, che non ho avuto il tempo di ragionare… Io non ho tradito nessuno, io amo te e tuo padre…”.
- “Lo vedo!, ci ami così tanto che, non appena ti ho lasciata sola, ti sei buttata tra le braccia di quell’energumeno”, ribattè incurante di aver di fonte la genitrice il ragazzo.
- “Dai, figlio mio, non fare il bambino… Ci siamo incontrati al maneggio, mi ha fatto i complimenti, e io ho capito subito che era un poveretto che non aveva mai avuto una donna… Mi ha fatto pena… Ecco tutto!”.
- “Tanto pena che gli hai aperto le cosce e ti sei fatta riempire… Andiamo, mamma, ammetti che ti sei comportata come una femmina in calore”.
- “No, questo non è vero!, mi ha preso alla sprovvista anche a me, non mi aspettavo che mi venisse dentro senza preservativo, ma ti giuro che non c’è stato nessun coinvolgimento emotivo serio”.
Ma Giuseppe era davvero furente, non credette alle incerte e impacciate spiegazioni di Concetta, anzi la provocò:
- “Mio padre non meritava questo tradimento, e io non posso far finta di niente…”.
- “Che vuoi dire? Non ti intromettere in cose più grandi di te, e soprattutto che non ti riguardano!”, provò a contrattaccare la donna per recuperare almeno un po’ della sua autorevolezza nei confronti del figliolo.
- “Ah si?, non mi devo intromettere? Con che faccia tu vieni a dirmi questo? Non ti sembra abbastanza grave tutto quello che hai fatto alla nostra famiglia? No, mamma, questa volta hai davvero esagerato, e io non posso non raccontare tutto a papà!”.
- “Ma sei pazzo? Quello mi ammazza a bastonate, geloso com’è… Se poi lo venissero a sapere in paese, direbbe che ho macchiato il suo buon nome… No, ti scongiuro!, non farmi questo! Ho capito di aver sbagliato e non lo farò mai più, ma non fare questa pazzia!”.
Il giovane respirava con affanno dalla rabbia repressa e dalla richiesta della madre, che a lui parve davvero impossibile da recepire…
In quella piccola stanza regnava un’atmosfera pesante e da ultima resa dei conti…
Nessuno dei due osava più parlare della faccenda per ribattere alle ragioni dell’altro, quando all’improvviso sulle labbra di Giuseppe comparve una risatina perfida e perversa.
Riaprì la bocca e disse, duro, alla genitrice:
- “Va bene. Potrei anche rinunciare a mettere mio padre sull’avviso. Potrei coprire il tuo tradimento. Ma potrei anche non farlo…”.
Concetta era sulle spine: prima il figlio si mostrava accondiscendente, per poi svelare tutta la sua durezza d’animo… Non sapeva più cosa pensare, quando Giuseppe affondò il colpo, aggiungendo tre semplici parole:
- “A meno che…”.
La donna intuì subito che la dolcezza del “frutto del suo seno” aveva lasciato il posto alla reazione di un uomo ferito, ma in un primo momento non realizzò la portata di ciò che da lì a poco si sarebbe rivelato un autentico ricatto...
Quel giorno restò impresso a fuoco nella mente e nei corpi dei due: Concetta apparve ancor più bella del solito agli occhi del figlio, oltre che molto sexy, e lui ne aveva tanta voglia.
Così, senza tergiversare oltre, le disse:
- “Mamma, io potrei anche dimenticare tutto,ma…”.
- “Ma?”, fece interrogativa la donna, che quasi stava per svenire dalla grande tensione nervosa.
- “Ma tu, adesso, devi fare con me quello che hai fatto con quel porco!”.
Concetta rimase esterrefatta dalla ferma richiesta del ragazzo che non ammetteva repliche. Provò a farlo desistere:
- “Giuseppe, tu devi proprio essere pazzo… Oltre al fatto che ciò sarebbe un autentico ricatto, che mi chiedi di tradire tuo padre, questo sarebbe un incesto, non si può fare”.
- “Si può eccome”, rintuzzò lui, “ma a parte che resterebbe tra me e te, non vedo come tu possa negarti… Sei con le spalle al muro… Te ne rendi conto??”.
La donna non ebbe via di scampo; dovette capitolare, accettando la minaccia:
- “Va bene!, va bene, stronzo… Scopami!”.
Fu in quel momento che iniziò il loro amore… Era sì un incesto, ma si rivelò ben presto un amore vero…
7. Amore filiale.
Quando ebbero finito di pranzare, Giuseppe, che aveva alzato un po' il gomito ed era arrapato al punto giusto, disse alla madre:
- "Beh, non credi che sia il momento giusto di pagare il tuo debito?".
Concetta, tentò un ultimo disperato, seppur poco convincente, rifiuto, ma vista la determinazione del giovane ad iniziare quel gioco così "pericoloso" e al limite del pensabile, sospirò:
- "Andiamo!".
Era un vero e proprio salto nel buio, una decisione forte... Raggiunsero in fretta il loro alloggio, e lì - uno di fronte all'altra – si arresero entrambi alla furia dei sensi.
Giuseppe si spogliò completamente, e la strinse a sé, come un trofeo a lungo ambito e finalmente conquistato. Poi, si lasciò cadere a terra: aveva la faccia all'altezza della fica materna, e le strappò con veemenza i suoi fuseaux e le mutandine nello stesso istante.
La spinse sul letto, e immerse la testa tra le sue bellissime cosce, dopo di che con la lingua iniziò a frugare nella sua intimità, e a leccarle e a succhiare quella passera pelosa e selvaggia che già era zuppa di umori.
Concetta, dal canto suo, godeva come una matta, godeva sempre più, lasciando che il figlio si nutrisse del suo nettare tenendole allargate bene le gambe...
La esplorava, e andava a torturare il clitoride, lasciandolo e riprendendolo, facendo si che l’orgasmo si tornasse indietro e lei ricominciasse a godere di nuovo.
Sazio per un istante, lui la prese per le gambe, le aprì le labbra vaginali e vi accostò il cazzo ormai turgido e gonfio di sperma, i cui testicoli cominciavano a fargli male, tesi allo spasimo.
Il ragazzo non poté più aspettare, e le entrò dentro, delicatamente ma con forza, cavalcandola come una puledra riottosa.
Nella foga dell'amplesso, Giuseppe sussurrò all'orecchio di sua madre:
- "Ti amo, e voglio venirti dentro, per purificare questo grembo dal seme clandestino di Gabriele".
E lei, allo spasimo del piacere, come in un rito, dopo averlo baciato, gli disse:
-"Si, godi dentro di me, purifica tua madre dal suo errore!".
Giuseppe era veramente in paradiso, e uscì dalla donna per non venire subito...
Si sollevò fino a baciarla in bocca, con la lingua che esplorava avidamente il suo cavo orale, e le tolse con la stessa facilità di prima il grosso reggiseno, godendosi a pieno le sue enormi tette dai capezzoli massicci e appuntiti.
Ma il richiamo del l'intenso profumo e del sapore della passerona della genitrice era irresistibile, cosicché il giovane vi si rituffò nuovamente dentro con la lingua, spennellandola e percependone un calore sempre crescente.
Poi, sentendo che il momento cruciale stava per giungere, inserì di nuovo il suo membro nelle viscere della donna, facendole traboccare la vagina di un copioso seme bollente.
I due passarono ore ed ore a fare l'amore, sempre con posizioni diverse. E siccome a lei piaceva immensamente stare sopra, lui la accontentò ricevendone sensazioni ineffabili.
Da quando aveva cercato di fare di tutto per sottrarsi a Giuseppe, ora la donna urlava senza ritegno mentre si impalava su quel cazzo durissimo.
Alla fine, venne anche lei con una squirtata sconquassante, e crollò sopra di lui, stanca e con la fica impiastricciata di seme.
Si addormentarono quasi subito, e dormirono abbracciati per il resto del pomeriggio, fino a tardi...
Quella sera, madre e figlio non cenarono, ma ripresero le loro evoluzioni amorose: il ragazzo le mise l'uccello - rinvigorito dal riposo - in mezzo al suo petto mastodontico, per una favolosa spagnola, fino a che una potente sborrata inondò il corpo della femmina, la quale assaporò con sana ingordigia lo sperma, fino a ripulirsi per bene leccando via tutto.
Giuseppe era l’uomo più felice della terra, e con incalcolabile letizia ragionò che aveva davanti ancora tanti giorni e tante notti per godersi la madre.
E volle inventarsi qualcosa di ancora più elettrizzante...
Infatti, un giorno - quando ormai vivevano come una vera coppia regolare - lui propose a Concetta:
- "Sai mamma, pensavo che il signor Gabriele è veramente un pover'uomo, e mi fa un pò pena pure a me... Che ne dici se uno di questi giorni lo facciamo divertire insieme con noi?".
Tante volte, la femmina aveva fantasticato in cuor suo di fare sesso con due maschi, ma non aveva mai avuto il coraggio di proporlo al marito, perbenista com'era, ed ora il figlio gli dava la possibilità di realizzare quel sogno.
Gli disse:
-"Figlio mio, dici sul serio? Sarebbe fantastico, ma come facciamo? Ricordati che fuori dal letto io devo rimanere una donna seria...".
E ridacchiò.
Un attimo dopo, Giuseppe le espose il suo progetto:
- "Ormai, mi pare che con il signor Gabriele tu sia abbastanza intima... Perché non gliene parli schiettamente?".
I giorni seguenti trascorsero con Concetta che cercò in tutti i modi di avvicinare il gestore del luogo, il quale dal giorno del "fattaccio" si era sempre tenuto a debita distanza.
Una mattina presto che ancora non albeggiava, le piombò di nascosto alle spalle, e gli bisbigliò:
- "E' stato bello vero? Scommetto che mi sogni anche la notte, e vorresti scoparmi ancora...".
Lui, si voltò di scatto, spaventato, e vedendo che era Concetta si aprì in un gran sorriso. Poi, ancora imbambolato, abbozzò una risposta:
- "Per me è stata la prima volta, ma questo tu lo sai, ma è stato speciale... E non mi vergogno a dirtelo: sì, ti sogno di notte, di averti nuda nel mio letto, su di me, esattamente come quel giorno...".
In quel momento, Concetta capì di averlo in pugno:
- "E mi scoperesti, vero?".
Gabriele non voleva giocarsi male quella che si prospettava come forse l'ultima possibilità, e quindi rimase in silenzio a lungo... Infine, trovò il coraggio, le prese le mani e disse:
- "Sarebbe bellissimo, ma tuo figlio...".
- "Oh, non ti preoccupare di lui, è d'accordo con me, vedrai che in tre sarà ancora più bello, ha un palo tra le gambe…", lo rassicurò Concetta.
Ma anziché sentirsi rassicurato, l'uomo sembrò una statua, rigido, indeciso. Domandò alla donna:
- "Vuoi dire che anche lui...? No, ti prego, io mi vergogno, con il mio pisellino che a mala pena lo senti...".
Tutto si muoveva sul filo del rasoio, sarebbe bastato poco perché Gabriele si tirasse indietro, e lei ci aveva già fatto la bocca... Una "doppietta" non gliela aveva fatta provare ancora nessuno, così come ancora non aveva perduto la verginità anale... Ma per quella ci avrebbe pensato il suo Giuseppe...
Dopo averci pensato su, cercò di essere il più possibile convincente:
- "Devi fidarti di me, tu avrai la mia patatona mentre lui il mio culetto... E vedrai che andrà tutto bene... Ma devi essere convinto... Stai sereno, e vedrai che godremo tantissimo, come e più dell'altra volta!".
Quel gigante villoso la abbracciò quasi soffocandola, tanto era emozionato:
-"Va bene... Ma mi raccomando... Tuo marito non deve sapere niente, lo sai che è mio amico...".
- "Te l'ho detto, non devi avere paura, anche perché stavolta se lo venisse a sapere mi squarta viva!".
In conclusione, Gabriele fu ben lieto di tornare a "godere" della sua avvenenza, e poco gli importò di doverla possedere con quel giovane così insopportabile...
8. Doppio piacere.
Concetta e suo figlio, quella sera, cenarono tranquillamente nella sala da pranzo dell'agriturismo, e quando ebbero finito arrivò Gabriele che offrì loro – per "riscaldare" l'ambiente – una bicchierino di acquavite.
Ma quando si alzarono da tavola, la bottiglia era vuota, e tutti e tre erano abbondantemente brilli, il giusto per abbattere gli ultimi freni inibitori.
Si recarono, dunque, nell'alloggio del padrone, e lì ci volle ben poco affinché si ritrovassero completamente nudi.
Gabriele iniziò a pungolare – dapprima solo verbalmente – la donna:
- "Allora, porcellina, non ti basta più un cazzo per volta? Bene, bene... Stasera sarai accontentata...".
E lei:
- “Accomodati pure, stasera sarò tutta vostra!”
Intanto Giuseppe taceva: sembrò che la sua gelosia si fosse dileguata all'improvviso, e se ne stava in disparte con il suo lungo cazzo in mano, in attesa di capire bene le intenzioni della madre.
La quale, dopo un paio di palpatine alle palle dei due maschi, accennò a Gabriele di stendersi:
- "Su, cominciamo a vedere cosa si può fare con questo cazzetto".
E, contrariamente alla volta precedente, questa che sarebbe potuta sembrare una offesa, stavolta essere apostrofato in quel modo provocò nell’uomo maturo una forte e improvvisa erezione, con la cappella che sgusciò subito fuori dal prepuzio.
Dinanzi a una tale scena, la femmina si leccò le dita della mano destra, se le strofinò in mezzo alla fica, e – senza perdere altro tempo – si impalò sopra quel pene che aveva assunto dimensioni quasi normali e che era divenuto granitico:
- "Ahhh... Dio che meraviglia! Bravo Gabriele, stavolta hai fatto tutto da solo...", esclamò.
Poi cominciò ad andare avanti e indietro, strusciando appassionatamente le sue grandi labbra sui testicoli di lui, fino a schiacciarlieli.
Nel mentre, Giuseppe si stava eccitando sempre di più, e vedendo quello spettacolo non riuscì a trattenersi in silenzio oltre ed incitò la madre:
- "Dai, troia, se mio padre potesse solo sospettare quanto sei vacca, non se ne sarebbe restato a casa a lavorare...".
Concetta era ormai al settimo cielo, aveva tutti per sé due maschi che l’avrebbero fatta sentire davvero “femmina”, e nulla l'avrebbe fermata fino al raggiungimento del più sensazionale orgasmo della sua vita.
A un certo punto, si piegò in avanti, facendo ciondolare la sua sesta misura piena e soda sulla faccia di Gabriele, e scoprendo uno sfintere piccolo e ancora stretto.
Fu allora che, continuando a lavorarsi per bene il suo gigante, fece cenno con una mano a suo figlio che era arrivato il momento di osare ciò che non avevano mai osato...
Giuseppe era eccezionalmente in tiro: 22 cm di carne e nervi tesi allo spasimo che si proiettavano senza indugi verso il culo della femmina.
Salì sul letto e si posizionò in ginocchio, in corrispondenza delle chiappe della genitrice.
Lei era vagamente spaventata, sia a causa delle dimensioni ragguardevoli del figlio, e sia perché alcune amiche le avevano parlato della scopata in culo, che la prima penetrazione nel “buchino stretto” è il momento più doloroso ma che poi resta solo un grande piacere.
Anche se lo voleva fortemente, pensando al dolore che avrebbe provato le venne spontaneo di allontanarsi da quella cappella turgida e gonfia, facendo affondare il cazzo di Gabriele ancor più dentro la sua vagina.
Si voltò verso suo figlio, il quale capì che la paura stava prendendo il sopravvento sulla voglia, e per tranquillizzarla le disse all’orecchio, in modo che anche Gabriele sentisse:
- “Voglio averti come nessuno, neanche papà, ti ha mai avuta. Voglio che mi dia qualcosa di esclusivo, che non darai mai più a nessuno… Non dirmi di no, ti prego!”.
E mentre le diceva così, le accarezzò il culo massaggiando lo sfintere, e la baciò sulla bocca.
- “E se mi fa male?”, replicò Concetta.
- “Mamma, tranquilla, non ti farò male… Farò piano... Ti voglio godere mentre ti apro… Se ti farà male, tu me lo dici e io mi fermerò!”.
Convinta dalle maniere gentili del figlio, di cui si fidava ciecamente, gli disse:
- “Va bene…. Sono tutta tua… Aprimi anche lì”.
Giuseppe si bagnò abbondantemente le dita con la saliva, e le toccò la rosellina posteriore. Poi leccò lo sfintere, trasmettendole per la prima volta delle sensazioni favolose che mai aveva sperimentato prima.
Gli leccò ancora tutto intorno e poi mise la lingua dentro l’ano: fu una sensazione nuova per Concetta, una sensazione di freschezza e anche di piacere che non avrebbe mai immaginato di poter ricevere dal suo ragazzo!
Si eccitò talmente tanto che la sua fica era un lago, e il cazzo di Gabriele ci scorreva dentro che era un vero piacere.
Giuseppe la stimolò a lungo:
“Troia, rilassati per bene, più che puoi!”.
Cosparse di nuovo lo sfintere di saliva ed entrò dentro di lei con un dito per lubrificare il primo tratto di intestino.
Usò quel dito per penetrarla con dolcezza: dentro e fuori, dentro e fuori…
Poi inserì un altro dito dentro, la stava ora penetrando con due dita, che ruotava entrando sempre più in fondo.
- “Brava porcellina... Quando ti senti pronta dimmelo che ti entro nel culo”, la incitò.
E la femmina, a quelle parole, replicò con voce roca dalla libidine:
- “Sono pronta. Fallo!”.
Moriva dalla voglia di essere inculata. Le dimensioni e la forma erano ideali… Giuseppe le annunciò, finalmente, quasi con solennità:
“Adesso ti inculo. Inarca la schiena, metti il culo in fuori… Spingi il culo all’infuori come se dovessi fare la cacca. Ti farà meno male, e ti sarò dentro più facilmente…”.
Le appoggiò la cappella sull’ano e la pressione che esercitò sullo sfintere fece si che si aprisse senza difficoltà. Concetta era molto tesa, aspettandosi un forte dolore, ma l’asta entrò in lei scivolando senza problemi, senza provocarle alcun male.
Voleva che andasse fino in fondo, ma lui si era fermato ed aspettava una reazione di lei.
- “Inculami che aspetti? Mettilo dentro fino in fondo, non mi fa male… E’ bellissimo!”
Giuseppe spinse il cazzo dentro fino a che le palle non andarono a sbattere contro le sue chiappe e cominciò a pompare vigorosamente e le aprì il culo.
Era tutta dilatata e con il culo letteralmente in fiamme, sotto le poderose spinte del membro del maschio che aveva generato.
Tutti e tre ansimavamo e nessuno rallentava, ed entrambi i maschi percepivano i movimenti del pene dell’altro dentro il ventre della donna;
la quale stava regalando la sua verginità anale al suo amato figliolo, che aveva preso definitivamente possesso di tutto il suo corpo e che glielo fece notare:
- “Sei fantastica, mammina mia… Ah, che bel culetto!“.
Ma il giovane ormai non si controllava più, e la inculava vigorosamente facendo sbattere le palle contro la fica e contro i testicoli di Gabriele.
Il risultato fu che Concetta ebbe un orgasmo fantasmagorico, e anche i maschi vennero. Giuseppe le sborrò nel culo e quando lo tirò fuori il cazzo era moscio e il buco oscenamente dilatato.
Si era fatta mattina quando i tre amanti si alzarono da quel letto ridotto a un campo di battaglia, intriso di umori femminili e sperma di ogni genere, con un odore forte e nauseabondo da non credere.
Si ripulirono, e passarono a fare colazione, dopo di che madre e figlio caricarono l’auto con i loro bagagli per far ritorno a Vieste dal padre che li aspettava e che non sospettava minimamente di essere divenuto doppiamente cornuto…
9. Il piacere del rischio.
Rientrati a casa da quella vacanza indimenticabile, Concetta non fu mai più la stessa: insieme a suo figlio Giuseppe, approfittava di ogni momento di assenza del capofamiglia per continuare quel "gioco" perverso che non riusciva più a dominare. E il letto coniugale finì per divenire un diabolico "altare" da violare...
Capitò, infatti, che – un giorno che i due erano soli in casa – la donna si sentì, al solo ricordo di quei giorni di fuoco trascorsi con il suo ragazzo, particolarmente giù di morale...
Giuseppe era nella sua stanza che giocava alla PlayStation, e la donna lo sentiva parlare.
La porta era socchiusa, e così lo raggiunse fermandosi alle sue spalle. Poi, dopo qualche minuto in cui smaniava silenziosamente, all'improvviso sbottò:
- "Oh, caro, ma tu non senti bisogno di accoppiarti? Io non resisto più, tuo padre pensa solo al ristorante e io...".
Lasciò la frase in sospeso, ma era sicura che il figlio ne avrebbe afferrato al volo il significato.
E così fu... Il giovane, si voltò di scatto per rispondere alla madre, e vide che lei indossava solamente una leggera vestaglietta che le arrivava a metà coscia; era aperta sul davanti, e sotto non c'era alcun accenno di biancheria intima; i piedi, poi, affusolati e bellissimi, erano scalzi, proprio come piaceva a lui vederli...
I loro occhi languidi si inabissarono gli uni negli altri; e fu un attimo: Giuseppe la prese per mano e la condusse nella sua stanza, poi le disse:
- "D'ora in poi sarò io il tuo maschio, l’unico “signore” del tuo corpo in questo letto!".
Si denudò prontamente e – sollevando tra le sue forti braccia la madre – la condusse senza fretta sul talamo nuziale.
Ma prima, le sfilò la vestaglietta e cominciò subito ad esplorare quel corpo così sensuale che gli aveva già dato tante soddisfazioni:
-"Sapessi quanto mi sei mancata... Quanto mi è mancato il tuo calore, il sapore e il profumo della tua pelle e delle tue carni!".
Lei gli sorrise maliziosa, e – distesa supina – spalancò spudoratamente le cosce dinanzi al suo maschio ritrovato, iniziando a introdurre spietatamente le dita dentro la fica fradicia.
-"Anch’io ti desidero, e non immagini nemmeno quanto... Fammi tua per sempre!".
Giuseppe allungò una mano e le carezzò dolcemente l'interno coscia, generando di conseguenza il pronto risveglio del suo arnese pulsante.
Cosi, mentre con una mano coccolava la genitrice, con l'altra iniziò a masturbarsi energicamente.
A un certo punto, Concetta, vedendo che lui non si decideva, ruppe gli indugi e gli urlò:
- "Leccamela, maiale, lo so che la vuoi… Ti prego, leccalaaa!!!".
Giuseppe allora le si inginocchiò tra quelle cosce madide di voglia e infilò la lingua nella fessura già dilatata, facendo sobbalzare la donna e facendola dimenare dal godimento.
Concetta sbrodolava come una matta, e infine ebbe un orgasmo tanto intenso che non provava da parecchio tempo... e cioè, da quando lui stesso l'aveva inculata per la prima volta!
Ormai erano entrambi prigionieri del complesso di Edipo, che si era impossessato in maniera animalesca dei loro corpi: lei era una vera femmina da letto, da montare, e lui un maschio votato alla monta di lei...
- "Dai, ora basta, che me la consumi!", gli disse ridendo, "invece, perché non ti fai una bella ciucciata di queste tette come quando eri neonato e ti allattavo? Hai visto che tettone che ho?".
Giuseppe non se lo fece dire due volte, e le replicò, secco:
- “Ha un bellissimo seno”.
Poi, afferrò con entrambe le mani una mammella, cominciò a baciarla delicatamente ma con passione, e con una mano la accarezzò teneramente. Baciò l'areola e poi il capezzolo, dopo di che passò all'altra tetta e cominciò a fare la stessa cosa.
Prese a leccare le areole con un movimento circolare, stuzzicando i capezzoli con la punta della lingua e infliggendogli dei colpi leggeri e rapidi che già così la fecero impazzire.
Finalmente, iniziò a ciucciarli davvero, alternando l’uno e l'altro, e a quel punto Concetta non fu più in grado di resistere a quelle “tirate”, poiché era molto eccitabile in quei punti.
La femmina lo lasciò “lavorare” sul suo seno, e nel frattempo gli accarezzò la nuca ridendo, e gli disse:
- "Ti piacciono proprio le mie zinne? Anche a me piace quello che mi stai facendo… dai, ciucciami i capezzoli".
Giuseppe continuava il suo lavoro così seducente, ed ormai era eccitatissimo pure lui, a tal punto che se ne uscì con una richiesta davvero improbabile:
- “Allattami, mamma!”.
Nel frattempo, con una mano era sceso ad accarezzarle il ventre fino ad arrivare di nuovo al folto pelo della fica.
Con le dita, le aprì la micia scivolosa, andando a sfiorarle di continuo il clitoride gonfio, e poi – abbandonando i capezzoli – a leccarlo con ingordigia.
Gli umori di Concetta ebbero l’effetto del sangue per uno squalo: lo fecero andare in tilt, lui le infilò la mano dentro fino al polso, e poi cominciò a leccare la sua “foresta”.
Le confessò, guardandola ancora fissa negli occhi:
- “Sei grandiosa… Adoro sentire il tuo splendido pelo solleticarmi la lingua…”.
Concetta – con gli occhi semichiusi – stava per venire… Si strizzò quasi le tette, martirizzando i capezzoli, con la bocca aperta in affanno; poi, se le avvicinò per leccarsi le grosse areole scure e spesse...
Giuseppe capì che era il momento… Si posizionò sopra di lei – rischiando, con il peso di entrambi, di fracassare la sdraio su cui si trovavano – e le squarciò la fica: l’aveva di nuovo penetrata!
Non sapevano più nemmeno loro quante volte il suo pisello era sceso nelle sue viscere in quei pochi giorni…
La donna inarcò la schiena, e come per un oscuro automatismo aprì gli occhi. Il figliolo era sopra di lei con il suo pisello che sbucava dalla fica.
Gli disse:
- "Se mai fosse possibile, ragazzo mio, stavolta è stato ancora più bello! E' stupendo!".
Per tutta risposta, lui estrasse completamente il membro che pulsava, e con la cappella cominciò a pennellare le labbra della vagina materna.
Poteva sembrare impossibile, ma stavolta Giuseppe era ancor più eccitato, a tal punto che il glande era diventato enorme e completamente fuori, e le palle sembravano gigantesche!
Una nuova penetrazione, un colpo secco, e Concetta sentì un dolore lancinante e qualcosa di bollente che apriva la sua fica come il burro finendo la sua “corsa” contro l’utero:
- “Mi sembra di sentirti nella pancia, mi sta squarciando!”, urlò ancora una volta lei.
Forse senza volerlo, ma è a questo punto che Concetta ricordò alla “carne della sua carne”:
- “Giuseppe, tu non hai indossato il preservativo, ed io non prendo la pillola da un bel pò”.
Ma lui le rispose:
- “Mamma, voglio metterti incinta!”.
E proprio nell’istante i cui finì di pronunciare quel proposito, si irrigidì e delle potenti scariche di godimento arrivarono dal cervello a dare il via libera al seme del maschio.
- “Sì, vienimi dentro…”, urlò ancora Concetta, ma non c’era bisogno di quell’incitazione, tanto la sua fica era già stata inondata.
Dopo qualche istante di pausa, giusto per riprendere fiato, Giuseppe – senza dir nulla – accostò la cappella allo sfintere ormai violato della genitrice e cominciò a spingere.
- "Amore, ti prego, fai piano… E’ ancora in rodaggio", sghignazzò la femmina. Ma lui, continuò a spingere imperterrito, riuscendo a entrare seppur parzialmente.
Le stava sfondando il sedere, ma non pensò minimamente di fermarsi; anzi, le strinse le chiappe sode nel tentativo di entrare fino in fondo, provocandole un dolore assurdo, poichè quel pisello era davvero troppo largo per non essere sentito da uno sfintere “alle prime armi”.
Finalmente, Giuseppe – dopo aver esploso sperma anche negli intestini della madre – esausto, decise di uscire, e lei tirò un profondo e affannoso sospiro di sollievo.
Sfiniti e sudati, si lasciarono andare sulla sabbia, come se fossero stati investiti da un treno sui loro corpi.
Un'altra volta, mentre Paolo era a un congresso sindacale, madre e figlio si vollero concedere una giornata di mare, in una spiaggetta solitaria non lontana da casa.
Per loro era un pò un paradiso terrestre, di poco al di sotto del letto matrimoniale...
Ebbene, quel pomeriggio la marea aveva trascinato a riva delle vongole che si erano accatastate in una piccola collinetta.
Giuseppe, annoiato mentre Concetta dormiva placidamente in topless, prese uno dei molluschi e cercò di aprirlo. La manovra risultò più complicata del previsto, cosicché il ragazzo si spazientì e quasi urlò tra sè:
- "Cazzo, è più facile aprire la fica di mia mamma...".
Ridestata dal dormi-veglia da quella imprecazione, la donna non riuscì a trattenere una sana risata, cui seguì una domanda ironica:
- "E così, la mia bernarda assomiglia a una vongola, ed è pure facile da aprire... Va bene, vorrà dire che d'ora in poi farò la preziosa...".
Giuseppe capi che quello era il segnale in codice per l'inizio di un nuovo "gioco", e non si sottrasse alla schermaglia verbale:
- "No, vabbeh, mammina, è molto più bella, più attraente, e direi che somiglia a un bel nido di rondini!".
Civettuola, Concetta si strinse i capezzoli tra le dita, segno di un'eccitazione montante che si cominciava a notare anche con una lunga striscia scura e bagnata sul perizoma rosso.
Quando se ne accorse, Giuseppe si senti come calamitato da quell'unguento, e – poste le mani sui fianchi della madre – fece scorrere la stoffa fino a scoprire completamente la sua vulva.
A pochi centimetri da essa, rimase come al solito incantato:
- "Beh, ti dicevo che non era difficile aprirla... Guarda com'è bella pronta! C'è poco qui da fare la preziosa, in questo stato resistetai ben poco... Scommettiamo?".
Intanto, si era tolto anche lui lo slip del costume, mostrando alla ingorda femmina che gli era dinanzi un'erezione fenomenale.
- "Wow... Questo è proprio un bel giocattolone... Ogni volta che lo vedo e mi ci trastullo è sempre più bello e interessante", disse lei beata. E proseguì:
- "Oggi, però, voglio farti un regalino che non hai mai ricevuto da nessuno, e che credo ti piacerà".
Si sistemò per bene sulla sdraio, a busto eretto, e prese in mano quel randello che con pochi sapienti tocchi divenne duro come l’acciaio.
Poi, gli si avvicinò e racchiuse l'asta tra i suoi meloni – che sembrarono ancora più grosse e piene del solito – fagocitandolo nonostante le dimensioni non proprio trascurabili del ragazzo.
A quella inaspettata “spagnola”, il ragazzo sussultò un istante, mentre lei iniziava un perfetto movimento di sali-scendi, ottimamente sincronizzato sul ventre del figlio e che spaziava dai testicoli su fino alla cappella, che così massaggiata andava scoprendosi e ricoprendosi continuamente.
Il suo Giuseppe – che nel frattempo stava toccando i suoi capezzoli – era come in trance: sua madre, né sapeva una più del diavolo, e – se avesse continuato così per molto – lo avrebbe fatto sborrare di sicuro...
Difatti, Concetta sembrava instancabile, e quella amorevole “morsa” non accennava ad attenuarsi.
Lo guardò di nuovo e gli disse:
- "Preparati a sborrare… La voglio tutta sulle tette, non sprecarne nemmeno una goccia!”.
Era arrivato allo stremo, e bastò un solo altro ciclo di sfregamenti perché quelle sfere di carne fossero uniformemente ricoperte di una densa crema bianco latte.
La donna, allora, si ritirò e prese a guardare negli occhi il giovane uomo:
- “Direi che abbiamo fatto proprio un buon lavoro…”.
Poi, sollevò le mammelle ed iniziò a ripulirle con molta attenzione, leccando e deglutendo fino all’ultima goccia di quel seme che andava rapprendendosi.
Quand’ebbe finito, le sue labbra erano ricoperte di uno speciale “rossetto” che lei gradiva molto più di quello in vendita nelle profumerie.
10. Incinta del figlio di suo figlio.
Dopo quei mesi di sesso no-stop, Concetta e Giuseppe dovettero diradare di molto le loro performance amorose, poiché era arrivato anche per Paolo il tempo delle ferie, in cui – chiudendo il locale – passava intere giornate a casa intento al suo hobby preferito: la cucina.
I due amanti si sentirono “guardati a vista”, benché non poterono constatare il minimo sospetto da parte dell’uomo, ed ogni giorno che passava erano sempre più nervosi…
Quando si incrociavano in casa, i loro occhi saettavano negli occhi dell’altro, senza sfiorarsi fisicamente ma con atteggiamenti che la dicevano lunga.
Finalmente (per madre e figlio), le vacanze di Paolo terminarono, e mentre lui tornò dietro il bancone del locale, i due tornarono a “frequentarsi” come piaceva loro.
Un pomeriggio che Giuseppe era rientrato prima del previsto – sapendo anche che la mamma non si sentiva troppo bene – e pensava che lei fosse a letto a riposare, entrando nella sua stanza per giocare al pc, la trovò appoggiata alla finestra in una posa che sembrava quasi una pecorina...
Lei, che non lo vide entrare, restò pensierosa in quella postura, con una piccola minigonna, mentre il ragazzo – dopo aver chiuso a chiave la Porta – si avvicinò e le si appoggiò da dietro confezionandole un gran succhiotto sul collo.
Concetta iniziò a muoversi, e Giuseppe – sollevandole la gonna – le disse:
- “Ah, è così che saresti indisposta? Vediamo, ora, se invece sei ben disposta per me!”.
E così dicendo – constatando piacevolmente che non portava nulla sotto – le apri il culo e la penetrò a fondo.
Le coprì la bocca con la sua mano per non farla urlare, la fece voltare per guardarla negli occhi, e la baciò.
Intanto, le fece salire la gonna fin sopra la vita e le spalancò le gambe facendola sedere sul davanzale della finestra, dove le introdusse il pene tra le cosce e iniziò a scoparla.
Il suo cazzo sparì tutto dentro di lei, e Concetta sembrò essere più sottomessa del solito: non disse nulla, ma gli gettò le braccia al collo mentre lui continuava a penetrarla come una freccia acuminata...
Poi, tutto d’un tratto, Giuseppe – fermandosi di colpo con il suo membro nella vagina genitoriale – si fece serio come non mai le si dichiarò:
- “Mamma, ti amo... Voglio un figlio da te, un bimbo che renda unica la nostra unione!”.
E lei, piangendo dal desiderio di realizzare quella proposta, ma conscia della follia:
- “Non dovremmo pensare a queste cose… Sono tua madre... Pensa ai problemi che ci sarebbero…”.
Concetta non disse più nulla, ma continuò a farsi sbattere finche vennero insieme: anche quella volta, come sempre, erano senza protezioni, e non avevano mai goduto tanto dall’inizio del loro amore…
La femmina, gli aveva fatto capire di accontentarsi di “divertirsi insieme”, ma in cuor suo la richiesta del figlio la stuzzicava.
Continuarono a far sesso anche nei giorni successivi e lui le sborrava sempre – abbondantemente – nella fica…
Qualche settimana dopo, Concetta sentì che nel suo fisico qualcosa non andava… Era convinta di essere in menopausa, ma volle verificare lo stesso, e andò in farmacia ad acquistare un test di gravidanza.
Mentre il marito era al lavoro e il figlio giocava come al solito ai videogiochi, si chiuse in camera sua e fece il test… che le risultò positivo! Era incinta!
Sconvolta, corse da Giuseppe, spalancò la porta della sua stanza, lo abbracciò in lacrime e gli disse:
- “Amore mio, che disastro… Pensavo che non potesse accadere, è quasi un miracolo, ma sono in stato interessante!”.
Rifletterono insieme, e gli confidò di non avere più scopato dopo quel pomeriggio, neanche con suo padre…
Ciò significava che era stato Giuseppe ad aver ingravidato sua madre… Il ragazzo, nonostante lo sbigottimento di lei, era felicissimo, il suo sogno si stava avverando:
- “Oh mamma, finalmente… Il mio seme ha fatto il suo dovere, ti ha fecondata… E’ un vero segno del destino”.
- “E ora? Dovrò farmi sbattere in fretta da tuo padre, sperando che quell’impotente riesca a sborrarmi dentro!”, replicò rabbiosa lei.
Ma il progetto di Giuseppe era ben altro.
- “No, mammina mia, lo abbiamo fatto insieme io e te, lui non c’entra, lo riconoscerò io e diremo tutto a papà…”.
- “Ma sei matto? Così invece si sistema tutto, il cornuto crederà di essere ancora buono a qualcosa e noi continueremo a scoparci!”, replicò lei.
- “No. Adesso basta, non voglio più dividerti con nessun altro maschio, voglio crescere nostro figlio insieme e ch tutti sappiano che è frutto del nostro amore. Costi quel che costi… Diremo la verità…”.
Così, in un burrascoso dopo-cena, riconobbero dinanzi a Paolo la loro “colpa”, e l’uomo – sentendosi ingannato da entrambi – li cacciò dalla sua dimora.
Da allora sono passati ormai 2 anni e Concetta e Giuseppe vivono come marito e moglie, amandosi liberamente alla luce del sole, mentre il loro bambino cresce bello e sano.
FINE.
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1 anno fa
pollicino1965,
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Ultima visita: 2 mesi fa
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Visita dal nutrizionista.
Quella che vi racconterò è una storia realmente accaduta.
Qualche giorno fa, con mia moglie siamo andati da un nutrizionista, perché, come dice lei, l’estate arriverà all’improvviso e non si vuole far trovare impreparata.
Il giorno della visita, era la prima volta che andavamo da questo medico, chiedo a mia moglie di scegliere io l’abbigliamento e l’intimo da mettere sotto, dato che per pesarla e prendere le misure già sappiamo che la farà spogliare.
Alla mia richiesta, mia moglie ha facilmente acconsentito perché già sa cosa ho in mente, e l’idea piace anche a lei.
Inizio con il dire che ho scelto che non indossasse vestitini o gonne ma dei jeans, in modo da evitare che poi restasse con i collant indossati, invece sfilandosi i jeans e il maglioncino è rimasta con il solo intimo.
Mia moglie si è ritrovata davanti al medico in reggiseno e perizoma, accuratamente scelto da me, ovviamente ne ho scelto uno bianco trasparente che lasciava trasparire tutto, lei ha un esile triangolo di pelo, e guardando bene si intravedevano anche le labbra della sua figa.
Il medico ha fatto una serie di domande a mia moglie sulle sue abitudini alimentari, per poi passare alla misurazione del suo peso corporeo e alle varie misure delle principali parti del corpo.
Il medico ha iniziato a prendere le misure a mia moglie che indossava reggiseno e perizoma, ma dopo essersi accorto che il perizoma era trasparente ho avvertito in lui una certa titubanza, forse imbarazzo, parlava guardandoci in faccia come se volesse prendere tempo, come se fosse indeciso, ma a questo punto intervengo io, che mettendola sullo scherzo, gli chiedo se mia moglie riuscirà prima dell’estate a rassodare le cosce e le gambe, dandogli delle pacche a mo di scherzo sul culo, toccandola davanti al medico, il medico sta allo scherzo dicendo che va quasi bene già cosi, che ha un bel corpo, e riprende con le misurazioni.
A questo punto, eravamo più a nostro agio, tanto che mia moglie nel mentre si slaccia il reggiseno e lo lascia scivolare per poi darlo a me, si rivolge al medico dicendogli: cosi non gli da fastidio per misurarmi, ma il medico non si scompone più di tanto, le risponde solo con un gran sorriso.
Ora mia moglie era rimasta con le tette al vento, mostrando i suoi capezzoli che erano diventati turgidi, forse per il freddo, forse per l'imbarazzo o forse perchè si stava eccitando.
Il momento che più mi è piaciuto è stato quando le ha misurato la circonferenza delle cosce, perché si vedeva distintamente che il dottore, senza farsi nessun problema, come se non si capisse, le guardava il perizoma, e dato che era trasparente le stava guardando la figa.
Dettaglio importante da dire è, che mia moglie a casa nell’indossare il bianco perizoma, aveva fatto in modo di mettere la figa in risalto, cioè dopo aver indossato il perizoma si è piegata sulle gambe allargandole tirando per qualche istante le labbra della vagina, per far sì che “ingoiassero” la parte iniziale del perizoma, che consiste in un sottile lembo di tessuto.
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1
1 anno fa
MAIALINABSX,
46/46
Ultima visita: 1 settimana fa
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Mi hanno scopato davanti a lui.
Mi chiamo Marina, ho 29 anni, sono di media statura, mora, occhi neri, fisico morbido, ma non grasso, una bella quarta di seno, un bel culo alto e sodo, che sormonta due cosce snelle e ben tornite. Da sei annui son sposata con Mattia, coetaneo, alto quanto me, moro fisico snello, insomma siamo una coppia come tante, che lavorano e si divertono quando possono, senza crearsi tanti problemi. A letto, Mattia non è il massimo, mentre io vengo da un passato piuttosto libertino, fatto di scopate e bocchini elargiti soprattutto in gioventù, ma poi, da quando mi son legata a lui, non l'ho più fatto, ho voluto esser leale nei suoi confronti, anche se il sesso che facevo allora, mi manca molto e mi dava molte soddisfazioni. Mi piacevano i cazzi duri e molto resistenti, se poi erano anche grossi, erano sempre ben accetti. Invece con Mattia il sesso si esaurisce dopo soli dieci, massimo, quindici minuti. Sapevo che lui era così e l'ho accettato, perché il sentimento che provavo allora e provo ancora oggi, non mi stimola a tradirlo, sebbene, di recente, ha preso a farmi dei discorsi strani sul sesso fatto con altri. Io, quando me lo ha detto, l’ho guardato con espressione davvero sorpresa ed interrogativa, ma, nello stesso tempo, molto preoccupata.
«Ma stai scherzando? Dico: non ci riesce di farlo fra noi, se non qualche volta proprio quando la voglia ci divora, e tu vorresti aggiungere altre persone nei nostri amplessi? Secondo me stai dando di matto! Il caldo ti ha dato alla testa!»
Poi, eri sera, Mattia mi chiama a casa, dopo la sua classica giornata di lavoro, e mi chiede di preparare due cosette da mangiare al volo per cena, perché più tardi sarebbero passati da noi Nico, Fabio e Andrea, per far una partita con la nuova playstation 5, ultimo acquisto di mio marito. Sono un po’ irritata perché mi mette a parte di queste cose sempre all’ultimo momento: mi desse almeno il tempo di organizzarmi. In fretta e furia, preparo qualcosa ed eccoli qui, comodi e pronti a sfidarsi con il nuovo gioco di guerra, che ha acquistato mio marito. Potrebbe stupire che, a 29 anni, giochi ancora con la Play, ma lui lo fa da sempre, assieme ai suoi tre inseparabili amici. Solo di recente, ha acquistato questo nuovo modello e perciò sono da noi, altrimenti l'avrebbero fatto una sera a casa di ciascuno. Sono a conoscenza che, anche se non le conosco, le mogli dei suoi amici mal sopportano queste serate passate con la Play; però, in cambio, anche esse possono poi andare, con il marito al seguito, a far shopping con loro, senza che il consorte abbia nulla da ridire, anzi si offre di portare gli eventuali pacchetti degli acquisti fatti. Sono ancora in cucina a preparare degli stuzzichini, che è poi quello che a loro fa piacere, e già li sento imprecare nelle varie fasi del gioco. Fa caldo, son tronata di corsa dal lavoro, giusto il tempo di una rinfrescante doccia veloce e mi son subito messa a preparare ciò che mi aveva chiesto; quando arrivo nel salone con dei popcorn e delle olive, qualche pizzetta e salutare sia mio marito che i suoi amici, mi rendo conto che il mio è un abbigliamento quanto mai succinto. In effetti indosso una vestaglietta molto sottile e totalmente trasparente. Mattia mi guarda e mi sorride sornione, senza che la cosa lo faccia innervosire, anzi, mi fa delle battute davvero spinte.
«Accidenti, ragazzi, la mia mogliettina questa sera è proprio provocante!»
I suoi amici squadrano, dalla testa ai piedi, le mie forme, contenti della splendida visione che offro loro. Io, dal canto mio, come ogni volta che ci sono loro, mi tiro in disparte in cucina, dove ho l’altro apparecchio televisivo e mi guardo qualche film, o me ne vado a letto. Li lascio al loro gioco, poi, quasi per caso, mi rendo conto che in sala è sceso uno strano silenzio. Poco dopo mi ritrovo Andrea che, con la banale scusa di bere, è venuto in cucina. I suoi passi sono cosi silenziosi, che non mi accorgo di lui, ma sento una mano che, dolcemente, mi carezza la natica sinistra e la voce di un uomo che mi sussurra all’orecchio una cosa che mi stupisce e, nello stesso tempo, mi manda fuori di testa.
«Accidenti! Speravo proprio di vincere io questa sera e mi son impegnato al massimo. Sai, da tempo, fra di noi giochiamo e chi perde è fuori, solo chi vince ha il diritto di cercare di scoparsi la moglie di chi ci ospita a casa sua. La prima volta, è stato proprio tuo marito a far questa proposta e lui stesso si è scopato mia moglie. Poi, ha vinto Nico e si è fatto quella di Andrea; la volta successiva è avvenuto il contrario, cioè lui si è scopato quella di Nico. Io speravo proprio di vincere questa sera, perché, quando ti incontriamo al supermercato assieme a Mattia, lui mi fa un sorrisetto quasi ironico, per essersi scopato mia moglie, mentre tu, con quel visino ingenuo, ma vestita e conciata come una gran puttana da strada, son certo che assecondi il gioco di tuo marito, che ci gode a metterti in mostra; di sicuro anche a te piace che gli uomini ti guardino, ti fissino e si costruiscano nella mente le peggiori porcate sul tuo corpo. Insomma hai piacere che gli si drizzi il cazzo al tuo passaggio e sapessi adesso quanto avrei voglia di scoparti.»
Dopo quest’ultima frase, Andrea mi preme ancor più forte sul culo e mi fa sentire la sua vibrante erezione, strusciandola sulla mia coscia. Mi sento eccitata e, nello stesso tempo, molto irritata per esser usata come un trofeo e, a mia insaputa, anche fatta "cornuta".
«Ma tu pensi che io sia come tutte le altre? Chi ti dice che io sia disponibile? E poi, le altre, cosa hanno fatto quando ve le siete scambiate? Non credo che nessuna abbia avuto nulla da obiettare. E poi, voi dove eravate, mentre il vincitore, riscuoteva il suo premio?»
Lui mi sorride quasi ironico, mentre ora sento che mi sto eccitando nel sentire quella grossa verga premere contro il mio culo. Mi stupisce anche la sua risposta.
«Non ci crederai, ma ciascuno di noi aveva già fatto opera preventiva di convincimento con la propria consorte e, anche se con qualche titubanza, alla fine, ci sono state tutte, mentre noi eravamo in sala a continuare a giocare, come se nulla fosse successo in un'altra stanza. Aggiungo che tu, fra tutte, sei la più bella, la più provocante. Sei quello che ogni uomo sogna; una donna di classe, raffinata, intrigante, con modi garbati e, nel contempo, una gran troia, golosa di altri cazzi.»
Le sue parole mi lasciano stupita e orgogliosa. Qualsiasi donna vorrebbe sentirsi fare questi complimenti, dolci e forti allo stesso tempo. Mi rendo conto che, a differenza delle altre tre, mio marito non ha fatto molta opera di convincimento, anzi per niente e, adesso, decido di prendermi una piccola rivincita. Mi appoggia al mobile della cucina, ma io lo blocco.
«No! Non qui e non così: seguimi! Preferisco farlo come dico io, altrimenti non se ne fa nulla!»
Lo prendo per mano e ritorno in sala. Gli altri, per un attimo, restano in silenzio, mi guardano ed aspettano la mia reazione, che non tarda a venire.
«Se devo esser un trofeo da esibire e donare al vincitore, voglio esser esibita davanti a tutti! Dai, Andrea, fa vedere come mi scopi davanti ai tuoi amici ed a quel coglione di mio marito.»
Lui ha un attimo di esitazione, poi guarda verso Mattia che resta un po’ stupito, poi con un sorriso beffardo, mi si avventa letteralmente addosso. Ci mette un secondo a denudarmi e la sua lingua mi ricopre di bava tutto il corpo: accidenti, che foga!
«Finalmente! Ho atteso tanto questo momento ed avevo proprio voglia di chiavarti. Non mi aspettavo di farlo davanti a lui, ma questo non fa che aumentare la mia libidine ed il piacere di farlo. Ti voglio far impazzire!»
Non resto passiva, anzi mi metto subito all’opera; gli slaccio i pantaloni, mentre lui già geme, pensando a quello che la mia bocca gli regalerà fra poco. Apro la patta e vi infilo una mano dentro; mi trovo davanti una bella mazza, già dura, abbastanza lunga e di notevole spessore. È un bel cazzo, come non è ho visti tanti, di cosi belli. È pulito, profumato e, dopo averlo ammirato per un po', lo lecco sulla cappella bella rossa e lucida, per poi affondarlo tutto in bocca, fino alle palle. Lui adesso geme senza ritengo.
«Sì, che bocca! Accidenti, che gola profonda! Che troia succhiacazzi è tua moglie! Dai, così, mi fai impazzire!»
Mentre lo tengo in bocca, con lo sguardo spazio intorno e vedo che, adesso, tutti mi guardano e, sia Nico che Fabio, hanno il cazzo in mano. L’unico a guardarmi stupito e incredulo è mio marito. Mi sento un lago fra le cosce e ora lo voglio dentro, così mi sollevo, mi sposto di un passo e mi inginocchio sulla poltrona, davanti al divano, dove stanno tutti e tre; mi giro a guardare Andrea, che non esita e mi si mette dietro, in piedi, con il cazzo in mano e me lo appoggia alla vagina fradicia di umori, che si dilata e lo lascia scorrere dentro, tutto fino in fondo.
Mi sento dilatare e riempire nello stesso tempo. Me lo spinge tutto dentro, fin in fondo, facendo aderire il suo corpo al mio; poi mi afferra per i fianchi ed inizia a pomparmi con un ritmo lento, ma assiduo. Esce quasi del tutto, per poi affondarlo ancora tutto dentro, facendo sbattere la punta sul fondo della mia vagina che, ad ogni colpo, mi trasmette una scarica di piacere tale da farmi godere all'istante. Sono sbattuta, chiavata e, intanto, Nico si è alzato per veder più da vicino; lo guardo, è in preda ad una libidine tremenda, senza controllo, lo faccio avvicinare dell’altro lato della poltrona e gli prendo il cazzo in mano. È una bella verga anche la sua e, dopo un momento che ne ho saggiato durezza e consistenza, lo porto alla bocca ed inizio a succhiarlo. Un grido di piacere esce dalla sua bocca, mentre io lo ingoio tutto.
«Caspita, che bocca bollente! Lei sì che sa succhiare un cazzo! Dai, così, che mi fai impazzire!»
Ora mi sento un pollo allo spiedo. Un cazzo dentro da dietro ed uno in bocca, che mi chiavano con un sincronismo perfetto
Ho un orgasmo che mi fa mugolare a bocca piena; chiudo gli occhi per non dimenticare questo momento ed imprimere nella mia mente queste sensazioni davvero particolari. Quando riapro gli occhi ho anche l’altro cazzo di fianco a me, pronto per esser succhiato. Quello di Fabio non ha nulla da invidiare agli altri. Lungo abbastanza, ben dritto e con la cappella molto rossa e grossa. Me la avvicina alla guancia ed io mi sfilo l’altro e la lecco, con il risultato che adesso anche lui mi fa i complimenti.
«Bravissima, così, dai, succhia! Accidenti che bocca! Che bocca, dai ingoia»
Intanto Andrea mi scopa sempre più forte ed avverto che non reggerà a lungo. Mi stantuffa e mi porta ad un ennesimo orgasmo, che grido a bocca piena.
«Sì, dai, così… dai, così… più forte! Più forte che vengo! Dai, vengo! Vengo!»
Mi sento scossa da un'ondata di piacere e mi rimetto il cazzo in gola; lo succhio come se non ci fosse un domani. Nico non può reggere al mio servizietto di bocca e mi regala la sua crema direttamente in gola.
«Dai, così, sborro! Cazzo, mi stai succhiando anche l’anima! Dai, sborro!»
Densi schizzi di crema prelibata mi inondano la bocca e la gola. Ingoio e pulisco tutto, poi mi giro e, mentre prendo quello di Fabio in bocca, Andrea mi sbatte con forza e mi scarica dentro un getto di sborra bollente, che percepisco inondarmi del tutto la vagina.
«Vengo! Cazzo, sborro pure io adesso! Tieni! Senti come te la farcisco!»
Lo sento scoparmi convulsamente, scosso dal piacere, poi si sfila, mentre io ricevo in gola quella di Fabio che, molto eccitato dal gioco, non ha retto molto. Li pulisco entrambi e poi, sfinita, me ne vado in bagno. Sento delle voci confuse, mentre, seduta sul bidet, mi lavo. Poco dopo, arriva Mattia e mi guarda in silenzio. Intuisco che se ne sono andati e lui non sembra trovare le parole per dirmi qualcosa. Faccio un bel respiro e poi mi alzo, mi avvicino a lui e scopro che ha il pacco durissimo. Mi guarda ed abbassa gli occhi. Io mi inginocchio davanti a lui, gli estraggo il cazzo e glielo prendo in bocca. Lo pompo sempre più forte, come una dannata, e lui non resiste molto; alla fine se ne viene nella mia bocca. Ingoio anche la sua crema, poi mi sollevo e lo bacio in bocca. Per un attimo cerca di sottrarsi, ma io gli tengo la testa bloccata fra le mani ed insisto finché accetta e ricambia il bacio. Dopo di che lo guardo negli occhi, lui mi sorride in cerca di una conferma, che arriva puntuale.
«Mi è piaciuto, lo voglio rifare e, se è possibile, anche con le mogli dei tuoi amici, quindi pensa ad organizzarle una serata di questo tipo, altrimenti, la prossima volta che vengono a giocare qui in casa, io esco e vado a scopare con il primo che passa.»
Ora mi guardo allo specchio, mentre sento suonare alla porta; sono i suoi amici, con le mogli: questa sera, chi sarà il trofeo da esibire?
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1 anno fa
baxi18, 55
Ultima visita: 19 ore fa -
Brigitte e la vacanza al lago
1. Premessa.
In una Berlino appena riunificata, Brighitte – una donna imprenditrice di 52 anni, divorziata e madre di 5 figli – sbuffava per il gran caldo che quell'anno attanagliava tutta la Germania...
Il lavoro languiva, ostaggio delle ormai prossime ferie estive, e la donna si stava organizzando per trasferirsi nella sua graziosa villetta con piscina di Waren, sul lago di Muritz.
Aveva appena terminato di ascoltare per telefono la sua numerosa prole, e quel mese di Agosto sarebbe stato epocale: tutti sarebbero riusciti a raggiungerla per alcuni momenti di relax in famiglia.
Dopo due ore e mezza di macchina, ecco finalmente apparire il piccolo borgo natio, dove Brighitte aveva trascorso la sua giovinezza prima di trasferirsi in città.
Disfatti i bagagli e salutati amici e parenti che ritrovava in quelle occasioni, la donna aveva potuto finalmente rilassarsi a bordo piscina...
Era sempre un piacere vederla abbandonata ai suoi pensieri: alta un metro e 65 per 55 kg, occhi scuri e capelli castani, carnagione chiara, aveva una bella quarta misura di seno (sodo), dei fianchi abbastanza sporgenti, un pancino appena accennato, e un piedino relativamente piccolo.
2. Finalmente riuniti.
Brighitte, era adusa prendere il sole in bikini, e d'altronde il suo fisico ancor giovanile glielo permetteva...
Complice un piacevole venticello, sprofondò in un sonno profondo e ristoratore quando all'improvviso sentì delle voci ovattate in lontananza...
Che stesse sognando? No, non era possibile, quel vociare confuso apparteneva a degli individui ben precisi e a lei noti...
Si, ma chi erano? Aprì gli occhi, ma la sua vista era ancora appannata... Tanto, però, le bastò per riconoscere l'avverarsi di quel desiderio che il suo cuore cullava da un anno.
Si, quelle voci appartenevano ai suoi "ragazzi"!
Cercò di alzarsi di scatto, e fu allora che li vide intorno a lei, in carne ed ossa... Non era un sogno!
La stavano ammirando come non avessero mai visto una donna, e in effetti aveva un fisico stellare, da far invidia a una teenager...
La salutarono tutti quanti con entusiasmo, baci e abbracci che volevano dare e chiedere molto di più, come dimostrava il gonfiore dei loro “pacchi” che emergeva mirabilmente dai costumi.
Il primo a parlare in nome di tutti i fratelli fu Simon, il più grande:
- “Mamma, ti trovo davvero in splendida forma, sembri una ragazzina”.
Poi fu la volta di Helmut, che osservò:
- “Non hai neppure una smagliatura, né un filo di pancia, andando avanti così mi lascerai disoccupato!”.
Ci fu una gran risata… e anche Brighitte si associò a quel momento di goliardia.
Wolfgang aggiunse:
- “Mamy, se non fossi mia madre ti chiederei di sposarmi…”.
E scattò un altro abbraccio tra i due.
Fabian, invece, la buttò più sul romantico:
- “Mi sembri Biancaneve tra i nani, che siamo noi cinque…”.
Infine, Alex:
- “Mamma, che posso dirti ancora che non hanno già detto i miei fratelli… Penso che quello che ti hanno detto sia tutto vero, ma è riduttivo per una splendida femmina come te”.
Ognuno di essi, come per tacito accordo, mentre si avvicinavano alla avvenente genitrice, fece anche in modo di strusciare il loro membro su di lei…
Brighitte dapprima arrossì, chinò il capo e provò a stemperare la situazione:
- “Sciocchi adulatori… Su, andiamo a tavola, che è ora di colazione…”.
Prima, però, di proseguire nel racconto delle vicende che coinvolsero intimamente questa donna con i suoi figli, credo sia il caso di “presentare” un po’ ciascuno di loro…
Ebbene, cominciamo con Simon, il più anziano della “nidiata”, 28 anni, alto 185 x 75 kg, capelli biondi e ben fisicato, elegante nei modi, gran carisma… Fa il boscaiolo, e sotto è ben messo, 20 cm. di potenza e resistenza.
Poi c’è Wolfgang, 26 anni, 165 x 90 kg, tarchiato e robusto, con una folta barba e pochi capelli rossicci. E’ musicista, ed ha una “dotazione” di 22 cm.
Appresso viene Fabian, 24 anni, 170 x 65 kg, fisico normale ma molto poco “tedesco”, infatti è scuro di carnagione, capelli neri, e 17 cm. “sotto”. E’ impiegato delle Ferrovie…
E ancora Alex, 23 anni, ispettore di polizia assai serioso, alto 168 x 70 kg, robusto, capelli biondi, e non molto dotato in lunghezza ma che “si sente” in larghezza.
Per ultimo viene Helmut, 21 anni, 170 x 80 kg con pochi muscoli, capelli corti castano chiaro, occhi castano, normodotato di 17 cm. E’ studente di medicina.
3. Una brusco risveglio.
La mattina seguente, molto presto, Brighitte – dimentica di avere in casa quella cresciutella cucciolata di allupati – vista la bella giornata che si annunciava, scese in piscina completamente nuda…
Le sue bellissime curve avrebbero emozionato chiunque… Era davvero una “femmina da letto” che da troppo tempo non provava quelle pulsioni sessuali proprie di un rapporto completo…
Dopo aver fatto un tuffo rigenerante, si sdraiò sul lettino e chiuse gli occhi… Ogni suo dettaglio risultava straordinario, e i capezzoli – toccati dal tepore dei raggi del sole – si erano già inturgiditi, mentre inaspettatamente la passerina stava manifestando le sue “voglie” (chissà, la vista dei corpi della sua prole, il giorno prima, l’aveva stuzzicata) sopite da troppo tempo…
Stava fantasticando, e meditava sulla possibilità di potersi ancora concedere – alla sua età ancora giovanile – a un uomo, quando un fischio alla pecorara la sorprese…
Aprì gli occhi, cercando di coprirsi istintivamente – con entrambe le mani – le sue "vergogne", e vide Wolfgang impietrito dalla bella sorpresa, ai piedi del lettino, anch'esso in costume adamitico e con un'importante erezione tanto era in estasi.
Lui si coprì il basso ventre, mettendo le mani a coppa, e mortificato le disse.
- “Scusa Mamy, ma non sono riuscito a trattenermi…”.
La donna lo guardò confusa, ma poi piano piano le sue labbra si aprirono in un sorriso che alla fine sfociò in una risata:
- “Ahahah… Se ti faccio questo effetto, la prossima volta non ti invito…”.
Le mani a coppa che il ragazzo aveva posto a “protezione” dei suoi genitali, infatti non riuscivano a nascondere il membro che prepotente faceva capolino.
L’imbarazzo di madre e figlio era evidente… Così Brighitte, per uscirne – dato che erano sempre stata una famiglia “liberale” – propose:
- “Dai, che stiamo a fare così impalati? Togliamo le mani e succeda quel che succeda!”.
Intendeva dire che se doveva essere così, che venissero pure alla luce del sole le loro rispettive emozioni…
Difatti, tolte quelle fragili protezioni, i due mostrarono tutto il loro stato: lei aveva la fica che le colava abbondantemente fin sulle cosce, mentre lui aveva i palmi delle mani insudiciati di abbondante precum.
Senza volerselo confessare, ma si sentivano soddisfatti da ciò che potevano finalmente contemplare.
Wolfgang riuscì per primo ad aprire bocca:
- “Se penso che nessuno ti ha più toccata… Mi fa una rabbia… Sei bellissima Mamma!”.
E Brighitte:
- “Beh, anche tu non hai messo a frutto quel ben di dio che ti ritrovi”.
Ma questa fragile armonia tra madre e figlio fu interrotta improvvisamente, quando i due sentirono avvicinarsi qualcuno…
Erano gli altri fratelli… Chissà cosa avrebbero pensato se li avessero trovati lì in quella situazione…
Madre e figlio, quindi, sgattaiolarono in tutta fretta verso i rispettivi spogliatoi per ricomporsi e rendersi decisamente più presentabili.
Intanto, pure gli altri fratelli non erano rimasti insensibili alle morbide fattezze della madre che avevano sempre sotto i loro occhi, benché lei si comporti con estrema naturalezza e senza far nulla per ostentarle in maniera provocante.
E una sera, dopo la consueta cena conviviale, nella loro stanza i discorsi dei ragazzi cadono fatalmente su di lei:
- “Ma avete visto che movenze? Se non fossi suo figlio la metterei a parete e sapeste che gli farei…”, disse Simon che era abituato ad andare per le spicce…
Tutti assentirono, e Wolfgang – che senza dir nulla ai fratelli l’aveva vista “come mamma l’ha fatta” – aggiunse:
- “Proprio così… E poi che corpo… Tonico… Chissà sotto come si bagna”.
Anche dinanzi a questa considerazione così spinta furono tutto d’accordo, e si toccarono le parti basse con insistente voglia, come se si masturbassero da sopra i boxer da mare.
L’ultimo a parlare, questa volta fu Alex, il quale ipotizzò:
- “Chissà che desiderio deve avere dopo tutti questi anni in solitaria…”.
Si fermò un attimo, e poi:
- “E se cercassimo noi di aiutarla?”.
Calcò appositamente la voce sulla parola “aiutarla”, guardando di sottechi gli altri quattro.
In breve, decisero di “metterla in mezzo”, di crearle appositamente imbarazzo…
4. Waren… ovvero il Paradiso terrestre.
La mattina del giorno seguente, li trovò già belli e vivaci per mettere alla prova la loro madre, perfettamente ignara dei progetti dei suoi ragazzi…
Infatti, mentre Brighitte – in bikini – era indaffarata a preparare la colazione, eccoli comparire l’uno dopo l’altro in sala…
Si sedettero a tavola, allegri come al solito, ma lei era troppo presa per accorgersi della “novità”.
Quando, però, lei si apprestò a servirli, giunta dinanzi al primo, Alex, vide che erano tutti a torso nudo, ma quando il suo sguardo si posò all’altezza delle sue cosce e risalì su fino all’inguine, noto un wurstel di carne che non gli era certo scivolato giù dalla padella…
Sgranò gli occhi, e il tegame che aveva in mano quasi gli cadde…
Stava per mettersi a urlare contro la bravata del figlio, quando – percorrendo con gli occhi tutti quanti gli altri – vide la stessa cosa: una parata, al vero rispettabilissima, di uccelli né mosci né ancora in tiro.
Non ebbe, quindi, la forza di inveire contro Alex, ma – guardando nel vuoto all’indirizzo dei cinque manigoldi – reagì bruscamente:
- “Ragazzi, ma che diamine avete fatto? Ma siete impazziti, tutti quanti con quei cosi di fuori?”.
Come era già avvenuto, a rispondere fu Simon, il più grande:
- “Ma mamma, mica ti scandalizzi per questi cannoli… Siamo o no a colazione? Abbiamo pensato di portarti dei gustosissimi dolcetti, tutti per te”.
E giù una sonora e cameratesca risata…
Brighitte, sentitasi in minoranza, non seppe che replicare, rimase un attimo a pensarci su, e poi:
- “Su, figli miei, se volete prendervi libertà qui in villa ok, ma non esagerate…”.
Finito il desinare, la donna no riusciva a non pensare a quello spettacolo offertole gratuitamente dalla sua prole... E si sentì, dopo tanto tempo, “smuovere” qualcosa tra le gambe…
Certo, era indubbio che i suoi ragazzi avessero dei fisici appetibili, ma lei, caspita, era la loro madre!
I ragazzi continuarono con queste “provocazioni” anche nei giorni seguenti, chi mostrandosi durante una masturbazione, chi mentre “giocava” lascivamente con i suoi grossi testicoli…
Dai oggi, dai domani, nonostante il suo lassismo, un bel giorno le disse, accoratamente, quasi supplicandoli:
- “Ma vi sembra giusto? Ma dai, su ragazzi, non fate i cretini…”.
Ma i figli, imperterriti, continuarono per settimane con questi giochetti…
Allora, Brighitte cercò di cambiare strategia e cercò di buttarla sullo scherzo, sulla battuta:
- “Scemi, su togliete di mezzo questi batacchi… che se no ve li suono io…”.
I ragazzi, colsero quell’innocente battuta come una seria offerta da parte della madre, e non si lasciavano sfuggire la pur minima occasione per rintuzzarla…
Alla fine, disperata, Brighitte si rassegnò a vederseli girare così per casa e in piscina, e loro ebbero marcato un altro punto a loro vantaggio…
5. Fuori controllo.
Iniziò così, per la seria imprenditrice, una nuova fase della sua vita… Meditò sul passato e sull’educazione che aveva dato ai suoi figli, sul senso del pudore, e sulla “lezione” che in queste settimane loro le stavano impartendo…
E sì, perché capì che la nudità non era per forza da vedere come scandalo, ma poteva anche essere vissuta serenamente.
Cominciò, quindi, a lasciarsi andare… E iniziò anche lei ad andare in giro nuda tutto il giorno, non solo la mattina presto in piscina quando nessuno la vedeva.
Un giorno, confessò ai suoi ragazzi:
- “Sapete, i vestiti sono solo orpelli non naturali…”.
I cinque erano al settimo cielo, ma non avevano ancora visto niente.
Un giorno, in pieno giorno, era in piscina e fece in modo che fossero tutti presenti: poi si sfilò le scarpe, si slacciò il reggiseno del costume, via gli slip, e in un lampo era nuda, completamente nuda, in piedi dinanzi a loro!
Helmut, il più sfacciato, gli domandò:
- “Come ci sente da donna libera?”
E lei, dopo aver fatto un sospiro profondo:
- “Benissimo!”.
Da allora, in quella casa, i vestiti furono banditi… E Brighitte iniziò a tenere un atteggiamento del quale a volte si vergognava, ma che le piacque molto.
Capitava, infatti, che – a turno, ma senza averlo studiato – si trovassero soli la donna con ciascuno dei suoi ragazzi.
Il primo fu Fabian, il quale non perdeva occasione di avvicinarsi con una scusa qualsiasi e strusciargli il cazzo addosso; Brighitte, per tutta risposta, si lasciò andare a un apprezzamento che in altri tempi non avrebbe mai fatto:
- “Ma che bel cazzo che hai, ragazzo, ho fatto proprio un bel lavoro…”.
Un’altra volta, toccò a Helmut “appartarsi” con la mamma… A lui piaceva da morire bagnarsi le dita e farle roteare i capezzoli, con conseguente uscita di testa di lei…
Quando ciò accadeva, Brighitte, quasi in trance emotiva, rispondeva con:
- “Sei un amatore di stile, fortunata la donna che ti avrà tutta per sé…”.
Wolfgang, invece, amava andare al sodo… Scese subito ad accarezzarle il monte di venere, e lì lei perse completamente il lume della ragione, e lo apostrofò:
- “Con quello spettacolo tra le gambe, farai faville…”.
Ad Alex faceva impazzire il corpo della genitrice nel suo complesso: non si stancava mai, quando si incrociavano, di girarle intorno mostrandole il suo apprezzamento…
E lei:
- “Se mi prendi tutta te, poi ai tuoi fratelli cosa resta?”.
Infine, arrivò Simon, il maggiore, che era sempre stato il “cocco di mamma”. Lo squadrò dalla testa ai piedi e gli disse:
- “Per te, darei il meglio, il mio lato b!”.
La sera, a letto, quei maschi ingrifati fecero il punto della situazione, constatando che la madre – sotto le vesti “pubbliche” di donna in carriera – era parecchio disinibita, e decisero di affondare il colpo decisivo: sottoporla ad una “gangbang familiare”, da cui nessuno sarebbe stato escluso, ma di cui nessuno – fuori della famiglia – doveva sapere...
6. La cena delle meraviglie.
L'occasione giusta per coinvolgere Brighitte nel loro progetto si presentò l’ultima sera delle vacanze, quando un'umidità pazzesca che invadeva la casa consigliò la donna ad organizzare la cena a bordo piscina, una bella tavolata di mandrilli serviti da una "cameriera" molto speciale…
Quando tutto fu pronto, Brighitte uscì fuori con il primo vassoio, e fece per avvicinarsi al tavolo quando Simon si alzò in piedi e chiese ai fratelli un grande applauso per la mamma, per ringraziarla di quelle splendide giornate vissute insieme e per lo spettacolo che gli aveva dato con il suo fisico, e che era stato un sicuro nutrimento per i loro occhi.
Poi, le disse:
- "Mamma, scusa ma noi avremmo pensato a un vassoio molto più prezioso e che fa certamente maggior onore a queste ottime pietanze".
Come era diventato usuale da qualche giorno in quella casa, tutti stavano completamente nudi...
E visto che Brighitte rimase stralunata dinanzi alla richiesta del figlio, i ragazzi tutti si alzarono da tavola e – dopo averle tolto di mano il piatto – la presero per braccia e gambe sollevandola da terra e la depositarono sul banco.
Lei, dapprima non volle, si irrigidì e cercò di tirarsi indietro:
- “Ma cosa fate, non vi pare questa volta di esagerare, siete tutti matti?”.
Ma poi, piano piano, l’idea di “offrirsi” in quella nuova veste cominciò ad intrigarla, e non poco…
Così Helmut iniziò ad imbandire il banchetto: collocò delle tartine al salmone “infilzandole” sulle punte dei suoi capezzoli e tutte intorno alle sue splendide mammelle, irrorandole di un condimento a base di soia che poi sarebbero andati ad intingere nella incantevole conca dell'ombelico; e ancora, sottili scaglie di parmigiano le adornarono il bel ventre piatto, e per finire una fettina di prosciutto crudo, ripiegata in quattro parti, fu introdotta nella fessura della vagina: quello, sarebbe stato il "premio" per chi – dopo aver mangiato tutto il resto – vi fosse arrivato per primo...
Allestito questo appetitoso banchetto, si rimisero a tavola, e cominciarono a desinare con gusto sul corpo di Brighitte.
Il boccone più prelibato toccò infine ad Alex, il quale lo estrasse religiosamente tutto inzuppato da un succo che non era soia… Lo mostrò orgoglioso ai fratelli e lo ingerì in un sol boccone…
Terminata la cena, la mamma stava per rialzarsi quando i ragazzi – trattenendola supina per le spalle – le fecero capire che non era ancora finito il divertimento: ora veniva il meglio…
7. Gangbang per una madre.
Mentre Brighitte stentava a comprendere le ragioni di quel rifiuto, i ragazzi si erano alzati in piedi e stavano iniziando a masturbarsi in prossimità del suo viso…
La donna era troppo riservata per accettare passivamente quella situazione, e ci volle quindi un gran lavoro da parte di Simon per convincerla.
Gli disse:
- “Mamma, avremmo pensato di concludere questa vacanza in modo degno… E qual è il modo migliore per un figlio se non dare tutto se stesso a sua madre? E qual è il modo migliore per una madre se non accogliere di nuovo un figlio dentro di sé?”.
Brighitte capì benissimo, ma ora non aveva più la forza per opporsi… Aveva dato il suo corpo come vassoio, perché non avrebbe dovuto fare altrettanto con quest’ultima richiesta, magari divertendosi un pò anche lei?
Non aveva mai provato personalmente una gangbang incestuosa, aveva solo sentito parlare di lontani parenti che si erano congiunti creando un certo scompiglio…
Ma cosa le importava? Erano tutti maggiorenni, tutti d’accordo e pienamente consenzienti… E dunque?
Guardò uno per uno i suoi figli, carne della sua carne, e poi:
- “Vi voglio quanto voi volete me… Beh, ragazzi, iniziamo?”.
Dopo quella prolungata seduta di autoerotismo, Brighitte osservò che erano tutti a buon punto, e la cosa la eccitò molto; si sollevò in ginocchio, senza alcuna sollecitazione, e con un gesto eloquente li chiamò in cerchio intorno a se.
Il primo cazzo che assaggiò fu quello di Alex; se lo infilò in bocca per succhiarlo, mentre con la mano sinistra e con la desta teneva rispettivamente quelli di Wolfgang e di Helmut.
Nel frattempo, sentì altri due membri – quelli di Fabian e di Simon – che gli si erano posizionati alle spalle, gli strusciavano le cappelle sulle sue chiappe sode, mentre ed iniziarono a palpargli il sedere.
Quando, pochi minuti prima, aveva iniziato quel “gioco”, si era imposta di contenersi, che avrebbe fatto una gangbang “soft”, ma più passava il tempo e più si sentiva come la peggiore delle troie, e questo la fece infoiare sempre di più.
Voleva assaporare e soddisfare tutti i suoi maschi, e quindi iniziò a ruotare lentamente su se stessa, per ciucciarseli tutti a turno e per poi ricominciare il giro da capo.
E mentre con la bocca Brighitte si dedicava a fare pompini, i ragazzi iniziarono – alternandosi – a leccarle la fica.
Brighitte cominciò a bagnarsi come non le era mai capitato, e si sentì le cosce umide del suo umore e della saliva dei suoi cinque figli.
Iniziò poi a mugugnare sempre più forte, gemeva con i cazzi in bocca come se la stessero già scopando.
E anche loro si eccitavano al sentire i gemiti della madre, percui aumentarono la forza con la quale le leccavano la fica e quella con cui le infilavano i membri in bocca.
Di tutti, l’unico che riusciva a contenere tutto fino in gola – palle comprese – era quello di Alex, che era il più piccolo. E fu proprio lui il primo a venire...
Brighitte sentì la sua gola che si infuocava del caldo sperma del figlio, ed anche lei ebbe il suo primo orgasmo…
Il ragazzo, preso dall’eccitazione del momento, le disse:
- “Adesso, ingoia tutto!”
Lo guardò, poi abbassò lo sguardo ed ingoiò il suo seme.
Rivolse nuovamente lo sguardo al figlio, aprì la bocca e gli dimostrò – muta – che del suo sperma non era rimasto niente.
Il sapore di sborra fu come un eccitante che diede alla femmina nuova forza per divorare anche gli altri quattro cazzi con relativo contenuto bollente.
Oramai, Brighitte era una scheggia impazzita, chiamò a sé Simon e lo fece stendere sulla tavola al posto suo, dopodiché salì accucciandosi su di lui e gli annunciò:
- “Ti voglio dietro, dai spingimelo dentro”.
E il giovanotto – che ce l’aveva più lungo di tutti – la accontentò appoggiando la sua cappella sul buchino stretto della mamma e scendendo profondamente nel suo intestino.
Poi, afferrò per un braccio Alex e se lo tirò su anche lui, indicandogli il buco della fica aperto ma ancora disponibile.
Si fece penetrare vaginalmente da un cazzo non super ma molto largo, che la squartò facendola ululare dalla libidine.
Stretta in quel groviglio di cazzi tutti per lei, Brighitte si sentì esplodere le interiora, e… venne una seconda volta!
Fece ruotare di posizione tutti i suoi ragazzi diverse volte, di modo che alla fine tutti e cinque avevano assaggiato la sua patata, il suo culo, la sua bocca e le sue mani…
Raggiunse ancora altri molteplici orgasmi, e a un certo punto pensò bene che era giunto il momento di farsi sommergere da un maremoto di sperma: scese dal tavolo, si inginocchiò e dispose i cinque attorno a lei, e come all’inizio ricominciò la sua attenta opera, spompinandoli fino a portarli al limite del piacere.
Mentre si aggirava ancora tra un cazzo e l’altro, sentì uno schizzo caldo nelle tette: il primo era venuto.
Il secondo le venne in bocca, e quasi contemporaneamente il terzo le sborrò in faccia.
Prese infine l’ultimo cazzo, e lo succhiò fino a che gli schizzò violentemente in gola.
La “gangbang di famiglia” era finita!
8. Conclusioni.
Così come quella intensissima gangbang, anche quelle vacanze stavano per finire...
Brighitte e i suoi ragazzi si interrogarono spesso nei mesi a venire su come avevano potuto non pensarci prima: lei divorziata e libera, loro pure senza alcun legame affettivo, avevano finalmente trovato il modo per completarsi.
Si promisero che quando uno dei sei avesse "bussato", tutti avrebbero risposto senza indugi...
Ritornarono alle loro vite di sempre, ma nelle loro menti e nei loro corpi ormai c'era come un marchio indelebile, come scolpito a lettere di fuoco: INCESTO.
E loro non sarebbero mai più tornati indietro...
FINE.
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1 anno fa
pollicino1965,
58
Ultima visita: 2 mesi fa
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Volevo essere fatto cornuto.
Mi chiamo Fabio, ho 35 anni, sono bassino, un po’ stempiato e con un po’ di pancetta. Da nove anni sono sposato con Costanza, una bella donna, più alta di me, con curve morbide, ma non grassa; inoltre è molto simpatica e solare. Ha un bel seno grosso, una quinta misura ed il culo con due belle chiappone, che mi eccitano molto. Fino a poco tempo fa, ero convinto che fosse una brava donna, leale, fedele, invece, casualmente, ho scoperto che è una vera troia. La nostra vita coniugale è sempre viaggiata su canoni di assoluta normalità. Lei è una donna bella, appariscente, carina e le piace vestire alla moda. Le piacciono i vestiti che lasciano trasparire un po’ le sue grazie: pantaloni a vita bassa, che le permettono di far vedere il filo del perizoma che indossa. Da qualche tempo, durante i nostri rapporti sessuali, abbiamo iniziato a giocare di fantasia. È avvenuto causalmente e, parlando, abbiano fatto delle ipotesi, che ci hanno eccitato tantissimo e poi, da lì, sempre più intrigati da questo gioco, abbiamo allargato i nostri orizzonti ed immaginato che potrebbe esserci un qualche bel giovane che la scopi. Questa fantasia mi eccita molto, soprattutto a sentirle dire che le piacerebbe avere un altro cazzo
«Sì, porco. lo sai che mi piacerebbe avere un altro cazzo, più lungo e più grosso del tuo!»
Naturalmente assecondo il gioco e le rispondo che mi piacerebbe se mi facesse cornuto.
«Sì, amore, fammi cornuto, mi piacerebbe che scopassi con un altro; l’importante è che poi mi racconti tutto.»
Una volta però sfogati i nostri istinti sessuali, nella realtà lei mi confessava che non aveva il coraggio di fare una cosa del genere.
«Come faccio? Mi vergogno! No! Con uno sconosciuto, mai!»
Poi una sera, parlando delle nostre esperienze passate, è emersa una storia di cui non ero a conoscenza.
«Quando avevo appena 15 anni, Luca, mio cugino, quello sposato che ha due gemelline, allora ne aveva 19 e si faceva far le seghe da me e, più in là, mi insegnò a fargli dei pompini.»
Appena ho preso atto di ciò che diceva, il mio cazzo è esploso: le son salito sopra e l’ho scopata come un pazzo furioso. Dopo, quando ho dato sfogo alla mia eccitazione, ho deciso che dovevamo provare.
«Ma stavi parlando di Luca, quello che fa il falegname?»
Lei annuisce.
«Molto bene! Mi hai detto che con uno sconosciuto non lo faresti mai, quindi con lui potresti provarci? Chiamalo e digli che abbiamo bisogno di fare un lavoro in casa. Ti vestirai in modo da farlo arrapare ed il resto verrà di conseguenza.»
L’indomani, in mia presenza, lo chiama e lo prega di venir da noi per vedere se si può fare un lavoro. Naturalmente, mentre lo aspetta, vedo che si prepara a riceverlo: docciata e ben profumata, si veste con una minigonna, perizoma e reggiseno. Ai piedi, mette scarpe da zoccola, dal tacco alto e sottile. A solo guardarla mi viene il cazzo duro ed una voglia di scoparla da non credere, ma lei mi ha respinto sorridendo con malizia.
«No, mio caro, oggi no! Oggi devi accontentarti di guardare me. Dai, vatti a nascondere nel solaio, che sta arrivando.»
Mi nascondo dietro la porta delle scale, che portano in soffitta, ed aspetto. Dopo una ventina di minuti, arriva Luca. Lei fa finta di chiamarmi e io le rispondo che sono nell’impossibilità di raggiungerli, che lei sa bene di cosa avevamo bisogno e, perciò, poteva bastare che fosse lei ad illustrare cosa c'era da fare. Dal mio nascondiglio, avevo un’ottima visuale sui luoghi dove si sarebbero trattenuti. Li spiavo con il cazzo in mano. Lei gli mostra i lavori e poi gli offre un caffe. Vedo lui letteralmente preso da lei: se la mangia con gli occhi.
«Sei bellissima! Più passa il tempo e più diventi bella!»
Mia moglie cerca di svilirsi facendo un po’ di scena, ma intanto civetta con lui.
«Sei un adulatore! Ora non sono più come un tempo: ho qualche smagliatura, guarda le cosce, vedi? Non son più, cosi belle!»
Lui, visibilmente eccitato, insiste con i complimenti.
«Ma non scherzare! Sei stupenda! Magari mia moglie fosse come te! Dopo il parto è lievitata ed è diventata il doppio di quello che era prima!»
Costanza finge di non credergli, ma si vede che si sente lusingata.
«Dai, non scherzare, che una donna è portata a credere a certe cose!»
Lui allora cambia tattica.
«Ti ricordi che splendidi pompini mi hai fatto da ragazzina?»
Mia moglie annuisce e lui insiste a rinnovarle i ricordi.
«Ti piacerebbe tornare a qualche tempo fa? A quando ci divertivamo insieme?»
Costanza lo guarda e non dice di no, ma nemmeno sì.
«Luca! Dai, smettila, che dici? Ora sono sposata!»
Luca però è eccitato e le si avvicina.
«Vieni, Costanza, guarda come mi hai fatto eccitare!»
Lui lo tira fuori e a Costanza sfugge un'esclamazione di stupore. Poi le si avvicina e la esorta a prenderglielo in mano.
«Vieni, Costanza, prendilo in mano: ricordo che avevi appreso bene come fare.»
Ho visto mia moglie raggiante di felicità.
«Che bello! È un cazzo stupendo! Lo voglio in bocca! È bellissimo!»
Lui, con ormai l'eccitazione alle stelle, la incitava a succhiarglielo.
«Dai, succhialo! Dai, Costanza, succhia! Sì, brava! Lecca la cappella!»
Lei, altrettanto eccitata, non smetteva di provocarlo.
«Porco, ti piace, eh? Dai, porco, scopami! Facciamo cornuto mio marito!»
Lui le rispondeva per le rime.
«Sì, troia, mi fai impazzire! Adesso te lo infilo tutto dentro!»
Io ero così eccitato che ho sborrato subito, ma, a sentire che chiavavano, mi è rimasto duro. Lei, nel sentirlo dento, è come impazzita di piacere e non smetteva di elogiarlo.
«Sì, tutto dentro! Che bello! Com’è grosso! È anche più lungo e grosso di quello di mio marito! Sì fottimi! Scopami tutta!»
La pompa bene ed a lungo, facendola godere diverse volte, poi sento che lui è pronto a venire.
«Sto per sborrare! Apri la bocca! Sì, ingoia la sborra, come facevi ai vecchi tempi!»
Vedo che glielo prende in bocca, lo succhia come un'idrovora ed ingoia tutta la crema. Lo fa così bene, che a lui resta il cazzo duro. Lei è ormai fuori controllo: dalla forte eccitazione che l'ha assalita, gli chiede di farle il culo.
«Dai, fammi il culo! Lo voglio tutto dentro, fino in fondo!»
Lui ne è subito entusiasta. La fa girare in ginocchio sul divano, si abbassa e le lecca il buchetto per un po', poi le appoggia il cazzo sopra e glielo affonda dentro: che bello veder mia moglie con il cazzo di un altro nel culo. Lei cerca di aprirsi il più possibile, mentre se lo sente arrivare in fondo. Dopo qualche istante, comincia a godere come una maiala.
«Aaaiiihh, fa piano: è grosso! Fa piano! Sì, così, ma piano! Sì, lo sento tutto! Che bello! Sì, dai, che mi piace! Dai scopami il culo più forte! Dai, fammi sentire il tuo cazzo fino in gola.»
Lui la sbatte e lei gode come una troia da strada. Resto stupito da questo dettaglio e mi rendo conto che, forse, non è la prima volta che le succede.
Quando lui è al culmine, mia moglie mi stupisce ancora: lo esorta a schizzarle la crema dentro.
«Costanza sborro! Sto venendo!»
Lei si gira e lo invita a riempirla davanti. Lui si ferma un attimo, glielo sfila dal culo e scarica tutta la sua broda dentro la fica di mia moglie, che gradisce alla grande.
«Eccomi, sborro! Ti riempio la fica!»
«Sì, porco, riempimi tutta!»
Restano un attimo immobili, poi lei lo fa rivestire in fretta.
«Dai, rivestiti e vai; fra poco torna quel cornuto di mio marito!»
Lui la bacia in bocca e poi le chiede di rivederla.
«Ci rivedremo? Ti voglio scopare ancora!»
Lei gli sorride compiaciuta.
«Certo che si rivedremo! Adesso che ho assaggiato di nuovo il tuo cazzo, lo voglio ancora e con maggior frequenza. Dai, che poi ti faccio sapere: ora vai!»
Si salutano e lui va via.
Esco dal mio nascondiglio e la vedo che mi aspetta. Era in mutandine, io mi inginocchio e gliele abbasso; vedo la sua figa con un rivolo che le cola fuori. Avverto subito il desiderio di leccarla: ora ero lì a leccare la sua fica ricolma della sborra di suo cugino e lei mi incitava a farlo.
«Dai, cornuto, lecca la sua sborra! Porco, ti piace la sborra del toro che mi ha montato così bene?»
Ero sconvolto da quanto ero eccitato.
«Sì, mi piace. Te la leccherò sempre, purché continui a farmi cornuto, come hai fatto oggi, per la prima volta.»
Lei mi ha schiacciato testa e bocca sulla sua fica e mi ha risposto:
«Bravo, lecca! E' vero, sei cornuto, lo sei da tanto tempo, perché le corna te lo ho fatte fin da quando ci siamo sposati, ma, temendo che potessi arrabbiarti, te l'ho nascosto facendo un po’ di manfrina, ma, da oggi, mi chiaverò mio cugino tutte le volte che ne ho voglia, facendomi sempre farcire cosicché, leccandomi, potrai godere anche tu!»
E' così che ho scoperto di esser già un gran cornuto e lei, da allora, scopa con il cugino ed io la spio di nascosto, per poi leccarle la fica imbrattata di sperma.
Finalmente son riuscito a coronare il mio sogno di esser cornuto, anche se lo era già, ma senza saperlo.
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Finalmente mio marito ha scoperto quanto sono zoccola!
Mi chiamo Lucrezia, ho 43 anni, sono alta 1,70, capelli castani lunghi, occhi scuri, bocca ampia, labbra sensuali, seno di una buona 4ª abbondante, curve morbide arrotondate e con un bel culo tondo e sodo. Sono sposata da vent’anni e mi piace tradire mio marito, il quale è troppo impegnato dal lavoro per accorgersi delle corna che gli crescono in testa. Lui in testa ha solo tre cose: il lavoro, il golf, e le sontuose corna che ogni mese provvedo a render lucide e ben ramificate. Ho un amico fisso che mi accompagna sempre, quando incontro i miei amici di letto. Piero, questo il suo nome, è uno splendido cinquantenne in perfetta forma, con una meravigliosa dotazione che mi fa sempre godere da matti. È talmente porco che qualche volta ne resto stupita anch'io dopo tanti anni. Sono circa una decina di anni che ci conosciamo. È stato lui ad iniziarmi al piacere di scopare senza protezione. È avvenuto tutto in maniera casuale, dopo circa un anno che mi faceva letteralmente impazzire, un giorno mi ha proposto di scopare insieme ad un suo amico fidato e sicuro. Al momento di prendere il cazzo dentro, ci siamo accorti che avevo un solo preservativo e, poiché lui lo conoscevo già da tempo e mi fidavo, abbiamo dato il preservativo al suo amico. Ho goduto tantissimo con entrambi, ma la cosa sconvolgente è stata quando Piero mi ha riversato dentro una quantità industriale di sborra. Sentirmi allagare la vagina da quell’ondata di calore, è stata un’esperienza che mi ha letteralmente sconvolta. Da quel momento in poi ho sempre voluto scopare a pelle. Piero è diventato il mio bull fisso e, poiché mi piacciono gli uomini più giovani di me, soprattutto se ben dotati, li accolgo dentro di me solo se sono certificati, cioè donatori di sangue, con i quali scambio relative analisi prima di entrare nel motel e da essi adoro farmi godere dentro, liberamente, senza preservativo, anche più di uno alla volta. Per realizzare le nostre stupende scopate, affitto un bungalow in un motel, poco fuori una uscita dalla tangenziale. Con il proprietario della struttura, ho come stipulato un contratto: io telefono, lui mi fa trovare disponibile uno dei suoi locali sempre pulito e discreto e, in cambio, come pagamento, una volta al mese mi faccio scopare da lui, senza negargli nulla. In bocca, in culo o in fica, lui può godere di ogni mio orifizio, ma con un piccolo dettaglio: poiché si tratta di una vera e propria marchetta, da lui pretendo sempre il preservativo, perché di lui non mi fido, ma in più la cosa mi fa sentire intimamente puttana. È solo una sensazione mia, legata proprio all’utilizzo del preservativo. Una delle ultime maialate, che mi ha fatto veramente andare fuori di testa, è avvenuta circa una settimana fa. È avvenuto tutto casualmente, una mattina in cui ho visto arrivare il tecnico che doveva aggiornare il software del mio computer. A differenza delle altre volte, che si presentava un signore anziano e alquanto svogliato, improvvisamente mi son trovata davanti uno splendido maschio. Era un bel ragazzone gentile, educato e quando si è avvicinato alla mia scrivania, è rimasto piacevolmente colpito dal mio outfit. Quel giorno indossavo come sempre una gonna corta, le mie immancabili autoreggenti ed una camicetta bianca che, quando l’ho visto, mi ha indotto ad aprire un altro bottone, per evidenziare ancor più il mio seno. Poiché io ero seduta e lui in piedi accanto a me, ho accavallato le gambe e questo gli ha permesso di vedere il pizzo delle mie autoreggenti, mentre lo sguardo continuava a trattenersi nel solco dei miei seni. Mi son girata verso di lui e, all’altezza dei miei occhi, c’era il suo pacco che si stava gonfiando in maniera davvero esponenziale. Stranamente quella mattina indossavo le mutandine che, a vedere quella lievitazione istantanea di qualcosa che doveva esser veramente notevole, si sono inzuppate all’istante. Lui, dopo un attimo di piacevole stupore, mi ha fissato negli occhi ed ha esordito in maniera molto garbata, facendo ricorso ad un poco velato doppio senso.
«Buongiorno, signora, dovrei inserire qualcosa, qui.»
I nostri occhi si sono incrociati e mi son sentita veramente sciogliere dal languore della sua voce calda e sensuale. Ho fatto un piccolo sospiro, mentre continuavo ad ammirare quel pacco che ora sembrava voler strappare la stoffa dei jeans.
«Non c’è problema. Però voglio che lei faccia una cosa: ora inserirà pure qualcosa qui, ma domani mattina andrà a farsi un bell’esame del sangue e, appena avrà il risultato con dati precisi e sicuri, mi chiamerà in quanto le fornirò la password per inserire un’altra cosa in altri posti!»
Lui mi ha guardato ed ha sorriso in maniera un po’ maliziosa e, dopo essersi seduto, si è girato per ammirare il mio culo da dietro, mentre mi allontanavo dalla scrivania. Ha lavorato alacremente sul mio computer, senza mai staccare gli occhi né dallo schermo né dalla tastiera e, dopo circa due ore, è venuto da me per salutarmi.
«Signora, io quello che avevo da inserire, l’ho fatto ed ho constatato che tutto funziona a meraviglia. Ora farò quanto lei mi ha chiesto e poi mi metterò di nuovo in contatto con lei.»
L’ho guardato con l'aria di chi si aspetta qualcosa di importante e, mentre si allontanava ho potuto ammirare il suo splendido fondoschiena, che mi ha provocato ulteriori brividi di piacere. Il pomeriggio del giorno successivo, ricevo la sua chiamata.
«Signora Lucrezia, sono Luca, il tecnico di ieri, le ho inviato sulla mail i risultati delle mie analisi ed ora mi aspetto di conoscere quale sia la password, per poter inserire programma che dovrò aggiornare con lei.»
Mi son messa a ridere, mentre aprivo la mia posta elettronica. Effettivamente aveva delle analisi perfette e così gli ho dato appuntamento per il pomeriggio del giorno successivo, precisando che non sarei stata sola, ma avremmo messo in atto un gioco di due uomini con una donna: prendere o lasciare.
«Nessun problema! Un doppio innesto di dati, manderà sicuramente in sovraccarico il suo sistema, ma, stia tranquilla, riuscirò a controllare l’afflusso in maniera tale che lei non abbia nessuna ripercussione sul sistema operativo.»
Ho riso ancora per la sua sfacciata, ma simpatica, ironia. Il pomeriggio del giorno successivo mi sono ritrovata all’interno del solito bungalow assieme a Piero, che subito ha cominciato a scaldarmi, facendo scorrere le sue mani in ogni dove sul mio corpo, ma io tendevo a quel bel cazzone che tanto mi aveva irretito qualche giorno prima e che il giovane mi ha letteralmente sbattuto davanti al viso. Della lunghezza di una ventina di cm., la sua peculiarità era nello spessore: molto largo! Appena ho visto l'attrezzo, non ho resistito: mi son messa cavalcioni su di lui e l'ho inglobato in fica, impalandomi su quella trave, fino alla radice.
«Oddio, è enorme! Questo mi apre in maniera incredibile! Fantastico! Mi sento così piena e, nello stesso tempo, letteralmente sfondata!»
Mentre urlavo il mio piacere, Piero aveva appena finito di spogliarsi che io avevo già sbrodolato su quel palo, urlando per l'orgasmo. Ho notato che era rimasto un po' male e, poiché non mi andava di prenderlo nel culo, anch'egli me lo ha messo in fica, da dietro, facendomi urlare per un bel po', non saprei per quanto, ma di sicuro per una buona mezz'ora: avevo due cazzi, belli grossi e duri, che mi pompavano la fica, resa sempre più larga.
«Bellissimo! Mi state spaccando in due! Spingeteli più a fondo! Ancora più dentro! Li voglio sentire fin dentro l’anima!»
Godevo e strillavo ad entrambi affinché spingessero più a fondo possibile. Essi ovviamente mi accontentavano e, più spingevano, più io strillavo per gli orgasmi che si succedevano in continuazione.
Ho perso il conto di quante volte ho goduto. Era un orgasmo infinito senza soluzione di continuità. Sfiniti ci siamo fermati per qualche attimo, ma io provvedevo a tener alte le aste dei miei amici, con delle vigorose pompe ai due cazzi in contemporanea, che ha ulteriormente meravigliato Luca.
«Accidenti, come succhia! Questa troia ne prende due in bocca con una disinvoltura impressionante! Deve aver succhiato tanti di quei cazzi da averne perso il conto!»
Per gratificarlo dei complimenti che mi aveva rivolto, ho aperto le cosce e l’ho esortato a donarmi una bella leccata di fica, dove lui si è inebriato dei miei umori. Poi abbiamo ripreso a scopare in uno dei miei modi preferiti: li ho fatti mettere sdraiati supini, uno accanto all'altro, da bravi fratellini e me li sono scopati a turno, cavalcandoli: in ogni momento avevo un cazzo in fica e l'altro in mano o in bocca, prima l'uno poi l'altro, poi di nuovo il primo e così via, per cinque/sei cambi ciascuno. A quel punto ero così eccitata che li avrei preso anche in culo, ma ero esausta per esser stata chiavata da quelle grosse mazze in fica. Alla fine non ne potevo più, mi son messa sdraiata supina, ho aperto le cosce quanto più potevo ed ho chiesto il gran finale con una copiosa sborrata.
«Dai, Luca, adesso scopami e sborrami dentro tutto il tuo piacere!»
Lui mi ha penetrato, perché era davvero al limite e, dopo poco, mi ha schizzato dentro una sborrata che mi ha allagato la fica. Ho sollevato le gambe e l’ho bloccata dentro di me, mentre contraevo i muscoli vaginali; ho preso a mungere quel cazzo, strizzandolo fino all’ultima goccia con la fica. Ciò non è sfuggito al giovane stallone che ne è rimasto veramente affascinato.
«Caspita, che meraviglia! Ti sento contrarre i muscoli vaginali ed ho la sensazione quasi mi stessi facendo un pompino con la fica! Sei veramente straordinaria!»
Poi l’ho liberato dalla mia presa e l'ho lasciato scivolar fuori, così Piero, nel vedere quel ben di Dio che colava fuori, mi si è accostato e me l'ha leccata a fondo e per bene. Questa è una cosa che mi sconvolge da morire. Non solo perché Piero mi fa godere con la lingua quando lecca tutto ciò che sgorga dalla mia fica, appena farcita dall’altro maschio, ma anche per la particolare sensazione che provo, quando sento la sua lingua scorrere fra le pieghe della mia fica: in quei momenti, chiudo gli occhi e immagino che sia mio marito che fa il suo dovere di perfetto cornuto a leccarmi la fica. È solo una sensazione, un desiderio che covo dentro di me da tempo, che è capace di donarmi piaceri di una intensità tale da farmi raggiungere un nuovo orgasmo. Vedermi godere mentre ero leccata da Piero, ha stupito anche Luca, che mi aveva presentato il cazzo alla bocca, dopo la sua copiosa sborrata.
«Accidenti, che porca! Ti fai leccare la fica che ti ho appena farcito! Ma la cosa sconvolgente è che ci stai godendo ancora!»
Ho sollevato gli occhi e gli ho sorriso, annuendo mentre continuavo a ripulire il suo cazzo. Un attimo dopo, anche Piero, che aveva le palle gonfie, mi ha penetrata e mi ha fatto godere con un'abbondante sborrata, proprio in fondo alla fica e come piace a me.
«Eccomi, Lucrezia! Sborro! Senti la mia sborra che ti riempie?! Ora!»
Nonostante la mia fica fosse completamente slabbrata dalla notevole verga di Luca, ho provato molto piacere nel sentire Piero che mi scopava freneticamente. In effetti il suo cazzo è più corto di quello di Luca e anche di minor spessore; pur rimanendo sempre una splendida verga, ha una sua particolare conformazione: è ricurvo verso l’alto, una specie di banana che, quando mi penetra, mi stimola la parte superiore della vagina e questo mi provoca un orgasmo davvero potente e diverso da tutti gli altri che, in genere, come anche Luca, mi dilatano o mi sfondano per la loro lunghezza. Lui invece accarezza la mia vagina in alto e questo mi fa letteralmente impazzire. Appena Piero si è svuotato dentro di me, rimanendo ancora diversi istanti immobile, affinché lo gratificassi con le mie contrazioni vaginali, in modo da spremerglielo anche a lui, una volta uscito, mi si è inginocchiato di lato per farselo ripulire dalla mia bocca; allora ho rivolto lo sguardo verso Luca e, aprendo le cosce, l'ho invitato a leccare, come aveva fatto Piero. Ho letto nei suoi occhi un che di stupore, un lieve imbarazzo, mentre declinava l’invito. Ci son rimasta malissimo! Fino a quel momento mi era piaciuto tutto di lui, ma, il fatto di non gradire di leccarmi, come aveva fatto Piero, per ricambiare, in qualche modo, il piacere che gli avevo dato, mi ha deluso oltremodo. Piero, che mi guardava, ha intuito la mia delusione e, prontamente, si è offerto di farlo lui, ma io ho rifiutato. Ho notato che Luca aveva intuito il mio disappunto e cercava, in qualche modo, di porvi rimedio, ma, dal mio punto di vista, il gioco era rotto. Con un sorriso forzato, ho detto ad entrambi che era ora di andare, perché si era fatto tardi. Ho indossato il mio tanga, aggiungendo un piccolo salva slip, perché volevo che la sborra mi restasse dentro il più a lungo possibile. Tornata a casa, trovo il maritino che è appena tornato dalla sua partita di golf e, stranamente, aveva voglia. Non potevo proprio perdere un'occasione così rara. Così gli ho messo la fica in faccia e, mentre gli scolavo in bocca la sborra dei miei amici, mi ha chiesto come mai ero così fradicia di umori.
«È tutto merito tuo, amor mio, mi ha fatto eccitare l’idea che tu sia rientrato con la voglia di far l’amore con me e quindi ti sto sbrodolando in bocca!»
Lui, contento, ha ingoiato tutto con avidità, provocandomi un intenso orgasmo al solo pensiero che non stava facendo altro che leccare la sborra che un altro mi aveva riversato dentro, per, infine, scoparmi felice e contento, come solo i mariti cornuti sanno fare, regalandomi la terza sborrata della serata. Ero proprio convinta di meritarmela a conclusione delle due eccezionali sborrate ricevute da due maschi tanto generosi. Poi ebbe a verificarsi un fatto assolutamente imprevisto. Due giorni dopo, appena rincasata, lui mi stava aspettando e appena giunta al suo cospetto, mi ha guardato con occhi duri e cattivi. Senza dir nulla, mi ha afferrato per i polsi e mi ha immobilizzato, stringendomi a lui e facendomi sentire il suo cazzo duro e gonfio. Ammetto che mio marito è abbastanza dotato e, sentirlo premere contro la mia fica, mi ha, in qualche modo, eccitato.
Dopo di che sono rimasta strabiliata dalle sue parole.
«Sei una zoccola! E adesso te lo dimostro!»
Senza aggiungere altro, mi ha fatto girare e, distesa sul tavolo della cucina, ha sollevato la gonna e, poiché non avevo indossato l’intimo, ha estratto il cazzo già duro e, con un solo affondo, me lo ha spinto tutto nel culo.
«Fa piano! Mi fai male, così, a secco!»
Lui mi ha assestato due sonore pacche sul culo, mentre proseguiva a sfondarmi come un forsennato.
«Stai zitta, zoccola, lo so che hai il culo rotto e la fica completamente spanata!»
Mi ha pompato per un po’ e poi, all’improvviso, mi ha afferrato per i capelli e, dopo essersi sfilato da dietro, mi ha fatto inginocchiare e mi ha infilato il cazzo tutto in bocca!
«Succhia e bevi zoccola! Sei una puttana! Una baldracca sfondata!»
Un attimo dopo mi ha riversato in gola tutto il suo piacere ed io l'ho ingoiato fino all’ultima goccia. Ho intuito che doveva aver scoperto qualcosa e così, dopo avergli ripulito il cazzo a dovere, mi son alzata e, con ancora una buona dose di sborra in bocca, ho afferrato la sua testa e l'ho baciato con passione.
Lui ha risposto al bacio infilando la sua lingua nella mia bocca e insieme ci siamo gustati il sapore di quel nettare. Quando mi sono staccata da lui, l’ho guardato e lui, continuando a tenermi abbracciata a sé, con occhi completamente diversi, mi ha fissato e mi ha chiarito ogni cosa.
«Questa mattina, è venuto il tecnico del computer e raccontava ad un mio collega di come si era scopato una troia insieme ad un altro e, quando ha proceduto alla descrizione della zoccola che si erano fatti insieme, lì per lì, non ho prestato molta attenzione, ma quando ha detto che aveva una piccola voglia, a forma di cuore sopra la chiappa destra, ho capito che stava parlando di te. Così mi son avvicinato ed ho chiesto ulteriori dettagli, fingendomi particolarmente interessato. Dopo qualche insistenza, mi ha raccontato di come ti sei fatta scopare da lui e da un altro, con due cazzi nella fica e ti sei fatta riempire di sborra. Quando gli ho chiesto in che giorno era avvenuta la monta, allora ho capito che, quando sei tornata a casa, quella che stavo leccando era la loro sborra. Son corso in bagno a farmi una sega, per quanto ero eccitato. Ho capito che la zoccola, di cui stavano parlando, eri proprio tu e questo mi ha mandato letteralmente ai matti. Non immagini da quanto tempo avevo voglia di chiederti di cambiare qualcosa nel nostro rapporto, ma non ero certo che il cambiamento potesse avvenire in maniera così repentina e, in ogni caso, son felice che tu sia una gran zoccola, così da potermi divertire anch’io, con te.»
L'ho baciato ed abbracciato forte, con le lacrime agli occhi, e gli ho promesso che non lo avrei mai più tenuto all’oscuro circa le mie avventure. Mi ha chiesto di partecipare ai miei incontri e di poter essere attivo nei giochi o, anche solo da spettatore, ed io, intimamente, son felice di sapere che finalmente mio marito abbia scoperto la mia indole da zoccola.
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Elisabetta, alice e il pub a luci rosse (ii parte)
6. Il "contratto".
Alice aveva detto ai suoi genitori che aveva trovato lavoro: avrebbe dovuto stare fuori casa la sera tardi, ma a lei andava bene così, e oltretutto avrebbe guadagnato una cifra ragguardevole... Ovviamente, non gli aveva raccontato di cosa si trattava nello specifico, ma semplicemente che si svolgeva in un pub.
Cosi, quella sera, assieme alla sua vecchia compagna di scuola, puntualissime, alle ore 22,00 si trovarono a bussare alla porta di servizio del locale.
Come per il provino, anche quella sera gli andò ad aprire lo zio in persona:
- "Benvenute, ragazze... Siete pronte? Vedrete che sarà un lavoro divertente, che vi metterà in tasca parecchi soldini... Come dire: l'utile e il dilettevole!", disse tutto contento l'uomo.
Le fece passare nel suo ufficio che – con grande sorpresa di Alice – non era più quello stanzino squallido dell'altra volta, ma un ambiente più ampio e con un bello scrittoio in mogano.
Le fece sedere su due confortevoli poltrone in pelle, e lui si andò ad accomodare di fronte a loro.
Poi, cominciò a parlare, spiegando quali sarebbero state le loro mansioni, e alla fine – presentando a ciascuna un foglio con una penna – le incoraggiò a firmare:
- "Ecco il vostro primo contratto... E chissà che un giorno non possiate raccontare orgogliose di questo vostro inizio, del vostro primo impresario...", disse sornione.
Alle due, questo sembrava l’avverarsi di un sogno: avrebbero fatto soldi facili semplicemente avvalendosi del loro corpo... E allora – pensò tra se e se Elisabetta – sia benedetto quel “video dello scandalo” e quel porco dello zio!
7. Il debutto.
Luca ripose con cura quei documenti, e quindi le scortò al loro camerino, dove potersi cambiar d'abito e prepararsi per la serata.
Un'ora dopo, le ragazze si presentarono al banco del bar nella sala grande, che si presentava già affollata di maschi di mezza età, tutti tra i 45 e i 55 anni, in attesa dello show pubblicizzato sui manifesti affissi sui muri della città...
Alle pareti, videro che erano piazzati dei divanetti in velluto, e al centro una serie di tavoli rotondi si affacciavano su un palco sopraelevato, dove l'orchestra già stava suonando, e dove era montato un palo da “lap dance”.
Elisabetta, quella sera, era ancora più affascinante del solito: indossava un vestitino nero tutto d'un pezzo, con la gonna scampanata che si allargava man mano che scendeva verso le ginocchia, e sopra un corpetto sostenuto da due bretelline sottili, mentre ai piedi calzava un raffinato paio di infradito da sera color argento.
Alice, invece, pur potendo sembrare fuori luogo con quella sua maglietta verde casual che dalle spalle le scendeva giù restringendosi poco sopra il ginocchio, era ugualmente una favola con le sue inseparabili Vans.
La loro avvenenza, non sarebbe comunque passata inosservata, e infatti non appena uscirono dal camerino Alice fu "vittima" del socio di Luca, il quale le si parò dinanzi e con galanteria e le disse:
- "Complimenti, signorina, ma lo sa che ha proprio delle belle tette?”.
La ragazza, rimase stupita da quell’affermazione alquanto inconsueta, ma quello riprese:
- “Mi scusi se mi sono presa questa libertà, ma la sto osservando da quando è entrata nel locale con la sua amica… e non ho proprio resistito…. Mi consenta di augurarle buon lavoro...".
Intanto, ad un cenno perentorio di Luca, la musica cambiò, facendosi più avvolgente, più “calda”, e le due giovani – con fare lascivo - si appressarono alle loro postazioni.
Betty, salì sul palco e – agguantando con padronanza il palo – cominciò con fare conturbante ad incantare il pubblico. Lentamente, fece scivolare giù le spalline, in modo tale da dare l'impressione di voler risolvere la faccenda in poco tempo.
E invece, lanciando uno sguardo malizioso agli astanti che già si stavano agitando, le fece risalire al loro posto.
Compì un giro completo attorno al palo a tempo di musica, e poi tornò ad armeggiare con quei sottili lembi di tessuto... Li spostò nuovamente verso il basso, facendoli scavallare dalle spalle, prima l’una e poi l'altra, e reggendo nel frattempo con l'avambraccio il corpetto – all’altezza del seno – che iniziava a muoversi autonomamente.
Dalla sala cominciarono a levarsi i primi discreti e isolati applausi di incoraggiamento, ai quali Elisabetta rispose ancheggiando ed iniziando ad fare scendere le coppe e poi – con una mano sul fianco – l’intero bustino, esponendo alla vista un bel reggiseno nero, semitrasparente, che lasciava scorgere già buona parte delle mammelle e immaginare i bei capezzoli.
Il suo sguardo andò a spaziare su tutta la platea, finché incrociò gli occhi lucenti di libidine dello zio che finalmente poteva ammirare sua nipote in azione, dal vivo.
Luca, perso in un mondo tutto suo, si lasciò sfuggire, improvviso, un grido:
- "Bra-va! Sei bellissima!".
Tutti si voltarono nella direzione da cui era venuto quell’apprezzamento, mentre Betty abbassò lo sguardo e riprese a svelare le sue grazie tanto gradite: con entrambe le mani sui fianchi, spinse la gonna verso il basso, la quale ondeggiando abbandonò la sua posizione... Giù, sempre più giù, scoprì prima le cosce, poi le ginocchia, e infine si abbatté a terra.
Con un movimento aggraziato, la ragazza sollevò prima una gamba e poi l'altra, liberandosi completamente da quell'abito.
Fece per aggrapparsi, ancora una volta, al palo, ma si guardò i piedi, poi il guardò quello che era diventato già il “suo” pubblico, e mettendosi una mano sulla bocca con un gesto “alla Betty Boop”, finì per liberarsi di quelle eleganti infradito.
Il suo incantevole fisico era ormai lì, sotto gli sguardi di quei maschi "affamati", che sembravano dire: "Non fermarti proprio adesso!".
Ancora, cercò lontano, in fondo alla sala, un cenno di consenso dello zio, il quale le fece di si con la testa, come a dire: "Non vedi che sono tutti ai tuoi piedi? Vai avanti!".
Elisabetta, allora, si voltò dando le spalle a quella moltitudine, spingendo all'indietro quel suo bel culetto sodo ma non troppo, e spudorato. Voltò il capo verso di loro, e intuendo dove avevano posato gli occhi, muovendo a destra e a sinistra il dito indice fece segno do no, che non era ancora giunto il momento di offrirglielo in versione “full nude”.
Invece, artigliò – risoluta – il ferretto del reggiseno, e lo sganciò...
Mentre i due lembi di quel capo d’abbigliamento le cadevano lungo la schiena, in sala si udì simultaneo un coro di entusiasmo, seguito da un primo fragoroso applauso.
La fanciulla, aveva davvero un grande senso della teatralità, tanto che si strinse con tutte le dita delle due mani alla pertica, e piano piano – ruotando su se stessa – sfoggiò apertamente quel gran bel paio di tette che finora erano state apprezzate da pochi fortunati, privatamente.
Agli applausi, stavolta, si unì una istintiva "standing ovation", mentre Luca, soddisfatto, gongolava...
Ma Elisabetta sapeva bene che era lì per darsi in pasto a quei degeneri, sapeva esattamente cosa doveva fare, e quindi proseguì ostinata in quel gioco perverso, dal quale stava cominciando anche a provare piacere.
Scese le mani dal palo, giù fino all'altezza dei fianchi, dove inserì i pollici a mo' di gancio nella fettuccia del perizoma che le cingeva la vita e che le metteva delicatamente in evidenza le sue provocanti "maniglie dell'amore".
Tirando verso l'esterno, calò adagio quella fettuccia elasticizzata all'altezza delle anche, principiando a svelare – nuda – la spacca delle natiche, fino a quando non la abbassò del tutto, prima alle ginocchia e poi alle caviglie... Come già fatto con la gonna, puntò a terra le dita dei piedi sollevando i talloni, si tolse il perizoma, lo raccolse, e – facendolo roteare sull'indice della mano destra, da consumata pornostar – si voltò e lo lanciò verso gli spettatori...
Ora era completamente nuda, ma stranamente non provava vergogna di tutti quei maschi, anzi il suo corpo le trasmetteva una sensazione di grande sicurezza.
Portando l'avambraccio all'altezza della vita, salutò come fosse in teatro, ricevendo in cambio una raffica di applausi interminabile.
E a premiare il pieno successo dello spettacolo, si alzò in piedi uno degli astanti che fece voci:
- "Sei meglio di una pornostar! Non andar via… Non puoi lasciarci così…".
Ma Betty, non ascoltava più le grida provenienti da quella platea, raccolse le sue cose, indossò un’elegante vestaglia da scena, e si ritirò nel suo camerino...
Dal canto suo, Alice – che aveva seguito con viva partecipazione le evoluzioni della sua amica – si era data da fare in platea, passando tra tavoli e divanetti a "tener compagnia" ai clienti che si stavano scaldando grazie alle voglie che forniva loro Elisabetta...
Lei – che aveva ancora molto da imparare – non si era spogliata, ma quando si sedette la maglietta che indossava fece sì da mettere in bella mostra la sua di “nudità”, dall'anca alle caviglie.
Era sì piccolina di statura, ma ogni centimetro esprimeva pura sensualità, tanto che più di un avventore la notò… In particolare, un facoltoso signore, che le chiese di venire vicino a lui e le garbo le disse:
- "Ehi, bellezza, hai delle cosce che sembrano scolpite, sono la fine del mondo...".
Ed iniziò ad accarezzargliele, a mano aperta, con sempre maggior intensità e brama di saggiarne e goderne le forme.
Un altro le si dichiarò:
- "Potrei fare follie per queste delizie... Guarda che polpacci, ben torniti, lisci... da non credere, se non li vedessi di persona...".
Alice stava al gioco, consapevole di non essere inferiore a Betty, ma che doveva percorrere la sua strada, e che ognuna di loro aveva le sue specifiche “qualità”.
Ad esempio, quando lo "spettacolo" dell'amica era arrivato al culmine, ci fu un tizio che – disinteressandosi di Betty – puntò i suoi interessi morbosi sui piedini della giovane... Incurante di coloro che gli stavano intorno, dopo averle levato le Vans, avvicinò quelle estremità al suo naso, e – benché fossero sudate – con estrema gentilezza le sorrise, annusò tutto a pieni polmoni, ed ebbe solo la forza di balbettare:
- "Sono di una raffinatezza… Due babà... Vedi, per uno come me che adora il piede femminile, non c'è niente di meglio... Non ho mai visto un particolare più sublime...".
Insomma, anche Alice aveva avuto la sua parte di ammiratori… Poteva sembrare poca cosa, ma questo era nulla a confronto di ciò che sarebbe ancora dovuto accadere!
8. La lotteria.
Per movimentare la serata, che sembrava stesse languendo dopo l’eccellente prova di Elisabetta, Luca prese il microfono ed comunicò ai presenti:
- "Gentili ospiti, ho il piacere di annunciarvi che le nostre showgirl si sono rese disponibili a fare da premi – e che premi! – per una fantastica lotteria... I due fortunati primi estratti, avranno il piacere di potersi appartare con loro, per un'ora di puro piacere... Potranno scegliere, ciascuno, due posizioni di loro gradimento da sperimentare con le ragazze... Le inservienti, passeranno ora tra i tavoli per la vendita dei biglietti. Buona fortuna, e ancora buon divertimento!".
Dopo circa una mezz'oretta di suspance, tutto si era concluso, e i vincitori, Marcello ed Enzo – accompagnati dalle fanciulle – si erano ritirati nelle stanze loro assegnate.
Tutti gli altri, erano rimasti ai loro posti, benché delusi, a sorseggiare delle bibite offerte dall'organizzazione, ma sopratutto tenuti fermi ai loro posti da una allettante prospettiva che Luca gli aveva segnalato:
- "Signori clienti, siete pregati di rimanere seduti ai vostri posti, perché quando i vincitori della lotteria avranno riscosso i loro premi, ci sarà una gradita sorpresa per tutti quanti".
La prima a chiudersi la porta dietro di sé con il “suo” uomo fu Alice, a cui il fato volle assegnare proprio quell'avventore che poco prima – sul divanetto – le aveva annusato i piedi.
Senza indugiare oltre, Marcello le ordinò:
- "Tu non lo sai, divina creatura, ma io sono da sempre un feticista dei bei piedini femminili... Per favore, togliti quelle inutili calzature...".
La ragazza, ligia al suo incarico, non esitò a farlo, e glieli porse sulle ginocchia.
Al che lui, tutto tremante per il grande onore ricevuto da quella ragazzina, li prese sorreggendoli per le palme, e portandoseli alle labbra li baciò con venerato rispetto. Poi, alzò gli occhi verso Alice, e ammirato proclamò:
-"Sono due gioielli, due splendidi diamanti da custodire con infinita attenzione...".
E si rituffò con avido desiderio su quei frutti gustosissimi.
Ma stavolta, anziché stamparvi sopra solo un tenero bacio, dischiuse le sue labbra e vi introdusse – una ad una – le dita, che prese a succhiare come se potesse con quel gesto estrarne un imperscrutabile alimento per sé indispensabile.
Si dedicò ad ogni fenditura, risalendo infine, con la lingua saettante a far da pennello, lungo il dorso fin sulla caviglia.
Ripetè l’azione su entrambi i piedi, e poi soddisfatto depose quelle sue conquiste e tornò a parlare:
- "Hai visto che rispetto ho portato per loro? Adesso, però, tocca a loro, a te, ricambiare, e farmi vedere come sei brava ad usarli".
Detto ciò, si alzò in piedi, si sbottonò i pantaloni, se li abbassò insieme ai boxer, e tranquillamente tornò a sedersi, sollevando la camicia su fino all'ombelico e mostrandole il suo membro ancora flaccido.
Quello era il secondo cazzo che aveva davanti, dopo quello del suo ragazzo, e le parve promettere molto bene…
Alice capì subito, da ragazza intelligente qual'era, cosa Marcello volesse da lei, e si mise subito all'opera: si allontanò quel tanto che bastava per poter distendere le gambe e azionare correttamente i muscoli delle cosce, serrò stretta – tra gli alluci – l'asta, e cominciò a muoversi in su e in giù, con la stessa facilità che avrebbe mostrato se avesse usato le mani.
Scendendo, si portò con sé la pelle del prepuzio, scoprendo la cappella e mettendo in tensione il frenulo; risalendo, ricoprì quel cazzo, finendo per accarezzare con il pollice il glande ormai avvolto di nuovo nella sua protezione...
L’uomo era al settimo cielo:
- “Ohhhh… Siiii… Vai alla grande, tesoro… Non ti fermare, sei il mio premio, l’unico che potessi mai desiderare… Dovresti insegnarlo a mia moglie che ha il triplo dei tuoi anni… Vai… Vai… Non fermartiiii”.
Anche Alice, però, era andata fuori di testa:
- “Daiii… mettiti a sborrare al più prestoooo…”
Quel movimento alternato durò per una buona decina di minuti, fintanto che l'arnese di Marcello non raggiunse il massimo dell'erezione.
A quel punto, lui si ritenne assolutamente soddisfatto:
- “Se non ti avessi qui davanti, faccia a faccia, ti farei più grande… E invece, ti faccio i miei complimenti… Sei riuscita a farmi godere senza farmi sborrare! E’ questo che mi eccita di più… E vedrai, che avrai tempo per assaggiare il mio seme…”.
Decise, quindi, di passare alla seconda "posizione"...
Alice, fu lesta a calare il suo asso nella manica: si alzò in piedi, ed agguantando la sua bella maglia verde per il pizzo inferiore, la sollevò tirandola su verso il capo.
Quel gesto, fece sobbalzare come caprioli impazziti le sue tettone, che poi ripiombarono immediatamente giù per via della gravità in un bellissimo movimento sussultorio.
Sfilata completamente la maglia, il cliente restò imbambolato ad osservare quel topless da urlo, e benché fosse così impressionato da tanta bellezza, non si dimenticò del suo “secondo desiderio”.
Pretese, inoltre, come fosse un extra, che la ragazza facesse un giro completo su se stessa, poiché volle contemplare anche il suo culo:
- “Tesoro è proprio bello, formoso… in una parola, stratosferico… Incredibile! Con quel culo, potrai fare tanta strada… E’ un portento… Sembra fatto apposta per far venire strane idee… Me ne sto innamorando, e voglio vederlo nudo!”, le disse, mentre lo schiaffeggiava per saggiarne bene la compattezza.
Alice assecondò quel porco anche in quella sua fantasia, in fondo le piaceva essere guardata, le scatenava dentro tanta adrenalina da non credere.
Perciò, sapendo di avere un “lato b” molto invitante, non si fece pregare… Indossava ancora un bel perizomino rosso, con il triangolo di tessuto anteriore molto compatto – così da non permettere la visuale della sua micetta – mentre sul di dietro era praticamente ridotto a una strisciolina in vita, raccordata con quella che le passava in messo alle chiappe da un elegante ricamo.
Quelle poderose chiappe erano già così bene in vista, ma lei tentò di copiare Betty nel togliersi lo slippino, e bisogna dire che ci riuscì alla grande, suscitando in Marcello che guardava una reazione ancora più estasiata.
E quando quel sedere fu completamente nudo, lui ci passò sopra le sue mani, palpeggiandolo con impegno, in ogni dove; lo leccò, inumidendolo con la saliva, e poi spargendo il suo liquido su tutta la superficie.
A tratti, insinuandosi tra le sue gambe, andò anche a lambire la sua passerina, che mostrò di gradire quell’inattesa attenzione…
Ma era il momento di “riscuotere” la seconda posa, non c’era più tempo per tergiversare, e soprattutto non poteva domandare altre prestazioni…
Erano entrambi ormai nudi, perciò disse alla ragazza:
- “Appoggia le mani sulla porta, e piegati a 90 gradi”.
Alice, docile ai comandi, obbedì, posò le mani sul legno dell’uscio, a mezza altezza, e contemporaneamente divaricò leggermente le gambe, ben tese.
Poi, Marcello le ordinò di nuovo:
- “Adesso, stai rilassata, e vedrai che ci divertiremo…”.
Le si avvicinò al culo con il cazzo ancora in tiro, anzi sempre di più, striscò la mano in mezzo alle gambe e saggiare la sua eccitazione, e poi afferrando con forza le sue natiche le separò il più che potè.
Finalmente, si palesò, in tutto il suo splendore, quel rosone che era stato già violato durante il provino…
Non appena quel maschio lo toccò per valutarne la cedevolezza, Alice ebbe un fremito di piacere, e sospirò:
- “Ohhh… Siiii… Entra, ti prego… Non fa male… E’ molto meglio che davanti, credimi…”.
Marcello non si aspettava quella “sfacciata” reazione, ma ne fu contento: “almeno”, si disse tra se e se, “non ho a che fare con una ragazzina schizzinosa…”.
Le disse:
- “Sei pronta?”
E senza attendere risposta, dopo un altro breve tocco alla fica gocciolante, e dopo essersi inumidito la cappella con quel succo, si appoggiò di peso al suo orifizio e spinse con decisione…
La ragazza, provò un dolore pungente, sebbene fosse ormai “ben disposta”, e gli urlò:
- “Ohhh… Sei grosso! Mmmhhh… Possiedimi… Sono il tuo premio… Aahhh…”
Ma ormai il cazzo era entrato nel culo, e stava percorrendo il suo giovane intestino, giù fino a sentire le palle sbattere sulle sue chiappe sode…
La stantuffava con forza e potenza, veloce e più lentamente.
Intanto, nell’attesa di proseguire la serata, Luca aveva lasciato per un momento i suoi clienti e stava facendo un giro nei corridoi prospicienti le stanze in cui i fortunati avventori stavano copulando con le “sue” dipendenti.
Passò davanti alla stanza in cui sapeva si fosse appartata Alice con quel feticista dei piedi… Indugiò a lungo, e all’improvviso sentì quella porta sbattere forte…
- “Ma che sta succedendo?”, si chiese.
Era sorpreso, però non voleva entrare e interrompere il tutto sul più bello… Si guardò intorno, e non vedendo nessuno nei paraggi decise di chinarsi a spiare dal buco della serratura…
Spettacoloooo… Ecco cosa stava succedendo! Vide Alice piegata a 90 gradi, appoggiata proprio a quella porta, e dietro di lei Marcello che se la stava pompando alla grande…
E’ ancora più sorpreso, ma riflettendo a bassa voce si disse:
- “Bene, ci sa proprio fare, questo! Guarda come se la chiava e come le ballano quelle tettone di quella sgualdrina… Maria e Giulia ci hanno visto lungo…”.
Nel frattempo, l’uomo le era venuto nel culo, con un’espressione quasi animalesca:
- “Ohhh… Vengoooo… Ferma così troia!”.
E dopo averle rovesciato dentro tutto ciò che aveva, si sfilò lasciando quel pertugio oscenamente spalancato… Una mucosa rosso fuoco dal buon uso che i due ne avevano fatto…
Poi passò davanti alla stanza di Elisabetta, e sentì degli strani “rumori” provenire dall’interno. Si disse:
- “Perfetto, si stanno proprio divertendo! E mia nipote si sta confermando proprio una bella macchina da sesso…”.
Infatti, anche se per Elisabetta Enzo aveva scelto la posizione più classica, quella femmina sapeva proprio come trasformare anche un morto in perfetto macho…
In quel frangente, mentre Luca si fermò a spiare, Betty aveva appena domandato a quel maschio di mettersi il preservativo, ma lui le aveva risposto, con disprezzo:
- “Bella, con tutto quello che ho pagato per entrare… voglio sentire tutto, e al naturale!”.
Stava già supina, e in breve assunse la tipica posizione del missionario, che a lei piaceva molto. Poi gli disse:
- “Dai, entra…”.
Enzo, che era un tipo cerebrale e voleva sentirselo chiedere, non esitò, entrò dentro e cominciò a scoparla per bene… Più la scopava e più la fica di Betty si allargava in modo incredibile, ma lei era tranquillissima, pareva che lasciasse lui guidare quella penetrazione ma invece era lei a fargli fare ciò che voleva…
Anche costui, a un certo punto, essendo vicino a eiaculare e non volendo rischiare di ingravidarla, si sfilò in tempo e le fece assumere la seconda posizione prevista da regolamento quella del cucchiaio.
Le ordinò:
- “Mettiti lunga su un fianco, e chiudi un pò le gambe…”.
Poi si sdraiò anch’esso, dietro di lei, aderendo al suo corpo quasi come un guanto, e le chiese:
- “Alza la gamba sinistra, per favore, così riesco a penetrarti meglio in fica”.
E sentendo su di sé quel fantastico culo, si spinse a stropicciarle dolcemente le tette, la pancia, i fianchi soffici e tutte curve… e finalmente a penetrarla a fondo, molto a fondo!
Quanto le piacque, ad Alice, la sensazione che provò giacendo con lui in quella posizione a lei sconosciuta!
Il moto era indolente, placido, ma allo stesso tempo molto appassionante.
Il desiderio crebbe esponenzialmente, e lei gli prese una sua mano e se la portò fra le labbra, succhiandola, leccandola, in un certo senso “consumandola” di saliva.
Le bocche si unirono, ed i giochi di lingua crebbero con la stessa cadenza dei colpi che lui le dava in vagina.
Ad un certo punto, un non voluto morso di passione manifestò la sopraggiungente pace dei sensi: Enzo – che era riuscito così bene a controllare i suoi impulsi fino a quel momento – le era venuto dentro…
Troppo bello, anche per lei, ma… Che rischio che stava correndo!
9. Orgia cerebrale.
Finalmente, l'ora di sesso è finita, e Alice ed Elisabetta – provate nel fisico ma appagate dalla loro prestazione – tornarono nel loro camerino.
Si accasciarono, ancora nude, sulle poltroncine che avevano a disposizione, e – lontane da orecchie indiscrete – cominciarono a chiacchierare tra loro:
- "Dopo tutto, è stato divertente", disse ridendo Alice all'amica, con la spensieratezza di chi poteva ancora essere considerata - dinanzi ai suoi cari – una “brava ragazza”.
E Betty:
- "Nonostante il mio precedente, pensavo che mi sarei morta dalla vergogna, davanti a tutta quella gente, e invece... Non so come dire... Mi sono sentita assolutamente normale, come quando sono nuda davanti all'uomo che mi scopa...".
- "Davvero, amica mia", le rispose ammiccando la recluta, "io, quando hanno cominciato soltanto a palparmi le cosce, ero terrorizzata... Vederti li, nuda, che ti muovevi con quella naturalezza, é stato per me un grande addestramento...".
- "Insomma, mi sono sentita così libera che mi sono pure bagnata dall'eccitazione!", tagliò corto Betty.
- "Proprio vero, e lo hanno notato tutti!", rise a crepapelle Alice...
E mentre le due amiche si stavano scambiando quelle confidenze, bussò alla loro porta un inserviente:
- "Scusate, ragazze, ma il signor Luca vi vuole vedere subito... Ah, mi ha detto di riferirvi di raggiungerlo in ufficio con solo l’accappatoio...".
Le due, si guardarono senza dir nulla... Elisabetta, conoscendo bene quel porco dello zio, temette un altro ricatto, e quindi – sentendo su di sé la responsabilità dell'amica – si mise sulla difensiva:
-" Alice, mi raccomando, se ti chiede ancora di scopare, o vuole scoparti, la risposta è no! Non ti deve coinvolgere in cose di famiglia!".
Ad ogni modo, fecero come le era stato chiesto, e dopo una bella doccia che le levò di dosso l'odore nauseabondo di maschio e di sperma, si recarono nello studio del padrone, il quale le ricevette con tutti gli onori:
-"Ecco qua le nostre showgirls", esordì lui non appena le vide, "ma lo sapete che avete avuto un gran successo? I due che vi hanno scopate in stanza, sono rimasti contentissimi e non vedono l'ora di rivedervi... Grazie a voi, il nostro pub farà un gran salto di qualità, andremo a finire persino sulle pagine di quotidiani nazionali... Ho già capito a cosa pensate, ma tranquille, che nessuno conoscerà mai la vostra vera identità... E per questo, voglio dirvi che vi raddoppierò il compenso...".
Ad ogni modo, Betty e Alice non riuscivano a crederci: tutto ciò era nato per uno sbaglio della più “esperta”, da una costrizione, ed ora si stava tramutando in una cosa seria e molto allettante...
Ma non è tutto oro quello che luccica, e infatti Luca – dopo i complimenti – le chiese un "servizio extra" sul palco.
Nonostante quello che si erano dette in camerino pochi minuti prima, e tenendo conto della riconoscenza mostrata, non seppero rifiutare...
Così, uscite dall'ufficio, si diressero direttamente nella sala grande, dove però era tutto cambiato: il palco, adesso era al centro della sala, e tutto intorno erano in febbrile attesa quegli uomini non ancora sazi di emozioni forti e che aspettavano l'ennesima razione di sesso.
Con il loro incedere, elegante e altero, e con lo sguardo perso nel vuoto, le ragazze parevano due condannate che stavano per scendere nell’arena per essere sbranate dai leoni…
Avvolte solamente in una essenziale vestaglia di seta bianca, che le copriva a malapena l’inguine, sembrava che quella marea umana si facesse da parte, per lasciare il passo alle stelle nascenti del firmamento del porno...
Nel mentre, Luca annunciò:
- "Signori!, siamo finalmente giunti al clou della serata... Alice e Betty hanno accettato di mostrarsi a tutti noi... Siccome ho notato un po’ di malumore tra coloro che non sono stati estratti durante la lotteria, abbiamo deciso che le ragazze saranno ancora qui a per ognuno... C'è un detto che fa: guardare e non toccare, ma noi stasera lo cambiamo... Guardate e toccate pure! Buon divertimento, e alla prossima occasione!".
Intanto la musica impazzava ad alto volume, per coprire i gemiti delle ragazze che sicuramente sarebbero ben presto esplosi…
Le due, avevano raggiunto le loro postazioni... Un rullo di tamburi fece da introduzione a questo momento; poi ogni rumore cessò, e Betty ed Alice iniziarono a sciogliere la stola che chiudeva le vestaglie.
In un momento, quel fragile tessuto cadde, in un impercettibile fruscio, ai loro piedi nudi, lasciando quelle due angeliche creature in balia di mille sguardi e pensieri lascivi.
Per la prima volta in vita sua, anche Alice era nuda davanti a tutti quegli uomini, lei che non si era ancora mai offerta totalmente a nessun maschio di sua spontanea volontà.
In quella che poteva sembrare una bolgia infernale, le venne spontaneo prendersi per mano, forse per darsi coraggio in quella nuova “avventura”, ma la platea interpretò quel gesto come qualcosa di assai spettacolare...
Ogni parte dei loro corpi era oggetto di morbose attenzioni... Emanavano un chiarissimo e indiscutibile profumo di femmina, mentre quei maschi le giravano attorno, come fossero dei manichini di carne...
Alice, allora, guardò supplichevole Betty, e sottovoce le sibilò:
- "Dimmi che sto sognando, che è un incubo... Meglio essere scopata cento volte per davvero che essere trattata così, come una bestia...".
Ma l'amica, che era molto più avanti di lei, le rispose:
- "Stai zitta, cretina, non è meglio aprire le cosce che spaccarsi la schiena in fabbrica? Perciò, pensa a godere anche in questo modo...".
Stavano ancora parlottando tra di loro che una voce – che Betty riconobbe non essere dello zio – all'altoparlante disse:
- "Signori clienti, potete avvicinarvi alle ragazze e toccare ciò che di più vi piace... Buonanotte...".
A quelle parole si scatenò il parapiglia: chi accarezzava il grosso sedere di Alice e chi le tette di Betty, che per reazione irrigidì i capezzoli; chi tastò il monte di venere della fanciulla e chi passò di taglio tutta la mano nella fessurina della nipote del padrone; chi massaggiò il ventre di Betty e chi la dolce micetta di Alice...
Alla fine di tutte quelle esplorazioni, alle due ragazze colava tra le gambe un liquido appiccicoso, mentre un rigagnolo di sudore imperlava le loro fronti... Avevano goduto di nuovo!
Quella sera rimase davvero indimenticabile, sebbene ne seguirono mille e mille altre, tutte spettacolari, e il pub dello zio Luca fu annoverato tra i migliori locali a luci rosse della regione...
FINE.
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1 anno fa
pollicino1965,
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Elisabetta, alice e il pub a luci rosse (i parte)
1. Prologo.
Dopo quello "scandaloso" pranzo di famiglia, Elisabetta viveva nel terrore delle conseguenze che quel video - girato da suo fratello - poteva avere.
Per il momento, a conoscerlo erano "solo" i familiari più stretti, ma lo zio Luca - tra gli "spettatori" di quel giorno - aveva in mano due armi con cui si sarebbe potuto giocare un ricatto formidabile, che peraltro già le aveva preannunciato in quei SMS maledetti: la prima, che era il solo (a parte Antonio e la stessa protagonista) a conoscere l'epilogo del video, e cioè la formidabile inculata che si era fatta fare da Ahmed; la seconda che avrebbe potuto postare quelle scene sul gruppo WhatsApp della famiglia, dove potevano vederlo anche i cuginetti e i nipotini più piccoli... Figurarsi cosa sarebbe successo se le avessero chiesto delle spiegazioni!
E figurarsi se lo avessero visto i genitori, specie suo padre, che dopo quel disastroso pomeriggio l'aveva cacciata di casa!
Ebbene, lo zio Luca, un giorno, decise di tirar fuori questo video dal cassetto ben custodito e chiuso a chiave...
Ed è proprio la potenza di questo video che ora vi andrò a raccontare...
2. Zio Luca... sotto una nuova luce.
Gli SMS che avevano incastrato Betty ripresero dopo circa un mese da quando quel porco le aveva dichiarato apertamente quali erano le sue intenzioni, e un giorno - inaspettatamente - quando la ragazza ormai credeva lo zio Luca se ne fosse dimenticato, ecco trillare il suo smartphone.
Andò a leggere, e inorridì dal tono del messaggio:
- "BETTY L'ORA È ARRIVATA. DEVI PAGARE IL DEBITO. CHIAMAMI E TI SPIEGHERÒ TUTTO".
Sapeva bene di cosa si sarebbe potuto trattare, ma voleva sperare di sbagliarsi... Così, compose quel maledetto numero e aspettò che lui rispondesse.
Dopo i soliti convenevoli a cui lei reagì freddamente, lui andò dritto al punto:
- "Senti porcella, ascoltami bene... Io non ho alcun interesse a mettere in giro le tue bravate, ma tu devi fare quello che ti dico... Tu non sai nulla perché i tuoi sono i soliti bacchettoni,
ma ora te lo dico... Sono proprietario di un pub molto speciale".
E calcò molto su quelle ultime due parole...
Poi, riprese:
- "Si, insomma... Un club a luci rosse, per facoltosi clienti... Uomini maturi... Capisci?".
La ragazza, che non era una sciocca, capì immediatamente di che tipo di locale si trattava, ma rimase ugualmente sorpresa da quella rivelazione: non avrebbe mai immaginato lo zio Luca - sebbene fosse noto in famiglia per essere un uomo di vedute molto "libere" - coinvolto in situazioni così piccanti.
Mentre era soprapensiero, dall'altra parte del telefono quella voce tornò a farsi sentire:
- "Ci sei, Betty? Non dirmi che ti sei scandalizzata", e ridacchiò.
Poi, tornando al dunque, fece:
- "Ora che conosci il mio lavoro, devo dirti che sono sempre in cerca di nuove ragazze da dare in pasto a quei porci... E tu sei perfetta, ho visto nek video come ti muovi, senza falso pudore, e che non ti fai mancare proprio nulla...".
Al che, in un impeto di ribellione, Elisabetta lo bloccò:
-" Non crederai mica...?".
Ma Luca, che appena la ascoltava con una certa insofferenza, con forza le chiarì chi era che conduceva i giochi:
- "Ehi, bella, hai poco da fare la schizzinosa, ricordati che ti ho in pugno... Ad ogni modo, a te penserò dopo, ti conosco bene... Ora, piuttosto, stammi bene a sentire: hai un'amica che sia maialina almeno come te? Mi serve una coppia di femmine con cui sollazzare i sensi dei miei clienti migliori...".
Betty rimase di sasso, e provò a balbettare qualcosa:
-"Ma ti sei ammattito? Sono cose che si possono chiedere a delle ragazze? Ti pare possibile che io vada lì e dica alle mie amiche: c'è qualcuna che vuole farsi sbattere da dei maiali un po' anzianotti? No, non se ne parla neanche...".
Zio Luca, però, non desistette:
-"Che ti piaccia o meno, o fai come ti ho detto, oppure dirai addio alla tua rispettabilità... Fai come ti pare, ti do due giorni per riflettere e trovarmi una delle tue troiette...".
Una volta che terminò di parlare, la giovane non senti più alcun segnale, ed intuì che la comunicazione era stata bruscamente interrotta.
3. Alice in trappola.
Elisabetta, dal canto suo, era inferocita, si sentiva come una belva in gabbia, e maledisse il fratello che l'aveva messa in quel brutto casino...
Cominciò a riflettere: volente o no, doveva trovare della "carne fresca" da dare in pasto a quel pervertito, e alla fine - dopo aver riflettuto a lungo - non accorgendosi che stava parlando da sola, esclamò:
- "Ma certo... Alice!!!".
Alice era una sua vecchia conoscenza, una ex compagna di scuola alle medie, una "amica del cuore" di cui però aveva perso un po' i contatti...
Non la vedeva e non la sentiva da parecchio tempo, ma aveva conservato il suo numero di telefono... Lo prese, e trepidante provò a chiamare...
Con sua grande soddisfazione, rispose una voce che avrebbe riconosciuto tra mille... Era proprio lei, Alice!
Si presentò, ricordandole i tempi passati, poi il discorso cadde sui loro interessi presenti:
- "E tu, Alice, che fai di bello?".
E l'altra:
- "Mah, che vuoi che ti dica? Ricorderai che a me non è mai piaciuto studiare... È da quando ho finito le scuole superiori che mi sono messa a cercare un lavoro, ma di questi tempi non si trova nulla di serio... Cerco, cerco, ma niente, e francamente sono un po' avvilita...".
Betty era un po' sulle spine, ce l'aveva in pugno, questo l'aveva capito, ma come farle quella" proposta indecente"?
Alla fine, preso coraggio, sputò tutto d'un fiato:
- "Forse posso aiutarti, certo non è un lavoro "da segretaria", però... Ho uno zio che ha un pub un po' particolare, e sono sicura che non avrà problemi ad aiutarti... Oltretutto, credo che lì paghino bene...".
Alice non fece nemmeno finire di parlare la sua ex compagna che le disse:
- "Ok, accetto!".
- "Bene", ribatté Elisabetta, "stasera ti proporrò a mio zio e poi ti faccio sapere...".
E così fece, chiamò lo zio e disse, trionfante – in fondo, alla troia, la cosa stava cominciando ad eccitarla –:
- "L'ho trovata! Per di più ha pure bisogno di soldi...".
L'uomo, però, frenò l'euforia della nipote, e le domandò:
- "Ma tu l'hai vista di recente? Non è che mi porti un cesso?".
Ed Elisabetta:
- "Beh, per la verità è un pò di tempo che non la vedo...".
Luca, allora, tagliò certo:
- "Ok, facciamo così: venite a casa mia, tu e lei, così vi spiego tutto per bene... Anzi, facciamo che domani sera venite a cena...".
La ragazza convenne che era la soluzione migliore, anche se temette di incontrare Giulia e la zia dopo la proiezione del "video dello scandalo".
Quindi, richiamò Alice e le raccontò la telefonata con lo zio, per poi darle appuntamento per la cena con il suo futuro, possibile, "datore di lavoro".
Intanto, Luca si stava sfregando le mani dalla soddisfazione: se le cose fossero andate come si erano annunciate, quella puttanella della nipote sarebbe divenuta la sua migliore talent scout.
Chiamò sua moglie Maria e sua figlia Giulia per avvertirle che la "trappola" era scattata, ma che loro due non dovevano farsi vedere a cena, ma che sarebbero state loro – dopo, in una sorta di "consiglio di famiglia" - a decretare il successo o meno di quel reclutamento.
La sera, era tutto pronto, e quando Betty passò a prendere Alice, per poco non ne rimase fulminata: il "brutto anatroccolo" dei tempi della scuola, era sbocciato in uno splendido cigno, e tale fu anche l'impressione che ne ebbe lo zio quando Elisabetta gliela presentò. Alla ragazza bastò uno sguardo al volo con il padrone di casa per capirlo…
Alice si era presentata in un tailleur di velluto nero, che la fasciava esaltando e le forme, e sfoggiando una cascata di capelli rosso fuoco...
La cena si svolse in maniera assolutamente perfetta, con Alice che si complimentò più e più volte per le prelibatezze, e alla fine si trasferirono entrambi in salotto per il caffè.
Fu lì che – nell'attesa – lo zio prese la parola:
- "Bene, Alice, vogliamo parlare un pò di affari?", e sorrise.
Poi riattaccò:
- "Dunque, io posseggo, assieme a un socio, un pub molto elegante, l’“Olimpo”, frequentato da una clientela particolare, uomini maturi che vengono per svagarsi un pò... Vedi, tu sai certamente che ci si può divertire in diversi modi, e uno di questi è il sesso... Spero di non scandalizzarti se dico cosi, ma d'altronde non sei più una bambina... Perciò, come ti dicevo, il mio locale è molto simile a un club prive', dove non contano i legami legali ma solo la voglia di giocare con tutti quelli che lo vogliono fare...".
La guardò fissa negli occhi e disse ancora:
- "E qui entreresti in gioco tu... Naturalmente, insieme alla nostra Betty... Insomma, il tuo ruolo è quello di stare al bar, in topless, ballare sul cubo o al palo senza veli, e – se avrai richieste – appartarti con i miei amici migliori... Tutto questo, per mille euro a settimana... più le mance! Che ne dici?".
Alice non si aspettava proprio una proposta di lavoro di quel genere, ma quei soldi le facevano gola, e ne aveva davvero bisogno...
Dopo tutto, le era sempre piaciuto mostrarsi, e quell'occasione faceva proprio al caso suo.
Percui, non ebbe alcuna difficoltà ad accettare...
Superato questo primo ostacolo, lo zio precisò qual'era la condizione indispensabile per formalizzare l'accordo: un casting in piena regola:
- "Vedi Alice, io pago bene, ma ho bisogno di merce di prima qualità, e devo accertarmene di persona... Dunque, adesso fissiamo una data e tu verrai a fare un bel provino... Ti saranno poste domande molto intime, e ti sarà chiesto di fare cose un pò pesanti... Pensi di sentirtela? ".
- "Certo, signor Luca, non c'è problema... ", rispose la giovane un pò imbarazzata.
Cosi, terminata la cena e presi gli ultimi accordi, le due amiche si congedarono.
Ritornando verso casa, Alice non riuscì, però, a trattenersi dal domandare a Betty:
- "Scusa, Elisabetta, ma ci sarai pure tu al provino, vero?".
E lei, che già si aspettava quella domanda, candidamente e con una gran dose di faccia tosta, rispose:
- "No, cara, li sarete soli te, lo zio e... No, questo non te lo dico, lo scoprirai sul momento... Ma non temere, sono sicura che andrà tutto per il meglio!".
4. Il provino.
Erano le nove quando si trovò a bussare, emozionatissima, a un portoncino anonimo che dava accesso al pub.
Luca l'attendeva, eccitato all'idea che di lì a poco si sarebbe gustato uno show che sicuramente prometteva bene.
L'accompagnò nel suo ufficio, uno spazio angusto, ricavato in quello che una volta doveva essere stato uno sgabuzzino.
La fece accomodare dinanzi ad una scrivania in ferro, e si andò a sedere al suo posto, faccia a faccia con la ragazza. In alto, una piccola webcam era pronta a riprendere anche il colloquio...
E prima di iniziare le disse:
- "Sei bellissima!".
Infatti, Alice, per quella occasione, aveva indossato una maglietta nera di lana non troppo attillata, dei pantaloncini di jeans dello stesso colore, con bottone e cerniera frontale, e un paio di Vans ai piedi. Sotto, un reggiseno e un perizoma, neri entrambi…
Sotto, un reggiseno – in tessuto leggero, semitrasparente e molto sexy, a spallina stretta e allacciato dietro al collo – e un perizoma supersexy – formato da un ampio triangolo di tessuto trasparente sul davanti, e una sottile striscia “a T” che si insinuava tra i glutei – entrambi neri.
Infine, ai piedi calzava magnificamente un bel paio di eleganti quanto sportive Vans…
Ebbe così inizio l'intervista:
- Luca: "Salve, amici... Allora andiamo a incominciare l'intervista a questa splendida ragazza... Raccontaci un po' qualcosa di te".
- Alice: "Mi chiamo Alice, ho 22 anni, e sono di Genova".
- Luca: "Perfetto... Che lavoro fai nella vita?".
- Alice: "Non ho un lavoro, sono disoccupata".
- Luca: "Ok... E dicci come mai sei qui, come mai hai deciso di accettare questa proposta...".
- Alice: "Allora... Sono qua perché ho bisogno di lavorare, e comunque sono molto incuriosita da questo mondo, e poi perché ho anche bisogno di un po' di soldini...".
- Luca: "E senti, a parte i soldi, cosa è che ti piace? Esibirti, fare sesso?".
- Alice: "Perché mi piace esibirmi, e anche fare sesso, anche se un po' mi sento impaurita perché comunque è la prima volta che faccio una cosa del genere davanti a una telecamera e con qualcuno che mi sta a guardare...".
- Luca: "E tu, nella tua vita privata, che esperienze particolari hai avuto? Intendo dire, con più uomini l'hai fatto? Con donne?".
- Alice: "Mi piacerebbe provare con una donna".
- Luca: "E cos'è che ti piace di più in assoluto?".
- Alice: "Tutto... Attivo, passivo... Quello che capita...".
- Luca: "Senti, quando fai l'amore, hai dei tabù particolari? Cioè, c'è qualcosa che non faresti mai?".
- Alice: "No, assolutamente...".
- "Ascolta, a che età hai cominciato a scoprire il sesso, a che età?".
- Alice: "17 anni...".
- Luca: "E hai avuto esperienze di spettacoli o cose del genere?".
- Alice: "No".
- Luca: "Perfetto... Per me può bastare così... Adesso, però, ti voglio vedere un poco come sei fatta, ok? ".
- Alice: "Ok...".
Le fece strada, e la condusse in un grande spazio vuoto, circondato da finte colonne corinzie color rosso pompeiano, che doveva essere la sala principale del pub, dove si intrattenevano i clienti e dove si tenevano gli spettacoli.
Diversamente dal mobilio che doveva esserci tutte le sere, quella mattina vi era stato collocato un grande letto, senza cuscini e rivestito da un drappo blu.
Indicandole quel talamo, le disse:
- "Siediti lì, che tra poco cominciamo la seconda parte del provino...".
Alice si sedette, accavallò le sue gambe grassottelle, e vide che era stata collocata una grande telecamera, dietro a cui Luca andò a fare gli ultimi aggiustamenti.
Voltato di spalle, lo zio si disse, tra sé e sé, a bassa voce:
- “Caspita che cosce… non sono da modella ma lo fai venire duro, tesoro!”.
La ragazza, che aveva udito qualcosa, senza però riuscire a capire bene le parole, si guardò intorno ma – ovviamente – non vide nessun altro all’infuori di lui…
Luca, si sistemò fuoricampo, e la informò:
- "Da adesso in poi, sappi che tutto quello che dirai e farai sarà ripreso... Sei pronta?".
- "Si", rispose lei con un filo di voce.
Allora, la spia rossa si accese, e lo "spettacolo" poté avere inizio...
Luca, le disse:
- "Ciao, Alice... Tu, hai tutti i numeri per sfondare, ma bisogna che mi faccia vedere il tuo corpo nudo... I miei clienti, verranno per questo...".
Così la ragazza, con grande naturalezza, si alzò dal letto e, muovendo sinuosamente il suo metro e cinquantacinque – come quel porco non avrebbe mai sospettato sapesse fare – cominciò a sbottonare i suoi bei calzoncini e a far scendere la cerniera lampo.
Poi, ancheggiando, li fece scorrere giù, fino alle caviglie, e scavalcandoli con leggerezza se li tolse…
Afferrò agilmente il bordo inferiore della maglietta, e lo sollevò lentamente verso l’alto – con movenze da far invidia a una consumata pornostar –, scoprendo prima un bel ombelico, e poi un seno da sballo, una quarta misura favolosa, ancora racchiusa in un reggiseno che stentava a svolgere il suo compito di contenimento.
Ma quando la ragazza – con un gesto di sfida ben calcolato – guardò negli occhi Luca ed allentò il laccetto posto dietro la nuca, ecco che schizzarono fuori due incantevoli mammelle, che nonostante la giovinezza tendevano leggermente verso il basso a causa della loro considerevole mole.
L’uomo fu colpito da leggere contrazioni al basso ventre, soprattutto quando i due capezzoli dritti manifestarono tutta la sua eccitazione: e sì, perché quella piccola donna – che all’apparenza era anche un pò timida – nell' intimità doveva essere anche una gran porcellina... e non poco.
Poi prese il filo del perizoma che le stringeva i fianchi, lo fece ondeggiare brevemente, si voltò mettendo in bella mostra un culo grande e armonioso, e iniziò ad abbassarlo verso le ginocchia; si piegò in avanti, e – sollevando prima un piede e poi l’altro – fece volar via anche quell’accessorio che era l'ultimo baluardo della sua nudità più totale.
Si voltò nuovamente, esponendo con grande semplicità tutto il suo bel corpo nudo, ad eccezione dei piedi a cui aveva mantenuto per il momento ancora le scarpe da ginnastica.
A questo punto, senza attendere alcun impulso da parte di Luca, si prese i capezzoli tra le mani e se li schiacciò delicatamente sotto i polpastrelli... Reclinò il capo, cacciò fuori una linguetta molto provocante, e infine ci pennellò prima il capezzolo sinistro e poi quello destro.
Sapeva bene come provocare un maschio… Percui, si massaggiò sensualmente i fianchi… Quella situazione le stava sfuggendo di mano, e lei era sempre più su di giri: si mise in posizione supina sul letto, alzò in alto le gambe mettendo in mostra la sua bellissima fichetta, depilata di fresco, con un cuore tatuato appena sopra il monte di venere, e - sorpresa! – un anellino che le trapassava il clitoride.
Si dischiuse le grandi labbra – mostrando che realmente non era più vergine –, passò un dito della sua mano sulla fessura per tutta la sua lunghezza, ed iniziò a giocherellare con il suo “gioiellino”...
Luca, preso anch'esso dall'eccitazione, la guardava in viso… Le ordinò, perentoriamente:
- "Bene, bene... Adesso, vediamo quando sei porca… Masturbati...".
Allora, Alice cominciò infilandosi due dita della mano destra nella passerina (dimostrando, così, di non essere più vergine davvero) e prese a massaggiarla, mentre con la mano sinistra tornò a tormentarsi con passione i capezzoli.
Si vedeva che non era la prima volta che lo faceva, magari non davanti a un uomo che la guardava e la riprendeva con la telecamera, ma aveva già una certa esperienza nel darsi piacere…
Andò a stimolare lievemente il clitoride, sfregandolo con un dito, per proseguire con una lieve pressione sul monte di Venere e ridiscendere sulle grandi labbra.
Poi, per aumentarsi il piacere, scappucciò il suo grilletto, e – posizionandosi per un po’ con il ventre a contatto con il letto – strofinò il glande contro di esso semplicemente muovendo il bacino; si rigirò, e stringendo le cosce l'una contro l'altra si stropicciò le grandi labbra producendo il medesimo effetto.
Ma l'uomo non era ancora soddisfatto... Prese un vibratore, glielo passò, e la sfidò:
-"Prendi... E buon divertimento!
La ragazza, non fece una piega, evidentemente già ne faceva uso e sapeva come fare; se lo portò alla bocca per lubrificarlo con la saliva, e quando reputò il tutto sufficiente se lo avvicinò alla fica facendolo scivolare ripetutamente sul clitoride e sulle labbra ormai bagnatissime.
Poi, piano piano, lo fece entrare dentro, fino in fondo, muovendolo su e giù, proprio come un cazzo vero...
Un fremito, poi cominciò a gemere, come un flebile lamento, cosa che piacque tanto al maschio:
- “Ohhhh… Mmmhhh… Siiiiii… Dio quant’è bello”, se ne uscì lei come se fosse nella sua camera, sul suo letto, nella sua più totale intimità.
Dopo un pò di questi giochini, Luca – considerando di aver visto abbastanza – le fece cambiare posa:
- "Girati, per favore, e mostrami il tuo bel sederone!".
Alice obbedì, e quel "lato b" era bello davvero: grosso a sufficienza, e con due chiappe sode che lasciavano vedere al centro il fiorellino che doveva essere ancora intatto... Insomma, messa a pecorina era uno splendore!
Quel corpo nudo valeva, da solo, il prezzo dell'ingresso: cicciottella al punto giusto, con il segno della spina dorsale assai pronunciato e due fianchi nei quali affondare le mani, era di una sensualità difficile da descrivere, per non parlare delle tette, grosse ma soffici allo stesso tempo, in mezzo alle quali ogni pisello prendeva vita.
Era così morbida da far tenerezza, e quella carnagione chiara, quasi lattea, a contrastare la sua fantastica "criniera" rosso fuoco, sarebbe sicuramente stata una irresistibile attrazione per il locale...
Luca era davvero soddisfatto di quella stellina nascente, ma sentiva che mancava ancora la cosa più importante a quella splendida esibizione: la "prova su strada"; cioè, voleva vedere come se la cavava con un cazzo vero...
Perciò le disse:
- "Siediti e riposati un momento... Ho una sorpresina per te".
Uscì dalla sala lasciando la porta aperta... Passarono solo pochi minuti che tornò da lei, seguito da un ragazzo sui 30 anni, alto sul metro e settanta, nero come la notte, completamente nudo, ma soprattutto – cosa che colpì immediatamente la giovinetta – con un membro spaventoso di quasi 30 centimetri e largo come una sua caviglia.
Si avvicinò ad Alice per presentarsi, ma lei, intimorita dalle dimensioni ma anche dal colore della pelle (non che fosse razzista, eh, ma non aveva mai scopato con un ragazzo nero), fece un salto all'indietro, e quasi urlò, rivolta a Luca:
- "Ma è un mostro!, scordatevi di me...".
Il ragazzo, un po’ sorpreso, guardò il padrone (anche lui era un dipendente del pub), il quale disse alla giovane:
- “Su dai, non fare la difficile… Cosa credi, che i miei clienti sono dei finocchi, dei mini dotati? Vogliamo vedere come ti comporti con i grossi calibri”.
E lei:
- “Ok, ma io, anche se non sono vergine, qui sotto sono stretta, mi spaccherà tutta!”.
Allora intervenne il ragazzo, Rahsaan era il suo nome, che cercò di confortarla:
- “Amica mia, farò piano, vedrai che non ti farò male… Ti piacerà…”.
Alice era indecisa, ma al solo pensiero di dover rinunciare a tutti quei soldi si convinse:
- “E va bene… Ma se dico di fermarti, tu ti fermi, ok?”.
- “Ok”, rispose Rahsaan con un gran sorriso, e prendendola per mano la accompagnò su quel gran lettone che adesso assomigliava più ad un’ara sacrificale…
Seduti sul bordo, mentre i due attendevano istruzioni, il nero le toccò le chiappe sfiorandole con il dito medio il fiorellino dello sfintere.
Nel frattempo, lo zio gli disse:
- “Bene, ragazzi, ora datevi da fare… Alice, iniziamo con un bel bocchino…”.
E mentre l’uccello di lui si mostrava con la cappella già fuori per l’eccitazione, lei abbassò la testa, si scostò all’indietro i capelli e tirò fuori la lingua per cominciare a leccarlo.
Leccò quel membro in tutta la sua infinita lunghezza, da sotto a sopra, fino ad arrivare alla cappella, e aprendo le labbra lo prese tutto in bocca. Ci sapeva proprio fare la ragazza: muoveva la lingua in modo sublime, diversificando la velocità delle leccate; lo tirò fuori, scorrendo ancora una volta tutta l’asta, fino ad arrivare ai testicoli, che leccò e succhiò con avidità.
Luca aveva voglia di vederla mentre Rahsaan assaggiava i succhi di quella cagnetta, così interruppe quell’incantevole lavoretto orale per intimare:
- “Buon lavoro, Alice… Rahsaan, adesso sdraiati” di schiena e vediamo come se la cava nel 69”.
“Esaminatore” ed “esaminanda” eseguirono, lui la attrasse a se, e lei si rimise in bocca il cazzo, mentre il nero cominciò a tastarle la fica, separando le grandi labbra e prendendo a leccare tutto fino a giungere al clitoride.
Alice prese a sbrodolare come un torrente in piena, e allora il giovane – con uno sguardo d’intesa con l’altro uomo – le inserì in vagina tutta la sua manona fino al polso, procurandole il suo primo fisting, mentre con la lingua “inseguiva” l’ano per poter leccare anche lui…
Furono sufficienti solo pochi colpi, ben assestati, perchè Alice esplodesse in un orgasmo fenomenale, lasciando che lui andasse a bere i suoi umori pieni del suo sapore di donna.
Così ben lubrificata, Luca approfittò per ordinare:
- “Visto che siete al punto giusto, adesso voglio vedere, Alice, come te la cavi in uno smorzacandela”.
Lei si voltò a guardare Luca, poi si sollevò il tanto che bastava per avvicinare il suo orifizio maggiore al pene di Rahsaan, che glielo sfregò sulla passerina e pian piano lo fece entrare con grande facilità, vista l’eccellente lubrificazione data dai suoi umori.
A questo punto, Alice cominciò un lento saliscendi sull’asta di lui, per poi aumentare la velocità e parimenti i suoi gemiti, sempre più intensi…
Benchè Rahsaan sia una vera macchina da sesso, il maschio non resisterà ancora a lungo, perciò bisogna che Luca si affretti a visionare le ultime posizioni importanti. Richiamò Alice e le disse:
- “Adesso esci e mettiti a pecora…”.
Il nero si alzò, e la penetrò da dietro, stantuffandola a più non posso… Vederla così, a quattro zampe, era una goduria già di per se stesso, e allo “scopatore” fu sempre più difficile resistere…
Luca se ne accorse, e per finire gli chiese:
- “Ottimo lavoro, Rahsaan, ora completiamo con una semplice missionaria… Voglio vederla passiva…”.
Alice, da brava esaminanda, si sdraiò tranquillamente supina e divaricò le gambe.
Lui, che era sempre più infoiato e con quel cazzo che sembrava un pilastro di cemento armato, non esitò a penetrarla nuovamente, con sempre minori attriti, e con sempre maggior forza e frequenza di colpi.
Quella fica, inizialmente stretta, era diventata una caverna in cui anche quel “mostro” ci sciacquava, era un lago di umori…
Anche la cappella era gonfia al limite, e Rahsaan temette di non poter resistere più per molto, così si sfilò prontamente dalle sue viscere e – dopo averla aiutata ad inginocchiarsi a pochi centimetri da lui – puntò il glande in direzione di quel bel visino…
Fece appena in tempo… La sborra, velocemente, risalì tutta l’asta ed esplose con violenza sulla faccia della ragazza… Uno, due, tre, quattro schizzi che andarono a spalmarsi sulla pelle…
Sembrava finita, il ragazzo era davvero esausto, ma a questo punto – travolta dalla libidine – Alice non riuscì più ad arrestare il suo di piacere, e la “pipì” a lungo trattenuta sgorgò in fiotti potenti… Per la prima volta (un’altra prima volta…) aveva squirtato!!!
5. Madre, figlia e... il consulto di famiglia.
Il provino era finito, e Alice si era rivestita ed era tornata a casa, con la promessa da parte dello zio che le avrebbe fatto sapere l'esito attraverso Elisabetta.
Luca, intanto, se lo stava visionando di nuovo, rivivendo – fotogramma per fotogramma – le emozioni di quella mattina.
Una volta che si fu sincerato che tutto era a posto, chiamò al telefono la figlia:
- "Giulia, sono io... È andato tutto secondo programma... Te lo invio sulla tua mail... Tu, intanto, chiama la mamma e preparatevi... Stasera poi ne parliamo a casa...".
La ragazza fece esattamente come suo padre le aveva detto, e pochi minuti dopo le due donne erano davanti al monitor del pc a vedere l'esibizione di quella porcellina.
Già dall'inizio furono positivamente impressionate da come si muoveva e si spogliava:
- "Roba da non credere, si muove davvero bene... L'avresti mai detto... D'altronde, per essere amica di quella troia di tua cugina...", fece la madre, che già si stava eccitando anche lei.
- "Effettivamente, ha un non so che di sensuale, innato", replicò Giulia, sfregandosi le mani al solo pensiero di quello che poteva venire dopo.
E infatti, quando l'obiettivo della telecamera la inquadrò completamente nuda, madre e figlia decisero di mettere il fermo immagine, e cominciarono a valutarla:
- "Mah, io direi che c'è molto su cui lavorare", disse Maria, che riprese:
- "Per esempio, guarda le tette: sono anche più toste di quelle di Betty... Più gonfie, più consistenti... Come dire? Sembrano fatte apposta per essere toccate, accarezzate, schiaffeggiate, godute!".
Giulia, dal canto suo, si soffermò ad elogiarne i capezzoli:
- "Mamma, guarda quei chiodini... A prima vista sembrano non dire granché, ma a me paiono perfetti, mettono in risalto le areole che già sono belle sviluppate...".
- "Ok", ribadì la madre, "andiamo oltre... Io valuterei molto bene anche fianchi e cosce... Guarda che maniglie dell'amore, polpose, da far gola a quei maiali come tuo padre... E le cosce? Sembra che si toccano l'un l'altra, esagerate, ma in fin dei conti sono esattamente ciò che un uomo cerca... Io le darei un bel 9!".
A questo punto la giovane ruppe gli indugi e arrivò al dunque:
-"La patatina, poi, è meravigliosa... Stretta, composta, depilata alla perfezione... E il monte di venere grassottello fa venir voglia di darci una leccatina...".
- "Ehi, non dirmi che ti stai eccitando! Si, è vero, è proprio ben fatta, ma... Vediamo come la usa!",e ridacchiò la madre.
E siccome entrambe erano accaldate dalla passione, riattivarono il video... Ora si vedeva Alice che faceva quel magnifico lavoretto di bocca... e fu di nuovo Maria ad esprimere la sua autorevole opinione (era notorio che i suoi bocchini erano i migliori della provincia) :
- "Dio mio!, ma questa mi supera alla grande... Quelle labbra a ventosa sono spettacolari... Fortunato quel cazzo!".
Intanto Giulia aveva colto un altro aspetto del lavorio della giovane... la lingua:
- "Mamna, guarda un pò come si muove con disinvoltura sul filetto... Guarda, guarda!".
Era letteralmente ammirata dalla maestria di Alice!
Mentre le due riflettevano e si scambiavano opinioni, ecco che il video era andato avanti, e si era giunti alla prova cruciale della penetrazione. Maria restò allibita:
- "Hai visto che troietta!? E pensare che sembrava una verginella, stretta, spaventata da quel cazzone... Guarda come lo prende e come si bagna... Li dentro c'entrerebbe il cazzo di un cavallo! Che maiala... E come squirta, e come ci sta a farsi fistare! È sempre più sorprendente! ".
La donna, si voltò verso la figlia, che stranamente silenziosa – senza nemmeno esserne pienamente consapevole – si stava sgrillettando furiosamente tra le gambe.
I loro sguardi si incrociarono, e Giulia ebbe solo la forza di dire:
-" Non ho parole...".
Il filmato volgeva al termine, e le due donne si stavano preparando per emettere il loro responso... Alice, non aveva proprio nulla da imparare, e anzi avrebbe fatto la fortuna del locale...
Solo una cosa, un piccolo rimpianto, scaturì dalle labbra della madre:
- "Peccato che non le hanno fatto il culo...".
Alla sera, dopo cena, Luca – in trepidante attesa – chiese alle sue donne una parola definitiva. Per lui, era un esemplare di femmina stupenda, ma siccome aveva promesso che avrebbero deciso insieme e che lui avrebbe ascoltato il parere autorevole dell'altra "metà del cielo", domandò loro:
- "Dunque, che ne pensate?".
E loro, all'unisono, risposero con solo due parole:
- "È perfetta".
Confortato da quel responso, Luca poté andare a lavorare al pub più tranquillo...
Da lì, si chiuse nel suo ufficio – poiché non voleva rovinare la "sorpresa" al suo socio – e con il suo cellulare chiamò la nipote, che impiegò non poco a rispondere:
- "Ehi, porcella, ti stavi facendo sbattere da qualche altro negrone?", la apostrofò.
- "Beh, se aspettavo un impotente come te...", rintuzzò Elisabetta.
Poi, riprese:
- "Allora, che notizie hai da darmi? Come si è comportata la ragazzina?".
- "Direi piuttosto bene", disse lui soddisfatto, "a parte il culo si è fatta fare di tutto, che anche tua zia è ammutolita".
E Betty, con grande disappunto:
- "Ma come, non le hai fatto rompere quel culone che si ritrova? Non ti riconosco più, zio, e meno male che avevi scelto un maxi dotato... Quanta carne sprecata!".
Era davvero delusa, e non fingeva, tanto che l'uomo dovette rassicurarla:
- "Stai tranquilla, cagnetta mia, che il suo sfintere sarà il premio per uno dei miei clienti più affezionati...".
Solo un istante di silenzio, per riprendere fiato, e poi aggiunse:
- "A proposito... Quasi mi dimenticavo... Come avrai capito, è stata assunta... Venite, tu e la tua amica, domani sera alle 22,00, così avrò tutto il tempo di spiegarvi quale sarà il lavoro che dovrete fare per me".
Betty non credeva alle sue orecchie... Alice, all'apparenza così riservata, si era scatenata anche lei con un negro…. Ad ogni buon conto, pochi minuti dopo andò da lei a portarle la buona notizia...
FINE I PARTE.
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1 anno fa
pollicino1965,
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il piacere della sorprea
Un sito esplicito..un profilo interessante..malizioso....un contatto con il lui di coppia...che ha un unico obiettivo...rendere regina la sua signora...appassionata..piacente...sorridente...meravigliosamente provocante e sensuale... abbiamo chiacchierato a lungo...ipotizzando diversi scenari....seduzione e malizia...provocazione e sensualità...lei donna donna donna..intensamente femmina....sacerdotessa del piacere..che ama godere e far godere.. lui sapiente regista....intenso organizzatore e tessitore di situazioni... qualche scambio di foto...di video..che evidenziano passione e desiderio..che magnificano i sensi purtroppo la geografia non aiuta...ma in qualche modo si riesce ad organizzare una situazione maliziosa... lui propone a lei una serata fuori..senza una meta precisa....ma dagli occhi e dal tono della proposta lei intuisce che sarà una serata eccitante... piena di emozioni e di sorprese... "ma perchè non indossi le autoreggenti e quella gonnellina che piace tanto a me?" le dice lui..."tanto non fa cosi freddo"... "va bene amore" risponde lei.... ha capito che sarà una serata di passione ...quindi indossa le autoreggenti...non indossa l' intimo..perchè intuisce che potrebbe essere strappato dalla foga erotica del proprio compagno sale in auto....senza chiedere nulla di più.... si fida ciecamente del proprio uomo...non ha bisogno di chiedere...dove andremo o cosa faremo lei sa perfettamente che l' attenzione del proprio uomo nei suoi confronti è senza remore..senza se e senza ma... iniziano a correre per le strade di montagna..la montagna che entrambi amano immensamente.... la velocità è moderata..non vi è fretta...e in ogni caso bisgona guidare con prudenza... lui le carezza la gamba....e con le dita bordeggia il profilo dell' autoreggente...alternando i polpastrelli tra pelle e nylon... "ma dove stiamo andando ..." pensa lei..ma naturalmente no chiede nulla... anche lei allunga la mano sulla coscia del suo uomo che sta guidando...e con dita sbarazzine....raggiunge la patta...e sente un turbamento incisivo... "uhmmm....che voglia di slacciare la patta e prenderlo in bocca....adorare lo scettro del mio piacere..." ma non lo fa...si limita a tamburellare sopra la patta... apprezzando che il turbamento si fa sempre più duro..insistente...erotico... la serata è piacevole..un po fredda...ma cmq piacevole....lei sa che non avrà freddo lei sa che il suo uomo vuole solo il suo piacere.... e che uno dei suoi piaceri più elettrici e intensi è godere all' aria aperta... sentirsi sua ..completamente sua in mezzo alla natura... dopo un po di chilometri...l' auto devia verso un parcheggio...a lei sconosciuto... un posto intimo....riservato... la macchina si ferma... "amore...ti ho portato qui..perchè questo è un posto tranquillo e voglio goderti fino in fondo..." dice lui si volta verso di lei e la bacia intensamente....con lingua saettante...profonda..liquida ..vibrante eravamo giò d' accordo su luogo ed ora...io ero già li ....con l' auto spenta..un po discosto per non creare imbarazzo... li vedo da lontano vedo che hanno spento l' auto...io e lui eravamo d' accordo sul come fare.... si stanno baciando con avidità e intensità rare... lui ha già le mani sotto la gonnellina... lei è eccitata.....bagnata...travolta dal desiderio... mi avvicino lentamente.....con l' auto sempre a fari spenti... lei ha un sussulto....si blocca....percepisce che non sono soli... "amore...non ti preoccupare.....è una persona che conosco"...dice lui cercando di tranquillizzarla... un pizzico di imbarazzo....da parte di lei....ma lui le riprende la nuca ..la porta verso di sè e comincia a ribaciarla con fervore... quelle parole e quel gesto le rendono di nuovo tranquillità.. nel suo intimo lei sa che con il suo uomo è sempre al sicuro... e lei sa che lui sa quanto le piaccia farsi ammirare... riprende a baciarlo con intensità.. lascia che le mani del suo uomo esplorino i seni... è bagnata come non mai.. gli slaccia la patta e fa uscire il suo scettro...duro..forte prepotente che comincia a carezzare con delicata malizia... ...io scendo dall' auto..voglio ammirare meglio quell' universo di eccitazione e travolgente desiderio ...mi avvicino alla porta con delicatezza....senza essere invasivo... ho già il cazzo duro...durissimo...mi eccita da morire la situazione da sotto la giacca...mi carezzo delicatamente...da sopra i pantaloni sono vicino alla porta...vedo benissimo la situazione dal finestrino lei percepisce la mia presenza....mentre con le mani continua a sfiorare il cazzo di lui...si volta...mi guarda... uno sguardo malizioso...ama il fatto che io la stia ammirando... e dopo aver appurato che stavo guardando la loro intimità.... la sua energia..la sua voglia di esibizione...si spinge oltre... con la bocca si avvina alla punta del cazzo del suo amore...e la infila completamente in bocca... quasi senza respirare... e si inginocchia sul sedile con la gonna un po alzata...per farmi ammirare il suo saper essere femmina..provocante e provocatoria... inizia a succhiare come se non fosse un domani e con l' altra mano solleva di piu la gonna... vuole farmi vedere che ha le autoreggenti e che non indossa l' intimo... sono eccitatissimo... tiro fuori il cazzo dai pantaloni..in piedi accanto al finestrino e comincio a carezzarmi.... direttamente..senza piu pudore.... dopo un po lei si volta....mi guarda... vede che mi sto carezzando... apre il finestrino e mi dice... ciao ...mi chiamo Laura....tu chi sei... io imbarazzzato per la situazione le rispondo..."sei bellissima ed eccitantissima..." "ma povero.." dice lei ..."ti sei turbato....avvicinati un po..." mi avvicino e prende il mio cazzo delicatamente in mano allungando il braccio dal finestrino... lo porta alla bocca...e inizia succhiarmelo... "vi voglio entrambi....voglio godere di voi..e voglio vedere che mi desiderate...che siete eccitati per me"... scende dal' auto....e invita il suo uomo a scendere... in piedi accanto all' auto....alza la gonna da dietro.... e struscia il suo culo meraviglioso sulla punta del cazzo del proprio uomo che è in piedi dietro di lei..... lui appoggia la punta del cazzo tra le cosce e inizia sfregare lentamente..fradicio del suo desiderio... mi dice di avvicinarmi.....mi prende il cazzo in mano....e lo struscia su di lei...punta con punta che si toccano... si diverte a farci strusciare su di lei...e mi bacia con avidità... una donna che si sente femmina...desiderata e desiderabile..una principessa con due cavalieri dedicati al suo piacere... il suo uomo che si struscia da dietro...mentre il complice la bacia con passione mente lei ha il suo cazzo in mano...e fa toccare le due punte.... è inverno..ma l' atmosfera è caliente....non si sente il pungere della stagione... ..stacca la bocca dal complice e incita al suo uomo di scoparla..di prenderla da dietro... "scopami amore....mettimelo dentro ti voglio sentire tutto...muoviti con veemenza come solo tu sai fare..." si abbassa un po per offrire meglio la sua figa fradicia al cazzo del suo umo che non perde un attimo e la imbuca.... con forte prepotenza.....mentre lei approfittando della posizione si abbassa ancora di piu..e prende il mio cazzo in bocca... i colpi del suo uomo..profondi e incisivi....si riverberano su di me...ad ogni suo colpo i mio cazzo le si pianta in gola... e per gestire meglio i movimenti..per non perdere un millimetro di cappella grossa e turgida....con le due mani mi prende le palle...e l' asta del cazzo....per spingerla ancora piu in fondo... sono stordito dal piacere..non riesco a muovermi....le mie mani inerti lungo il corpo la testa reclinata avvolta dall' intensità emozionale ....sento la sua lingua..la sua bocca..le sue mani sul mio cazzo....come se ci conoscessimo da sempre donna provocante..donna assetata...donna malizia..donna passione...donna donna donna...meravigliosamente femmina non vuol perdere un istante del piacere che sta provando ....sento i colpi del cazzo del suo uomo che si infrangono su una figa gronda di eccitazione..senti gli schizzi del desiderio ..un profumo intenso di femmina poi improvvisamente si ferma..si blocca.....e dice al suo uomo..."amore...ti amo...grazie per questa sorpresa...ma adesso voglio che mi guardi mente il tuo amico mi scopa...voglio che ammiri il mio piacere..." ...mi offre la schiena...si inarca ancora di piu...e mi dice.."scopami..." mente con le mani allontana il suo uomo ...lo appoggia verso la macchina e gli dice ..."toccati che voglio vedere che ti piace il mio piacere..." il suo uomo..con il cazzo durissimo....quasi stupefatto e sorpreso della iniziativa della propria donna si appoggia alla macchina e comincia a masturbarsi lentamente... mentre vede la propria femmina...godere...godere del cazzo straniero che ha in figa..godere del fatto che il suo uomo la guarda ...godere del fatto che è all' aperto..il luogo che ama di piu ...colpi lunghi profondi la prendo per i fianchi per sbatterla con maggiore determinazione con maschia intensità... un piacere assoluto... sento il suo corpo vibrare... mi cola l' essenza del suo piacere e della sua eccitazione sulle cosce... poi non paga di scosta...e dice.. "voglio bere di voi....dopo aver goduto con i miei due uomini singolarmente....voglio ammirarvi mentre raggiungete l' orgasmo..." si accovaccia....con una mano continua a pastruganre la figa fradicia...mentre con l' altra alternativamente avvicina i nostri due cazzi alla faccia...alla bocca..alla lingua... li prende in bocca uno alla volta.... uno lo infila in gola.. l' altro continua a masturbarlo "come state..." ci chiede..."siete pronti a sborrare?" noi impietriti ed eccitatissimi...rispondiamo di si... e lei "...venitemi in faccia....voglio vedere i flutti di sborra che mi inondano la faccia..la bocca..le labbra.." noi due come se conoscessimo da sempre ..acceleriamo nel movimento..avviciniamo la punta alla sua bocca....e come se fossimo un corpo solo..un solo uomo con due cazzi.....contemporaneamente le schizziamo la faccia... lei avida di sborra.....con la lingua raccoglie i succhi che non le sono finiti in bocca...sorride... con le labbra raccoglie le ultime gocce dalle punte dei nostri cazzi... e come se avesse mangiato il dolce piu buono che esita...si lecca i baffi copiosamente... la mano con cui si trastullava la figa..la avvicina alla sua bocca e lecca anche di se... storditi...soddisfatti....stravolti..quasi attoniti..io e il suo uomo ci ricomponiamo... la guardiamo..il suo volto radioso..appagato... ci sorride.. le sorridiamo... allungo la mano e mi presento..."piacere oscar..." THE END
639
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1 anno fa
Intimacy, 42
Ultima visita: 2 mesi fa -
Elisabetta si diverte - ii parte
6. Che cos’è il kamasutra?
Quel footjob aveva grandemente esaltato Ahmed, al punto che il suo membro era pronto a soddisfare Betty…
Data la sua stazza, il nero la prese per i fianchi come se fosse un ramoscello leggero, e la sistemò per bene al centro del letto.
La ragazza aveva le braccia tirate su verso l’alto, e con una si copriva vagamente il volto come se si vergognasse o volesse sentire tutto senza vedere.
L’addome, invece, si sollevava e si abbassava, in spasmi dovuti alla grande eccitazione: sapeva che adesso stava arrivando il suo momento di godere a fondo, e infatti aveva spalancato le cosce, mettendo in piena luce l’ano e la vagina, con i talloni puntati sul materasso e le dita dei piedi alte a mulinare l’aria.
Betty guardò seria negli occhi Ahmed, che si era già posizionato là in mezzo, e gli disse:
- “Ce lo hai bello dritto… Ne hai voglia, no? Facciamolo, allora, senza perdere altro tempo… Dai, che mi sento in paradiso!”.
Lui, le diede per un attimo le spalle e fece per prendere il preservativo dalla sua borsa, ma lei lo bloccò per un polso e intimò:
- “No, niente di questa roba, voglio sentire ogni goccia del tuo piacere”.
Figurarsi Ahmed, che non avrebbe mai osato domandarle di farlo così liberamente…
Aveva anche lui una gran voglia, e una volta che in università avevano parlato delle posizioni preferite, si erano ritrovati d’accordo che quella preferita da entrambi era proprio quella del “missionario”.
- “Dai, entra, lo voglio… adesso!”, ribadì lei.
E lui, non facendoselo dire un’altra volta, spinse dentro quella cappellona che nel frattempo si era fatta ancor più larga, ed iniziò a scoparsela per bene.
- “Ahhhh… sei proprio una femmina da letto”, le disse mentre affondava nel suo addome colpi potentissimi, martellate incredibili che si frangevano contro l’utero.
- “Sììì… sono la tua troia”, rispondeva Betty per aumentare il proprio stato di libidine.
Ad ogni colpo, la fica perfettamente rasata si allargava sempre di più, mentre i suoi capezzoli erano diventati d’acciaio.
Ad un certo punto, Ahmed aumentò la velocità di penetrazione, e dopo poco sentì che lo sperma voleva uscire…
- “Stò per venire, piccola”, disse lui.
Betty, allora, spaventata, lo pregò:
- “Esci, esci subito prima che succede un casino…”.
Il nero uscì dalle sue viscere, e non passò neanche un minuto che le sparò contro il monte di venere, grassottello, liscio e pulito della vagina una quantità tale di sborra da farlo diventare quasi invisibile.
Finirono con lui che si abbattè sul corpo di lei, e rimasero in quella posizione, avvinghiati, per un tempo incalcolabile…
Intanto Antonio, che si stava godendo – da privilegiato spettatore – la scena, si aspettava di vedere sua sorella fecondata della sborra di quel colosso, e quindi ne restò, sulle prime, un poco deluso…
Ma, non appena lei si riprese minimamente da quella sconquassante sensazione, lesta si sottrasse dal peso del corpo di Ahmed e gli balzò fulmineamente sopra, pronta a ricominciare come se fosse il primo amplesso.
Questa volta, però, la ragazza decise di far rinvigorire quel serpentone che la stava soddisfacendo, stringendoselo proprio in mezzo alle tette, creandogli quasi un'alcova calda e accogliente, della quale beneficiare senza freni.
Iniziò a muovere – con un ritmo lento e costante – quelle bombe su e giù, e ogni volta che la cappella di Ahmed le giungeva a tiro, gli sferrava un deciso colpo di lingua.
Le mani di lui accompagnavano il lavoro di lei, posate sui suoi capezzoli che stringeva, quasi strizzandoli, fino a farli dolere.
Betty aumentò il ritmo della spagnola, e le sue incantevoli tette si arrossarono dallo sfregamento; lei, però, non se ne curò più di tanto, poiché era certa che presto avrebbero ricevuto il giusto sollievo da una "cura miracolosa".
Difatti, bastarono ancora pochi e giusti movimenti ed ecco che lei lo sentì sussultare: era il seme che stava salendo su dai testicoli verso le sue tette e la sua bocca.
Ma Betty, con quella spagnola, non aveva l’intenzione di farlo eiaculare, percui allentò la presa e contemporaneamente gli montò a cavallo...
Con un balzo felino, si sistemò nel suo grembo la pertica vibrante del cazzo del suo compagno di studi:
- "Ahhhh... Mi stai sventrando la fica... Il cervello mi esplode... E’ bellissimo, mi piace così… Fammi tua... Anzi, no, sarò io a farti male, maschiaccio!".
E dicendo questo, sovrappose i palmi delle mani sopra l'ombelico di Ahmed, e comprimendogli l'addome cominciò a cavalcarlo con gusto, come una forsennata, permettendo a quel membro granitico di affondare come una lancia infuocata nelle sue giovani carni.
Era una vera troia Elisabetta, instancabile e straordinariamente fantasiosa... E quella che aveva davanti era un'occasione forse irripetibile, chissà se e quando le sarebbe ricapitata la possibilità di dare sfogo a degli istinti sessuali così animaleschi... La sua famiglia le aveva inculcato il valore della verginità, ma fuori da quella cerchia così oppressiva lei voleva divertirsi e provare di tutto.
Così, dopo essersi goduto Ahmed faccia a faccia, facendo perno sul suo cazzo che la stava trapanando esattamente come lei voleva, iniziò a ruotare su se stessa di 180 gradi, fin tanto che quel maschio non ebbe dinanzi ai suoi occhi il suo sedere.
E mentre lui la afferrava per i fianchi, lei – fatte combaciare le sue piante dei piedi sulle cosce del nero, e con una mano a maciullarsi una tetta – riprese a fare su e giù in uno smorzacandela che entusiasmò sia Ahmed che suo fratello Antonio, il quale era sempre lì ad immortalare le sue imprese erotiche.
- "Non avrei mai pensato che eri così suina", disse con un filo di voce, ridacchiando, Ahmed, e aggiunse:
- "Però mi piaci, sembra che siamo perfetti l'uno per l'altra...".
Ma Betty lo zittì subito e gli disse:
- "Taci e pensa a scopare bene, il mio ex nemmeno se le sognava certe posizioni... Ho dovuto aspettare te per godere così tanto... Perciò, non perdere la concentrazione, che adesso viene il bello!".
Difatti, la piacevole “tortura” a cui stava sottoponendo quel povero ragazzo non era ancora finita: con un altro guizzo in avanti, si gettò a quattro zampe e voltandosi indietro verso di lui lo spronò:
-"Prendimi a pecora, e vediamo come te la cavi!".
Elisabetta, infatti, adorava farlo in quella posizione...
Ahmed, allora, si alzò in ginocchio... Era in tiro assoluto, e vedere la giovane cosi, con quella faccia da maiala, glielo fece divenire ancora più duro...
Senza starci troppo a pensare, la prese per la vita, appoggiò il glande alle sue labbra fradice di umori e spinse... Andò giù, tutto dentro fino in fondo, mentre con una mano le schiaffeggiava quelle chiappone sode e le titillava i capezzoli che ormai erano diventati dei chiodi incredibili.
Ahmed, come impazzito, iniziò a stantuffarsela per bene, dando possenti colpi di reni, e poi afferrandole i capelli come fossero delle briglie per domare quella puledra imbizzarrita.
Lei gridava di piacere come fosse indemoniata… Con la sua fichetta stretta già di suo, e resa ancora più stretta da quella posizione, dentro cui stava stritolando quel cappellone gigante, Ahmed non impiegò molto a goderla… Senza alcun preavviso, riempì la vagina di Betty… Entrambi erano fuori di testa, e un brivido percorse la schiena della ragazza:
- “Finalmente… Erano anni che volevo provare questa sensazione… Sei il primo che ho ricevuto senza protezione…”.
Ahmed si riprese in fretta, e realizzato quello che era accaduto, le disse:
- “Oh, mamma mia, che abbiamo fatto… Che disastro! E se ti ho fecondata? Tu sei una femmina bianca, ed io un maschio nero… Sarebbe davvero una tragedia!”.
Uscì da lei, permettendole di adagiarsi – sotto di lui – a cosce larghe… Da quella fessura stava cominciando a colare una crema calda e densa, che lei però cercava di trattenere dentro.
Guardò fisso quel nero che nel frattempo era tornato a sorriderle, e gli rispose:
- “Sia quel che sia! Non me ne frega niente dei miei, voglio pensare a me stessa, ho pure l’età per essere madre… Ma ora non pensiamo troppo al futuro…”.
Antonio non credeva ai suoi occhi… Aveva ripreso in primo piano il grembo di Betty pieno di bianco sperma… Che dire? Forse, era stato l’unico testimone – a parte il maschio protagonista – della sua fecondazione… Quello sperma che tracimava e che lei rabboccava dentro era ben visibile dall’obiettivo del suo smartphone… Tra se e sé, pensò:
- “Porca vacca, sorellina… Come vorrei essere stato io il fortunato!”.
I due stavano ansimando… nella stanza c’era un silenzio quasi assoluto, e quindi si udì distintamente come un sussurro, un lieve fruscio… Si guardarono attorno ma non videro nulla… Allora Ahmed si alzò prontamente dal letto, e prese a girare per la stanza…
Antonio fece appena in tempo a nascondersi, ma il nero sentiva che c’era qualcosa di strano:
- “Uff… Qui c’è qualcosa che non va… come se ci fosse qualcuno che ci osserva…”.
Betty non ne voleva sapere di finirla così, percui lo richiamò:
- “Dai, non esagerare!, chi vuoi che ci sia, un fantasma guardone? Su, abbiamo ancora tempo per divertirci un altro pò…”.
Gli prese la mano e lo tirò a se, nuovamente sul letto… Lo sdraiò supino, e ricominciò a lavorare di bocca… Mentre riprendeva fiato, gli disse:
- “Ma lo sai che hai proprio un gran buon sapore?”.
La sua bocca si stava deformando per riuscire a contenere tutta quella meraviglia, e le mani la aiutavano a compiere l’opera…
Quando l’attrezzo fu di nuovo in grado di “funzionare”, Elisabetta gli intimò:
- “Adesso voglio che mi fai il culo”.
Si mise a chinino sopra di lui, e aprendosi oscenamente le chiappe a dismisura, portò lo sfintere sopra il glande che svettava prepotente a novanta gradi rispetto al corpo di Ahmed.
Sentì bagnarsi la fica dall’eccitazione, ma fece finta di niente… Si lasciò cadere lentamente di peso finchè la cappella non fu completamente entrata…
Si morse le labbra dal dolore, ma era poca cosa a confronto del piacere che l’attendeva…
Con una mano sulla pancia, proseguì a far scendere l’asta nell’intestino… Quel trave la stava distruggendo, ma lei voleva sentire assolutamente le palle sbatterle sul sedere…
Quando quel tragitto fu tutto compiuto, cominciò a salire e scendere, con le sue bellissime tette che le ballonzolavano senza sosta… Il canale rettale si stava abituando a delle dimensioni inusuali, e piano piano il suo movimento si fece sempre più fluido.
Ahmed la guardava sbalordito, mentre Betty si auto-impalava su di lui, e allo stesso tempo si masturbava il clitoride.
Mentre si trovava in quella posizione beata, la ragazza lo fissò con uno sguardo da vera porca e con un verso gutturale gli disse:
- “Voglio che mi sborri sulle tette… perciò, ricaricati in fretta e fai il tuo dovere…”.
Le sue tette erano sempre stato un suo punto forte, perciò iniziò a giocarci, se le strinse tra le mani, scese dal letto e si mise in ginocchio speranzosa…
Lui fece altrettanto, e le si parò dinanzi con la sua mazza a pochi centimetri dal viso.
Con essa, andò a saggiare i suoi capezzoli duri, il porcello, se lo teneva con tutte e due le mani spompinandolo con grande foga, e anche lei cominciò a sovrapporre le sue di mani su quell’asta così massiccia…
Vedeva perfettamente la cappella, con il suo buchino, scoprirsi e poi ricoprirsi ad ogni stantuffata…
La giovane donna si sentiva come una pornostar protagonista di un film a luci rosse, socchiuse gli occhi, si strizzò ancora le tette e poi – sentendo imminente l’atteso evento – diresse quella proboscide sui suoi seni…
Finalmente, lui iniziò a scaricarle addosso un fiume inarrestabile di sborra, che Betty diresse proprio lì dove voleva…
Quelle tette stavano scomparendo sotto quella bianca crema, che lei accolse fino all’ultima goccia.
Le mani di Ahmed ed Elisabetta finirono per essere come incollate tra di loro e sulle mammelle di lei…
Lui ansimava ancora, erano stanchissimi, sudati, e l’ano di Betty rimaneva ancora dilatato come non lo era stato mai.
Quella, era stata (forse) l’ultima “prova” per quel giorno che stava volgendo al termine… Fuori dalle finestre stava avanzando il crepuscolo, e con esso l’ora in cui i genitori sarebbero rientrati a casa…
Andare avanti? Sarebbe stato troppo rischioso, l’avrebbero ammazzata se l’avessero trovata in quello stato…
Così, tutta colma di sborra dalla testa ai piedi, disse al compagno:
- “Ahmed, è stato bello, mi è piaciuto tutto un casino, ma dobbiamo finirla qui… Rivestiamoci e mettiamoci a studiare, davvero…”.
Fece per alzarsi e dirigersi verso il bagno per ripulirsi un poco, e nello stesso tempo – precedendola di pochi istanti, appena sufficienti a non farsi scoprire – Antonio sgattaiolò fuori dalla sala ed andò a rinchiudersi nella sua stanza, con il suo prezioso “trofeo”.
Il ragazzo era troppo affaticato e stordito per ritrovare la giusta concentrazione necessaria allo studio, si scusò con lei e le suggerì:
- “E’ tardi, Betty, devo andare, ci vediamo domani in università, poi chissà che…”.
7. I tormenti di Antonio.
Quella sera tutta la famiglia cenò come se nulla fosse: i genitori, ignari di ciò che era accaduto in loro assenza, Betty, finalmente appagata, e Antonio che non aveva mai smesso di pensare a quanto aveva visto...
Guardarono tutti insieme la TV, e dopo il ragazzo si ritirò nella sua camera.
Prese in mano il cellulare, e lo “studiò” pensieroso.
- "Ma pensa un pò che puttanella che ho in casa...", si disse, e poi:
- "Beh, vediamo di approfittarne per farmi una bella sega, che è già troppo tempo che non sfogo anch'io le mie esigenze...".
Detto ciò, chiuse a chiave la porta, si tolse i pantaloni e le mutande, e si allungò sul suo letto.
Poi avviò il video, e – con la mano rimasta libera – scappellò il suo uccello.
I fotogrammi che scorrevano sullo schermo accrescevano il suo livello già alto di testosterone, così che l'unico modo per dare sfogo a quello stato di esaltazione fu quello di manovrare l'asta in maniera compulsiva. Si strinse con forza anche i testicoli, che gli dolevano per quanto erano gonfi, con il risultato che il glande rosso fuoco si fece sempre più grande e maturo.
Vedere Betty così avvezza a certe pratiche lo sconvolgeva, preso anche da una certa gelosia nei confronti della sorella...
Cercò di resistere, di trattenersi, perché voleva venire “insieme a lei”, e così fece: infatti, mentre il video mostrava Elisabetta che veniva “imbottita” dallo sperma di Ahmed, lui eruttò fiotti di caldo seme che gli ricaddero infine sulla pancia.
Quasi esanime, Antonio riprese a pensare sul da farsi: quel filmato era troppo prezioso per tenerselo tutto per se, ma d'altra parte non poteva condividerlo platealmente se non voleva rischiare di essere scoperto da Betty...
Così, spense il cellulare e si addormentò, rimandando ogni decisione al giorno dopo, magari insieme al suo fidato amico di scuola che avrebbe visto la mattina poichè dovevano preparare una ricerca.
8. Riunione di famiglia... con sorpresa.
Il giorno dopo la memorabile copula era una Domenica, e come ogni domenica nella famiglia dei due ragazzi era tradizione riunirsi tutti assieme con nonni materni e paterni, zii e cugini.
Il pranzo, come sempre, si era rivelato quasi luculliano, tanto che un caffè forte era quello che ci voleva per digerire.
Betty, però, che aveva partecipato anch’essa all’incontro, non potè trattenersi fino alla fine… Salutò con cortesia i familiari e disse:
- "Ciao a tutti! Purtroppo, devo andare in ospedale per il tiricinio... Mi spiace, divertitevi...".
La ragazza uscì di casa, e mai si sarebbe immaginata il terremoto che di lì a poco si sarebbe scatenato per “causa” sua...
Infatti, poiché quella domenica c'era da festeggiare il compleanno di Giulia, una delle cugine, la mamma – che aveva preparato una magnifica torta – propose a tutto il parentado:
- "Signori, perché non andiamo a festeggiare in sala, che stiamo più comodi?".
Giovani e adulti accolsero con entusiasmo l’idea, e – uno ad uno – presero posto sulle sedie che erano state lì appositamente collocate, e su quel divano letto che meno di 24 ore prima aveva visto (all’insaputa di tutti) le evoluzioni amorose di Betty, in presenza di Antonio che infatti si mostrò da subito un poco turbato.
Lo stesso Antonio, che – tanto per ingannare l'attesa – si alzò in piedi e a voce alta domandò:
- "Vi andrebbe di vedere un video che ho fatto questa mattina con il mio compagno di scuola? Lo dobbiamo presentare domani, e mi piacerebbe avere la vostra opinione...".
La curiosità conquistò tutti, e il giovane – spinto sopratutto dalle ragazze – iniziò ad allestire il gigantesco TV a 75".
Lo accese, e collegò il suo smartphone, sul quale cercò nervosamente il filmato da mostrare...
Forse per un errore, si accorse di aver catalogato tutta una serie di video con dei semplici codici alfanumerici anziché con un titolo ben chiaro...
Sottovoce, imprecò tra se e sè:
- "Accidenti che casino! Vabbeh, dovrebbe essere questo, sì è proprio lui...".
E, tornando a sedersi tra gli zii, avviò la riproduzione...
Ma, tra la sorpresa generale, anziché visualizzarsi il video prodotto con l’amico, sul televisore apparve quello fatto "clandestinamente" a Elisabetta, completamente nuda, mentre scopava con un ragazzo di colore...
Antonio impallidì, e restò senza fiato per il grave errore commesso. E la stessa reazione ebbero tutti i presenti, tanto che si udì un generalizzato clamore: "Ohhhh...".
Il primo a reagire fu il papà della "traviata", il quale – a denti stretti e a testa bassa dalla vergogna – si lasciò sfuggire:
- "Ma questa è diventata pazza... Si è fatta deflorare prima del matrimonio!".
Pian piano, però, la sua vergogna si mutò in rabbia, a tal punto che il pover'uomo si alzò di scatto e uscì di casa, senza salutare nessuno e sbattendo la porta.
Nel frattempo, le cugine femmine avevano iniziato a commentare – bisbigliando e senza distogliere lo sguardo dal televisore – le immagini che si susseguivano, con una punta di malcelata invidia:
- "Guardate come lo cavalca sta troia!! Doveva avere proprio una fame di cazzo arretrata...", disse Giulia ridendo.
E Sabrina, mordendosi il labbro inferiore dalla libidine:
- "Proprio vero… E’ una bella puttanella la cuginetta!".
Daniela, invece, che si teneva tutta la mano aperta a strofinarsi sfacciatamente tra le cosce, esclamò:
-"Beata lei...".
Giulia, che era la più sboccata del gruppo, in fondo avrebbe voluto approvare le performance della fortunata cugina, ma si limitò a convenire con le altre:
- "Dio che bel cazzo... La impala proprio alla grande! Nel culo deve essere fantastico...".
Gli adulti, dal canto loro, in principio si finsero disgustati, ma tranne la mamma della tirocinante – che, impietrita, non sapeva che dire e che fare – erano tutti piacevolmente eccitati.
Soprattutto gli zii...
Massimiliano, che si “mangiava” la nipote con gli occhi, osservò senza ritegno:
-"Grande, la Betty, guardate come gode!".
Non riuscì a trattenersi oltre, e strizzandosi la patta dei pantaloni corse in bagno, avendo cura di lasciare la porta socchiusa in modo da poter continuare a vedere lo "spettacolo" che gli aiutava la masturbazione.
Zio Luca, invece, seduto accanto a Antonio, domandò all’unico nipote maschio, fratello della protagonista:
- "Complimenti, hai una sorella davvero calda... Senti, non è che mi potresti passare quel video? Sai, ho un debole per le sue cosce e i suoi piedini...".
E il ragazzo, preso da cameratesca solidarietà maschile, gli promise, una volta finito di visionarlo tutti insieme, di mandargliene copia sul suo telefonino.
C'erano, poi, le zie femmine... Emiliana si mostrò schifata sul serio:
-"Ma guarda, alla sua età, questa zoccoletta che cosa è stata capace di fare... Roba da non credere...".
L'altra, Maria, invece, insieme alla figlia Giulia, aspettò il ritorno del marito, e tutti e tre insieme concordarono che la cugina era matura per futuri "lavori", che avrebbero dato a tutti grandi soddisfazioni.
Maria, esordì dicendo:
- "Max, non ho mai visto una ragazza normale come la Betty fare cose tanto spinte... Oltretutto, ha un fisico molto curato, tonico... Non è una bomba sexy, ma sarebbe assai richiesta da uomini di ogni età... E perché no, anche da donne...".
E sorrise sorniona.
Giulia, non poté che dar ragione alla madre:
-"Sembra che non abbia mai fatto altro in vita sua... Bisogna sfruttare questo momento, e farle prendere coscienza che valorizzando il proprio corpo come merita potrebbe divertirsi di più che seguendo la carriera medica...".
Infine, il padre:
- "E ha anche due belle tette, e poi i piedini… guardate! Bisognerebbe convincere mio fratello... Avete visto come è scappato? È un talebano, ha cresciuto quella povera ragazza come una suora, e questi sono i risultati... Comunque, io sono fiducioso, ha carattere...".
Nel frattempo, il video stava terminando, e Antonio mantenne la sua parola: riversò quel video sulla e-mail di zio Luca – il quale gli fece un occhiolino d’intesa –, consapevole che quel gesto sarebbe stato solo l'inizio di un nuovo episodio.
9. SMS con lo zio.
Mentre le rispettive famiglie avevano fatto ritorno alle loro case e Betty era ancora al lavoro, uno squillo sul cellulare della ragazza richiamò la sua attenzione…
Con ancora il camice addosso andò a vedere, e con un moderato stupore trovò un sms dello zio Luca.
Incuriosita, si allontanò di pochi passi dai colleghi ed aprì il messaggio:
- “Ciao Elisabetta, volevo farti i complimenti, non mi sarei mai aspettato di vederti così… Chiamami”.
Lì per lì, non pensò assolutamente di aver lasciato tracce di quella bellissima cavalcata, men che mai che qualcuno l’aveva ripresa e mostrata, soprattutto tra i familiari. Perciò, rispose:
- “Zio, ma era per me quel messaggio? Che vuoi dire?”.
E lui:
- “Dai Betty, non far finta di non capire… Mi riferisco a quando ti sei fatta sbattere dal nero…”.
La giovane si sentì crollare il mondo addosso: come poteva sapere? E soprattutto, tutto quei particolari… Chi glieli aveva forniti?
Non pensava che suo fratello…
Oltre che spaventata delle possibili conseguenze, era anche curiosa. Quindi, replicò di nuovo:
- “Zio, sei impazzito?”.
Lui era stanco di quell’atteggiamento “negazionista” della nipote, percui andò giù diretto:
- “Oggi, dopo pranzo, quando sei andata via, per sbaglio Antonio ci ha mostrato il video dove scopavi il nero”.
Elisabetta rimase quasi fulminata: si domandò, tra se e se:
- “Antonio? Ma se ieri è rientrato a casa tardi? Vuoi vedere che con la sua mania per i video… Stronzo!”.
Comunque sia, decise di fare un ultimo, disperato tentativo di conciliazione, e scrisse un altro sms a quel porco di zio Luca:
- “E va bene! L’ho fatto… Mentre erano tutti fuori mi sono fata scopare da un compagno di studi. Ma ti prego, non dirlo ai miei genitori…”.
Pochi istanti, ed ecco la risposta:
- “Troppo tardi, piccola, tutti i presenti di ieri lo hanno visto, e tuo padre è furioso. Ma possiamo limitare i danni”.
- “Adesso? Adesso che lo sanno tutti?”, quasi urlò lei, mentre componeva il messaggio.
- “Lo sanno tutti, ma… Non tutto! Il video che ho ricevuto da tuo fratello è più completo, e c’è anche la tua inculata… Non vorrai mica che papà e mamma…”.
Sempre più atterrita, Elisabetta crollò:
- “E va bene! Dimmi cosa devo fare!”.
E lo zio:
- “Voglio che tu faccia un lavoretto anche per me… Capisci?? Che mi dici?”.
La ragazza era spalle al muro, ma le parve una richiesta davvero esagerata… Anche se non aveva specificato bene il tipo di “lavoretto”, Betty era troppo sveglia e intelligente per non capire.
Provò ancora a ridurre al minimo i danni, e domandò:
- “E se non accetto?”.
- “Ricordi il gruppo di famiglia, di whatsapp? Con i cuginetti e i nipotini piccoli? Beh, pubblico il video integrale lì… Pensa quando li incontrerai faccia a faccia…”.
Era finita… e a Betty non restò che accettare la proposta…
- “Va bene, porco!”.
- “Ottimo, aspetta mie notizie”, concluse zio Luca.
E quel frenetico scambio di sms terminò così…
FINE.
16
1
1 anno fa
pollicino1965,
58
Ultima visita: 2 mesi fa
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Elisabetta si diverte - i parte
1. Premessa.
In un piccolo centro dell'entroterra ligure, Cornigliano, vive con la sua famiglia Elisabetta, una giovane studentessa in medicina di 23 anni.
Fisicamente, la ragazza non è quella che si può considerare una bellezza mozzafiato, con frotte di ragazzi che le corrono dietro, ma comunque è un tipo che incuriosisce perché comunque emana un chiaro "odore di femmina": alta 1 metro e 65 per 60 kg, vagamente chubby, occhi scuri e penetranti nascosti da un paio di occhiali da vista e capelli nero corvini che le scendono ondulati sulle spalle, si contraddistingue dinanzi a chi la conosce bene come una persona tranquilla e senza grilli per la testa, senza smanie di esibire spudoratamente il proprio corpo che si sta affacciando ai piaceri della vita...
Solitamente, non indossa biancheria intima troppo sexy, tipo micro-perizomi o reggiseno minimalisti, ma solo slip “da donne mature”, poco sotto l'ombelico e reggiseno neri che non fanno apparire la minima ombra delle sue forme, una 3 misura piena, un culo bello consistente ma non troppo, e una passerina depilata e con delle labbra strette il giusto.
L'unico particolare che, invece, è spesso in vista sono due magnifici piedini, con caviglie sottili e dita lunghe e snelle, che Elisabetta mostra con orgoglio ed usa "segretamente"...
Caratterialmente, non è molto aperta, così come vuole un'educazione religiosa e tradizionalista che la sua famiglia le ha inculcato in tutti quegli anni.
Betty si è lasciata da poco con il suo ragazzo, con cui ha sempre avuto – a dispetto dei genitori – un rapporto abbastanza disinvolto, e questo più passano i mesi e più le pesa, fisicamente e mentalmente.
La ragazza ha pure un fratello, più giovane di lei di qualche anno, Antonio, alto 1 metro e 70 per 70 kg, occhi marroni e capelli castani corti, di carnagione chiara, che non ama particolarmente lo sport: difatti, lo scarso movimento, è rivelato da un pò di pancetta per nulla sgradevole.
Anch'esso abbastanza chiuso di carattere, guarda alla sorella come al modello perfetto di donna, soprattutto esteticamente, e non di rado fa di tutto per osservarla sotto la doccia e masturbarcisi.
La famiglia... Che dire? A metà strada tra il moderno e la struttura patriarcale di una volta, ha un "rito" irrinunciabile: la domenica, la loro casa diventa scenario di un pranzo “solenne”, a cui prendono parte – oltre a loro quattro – zii, cugini e nonni.
2. Come tutto ebbe inizio.
Betty, per dimenticare la delusione amorosa, si era buttata anima e corpo nello studio, e perciò aveva un ottimo profitto scolastico.
Ma ciò non le bastava, sentiva un vuoto dentro di se:
- "Accidenti, Betty, sei sempre così bagnata, devi assolutamente fare qualcosa per risolvere il problema", si disse.
Così, cominciò a navigare in Internet: chat, siti di amicizie, e-mail... E alla fine si trovò intrappolata in un famoso sito di incontri erotici...
La ragione le diceva di smetterla, ma i sensi la portavano sempre più dentro quel vortice.
Ormai, tutte le sere, prima di addormentarsi, era calamitata da questa nuova mania, e fu soprattutto un nickname a "prenderla" di testa: "BlackSnake".
Si erano conosciuti un giorno di circa un mese fa, e da allora il loro modo di comunicare era divenuto ogni giorno sempre più intrigante.
Il loro appuntamento era invariabilmente alle 11 di sera, quando Elisabetta, chiusa nella sua stanza, sentiva sprigionarsi dentro un'energia incredibile.
Si era chiamata "FeetAngel", Angelo dei Piedi, per via di quel suo particolare anatomico che piaceva tanto ai ragazzi.
In 30 giorni, non avevano mai saltato un appuntamento, ogni reciproca parte anatomica era nota all'altro, e lui di tanto in tanto gli regalava dei video in cui si masturbava in suo onore, e poi eruttava fiumi di sperma dal suo grosso cazzo nero come l'ebano.
Erano diventati così intimi che a un certo punto Betty – presa dalla curiosità – gli propose:
- "Snake, giù la maschera! Ti voglio vedere tutto... Conosciamoci nella nostra integrità".
Fu allora che la sorpresa dei due "amici" raggiunse il culmine quando si videro in volto...
Betty rimase schoccata... Si era mostrata senza veli, in nudo integrale al suo "collega" di corso, che avrebbe incontrato di nuovo la mattina seguente...
Presa dalla vergogna, chiuse istantaneamente la conversazione e si ritirò sotto le coperte, come se quel "luogo" avesse il potere di proteggere la sua intimità regalata deliberatamente.
Il giorno dopo, con il cuore in gola, si recò a lezione come se nulla fosse, e incontrò Ahmed (questo era il suo nome), il quale le sorrise senza dir nulla.
Da allora, Betty interruppe unilateralmente quegli appuntamenti notturni, e i rapporti tra i due tornarono ad essere prettamente scolastici.
La ragazza, però, continuava a "soffrire" la mancanza di un rapporto stabile, anzi quell'esperienza interrotta in maniera così traumatica era stata come una droga, e ora si sentiva in uno stato di grave astinenza. Si vergognava come un cane, ma aveva terribilmente bisogno di lui... Ma come dirglielo? Non poteva certo dirgli: "Scopami!", così su due piedi!
Si sentì impazzire, gli ormoni a mille, e si disse:
- "Devo fare qualcosa, ogni volta che lo penso divento un lago... Elisabetta, muoviti!".
3. La "trappola".
Ahmed viveva in un convitto con altri suoi connazionali, e quindi era escluso andare da lui se non voleva rischiare uno stupro di gruppo da parte di poveri ragazzi che non toccavano una femmina da troppo tempo.
Così come era escluso riceverlo nella sua stanza, magari con i suoi genitori presenti in casa: con la loro mentalità, non glielo avrebbero mai permesso...
Ma un giorno si presentò a Betty l'occasione propizia per rivederlo e porre in atto il suo pruriginoso progetto...
Quella mattina, il padre e la madre le comunicarono che sarebbero stati fuori casa fino a tardi, percui sarebbe rimasta sola con suo fratello; il quale, però, poco dopo, le annunciò:
- "Betty, io esco, vado da Romeo... Torno per cena... Ciao!".
E lei:
- "Ok, tanto io sono qui, che devo studiare…".
Non le sembrava vero... Avrebbe avuto casa libera tutto il giorno... E siccome doveva preparare un esame particolarmente difficile ma – essendo terribilmente indietro – da sola non ce l'avrebbe mai fatta, meditò dentro di sè:
- "E se chiamo Ahmed che se la cava meglio di me in questa materia?".
E subito dopo:
- "Poi, chissà... Porca miseria, ho così tanta voglia di sesso che non mi frega niente dell'esame... Ha proprio un cazzo bello grosso e io, per la miseria, lo voglio tutto dentro di me!".
Non volle far passare altro tempo: chissà, altrimenti l’avrebbe avuta vinta la “brava ragazza” che c’era dentro di lei, e lei ci avrebbe anche potuto ripensare!
Così, compose il suo numero e attese febbrilmente che rispondesse:
-"Ciao, Betty... Allora non sei arrabbiata con me... Sai, a lezione non ti potevo parlare liberamente, e poi tu scappavi via subito... Comunque, mi fa piacere di risentirti...".
All’udire quelle parole, la ragazza si sentì al settimo cielo, ma non voleva fargli vedere subito che era cotta di lui e stava per cadere ai suoi piedi, perciò cercò di cambiare discorso:
-"Senti, Ahmed, ti andrebbe di studiare insieme? Tanto stiamo preparando lo stesso esame, e... Ho casa libera…".
- "Certo che mi và, sorellina!", rispose euforico il giovane.
Al che Betty, volendolo tenere ancora sulla corda, e dimostrargli che era lei a condurre i giochi, freddamente gli disse:
- "Calma, non farti strane idee, eh?! È solo per studiare... Ce la fai a stare qui tra un'ora?".
Ahmed non se lo fece ripetere due volte, e fu puntualissimo...
Era un bel maschio nero, di origini africane, alto 1 metro e 80 per 75 kg, capelli pettinati con delle treccine fitte e lunghe fino al collo, fisico asciutto, palestrato e molto muscoloso.
La ragazza andò ad aprirgli con un sorriso smagliante ma misurato, e lo fece accomodare nel salotto di casa, dove spiccavano un grande divano, una scrivania d'epoca e un televisore enorme.
Nella sua semplicità "casual", Betty era in gran forma: indossava un top giallo, con una profonda scollatura sul davanti, e sotto un paio di jeans corti a mezza coscia, tenuti su da una bella cinta nera con borchie di metallo.
Si sistemò al tavolo, e cominciò a sfogliare pigramente un libro. Lui, che era un bravo ragazzo e molto preparato, si immerse nella materia, mentre lei lo osservava di sottecchi studiandolo nei minimi dettagli.
Erano faccia a faccia, e per circa un'ora Ahmed provò con tutte le sue forze a far capire tacitamente a Betty ciò per cui era andato da lei.
Ma la ragazza sembrava non ascoltarlo, sembrava avesse la testa altrove... Smaniava e sbuffava, e ogni volta che lui alzava gli occhi dal libro lo interrompeva:
- "Uffa che caldo che fa oggi, Ahmed, non ti pare pure a te?".
E si toccava il top, tirandolo verso il basso e mostrandogli fugacemente un accenno del suo bel seno.
Finse di ascoltare gli “insegnamenti” che lui le dava, ma dopo qualche minuto tornò nuovamente a divagare, aggiungendo un altro pizzico di voluta sfacciataggine che – per la prima volta – imbarazzò e non poco il giovane:
-" Saranno le mestruazioni in arrivo... Ma io sto sudando incredibilmente, sono bagnatissima... Che dici, sarà proprio così, vero?".
E calcò l’accento su “bagnatissima”, andando ancora una volta a deformare il tessuto del suo corpetto...
Ahmed si sentiva confuso, non riusciva a decifrare a pieno i messaggi di lei, ma cominciava ad apprezzare (dal vivo) le sue forme.
Ciononostante, sottolineò tutto il suo imbarazzo, continuando a non dir parola, rallentando il ritmo delle sue frasi e torcendosi nervosamente le dita delle mani:
- "Betty, per favore, cerca di non distrarti, dobbiamo studiare, l’esame è vicino…".
Ma non ci fu niente da fare… La ragazza, con uno scatto quasi rabbioso e allo stesso tempo con assoluta naturalezza, si sfilò l’indumento lasciando apparire palesemente – benché custodito in un castigato reggiseno nero – un bellissimo décolleté.
Quella situazione, ipnotizzò decisamente Ahmed – che fino ad allora aveva strenuamente combattuto contro se stesso – come non gli era mai accaduto prima, tanto che – quasi senza volerlo – il povero ragazzo esplose in una esclamazione incontrollata:
- "Sei bel-lissi-maaaaa!".
E protese una delle sue manone scure verso di lei.
Si fermò a pochi centimetri e, guardandola in viso, continuò:
- "Betty, se rimani cosi, io non ce la faccio a studiare, sei così bella da oscurare il sole...".
Lusingata da quel complimento tanto galante, ma determinata a tenerlo sulle spine, si schernì:
- "Esagerato... Tra l’altro sono anche bruttina… Lo so, non negare per compiacermi… E non dirmi che non hai mai visto una donna in reggiseno... Ce ne sono a migliaia meglio di me!".
Ma Ahmed già non la ascoltava più, e meccanicamente si era posato la stessa mano che aveva tentato di toccarla sulla patta dei suoi pantaloni nel tentativo di nascondere quel bozzo via via crescente, o forse per dar vita ad una masturbazione soft.
Betty, però, se ne accorse lo stesso, e – maliziosa – decise di calcare la mano spingendosi oltre: si sciolse la grossa cintura, poi si tolse le scarpe, e infine si calò anche i piccoli calzoni che indossava, gettando ulteriore “benzina” sul fuoco delle emozioni che si erano accese in Ahmed...
Lo slip superstite fasciava alla perfezione il suo spettacolare culo, tosto e sodo, un vero mappamondo costellato qua e là da piccoli accenni di cellulite che però lo rendevano ancora più bello.
E scendendo più in basso, Ahmed potè rimanere affascinato anche da due piedini che, nervosi e impazienti, battevano il tempo a terra, non vedendo l’ora di finire dove la ragazza avrebbe voluto.
Le sue forme scoperte adesso erano inequivocabilmente "mangiate" con gli occhi dal nero...
"Finalmente è mio", pensò tra se e se Betty, la quale tornò a sedersi composta – dinanzi alla sua "preda" – alla scrivania, sotto la quale stese subito le gambe spingendo i piedi in avanti proprio sul basso ventre di Ahmed.
Con uno sguardo intenso che non ammetteva repliche, lo guardò negli occhi e cominciò a massaggiare la parte sensibile, mentre le dita smaltate di azzurro si muovevano come dei piccoli serpentelli impazziti, a cercare il più piccolo varco nella cerniera per poter entrare.
Ahmed si dichiarò mutamente vinto, stese in avanti le sue lunghe gambe, si tolse gli infradito che portava, sollevò le sue estremità ed andò a ricambiare il favore della ragazza, percorrendo a lungo in su e in giù – da sopra lo slip – la fessura della vagina, che, mostrando di gradire il trattamento, si andava allagando dei suoi umori.
Fu allora che il ragazzo si rese conto che lo studio era definitivamente terminato…
A testa bassa, si alzò in piedi aprendosi lentamente la camicia e mettendo in mostra un petto ampio ma glabro, e abbassò i jeans cosicchè quel “mostro” di carne ebbe la possibilità di palesarsi ancora di più…
Nel frattempo, Betty si era alzata dalla sua seggiola ed era andata ad aprire il divano, che si trasformò in un comodo e spazioso letto.
Lui ansimava dall’eccitazione sempre più crescente… In un battibaleno, capì le intenzioni della ragazza e – rapido – fece volar via anche il perizoma che portava, dando libero sfogo a quel boa che gli stava crescendo tra le gambe.
Infine, non avendo più nulla da togliersi, si risedette e cominciò a segarsi vigorosamente.
Elisabetta, benché fosse di spalle, aveva visto tutto con la coda dell’occhio; si voltò di scatto e fingendosi scandalizzata riprese il suo ruolo di ingenua fanciullina:
- “Ma cosa stai facendo, ti sei ammattito?”.
- "Sì, sono pazzo di te... Ti ho sempre desiderata, e quando ti vedo in università con il tuo ragazzo non riesco a non farmi prendere dalla rabbia... Quel ragazzino non ti merita, e non riuscirà mai a farti essere femmina... Ecco, ora te l'ho detto!", disse lui tutto d'un fiato.
Betty stette al gioco, voleva farlo ingelosire e divertirsi un pò con lui:
- "E tu che ne sai? Io sono femmina non una ma cento volte; comunque, se ti fa piacere saperlo, sono di nuovo single, ci siamo lasciati...".
Ahmed, allora, smise di masturbarsi, mollò la presa sull'uccello e aprì le cosce, lasciando che quel traliccio pauroso si innalzasse aggressivo verso l’alto.
Aveva raggiunto un'erezione perfetta, e quel cazzo di 30 centimetri, circonciso, con una cappella rosa che contrastava il nero di tutto il corpo, percorso per tutta la sua lunghezza da due vene assai pronunciate, avrebbe spaventato chiunque. Ma non Betty, la quale aveva troppa voglia di farsi rompere, tanto che i muscoli del suo ventre si contrassero provocandole dei crampi dolorosissimi.
Pur non essendo più sollecitato, il membro di Ahmed non accennava minimamente ad ammosciarsi... Lui ne era giustamente orgoglioso, e si fece inaspettatamente ancora più sfrontato:
- "Pensi che possa bastarti? Se vuoi, puoi provarlo, e poi vedrai che ti dimenticherai in fretta del tuo ragazzino...".
Le sfide erano sempre piaciute alla ragazza, la quale si risedette tranquilla, senza replicare alcunché: guardandolo fisso negli occhi, infilò pollice e indice delle due mani sui fianchi, dentro le sue mutandine, e le fece scorrere lentamente verso i piedi.
Poi, con un gesto rapido, svincolò il gancetto del reggiseno rimanendo completamente nuda.
Erano l'uno di fronte all'altra in costume adamitico, e lei – allungando le gambe verso il pube nudo del maschio – cominciò a praticargli un footjob da favola.
Le dita dei piedi di Betty erano fermamente avvinghiate attorno a quel glande pulsante, e – grazie al precum – scivolavano facilmente a stantuffarlo.
Lei andò avanti per un bel pò di tempo, ma quando si rese conto che lui avrebbe potuto esplodere tutto il suo piacere da un momento all’altro, richiamò a sé i suoi piedini.
La passerina si era dilatata e luccicava dal godimento, mentre la giovane, ad occhi semichiusi, sussurrò:
- "Sono stata brava, eh!? Pensa che questo non è ancora niente di ciò di cui sono capace...".
Ahmed era in uno stato catalettico, ma ebbe la forza di replicare:
- "Non ne ho alcun dubbio, porcellina... Ma stai attenta, che potresti pentirtene... Lui (e indicò il suo cazzo) sa come tenere a bada le cavalline selvagge!".
- "Vedremo se saprai fare anche i fatti oltre che le chiacchiere, a parole siete tutti bravi...", lo sfidò lei.
Si alzò di nuovo in piedi, e tese il braccio verso di lui offrendogli la sua mano, per fargli capire che doveva seguirlo sul letto...
Ahmed non esitò, afferrò al volo il concetto, ma quello che accadde dopo non fu esattamente ciò che Betty aveva previsto, e la situazione le sfuggì letteralmente di mano...
4. Sorprese e certezze.
Avevano appena iniziato quella che sarebbe stata una lunga e intensissima giornata di sesso, ma Betty si sentiva già spossata… Quel mirabile bull l'aveva fiaccata, anche se lei era risoluta ad esplorare con lui tutte le vie del piacere...
Perciò, divincolandosi dalla stretta di Ahmed – sempre tenendolo per mano –, lo condusse fin sui margini del divano letto, dove lei si accomodò sistemandosi affinchè potesse stare il più confortevolmente possibile.
Lui, invece, era proprio di fronte a lei, in piedi, a gambe leggermente aperte, e con quel missile che – dopo aver fatto il suo dovere –, proprio all’altezza della sua bocca, stava godendo di qualche attimo di riposo.
La fanciulla era determinata a sorprendere il suo "uomo di giornata": così, rannicchiando le gambe fin sulle tette, si coricò supina, e quindi ridistese gli arti fino a che le falangi dei piedi non andarono ad intrappolare il glande di Ahmed.
Voleva sorprenderlo con una pratica che lui non si sarebbe certo aspettato, un vero e proprio footjob, e ci riuscì egregiamente visto che il cazzo riprese subito vigore.
- "Sei una pervertita troietta, piccola", brontolò lui, imbrigliato in quella ferrea presa...
Elisabetta cominciò a verificarne la consistenza con i suoi piedini numero 37, e mentre col piede destro gli schiacciava dolcemente le palle, con il sinistro gli esplorava l'asta, centimetro a centimetro, ormai nuovamente bella in tiro.
Era puro spettacolo vederla "lavorare" quell'enorme palo di carne...
Pian piano, aumentò il ritmo, ed anche le palme dei piedi si serrarono su quell’uccello, alternando movimenti veloci a movimenti lenti, con l’obiettivo di far durare il più possibile quel reciproco divertimento.
Infine, preso alla sprovvista, Ahmed venne ancora una volta in zampilli del suo caldo nettare bianco, il quale andò a velare i piedini della ragazza, regalando ad entrambi una sensazione mai sperimentata insieme fino a quel momento.
Ma le sorprese non erano finite: fu a questo punto, infatti, che il nero prese prima uno e poi l’altro piede di Betty e cominciò a massaggiarli usando il suo sperma come se fosse un unguento.
Era letteralmente innamorato di quei piedini, così volitivi, ben fatti, e che la "proprietaria" sapeva usare magistralmente... Cominciò a baciarli sul collo e a leccare quelle estremità così paradisiache, il cui odore gli invase le narici, penetrandogli il cervello, e lo mandò in esaltazione totale, poiché erano perfettamente curati e profumati anche quando erano sudati.
Dopo aver ricevuto il footjob più eccitante della sua vita, Ahmed iniziò dunque a leccare quelle delizie partendo dalle dita e risalendo su fino al tallone...
Poi, completato il suo “lavoro”, le confessò:
- "Betty, sono un amante dei piedi femminili, e belli come i tuoi non li avevo mai visti... Oltretutto, li usi divinamente!".
E lei, di rimando, ridendo:
- "Sono il mio punto forte, a loro non ha mai resistito nessun maschio…".
5. Uno spettacolo inatteso.
Intanto Antonio stava per rientrare a casa: il suo amico era dovuto uscire improvvisamente con i suoi genitori, e lui – sconsolato e annoiato, e sapendo che l'attendevano ore e ore di abbrutimento totale – non sapeva proprio cosa fare.
Ma di lì a poco gli eventi che l’aspettavano lo avrebbero “consolato”...
Infatti, era così scocciato che non se la sentiva di dare spiegazioni alla sorella che certamente avrebbe ritrovato in casa, e per evitare di incontrarla almeno fino al ritorno dei genitori aprì la porta cercando di girare silenziosamente la chiave nella serratura.
Aveva sete, e decise di avviarsi verso la cucina, dove potè constatare che regnava un silenzio assoluto...
La cosa gli parve strana, in quanto Elisabetta gli aveva detto che sarebbe rimasta a casa a studiare, e lei solitamente occupava proprio quello spazio perché si trovava più a suo agio...
Pensò che avesse cambiato programma, e fosse uscita con qualche amica, e quindi si diresse verso la sua stanza... Passò davanti alla porta chiusa del salotto, e fu allora che udì dei rumori sospetti: che fossero entrati i ladri per svaligiare la casa?
Dapprima ebbe un attimo di sgomento, ma poi sentì che ai rumori si erano aggiunte delle voci soffocate di un uomo e una donna.
- "Ma questa è la voce di Betty!", si disse, ma non aveva lo stesso il coraggio di entrare...
Subito dopo, seguì una voce maschile che – con un accento molto particolare – diceva:
- "Hai dei piedini magnifici...", e lei che rispondeva:
- "Grazie… In effetti, nessun maschio mi è mai resistito...".
Era sempre più sbalordito: quelle frasi afferrate a tratti non potevano comunque essere riferite alla materia di studio...
Così, si fece coraggio, e cercando di fare il più piano possibile, socchiuse la porta e buttò dentro un occhio...
A quel punto, potè udire chiaramente il maschio che le diceva:
- "Sei fantastica...".
Ancor più attratto, Antonio aprì di più la porta quel tanto che bastava per introdursi nella sala, rimanendo però nascosto, ben protetto dietro un pilastro, da dove però riusciva ad osservare chiaramente tutta una scena a cui mai si sarebbe immaginato di poter assistere: sua sorella e quel maschio, completamente nudi, sul divano, con i piedi di lei poggiati sulla cappella di lui!
In sostanza, Betty stava facendo una sega in piena regola a un ragazzo di colore, e a quanto pareva pure con ottimi risultati...
Quante volte Antonio si era chiuso nella sua camera da letto, si era spogliato, e – fantasticando di accarezzare il corpo della sorella – si era masturbato fino a venire copiosamente sulle lenzuola?
E quante volte – quando lei dimenticava di chiudere la porta del bagno – si era intrufolato a guardarla mentre si faceva la doccia?
Ora, pero, era tutto diverso. Quello che vedeva non era assolutamente frutto della sua fantasia o di situazioni innocenti rubate di nascosto...
Aveva sorpreso la sorella mentre faceva sesso, un’occasione più unica che rara e che non si voleva perdere per nessuna ragione al mondo.
Il suo "pacco", intanto, si stava gonfiando a dismisura, e in quel momento il ragazzo si ricordò che aveva nella tasca dei pantaloni – proprio a contatto con il suo arnese – il suo smartphone.
Abbassò alla cieca la mano destra, estrasse il telefono ed iniziò ad immortalare quella fenomenale prestazione, filmando ogni scena...
Per sua fortuna, dalla posizione che aveva assunto, poteva vedere tutto mentre i due non sospettavano neanche lontanamente di quella indiscreta presenza; la sua patta dei pantaloni presentava già una larga chiazza scura, umida, che non avrebbe certo deposto a favore di Antonio se qualcuno lo avesse notato, considerato che fino a quel momento anche lui era un giovane irreprensibile, come la famiglia lo aveva allevato.
FINE DELLA I PARTE.
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1 anno fa
pollicino1965,
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Ultima visita: 2 mesi fa
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La consacrazione di una vergine – ii
Le prime luci dell’alba accolsero Abir all’uscita da quel luogo. La sera precedente, bendata e in preda ad uno stato di forte agitazione, al momento del suo arrivo non si era resa conto della bellezza della natura circostante. Adesso invece, libera ormai da qualsivoglia freno inibitorio, alla giovane donna quell’ambiente sembrava tutta un’altra cosa, un paesaggio paradisiaco, tanto che avrebbe volentieri continuato a rimanere completamente nuda, proprio come Eva, la prima donna.
Stava attendendo il suo accompagnatore, Carlo, quando sentì alla spalle una voce femminile chiamarla con tono imperioso:
- “Abir!”
Si voltò di scatto, quasi intimorita da quella voce che non ammetteva esitazioni, e vide, ferma in mezzo alla radura, una donna che indossava una mascherina dorata ed un mantello rosa.
Subito la ragazza si accorse che era una delle Sacerdotesse che l’avevano introdotta nella Comunità, la quale, sorridendo, le disse:
- “Abir, ora sei una consorella, una adoratrice, la più giovane, ma sei ancora inesperta nei nostri Misteri. Perciò, questa sera, alla stessa ora di ieri, verrai di nuovo qui per il secondo atto della tua consacrazione. Ora vai a riposare, per essere pronta al momento della prova”.
L’Adoratrice rimase sorpresa: ma come, ancora una esame?
Nel frattempo un colpo di clacson la richiamò dai suoi turbamenti… era Carlo, la sua prima Guida verso il Sacro Ordine degli Adoratori della Dea Vagina.
Salì prontamente in macchina, accolta dallo sguardo sorridente dell’uomo, che le domandò:
- “Allora, Abir, com’è andata?”
Al sentirsi chiamare con quel nome da Carlo, la donna rimase sbigottita e gli disse:
- “Come fai a sapere il mio nuovo nome?”
Ma bastò uno sguardo dell’altro perché le venisse implicitamente rivelato l’arcano: era lui l’Adoratore Defloratore, colui che le aveva “rubato” l’imbarazzante verginità.
Arrossì leggermente, ma poi sentì venirle su dal profondo del cuore un irresistibile:
- “Grazie, Carlo”…
E per tutto il resto del viaggio di ritorno non disse più una sola parola.
****
Era frastornata quando la sveglia risuonò nella sua stanza… le sembrava di aver dormito per giorni e giorni tanto era sfinita, e invece erano solo poche ore che aveva chiuso gli occhi dopo quell’esaltante nottata.
Così, ci volle una mezz’oretta buona prima che il pensiero di doversi recare al lavoro, proprio come una normalissima ragazza, avesse ragione sul suo desiderio di restarsene lì pigra come una gatta al sole…
Era in ritardo, come al solito, ma in pochi minuti fu pronta a schizzare in ufficio…
Mentre stava per varcare il portone di casa, incontrò una vicina che la salutò con un sorriso vagamente ammiccante:
- “Ciao… Alice!”
E lei, rispondendole con un altro sorriso, si ritrovò a pensare, tra sé, cosa avrebbe detto quella pettegola se avesse saputo che Alice adesso non esisteva più e che al suo posto c’era la viziosa Abir…
Comunque, tra una telefonata ed una relazione da trascrivere al pc, la giornata passò che quasi non se ne accorse nemmeno.
Alle 19,30, si incamminò a piedi di nuovo verso casa, dove l’attendeva un’altra drammatica attesa e l’ormai consueta visita di Carlo che l’avrebbe preparata ad affrontare il secondo stadio della sua consacrazione.
Quando la sua Guida bussò alla porta, verso le 22,30, Abir era ancora in accappatoio, e in quello stato andò ad aprire.
- “Buona sera, Abir”, le disse Carlo con il suo rassicurante fare gentile.
- “Buona sera, Carlo”, rispose la ragazza.
Lo fece accomodare, precedendolo, nella sua camera da letto:
- “Spero non ti disturba se nel frattempo mi preparo?”
- “No, Abir, certo che no, ma prima dobbiamo parlare, affinché tu sia pronta ad affrontare la solenne serata dinanzi alla Sacro Ordine”.
Così dicendo, si sedettero entrambi sul bordo del morbido letto, e l’uomo iniziò con calma a spiegare:
- “Vedi, questo secondo passo potrà sconvolgere un poco i tuoi convincimenti, Abir; sei molto giovane, e forse non immagini quante sfaccettature possa avere il Sommo Piacere. Nella nostra società moralista, l’unica forma di amore universalmente accettata è quella tra un uomo e una donna; ma per noi non è così, per noi uomo e donna sono la stessa cosa, e la sola cosa importante è imparare a conoscere sempre meglio il corpo dell’uno come dell’altra… Ebbene, questa notte tu sarai chiamata a tutto questo, farai l’esperienza delle mani femminili sul tuo corpo… e non solo: ma questa sarà una sorpresa che non posso e non voglio rovinarti”.
****
Il silenzio calò in quella stanza, con Carlo che continuava a sorridere ammirando lo stupore di Abir, e la ragazza incredula e tesa per le parole che aveva appena ascoltato dalla sua bocca.
Fu solo un attimo, poiché si stava facendo tardi – erano ormai le 23 passate – e l’ora della cerimonia era prossima.
Così Abir si alzò dal letto e, slacciando la cintura che le cingeva i fianchi, lasciò cadere in terra l’accappatoio candido che indossava, svelando in tal modo il suo incantevole corpo completamente nudo. Ormai, non si vergognava più di mostrare le sue grazie a quell’uomo, e d’altronde lui era ben lieto di ammirare quel capolavoro della natura, privo della pur minima imperfezione: il candore della pelle, poi, la rendeva ancor più affascinante e desiderabile… Ma Carlo sapeva bene che quella notte Abir non sarebbe stata per lui…
La stette a contemplare mentre si vestiva, e la vide indossare – come prescrivevano le regole che le aveva appena enunciato - un microscopico perizoma bianco che a stento copriva le natiche e l’apertura di una splendida vagina, ed un reggiseno altrettanto microscopico. La giovane, affaccendata in tali operazioni, non disdegnava però di lanciare di tanto in tanto occhiate di fuoco verso Carlo, che non resistette oltre ed iniziò a masturbarsi.
Completò la vestizione, sopra la biancheria intima, una tunica lunga fino alle caviglie e, a differenza di quella del suo primo rituale, di color rosa.
Abir domandò a Carlo la ragione:
- “Che strano… Perché questo colore rosa?”
- “E’ il colore che richiama l’altra metà del cielo, l’universo femminile” spiegò l’uomo.
Ma Abir non capì il senso di quelle parole…
- “Sei pronta?” riprese Carlo, impaziente vista l’ora davvero tarda.
- “Sì, possiamo andare… e sia quel che sia!”.
Scesero le scale dell’appartamento, ed Alice – a dispetto della vicina impicciona - divenne di nuovo Abir. Carlo le aprì lo sportello della sua auto, e la bendò come la notte precedente:
- “Scusa, dolcezza, ma è la regola; finché non avrai superato il secondo grado della tua consacrazione, dovrai essere all’oscuro di dove si trova la “Sala delle Sessioni Maggiori”.
E così dicendo si avviarono verso il misterioso luogo…
****
Fu in questo modo che per Abir ebbe inizio la prova che le sarebbe rimasta per sempre impressa nella mente e nel cuore come la più esaltante della sua vita.
Giunti alla radura, Carlo sciolse la benda che celava la vista della giovane e le fece indossare la solita mascherina dorata propria di tutti i Confratelli.
Scesero dall’auto, e si diressero verso il portone. Lì, dopo un triplice bussare con le nocche delle dita, vennero ad aprire due donne: nude dai fianchi in su, invitarono Carlo ed Abir ad entrare e li condussero in una piccola anticamera, dove Carlo, le prese entrambe le mani e le disse:
- “Abir, il mio compito finisce qui. D’ora in avanti, io smetterò di essere la tua Guida e tornerò ad essere per te un semplice confratello”.
Sempre più dubbiosa, Abir si mise a sedere su quell’unico sgabello presente nella stanza ed attese istruzioni.
Passarono pochi istanti, e le due donne che l’avevano accolta gli annunciarono che il Sacro Ordine degli Adoratori della Dea Vagina era radunato e che quindi la cerimonia poteva avere inizio. La accompagnarono per un passaggio angusto e buio che terminava su una porta chiusa.
La fecero entrare… Abir aveva il cuore in gola, e stava per andare incontro al suo nuovo misterioso destino…
Le due donne avevano delle tette imperiali, una sesta abbondante impreziosita da capezzoli duri e molto pronunciati.
Una di loro, si accorse che la ragazza le stava osservando il seno e, con un sorriso beffardo, le disse:
- “Bella mia, ti piacciono le mie tette? Non sei la sola, e comunque tra poco avrai di che saziarti”…
La presero per le braccia… una delle due aprì un’altra porta e la consegnarono a coloro che sarebbero state le sue Ancelle di quella sera, le quali le fecero varcare un’altra porta ancora, e la introdussero in un ambiente illuminato solamente da piccole, tremolanti, fiaccole.
Abir, però, riconobbe subito la sala nella quale la sera prima era stata deflorata: strano a dirsi, ma quel ricordo ebbe come effetto di tranquillizzarla immediatamente…
Nonostante l’oscurità, sentiva la presenza di moltissime persone i cui sguardi erano tutti su di lei e su di un’altra persona che però lei non vedeva; pensava si trattasse di Carlo, dal quale era stata separata poco prima, ma presto avrebbe capito che non era così.
Improvvisamente, iniziò un rullo di tamburi, ossessionante, che avrebbe accompagnato il suo incedere insicuro verso un punto illuminato da un grande faro.
Era lo stesso percorso che già aveva conosciuto, la stessa sala, la stessa assemblea… e forse gli stessi officianti.
L’unica differenza stava nel fatto che questa sera le era stata lasciata addosso la sua tunica, e le mani delle persone non cercavano di toccare morbosamente la sua seducente flessuosità.
Ora, finalmente, poteva vedere meglio le sue Ancelle: non erano semplicemente a seno nudo come le donne che aveva sin qui incontrato; al contrario, non avevano nulla indosso: ne scarpe, né slip… ed entrambe avevano una caratteristica comune: erano leggermente in carne, ed avevano dei fianchi larghi, abbondanti, assai pronunciati.
Man mano che procedevano, la luce si faceva più intensa, e il cuore in tumulto le batteva sempre più forte; dinanzi a sé c’era l’altare di marmo, freddo e severo, che ben conosceva, e dietro di esso, disposte a semicerchio, un cospicuo numero di Adoratrici. Nessun uomo, infatti, come si sarebbe accorta ben presto, avrebbe preso parte al rito quella sera...
Giunte all’altare, le due Ancelle tolsero alla ragazza la sua tunica, lasciandola solamente con quell’intimo che aveva tanto infiammato l’eros di Carlo. Ed anche questa volta l’effetto non fu certo differente: si videro infatti molte mani andare verso i rispettivi “strumenti del piacere” per dare sfogo ad una libidine che stava contagiando tutte, tanto era bella Abir.
L’Adoratrice principale, avanzando verso il piccolo corteo che era ormai giunto in sua presenza, introdusse il rito dicendo:
- “Consorelle, siamo qui per condurre Abir al 2° grado del nostro Sacro Ordine. Dopo aver conosciuto Adamo, questa sera Abir conoscerà Eva”.
La giovane, che aveva notato che quella sera l’assemblea era composta esclusivamente da donne, sempre più sconcertata, si guardò timidamente attorno, ma non riuscì ugualmente a comprendere in cosa consistesse la prova che le era stata annunciata ed a cui stava per essere sottoposta.
E l’Adoratrice riprese:
- “Abir, offrici nuovamente la tua nudità come le consorelle che ti hanno accompagnata. Lascia che l’assemblea goda, si sazi pienamente ed intimamente della sensualità del tuo corpo”.
Docili ai comandi, le Ancelle aiutarono la fanciulla, immobile e con le braccia aperte in croce al centro della scena. Le sue solide mammelle, libere dal vincolo del reggiseno, sobbalzarono leggermente, prima verso l’alto e poi precipitando verso il basso, facendo risaltare tutta la loro spettacolare consistenza.
Così, avvenne pure per il perizoma, che le venne sceso con accurata lentezza, come fosse un immaginario sipario che stava disvelando quella incantevole rotondità che era il culetto sodo di Abir.
Tutti furono frastornati da tanta bellezza, al punto che si udì un ammirato e sommesso:
- “Oooooh”…
Benchè gli astanti potessero vederla solo di spalle, ciò era sufficiente a restarne ammirati. La sua pelle fresca e bianchissima, ogni curva e muscolatura del suo corpo, tutto era lì a proclamare ad alta voce come l’inizianda fosse appena entrata nel fiore degli anni (ne aveva appena 18).
Anche lei, come le Ancelle, aveva dei fianchi leggermente forti, ma non disturbavano affatto, anzi, erano perfettamente in armonia con tutto il resto. Quelle due chiappette, poi, erano sorrette da due gambe lunghe ed affusolate, che terminavano su sottili caviglie, foriere di ulteriori emozioni che poteva provare solo chi si fosse fatto estimatore dei suoi conturbanti piedini.
L’Adoratrice, che per ora era l’unica a poterla ammirare frontalmente, assisa sul suo seggio riprese:
- “Abir, questo altare di pietra attende il sacrificio del tuo corpo di carne. Distenditi ora, e donati interamente al Sacro Ordine. Noi saremo qui testimoni, ad accogliere i tuoi gemiti e ad esaltarti nel momento del superamento della prova. Fai molta attenzione: dovrai dare ascolto unicamente ai tuoi sensi e alle tue emozioni”.
Quando la celebrante ebbe terminato di parlare, Abir avanzò lentamente fino all’altare. Fu quindi sollevata da due Adoratrici Aiutanti fin sull’ara di marmo dove, come ordinatole, si adagiò disciplinatamente. Poi, una terza Adoratrice le posò le mani sul capo e le tolse con fare quasi sacrale la mascherina e le velò gli occhi con una benda di panno pesante che le avrebbe impedito di vedere alcunchè.
Improvvisamente, il rollio dei tamburi che aveva accompagnato il suo ingresso in sala riprese. Le due Adoratrici si erano nel frattempo portate nuovamente al fondo dell’enorme stanzone, dove avevano accolto un’altra donna. Processionalmente, le tre stavano ripercorrendo lo stesso tragitto fatto da Abir che, supina sull’ara, non poteva assistere a ciò che accadeva.
Trascorsero solo pochi minuti, che a lei comunque parvero un’eternità, e il suono dei tamburi cesso ancora una volta.
La ragazza iniziò ad ansimare dal nervosismo procuratole dall’attesa di un evento, un qualsiasi evento.
Giunte all’altare, le Adoratrici si posero alle spalle della donna che avevano condotto. Sì, perché con grande sorpresa di Abir, era un’altra donna al centro dell’attenzione in quel momento.
Lentamente, quella vista le aprì gli occhi dell’intelletto, e lei intuì cosa avrebbero significato per lei le parole che la Sacerdotessa aveva pronunciato quando le si era presentata dinanzi all’altare: “…questa sera Abir conoscerà Eva”.
Quella sera, lei, Abir si sarebbe congiunta sessualmente con una donna…
Lì per lì, ebbe come un senso di nausea, ma si fece forza e decise di proseguire nella sua iniziazione. Sapeva bene, infatti, che un suo rifiuto significava l’immediata espulsione dal Sacro Ordine… Libertina com’era stata creata, cosa ne sarebbe stato di lei in caso di fallimento?
Intanto, l’altra donna che era stata condotta era proprio dinanzi a lei; ora Abir la poteva vedere bene, ed anche l’assemblea potè vedere bene cosa stava accadendo.
L’Adoratrice principale si alzò nuovamente dal suo scranno, e stendendo la mano verso la nuova arrivata le disse:
- “Benvenuta consorella Sidonia. Sei giunta a noi in età non più fertile, ma questo non ti priverà del Sommo Piacere. Oggi sarai lo strumento per mettere alla prova Abir”.
A quelle parole, Abir si volse verso Sidonia e vide che non solo quella sera avrebbe fatto sesso con una donna, ma anche con una donna matura. Difatti, dinanzi a se, aveva un bell’esemplare di femmina adulta, sulla cinquantina.
Nonostante l’anagrafe, però, Sidonia era ancora più che appetibile, e tutte le presenti se ne accorsero non appena le Ancelle la spogliarono del mantello che la avvolgeva.
Fu allora che il suo corpo nudo fece trasalire di ammirazione e di cupidigia Abir: quella donna matura, infatti, era davvero un opera d'arte; bassina di statura – circa 1 metro e 65 – carnagione perfettamente abbronzata, ma soprattutto due tette sode, una quarta misura che, forse complice l’abbronzatura, sembravano ancora più abbondanti. E poi delle areole che parevano disegnate con il compasso, perfettamente rotonde, a fare da corona a dei capezzoli piccoli, duri come la pietra e già turgidi.
Abir ebbe modo di osservare anche il suo basso ventre, assolutamente piatto e “protetto” da un ciuffetto di pelo nero, riccio ed acconciato a forma di triangolo i cui lati erano leggermente convessi.
****
Il cuore della nostra ragazza cominciò a galoppare a mille, e si ritrovò a provare tra le cosce tremanti un leggero formicolio di godimento, all’altezza dell’inguine; e si rimproverò di aver solo per qualche istante pensato di rinunciare alla prova…
Questo stato di dissoluta estasi, portò Abir quasi a dimenticare la ragione per la quale era là, ma una voce tagliò come una lama il silenzio che si era venuto a creare:
- “Abir, stai per essere trasportata nel regno di Saffo. Sidonia ti condurrà per mano, fino all’estrema beatitudine. Le sue mani esperte e i tuoi sensi faranno il resto. Procedete, dunque!”
Udito quel comando, la matura Sidonia si avvicinò ad Abir e, chinandosi sul suo volto, le stampò un caldo e passionale bacio sulla bocca. La ragazza non si sottrasse, ma anzi stette lì immobile a nutrire il suo animo di quell’imprevisto incantesimo.
Poi Sidonia si ritrasse, lasciando Abir solo per un momento, quanto era necessario cioè per distendersi supina sul pavimento e farsi sollevare da sei Adoratrici fin sulla mensa; lì le officianti le fecero incontrare per la prima volta il corpo caldo ed eccitato della giovane, e ve la deposero sopra a formare un perfetto “69”.
Sidonia, reggendosi sulle ginocchia, aprì un poco le gambe, mostrando all’amica un magnifico ed entusiasmante panorama.
Istintivamente, Abir iniziò ad annusarla, percependo chiaro l’odore inebriante della sua fica che ormai si faceva sempre più intenso e le entrava nelle narici dilatate… la donna matura era completamente bagnata, ed i suoi umori asprigni gocciolavano copiosamente sulla lingua della giovane.
Intanto Sidonia era impegnata a lavorarsi le fresche carni della vagina di Abir… le mani sfiorarono e strofinarono freneticamente il monte di venere, mentre la lingua saettava tra le grandi labbra strette e perfettamente depilate; quasi le spalancava con violenza, aiutandosi con due dita, e le percorreva in tutta la lunghezza della fessura. Poi risaliva verso l’alto, e cercava di raggiungere il clitoride che sotto i suoi sapienti tocchi era cresciuto… incredibile quanto era diventato grosso, sembrava proprio un cazzo in miniatura…
La ragazza stava già sommessamente gemendo di piacere, ma Sidonia, non ancora paga del risultato, spostò l’attenzione sulle piccole labbra dell’inizianda: erano davvero splendide, morbide, e adagiate verso l’esterno sulle grandi labbra, a dar l’idea di una vera farfallina in volo…
Sidonia le afferrò con la bocca, ed iniziò golosamente a succhiarle, tirandole leggermente verso di sé fino a provocare un tenue sospiro della ragazza.
Così esposta, la vagina di Abir si prestava bene ad altre attenzioni, ed infatti Sidonia non si fece sfuggire l’occasione, e rapida introdusse il suo dito medio a saggiarne le pareti interne.
Come folgorata da un misterioso desiderio di privare la sua compagna di un tale godimento, Sidonia si voltò di scatto a guardare la compagna di giochi con un sorriso ironico… poi riprese la sua posizione e, facendo scorrere lo stesso dito medio verso il basso, lo poggiò sul buchetto. Istintivamente, lo sfintere vergine di Abir si contrasse a difendere ciò che custodiva, ma poi si si rilassò, aprì docilmente, lasciando entrare parte del dito nelle sue viscere.
Non fece quasi in tempo a realizzare l’accaduto che già Sidonia le aveva tolto il dito dal culo. Lo sfintere si irrigidì in un rapido spasmo, ed immediatamente il buchetto si richiuse.
Passarono pochi istanti che la donna penetrò di nuovo analmente Abir, ma questa volta con maggior forza e con due dita, dilatandole il culo con più sofferenza per la ragazza, che strillò.
Uscì ancora da lei, ed ancora il culo si contrasse e si richiuse.
Rientrò una terza volta, penetrando lentamente con tutta la mano, sino al polso, nelle carni di Abir che questa volta lanciò un urlo lacerante, riempita da quell’insolita realtà.
Ancora, Sidonia si sfilò… e questa volta, il buco rimase aperto.
Allora, rientrò con maggior cattiveria, e affondò nel culo più in profondità.
Il volti ed i corpi di entrambe erano coperti di sfavillanti goccioline di sudore…
Quando Sidonia si sfilò definitivamente da Abir, il buchetto non era più buchetto… ma oscenamente aperto tardava a riprendere le forme di sempre.
Fu allora che si udì un colpo di campana risuonare in quell’ambiente… tutti trasalirono, comprese le due donne offerte su quell’altare.
Ma solamente la donna matura sapeva il senso di quel rintocco… le era stato spiegato poco prima di entrare che quello sarebbe stato il segnale al quale avrebbe dovuto sollevarsi e cessare ogni attività sul corpo di Abir…
****
Sidonia si ritrovò di nuovo ai piedi dell’altare, sul freddo pavimento, stesa sul dorso ad attendere che le solite sei Adoratrici la posizionassero nuovamente sopra Abir, per l’ultima osservazione.
Questa volta però non fu adagiata a contatto diretto con la sua vogliosa passerina, ma ebbe tra le mani quel volto giovanile.
Iniziò quindi a baciarle il collo, mentre le mani si producevano in una carezza che partendo dal ventre, saliva su all’ombelico, e giungeva fin sui seni dell’inizianda che, per la rinnovata eccitazione, erano diventati di marmo e con i capezzoli durissimi.
La ragazza se ne stava immobile… anche se da una lato avrebbe voluto dirle di smetterla, dall’altro la sua curiosità era enorme e voleva lasciarla fare.
Non resistette oltre, tentò di divincolarsi, ma Sidonia la bloccò con il peso del suo corpo e le disse:
- “Sò che per te è la prima volta con una donna, sin qui sei stata bravissima; ora lasciati andare e immagina di stare con un maschio”.
Così Abir fece, e lasciò che la donna le accarezzasse i seni, che ogni tanto le pizzicasse i capezzoli, e le succhiasse il lobo dell’orecchio…
Andò avanti in questo modo per qualche minuto, finchè uno sconquassante brivido sulla schiena ed un urlo breve ma acuto fecero capire a tutta l’assemblea che Abir aveva avuto il suo orgasmo.
A quel punto, Sidonia si fermò come pietrificata, si rialzò, e sussurrò all’orecchio dell’inizianda:
- “Sei proprio una calda troietta, vedo che ti è piaciuto il mio servizio…”.
E lei, con il fiato corto, rispose a fatica:
- “Si, non pensavo che avresti saputo accendermi fino a questo punto”.
****
Terminato il suo compito, Sidonia incrociò per qualche istante lo sguardo con l’Adoratrice che stava guidando il rito ed assisteva alle evoluzioni delle due femmine, e quindi scese dall’altare.
Si andò a sedere poco lontano, su di uno scranno di colore rosa, come rosa era tutto quella sera…
Fu allora che l’Adoratrice principale, dal suo seggio che dominava la scena, proclamò:
- “Abir, alzati ed avvicinati!”.
La ragazza fece come le era stato ordinato, si sollevò lentamente dall’altare, scese con le gambe ancora tremanti dall’orgasmo, ed andò ad inginocchiarsi dinanzi a colei che le aveva parlato con quel tono deciso.
L’Adoratrice, tenendole una mano sulla testa, riprese:
- “Benvenuta nel’esercito di Lesbo… Sidonia, qual è il tuo giudizio?”.
La donna, il cui corpo era stato lo strumento di prova, disse:
- “Mia Signora, la prova è stata superata, senza ombra di dubbio. Abir non ha opposto resistenza, si è offerta coscientemente al Sacro Ordine degli Adoratori della Dea Vagina, ed ora spetta a te emettere il verdetto definitivo per ciò che hai visto”…
Abir venne invitata ad alzarsi… le Adoratrici le posero sulle spalle una cappa nera e dissero:
- “Sorella, ti sia dolce questo nuovo stato!”
****
Era ormai notte, ed Abir venne introdotta all’aperto, fuori dalla Sala, per lo stesso tragitto che aveva compiuto all’andata, e le fu finalmente rivelato il luogo in cui si riuniva quella immorale compagnia.
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1 anno fa
pollicino1965,
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La consacrazione di una vergine – i
Ecco, finalmente il gran giorno era arrivato. Sono le dieci del mattino quando Alice, toccata dal sole che filtra attraverso le imposte semichiuse, esita ancora a schiudere gli occhi. Pigramente si rigira nel suo letto, solitaria, malinconica, ma con tutta se stessa in subbuglio. Nella sua testa, rimbalzano, impetuose, una dopo l’altra, le domande: “Cosa accadrà questa sera?”; “Sarò in grado di far fronte alla situazione?”; “Il mio padrone sarà soddisfatto?”.
Presa in questo vortice mentale, Alice è però anche consapevole dei lunghi mesi attraverso cui, pazientemente, è giunta, con l’autorizzazione del Sacro Ordine degli Adoratori della Dea Vagina, a questo passo. Questa notte, l’ultima notte di Aprile, sarà per sempre e indissolubilmente unita a Lui…
La ragazza, comincia così a tranquillizzarsi, e dentro di se cresce a poco a poco un sentimento di rilassatezza.
E’ ancora prigioniera di questi contrastanti stati d’animo quando squilla il telefono. E’ come un sonoro schiaffone che la riporta subitaneamente alla realtà.
- “Alice, sono Carlo”.
- “Carlo? Chi è? Scusi, ma credo che abbia sbagliato numero…”.
- “Non c’è nessun errore, Alice. Sono io colui che ti condurrà alla completa legittimazione!”.
- “Salve, non credevo di dover essere accompagnata”.
- “Questa sera, ti aspetterò alle 23 all’ingresso del vecchio cimitero per guidarti. Il nostro Sacro Ordine non può permettersi di essere banalmente svelata ai non eletti”.
- “D’accordo, Carlo, sarò puntuale”.
- “Bene. E mi raccomando, esegui alla lettera le prescrizioni rituali!”.
E così dicendo, Carlo saluta Alice…
Ormai è quasi l’ora della colazione, sono le 13… ma non per lei. Il primo punto delle prescrizioni che le sono state date, prevede infatti un rigoroso digiuno, che la giovane potrà interrompere solo con il banchetto che seguirà la fine del rito.
Che fare? Per far trascorrere più velocemente il tempo ed allentare la tensione, Alice si corica nuovamente sul suo giaciglio cercando di riposare… Questa sera dovrà essere in piena forma!
Il tepore della primavera incipiente, non fa altro che conciliare il sonno della adepta… Si addormenta, pervasa totalmente dal pensiero dolce e soave di ciò che le capiterà…
Ma chi è Alice?
Alice, è una ragazza indipendente di 18 anni appena compiuti che, come tutte le ragazze della sua età, sente destarsi forti impulsi sessuali… Purtroppo, però, la sua famiglia l’ha cresciuta con ferree regole di comportamento: niente contatti promiscui e nessun ragazzo che le ronzi intorno prima della maggiore età…
Non volendo disobbedire platealmente ai suoi genitori, Alice si è attenuta a questi insegnamenti, benché li abbia sempre considerati sbagliati e sciocchi…
Ora, però, si cambia… Il 18° anno è arrivato, è stato un gran giorno, un bellissimo compleanno, preludio all’assunzione in prima persona delle responsabilità che riguardano la sua vita… e con ciò anche… IL SESSO!!! Alice, infatti, a differenza delle sue amiche, è ancora vergine…
Ma torniamo nella stanza da letto della fanciulla… Mancano poche ore… Sono le 18, la sveglia il solito Carlo, con un’altra telefonata:
- “Alice, tutto bene?”.
- “Si certo, grazie di avermi svegliato”.
- “E’ il mio unico dovere, per questa giornata, ricordalo!”.
- “Comunque, grazie lo stesso”.
- “Ricordi cosa devi fare adesso?”
- “Si”.
- “Bene… Allora, non perdere tempo… E’ il momento del lavacro purificatore. Non trascurare nulla. Anche il più piccolo dettaglio è di fondamentale importanza”.
La telefonata finisce così, e la ragazza si avvia verso la stanza da bagno…
Si sveste dei pochi capi che ancora avvolgono il suo giovane corpo… completamente nuda dinanzi allo specchio, ammira frettolosamente, con una punta di compiacimento, le sue forme, che nessun uomo ha avuto ancora la ventura di conoscere. E infine, si immerge, quasi sprofondandovi dal piacere, nella vasca…
Ristorata dal bagno, la adepta inizia una dolce ma totale depilazione… prima le ascelle, poi scende tra le gambe e libera il pube dal folto boschetto tipico in una donna a cui non piace radersi nell’intimità. Sorride tra sé, guardandosi la patatina assolutamente “ignuda”, pronta affinchè questa sera possa essere alla mercè di tutti gli sguardi interessati…
Alice è soddisfatta del lavoro fatto, e senza perdere tempo si infila la lunga tunica nera che le è stata consegnata dalla Società, e che và a ricoprire il suo bellissimo corpo… E sì, perché Alice è proprio una bella ragazza: alta un metro e 70, pelle chiarissima, bianco-latte, tette smisurate e toste (una sesta abbondante…) che balzano fuori dal reggiseno e stanno su da sole, capelli neri lunghi e lisci che le giungevano fino al sedere, occhi di uno stupendo azzurro cielo, labbra carnose da autentica bocchinara, e un culetto assai pronunciato, impeccabile, con due chiappe sode da far svenire, incorniciate di volta in volta in tanga e perizomi da infarto. E dei piedi che sono la fine del mondo… Insomma, un fisico straordinario!!!
Tutto è ora pronto affinché la vergine possa presentarsi nel migliore dei modi all’incontro tanto sospirato.
Ormai, Carlo non la chiamerà, ma l’attende all’ingresso del cimitero, come concordato…
La tensione è alle stelle quando Alice si incammina verso il luogo dell’appuntamento. Una sola incertezza: come farà a riconoscerlo? Poi, come in un flash, l’intuizione: “certamente, a quest’ora, non ci sarà nessuno al cimitero, all’infuori di lui”… E così riflettendo raggiunge il fatidico sito.
E’ buio pesto… non c’è una luce ad illuminare i suoi passi… Si ferma… Ad un certo momento, si sente poggiare una mano sulla spalla… Si volta di scatto, impaurita… Un uomo, avvolto in un bellissimo manto rosso di seta, la saluta suadente, e le dice:
- “Alice, sei pronta?”.
In quell’istante, riconosce la voce… E’ Carlo!
- “Sì, ormai non si torna indietro”, dice Alice sicura, per la prima volta in quella serata.
Carlo prendendola per mano, dolcemente la benda con una pesante stola che le copre anche le orecchie, e le dice:
- “Da questo istante per te il mondo sarà oscurità e silenzio”.
Poi, sostenendola per le braccia, la conduce alla sua macchina.
La giovane perde quasi subito l’orientamento ed ogni cognizione del tempo… Quando l’auto del suo accompagnatore si ferma, le pare di aver viaggiato per ore, chilometri… Il cuore le batte forte, se lo sente in gola, quando Carlo la risveglia dai suoi turbamenti:
- “Alice, dammi la mano… ti guiderò sulla soglia del benessere… Da quel momento in poi, sarà il Maestro Adoratore il tuo condottiero. Orsù, andiamo!”.
E così dicendo la aiuta a scendere dall’auto, proprio dinanzi ad una porticina color rosso. Passano pochi minuti, e la ragazza sente delle mani che le slegano la stola che le bendavano gli occhi… La prima cosa che vede è un individuo – non sa se uomo o donna – con indosso un mantello blu, lungo sino ai piedi e completamente chiuso sul davanti, e sul volto una maschera dorata. Carlo si è quasi dissolto nel nulla…
La nuova guida di Alice, sull’uscio saluta con un profondo inchino la ragazza, e senza pronunciare verbo la conduce dentro, per un lungo corridoio, fino ad un ambiente freddo ed umido e buio, in pesanti pietre antiche, arredato in modo confortevole ma spartano.
Qui, finalmente, le fa sentire la sua voce:
- “Attendi qui, mentre io vado a comunicare agli Adoratori ed alle Adoratrici che sei pronta per il Rito dell’Esplorazione”.
E immediatamente esce, chiudendosi la porta alle sue spalle. Alice resta sola… sono infiniti istanti… non sa più cosa pensare: cosa sarà questo rito di cui non ha mai sentito parlare? Ha brividi di paura, si guarda intorno, ma ormai è troppo tardi per tornare sui suoi passi...
Dopo altri pochi attimi, il rumore secco della serratura la fa sussultare, richiamandola alla realtà… l’uomo che l’ha accolta nella casa ritorna per portarle l’annuncio che la stanno attendendo.
Con determinazione, il suo accompagnatore batte tre colpi alla porta, la apre, ed introduce la adepta in un nuovo, più vasto ambiente, dove trenta individui con mantelli neri di velluto stanno disposti a semicerchio intorno a colui che doveva essere la personalità di maggior prestigio. L’accompagnatore, rivolto al gruppo, in segno di rispetto, accenna un inchino, dicendo:
- “Vi presento colei che desidera entrare a far parte del Sacro Ordine degli Adoratori della Dea Vagina”.
E detto questo, ritornando sui suoi passi, lascia la ragazza al destino che si è scelta…
Il Grande Adoratore, le chiese:
- “E così, tu chiedi di entrare a far parte del nostro Sacro Ordine. Credi di esserne all’altezza?”
Alice, guardandosi intorno, rispose, impassibile:
- Sì, lo sono.
Un altro Adoratore le domandò:
- “Sei pronta a sottoporti all’esame iniziale per entrare?”
- “Sì, sono disposta”, rispose la ragazza.
A questo punto, la voce che aveva parlato per prima, le disse, con tono formale:
- “Spogliati, novizia!”
Alice, ebbe solo un attimo di incertezza, poi lasciò cadere a terra il mantello che la ricopriva, rimanendo completamente nuda.
La ragazza, era consapevole del gesto che a questo punto doveva compiere: raccolse i vestiti di cui si era liberata poco prima, si diresse verso il braciere acceso posto alla sua destra, e ve li gettò dentro.
Di nuovo, la voce di prima le disse:
- “Ora che è caduto anche l’ultimo legame con il mondo profano, puoi scegliere chi tra noi ti condurrà nel successivo passaggio del rito”.
L’Adoratore, aveva accompagnato le sue parole con un gesto circolare della mano e le aveva mostrato tutti i fratelli.
La ragazza alzò lo sguardo e rimase attonita: tra gli astanti, c’erano tutte persone – comprese le donne - a lei note, di cui non aveva mai sospettato nulla... Ora se le ritrovava lì come affiliati. Mostravano una smorfia indulgente, indubbiamente il suo turbamento era tipico di tutti i postulanti.
Alice fissò negli occhi uno ad uno i presenti… poi, puntando il dito verso un ragazzo, disse solo:
- “E’ lui!”
- “Vuoi spiegarci la tua decisione? Bada bene che non sei obbligata a farlo” – replicò l’Adoratore.
- “Posso spiegarla senza problemi. Il ragazzo che ho scelto, è il mio più caro amico. Mai avrei immaginato di trovarlo qui, ma ne sono felice...”.
Non appena Alice ebbe finito di parlare, il giovane prescelto si fece avanti, la prese per mano, ed i fratelli gli fecero largo disponendosi su due file in modo da formare un lungo camminamento che terminava in un altare costituito da un tavolo di marmo.
Quando la coppia giunse in prossimità, la solita voce ordinò:
- “Novizia, sali su questo tavolo e sdraiati con braccia e gambe aperte”.
Alice obbedì, seppur con una leggera trepidazione che le sgorgava dal cuore.
Prontamente, le legarono polsi e caviglie, ed un velo nero le fu tirato sugli occhi.
La voce disse, ancora:
- “Questo velo è allegoria dell’oscurità in cui sei ancora, della limitata padronanza del tuo corpo e del corpo umano in genere; quell’oscurità in cui sin qui hai desiderato il godimento, aggirandoti senza discernimento alla ricerca del vero piacere, ma senza cogliere l’effettiva importanza delle tue emozioni. Il Sacro Ordine degli Adoratori della Dea Vagina ti aiuterà a liberarti da questa oscurità, a prendere una rinnovata coscienza di te e delle tue molteplici risorse sessuali. Nessuno di noi ti spingerà a comportarti in opposizione ai tuoi ideali; ti solleciteremo a sciogliere ogni freno frutto degli insegnamenti che ti hanno impresso nella mente sino ad oggi. Dovrai “uccidere” la vecchia Alice per poi risorgere a una vita libera da qualsiasi convenzione, nella quale sarai solo tu a governare pulsioni, cupidigie, e piacere; nella quale osserverai esclusivamente le frontiere che tu stessa sentirai come tuoi limiti. Vivrai, finalmente, la vita come un’opera d’arte, il piacere come unico fine dell’esistenza… Sei, pertanto, intenzionata ad affrancarti?
- “Sì” – rispose Alice.
- “Proclami sinceramente di essere comparsa dinanzi a noi a implorare la consacrazione nel Sacro Ordine degli Adoratori della Dea Vagina, senza impedimenti, con generosità e senso di immolazione per il tuo e nostro diletto?”
- “Sì, lo affermo in tutta onestà”, rispose emozionata la ragazza.
Il Grande Adoratore disse ancora:
- “Ora capiremo se sei davvero all’altezza del nostro Sacro Ordine, se puoi farne parte. Sei pronta?”
- “Sì, lo sono”, rispose con un filo di voce la novizia.
Per interminabili momenti non successe niente; poi una mano le sfiorò, delicatamente, il ventre. Le dita le scorrevano sull’ombelico, lentamente introducendovisi dentro. Nel frattempo, un’altra mano, diversa, le accarezzò, stuzzicandolo, un capezzolo, glielo tirava, lo schiacciava dolcemente.
Un’altra mano ancora era sull’altro seno: lo prendeva in mano, lo stringeva forte, torcendolo.
Ed ecco una terza mano: le risalì in mezzo alle cosce, indugiando sulla passerina rasata e morbida; la massaggiava adagio, la penetrava delicatamente. Altre mani le toccarono le ascelle, le spalle, i piedi e il collo…
All’improvviso le mani si ritirarono, come a comando, e lei rimase là, con le tette doloranti ed i capezzoli, nerissimi, eretti. Infine, la slegarono, le levarono quella sorta di sudario nero che le copriva il volto, e la aiutarono a scendere dal tavolo.
L’uomo che aveva condotto la cerimonia, disse:
- “Congratulazioni, novizia, sei parte del nostro esclusivo club, hai superato brillantemente la prima prova!”.
Seguì un fragoroso applauso... e le misero sul volto la mascherina dorata.
Poi, un Adoratore le espose le regole del Sacro Ordine degli Adoratori della Dea Vagina:
- “Tu ora sei una novizia. Dovrai darti un nome, che segnerà l’inizio della tua nuova libera vita”.
Il Grande Adoratore si avviò verso il fondo della sala e lei lo seguì, fino ad un’altra porta. L’uomo la spalancò e disse ad Alice:
- “Quale nome hai scelto, novizia?”
La giovane riflettè un poco, e poi disse:
- “Abir, che significa Fragranza”.
- “Bene, Abir, sii la benvenuta!”
Ora, Alice – o meglio Abir, secondo il suo nuovo nome – aveva ricevuto l’approvazione del Comitato Supremo, ma per poter far parte a pieno titolo del Sacro Ordine doveva sottoporsi ancora ad alcune fondamentali prove…
Venne condotta in una cameretta attigua; era ancora completamente nuda...
Le si avvicinò allora un Adoratore che lei non aveva mai visto prima, il quale procedette a prepararla per il momento successivo della cerimonia:
- “Abir, la tua nudità creerebbe scandalo nel mondo di fuori, ma ormai tu non sei più schiava di quelle falsità; ti sei votata a dispensare e ricevere piacere, e per questo sarebbe superfluo indossare abiti. Nessuna barriera dovrà frapporsi tra te e chi si compiacerà dei tuoi piaceri”.
Detto ciò, la aiutò – con gesti lenti e sacrali - ad indossare una corta tunica di juta color rosso, e la fece attendere, così abbigliata, fino a che non fosse stata chiamata per essere presentata a tutti i Confratelli.
* * *
Quando giunse il momento, l’Adoratore che l’aveva preparata bendò nuovamente Abir e la introdusse nella Sala delle Sessioni Maggiori, un tetro ambiente scarsamente illuminato.
La novizia, pur avendo la vista preclusa, percepiva il mormorio - nell’ambiente che la circondava – di molti esseri viventi che erano li convenuti per lei. Mentre avanzava con passi lenti, sentiva il freddo pavimento di marmo far da sostegno ai suoi piedi incerti; sentiva il lieve strofinamento della tunica che indossava sul suo corpo nudo… e null’altro.
I suoi istitutori le avevano detto che avrebbe dovuto raggiungere, da sola, il centro della sala… Ad un certo momento, Abir sentì una mano leggera di donna sulla spalla, che la bloccò. Era la sua “madrina”, che rivolgendosi all’Adoratore Defloratore, disse:
- “Fratello Defloratore, conduco una novizia. E’ una giovane femmina, che viene a donarci la sua verginità”.
La “madrina” aiutò Abir a deporre la tunica… Ora la ragazza era di nuovo totalmente nuda, ed un brusio di ammirazione serpeggiò per la sala… Ogni uomo avrebbe voluto congiungersi con quel corpo che emanava un calore incredibile, ed ogni donna avrebbe voluto recarle piacere, come solo le donne sanno fare tra loro… Poi, l’aiutò a distendersi sull’altare…
Nel silenzio che nel frattempo era tornato ad avvolgere nuovamente l’ambiente, la novizia udì alcuni passi avvicinarsi… Poi, all’improvviso, un oggetto metallico le si posò, spingendolo in dentro, sul capezzolo sinistro.
- “Femmina, cosa senti sulla tua mammella?” – chiese una voce misteriosa (era il Fratello Defloratore che lei ancora non conosceva).
- “Mi sembra il filo di una spada”, fù la risposta che Abir diede, secondo ciò che le era stato insegnato in precedenza
- “Brava, è esattamente una spada, la tua sensibilità non ti tradisce, – replicò il Defloratore – dovrai imparare a seguire con docilità le tue sensazioni, a non mortificarle mai. Questa lama trafiggerà il tuo capezzolo giungendo fino al cuore, e ti ucciderà, se rinnegherai il segreto del nostro Sacro Ordine degli Adoratori della Dea Vagina oppure se qualche confratello o consorella dimostreranno che ti sarai servita di noi per ottenere un esclusivo appagamento personale”.
La mano che le teneva premuta la spada sul capezzolo si ritrasse.
La voce continuò:
- “Femmina, ti è stato detto che dovrai superare ancora alcune prove. Sei pronta a sottometterti a tutto ciò che ti è stato chiesto di fare?”.
- “Sì, lo sono” – rispose Abir.
- “Femmina, questo Sacro Ordine ha i suoi codici e i suoi decreti. Sei pronta a giurare su di essi?
- “Sì, sono pronta”.
- “Bene. Adoratore di Afrodite, avvicinati con il nettare della Dea” disse la voce che ormai era diventata familiare alla giovane.
- “Bevi, Abir”
Abir si abbeverò dalla coppa che le era stata portata alle labbra… Era uno squisito vino bianco, del quale ne deglutì un assaggio…
Poi, consegnato il calice alla donna che era rimasta sempre al suo fianco, disse:
- “Io, Abir, giuro sul mio corpo di mantenere il più totale silenzio sui dettagli di questo Sacro Ordine e sulle verifiche che state per compiere, qualunque sia il loro risultato finale”.
- “Bevi un altro sorso, femmina”, le intimò l’Adoratore di Afrodite.
A questo punto, la novizia fù avvicinata da una Adoratrice, la quale le sciolse la benda che copriva gli occhi, prese uno stiletto dorato da un vassoio e, senza profferir parola glielo conficcò con forza nel seno destro. Abir emise un urlo… L’Adoratrice, pronta, mise la coppa del vino sotto la mammella sanguinante e ne raccolse il sangue che usciva con grandi zampilli.
Abir prese nuovamente la coppa e ne bevve tutto d’un fiato il contenuto rimasto. Un cenno di nausea comparve sul volto della ragazza. Questa volta, il vino era assai più disgustoso della volta precedente…
Il Grande Adoratore riprese, spiegandole il significato:
- “Il vino che hai assaggiato ora, è diventato amaro a simboleggiare l’amarezza dei tormenti che ti puniranno qualora dovessi tradire il giuramento che ha appena fatto. Puoi ancora decidere di tirarti indietro, questo è il momento che separa la tua natura attuale dall’essere una consorella a tutti gli effetti… Se deciderai invece di proseguire nelle prove, sappi che dovrai andare sino alla fine, senza esitazioni”.
- “Ho deciso di seguire il mio destino… qualunque siano le prove che mi aspettano”, disse Abir scandendo bene le parole “a qualunque costo”.
La mano del’Adoratrice si strinse al polso della ragazza, e dopo averla deposta dall’ara su cui giaceva, le indicò di avanzare adagio e senza indecisioni.
Abir, prese quindi ad avanzare… in pochi passi fù al centro dell’abside, in cui troneggiava un nuovo monumentale altare di pietra grezza, e dove erano assisi tutti gli Adoratori che officiavano il rito…
L’Adoratrice che la scortava le porse uno sgabello sul quale l’inizianda prese posto, di fronte al Grande Adoratore il quale, fatto cenno all’assemblea dei confratelli di sedersi e assistito da due coadiutori, diede fuoco all’incenso nella ciotola d’argento e lo lasciò bruciare di modo che tutta la sala ne venisse pervasa… Poi, porgendo ad Abir un alto vaso di cristallo, prese a dire:
- “Femmina, donaci la freschezza gorgogliante della tua pioggia dorata”.
Prontamente, la giovane si alzò e divaricò le gambe, dando alla vista del pubblico il magnifico spettacolo del suo culo sodo e tonico; le natiche si scostarono leggermente l’una dall’altra, evidenziando un secondo canale anch’esso ancora assolutamente integro…
Eseguita l’operazione, l’Adoratrice aiutò Abir a salire sull’altare… la fece stendere… un brivido le percorse la schiena, forse il contrasto fra la sua pelle calda e sudata ed il freddo della pietra, o forse il timore per ciò che l’aspettava, e che lei non riusciva ad immaginarsi.
Venne legata ai polsi e alle caviglie ai quattro lati dell’altare, braccia e gambe divaricate; quattro Adoratori portarono quattro candele accese che deposero in prossimità degli arti della ragazza.
Il primo, toccandole il capezzolo sinistro, disse:
- “O Spirito della Lussuria, infondi in questa nostra Sorella la consapevolezza dell’essere Femmina, affinchè sappia concedersi in libertà e con sempre rinnovata passione”.
Il secondo, strizzandole il capezzolo destro, proclamò:
- “O Spirito della Fornicazione, conserva a lungo in questa ragazza un corpo sensualmente integro e perfetto, affinchè possa essere seducente giaciglio a colui o colei che vi giaceranno”.
Il terzo Adoratore, bagnandole con il pollice insalivato l’ombelico, proclamò:
- “O Spirito della Seduzione, sii maestro per Abir, poiché solo tu conosci questa nobile arte, affinchè lei possa essere a lungo fonte di deliziose emozioni per l’anima e per il corpo dei suoi confratelli e delle sue consorelle”.
Infine, il quarto Adoratore, tracciando un semicerchio sul monte di venere, così disse:
- “O Spirito della Sodomia, concedi a questa giovane il segreto del piacere più profondo, affinchè possa a sua volta concedere tutta se stessa liberamente e instancabilmente”.
Terminate le invocazioni, l’assemblea rispose:
- “O Spirito del Piacere Universale, noi te la consacriamo!!!”.
Detto questo, il Grande Adoratore scese dal suo seggio, si avvicinò all’altare e, immerso il palmo della mano destra nel vaso contenente la pioggia dorata di Abir, iniziò un lavacro rituale sul corpo della giovane. Quando ebbe finito, nell’assemblea si fece un silenzio quasi spettrale, ed egli pronunciò solennemente:
- “Confratelli e Consorelle… Abir ora è una di noi!”
Un applauso proruppe dai presenti, i quali, come ad un segnale convenuto, all’unisono, si liberarono dei mantelli… Uomini e donne erano adesso completamente nudi, esattamente come Abir.
Il Grande Adoratore riprese:
- “Cara Sorella, come da te chiesto, siamo adesso qui a ricevere da te l’ultimo segno esteriore della tua vita passata… la tua verginità. Fra poco, scenderò io stesso nel tuo profondo, aprendo la strada a molteplici momenti di piacere, che d’ora in avanti condividerai esclusivamente con noi eletti. Ti domando, dunque: vuoi essere deflorata?”.
- “Sì, Grande Adoratore, lo voglio… lacerami! Di fronte a te ed in presenza di tutti i Confratelli e le Consorelle, io rinuncio al mio passato…”
La giovane, distesa sulla fredda pietra con i seni turgidi ornati dai capezzoli eretti, fù ancora una volta preparata dalla Adoratrice, con le cosce aperte e rivolte al cielo, le grandi e le piccole labbra morbide ed oscenamente spalancate, pronte ad accogliere la lingua del Grande Adoratore.
Poi, l’Adoratore Defloratore, lasciò cadere il suo mantello, e scoprendo una verga già in tiro e pronta all’uso, scese lentamente a prendere contatto con le giovani carni di Abir. Fissò gli occhi della ragazza, per cercar di capire i suoi impulsi e tranquillizzarla.
Da dove si trovava, Abir aveva una vista totale della sala e di ciascun singolo che si trovava al suo interno… e per la prima volta capì che stava per avere il suo primo rapporto alla presenza di una moltitudine di esseri umani.
Lentamente il Defloratore sfregò la sua cappella fra le labbra e sul clitoride eccitato, disponendosi all’ingresso di quel magnifico fiore… il pene incontrò per un attimo una piccola resistenza… poi penetrò deciso, e raggiunse sicuro l’obiettivo… Stette per un po’ immobile, poi lentamente iniziò a pompare dentro la nuova ennesima femmina da lui deflorata, fino al raggiungimento di un intenso e squassante orgasmo.
Le venne dentro, abbondantemente, purificando per via rituale la giovane vagina…
Ma non era ancora finita…
Abir, non emise alcun gemito… mentre un brusio d’approvazione cresceva sempre più dall’assemblea dei confratelli. Aveva sognato quella situazione fin dall’inizio del rito, aveva sognato quella presenza nel ventre. Si lasciò quindi devastare dal godimento, e si accinse ad accogliere il seme del Defloratore che la allagava…
Non fece in tempo a raggiungere il “suo” orgasmo… Fù infatti risvegliata da quello stato di suprema eccitazione dalla voce del Grande Adoratore, il quale intimò all’Adoratore Defloratore di ritrarsi…
Solo allora, Abir, invitata dal Grande Adoratore, scese dall’altare e restò in piedi di fronte a tutti. Percepì nella regione della passerina un intenso calore ed un fluido vischioso gocciolare dalle gambe socchiuse; istintivamente, abbassò lo sguardo e vide una sottile colata di sperma che andava a morire sul pavimento.
Nel mentre che la fanciulla realizzava la situazione, il Grande Adoratore si avvicinò a lei recando tra le braccia un mantello blu, la aiutò ad indossarlo, e disse:
- “Io ti costituisco Sodale del Sacro Ordine degli adoratori della Dea Vagina”.
Il rito era finalmente compiuto. Accorsero, allora, molti confratelli che si congratularono con lei che, rivestitasi, uscì da quel luogo orgogliosa di far parte di quella compagnia.
[FINE I PARTE]
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1 anno fa
pollicino1965,
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Luana e i 44 bestioni
[UN RACCONTO UN PO' VECCHIOTTO, VEDIAMO SE PIACE...]
Luana è una donna normale sui 60 anni, non troppo appariscente, madre e moglie esemplare, tutta casa e chiesa, dedita alla famiglia come nessuna mai…
Fisicamente, per chi la sa apprezzare, è una meraviglia: alta un metro e ottanta, ben piazzata ma non grassa, un pancino sexy ben in vista, una fantastica quinta misura di tette invidiabili, belle sode e alla cui sommità spiccano due capezzoli scuri e perennemente eccitati; in più, un culo considerevole e dei fianchi imponenti, ne fanno la classica femmina con cui ogni maschio vorrebbe accoppiarsi…
Una donna così, però, non è per tutti, ha bisogno di essere “valorizzata” come merita… ma il marito non sembra accorgersi di tutte le sue necessità e potenzialità…
Un giorno, mentre parlava del più e del meno con il figlio ormai trentenne, con il quale la femmina aveva instaurato una complice confidenza, e che aveva intuito che qualcosa non andasse tra i suoi genitori, Luana si sfoga:
- “Sai tesoro mio, devo farti una confessione, tuo padre stà troppo fuori casa; sì, certo, lo fa per lavoro e per darci benessere, ma sembra ormai vedere in me solo una sguattera, e non una moglie, una compagna…”.
- “Mamma, non capisco…” – ribatte il figlio – “cosa vuoi dire”?
Al che, Luana, un po’ imbarazzata e timorosa di aprirsi a tal punto con il figlio, esplode come un fiume in piena:
- “Insomma, Marco, ormai sei abbastanza grande… Tuo padre sembra aver dimenticato quanto sia importante per me fare sesso, non mi scopa più, e una donna senza cazzo non ci può proprio stare… Ho così tanta voglia di essere sbattuta, che mi farei montare da una schiera di maschi infoiati come bestie…”.
- “Mamma, ma che dici? Papà forse è solo stanco dal lavoro… sarà un momento passeggero, vedrai che tutto si accomoderà presto…”.
- “Eh no, figlio mio, è proprio come ti dico, e forse è pure diventato impotente… Quelle rare volte che si lascia fare un pompino, sapessi che fatica portarlo in erezione … Così non posso più continuare… Non ce la faccio piu, stò diventando pazza!”.
Marco resta in silenzio, a testa bassa, preoccupato per lo stato in cui versa quella donna che lui ammira così tanto… Non sa cosa risponderle, e la conversazione finisce lì…
Fintanto che, un giorno, un amico (che conosceva la donna e a cui lei piaceva molto) al quale il ragazzo aveva confidato la cosa, si offre di aiutarlo a risolvere il “problema”: organizzare un festino hard a sorpresa… ben 44 uomini avrebbero posto le loro attenzioni su Luana, naturalmente insieme a loro due…
Detto fatto… i ragazzi prenotano con trepidazione il locale dove la monta avrebbe avuto luogo; in quel momento, Marco stava dando fondo a tutti i suoi risparmi, ma ne valeva la pena…
Il tempo che lo separava dal giorno fatidico il giovane lo trascorse dando vita con l’amico ad un autentico casting in cui scelse, ad uno ad uno, i 44 bull, tutti tra i 40 e i 50 anni: tutti dovevano avere un peso non inferiore agli 80 Kg., altezza tra 1,70 e 2,00 metri, “attrezzo del mestiere” depilato e non inferiore a 25 centimetri…
Ebbene, il grande giorno è arrivato…
Approfittando dell’assenza del padre per lavoro, Marco convince (non senza fatica) la genitrice a concedersi uno svago, una volta tanto… a trascorrere con lui e Dario (così si chiamava l’amico) una serata diversa, in un locale appena fuori città…
Le chiede di “farsi bella” per lui, cosa che non è certo difficile data la grande sensualità della donna, nonostante l’età non più verde… Le dice che quella serata sarà indimenticabile… e lo sarà davvero!!!!
All’orario prestabilito, la donna è pronta… emana un fascino mozzafiato, avvolta in un abito lungo nero, da sera, con due sottili spalline dello stesso colore…
E sotto? Sarà una sorpresa anche per Marco…
Intanto, il locale si và popolando della moltitudine di maschi ingaggiati… pronti ad “accendersi” al momento giusto…
Quando finalmente Luana e i suoi due giovani accompagnatori mettono piede nella sala, tutto appare assolutamente normale, come in qualsiasi altro ristorante: tavoli affollatissimi, solo che “stranamente” non c’è alcuna donna al di fuori di Lei…
Un’altra cosa che Luana nota subito è la presenza di un enorme tavolo rettangolare rivestito di un soffice velluto rosso…
Marco, aveva convenuto con i numerosi “convitati” un apposito segnale per “dare il via alle danze”: quando tutto sarebbe stato al posto giusto, lui e Dario avrebbero preso per mano – uno a destra ed uno a sinistra – la donna…
E ciò avvenne poco dopo… Fu in quel momento che i “44 bestioni” si mossero dalle loro rispettive postazioni per andare a posizionarsi a semicerchio attorno al grande tavolo…
Con grande meraviglia di Luana, quei maschi erano completamente nudi dalla cintola in giù…
La donna ebbe una reazione di imbarazzo, guardò prima il figlio e poi il suo amico come a chiedere aiuto… non si accorse che nel frattempo i due giovani si erano anch’essi denudati e mostravano due bei membri turgidi…
Ebbe come un moto di ribellione, sedato immediatamente da Dario e Marco, che – afferrando le spalline del vestito della donna con la mano che gli restava libera, le scostarono facendo sì che l’abito precipitasse a terra…
- “Mamma, siamo qui tutti per te… buon divertimento!”, le sussurrò il figlio.
Tutti nella sala ebbero un fremito quasi simultaneo di eccitazione a tale vista… Luana, come era solita fare, non indossava affatto biancheria intima, e quella moltitudine di occhi se la stavano letteralmente divorando… Una carnagione chiarissima faceva da contraltare a un bellissimo e rigoglioso pelo nero che, racchiuso tra le sue cosce, celava alla vista la vulva… I fianchi burrosi e la pancia pronunciata della donna ne esaltavano una femminilità incredibile… E le tette? La sua quinta misura era notevole, ma stava su che era una bellezza…
I presenti, ne apprezzarono ogni centimetro, come testimoniavano quei 46 cazzi tutti in estrema erezione.
Luana, a cui quei pochi istanti parvero un’eternità, non ebbe il tempo di fare o dire nulla… Marco la prese dolcemente per mano e la aiutò a salire su quel tavolo che si stava trasformando in un altare per il sacrificio rituale di una vergine… Peccato che Luana non era certamente più vergine da un pezzo!
A un segnale di Marco, una selva di mani “aggredirono” senza pietà quel corpo nudo e presero a toccarlo ovunque: chi andò a verificare la consistenza delle sue tette, chi si soffermò sui capezzoli che fece roteare, chi le accarezzò il ventre, teso dall’eccitazione, chi scese tra le sue gambe… in due gliele divaricarono, afferrandola per le caviglie, stupendamente sottili… una mano, facendosi largo in quel soffice boschetto, si insinuò fino a raggiungere il solco vaginale che andava inumidendosi copiosamente di una sostanza viscida e lucida…
Poi, un uomo le allargò violentemente e con forza le labbra, mentre un altro posizionato frontalmente piazzò la sua verga durissima sull’imboccatura di quella magnifica caverna e finalmente la penetrò!
Luana emise un gran gemito di piacere, e il maschio che le stava già dentro e che si era fermato per un istante iniziò a pomparla con grande vigore, finchè le sue viscere non furono ripiene di una crema bianchissima che iniziava a traboccare copiosamente…
Il maschio esausto, dopo essersi abbattuto con il petto villoso sulle soffici tette della donna, si fece da parte, sostituito prontamente da un secondo, e poi da un terzo, e così di seguito fino a che tutti non ebbero fatto la loro parte…
La femmina era fisicamente stanchissima, ansimava, ma finalmente era felice… Era tanto tempo che non veniva posseduta da un maschio così selvaggiamente!
Nel frattempo, Marco se ne stava in disparte, a segarsi e a tenere in tiro il proprio cazzo mentre guardava la madre che veniva devastata come una vera troia… non avrebbe mai immaginato che avrebbe resistito così tanto…
Adesso era consapevole che si avvicinava il suo momento… Chissà che effetto gli avrebbe fatto? Chissà come avrebbe reagito la madre? Stava per entrare nel “buco” dal quale era uscito tanti anni prima… Era al settimo cielo…
Si avvicinò con le gambe che gli tremavano dal desiderio, guardò negli occhi la mamma che ricambiò il suo sguardo, come se silenziosamente volesse trasmettergli tutta la sua gratitudine per quel “regalo” che le aveva fatto…
Quando la cappella del pene del ragazzo sfiorò la fica della donna, fu allora che Luana capì ciò che stava per accadere… terrorizzata… alzò una mano, e subito la riabbassò, ma non reagì… A Marco bastò poco per entrare dentro di lei, il suo cazzo le sembrava più duro degli altri, e che si spingesse fin dentro l’utero… piano piano il piacere che i due provarono all’unisono spense definitivamente ogni timore … Iniziò allora a rispondere perfettamente agli stimoli del figlio… Rimasero così avvinghiati, a scopare, per un tempo che ai due “amanti” parve eterno…
Alla fine, Marco si accasciò sul corpo della madre… che lo abbracciò.
Vennero simultaneamente, e gli umori di Luana si mescolarono indissolubilmente con lo sperma del figlio, che essendo venuto ultimo tra tutti i maschi, a lui parve come se andasse a purificare le viscere della madre dalle precedenti eiaculazioni…
Ma fu a questo punto che Luana perse ogni freno inibitorio… Non sentendosi ancora soddisfatta, afferrò il figlio per i testicoli, stringendoli forte, lo attirò a se e gli bisbigliò:
- “Adesso, devi farmi il culo, stronzo!!!”.
Lo preparò adeguatamente, facendogli un sontuoso pompino, tale che il cazzo di Marco riprese vigore…
Quasi sotto ipnosi, il giovane sollevò le gambe alla madre, puntò la cappella contro il buchetto stretto, e sparò dentro il suo intestino quel palo d’acciaio di 25 centimetri di potenza…
Luana restò senza respiro… il suo culo, fino a quel momento, era vergine… ma le stava piacendo, era contenta che a violarlo fosse Marco, e più quel cazzo la dilaniava e più lei era di nuovo vicina all’orgasmo…
Durò un tempo indefinito, ma quando il figlio venne pure lui e uscì da quel corpo, lo sfintere di Luana oscenamente spalancato…
Si guardarono entrambi attorno, e…… non c’era più nessuno!!!
La donna si sentiva serena… tutta ricoperta di sperma dalla testa ai piedi, ma adesso tutte le sue frustrazioni erano come per magia svanite…
Si rivestirono alla bene e meglio e tornarono a casa come due fidanzatini, mano nella mano…
Quella sera, prima di andare a dormire, sfiniti com’erano, Luana accompagnò il figlio fin sull’uscio della sua stanza, lo baciò sulle labbra e gli sussurrò:
- “Ora sei mio, come figlio e come uomo, non scordarlo mai!!!”
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1 anno fa
pollicino1965,
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Una sera a tre
Lui era il mio migliore amico; chiamiamolo Pino. Ci conoscevamo da anni e da un po’ di tempo aveva iniziato a fantasticare con me sulla possibilità di incontrarci a 4, ossia con le rispettive mogli, per iniziare a fare sesso tutti insieme e poi per scambiarci le mogli.Io mi sarei scopato volentieri sua moglie Teresa, ma ero sicuro che questa proposta per me era improponibile in quanto mia moglie non era assolutamente dell’idea e mai lo sarebbe stata, con chiunque, non solo con lui.Pino insisteva e tute le volte che ci si vedeva faceva allusioni sempre più esplicite, anche in presenza delle lei. Teresa, altra mentalità, sembrava interessata e lo faceva capire con sorrisi ed occhiate decisamente “parlanti”.E fu così che un giorno, quando Pino mi aveva per l’ennesima volta lanciato la proposta, gli risposi molto pacatamente: Pino, come hai capito la cosa non si può fare; mia moglie non è il tipo da prestarsi a questi giochi. Mi sembra invece che Teresa sembrerebbe interessata; se voi siete d’accordo potremmo giocare a tre mettendola in mezzo tra noi due.Pino mi rispose che ci avrebbe pensato e che forse si poteva fare.Per qualche settimana non ritornò più sull’argomento, ma poi un week end in cui avevamo deciso di andare al mare e all’ultimo momento mia moglie per un contrattempo decise di restare a casa, ci trovammo tutti e tre nella situazione ideale per poter concretizzare la fantasia.Avevo deciso di lasciare a lui il compito di condurre il gioco e dopo cena ci trovammo tutti e tre sulla mia barca a parlare del più e del meno; nulla accadeva e dopo aver giocato a carte ed aver bevuto un paio di whisky decidemmo di andare a dormire.La mia barca aveva un grande lettone a prua e lui mi disse; perché non dormiamo tutti e tre insieme sulla tua barca? Aggiungendo subito dopo: però Teresa dorme dalla mia parte, sto io in mezzo.Teresa con un sorrisetto sornione ribadì: perché non tiriamo a sorte? Chi prende la carta più bassa sta in mezzo. E così fu. E la sorte decise che Teresa, avendo pescato un due, sarebbe stata la predestinata a dormire in mezzo; Pino reagì limitandosi a dire: dormire non significa fare altre cose…. Appena spenta la luce Teresa, che evidentemente si aspettava qualcosa di più che dormire, iniziò con grande cautela a sfiorare con la sua mano sinistra la mia coscia, aumentando l’intensità dello sfregamento, ma sempre lentamente, con pause sequenziate. Dopo qualche minuto, ritenendo che Pino si fosse addormentato, presi molto lentamente la sua mano con la mia e la portai sul mio pacco, per farle sentire il mio fratellino che nel frattempo aveva iniziato a risvegliarsi. Contemporaneamente mi girai verso Teresa, per permetterle di infilare la su mano sotto i pantaloni della mia tuta, cosa che fece senza esitare, fino a raggiungere il mio cazzo ormai in piena erezione e ad accarezzarne lentamente con i polpastrelli il glande.Fu a questo punto che Pino, finto dormiente, fece un balzo sul letto, mise la sua mano su quella di -Teresa che mi stava massaggiando, ed urlò “...ti ho beccato troia !!...”Restammo allibiti entrambi; io trovai la forza di dire “...volevamo vedere se stavi dormendo…” Pino a questo punto disse “va bene, volete scopare? allora facciamo così, Teresa, prima mi fai un bel pompino, poi ti scopo e lui te lo mette nel culo…” Teresa non se lo fece dire due volte, però afferrò anche il mio cazzo cercando di metterlo in bocca; questo fece molto arrabbiare Pino che intervenne dicendo “no il suo non lo devi prendere in bocca, solo nel culo”.Pretese poi che io indossassi il cappuccetto per incularla; a quel punto rinunciai al tutto leggendo negli occhi di Teresa un po' di delusione.Finito questo intermezzo i due si ritirarono nella barca di Pino per la notte.La mattina seguente, di buon’ora, sentii salire qualcuno sulla mia barca; era Teresa che esordì dicendo “…sono rimasta molto male per ieri sera…ho preso la scusa di vedere se hai del latte a bordo per venire a trovarti…” Le risposi, se vuoi ho un latte da mungere, bello caldo...” E lei, sai che ora non è possibile, fammelo solo prendere in bocca per un minuto, poi troveremo modo di rifarci a Milano… Lo afferrò, lo osservò per un attimo e disse. Hai proprio un bel cazzo, lo voglio prendere dappertutto. Il resto alla prossima puntata
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1 anno fa
Ne_mo,
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Il colloquio di lavoro.
Mi chiamo Paolo, ho 27 anni e sono sposato da tre con Silvia. Lei è una donna bellissima. Ha la mia stessa età. Bella, mora, alta, magra, una terza di seno, un culetto a mandolino al culmine di cosce lunghe e snelle. Fra di noi c'è un bel rapporto, ma quello che è capitato giorni fa ha dato una luce nuova a tutta la nostra storia. Io l’amo da morire e voglio sempre la sua felicità. Sta ultimando un master, ma le hanno proposto un colloquio di lavoro. È consapevole che, essendo un posto ben remunerato e di una certa importanza; sa benissimo che sarà dura, ma non vuole perder l'occasione. Farà di tutto per avere quel posto, ne sono convinto. Una sua amica ha già fatto il colloquio e le ha detto che la persona che incontrerà è un uomo molto attraente, sicuro di sé, autoritario, che sa il fatto suo. Mentre me lo dice, ridacchia, come se, sotto sotto, ci sia qualcos'altro. Sono anche convinto che lei non mi abbia detto tutto quello che le aveva riferito l'amica. Fin da subito, ho capito che c'è qualcosa di particolare, perché la vedo che si sta vestendo in modo molto ricercato: lingerie nuova, autoreggenti, tubino nero. Trucco leggero come piace a lei e, mentre lo fa, sorride, mi guarda con i suoi occhi dolci e mi illanguidisce così tanto, che non le rifiuto nulla. Mi sento il cuore in tempesta; sono certo che, per avere il lavoro, è disposta a tutto, anche a tradirmi. Di questo me ne sono convinto durante il tragitto che abbiamo fatto insieme verso l'appuntamento. Mi ha chiesto di accompagnarla in macchina ed io, da bravo maritino, l’ho accompagnata. Lungo il percorso, lei ha continuato a dirmi di quanto sia importante per lei sentirsi realizzata come donna, sotto tutti gli aspetti. Che il nostro amore non è in discussione, ma che ha bisogno di altro: sentirsi realizzata dal punto di vista lavorativo. Desiderava vedersi apprezzata per le sue capacità in quel campo, sentirsi adulata e, a volte, anche se sfruttata, di sentirsi in ogni caso necessaria.
Siamo arrivati, l'appuntamento è nella hall di un hotel a cinque stelle. Dentro di me ho pensato che non avevano badato a spese. La vedo tesa. Si gira verso di me e mi parla con tono alquanto ansioso.
«Senti, facciamo così: se c'è qualcosa che non va, ti chiamo e ti faccio sentire come vanno le cose. Così che tu possa valutare se venirmi in aiuto; ok?»
Sono alquanto indeciso, ma non glielo dimostro e, anzi, cerco di rassicurarla.
«Sta tranquilla! Credo che non ce ne sarà bisogno; ma, nel caso, corro da te! Vai e...in bocca al lupo!»
Appena pronunciato questa frase, mi rendo conto che andrà davvero in bocca ad un lupo, ma sono consapevole che la mia donna ha le palle per gestire la situazione. Sono abituato a vederla sempre sicura di sé e mi fa strano questo suo malumore. La vedo camminare sui suoi tacchi, muovendo le anche mentre entra nell'hotel e penso che mia moglie sia davvero una bella fica. Ho deciso di rimanere lì, in macchina e mi sposto per aver una migliore visione dell'hotel: noto che alcune camere hanno la luce accesa, altre sono al buio. Sono completamente all'oscuro su cosa stia succedendo lì dentro!
Augusto.
Mi chiamo Augusto, 55 anni, top manager di un importante gruppo finanziario. Sono un bell’uomo, alto oltre la media, capelli brizzolati, occhi scuri, dall’aspetto imponete, massiccio, duro. Sono alla ricerca di una nuova collaboratrice, da quando, un mese fa, un facoltoso cliente mi ha portato via Elena, la mia più fidata e preziosa collaboratrice. Il tizio se ne è invaghito e l’ha veramente comperata a suon di soldoni, che lei non ha rifiutato. Ora ne sto selezionando altre, ma fino a questo momento ho solo conosciuto delle puttanelle senza palle, mentre a me serve una davvero motivata, capace, sveglia, ma, soprattutto troia! Sì mi serve troia e scaltra, perché nel nostro lavoro la scaltrezza e la spregiudicatezza, anche nel saper aprire le cosce è fondamentale, in quanto il settore finanziario è un mondo di squali, senza scrupoli. Ora sto aspettando quest'ultima candidata. La vedo camminare nell'androne e avvicinarsi alla reception per chiedere informazioni. Io son seduto su una delle poltrone lì vicino. Bella mora, alta, magra, una terza di seno e un tubino nero che rileva le curve giuste del suo corpo. L'addetto alla reception le fa un cenno verso di me; lei gira la testa e mi sorride. Mi alzo e le vado incontro.
«Piacere, sono Silvia.»
Stretta di mano come da prassi.
«Piacere, sono Augusto. Le posso offrire un drink o un caffe?»
La invito al bar per bere qualcosa e parlare di lavoro.
Lei accetta ben volentieri. Durante il nostro aperitivo, le spiego quali dovrebbero essere le sue mansioni.
«Il suo incarico, all’inizio, è lavorare dietro una scrivania per fare lo screening dei potenziali clienti e segnalarli a me; poi raccogliere tutte le informazioni possibili su di essi, per infine contattarli, affinché investa nelle azioni che noi gli proponiamo. Certo, all'inizio, non le sarà facile, ma se vuole il posto ed il relativo stipendio, molto lauto, ce la deve metter tutta.»
Lei continua a dirmi che sta ultimando gli studi, ma vorrebbe iniziare a lavorare, anche per raccogliere maggior autostima per sé stessa.
«Certo che sono disposta ad impegnarmi fin da subito, anche se sto terminando gli studi, ma voglio lavorare per sentirmi utile ed impegnata al massimo.»
Mentre l’ascolto, le guardo le labbra e già sogno il momento in cui le vedrò strette attorno al mio cazzo. Non ci posso far niente. Quando trovo una donna così, la mia fantasia galoppa. Lei si accorge che c'è qualcosa che non va e mi chiede se va tutto bene.
«Scusi, ci sono problemi? Va tutto bene?»
Io mi scuso e le dico di continuare, sorridendo. Proseguiamo la nostra piacevole conversazione, nella quale spaziamo dal lavoro alla vita privata. Scopro che è sposata non solo dall'anello al dito, ma anche dalle sue parole.
«Ho notato la fede al dito, è sposata da molto tempo? Ha figli?»
Lei sorride e mi ribadisce che è sposata da tre anni e mi fa di capire che il suo rapporto, almeno fino a questo momento, non sarà un pericolo per la sua carriera. Le dico che, per far carriera, una donna deve saperci fare e deve esser molto disponibile.
«Certo, nel nostro ambiente, una donna che vuol far carriera, deve esser sempre disponibile e far sì che il cliente, con ogni mezzo, si convinca ad investire con noi.»
Lei lo sa benissimo e mi dice che ne aveva giusto parlato con una sua amica, cui avevo fatto il colloquio la settimana prima. Mentalmente penso a "chi sarà?" lei mi dice il nome.
«La mia amica Federica mi ha parlato molto bene di lei.»
Nel sentire il nome ripenso alla splendida serata passata con la sua amica biondina. Anche con lei ho consumato un aperitivo e poi il clima si è riscaldato, finendo in camera mia, dove ci siamo lasciati andare ai piaceri della carne. Una biondina con occhi da cerbiatta, che mai avrei pensato si sarebbe trasformata in una vera troia, a letto. Pompino, figa e culo, non si è fatta mancare niente, l'amichetta. Mi fingo preoccupato.
«Oh, mio Dio, chissà cosa le avrà raccontato la sua amica!?»
Lei mi guarda e ride divertita.
«Mi ha raccontato tutto, ma non si preoccupi; capisco perfettamente la mia amica: lei è un bell'uomo e, poi, dopo un bicchiere, lei si lascia andare, abbandonando completamente ogni freno inibitore.»
La osservo continuando a fingermi stupito.
«Ah no? A me sembrava capisse molto bene la sua amica biondina e non mi è sembrata che cadesse dalle nuvole!»
Ci facciamo una risata e la nostra chiacchierata prosegue mentre vengo compiaciuto da notevoli accavallamenti di gambe, che le fanno risalire il tubino sulle cosce; le risate in libertà si susseguono con movimenti più disinvolti da parte sua verso di me, che comportano una maggiore vista del suo fantastico decolté. Sembra ubriaca, ma sa perfettamente cosa fare, sa che, per avere il posto, dovrà esser più brava della sua amica.
Paolo.
Sono in macchina da un'ora e mezza. Continuo a controllare il cellulare, che non suona. Da una parte son contento, mentre dall'altra sono un po' preoccupato, perché mi vengono in mente i suoi occhi ed il suo sorriso, mentre si vestiva; quel sorriso che era tutto un programma su cosa volesse far intendere riguardo alla sua determinazione.
Augusto.
Siamo ancora seduti al bar. Lei inizia a farmi domande molto personali, a cui rispondo tranquillamente. Parliamo delle ferie e di come lei sia riuscita a non farsi marcare il corpo da alcun segno: sbarazzina, mi mostra la spalla nuda. Le piace la libertà, ma le piace anche il controllo. Mi appoggia una mano sul ginocchio, mentre mi parla, e il calore della sua mano si espande lungo la mia coscia, entrando nei miei boxer e facendomi avere un'erezione. Ancora le guardo le labbra e ancora le immagino strette attorno alla mia cappella.
«Ops, scusami! Non volevo…»
Finge di esser stata invadente, passando perentoriamente al tu e, sorridendo, guarda prima me, negli occhi, e poi la mia patta. I miei pantaloni non nascondono la mia sensazione di calore e si intravede perfettamente la mia eccitazione. Mi scuso e lei sorride maliziosamente: sa benissimo di esser riuscita nel suo intento. È consapevole che io la desidero ed anche lei, a questo punto, desidera me.
Passato l'attimo di imbarazzo e confusione, parliamo ancora un po' di lavoro e, tra le varie cose, le dico che visto che mi sembra molto sveglia, vorrei, se ha ancora un attimo di tempo, che guardasse delle carte nella mia camera.
Silvia.
Ho subito intuito che mi vuole portare in camera per scopare e, per vero, sono disposta anche a questo. Devo solo far capire a mio marito, che sono decisa. Guardo l'orologio e gli assicuro che non c'è nessun problema. E qui mi scatta l'idea: ho sempre voluto coinvolgere mio marito in queste mie fantasie. Mi è sempre piaciuto trasmettergli la sensazione di poter esser fatto "cornuto". Fargli capire come vorrei esser trattata a letto, usata, goduta e trattata da puttana, mentre lui mi scopa con tutta la tenerezza possibile, quasi a temere di farmi male, mentre io voglio sentirmi "troia". Mi alzo dal divano tenendo la mano nella borsetta e, così, faccio partire una chiamata, mentre ci dirigiamo verso l'ascensore.
Paolo.
Sento il cellulare che suona, vedo la sua foto fatta al mare. Rispondo e sento dei rumori, poi sento un campanello e la sua voce, che, parlando mi informa; ascolto in religioso silenzio.
«Lei mi dice che il posto potrebbe esser mio se riuscissi a farle capire quanto ci tengo? Da come sono determinata ad adattarmi ad ogni situazione?»
Impallidisco. Mi rendo conto che sono nell'ascensore.
Silvia.
Continuo a tenere aperta la comunicazione con mio marito, che non sa che, io, in ascensore ho allungato le mani sulla patta di lui e gli ho palpato il cazzo, che si è indurito di colpo al solo tocco. Lui non è sorpreso e risponde alla mia domanda, che sicuramente farà impazzire mio marito che ci ascolta.
«Con questa sua constatazione, son sicuro che, se la mette così, le probabilità che il posto sia suo direi sono notevoli. Certo dovresti mostrare di esser molto brava!»
Lui sente chiaramente la sua voce e capisce che deve esser successo qualcosa.
Paolo.
Sento il rumore delle porte dell’ascensore che si aprono, sento i passi nel corridoio. Una porta che si apre. Altri passi. La porta si chiude, ascolto.
Augusto
Entrati in camera le nostre lingue si avvinghiano. Lei mi toglie la giacca in fretta. Io mi sfilo le scarpe e le abbasso il tubino, scoprendole il seno perfetto. Le bacio i capezzoli turgidi, mentre lei mi slaccia la cintura e mi apre i pantaloni. Le sue mani vogliose corrono sui miei boxer, abbassandoli. Si china, solleva lo sguardo, compiaciuta nel trovarsi davanti la mia verga grossa e dura, di ottime dimensioni, inizia un pompino spettacolare. Le prendo la testa tra le mani, lei alza gli occhi verso di me e mi guarda, mentre me lo succhia impugnandolo per bene. Finalmente le sue labbra sulla mia cappella! Mi complimento con lei.
«Bravissima signorina, ecco l'esame orale cui volevo si sottoponesse! Brava, continui a usare la lingua su ogni argomento!»
Paolo
Ecco le parole che ho sentito; sono rabbrividito all'idea che lei lo stia facendo. In cuor mio sapevo che sarebbe successo. Ho sempre saputo che, con una donna come lei, le corna erano da tener in conto, mi stupisce solo che siano arrivate così in ritardo. Sento i suoi gemiti di piacere, non so cosa fare. Sono certo che lei ha tutto sotto controllo e la cosa mi eccita. L'idea che lei sia in una camera a scoparsi uno sconosciuto, mi fa eccitare. Il mio cazzo si indurisce nei jeans, mentre ascolto, e ci passo la mano sopra.
Augusto.
Mi godo la pompa e la incito a continuare.
«Continua a succhiare, non ti fermare! Succhiami bene, che poi ti faccio io un bel servizio!»
Le parlo mentre mi siedo comodamente sul letto.
Lei rimane solo con gli slip, inginocchiata davanti a me, che ormai sono nudo. Poi si alza e mi appoggia il seno sul cazzo duro, iniziando una favolosa spagnola, guardandomi negli occhi. Mi piace, ma io voglio di più e anche lei. Mi alzo, baciandola e le tolgo gli slip; la sbatto sul letto, le apro le gambe e inizio con dita e lingua a prendermi cura della sua passerina rasata e ridotta ad un lago. Non bado al fatto che, mentre ho la testa tra le sue gambe, lei prende la sua borsetta, ansimando.
Silvia.
Adesso è giunto il momento di far capire a mio marito che indietro non si torna: o mi accetta così o lo lascio. Controllo il cellulare; è ancora acceso. Attacco la chiamata. Poi di nuovo un’altra chiamata: una video chiamata. Lo lascio in una modalità che lui possa avere una buona visuale.
Paolo
"tu...tu...tu..." caduta la linea? Improvvisamente non sento più nulla. Mi sto chiedendo cosa sia successo, quando ecco di nuovo una chiamata: una video chiamata. Rispondo e resto a guardare in silenzio. Vedo la testa di un uomo tra le gambe di mia moglie, poi il cellulare si gira e vedo il suo viso, mi fa segno di far silenzio e vedo dai suoi occhi che la cosa le piace molto. Appoggia il cellulare sul comodino e riesco perfettamente a vedere la scena. Non ce la faccio più: sono troppo eccitato, apro la zip, abbasso boxer e me lo tiro fuori, segandomi.
Augusto.
Le parlo e lei ansima e geme.
«Ti piace così, vero? Ne vuoi ancora?»
Non mi risponde, ma le sue mani sono sulla mia testa e spingono verso la sua ostrica umida. Le mi dita si alternano tra quella fessura ed il suo culetto, mentre la lingua non dà tregua al clitoride. Poi la faccio girare a pecorina e continuo a leccare. Mi alzo in piedi e la penetro. Lei ansima di piacere.
«ooh…sì! Finalmente.... un bel cazzo duro dentro di me!»
La domino.
«Zitta! Una troia deve solo ansimare! Devi farmi sentire come ti piace il cazzo del capo, perché non sarà né la prima né l'ultima volta che lo prenderai così!»
Miagola come una gatta in calore.
«Sì, mi piace! Mi piace molto! lo sento molto grosso che mi apre e mi dilata tutta! Dai, dammelo ancora a fondo!»
Paolo.
Sono queste le parole che escono dalla bocca di mia moglie. La vedo perfettamente che si tocca i capelli, mentre quell'uomo la sta prendendo da dietro. Vedo perfettamente il suo viso e i suoi occhi e continuo a segarmi, pensando a quanto lui sia più maschio di me. Mi sento umiliato, ma anche felice di aver una moglie così bella e puttana. Guardo in silenzio e mi sego al loro ritmo.
Augusto.
Mentre la scopo a pecorina, lei inarca la schiena, si alza, gira la testa verso di me e ci baciamo.
«Vieni, dai, fammi sentire il tuo calore dentro.»
Le sorrido e scuoto il capo.
«Non voglio venir subito e dentro. Ti voglio godere ancora e poi voglio anche il tuo culetto.»
Lei gode al solo sentirmi dire queste cose.
«Sì, dai, sfondami anche il culo! Lo voglio anche lì. Voglio sentirlo tutto dentro! Dai, fammi sentire che sei un vero toro da monta!»
Sentirmi dire che lo vuole nel culo e che la sodomizzi, che le faccia sentire chi comanda, mi eccita di più e allora non mi faccio pregare due volte. La faccio abbassare, inumidisco con la saliva il suo buchino e, piano piano, le spingo dentro la mia cappella.
«Sì, dai, ma fa piano, che me lo spacchi! Però dai, che mi piace! Sfondami il culo!»
Urla di piacere. Il buchino è stretto, ma una volta entrato, riesco agilmente a spingere con più facilità fino in fondo. La sfondo e la monto come un toro scatenato. Lei allunga le mani e si tocca il clitoride, mentre le affondo il cazzo nello sfintere. Gode e urla di piacere.
«Vengo! Mi fai godere, porco, vengo!»
La sento urlare di puro piacere. Sento che il suo respiro si fa sempre più affannoso e poi viene. La sento godere di piacere. Mi sfilo dal culetto, la faccio girare e glielo infilo dritto in bocca; lei lo accoglie tutto. Ha l’aria stanca, ma lo vuole: vuole la mia crema! Si aiuta con le mani e continua la splendida pompa che aveva iniziato entrando in camera. Le vengo con un fiotto di sborra che le finisce in faccia e in bocca. Lo raccoglie con le dita e lo assapora tra le labbra, poi lo ingoia, come una vera troia. Sono soddisfatto, ma sono sfinito. Ho deciso che la ragazza ci sa fare molto più della sua amichetta, ma forse le prenderò entrambe per avere delle alternative.
Paolo.
Vedo lo schizzo di sborra che entra perfettamente nella bocca di mia moglie e il mio schizzo che finisce sul cruscotto. Son venuto con lui, ma non c'è mia moglie a ripulirmi: lei sta ripulendo un altro.
Augusto.
Siamo ancora distesi sul letto. Sono soddisfatto, mi è piaciuta, mi giro verso di lei e, sorridendo, le comunico la mia decisione.
«Ottimo esame! Direi che ci rivedremo presto, signora, perché la prova è ampiamente superata!»
Mi fa un sorriso compiaciuto e mi conferma quello che volevo sentirmi dire.
«Ne sono molto contenta e vedrà che, insieme, miglioreremo sempre più. So esser molto brava ad apprendere e mi voglio impegnare per fare in modo che lei sia molto fiero di me! Voglio esser la sua miglior collaboratrice!»
Le do un bacio sulla fronte e le dico che la camera è a sua disposizione. Prendo i miei vestiti e mi trasferisco attraverso una porta nella stanza accanto, a farmi una doccia.
Paolo.
Appena si chiude la porta, lei prende il telefono e mi parla.
«Sei ancora lì?»
Sentire la sua voce ancora rotta dal piacere, mi emoziona. Balbettando le rispondo.
«… sì... sono ancora qui… ma... ma... io...»
Devo riconoscere che è stata dura, ma lei mi sprona.
«Ma, cosa? Dai, non fare lo stronzo! Anzi, vieni su che ti aspetto: terzo piano, stanza 311»
Esco di corsa dalla macchina e entro; passo velocemente davanti alla reception e salgo al terzo piano, stanza 311, non busso neanche ed entro; la vedo ancora distesa sul letto, che si sta toccando.
«Avvicinati, dai, vieni qui. Ti è piaciuto, vero?»
Sono sconvolto, ma tanto eccitato; lei vede che i miei jeans sono schizzati.
«Ti sei segato, vero? Ti è piaciuto esser diventato cornuto? Dimmelo?»
«Sì. Mi è piaciuto molto e son felice per te che hai trovato un vero toro da monta, che ti farà godere più di me!»
Lei sorride un po’ ironica, apre le braccia e mi invita fra di esse.
«Allora adesso vieni qui e baciami!»
L’abbraccio e la bacio in bocca e, facendolo, mi accorgo che la sua bocca ha un gusto strano: che stupido, è il gusto dello sperma dell'altro; un sapore a me sconosciuto, al quale mi dovrò abituare presto. Lei si apre e si offre a me.
«Bravo, cornuto, ora leccamela, perché voglio godere anche con te!»
Mi chino fra le sue cosce. La vedo ancora ben dilatata, a conferma del fatto che, da quanto ho visto, il toro lo ha bello grosso e la lecco come mai avevo fatto prima. Lei gode di piacere, mi tiene le mani sul capo e mi accarezza la testa; avverto la sensazione che mi stia lucidando le corna appena spuntate, ma che, col tempo, diventeranno sempre più forti ed abbondanti.
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1 anno fa
baxi18, 55
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Eros e la cinghialotta di maspalomas
1. Premessa: i protagonisti.
Benvenuti in questo nuovo racconto che vado ora a presentarvi!
Gli interpreti, principali e centrali di questa storia saranno due, un uomo e una donna non più giovanissimi, apparentemente tanto diversi, provenienti da due mondi assai differenti, ma che alla fine diverranno così inseparabili da non poter più fare a meno l’uno dell’altra.
Il primo è Eros (nomen omen), fotografo professionista giramondo di 56 anni, alto 1 metro e 65, per niente palestrato, occhi marroni e capelli castani, il classico maschio italiano che ultimamente si è specializzato in book di nudo per modelle alle prime armi.
Lei, invece, è Conchita, una donna spagnola di 48 anni, alta 155 x 86 kg, robusta, occhi marroni e capelli castani ricci e ondulati lunghi fino alla schiena, con un sorriso aperto: insomma, una donna che per il suo fisico non proprio appetibile non ha mai avuto occasione di incontrare un uomo che la amasse davvero…
2. Genesi di un incontro.
Un sabato sera Eros rientra a casa annoiato e stanco dopo una lunga e infruttuosa giornata di lavoro.
I suoi amici lo hanno cercato per tutto il pomeriggio, ma lui quella sera non ha proprio nessuna voglia di uscire e ficcarsi nella confusione delle solite strade del lusso metropolitano.
Così, dopo essersi fatta una bella doccia rinfrescante e aver consumato una cena frugale, decide di staccare il telefono e chiamarsi fuori dal mondo.
In TV però non c'era nulla di interessante, e allora accende il suo pc per passare qualche ora girovagando tra una chat e l'altra: chissà che non riesce ad agganciare qualche ragazzetta desiderosa di provare la strada dello spettacolo e che perciò necessiti di foto ben fatte…
Per mantenersi in esercizio, cerca gente che parli la lingua spagnola, ma sembra che quella sera tutto congiuri contro di lui: su ognuna delle piattaforme virtuali iberiche che esplora non c'è anima viva...
Eros sta per abbandonare la partita quando nella sua finestra appare lampeggiare un nickname davvero curioso: PottyaGirl.
Eros sa chi sono le “Pottya”, una band di ragazze giapponesi tutte con le caratteristiche da chubby ed oltre.
Da sempre, l’uomo è un patito delle forme generose femminili, e quindi si rincuora, non vuole lasciarsi sfuggire quell’occasione che si preannuncia davvero ghiotta: forse, quella sera, non dovrà forzosamente andare a letto "con le galline", e così comincia a leggere:
- "Hola soy Conchita y tu?".
Si schiarisce la vista, legge bene quel nome – Conchita – e capisce che è una donna…
Gli brillano gli occhi, e – da single non per scelta – spera che quella serata possa essere la sua occasione umana e professionale.
Così risponde:
- "Hola Conchita, soy Eros".
Lo spagnolo di Eros non è molto curato, si avvale del traduttore di Google poiché risale ai tempi della scuola, e dunque non si azzardò ad intrecciare una conversazione articolata, ma con delle frasi molto elementari quell’incontro casuale si trasforma in un qualcosa che coinvolge profondamente entrambi...
Sulle ali di una crescente confidenza, quella sera i due si informarono quanto più possibile l'uno dell'altra, ed essendo ormai notte fonda si diedero appuntamento per la sera seguente, stessa chat, stesso orario…
Il giorno seguente, chiuso nel silenzio della sua stanza, non appena Eros vide quel nickname lampeggiare di nuovo, trasalì per un istante ed attaccò:
- "Hola Conchita, buenas noches como estas?".
E lei:
- "Quiero decir, esta noche estoy un poco deprimido".
- "¿Puedo preguntarte porque? Sabes, incluso para mí hoy no fue un día para recordar..."
- "Bueno, tal vez porque no tengo un hombre que me haga reír y me lleve a cenar ... Bueno, olvídalo, no quiero aburrirte con mi paranoia".
- "No te preocupes, te entiendo muy bien, yo también por la noche cuando llego a casa no tengo a nadie con quien pueda intercambiar algunas palabras y que me haga sentir bien".
Tra i due cominciava a nascere una simpatia, forse un affetto in fase embrionale, ed Eros non riusciva più a pensare una sera senza vedere quel soprannome “danzare” sul suo schermo... Se aveva impegni di lavoro che lo tenevano fuori fino a tardi interrompeva qualsiasi riunione per correre dalla “sua” spagnola…
Correre in senso metaforico, dato che non sapeva nemmeno dove stesse geograficamente. E così una sera, vinto dalla curiosità, prese l’iniziativa:
- "¿De qué parte de España eres?".
E lei:
- "Vivo en Maspalomas, en Canarias".
L'uomo rimase molto colpito da quella risposta: quella zona la conosceva benissimo per averci lavorato all’inizio della sua carriera, proponendo foto istantanee sulle spiagge...
Raccontò a Conchita aneddoti su aneddoti, e lei se ne entusiasmò, conoscendo benissimo quelle atmosfere: finalmente, avevano trovato qualcosa in comune, qualcosa che nel volgere di un paio di mesi avrebbe portato Eros in terra iberica, ma questa volta non per lavoro!
3. Angelica visione.
Una sera Conchita (ormai si chiamavano per nome) fece ad Eros una proposta che entrambi in cuor loro covavano da tempo:
- “Eros, no sé cómo decírtelo, y espero que esto no lo estropee todo como siempre ... Pero no puedo esperar más”
- “Dime ... Sabes que puedes contarme todo, sin problemas ... ¡Orlai nos conocemos tan bien!”
- “¿No crees que es el caso de empezar a dar ese paso extra ...”
- “Por supuesto” rispose lui, restando sulla difensiva, non capendo bene cosa la donna volesse da lui…
- “Así que vamos, vamos a encender la cámara, que tengo unas ganas locas de verte”.
Aveva troppa voglia di vedere com’era fatto quell’uomo che le stava suscitando suggestioni inspiegabili, ed anche lui francamente non ci sperava più, dopo giorni e giorni “inutili” da quel punto di vista.
Accettò con entusiasmo:
- “Es una gran idea, que yo también me muero por saber cómo eres”.
- “Espero no decepcionarte, les hice una mala impresión a demasiados chicos”, disse lei, e così – entrambi trepidanti – cliccarono sul rispettivo pulsante “Trasmetti”…
E la prima immagine che Eros vide fu il suo mezzobusto.
Al fotografo piacque subito la figura di quella donna, era proprio come se l'era immaginata, un viso che ispirava fiducia e dal quale traspariva una certa inquietudine, e – cosa che lo impressionò – un seno davvero imponente.
Dopo un silenzio carico di tensione, Conchita gli domandò:
- "Te decepcioné, ¿verdad? Era mejor quedarse con un conjunto de palabras escritas en el teclado...".
Ma lui non rispondeva, non perché gli dava ragione, ma perché era rimasto attonito dalla semplicità della sua bellezza.
Non ricevendo risposta, la donna riprese:
- " Por otro lado, me gustas mucho ... Además de inteligente, también eres hermosa...".
Eros allora si scosse da quel torpore che lo attanagliava, e non volendo lasciarle credere che fosse insoddisfatto, con calma le disse:
- "ú también me gustas mucho, y lamento haberte hecho pensar lo contrario ... ¡Es solo que eres exactamente como te imaginaba!".
Era davvero emozionato, e Conchita lo percepì, e continuò quella "danza" di parole:
- " Todavía no has visto mucho ... ¿Cómo me imaginas con esta ropa? Ese es el problema: cuando me ven bien, todos desaparecen ...".
In quel momento, cominciò a prendere coscienza che forse finalmente aveva trovato la donna della sua vita...
Quella sera, si lasciarono così, spossati dalla gran quantità di emozioni che la loro “prima volta” in video gli aveva dato.
L’indomani, puntuali come orologi svizzeri, i due si ritrovarono all’ormai consueto appuntamento…
La prima a collegarsi fu la donna, e quando Eros vide che aveva già aperto l’accesso alla cam, per un momento ebbe un attacco di gelosia.
Non riuscì a trattenersi, tanto che – prima ancora di andare in trasmissione con la sua – le scrisse:
- “¿Con quién estás chateando?”.
Conchita, non stava parlando con nessuno, e quando lesse quelle parole rimase offesa, e gli rispose:
- “¿Estás celoso?”
Ma Eros non voleva ammetterlo e dargliela vinta, così le replicò:
- “¿Estoy celoso? Puedes hacer lo que quieras... ¡Eres libre de hablar con quien quieras!”.
La donna quella sera aveva in mente di farle una sorpresa, ma offesa, chiuse la conversazione.
Eros la attese per ore invano, speranzoso che la spagnola avesse un ripensamento… Si maledì tutta la notte per quelle parole quanto mano avventate… Le avrebbe voluto chiedere scusa, ma l’unico canale che aveva era quella maledetta chiat, e così dovette attendere la sera seguente…
Ma Conchita non si fece vedere… Era sparita… E lo stesso avvenne per le sere successive.
Fin tanto che, un giorno – Eros non aveva smesso di collegarsi ogni sera, al “loro” orario – ebbe a restare sorpreso quando, collegandosi alla chat, trovò nella sua casella di posta un messaggio che diceva:
- “Estúpido, ¿pero aún no te has dado cuenta de que estoy enamorado de ti? ¿Cómo podría charlar con otros? Quiero darte mi vida… Mientras tanto, si quieres, ven a charlar esta noche… ¡Tendrás pruebas!”
Eros era al settimo cielo… Oltre ad aver ritrovato la sua Musa, lei gli aveva confessato di essersi innamorata di lui… Che voleva di più?
Non era il caso di fare ancora il sostenuto, e poi, quell’ultima frase di lei gli risuonava in testa, sibillina.
Così, la sera riprese ad avere un senso…
All’ora concordata, lui era già in postazione, e stavolta fu lei – da brava femmina – a tardare qualche minuto.
Quando arrivò, PottyaGirl esordì:
- “Dame dos minutos y luego abre la cámara…”.
Quando finalmente apparve, Eros credeva di sognare: non è una normale inquadratura, Conchita è in topless! E ciò che aveva potuto solo immaginare la prima volta, ora si materializzava ai suoi occhi…
Fosse stato per lui, sarebbe rimasto a guardarla fino al giorno dopo e anche oltre, ma Conchita aveva attivato pure il microfono:
- “Entonces, ¿no me dirás nada? ¿No me gustas?”.
Avrebbe voluto prendersi a schiaffi per la sua irruenza e il rischio di perderla che aveva corso…
Istintivamente, congiunse le mani e le rispose:
- “Ahora no tengo más dudas, ¡eres la mujer más hermosa que he visto en mi vida!”.
Intanto, lei si massaggiava quell’ottava misura di tette che “bucava” lo schermo e sembrava volersi strusciare sul suo volto.
Quelle tette erano solidissime, piene e – nonostante le dimensioni – stavano su che era una meraviglia… Una pelle liscia da mettere i brividi faceva da contrasto a due areole stupendamente rugose… E i capezzoli? Fini ma carnosi da volerli succhiare fino allo sfinimento…
Conchita sapeva bene che quello spettacolo lo avrebbe incollato, muto, al video, ma quella sera si giocò ogni possibilità: o la va o la spacca, si disse tra sé e sé…
- “Mi vida, ¿los quieres? Mira, soy un gran compromiso”, ci scherzò sopra, e poi:
- “Sin embargo, estoy seguro de que podrá cumplir con esta responsabilidad”.
Eros voleva ricambiare il suo dono così generoso, ma non voleva andare subito al sodo, e non voleva esagerare… Così, non trovò di meglio che togliersi la maglietta e rimanere a petto nudo.
Poi, ci scherzò su anche lui:
- “¡Aquí, aunque los míos no sean tan bonitos como los tuyos!”.
Quella battuta ebbe come risultato quello di strappare una risata alla donna… La prima risata da quando si erano conosciuti.
Erano entrambi felici come bimbi, e trascorsero tutta la sera così, immaginando quanto sarebbe stato bello un petting dal vivo.
Ma era tardi, e i due innamorati si lasciarono. Non prima, però, che lei gli avesse promesso:
- “Mañana tendrás el resto ... ¡Y recuerda que quería darte este regalo porque te amo!”.
La finestra in cui era racchiuso quell’angelo si oscurò improvvisamente, ed Eros rimase per qualche istante pensieroso: Conchita ormai era sua!
Il pomeriggio del giorno seguente, il fotografo fu chiamato ad una trasferta, che lo avrebbe tenuto impegnato per tutto il fine settimana.
Maledisse il cielo di non fare l’impiegato, ed inviò alla sua amata un messaggio:
- “Amor, el trabajo me llama y no podré estar aquí contigo esta noche. Nos vemos el lunes por la noche, si quieres...”.
Dopo qualche ora, arrivò la risposta di lei:
- “No, la espera será tanto tiempo si tengo todo de vuelta para mí”.
I giorni passavano, ed Eros non pensava ad altro che a Conchita, mentre Conchita aveva cuore solo per Eros…
Quando alla fine giunse il Lunedì, e la loro chat potè essere riattivata, la donna non aspettava altro che potergli offrire il meglio di se…
Anziché usare il microfono, stavolta gli scrisse:
- “Cuando activo la cámara, sin dudarlo... Si no te gusta, tienes que decírmelo... ¿Ok?”.
Eros rispose:
- “Seguro que me gustará, no te preocupes...”.
Conchita gli disse:
- "¡Aquí estoy listo! ¡Puedes encenderlo!".
Eros, ormai, ogni volta che vedeva quel corpo si sentiva una pace indicibile dentro, e quindi obbedì al comando della donna e al suo richiamo...
Attivò la cam, ma vide soltanto un qualcosa di indecifrabile, sfocato e scuro... Poi, questa "cosa" iniziò a muoversi, indietreggiò, e sul monitor dell'uomo cominciò a prendere forma della peluria riccia, nerissima, che luccicava sotto le luci ravvicinate.
A un certo punto, si vide una spaccatura verticale, in mezzo alla quale quel pelo si diradava...
Conchita, infine, si mise a una distanza tale da far capire a Eros che il suo "regalo" di quella sera era il suo bellissimo ventre, con la vulva fradicia dall'eccitazione...
Si allontanò ancora, per farsi vedere a figura intera, e gli strillò:
- "Buenas noches mi amor, espero que hayas disfrutado del showcito... Toma, esta soy yo, si lo quieres algún día...".
Eros avrebbe voluto abbracciare, stringere forte a sé quella meraviglia, baciarla con passione... Ma c'era un piccolo problema, quel maledetto schermo!
Rimase folgorato da quel corpo un po' abbondante e anche un po' sgraziato, ma che anziché respingerlo lo incuriosiva...
Era piccina e con una notevole stazza... Tornò ad essere la ragazza insicura di qualche tempo prima, e così lui le disse, con voce tremante di gioia:
-"¡Te deseo! Te quiero todo y solo para mi, Cinghialotta!".
Sulle prime non si accorse nemmeno di aver pronunciato quel nomignolo, segno che la loro intimità era a buon punto.
Quando Conchita gli domandò, felice come una pasqua:
- "Como me llamaste?"
Lui non seppe che dire, non ricordava nulla, e rispose:
- "¿Por qué, cómo te llamé?".
E lei:
- "Cinghialotta!".
E gli sorrise di nuovo.
Eros avrebbe voluto nascondersi, non era certo un bel apprezzamento per una donna quello che gli aveva fatto, ma accorse lei in suo aiuto:
- "Me llamaste Cinghialotta... ¡Es hermoso, de ahora en adelante siempre me llamarás así!".
Era la prova che era sbocciato l'amore, impetuoso e improvviso.
Eros era eccitatissimo, voleva fare qualcosa per lei, e non trovò di meglio che tirarsi giù pantaloni e boxer ed esclamare:
- "No es tan hermoso como el tuyo, ¡pero es tuyo para siempre!".
Adesso era il turno di lei a restare senza parole, ammirava quel "coso" ricoperto di un folto vello, che si ergeva ritto verso di lei, e alla fine gli disse:
- "Lo quiero... me lo llevo, y ay de quien lo toque, Pisellone!".
Anche in questo caso, quel nomignolo gli uscì spontaneo, e da allora furono "Cinghialotta & Pisellone"...
In ultimo, Conchita propose:
- "En tu honor, a partir de ahora hablaremos en italiano ... No me va muy bien, pero con el tiempo mejoraré”.
4. Invito a Maspalomas.
Ormai Eros e la Cinghialotta sono una coppia di fatto, sempre più intimi nella bellezza del loro sentimento.
Ma la chat non gli basta più, e Conchita ogni giorno che passa è sempre più nervosa.
Così, un giorno, - o la và o la spacca – si azzarda a proporgli:
- "Eros, perché non vieni a trovarmi a Maspalomas? È molto bello in questi giorni, ci sono così tante persone, così tanto divertimento! Dai, passeremo tutta l'estate insieme...".
Per Eros quello era un momento pieno di lavoro, ma ci mette un secondo a decidere, anche lui è troppo su di giri e vuole finalmente conoscerla a fondo.
Così, le annuncia:
- "Prenderò il primo volo e domani sarai tra le mie braccia...".
Detto fatto, e la sera seguente Cinghialotta è tra le sue braccia, in carne (tanta) ed ossa (poche)...
Come si dice, il primo bacio non si scorda mai, e infatti fù un bacio lunghissimo e di una intensità struggente...
Le lingue si intrecciarono, e andarono a rincorrersi freneticamente, per nutrirsi di quella passione che cominciavano allora ad "assaggiare"...
Eros era stanco dal viaggio, ma una volta a casa di lei si rinvigorì e si gettarono sul lettone l'uno nelle braccia dell'altra.
Affannosamente, va alla ricerca di quelle tettone tanto agognate, che aveva solo visto e mai toccate...
Il pesante reggiseno volò via in un attimo, e le sue labbra si chiusero a tenaglia su quei seni:
- " Sono troppo belli per essere veri, fammeli assaggiare per bene", ebbe modo di dirle guardandola fissa in quegli occhi che si erano trasformati in un mare di serenità.
Intanto, pure Conchita aveva slacciato la camicia del fotografo, e il suo petto villoso era diventato terreno di conquista per le sue mani che lo esploravano palmo a palmo:
- "Solo tu mi dai sicurezza... Da quando ti conosco, mi sento una vera femmina… la tua femmina!".
Poi Eros le strappò via un perizoma che a stento riusciva a contenere un lato b sconfinato... L'uomo era così eccitato che non riusciva a capire dove metteva le mani, ma riuscì ugualmente ad aprirle le natiche per penetrarla di dietro con due dita.
Lei cacciò un urletto, poi si voltò e gli disse, maliziosamente:
- "Sei il primo visitatore, che dici, ti meriti un premio?".
E, vedendo che lui si mostrava indeciso, fu più esplicita:
- "Forza, inculami, ma fai piano... Sono vergine!".
Eros trasecolò... Pensare che la Cinghialotta aveva preservato per lui quella parte di sé che solitamente viene sacrificata per mantenere intatto il centro massimo del piacere, una donna di quasi 50 anni, lo fece tremare per la responsabilità che si stava caricando sulle spalle...
Mentre era assorto in questi pensieri, Conchita gli iniziò un pompino da favola, da vera maestra del handjob: lo scappellò, stringendo la mano a pugno e facendola scivolare lungo l'asta, dal glande ai testicoli e viceversa, sempre più veloce, velicissima... fino a quando non le parve che il cazzo di Eros fosse diventato duro abbastanza.
A quel punto, lei si dispose a pecora, e lui le disse, carezzandole il suo "mappamondo" di carne:
- "Se ti faccio male, fermarmi subito!".
E lei, dolcissima:
- "Non ti preoccupare, è il prezzo da pagare al nostro amore!".
Così Eros le allargò per bene le natiche, sputò un pò di saliva sullo sfintere e lo massaggiò fino a quando non iniziò a cedere.
Poi, vi infilò due dita e le fece ruotare al suo interno, prima verso destra e poi verso sinistra, per allenare il pertugio al" gran momento".
La Cinghialotta ebbe una smorfia non di dolore ma di leggero fastidio, ma alla fine si abituò a quella pratica...
Eros si mise in ginocchio dietro di lei, e – sempre tenendo le chiappone ben larghe – appoggiò la cappella sull'ano, si sistemò comodo ed iniziò ad esercitare la pressione necessaria.
Lentamente il suo membro si occultò nel suo intestino – che lo accolse senza alcuna difficoltà –, fermandosi ogni tanto per farlo abituare, e scese giù fino alle palle...
Eros si era un pò calmato, e così anche Conchita...
Il maschio poté quindi iniziare a stantuffarla con regolarità e potenza, fino a che non le venne dentro con una calda schizzata di sborra.
Si accasciò su di lei, la arpionò sui suoi meravigliosi fianchi, e distendendendoglisi sopra le sussurrò:
- "Ora che ti ho posseduta, sei davvero mia!".
Si stesero sul letto uno affianco all'altra, e mentre ancora ansimavano lei gli disse:
- "Per la gente abbiamo fatto una cosa molto sporca, ma per me è stato tutto molto belloe naturale... Comunque, manca ancora il meglio!".
Gli fece così capire che gli avrebbe concesso anche la penetrazione vaginale, ma prima di addormentarsi sfinita gli annunciò:
- "Bada che dovrai prenderti anche quella verginità...".
L'indomani mattina si svegliarono nella stessa posizione in cui si erano assopiti, baciati dai raggi del sole che penetrarono dalle finestre a riscaldare i loro corpi nudi...
Conchita ed Eros si prepararono ed uscirono a fare una passeggiata lunga l'intera giornata, e quando rientrarono erano sfiniti.
Cenarono "tete a tete", e poi lei si fece seria... Gli prese una mano tra le sue, e:
- "Eros, e arrivato il momento di essere tua... In tutto e per sempre!".
Strano a dirsi, ma un "uomo di mondo" come lui si sorprese a lasciare l'iniziativa a una donna alla prima esperienza...
E infatti, la Cinghialotta gli chiese:
- "Mi apri la cerniera per favore?".
E si voltò dandogli le spalle.
Ora, quella cerniera partiva dal collo per arrivare giù fino a sotto le natiche; il fotografo iniziò a scenderla, sempre più in basso... Superò le spalle, poi l'altezza del seno, e niente!, non c'era nessun indumento... Poi arrivò ai fianchi, e ancora più in basso sul sedere, e non incontrò nemmeno un filo di stoffa...
Una volta giunto al limite inferiore, lei sentì di dovergli offrire ancora una volta quello spettacolo che lo faceva impazzire: cominciò a dimenarsi tutta, e lentamente si sfilò prima le maniche, e poi – seguendo la linea dei fianchi e delle cosce – la parte della gonna, rimanendo completamente nuda.
Le dava le spalle, e quel lato fu per lui un nuovo, entusiasmante delirio dei sensi.
Era bella come il sole e scintillante come un manto di stelle, al che lui crollò ai suoi piedi: spaventata, Conchita si voltò di scatto, allargò le braccia e vide quella scena tanto risibile... Il suo uomo in ginocchio, come in estasi, la guardava...
Restarono senza parole per dei lunghissimi momenti, poi lei gli si avvicinò piano piano, e giunta a pochi passi da lui disse:
- "Eccoci, finalmente, su vieni... Lo fece rialzare e lo precedente in camera da letto...
Aveva già disposto ogni cosa... Si sdraiò con fare lascivo, con un cuscino sotto la testa e un altro sotto i glutei... Trascinò le cosce verso il bacino allargandole il più possibile.
Poi lo chiamò a sè con un semplice gesto, e gli fece posare il volto sul suo soffice vello...
A un tale richiamo, risvegliato anche da quel profumo intenso, lui tirò fuori la lingua e come un martello pneumatico iniziò ad affondarla tra le labbra della fica...
Sentì un gran calore e un succo di femmina delizioso; si aiutò con le mani a divelgere quella barriera, ma poi pensò alla donna e a quello che sarebbe stato il suo vero desiderio, atteso fino ad allora.
Sollevò la faccia, si sbottonò i pantaloni estraendo il pene già eretto, e lo infilò nella passerina, trovandosi davanti un vero muro di gomma...
Si appoggiò con tutto il suo peso, e alla fine ne ebbe ragione, affondando nella stretta sacca fino a sbattere contro l'utero.
Estrasse il cazzo per metà, e vide l'asta sporca di sangue: la sua Cinghialotta era diventata femmina, e gli aveva fatto dono della cosa più preziosa che avesse, la sua verginità.
Erano faccia a faccia, e lei avvolse i lombi di lui con le sue gambe, stringendo come se non volesse far finire quel momento così sublime.
Si fissarono, e mentre Eros continuava a pomparla, lei gli disse, carezzandogli la nuca:
- "Ora, tu sei mio per sempre... Non ci serve un pezzo di carta a dirlo... Sei sangue del mio sangue!".
5. Giorni "di fuoco".
Nei giorni seguenti i due fecero sesso in ogni angolo di quella casa e dietro ogni duna di quel posto meraviglioso.
Conchita era come se si fosse sbloccata, liberata da un macigno che la opprimeva...
Eros, dal canto suo, si sentiva più sicuro di sé, benché cosciente della responsabilità che si era assunta nei confronti di quella creatura così fragile e così piena di iniziativa.
Fecero l'amore mettendo in pratica tutte le posizioni del Kamasutra, e anche oltre, inventandosi le più spericolate pose.
Li si poteva trovare sempre insieme, sorridenti, finché un "bel" giorno Eros dovette dire a Conchita ciò che non avrebbe mai voluto dirle: a breve sarebbe dovuto rientrare in Italia...
Che tragedia!, la donna scoppiò in un pianto isterico, piangeva e rideva allo stesso tempo...
- "Dimmi che è uno scherzo, che non andrai via, non puoi abbandonarmi così, dopo tutto quello che abbiamo fatto insieme...".
Eros sapeva che doveva partire ma non voleva, e soprattutto non voleva veder soffrire la sua donna...
Come sempre fu la Cinghialotta a prendere l'iniziativa:
- "Facciamo cosi: ci divertiamo a più non posso per questa settimana, poi si vedrà…".
E i due fecero proprio così, tutto il giorno ad "annusarsi" e a palpeggiarsi l'un l'altra, finché non accadde l'imponderabile...
Infatti, sul far della sera, dopo un bagno in mare, uscendo dall’acqua ci stendemmo al sole e ci addormentammo.
Quando ci risvegliammo, avevamo davanti due ragazzi, un maschio e una femmina, che ci sorridevano…
- “Buongiorno, anche a voi piace il nudismo?”, ci domandarono in un inglese maccheronico.
Conchita trasalì, e tenendo la testa bassa si coprì le sue intimità, mentre io li guardai ed abbozzando un sorriso di circostanza risposi:
- “Un pò, tanto per cambiare. E voi?».
Fu allora che facemmo le presentazioni, e scoprimmo che i due ragazzi – Hans, un colosso di 25 anni, una grossa mazza, quasi 100 kg per 1 metro e 90, e Kirsten, 22 anni, 55 kg per 1 metro e 60, tettine piccole a punta e una patatina rasata che sembrava una sedicenne – erano danesi di Aarhus.
Risposero:
- “Noi lo facciamo da anni, ma non vogliamo essere di disturbo, anzi ce ne andiamo subito. Ci aveva parlato di questo posto una coppia che lo frequenta da anni, e così siamo passati per dare un’occhiata”.
A quelle parole, la Cinghialotta sollevò lo sguardo, incrociò gli occhi di Kirsten, le sorrise complice, e poi si rivolse ad Hans:
- “Restate pure, c’è posto per tutti, gustiamoci insieme questa bella giornata di sole e di mare!”.
Kirsten le fu riconoscente, e si distesero vicino a noi.
Dopo un pò, le due femmine si se ne andarono per fare una quattro passi a riva mentre gli uomini cominciarono a conversare tra loro del più e del meno.
In breve, Eros venne a sapere che Kirsten era una vera troia da letto, dotata di grande fantasia, ma che di prenderlo in culo nemmeno voleva sentirne parlare; per di più – avendo un seno piccolo – non poteva offrire al compagno “giochi” lussuriosi, men che mai delle spagnole da infarto.
- “È la cosa che ti invidio di più, avere una femmina cosi dotata di seno” disse il danese ad Eros.
Il quale non gli rispose, anche perché stavano tornando le due donne...
Quando arrivò l’ora del tramonto, le due coppie erano ancora in spiaggia, e passarono dei momenti stupendi a gustarsi quel incantevole spettacolo della natura.
Rientrati a casa sua, Conchita era eccitatissima per l’incontro fatto; scoprii che le piaceva sentirsi osservata, desiderata, al centro dell’attenzione di tanti cazzi diversi: era un lago tra le gambe…
Benchè geloso, Eros la scopò, e godettero molto: la Cinghialotta ebbe due orgasmi impressionanti, poi disse:
- “Lo voglio nel culo!”
E’ proprio eccitata di brutto, perché – ormai Eros ha imparato a conoscerla – solo quando la sua libidine è al massimo esce fuori dal profondo il suo essere troia, smaniosa di essere rotta in ogni pertugio.
Il fotografo le fece il culo con poderose spinte, e lei lo incitò a penetrarla analmente più forte che poteva. Fu colta dall’ennesimo orgasmo, dopodiché si abbatté stremata sul letto e gli chiese:
- “Ora che ci siamo divertiti, finisci nella mia bocca”.
Si sfilò, appoggiando la cappella ancora pulsante sulle sue labbra, e lei gli succhiò anche l’anima, finché Eros non le venne in gola…
Si baciarono un’ultima volta, poi lei si addormentò, mentre lui ripensò al corpo di Kirsten, così straordinariamente e apparentemente minuto e “immaturo”:
- “Scoparla deve dare l’idea di avere sotto una ragazzina”, pensò.
Poi, però, si ricordò che aveva già 22 anni.
La sera successiva Cinghialotta era andata a fare delle spese…
Quando Eros la vide – dalla finestra – rientrare, era insieme a un’altra coppia, che riconosco subito: erano Kirsten e Hans.
Li lasciò con me in sala e sparì in camera sua. Quando ne uscì, rimasi a bocca aperta: indossava una camicia bianca sbottonata per un paio di bottoni, tette senza reggiseno, minigonna nera senza calze, sandali legati alla caviglia con dei fiocchi di tela.
Anche Kirsten non era da meno: indossava un abito da sera nero, senza maniche, con uno spacco abissale che faceva intuire il suo seno contenuto in un reggiseno che lo faceva risaltare nonostante sia stato microscopico.
Le spalle erano nude, e dietro la scollatura le arrivava alla spaccatura delle chiappe: era così esteso che mostrava come sotto non indossasse nessuno slip...
Senza tanti preamboli – Conchita e la sua nuova amica si erano messe d’accordo – Eros sentì la ragazza danese mettergli un braccio sul collo e baciarlo. Poi, la sua lingua gli penetrò in bocca in cerca di quella del fotografo e le sue mani andarono alla ricerca del “pacco”…
Eros, per tutta risposta, infilò le sue sotto l’abito, e notò che la sua fica era già bagnata. Con fervore, gli aprì i pantaloni, gli tirò fuori il cazzo, e afferrandolo stretto con forza gridò, come per una liberazione:
- “Finalmente un cazzo di giuste dimensioni!”.
Poi, se lo mise in bocca, senza problemi…
Intanto Hans aveva messo una mano in mezzo alle cosce di Conchita, e ne rimase piacevolmente sorpreso:
- “Caspita, sei un lago! Sapessi come ho sognato di scoparti dal primo momento che ti ho visto!”.
Lei pure, però, non rimase con le mani in mano, brandendo il suo trave di carne e dicendo:
- “Io, invece, ho desiderato di sentire questo membro colossale dentro di me da quando l’ho ammirato al mare”.
Kirsten, che aveva ascoltato il botta e risposta mentre aveva il cazzo di Eros inabissato tutto in gola, lo estrasse dalla bocca per un istante, giusto il tempo di ribattere a Conchita:
- “Aspetta di sentirtelo nel ventre… Mi ci sono voluti anni per imparare a prenderlo tutto, e ogni volta ho i dolori per giorni…”.
Poco dopo, la nordica salì a cavallo e si impalò sul membro dell’italiano. Lui sentì perfettamente scivolarsi dentro di lei, e sentì la sua fica caldissima dai suoi umori.
Hans, nel frattempo, aveva fatto coricare la Cinghialotta sotto di lui e le era salito su anche lui per possederla.
Non fu facile, a causa delle dimensioni di lui, e allora Conchita lo fece scendere, poi lo fece mettere sotto, e infine si impalò da sola su quel palo eretto e rigido.
Scese lentamente su quella cosa spaventevole… Si sforzò di dire qualcosa, riuscì solo ad implorarlo:
- “Piano, fai piano, non spingere, sei enorme, mi sventri! Fai piano…”.
Ma si era infilata quasi tutto quel cazzo dentro, e lui ne gioì:
- “Lo sapevo che eri una troia stupenda… Lo sento sbattere in fondo all’utero… E’ bellissimo!”.
Ma Hans stava impazzendo anche per le tette di Conchita.
- “Che belle! Le ho sognate da sempre!».
E Conchita gliele avvicinò alle labbra, provandone in contraccambio un gran diletto.
Disse al maschio dell’altra coppia:
- “Ciucciale e spremile, mi piace da morire sentirle abusare… Un uccellino mi ha detto che hai un sogno inconfessabile, vedrai che se sarai bravo dopo ti esaudisco. Adesso, però, voglio godermi il tuo bastone dentro di me…”.
Subito dopo, Kirsten guardò Eros:
- “Mi rincresce, ma con i miei ti divertirai davvero poco…”.
Lui, allora, per dimostrarle che si sbagliava, gliene prese uno in bocca, lo infilò tutto dentro, e si gustò il sapore di quella tettina.
Kirsten ne restò sorpresa:
- “Fantastico, me la stai divorando in maniera stupenda. Caspita come la succhi, mai provato un simile godimento!”.
Mentre la ragazza beneficiava dei servigi della sua bocca, Eros fissava con gli occhi il meraviglioso “sali-scendi” di Conchita sul cazzo di Hans, che ben presto la portò a raggiungere il primo orgasmo.
La Cinghialotta ululò:
- “Uuuhhhhh! Lo sento tutto dentro… Mi squarcia, mi spacca l’utero, mi sento così piena che mi chiedo come ho potuto prenderlo tutto…”.
E a questo punto, anche Kirsten raggiunse il suo orgasmo…
Poi Conchita si piegò a novanta gradi, e Hans la scopò da dietro:
- “Ti ho detto di fare piano! Lasciami almeno abituare alle tue misure… Cazzo, sei enorme, ma è piacevole… Dai, scopami!”.
Mentre le due donne venivano possedute dai maschi, Conchita si stese sul corpo di Kirsten ed andò a popparle i seni.
L’altra gemette, poi ricambiò il “favore”, trovandosi davanti al volto le formose tette della donna di Eros.
Si lasciano scopare ancora per poco, poi si sfilano i cazzi e si avvilupparono tra di loro in un 69 da urlo: Kirsten, distesa sotto la Cinghialotta che gli leccava la fica, la fece godere così tanto che Conchita – quando raggiunge l’orgasmo – urlò a squarciagola.
Eros e Hans le guardarono estasiati, senza dire nulla: lo spettacolo era così esaltante che non c’era bisogno di parole!
Poi, la Cinghialotta, dopo aver goduto con Kirsten, tirò a sé il danese e finalmente gli donò le sue mammelle…
Non appena ebbe dinanzi quelle meraviglie, Hans parve in delirio:
- “Non ci posso credere! Una spagnola tra le tue tette! Divina…”.
Mise il cazzo tra le poppe di Conchita, che nel frattempo gliele presentò in fuori e gliele lasciò “scopare”.
Quando Hans spingeva il cazzo verso il suo volto, lei gli lambiva la cappella con la punta della lingua, e gli frizionava l’asta con le zinne strette intorno a quella verga che scompariva nel fenditura del suo petto.
A un certo punto, prese ad sollecitarlo a venire:
- “Dai, voglio il tuo seme sul petto, sul viso… dappertutto… Dai, sborra toro favoloso…”.
Dai e dai, alla fine, Hans esplose il suo piacere, e lei:
- “Bravo, così! Dai, la voglio tutta!”.
Terminata quella “rappresentazione” così spettacolare, Kirsten recuperò il cazzo di Eros e se lo rimise fra le labbra, iniziando a succhiarlo in un modo davvero portentoso: se lo tenne bloccato in fondo alla gola e lo succhiò con veemenza avvolgendogli la lingua sul glande.
Poi, lo estrasse, dedicandogli una sega veloce, e riprese a succhiarlo di nuovo.
Eros provò un piacere fortissimo deflagrargli nel ventre e poi svuotarsi nella bocca della ragazza, che lo ricevette fino all’ultima goccia.
Lui godeva senza fine, e lei gli succhiava ogni energia…
Infine, l’uomo si sentì come inchiodato, incapace della benché minima reazione.
Hans, che si trovava nello stesso stato del “compagno d’avventura”, gli lanciò uno sguardo e poi gli disse:
- “Caro mio, dobbiamo sentirci dei maschi favoriti dalla fortuna: abbiamo due troie meravigliose. Sono così stupende… Grazie!”.
Eros stava per aprir bocca e rispondere al nordico, quando Conchita ruppe il silenzio, e rivolta all’amica le guarda in faccia.
- “Kirsten, sei una troia di prima classe! Mi hai fatto impazzire… Ti amo!”.
Dopo ore ed ore di sesso assoluto, i quattro si ricomposero, e la coppia danese se ne andò per conto suo...
Eros e la Cinghialotta si infilarono immediatamente – ancora “caldi” e sporchi di sudore e umori – a letto… Si presero tra le braccia l’uno dell’altra e si resero conto che tra di loro l’affiatamento era ancora più grande.
Conchita riprende a succhiargli il cazzo, fino a che non gli torna bello duro, poi gli sale sopra, se lo infila dentro e lo guarda con uno sguardo struggente:
- “Ho visto che eri geloso… Devi stare tranquillo, con lui ho appagato i sensi, ma adesso con te voglio fare l’amore, e voglio che me lo metti nel culo… Sono molto orgogliosa di te”.
Rifecero l’amore, e alla fine si addormentarono beati.
Il giorno dopo, si rincontrarono al mare alla solita spiaggetta. Stava per finire anche la loro vacanza, e allora Hans ed Eros decisero di fare una sorpresa alle due troie: le regalarono una “doppietta” culo-fica ciascuna, che culminò in un orgasmo estremo e che le riempì di una quantità di sborra mai vista.
6. Fine di un amore.
Quelli vissuti a Masoalomas furono i giorni più belli della loro esperienza, ma le loro vite erano troppo “lontane”: Eros non poteva abbandonare il suo ambiente di lavoro, e Conchita non voleva ricominciare la sua vita in un altro posto, la spaventava…
Così, anche se a malincuore si salutarono senza rimpianti, consapevoli di aver vissuto dei momenti forse irripetibili.
Ripresero i loro “appuntamenti” serali in chat, fino a quando – forse per stanchezza mentale – non sparirono l’uno dal monitor dell’altra, così all'improvviso come erano apparsi…
FINE.
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1 anno fa
pollicino1965,
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