{"linkButtonClass":"stories-filter__top-new-button button button_default","href":"\/aggiungi-racconti","title":"Aggiungi racconto","displayFirstSpan":true,"firstSpanClass":"stories__top-new-button-icon","firstSpanContent":"\n<svg class=\"svg-icon icon-add-button-icon\">\n <use xlink:href=\"\/build\/sprite-83eb32dceb21b468932833be844ed846.svg#add-button-icon\"><\/use>\n<\/svg>","displaySecondSpan":true,"secondSpanClass":"stories__top-new-button-text","secondSpanContent":"Aggiungi racconto","checkDeactivatedProfile":true}
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Ci mancò poco che diventasse realtà...
Avevo 14 anni ma ero già formosa,glabra e troia come adesso.
D'estate adoravo e adoro andare in bicicletta per stradine di campagna,perchè apprezzo la pace di quei luoghi ove ogni tanto il silenzio è rotto solo dal canto delle cicale tra la fitta vegetazione.
Vestita con un paio di pantalocollant aderentissimi e una maglietta,quel giorno ero partita alle 9 del mattino e dopo una mezz'ora avevo abbandonato la strada principale per inoltrarmi su un sentiero minore che dopo un pò non era più nemmeno asfaltato.Li le automobili cominciavano ad essere rare:ne avevo incontrate solo tre nei 45 minuti che avevo impiegato fino a quel momento per percorrerla,ed i rumori della strada principale ormai lontana non erano più avvertibili da un pezzo.
Su questo sentiero vi erano alcuni tratturi che si inoltravano ancora più in profondità nella campagna e ad un certo punto decisi di imboccarne uno.Era davvero stretto,tanto che un'automobile difficilmente sarabbe potuta passare.Però era immerso nella vegetazione ed il sole filtrava con qualche difficoltà regalando un pò di refrigerio a chi come me fosse passato di lì.
Anche su questo mi ero inoltrata oramai per una buona mezz'ora e non avevo più incontrato anima viva.La stradina si inoltrava semprè più lontano tra mille curve e qualche ulteriore deviazione,tanto che ad un certo punto temetti di potermi perdere.
Ma quell'atmosfera quasi surreale cominciava ad ecccitarmi e provavo strane sensazioni:io completamente sola in mezzo alla natura.Cominciai a fantasticare e presi a concentrarmi sulle sensazioni che mi dava la sella della bicicletta.Era piuttosto stretta e allungata ed aveva la tendenza ad infilarsi tra le natiche.Cominciai a chiedermi che sensazioni avrei provato se invece della sella,tra le mie natiche si fosse un giorno "infilato"...qualcos'altro...Mi scoprii eccitatissima e mi tornò in mente l'episodio vissuto un giorno dell'anno scolastico precedente.
Quel giorno avevo chiesto il permesso di andare in bagno.Entrai per fare quel che dovevo e ad un certo punto sentii vociare.Erano due bidelli ben noti nella scuola per essere dei nulla di buono e anche un pò delinquenti.Avevano ormai forse anche più di 45 anni.Improvvisamente aprirono la porta dietro la quale ero io.Forse non mi avevano sentito.
Per farla breve,mi trovarono con la tutina calata mentre stavo per ritirarla su.Alla mia vista ci fu un attimo di silenzio.Tirata su la tutina aderente in fretta e furia,andai al lavandino per rinfrescarmi e uno dei due fece all'altro:"hai visto che bel culo che c'ha (mio nome)? Liscio e morbido proprio come quello di una femmina".E nel pronunciarle mi mise lentamente e con lascivia la mano destra tra le chiappe spingendo il pollice più avanti che potè in direzione del mio ano.La tutina aderentissima ed elastica lasciò passare senza alcuna resistenza quel dito calloso che mi sentii qualsi del tutto dentro.
Quelle parole mi esplosero in testa e unitamente a quel dito nel mio corpo mi sentii violata.Non riuscivo a capire cosa stesse succedendo:volevo solo tornare in classe.Corsi via,fuori dal bagno mentre sentivo quei due ridere della loro bravata.
Ma invece di causarmi un trauma psicologico,quell'episodio aveva avuto il potere di cominciare a farmi interrogare sulla mia sessualità.
Perchè avevo cominciato ad avere certe fantasie?
E perchè quando andavo in palestra al pomeriggio,nelle docce mi accorgevo di quanto fossero grossi i membri degli altri (nelle docce c'erano uomini di varie età oltre ai ragazzi) mentre il mio era così piccolo?Perchè la cosa mi eccitava?E come mai il mio corpo aveva forme così tonde e morbide,sena peli tanto che spesso mi sentivo addosso gli sguardi degli altriin quelle docce...?
Tornai al momento che stavo vivendo e decisi di poggiare la bicicletta al tronco di una albero per esplorare un pò a piedi quella meravigliosa vegetazione.
Improvvisamente ebbi l'impulso irresistibile di spogliarmi completamente e tornai alla bici per poggiarvi gli indumenti che poi consisteva solo di un pantacollant aderentissimo che continuava sopra in una specie di canottiera.
Così,completamente nuda passeggiai sull'erba morbida quando improvvisamente vidi più in là una radura che si apriva tra la vegetazione ed un piccolo casolare mezzo diroccato da dove veniva qualche rumore...
Incuriosita mi nascosi dietro ad un cespuglio ed ebbi presto modo di vedere sbucare da dietro un muro,un uomo poderoso a torso nudo con la pelle molto abbronzata dal sole.Aveva barba e palesemente non era italiano.Sembrava più un marocchino o qualcosa del genere.
Stava lì a zappare la terra con addosso solo un pantalone sudicio e due scarpe grosse da muratore anche queste logore.Era molto villoso in petto e quella vista mi mise una specie di calore addosso.
Dovetti fare qualche rumore,perchè improvvisamente quel maschione smise di lavorare e venne verso il cespuglio dove mi trovavo io.
Cominciai non dico a correre ma ad alzare il passo:ero tutta nuda e morivo di vergogna al solo pensiero di farmi vedere così da quel tipo.
Ma purtroppo (o per fortuna) inciampai e caddi sull'erba mentre il maschione si avvicinava.
Feci appena in tempo a voltarmi per rialzarmi e me lo ritrovai lì a fissarmi in piedi.Rmasi a terra impietrita.
Lui subito disse in italiano stentato e con aria seccata:"Questa proprietà.Tu cosa fare?"
Io non seppi proprio cosa rispondere e rimasi lì nuda con la pisellina da fuori divenuta se possibile ancora più piccola per lo spavento.
Lui allora mi fissò zitto e mi squadrò dalla testa ai piedi,fermando lo sguardo sulle mie rotondità.
Evidentemente aveva subito capito com'ero fatta,perchè mi chiese a bruciapelo:"Vuoi vedere cazzo?"
E nel dirmi queste parole si abbassò la cerniera dei pantaloni mettendo fuori un coso ciondolante e due coglioni davvero grossi.
Io non sapevo che cosa pensare e lo vidi mentre si metteva i pugni sui fianchi lasciandosi ciondolare dalla patta quel membro che cominciava ad ingrossarsi sopra due coglioni grossi e pelosi.
Vivevo come in un sogno e osservai me stessa mentre,ancora a terra,allargavo le cosce.
"Ma cosa sto facendo"? pensavo...possibile che io sia così puttana?
"Vieni qui" mi ordinò il maschio "e tu prendi bocca".
Mi avvicinai in ginocchio in preda ad un sogno,ma non sapevo cosa stavo facendo...mi guidava solo l'istinto.
Presi nella mano sinistra quel cazzo negro e duro...non avevo mai tenuto in mano un vero cazzo di maschio così grosso,mentre con la destra a coppetta gli presi i coglioni palpandoli e saggiando la loro grossezza.
"Tu piace cazzo,si vede",disse.
"Dai prendi in bocca",disse ed io assistetti allo spettacolo di me stessa che accoglieva tra le labbra quel coso grosso e nodoso.
Lo presi in bocca e comiciai a fare quel tipico movimento avanti e indietro che finora avevo visto solo in qualche filmetto porno.
E similmente mi sentii una mano callosa dietro la nuca che assecondava il movimento,proprio come avevo visto nei filmetti.
E così feci il mio primo bocchino quasi senza accorgermene.
Quando fu soddisfatto mi stacco dal suo cazzo e mi fece capire di mettermi a pecora.
Io gli dissi che non lo avevo mai fatto e che avevo paura e lui si allotanò un attimo e tornò con una bottiglietta di olio d'oliva che usava evidentemente per il pranzo.
Mi fece mettere a pecora ed io mi ci applicai con tutta me stessa,lasciandomi andare e inarcando la schiena più che potei per offrigli le mie parti intime e strusciando le tettine sull'erba fresca con le braccia distese in avanti e il resto del corpo all'insù poggiato sulle ginocchia.
Allargai le cosce più che potei e chiusi gli occhi concentrandomi sulle dolci sensazioni che provavo.
Sentii le sue dita allargarmi piano le chiappe e sentii il calore dell'olio che mi ungeva.
Sentii le sue dita che provavano a intrufolarsi nell'ano per provare ad allargarlo.Sempre un pò più inprofondità...sempre un pò più in profondità.
Mi sentii penetrare da quelle dita più di una volta e provai sensazioni dolcissime che mi costrinsero a gemere come una puttanella.
Poi improvvisamente non sentii più nulla per qualche istante.
Ero pronta.
All'improvviso sentii appoggiarmi tra le natiche qualcosa di più grosso di un dito e sentii cominciare quel coso a spingere...a spingere...a spingere...in direzione del mio ano.
Poi emisi un gridolino,la mia femminilità si dischiuse improvvisamente e fui montata per la prima volta...così fui fatta femmina per la prima volta e ingravidata da un marocchino o chissà chi altro era.
P.S.
Questa storia è vera fino al bocchino...poi non ebbi il coraggio di continuare e scappai via.
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18 anni fa
trojetta,
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Ultima visita: 2 anni fa
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Lei
eccovi la prima parte di una mia avventura capitata pochi anni or sono che ha cambiato in tutto la mia vita. Se ora noi siamo in questo sito lo dobbiamo solo agli sviluppi di questa vera avventura.
L E I
Finalmente Lei è arrivata, con la figlia e con il marito, per passare l’estate a casa mia.
Stupenda, con una vaga somiglianza alla famosa Jennifer, alta un metro e settanta circa, occhi da fatina buona, pelle abbronzata di natura per la sua origine non italiana, capelli neri, lunghissimi, un visino rotondo e molto bello, le labbra carnose rosse danno un colore erotico al suo volto, la voce suadente con uno strano accento straniero che non saprei definire, diverso da quello che hanno tutti gli altri suoi connazionali, le tette dure anche se da terza abbondante, un bel culetto sodo, un aria generale di gran porca e ne sapevo qualche cosa, un corpo sinuoso che lasciava immaginare roventi movimenti erotici
L’avevo vista una sola volta e mi è entrata subito nel sangue.
Lei sposa di Ivan un cugino di mia moglie, emigrati in Italia dalla Romania e sistemati in un paesetto del Piemonte dove lavorano.
A Pasqua del 2003 siamo saliti al nord ospite con la mia famiglia a casa sua, per conoscerli visto che io non li conoscevo e mia moglie non conosceva la cugina acquisita, loro si sentivano spesso telefonicamente e così avevano deciso di passare la pasqua insieme.
Mia moglie mi aveva convinto a fare questo viaggio, lei che da undici anni vive in Italia sentiva il bisogno della sua gente, io non né avevo voglia però mi ero lasciato convincere anche perché pensavo di passare una settimana a Milano dove loro mi dicevano che abitavano, avrei approfittato del viaggio per rivedere alcuni miei parenti a cui sono molto affezionato e poi avrei avuto la possibilità di rivedere il MILAN a San Siro, e cosa più importante avrei portato allo stadio mio figlio Nicola di 9 anni, che proprio Milanista non è, quindi pensavo, che la bellezza dello stadio, la coreografia dei tifosi, il vedere la squadra dal vivo, avrebbe fatto crescere in lui lo spirito Rossonero e devo dire che in questo mio intento sono riuscito.
E così partimmo dalla Calabria in treno con quelle maledette tradotte da terzo mondo che in Calabria si ostinano a chiamare treni, carrozze così brutte non le avevo viste nemmeno nei film Western, comunque non era il caso di andare con la macchina, con l’inverno e due bambini piccoli, proprio non era il caso.
Dopo un viaggio tranquillo arrivammo alla stazione centrale di Milano, trovammo ad attenderci il cugino di mia moglie, un ragazzone simpatico e di buona conversazione e prima amara sorpresa loro non abitavano a Milano ma in un paese della provincia di Novara. Così ci sorbimmo un’altra ora e mezza di auto per arrivare a casa percorrendo l’autostrada dei laghi, mia moglie e il cugino continuavano a parlare in Rumeno ed io già maledivo il giorno che mi ero lasciato convincere a fare questo viaggio, pensando a una settimana di noia e di torture da passare chiuso in un appartamento nel freddo inverno Piemontese, per fortuna non fu così.
Appena la vidi sentii un tuffo al cuore, lei ci salutava dal balcone di casa sua con in braccio la figlioletta di tre anni, ed anche se indossava abiti pesanti per la rigida giornata invernale mi apparve subito sexy.
In casa al tepore del riscaldamento mi apparve in tutta la sua femminilità indossava jeans a vita bassa e un pullover chiaro. Dopo i convenevoli di rito e le presentazioni incominciammo ad entrare sempre più in confidenza.
Il marito Ivan in quei giorni era spesso fuori per lavoro, faceva il muratore e tranne il giorno di pasqua e pasquetta doveva lavorare perché dovevano consegnare una commissione ed erano in arretrato. La figlioletta di tre anni quasi coetanea alla mia girava per casa con la sua nuova cuginetta felice per questa nuova amica di giuochi e per il non dover andare per qualche giorno all’asilo.
Lei G. ci faceva da cicerone per il paese portandoci in giro, ci accompagnò anche a Varese da alcuni miei parenti ma non volle venire a San Siro, li andammo solo io e mio figlio, anche se mia figlia piccola è più milanista del grande.
Come ho già detto e come continuerò a dire lei G. è stupenda
Più la guardavo e più mi piaceva, aveva un suo modo di fare dolce e sensuale, il suo sorriso era un trionfo della natura, il suo incedere una sinfonia per il suo muoversi da gatta in calore.
Passai i primi giorni della settimana ad osservarla e a cercare il suo sguardo, la cercavo sempre, la coprivo di attenzioni e di gentilezze, anche se dovevo agire con molta calma e circospezione perché non conoscevo la sua possibile reazione, ma alla fine del terzo giorno ho avuto impressione che anche io le interessavo in alcuni momenti mi è sembrava che mi provocasse, per esempio le sue mutandine uscivano sempre un poco troppo dal suo pantalone quando ci ritrovavamo da soli in una stanza, oppure sentivo che si strusciava apposta quando entravamo in contatto per i corridoi di casa.
Comunque mai ho notato il suo sguardo nel mio, io la cercavo ma lei mi sfuggiva.
Un pomeriggio mentre io ero in soggiorno a leggere un libro e lei girava per la stanza mettendo in ordine, notavo che si stirava il più possibile per far uscire le sue mutandine, continuava a piegarsi e quindi il suo tanga faceva capolino facendomi impazzire, all’improvviso, mentre la guardavo estasiato avvertii una presenza, il marito, che prima chiacchierava in cucina con mia moglie, entrò nella stanza e parlandogli in Rumeno la rimproverò per quelle sue cose intime che uscivano fuori dai pantaloni, lei rispose stizzita al marito, mentre tirava giù la maglia, invitandolo a non fare il geloso, io capii tutto il Rumeno non lo parlo ma oramai lo capisco abbastanza anche se io continuo a far credere di non capire una parola.
Comunque questi suoi gesti sessualmente provocatori potevano essere solo mie fantasie, mie speranze anzi sicuramente lei agiva in buona fede e quindi era solo la mia testa a cercare in gesti suoi innocenti un filo di speranza di riuscire a dar sfogo alle mie voglie.
Non avevo possibilità di fare il primo passo, perché questo poteva causare una sua reazione negativa e potevo perdere anche quel filino di speranza e magari causare liti in famiglia oltremodo non opportune vista la situazione, non mi piaceva fare la figura del maniaco approfittatore dell’ospitalità che ci era stata offerta.
Dovevo soffrire e sperare in silenzio, sperare in un miracolo o chissà in cos’altro, in un suo cenno, in un suo invito altrimenti tutto sarebbe rimasto nel dubbio, vago, un sogno in cui il sesso sarebbe rimasto solo a livello platonico e non reale, le ore sfrenate di sesso tra noi solo immaginate, pensate, realizzate solo nella mia fantasia e niente più.
Ma un giorno il miracolo accadde.
Una mattina dopo una nottata passata nel suo letto, ceduto a noi per ospitalità, vengo svegliato dall’odore del caffè, mi alzo e in pigiama vado in cucina, lì mia moglie assonnata fumava la prima sigaretta, di lei nessuna traccia,
-ciao - dico a mia moglie, - è pronto il caffè?-
- due minuti- fa lei
- Ok!- Vado una attimo in bagno –
e senza attendere altro mi avvio ma li sulla porta del bagno eccola, meravigliosa stretta in un accappatoio rosa, con una asciugamano che si strofina i capelli bagnati
- buon giorno, bella - faccio io
- ciao Mà- mi dice lei,
- ti lascio il bagno-
e sorridendomi procede verso la cucina.
Appena entrato in bagno noto subito una cosa che prima non avevo mai visto, il cesto della biancheria sporca, mi avvicino e tremando lo apro, trovo subito il tesoro che cercavo, una sua canotta e il suo reggiseno, lo prendo e l’annuso un poco ma ecco le sue mutandine, nere merlettate, tipo string, le avevo intraviste ieri sera mentre facevano capolino dal suo jeans a vita bassa, sono arrotolate su se stesse, le prendo e trepidante le apro e le annuso, l’odore della sua carne mi fa girare la testa, sono rosso in viso e ….
- è pronto il caffè, -
urla mia moglie dalla cucina.
Ritorno in me e cerco di riacquistare la calma, in un attimo, mi lavo la faccia, e riprendo le mutandine di lei, le stringo nel pugno, cosa faccio, le rimetto a posto o le porto via con me?? Mille dubbi mi assalgono, ma il mio tesoro è troppo importante, decido di tenerle per un po’, poi le rimetterò a posto, esco dal bagno e vado in camera da letto, dove le nascondo? Nel mio pantalone, troppo rischioso, decido per infilarle nella mio necesser per la barba, riesco e vado in cucina, loro, mia moglie e lei parlano nella loro lingua, io ufficialmente non capisco una parola, parlano di un loro parente in Germania e ridendo mi dicono che la prossima volta andiamo tutti lì,
- no, faccio io questa estate venite voi in Calabria, -
- sì veramente aggiunge mia moglie,-
- è un’idea, fa lei, mia figlia ha proprio bisogno di un po’ di sole e di mare
- ok allora siamo d’accordo dico io speranzoso, mentre sorseggio il caffè, immaginando già il suo corpo in costume da bagno.
- no, dice lei, dobbiamo parlarne con mio marito IVAN,
- Figurati se lui non è d’accordo, dice mia moglie, dai che ci divertiamo al mare.
- Vediamo, dice lei e alzandosi aggiunge
- - vado a vestirmi,
- Anche noi, - gli dice mia moglie.
E così ci alziamo dal tavolo della cucina e andiamo in camera,
- vado a farmi la barba, dico a mia moglie uscendo dalla stanza
ma la porta del bagno è chiusa, torno dentro e aspetto un po’ discutendo con mia moglie sulle cose da fare in questi giorni che restano di ferie, dobbiamo comprare questo, e questo altro, comprare il regalo ai tuoi, ai tuoi nipoti e incomincia con un elenco di spese che non finisce più,
- và bene – rispondo io
rassegnato allo shopping permanente che durerà questi giorni, intanto sento che il bagno si è liberato e così mi avvio per fare la barba,
Lei è nel corridoio mi guarda con occhi diversi dal solito, non sorride, è strana, come se con il suo sguardo, analizzandomi da capo ai piedi, cercasse di scoprire qualcosa, una risposta, una risposta a un suo dubbio.
Gli faccio un cenno di saluto e mi chiudo nel bagno certo di poter avere alcuni minuti di privaci per godere delle sue mutandine, del suo odore prima di rimetterle a posto, sono belle mi eccitano molto, le odoro e sento il suo sapore di donna nelle mie narici, le guardo attentamente e con gioia vedo un pelino nero impigliato nei merletti, lo prendo e lo guardo come se osservassi una reliquia, sono eccitatissimo e decido di darmi una botta di gioventù, decido di masturbarmi pensando a lei con le sue mutandine strette sopra il mio volto.
Appagato dall’eiaculazione violenta, liberatoria, che dopo giorni di castità forzata incominciava a pesarmi, cerco calmo e rilassato di tornare alla realtà dopo i momenti di erotica fantasia, a malincuore prendo le mutandine e dandogli l’ultimo bacio mi accingo a rimetterle a posto, apro il contenitore della biancheria sporca e…
Maledizione non c’è più niente, il contenitore è vuoto, mi accorgo solo adesso che la lava-panni è in moto, il suo ronzio mi perfora il cervello, mi sento come un bambino scoperto a rubare la marmellata. Cosa faccio ora? Sicuramente avrà notato che le sue mutandine non ci sono, ecco il perché di quel suo sguardo indagatore, sono fottuto, che faccio? Lasciarle di nuovo nel contenitore non cambia niente, saprà che le ho prese e poi rimesse a posto, lasciarle in un angolino del bagno no le avrebbe viste prima, posso metterle dentro la lava-panni è un’idea, giusto le metterò lì. Potrà credere di essersi sbagliata e di non averle viste al momento di caricare la lavatrice.
Chiudo l’interruttore del lavaggio ed il rumore che prima mi sembrava assordante s’interrompe di colpo lasciandomi col silenzio delle mie paure, mi accingo ad aprire l’oblò quando….
- Marco cosa succede? Perché la lavatrice si è spenta?-
mi interroga la sua voce da dietro la porta del bagno.
Maledizione mi tiene sotto controllo
- Niente, inavvertitamente ho spostato la presa della lavatrice –
rispondo io mentre rimetto in moto l’elettrodomestico.
Cosa faccio? Mi tiene d’occhio. Il panico mi assale, le butto nella tazza e tiro l’acqua, forse è una soluzione, dolorosa ma è una soluzione, tardiva ma è una soluzione.
Lei oramai avrà avuto la conferma che ho io le sue mutandine, il fatto che mi controllava è una conferma che tra le sue ipotesi la soluzione di mettere lo slip nella lavapanni c’era e quindi quando io ho fermato il lavaggio lei ha avuto la conferma del mio furto.
Che figura! Chi sa come mi giudica, cretino che non sono altro, dovevo lasciarle subito ma non avevo previsto che lei metteva in moto la lavapanni oggi stesso.
Di buttarle oramai non ha senso, le nasconderò io e me le porto in Calabria succeda quello che succeda.
La decisione è presa, in poco tempo svuoto il contenitore del sapone da barba, non mi piace il sapone nelle bombolette, e dentro la scatolina verde della Proraso metto le mutandine, vediamo che succede.
Apro la porta del bagno e lei è lì nel corridoio, parlotta con mia moglie, mi osserva, non sorride, vado in camera dove i bambini giocano, mi saltano addosso, li abbraccio e li bacio tutti e tre sono i miei due figli un maschietto e una femminuccia di quattro anni e poi c’è la figlia di lei di tre anni, vado in camera da letto, mi vesto, metto nella valigia il mio tesoro e vado in cucina per un altro caffè, torno indietro, guardo il mio necesser per la barba, devo trovare il modo di sapere se qualcuno fruga tra le mie cose, decido di mettere in stretto ordine le cose che ci sono dentro e il pirulino della cerniera lampo la incastro dentro la lampo stessa.
Soddisfatto vado per il secondo caffè.
-caro adesso andiamo per negozi, soli soletti perché i bimbi restano con lei- mi comunica mia moglie indicandomi Lei che con un sorrisino forzato mi osserva.
- va bene usciamo- dico io prendendo il cappotto.
Salutati i bambini, eccomi per strada a scoprire negozi in questo paese piemontese, compriamo delle cose inutili da regalare a parenti e amici giù in Calabria spendiamo soldi e io capisco sempre meno di quello che succede la mia mente e lì in casa racchiusa in quella scatoletta verde.
Vengo riportato sulla terra dalla suoneria del mio cellulare, un nuovo numero sono tentato a non rispondere comunque
-pronto-
- Ciao Marco – un tuffo al cuore mi percuote tutto ho riconosciuto subito la sua voce
-scusa se ti disturbo, ma volevo sapere se tornate a mangiare o se mangiate fuori- aggiunge con la sua voce dall’accento strano ma delizioso, la immagino sorridere.
- aspetta chiedo a mia moglie - faccio io.
Decidiamo di tornare, anche per non lasciarla da sola in balia delle tre piccole pesti, glielo comunico e la saluto e lei di rimando mi fa,
- Meno male avevo paura che mi volevi lasciare sola , a presto, ciao-.
Sarà la mia fantasia ma la sua voce aveva un non so che di erotico, mi è sembrato che quel “a presto, Ciao” aveva un suono diverso più caldo, da lasciare immaginare lussuriose cose, sarà la mia fantasia.
Sarà la mia fantasia ma perché ha chiamato me e non ha chiamato il cellulare di mia moglie, oltretutto loro due hanno l’opzione con cui possono comunicare gratis?
Nuove speranze si aprono all’orizzonte.
Di ritorno a casa con pacchi e pacchetti siamo assaliti dai bambini che però ben presto ritornano ai loro giochi, scarichiamo il comprato in camera da letto e…. mi accorgo che la valigia è spostata prendo il necesser e noto che la chiusura lampo non è chiusa fino alla fine, sono certo qualcuno ha girato nella mia borsa e non sono stati sicuramente i bimbi, apro e trovo la scatolina del sapone lasciata aperta, mi vuol far sapere che lei sa, ma le sue mutandine ci sono ancora.
Perché non le ha riprese? Forse ha accettato questo mio desiderio?
Rimetto tutto a posto e rosso in viso vado a sedermi nel soggiorno, lei è intenta a cucinare e dopo un po’ con mia moglie incominciano ad apparecchiare.
A tavola mentre si chiacchierava delle solite cose, lei rivolgendosi a me dice con quel suo strano accento,
- A Salvatore questa sera vorremmo andare in una discoteca qui vicino-
mentre mia moglie ride sotto i baffi che non ha, perché conoscendomi sa che io odio andare in giro per locali chiassosi.
- Va bene –
mi trovo costretto a dire tra lo stupore di mia moglie, ma lei non sa che farei di tutto pur di restare vicino a sua cugina.
Passato il pomeriggio nel dolce far niente e nello giocare a ramino, la sera verso le dieci mentre già cominciavo ad appisolarmi, preparati i bimbi per la notte e dati in consegna a una loro amica, dovetti far fede alle promesse ed eccomi in giro a piedi nel freddo della sera in marcia verso la discoteca, per fortuna poco distante da casa.
Appena entrati la musica da disco ci investe, non è molto alta, scegliamo un angolino isolato e su un divano a circolo con al centro un tavolino ci accomodiamo.
Siamo disposti cosi io, mia moglie, lei e il marito.
Come al solito le donne hanno subito il bisogno di andare al bagno e dopo ordinato quattro birre bionde si alzano e vanno via, lei è stupenda vestita con una gonna corta da un lato e più lunga dall’altro e arriva a un palmo sopra il ginocchio, con uno spacco alla sua sinistra su, calze a rete stivali, body nero merlettato molto sexy con una scollatura molto vistosa, è proprio una gran figa.
Arrivano le birre e di seguito arrivano loro, intanto io per parlare con il cugino mi sono avvicinato a lui ed ecco la sorpresa, lei si siede al mio fianco e mia moglie al fianco del cugino.
Vedermela al fianco e sentire la sua gamba urtare e restare contro la mia è stato un tutt’uno con il mio diventare rosso per l’eccitazione. Parliamo del più e del meno, della Romania e dei parenti lontani, la mia gamba scivola di fianco alla sua, cerco un contatto più esplicito, il divano dove siamo seduti mi permette di strusciare verso di lei senza dare nell’occhio, mi scivola un tovagliolino e con la mano cerco di afferrarlo, urto la sua coscia, le sue calze a rete lei ha un impulso ad allontanarsi il contatto si rompe non sento più la sua gamba contro la mia, si alza e con mia moglie vanno fuori a fumare.
- chi sa che cosa si raccontano –
sbotta Ivan scolando la seconda birra bionda.
Comunque la serata scivola via tranquilla, la discoteca come la chiamano loro è poco rumorosa poco affollata.
I tavoli con i divani sono quasi tutti occupati ma pochi ballano.
Tornate vogliono ballare e mio cugino le accompagna in pista io resto tranquillo al tavolo ad osservarle anzi ad osservarla nel suo muoversi cadenzato, mi invitano a seguirli in pista ma non è cosa mia non mi è mai piaciuto questo ballare muovendosi e basta mi piace molto di più il ballo dei miei tempi, il ballo dove si restava avvinghiati con la ragazza di turno cercando di muoversi giusto il necessario nel far sì che i corpi si strusciano uno contro l’altro e basta e senza uscire dalla mattonella in cui si è incominciato a ballare.
Adesso no! Impazziscono tutti per i balli di gruppo, mi sembrano tante scimmie che si muovono insieme, non c’è sentimento, non c’è amore non c’è niente in quel dimenarsi tutti insieme inquadrati come un plotone di soldati.
Dopo un poco ritornano accaldati per il tanto saltare questa volta al mio fianco siede mia moglie da una parte e il marito dall’altra, scolata la birra si passa al bacardi, e intanto prende corpo il progetto di passare l’estate al mare da noi in Calabria.
La musica diventa più lenta, è il turno delle coppie di farsi avanti sulla pista mia moglie mi costringe mio malgrado a ballare, comunque è quasi come il ballo della mattonella ma senza la tensione giovanile, dopo un paio di pezzi cerco di ritornare al divano ma mia moglie, lei e il marito, che ballavano al nostro fianco, mi fermano,
- dai balliamo ancora un poco anzi scambiamoci di coppia- fa lei prendendomi per mano e dirigendomi verso il centro della pista.
Incominciammo a ballare, sentivo il suo corpo sotto le mie dita, il suo respiro era un poco accelerato, la stringevo con delicatezza e lei si lasciava andare tranquillamente, cullati dal dondolio del ballo lento ad un certo punto sentii una sua gamba che per un attimo si infilava tra le mie, a sentire il mio pene che al contatto ebbe un altro sussulto gonfiandosi ancora, osservavo il suo seno che mi appariva in tutto il suo splendore. Alzò lo sguardo e mi guardò negli occhi, in cui io mi persi sperando, ma lei invece incominciò a raccontarmi la sua vita, della sua vita passata in Romania, i disagi di una vita difficile, le disavventure patite al suo arrivo in Italia come profuga, arrivata da sola in un paese straniero, mi raccontò dei primi anni passati in Italia sfruttata da tutti e con il dovere di aiutare i suoi genitori anziani rimasti in patria, mi raccontò del suo incontro con Ivanl, della decisione di vivere insieme, del cambiamento in meglio della sua vita grama in una vita normale rispettata e benedetta dalla nascita della loro bambina e della paura che possa un giorno perdere questa tranquillità conquistata per il ritorno dei una parte del suo passato o di qualche nuova disgrazia, io cercai di consolarla e rincuorarla assicurandola che oramai era al sicuro qui in Italia e che avrebbe sempre avuto il nostro aiuto in ogni momento.
poi mi chiese
- allora Marco cosa mi dici, ti piace questa città? E della mia famiglia che mi dici, che impressione ti ho fatto?-
si la cittadina è carina e voi mi sembra che siete messi abbastanza bene, e poi tu sei stupenda, sei molto bella, molto sexy mi piaci molto e sono felice di conoscerti, vorrei conoscerti meglio perché mi piaci proprio. gli dissi io e aggiungendo tante altre cose belle tentando di farle capire la voglia che avevo di un’avventura con lei. Non potevo rinunciare ora dopo che il ghiaccio era rotto, dopo che le mie intenzioni erano state scoperte con il furto delle mutandine decisi di agire, dovevo tentare il tutto per tutto.
- ho notato che mi guardi sempre e mi fa molto piacere però è pericoloso ….. fece lei pensierosa, Grazie per le cose belle che dici.
mi disse abbracciandomi e continuando a ballare.
Restammo ancora per qualche minuto a ballare in silenzio mentre io pensavo a cosa fare, dall’alto guardavo il suo seno e decisi di tentare una cosa più esplicita guardai la coppia composta da Ivan e mia moglie erano abbastanza lontano e tutto spostati sulla nostra sinistra e così decisi di agire, pian piano alzai la mia mano destra arrivai sotto alle sua tetta sinistra e cominciai a palparla, la stringevo delicatamente e sentii il capezzolo farsi di pietra.
lei alzo lo sguardo e disse
- no ti prego stai fermo, ho paura, anche se mi piace, ho paura-
- non ti devi preoccupare, non ci possono vedere dissi io
- loro no- disse indicando la coppia formata dai relativi nostri coniugi, ma aggiunse – qui è pieno di miei connazionalei e noi ci conosciamo tutti.
- Hai ragione scusa, dissi io allontanando la mano, ma mi piace molto giocare nell’erotico.
- Anche a me piace aggiunse lei ….. se non è pericoloso…. E se non và aldilà di alcune cose si può fare, disse lei facendomi felice.
Riprendemmo a ballare tenendoci un poco più stretti e ridendo molto.
poi il ritmo cambiò e noi dividendoci venimmo accerchiati da decine di ragazzi che si tuffavano sulla pista per ballare, la musica prese ad aumentare di volume, lei girandosi mi tese la mano che io afferrai e poi stringendo la mia lei girò il braccio dietro di sé , le mie nocche erano a contatto con il suo sedere ne sentivo il solco delle natiche sotto il sottile strato della gonna, trainandomi in quella posizione mi guidava verso il nostro tavolo ancora lontano, non resistetti aprii la mano e le toccai il culo, lei si fermo un attimo, poi riprese a comminare mentre la sua mano stringeva il mio pollice e le mie dita erano posate sulle sue natiche.
- perdonami –
le sussurrai mentre eravamo in vista del tavolo lei si girò dolcemente e mi sorrise, il suo sorriso mi tranquillizzo e mi esaltò perché la vedevo disponibile a nuovi giochi erotici.
Anche mia moglie e il cugino stavano accomodandosi al tavolo, lei si insinuò vicino a mia moglie e io mi sedetti accanto a lei, la sua gamba prese a spingere verso la mia, chiacchierando abbassai la mano sinistra sotto il tavolo, la penombra del locale favoriva i movimenti, la mia mano raggiunse la sua gamba scostai l’orlo della gonna e risalii piano piano lungo la sua coscia, lei non si mosse continuando a ridere con mia moglie.
- si è fatto tardi –
disse mia moglie guardando l’orologio.
Erano le 01.30, bevemmo un'altra cosa e canticchiando tutti e quattro abbracciati tornammo verso casa, L’alcol ingerito cominciava a fare effetto.
Entrati nell’ascensore cercammo di fare meno rumore possibile, non volevamo svegliare tutto il palazzo, in casa salutammo l’amica che ci aveva guardato i bambini e ci riunimmo per un ultimo liquorino.
Sorseggiando un cognac intorno al tavolo si riprese a progettare il loro soggiorno estivo in Calabria, oramai era tutto deciso,
- io vado aletto, scusatemi ma devo alzarmi alle sei per andare al lavoro -
disse Ivan alzandosi e dirigendosi verso il bagno, noi restammo a chiacchierare, a fare progetti.
Dopo qualche minuto fu il mio turno e augurando la buona notte mi avviai, uscendo dal bagno le trovai nel corridoio con mia moglie che ridendo, mentre entrava in bagno, mi comunicò che la mattina saremmo andati a Milano per un altro giro di shopping. Io e lei rimasti soli nel corridoio nell’ augurandomi la buona notte mi prese la mano e io non resistendo la baciai, una bacio leggero, un bacio quasi solo a sfiorarle le labbra, lei restò immobile con un sorriso forzato sulle labbra, la sua mano ancora teneva la mia
- no, non possiamo!-
mi sussurrò lei, lasciando la mia mano,
gli presi la sua e gliela baciai,
- ti prego, lasciami, disse-
obbedii e lasciai la presa, la guardai negli occhi supplicandola, lei si prese la faccia tra le sue mani, poi allungo la sinistra verso di mè, mi avvicinai le presi la mano baciandola, lei si lasciò abbracciare e dolcemente la baciai sulle labbra e poi intrufolai la mia lingua tra i suoi denti che si dischiusero lasciandomi entrare.
Il rumore dello sciacquone del bagno ci riportò alla realtà, ci allontanammo mentre la porta del bagno si apriva e mia moglie usciva, salutammo ancora e andammo a dormire.
Per tutta la notte la sognai, sognavo i suoi baci, il suo corpo, sognavo di spogliarla tutta per poi prenderla da dietro in quel suo culetto meraviglioso che avevo avuto la gioia di toccare, sognavo di leccarle la figa e di scendere giù fino a leccarle i piedi, la sognavo girata con il suo culo sulla mia faccia e io che affondavo con la lingua dentro di lei, la sognavo in ginocchio mentre con il mio cazzo in bocca, mi rendeva felice,
- no, non possiamo!-
urlò qualcuno
- no, non possiamo!-
mi svegliai in un lago di sudore, il mio pene era eretto e quasi mi faceva male per la tensione, ci misi qualche minuto a capire dove ero, il respiro cadenzato di mia moglie mi annunciò che tutto era avvenuto solo nella mia testa, mi alzai e andai in bagno erano le quattro, tornai al letto e incominciai a girarmi a destra e a sinistra senza riuscire a prendere sonno, dopo un poco mi sembrò di sentire strani rumori provenire dalla camera da letto di Ivan, ma io continuavo a girarmi nel letto senza riuscire a dormire, ancora pochi minuti e una porta si aprì, era Ivan che andava al bagno,
- la birra si fà sentire- pensai io, rientrato lui la porta della sua camera da letto si riaprì di nuovo, questa volta doveva essere lei, la porta del bagno si chiuse alle sue spalle, io saltai giù dal letto e in mutande mi avvicinai alla porta della camera da letto, nel buio più totale, cercando di non fare nessun rumore la aprii leggermente, la lasciai socchiusa mettendomi a spiare il corridoio illuminato da una vacua luce di cortesia, poco dopo lei uscì dal bagno e arrivata davanti alla mia porta si fermo un attimo, era stupenda, a piedi scalzi le sue gambe salivano come due colonne, una leggera sottoveste rosa la copriva rendendola ancora più bella, un attimo dopo sparì dalla mia vista.
Tornai nel mio letto e ricominciai a rigirarmi immaginandola tra le mie braccia, l’eccitazione continuava a crescere, mi avvicinai a mia mogli e la cominciai a stuzzicare, lei dopo qualche minuto si svegliò,
- che cosa fai?, stai fermo, non possiamo nel loro letto-
- dai ho voglia-
le risposi io facendogli sentire il mio pene,
- e se ci sentono? Dai non possiamo, potremmo sporcare-
- facciamo con calma e attenzione-
anche se a malincuore mia moglie cedette alle mie voglie, la presi da dietro, lentamente cercando di non far rumore, ma il movimento dei nostri corpi produceva qualche cigolio, sembrava lo stesso rumore che poco prima proveniva dall’altra stanza, in poco tempo le venni dentro e ci pulimmo con fazzolettini di carta che posai a terra, poi il sonno ci sorprese ancora abbracciati.
- sveglia dormiglione, buon giorno Marco-
la sua voce carezzava il mio timpano, sogno ancora, pensai
- coraggio svegliati, dobbiamo andare a Milano-
la sua mano mi scosse con fermezza, aprii gli occhi lei era seduta sul mio lato del letto, sorridente come sempre mi porse la tazzina del caffè e passandomi la mano nei capelli disse
- dobbiamo sbrigarci, è già molto tardi –
si alzò e notò i fazzolettini.
Indietreggiando, sorridendo agitando il dito indice avanti e indietro e mormorando a modo di rimprovero disse
- non si fanno queste cose, cattivoni, vi ho sentiti stanotte disse lei sorridendo.-
- anch’io –
le dissi mentre lei usciva.
Nel bagno ripresi le sue mutandine, il profumo del suo sesso ancora resisteva, il cesto della biancheria sporca era ancora la, lo aprii, era vuoto.
In pochi minuti eravamo in auto direzione Milano, Ivan mi aveva lasciato la sua auto e così ci dirigemmo verso la grande metropoli, al mio fianco lei che doveva guidarmi per le strade che io non conoscevo, dietro mia moglie i tre bimbi che facevano un grande baccano.
La giornata era tiepida ed era veramente bello camminare per Milano.
I nostri obbiettivi erano il Duomo e la Rinascente, arrivati i bambini incominciarono a rincorrersi tra lo stuolo dei piccioni in piazza Duomo, noi li seguivamo con lo sguardo tenendoli sempre d’occhio, lei e mia moglie parlavano spesso nella loro lingua, ad un certo punto mentre lei rincorreva i bambini mia moglie si è avvicinata e mi ha detto in un orecchio,
- hai visto! Ieri ci ha sentiti far l’amore, per fortuna Ivan dormiva e meno male che non gli ha dato fastidio, anzi mi ha detto che si è divertita-
-fregatene –
ho risposto io, però non riuscivo a capire il senso delle sue ultime parole, lei intanto tornava verso di noi radiosa come sempre con i bimbi al seguito, avevano fame e decidemmo di andare a mangiare.
Lì vicino c’è un mega non so cosa dove fanno la pizza e quindi ci dirigemmo lì, preso il tavolo e ordinato il cibo ci sedemmo finalmente a mangiare, lei era di fronte a me e spesso incontravo il suo sguardo che non sfuggiva più come i primi giorni ma anzi mi cercava, spesso la cercai con il piede però lei si scostava sempre.
Usciti dal locale ci dirigemmo alla Rinascente, i bimbi impazzivano per le scale mobili cosa rara da noi in Calabria, lei e mia moglie si diressero verso il reparto intimo, interessato le raggiunsi, girovagavo tra gli indumenti appesi e tutte quelle guepiere, mutandine recisemi mi eccitavano molto mia moglie entrò in una cabina a provare qualcosa e io mi avvicinai a lei,
- in questi posti mi viene sempre il mal di testa-
esordii io
- già sono molto cari- rispose lei
- no non è per questo-
- e allora??-
- e che mi eccitano molto-
- già me ne sono accorta, anzi mi sono sparite un paio di mie mutandine-
- si le ho prese io, scusami ma non ho saputo resistere-
- nemmeno questa notte hai saputo resistere con tua moglie-
- ho fatto l’amore con lei ma eri tu nella mia testa e poi ti avevo sentita fare sesso con tuo marito e infine ti ho spiata uscire dal bagno con quella sottoveste rosa, non volevo masturbarmi ancora come ho fatto con le tue mutandine e ho approfittato di mia moglie.- dissi io tutto di un fiato
- senti non possiamo farlo, -disse lei abbassando lo sguardo, e aggiunse
- anche se mi prendi molto non voglio sbagliare di nuovo, ieri mentre facevate l’amore io ti ho pensato molto e mi sono masturbata con al fianco mio marito e anche se avevamo smesso da poco di scopare, ma il sentirti mi aveva eccitato enormemente-
- ho voglia di tè- dissi io mentre dal camerino usciva mia moglie, ci guardo sospettosa eravamo rossi in faccia però prese dell’altra biancheria e torno nel camerino.
Lei intanto guardava un completino e rivolgendosi a me disse
- cavoli che prezzi costano troppo-
- posso comprartelo io, chiesi-
- già rispose lei voi uomini volete comprarci queste cose e poi volete vedercele addosso e noi non possiamo,-
- non fa niente voglio regalartele-
- mi prometti che non mi chiederai mai di mostrarti come mi stanno addosso-
- no, non posso prometterlo – dissi io – però io non insisterò.-
- va bene comprameli –
e mi diede un completo reggiseno, tanga e reggicalze di colore bianco, io mentre di fretta andavo alla cassa ci aggiunsi delle calza autoreggenti, un'altra mutandine tipo perizoma nero che avevo visto prima e una guepiere con perizoma color rosso.
Con in mano il sacchetto tornai da lei, vidi mia moglie da lontano e nascosi il sacchetto sotto il cappotto, una commessa osservò la scena divertita, doveva aver capito tutto.
Mi avvicinai alle due cugine che parlavano divertite,
- guarda Sà,-
fa lei mostrandomi una sottoveste rosa simile a quella che aveva lei la notte precedente,
- a tua moglie deve stare d’incanto-
- a dire il vero mia moglie dorme nuda e non usa queste cose che a dirti la verità mi piacciono molto- risposi divertito
- finitela voi due, mi prendete in giro- disse ridendo mia moglie
- comunque vado a provarmela-
e si avvio per l’ennesima volta nei camerini.
- Ecco – le dissi mentre gli porgevo la busta con le cose che avevo comprato
lei prese la busta e accorgendosi che era abbastanza voluminosa la aprì
- tu sei pazzo, ma quanto hai speso?-
- poco se serve ad alimentare e a coronare un sogno –
I bambini intanto ritornarono da noi, mia moglie usci definitivamente dai camerini, mi consegno gli acquisti ed io mi diressi verso la cassa per pagare, loro intanto salivano al piano superiore. Le raggiunsi poco dopo e passammo diverso tempo nel girovagare su e giù tra i piani del negozio acquistando quello che serviva.
Dopo tre ore, ormai carichi di buste e pacchetti ci dirigemmo verso il bar e i servizi posti all’ultimo piano, ordinammo caffè per noi e pasticcini per i bimbi, mi alzai e cercai il bagno e anche lei mi seguì e insieme ci recammo verso i servizi poco distanti.
Svoltato l’angolo mi accorsi che eravamo soli mi girai e la guardai negli occhi, le mie mani salirono al suo viso e un bacio sulle labbra le dichiarò tutta la mia voglia, lei mi accolse tremando, aprì le labbra e la sua lingua si insinuo nella mia bocca danzando con la mia, entrammo nel bagno degli uomini. Non c’era nessuno chiusi la porta di uno dei camerini e cominciai a baciarla lei ripeteva
- no, no-
ma il suo corpo mi diceva il contrario, le tirai fuori una tetta, dura bellissima e cominciai a succhiarle il capezzolo irto e duro come una pietra, le infilai una mano tra le cosce lei dischiuse dolcemente, una sua mano si impossesso del mio cazzo attraverso i pantaloni, salii con la mano e finalmente le aprii il pantalone, mi inginocchiai e giocai con la lingua con i peli neri della sua figa, tornai a succhiarle il seno, infilai la mia mano nei suoi jeans, e raggiunsi le sue mutandine rosa sotto quelle le mie dita arrivarono alla sua figa, un vero laghetto di umori era bagnatissima a questo contatto la sua bocca balzo verso la mia la sua lingua si fece sempre più intraprendente fino a scavarmi in gola ma tutto fini,
- scusami, non posso, non voglio –
e scostandomi riuscì a scivolar fuori dalla nostra alcova, cercai di seguirla ma si rifugiò nel bagno delle donne, mentre una anziana signora usciva, tornato nel bagno degli uomini mi ricomposi, le mie mani erano ancora bagnate del suo sugo, decisi di non lavarle per avere ancora il suo odore con me.
Tornai al tavolo mia mogli appena mi vide si alzò e con i bambini si diresse a sua volta verso i bagni, passò circa un quarto d’ora e nessuno si faceva vivo, dopo un poco tornarono tutti, lei sorrideva ma evitava il mio sguardo, pagai il conto e uscimmo, raggiunta la macchina alle ore 17,00 circa partimmo per rientrare a casa.
La raggiungemmo due ore dopo loro dormivano tutti, sui bambini e su mia moglie non avevo dubbi, dormivano sempre in macchina, bastavano pochi chilometri e giù cascavano dal sonno, ma sono convinto che lei fingeva.
Arrivati a casa ci dedicammo a fare le valigie le vacanze giungevano al termine e il giorno dopo saremmo ripartiti per la Calabria, lei per tutta la serata non mi rivolse mai la parola e mai lo sguardo, alla fine verso le undici stavamo bevendo il bicchierino della staffa prima di andare a letto, Ivan come al solito si alzò per primo, la mattina doveva lavorare e poi il pomeriggio avrebbe accompagnato noi al treno, mia moglie andò in cucina a fumare, lei si avvicinò e mi disse,
- mi dispiace ma non voglio tradire mio marito non lo merita, tu mi piaci molto ma non voglio perdere lui, voglio però farti un regalo ma mi devi promettere di stare molto attento, dammi il tuo cellulare e quando esco io dal bagno vai subito tu-
- va bene – dissi mentre lei metteva in tasca il mio cellulare.
Il mio cellulare è un Nokya 8710 tra i primi a fare le foto, durante le vacanze diverse volte avevamo scattato foto con il cellulare ripromettendomi poi di scaricarle al mio computer appena rientrati a casa.
La danza del bagno raggiunse il suo culmine, uscito IVAN, mia moglie si catapultò dentro poi entro lei e impiegò parecchio tempo tanto che mia moglie si chiese due o tre volte se per caso lei non si sentisse male.
Comunque alla fine uscì e io tremante mi diressi verso il bagno, nel corridoio incrociandola lei aveva lo sguardo basso e il viso rosso, chiusi la porta alle mie spalle e osservai con attenzione. Del cellulare nessuna traccia, mi venne in mente di cercarlo nel cesto della biancheria sporca ed aperto il cesto notai un pacchetto adagiato in fondo, aperto il pacchetto trovai il cellulare avvolto nelle mutandine rosa che prima aveva lei addosso, sentii subito il profumo della sua figa sugosa, c’era anche una lettera che diceva
- Carissimo Marco questa settimana che giunge al termine è stata stupenda perché con le tue attenzioni, con il tuo corteggiarmi mi hai fatto sentire veramente importante, oltre a questi piccoli regali io al momento non posso darti altro, avrei voluto far l’amore con tè ma non abbiamo tempo e oltretutto nè mio marito e né tua moglie se lo meritano. Ti prego di distruggere quanto prima sia le mutandine che le foto che mi sono fatta con il cellulare, non è stato facile ma il bruciare dei miei sensi e i miei sentimenti per tè lo hanno permesso.
Dimenticami e vivi la tua vita con felicità. Un bacio G.-
La rilessi con calma, la speranza non era morta, presi il cellulare e aprii la cartella delle foto, una prima foto mi mostrava la parte superiore del corpo con il seno scoperto, la seconda, il suo bacino con le mutandine rosa addosso, la terza le mutandine un pochino abbassate che lasciavano intravedere il pelo nero della sua figa, l’ultima il suo culo stupendo incorniciato con le mutandine rosa.
Stupende meravigliose, le foto erano qualcosa di inimmaginabile, impazzivo di gioia, eravamo fatti l’una per l’altro era questa la verità, due innamorati del sesso che per caso si sono ritrovati incatenati in due famiglie diverse.
Mi masturbai immediatamente leccando le sue mutandine e baciando il displey del cellulare con le sue foto, immaginandola mentre mi faceva un pompino, venni violentemente.
In un batuffolo di carta igienica raccolsi tutto il mio sperma, e stavo per buttarlo ma mi venne un’idealo, posizionai con calma nel cesto della biancheria vuoto.
Volevo scoprire se eravamo sulle stesse frequenze, vedere se era porca fino in fondo. Proporle un’altra provocazione.
Spostai le foto in una cartella secondaria cancellandone tracce dalla prima cartella e uscii dal bagno loro erano nel corridoio mia moglie augurò la buona notte e stiracchiandosi si avvio verso la camera da letto invitandomi a seguirla, lei mi fissava negli occhi le feci un lieve inchino sorridendole e battendomi il cuore, mormorai un grazie senza suono ma leggibilissimo dal labiale, lei mi sorrise e mi fece ciao con la mano, nello girarmi per chiudere la porta della stanza le indicai il bagno.
Mentre mi spogliavo sentii i suoi passi dirigersi verso la porta del bagno, entrare, e poi più niente, passarono venti minuti buoni poi lo sciacquone mise fine alla mia attesa, che aveva fatto per venti minuti nella stanza da bagno?
La stanchezza vinse i miei pensieri e mi addormentai, la notte passò senza altre emozioni.
I bimbi entrarono rumorosamente nella mia stanza, salendo sul letto e coprendomi di baci.
- Svegliati Papino –
La mia piccola mi chiama sempre così malgrado la mia mole.
- che oggi dobbiamo partire-
già, oggi si parte, questa settimana dai risvolti erotici purtroppo finisce oggi, ma restano alcune ore almeno per capire se lei ieri sera in bagno si è lasciata ancora andare.
Mi vestii in fretta e andai in cucina, la caffettiera emetteva il suo tipico borbottio,
-buon giorno- belle esclamai rivolto alle due donne intente a parlottare e a fumare.
- ma cosa avete sempre da raccontarvi voi due?- chiesi.
- ciao, cose da donne- fu la risposta di mia moglie,
-ciao-
rispose lei, aveva lo sguardo triste e abbasso subito gli occhi, aggiungendo
- siamo tristi perché oggi ci dividiamo! –
-Coraggio è per pochi mesi poi con l’estate staremo di nuova insieme-
disse mia moglie abbracciando la cugina.
Il caffè non era ancora pronto e mi diressi in bagno, il mitico contenitore della biancheria sporca, scrigno prezioso delle nostre fantasie erotiche era vuoto.
Uscii, il caffè era pronto mia moglie aveva finito di far fare colazione ai piccoli e decise di fare la doccia, restammo soli con i piccoli che giocavano nel corridoio, lei era di spalle e lavava tazze e tazzoni
Incominciai a parlare e le dissi
-grazie, mi hai fatto veramente un grande regalo.-
lei rispose
-ora mi vergogno molto, mi giudicherai una puttana, ma ieri, la giornata passata insieme, le tue attenzioni, i tuoi regali, le tue carezze nel bagno della rinascente mi hanno eccitato da morire, hanno cambiato qualcosa in me, però ora mi sento male, non dovevo farlo, mi giudicherai una troia.-
-no! Non devi nemmeno pensarlo, i sensi eccitati possono far fare tante cose, ma io ti rispetto perché i miei sensi mi hanno fatto fare cose che io non ho mai fatto, non ho mai rubato mutandine è stata la prima volta, e non ho mai tradito mia moglie, ma con tè lo farei perché ti ho desiderata dal primo momento e poi io mi sono masturbato due volte, ieri sera in bagno e non mi capitava da tanto tempo.-
lei tacque e chinò il capo
- dimmi la verità, dissi io, ieri sera in bagno, ti sei masturbata? –
lei restò immobile, sempre girata di spalle poi improvvisamente senza rispondere si girò di scatto cercando di uscire dalla stanza,
la bloccai con un braccio, lei si lasciò catturare, con dolcezza la spinsi a sedersi sulla mia gamba destra,
- ti prego non scappare, sei troppo importante per me, sei la cosa più bella capitatami, peccato che non ti ho incontrata prima, ma da quando ti ho visto ti desidero da morire, mi sei entrata nel sangue e impazzisco nel non averti, è terribile ma la nostra condizione ci impone un certo riguardo, se avremo possibilità faremo sesso altrimenti lo faremo solo con il nostro cervello e con i nostri sogni, io ti chiedo di non interrompere questi sogni, non voglio dividere la tua unione e nemmeno posso dividere la mia ma il cervello, l’idea non ha legami, il potere del pensiero è enorme e io immaginerò per tutta la vita quello che potrebbe succedere in una notte di sesso con te, immaginerò sempre le tue carezze e i tuoi baci, non interrompere questo sogno. Dissi io poggiato con la testa alla sua nuca-
lei non rispose, ed io continuai
- non interrompere il sogno ma aiutalo a crescere, innaffialo con l’acqua dei nostri sensi, che bello sapere che tu ieri sera ti sei masturbata, dopo di me nello stesso posto, è un legame fortissimo uno stare insieme anche se divisi, che bello avere tue foto o la tua biancheria intima, che bello sapere i tuoi pensieri erotici come io ti dico i miei, ti prego non interrompere questo gioco ma accettalo e usalo anche tu senza vergogna libera i tuoi sensi, in parte lo hai fatto altrimenti le foto non le facevi ora però continua, poi un giorno se capiterà questo sogno lo coroneremo senza forzare la mano ma con naturalezza e gioia.
- Tu mi tenti in mille modi, rispose lei dopo un po’, ed in effetti mi sono già lasciata andare molto ma ho paura ad andare oltre, è pericoloso potremmo essere scoperti, anche se questo gioco erotico portato all’eccesso mi piace mi fa sentire viva, ma ho paura oggi ho tremato perché tuo figlio aveva il tuo cellulare in mano e cercava le foto fatte a Milano.
- Non ti preoccupare le tue foto le ho nascoste in una cartella segreta ma le distruggerò appena arrivati in Calabria , dissi io per rincuorarla, come distruggerò le mutandine, e poi noi se facciamo le cose con calma nessuno scoprirà niente, ti prego accetta questo patto.
- Adesso avremo mesi di lontananza e quindi non rischiamo niente proviamo, accetto lei alla fine.
Era ancora seduta sulle mie ginocchia e la baciai dolcemente,
- ecco, questo in questo momento è pericoloso. Disse lei alzandosi.
Aveva ragione e a malincuore la lasciai andare, ma le chiesi
- allora mi dici cosa hai fatto nel bagno ieri sera-
lei si girò verso di me sorridendo, e disse
- non avevo capito perché mi avevi indicato il bagno, appena entrata cercavo qualcosa ma non trovavo niente pio ho guardato nel cesto e ho trovato quello che io pensavo fosse un biglietto, appena toccato però ho capito cos’era, e si sei un gran porco però anch’io non scherzo perché l’odore del tuo sperma mi ha costretto a masturbarmi.-
- l’odore o il sapore del mio sperma? Dissi io incalzandola
- bastardo, mi disse sorridendo, sei proprio come me, va bene confesso ho assaggiato con la punta della lingua il tuo sperma, e poi ho succhiato la carta, era questo che volevi vero??
- si, annuii io mentre mia moglie entrava in accappatoio nella cucina.
Tutta la giornata passò a finire i preparativi per la partenza, l’aria di tristezza sembrava aver coinvolto anche i bimbi che erano più quieti del solito.
I nostri sguardi si incrociarono spesso, un paio di volte le nostre mani si sfiorarono ma niente più nessuna occasione di restare soli ci venne concessa.
Alla fine montammo tutti in macchina direzione Milano Centrale il treno aspettava solo noi.
Il momento dei saluti fu molto triste, ci abbracciammo stringendoci forte le mani, notai una lacrima che le rigava la guancia, poi si butto di nuovo tra le braccia di mia moglie e piangendo guardava me.
Ci lasciammo così, con la promessa di rivederci ad Agosto.
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18 anni fa
marco30ornella,
38/39
Ultima visita: 17 anni fa
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La vedovella
Quella che sto per raccontare è una storia realmente accaduta ad inizio febbraio tra il sottoscritto e una vedova di 59 anni. L’ho conosicuta a casa di un mio cliente, sono un consulente informatico, e svolgo anche visite a domicilio.
La signora, Anna, sorella di questo mio cliente si mostra subito interessata al mio lavoro e per tutto il tempo non fa altro che farmi domande su domande, mi parla di una figlia lontano e dei soldi che spende in telefonate.
Io le propongo di utilizzare skype, cosi’ telefona e vede la figlia e nipoti gratis. Lei accetta ma a una condizione che le dia delle lezioni private a casa sua.
La settimana dopo sono a casa sua, mi accoglie con un sorriso, il caffe sul fuoco, era vestita normalmente con una veste leggero per la casa, ma chissa xché appena entro il mio cazzo ha un sussulto.
Dopo aver installato, il modem, internet, e aver telefonato alla figlia, mi chiede, dopo avermi fatto giurare di non rivelare niente a suo fratello, di mostrargli alcuni siti porno... sono 5 anni che è vedova e da 7 nn ha un orgasmo decente.
Passiamo in rassegna vari siti, visioniamo vari mpeg, scene di scopate, inculate, ompini e altro.... A questo punto decido di rischiare il tutto x tutto e gli infilo una mani tra le gambe, invece di protestare, serra le gambe, e mi da un bacino sulla guancia.
Doveva avere un lago nella fica, era tutta bagnata, la tiro a me e le affondo la lingua in bocca, lei dapprima risponde passivamente poi inizia a mulinare la lingua, infilandomela fino alle tonsille
Inizio a svestirla lentamente, la bacio sul collo, sul seno, le succhio le mordicchio i capezzoli e... qui Anna viene per la prima volta emettendo rantoli e gridando “dio santo, dio santo”, ma nn mi fermo qui le sfilo gli slip e affondo la lingua nella sua fica pelosissima, devo dire che seppur matura ha un buon odore e dopo altri due minuti zac, secondo orgasmo... magari fossero tutte cosi penso tra me e me
A questo punto tiro fuori il cazzo e lei si avventa contro, iniziando un pompino con una foga che non ho mai visto, in due minuti è andata un centinaio di volte dalla cappella alle palle, accidenti se non glielo tolgo faccio la figura del pivellino meglio passare all’attacco, x cui la spingo sul letto e le dico, adesso ti scopo come una troia. Tutto quello che vuoi ma niente parolacce, il tono deciso mi fa desistere da dirne altre, per cui dopo aver giocato un poco con la fica e con il clitoride glielo infilo fino alle palle.
Non pensavo fosse così stretta, ma sono bastate poche spinte perché la fica si adattasse al mio cazzo e un orgasmo la scuotesse tutta, sembrava avesse le crisi epilettiche.
Adesso tocca a me, mi dice e si impala sul mio cazzo prima davanti e poi mostrandomi la schiena, a un certo punto si è fermata e ha iniziato a contrarre i muscoli vaginali, ho dovuto pensare a qualcosa di butto per non riempirla la fica di sborra. Superato il momento critico la giro e la prendo a pecorina, e anche qui altri oragasmi. Ora però dopo aver fatto il giro del mondo col mio cazzo voglio sfondarle il culo. Anna nn vuole dice che nn l’ha mai dato a nessun nemmeno alla buonaanima inoltre da due giorni nn va in bagno, ma dopo l’ennesimo orgasmo acconsente. Mi infilo 1 preservativo e inizio a forzare il buchetto, ma sarà stato x i troppi orgasmi, lei nn ha sentito nessun dolore anzi solo piacere, e indovinate ha avuto un altro orgasmo. :L’ inculata è durata circa 5 minuti sento che sto x arrivare e voglio sborrarle in bocca, mi tolgo il preservativo, sporco di cacca, e glielo infilo in bocca pochi colpi di lingua e le verso una quantita industriale di sborra in bocca,
da allora ci siamo visti altre volte, ma questa è un’altra storia, se volete...
17
0
18 anni fa
admin, 75
Ultima visita: 30 minuti fa -
Moglie pudica
Dopo aver infranto il muro dell’inibizione di mia moglie, ero un uomo felice.
Ogni volta che facevamo l’amore era una cosa nuova e bella, ed io non ero più costretto a sognare di nascosto ma rendevo Anna partecipe delle mie voglie e delle mie fantasie. E, cosa incredibile, lei partecipava attivamente a questo gioco, eccitandomi ed eccitandosi.
Il giorno del mio 30° compleanno festeggiammo alla villa dei miei genitori, sul mare, e lei per l’occasione aveva acquistato un vestitino terribile, cioè fantastico !!! Aveva una bella scollatura che lasciava intravedere molto, quasi tutto, ed anche il più santo dei miei amici era incapace di non guardarle le tette. Anche la minigonna non era niente male, attillata abbastanza da mostrare in pieno le sue belle forme. Insomma, ero eccitatissimo e non riuscivo a nasconderlo. Mia cognata (sua sorella) mi avvicinò e mi disse : “tua moglie è oscena “ , io gongolavo e le dissi che ero contento di ciò: lei si allontanò scuotendo la testa. La sera, nel letto, mentre la possedevo con passione , le confessai che mi sarebbe piaciuto sfilarle la camicetta, slacciarle il reggiseno e liberare la sua fantastica quarta misura, esponendo quei seni eccitantissimi alla vista di tutti. Insomma, le confessai che mi ero molto eccitato all’idea che tutti potessero vederle il seno. Mi disse che ero matto, ma poi volle venire lei sopra ed iniziò una cavalcata sconvolgente. Furiosa ma dolce, veloce e poi lenta, accompagnandola con gemiti e sospiri che mi facevano pensare di essere un superdotato ! La guardavo e morivo dal piacere nel vedere questa splendida donna dimenarsi su di me, guardandomi intensamente con occhi appannati dal piacere. L’orgasmo fu lungo e potente, e subito dopo si accasciò su di me coprendomi di baci. Era fantastica, bellissima, ed io ero orgogliosissimo di lei. E proprio per questo non temevo, anzi desideravo che altri potessero vederla nuda.
Ogni volta che capitava l’occasione, le dicevo che le sue tette erano da infarto (giuro, è la pura verità!) e che era veramente uno spreco che le potessi vedere solo io. Lo dicevo per eccitarla e anche perché mi eccitava tantissimo l’idea che lo facesse veramente, non perché volevo davvero che altri la vedessero , ma perché mi eccitava proprio il pensiero che lei volesse farlo.
Passò del tempo ed iniziammo ad andare in maniera assidua al mare, sempre in compagnia dei nostri 2 figli, quindi senza velleità di alcun genere. Un giorno mia sorella ci offrì l’occasione di passare la mattinata da soli, e noi decidemmo di impiegarla per andare al mare in un posto che non era il solito, era un po’ più distante ma siccome non ci eravamo mai stati giudicammo che fosse il caso di dare un’occhiata. Era un giorno infrasettimanale, quindi c’era poca gente, per la maggioranza famiglie con figli. Ci sistemammo nei pressi di una giovane coppia di fidanzatini, lei biondina , carina, lui non me lo ricordo! Dopo tutta la mattinata trascorsa tra bagni , partite a carte e chiacchere, arrivò l’ora di andare via. Il costume non si era ancora asciugato, ed Anna manifestò l’intenzione di recarsi in uno spogliatoio per mettersi il costume asciutto. Con sguardo malizioso le dissi “perché non ti cambi qui?” e lei, guardandomi con aria di sfida, rispose “pensi che non ne sia capace?” – “No” replicai tranquillo, ed era vero, non la ritenevo assolutamente capace di spogliarsi in pubblico. Mi guardò divertita, e, senza proferire parola, si guardò intorno. Scelta la direzione in cui non c’erano bambini (cioè quella dei fidanzatini ) , con noncuranza si slacciò il laccetto che le passava sul collo, e la parte superiore del suo costume intero nero (…non lo dimenticherò mai quel costume…) scivolò via, lasciando in una frazione di secondo lei col seno al vento e me senza fiato.
Sorridendo mi disse :” Allora, signor scettico, che ne dice? Valgo il prezzo del biglietto? Vuole che me lo tolga completamente, o le basta che quel bel moretto mi mangi con gli occhi solo le tette?:
Ero pietrificato : mia moglie sembrava perfettamente a suo agio in quella situazione, anzi avrei giurato che le piaceva proprio! Se si stava eccitando solo la metà di quanto mi stavo eccitando io, era una gran troia! Guardandola, sentivo il cazzo uscirmi dal costume , lei se ne accorse e mi disse : “ehi, non rubarmi la scena! Allora, cosa vuoi che faccia, mi rivesto o vuoi che stia così per un po’?”. Più la guardavo, e più ero incapace di staccarle gli occhi di dosso, proprio come il ragazzo che avevo alla mia sinistra il quale si sforzava di far casualmente cadere lo sguardo su Annalisa. Le porsi entrambe le mani, nella sinistra avevo un asciugamano e nella destra un reggiseno. Dissi “ voglio che faccia quello che ti senti : se prevale l’imbarazzo vestiti , se invece ti eccita fatti guardare ancora asciugati per bene ”.
Facendo finta di nulla si guardò di nuovo un po’ in giro, poi lanciandomi un’occhiatina arrapantissima afferrò delicatamente l’asciugamano, cominciando a passarselo voluttuosamente sul seno e sulla pancia. “sei eccitato?” mi chiese. “Da morire” risposi con la voce rotta dall’emozione. Il fatto che mia moglie si stesse eccitando nel farsi guardare da sconosciuti mi sembrava la cosa più arrapante del mondo, si stava comportando da vera porca. “Allora guardami, porco. Osserva come la tua mogliettina si mostra a tutti questi sconosciuti……mi sto bagnando!”
“Sei una vera troia – le dissi – ora che torniamo in macchina mi farai un bel pompino con ingoio, così impari ”. Lei, incurante delle mie minacce, continuava a mostrarsi tranquillamente ormai in tutte le direzioni. La minacciai “guarda che non resisto più, ho il cazzo che mi esplode, se non ti copri ti tolgo anche il resto…”. “si, ci credo proprio…” mi rispose ridacchiando. Stavolta toccava a me sorprenderla, ero talmente eccitato che non pensai ad eventuali problemi legali e, avvicinandomi lentamente, la accarezzai sui fianchi e tranquillamente ( per modo di dire : quasi tremavo per l’emozione ! ) le tirai giù tutto il costume. Ero fuori di me, non solo mia moglie era completamente nuda su una spiaggia con un sacco di persone che la guardavano, ma ero stato io a mostrarla in tutta la sua bellezza !!! Notai che per l’occasione si era depilata in maniera veramente perfetta, (chissà che non ci avesse fatto un pensierino già da casa…) e le dissi “ sei una bellissima puttan!
a, ora che tutti ti hanno vista come mamma ti ha fatta , sei pronta per vestirti e andare a far sfogare il tuo maschio preferito? ” Mi guardò sorridendo e disse, infilandosi le mutandine “andiamo a scopare, marito mio. Vedrai come ti combino !!! “
Andando via , ci sentivamo accompagnati dalle occhiate di rimprovero delle donne e di approvazione degli uomini. Giunti alla macchina , non riuscimmo ad evitare di toccarci ovunque come due ragazzini che scoprono l’altro sesso per la prima volta. La toccavo e lei gemeva come se la stessi cavalcando , ed anch’io mi rendevo conto di sospirare forte quando me lo afferrava senza molti complimenti. Dovemmo accontentarci di questo , altrimenti alla fine una denuncia per atti osceni in luogo pubblico non ce la toglieva nessuno. Purtroppo bisognava andare a prendere i bambini , ma io ero sicuro che non avrei MAI potuto resistere fino a sera. Glielo dissi, ad Anna guardandosi intorno mi disse : “ sai che facciamo ? ….parcheggiamo ! “ – “ tu sei completamente pazza – risposi subito – dove vorresti farlo ? “. Mi fece notare che c’erano tantissime macchine ammassate nel parcheggio di un ristorante annesso ad un famoso lido : “ è ora di pranzo , quanti andranno via ? “. Notando la mia titubanza , decise di essere convincente. Si tolse velocemente gonna e mutandine , rimanendo nuda sotto , ed iniziò a toccarmi tra le gambe. “ Vorrei che mi scopassi furiosamente. Trattami come una vera puttana , ho una voglia matta di vederti godere. “
Parcheggiai al volo trovando giusto un posticino tra due camper, sistemai due parasole sul lunotto anteriore e posteriore e mi spogliai anch’io. Non feci neanche in tempo a girarmi che sentii una splendida sensazione di caldo-umido sull’attrezzo che si era ingigantito a dismisura nel corso della mattinata. La mia mogliettina iniziò un pompino dolcissimo, fantastico , ma io avevo voglia di penetrarla e le dissi di smetterla che non avrei resistito niente. “Ho detto che ti voglio veder godere “ – rispose decisa – ed in modo deciso incrementò il movimento della sua testa. Venni subito copiosamente , ero troppo eccitato per resistere anche solo 5 minuti. Lei non si fermò , ma continuò a spompinarmi riuscendo a non farmelo ammosciare , ed io mi sentii un divo del cinema porno.
Le dissi “ adesso ti faccio vedere io…” e lei rispose “ ecco, bravo , proprio quello che volevo ! “
Le sollevai le gambe e la penetrai subito con vigore , facendola ansimare così forte da preoccuparmi che qualcuno potesse sentirci (i vetri erano un po’ aperti per il troppo caldo). Lei mi chiedeva di trattarla come una bambola gonfiabile, voleva che pensassi solo al mio piacere, ma era impossibile per me non pensare anche al suo godimento. Ciononostante, stantuffavo come un matto, mi sentivo un martello pneumatico, e Anna mi supplicava di godere a piu’ non posso. Alla fine decisi di accontentarla, e grugnendo come un animale iniziai a godermela sul serio, senza prestare attenzione a non venire troppo presto. Questo mio cambiamento ebbe un effetto immediato su di lei, che rispose ai miei grugniti godendo in maniera animalesca, come non le avevo mai visto fare. Ebbe un orgasmo incredibile, che non finiva mai, e lo accompagno’ con versi e gemiti ad alta voce che portarono anche me sull’orlo dell’abisso : lei capì e mi incitò a darci dentro più forte, e quando mi sentì irrigidire disse :”vieni fuori” , io lo estrassi e lei mi masturbò sulla sua pancia (aveva ancora le gambe sollevate) dicendo : ” sporcami tutta amore mio !! “.
Fu fantastico, e quando terminammo ci ripulimmo e corremmo via (arrivava qualcuno) senza sapere se avevamo dato spettacolo o no.
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18 anni fa
admin, 75
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Voglio assomigliare alla mamma
Adesso ho 24 anni, ma fin da piccola ho capito cosa significa la parola sesso! Ho visto mia mamma far sesso con tanta gente anche con due alla volta le ho, visto succhiare tanti di quei cazzi che un'attrice porno a confronto e una dilettante! Noi siamo tre fratelli due femmine ed un maschio, tutti figli di padri diversi. Quindi in casa mia ci sono stati piu’ uomini che in un spettacolo per soli uomini! Io sono la piu’ grande, poi ce mio fratello 5 anni piu’ giovane di me e poi una sorellina di 14 anni. Come dicevo in casa nostra entrava tanta gente e andava a parlare con mia mamma in salotto, io tutte le volte li spiavo e non li vedevo parlare, ma scopare o vedevo mia mamma con il cazzo in bocca finche non lo faceva venire! Avevo ancora circa dieci anni, ma crescevo e piu’ crescevo piu’ mi eccitavano quelle scene. Allora andavo in camera mia sotto le coperte e finivo lì quello che avevo cominciato dietro la porta del salotto dove c'era mia mamma con quello di turno! Avvolte qualcuno restava a dormire li, ma la mattina scappavano via come dei ladri! Gli anni passavano ed era tutti i fine settimana sempre la stessa cosa, io iniziavo a formarmi il seno il culetto, e qualcuno iniziava a guardarmi diversamente! Ma mia mamma non permetteva a nessuno di esagerare con me. Un giorno conobbe un uomo, questo iniziò a venire a casa tutte le sere, non era un bel uomo ma era simpatico. Lei se ne innamorò, spiavo anche loro e lui oltre che simpatico avevo anche un bel cazzo dritto lungo e grosso, (capisco anche perchè mia mamma se ne innamorò) mi eccitavo a vedere mia mamma con quel cazzo in bocca o in mezzo alle gambe. Spiavo lui anche in bagno quando era da solo, andavo a fare il bagno, quando c'era lui in casa e la mia mamma era al lavoro, nella speranza che mi spiasse anche lui. Lasciavo la porta senza giri di chiave cosi anche per sbaglio poteva entrare. cosi successe un giorno sentii bussare alla porta, pensavo fosse mio fratello e gli risposi che era occupato, invece era lui, e mi disse: ok aspetto, un brivido mi attraverso la pelle ma rimasi zitta. Dopo un pò mi disse se dovevo ancora stare ancora tanto, perchè doveva solo lavarsi i denti. Io con voce soffocata gli risposi che poteva entrare, (tanto ero immersa nella vasca e non poteva vedermi). Lui entrò e mi chiese scusa, non le risposi gli chiesi solo se la mia mamma era rientrata, e lui mi disse di no, chiedendomi come mai e se mi serviva qualcosa; gli dissi che mi serviva lei per farmi lavare la schiena. Lui posò lo spazzolino si avvicinò e mi chiese: posso farlo io? Non mi diede neanche il tempo di rispondere, prese la spugna si mise sul bordo vasca e inizio a massaggiarmi la schiena, ( aveva capito tutto) io mi chinai in avanti sulle ginocchia cosi nascondevo anche il seno. Lui mi passava tutta la schiena ma quando scendeva verso il basso sentivo le sue dita sfiorarmi il sedere. Ero imbarazzatissima ma anche eccitata, mi chiese se mi fosse piaciuto e se mi stavo rilassando, gli risposi con la testa di si. lasciò la spugna e mi passava solo dell'acqua addosso, mi accarezzava ed ogni volta che si avvicinava al culetto avevo dei brividi, lui se ne accorse allora scese ancora piu' giu ed io mi inchinavo sempre di piu’ per fargli spazio alla mano. Riprese la spugna e mi versò della schiuma sulle braccia mi alzò il collo e me ne fece colare anche sul seno, ed iniziò a massaggiarmi il collo e le braccia ed ogni tanto si avvicinava al seno sfiorandolo con la mano. Poi prese il bagno schiuma tolse il tappo, ma cadde dentro l'acqua feci per prenderlo, ma feci anche finta di non riuscire a trovarlo, all’ora lui infilo il braccio dentro l'acqua lo prese e nel tirarlo fuori me lo appoggio alla patatina, io ebbi un sobbalzo, come una scossa. Mi guardo e mi diede un bacio sulla testa, si verso un pò di bagno schiuma sulla mano e mi massaggiò il collo poi il petto poi passò alla pancia attraverso il mio seno e mi disse di distendermi. Avrei fatto qualsiasi cosa mi avrebbe chiesto. Mi appoggiai con la testa al bordo vasca e mi rilassai, ero tutta nuda lì davanti a lui e non mi vergognavo affatto. Mi accarezzò dappertutto si soffermo un pò sui seni, mi prese la mia mano ed insieme scendemmo giu alla patatina e mi disse di toccarmi come quando ero sola, mi piace vederti toccare ti ho spiata tante volte e so anche che mi spii, quando sono in bagno, (cioè, sapeva tutto) avrei voluto sprofondare. Però iniziai a toccarmi da sola, mentre lui mi stringeva i seni, avevo gli occhi chiusi e mi sentii avvicinare qualcosa alle labbra, era la sua mano iniziai a baciarla poi presi un dito e lo infilai in bocca. Mi chiese se lo spiavo anche quando era con mia mamma . Gli risposi di si, mi chiese cosa avevo visto, tutto, gli risposi! E cosa ti e piaciuto di piu’ ? Vedere la mamma in ginocchio davanti a te. Non mi disse nulla, ma era eccitatissimo, mi prese la mano e la portò sul suo cazzo, non mi ero neanche accorta che lo aveva già tirato fuori. Era enorme mi lascio la mano ed io iniziai ad accarezzarlo, lui si tolse i pantaloni si alzò in piedi entro in vasca e mi disse: succhiamelo troietta! Lo presi con tutte e due le mani iniziai a baciarlo, gli leccai la punta e poi piano, lo infilai tutto in bocca!!! Lui con una mano appoggiata alla parete e l’altra sulla mia testa spingeva quel bel grosso cazzo nella mia bocca, mi sentivo riempire tutta e stato un momento bellissimo, lo leccavo lo succhiavo lo accarezzavo, per me in quel momento quel coso era tutto, era quello che avevo sempre desiderato e finalmente era tutto mio. Avrei voluto prenderlo ovunque, ma in quel momento lo volevo solo in bocca e al solo pensiero che mi sarebbe venuto in faccia, mi faceva sentire tanto troia. Nel frattempo ebbi un orgasmo e inizia a toccarmi e godere, lui si godette la scena tirò il cazzo fuori dalla mia bocca iniziò a menarlo chiamandomi troia e dicendomi che ero la sua troia ( anzi la sua piccola troia ), mi infilò due dita in bocca ero eccitatissima, non fece in tempo a dirmi che stava venendo che un primo schizzo mi arrivo dritto in bocca, tirai fuori la lingua e lui da sopra mi schizzava in faccia e in bocca. Mi sentivo al settimo cielo, mi sentivo schiava di quel uomo avrei fatto tutto quello che mi avrebbe chiesto. Mi colava tutto in faccia lo presi con la mano e lo spalmato sulle labbra, iniziai a leccarlo e succhiarlo toccandogli le palle, lui mi tolse il cazzo dalla bocca e mi fece leccare quelle palle pelose, ma tanto morbide. Gli chiesi se ero stata brava, lui mi accarezzò la guancia e mi disse che ero stata bravissima e che ero la sua piccola troietta. E da quel giorno non ebbi piu' niente da invidiare a mia Mamma, avevo quello che aveva lei ed soprattutto ero come lei, cioè Troia.
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18 anni fa
tapiro,
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Mi racconto - 1 parte
Con il sesso sono stata abbastanza precoce. Quando ho fatto il primo pompino avevo poco più do tredici anni. Frequentavo la terza media e lui faceva il quarto ginnasio. Mi venne quasi immediatamente in gola ed io mi trovai ad ingoiare la sua cremina. Mi piacque il sapore. Dopo un anno persi la verginità ad opera di un amico di diciotto anni. Contrariamente a molte ragazze, io non avvertii alcun dolore quando mi penetrò e riuscii a godere. Il culo me lo aprì un ragazzo olandese durante l’estate tra il penultimo e l’ultimo anno delle superiori. All’università ebbi moltissimi uomini e conobbi quello che sarebbe diventato mio marito. Mi innamorai immediatamente di quel ragazzo taciturno, intellettuale, elegante. Dopo poco scoprii che a lui piaceva esibirmi. Mi regalò il primo reggicalze e me lo fece indossare con una gonna lunga con un lunghissimo spacco sul davanti. Andammo a cinema e mentre ero seduta la gonna lasciava vedere il reggicalze e, dato che non mi aveva fatto mettere le mutandine, la patatatina . I maschi mi guardavano vogliosi, ed io ero eccitata da morire. A casa scopammo con passione furibonda. Da allora spesso cominciammo a fare esibizionismo sempre più spinto, io ero arrapata da impazzire e lui mi propose di farlo con un altro davanti a lui che avrebbe guardato. La cosa mi lasciò esterrefatta, ma piano piano lui mi convinse, e così mi ritrovai a letto con uno sconosciuto che mi stantuffò per bene in tutti i buchi davanti al mio fidanzato, facendomi urlare dal piacere.
Fu poi facile passare alle gangbang nelle quali molti maschi abusavano di me in ogni modo, sempre davanti al mio lui e sempre con mio grandissimo godimento.
Ci siamo sposati ed abbiamo continuato come da fidanzati, organizzando gangbang e bukkake.
Un giorno per caso su internet scoprimmo un sito francese di un organizzatore di gangbang alle quali speso partecipavano maschi di colore. Guardavo spesso le foto di quelle gangbang e dentro di me nacque la voglia di una gangbang di colore.
Ne parlai con mio marito che si entusiasmò all’idea che io fossi montata da maschi di colore. Non perse tempo: inviò una mail all’organizzatore descrivendogli cosa cercavamo.
Lui, Laurent, fu molto gentile e ci rispose subito, chiedendo una mia foto. Mio marito gli inviò una foto nella quale ero ritratta con addosso un reggicalze e a cosce aperte.
Laurent rispose facendomi i complimenti e ci disse che la cosa si poteva organizzare. Alla sua proposta di inviarci le foto dei neri che mi avrebbero scopata rispondemmo di no: volevo una sorpresa.
Prendemmo gli accordi per il nostro viaggio a Parigi e sul numero dei maschi: ne volevo otto.
Il 27 dicembre prendemmo da Roma il volo per Parigi. Sia io che mio marito eravamo emozionati.
Arrivammo ad Orly e lì trovammo Laurent ad attenderci con in mano un mazzo di fiori per me. Faceva molto freddo ed io fui contenta di avere addosso la pelliccia. Ci accompagnò in albergo e ci disse che sarebbe venuto a prenderci quella sera alle otto.
Dopo pranzo riposai nel comodo letto, poi mi preparai per la serata. Mio marito mi depilè accuratamente la fica e le ascelle, feci un bagno e poi comincia a vestirmi. Indossai un bellissimo reggicalze di pizzo nero con calze velatissima con la riga. Poi misi un abito lungo, nero, scollato e trasparente: non indossai né perizoma né reggiseno, ma misi un paio di scarpe con il tacco altissimo e sottile.
Laurent arrivò puntualissimo e mi fece i complimenti per come ero vestita. Ci portò con l’auto all’appartamento dove era fissato l’incontro, in pieno centro della città, a due passi dalla Torre Eiffel.
Io e mio marito prendemmo l’ascensore per arrivare al secondo piano, suonammo il campanello e venne ad aprire la porta un nero molto bello. Si presentò e mi baciò sulle guance. L’appartamento era adibito a ufficio, era molto spazioso e aveva un divano-letto già aperto. In quella stanza c’erano gli altri sette ragazzi, tutti bellissimi e neri come il carbone. Mi vennero incontro e mi baciarono, ci offrirono dello champagne e poi mi fecero sedere sul letto. Uno di loro infilò la mano nella scollatura del vestito e iniziò a carezzarmi le tette, stringendo delicatamente i capezzoli. Un altro mise le mani sotto il vestito e cominciò a carezzarmi la fica. Fu l’inizio. Mi tolsero il vestito lasciandomi nuda con le calze, il reggicalze e le scarpe, poi si spogliarono. Rimasi sbalordita: i loro cazzi, anche se ancora mosci erano enormi. Mi ritrovai a succhiarli mentre mi facevano fremere con le loro carezze. Mi scoparono uno per volta nella fica, facendomi godere, poi mi incularono a turno e poi ancora cominciarono a possedermi contemporaneamente nella fica e nel culo, con doppie penetrazioni che mi fecero godere molte volte. Vedevo mio marito fotografare e filmare mentre quegli otto maschioni abusavano di me. Finirono di usarmi dopo tre ore, scaricando il l,oro sperma nella mia bocca assetata. Ero esausta ma felice. I ragazzi si rivestirono ed andarono via. Quando poco dopo arrivò Laurent, io ero ancora nuda, con le cosce spalancate e il uco del culo oscenamente aperto. Sorrise nel vedermi in quelle condizioni e mi chiese se ero soddisfatta. Mi alzai dal letto e lo abbracciai. Gli abbassai pantaloni e mutandine e gli feci un pompino con ingoio.
Laurent mi chiese se volevo lavarmi, ma io risposi di no, Senza indossare il vestito, che mise nel borsone di mio marito, indossai la pelliccia e chiesi di tornare in albergo.
Arrivarti in albergo, mi tolsi le scarpe e la pelliccia e così, ancora piena degli umori dei maschi mi buttai sul letto e mi addormentai di colpo.
La mattina successiva, quando uscii nuda dal bagno dopo aver fatto la doccia vidi che arrivato Laurent che stava chiacchierando con mio marito. Lo salutai con un bacio sulla bocca e nuda com’ero mi sedetti al tavolino per fare colazione. Mio marito mi chiese che Laurent aveva proposto di andare a pranzo in un locale particolare a S. Denis, un locale molto trasgressivo. Accettai con entusiasmo. Chiesi cosa dovevo indossare e Laurenti mi rispose “il meno possibile”. Così misi una guepierre azzurra, con calze a rete larga, stivali con tacco a spillo e mentre stavo mettendo il perizoma Laurent mi fermò. “Va bene così”, mi disse. Indossai la pelliccia e uscimmo.
Arrivammo a S. Denis, e ci avviammo a piedi verso il locale. Mentre camminavo la pelliccia si apriva e mostrava le gambe avvolte dalle calze con la guepierre. Sentivo i commenti pesanti dei maschi che mi vedevano e la cosa piaceva sia a me che a mio marito.
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18 anni fa
ladylovegangbang,
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Ultima visita: 17 anni fa
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L\'intima origine di un desiderio
L’intima origine di un desiderio
Parte 1:
Estate. Stagione che accende la passione, a maggior ragione se si ha diciassette anni, una tempesta ormonale in corso e poche esperienze sessuali all’attivo.
Per questo, ancora prima di partire per le vacanze, la mia mente partoriva situazioni e futuri incontri così eroticamente dettagliati che finivano con la conseguente, inevitabile, prepotente erezione da dover accontentare. La mia mano si dedicava con le più intime carezze nell’ancestrale arte dell’autoerotismo. Amplessi maturati in un onirico harem dove non c’era ragazza capace di resistermi ed ognuna di loro era pronta ad accogliere in qualsiasi angolo del proprio corpo il caldo e denso frutto del mio desiderio; un prezioso nettare che invece finiva per essere accolto o dalla tazza del water o da qualche fazzoletto di carta preparato per l’occasione.
Ero un ragazzo carino e sebbene non fossi appariscente quanto il “fusto” di turno che le ragazzine ammiravano e se ne contendevano le attenzioni, avevo le mie ammiratrici. Nonostante tutto, però, i momenti che dedicavo a me stesso avevano qualcosa di speciale, di intimo, che ancora non ero riuscito a provare durante gli incontri di sesso che fino ad allora avevo avuto con le ragazze.
Forse perché ad alimentare le mie fantasie c’era una particolare fissazione che diventava sempre più insistentemente presente: avevo una autentica passione per i piedi femminili! È insolito, certo, perché la mèta naturale dei miei coetanei, per chi ancora non l’avesse provato, era il sesso completo con la propria ragazza, mentre il mio punto di esaltazione era quello di avere tutti per me un paio di piedini da “consumare” di baci e carezze.
Non so dire esattamente quando si presentò per la prima volta il desiderio, ne cosa lo avesse generato, sta di fatto che sempre più spesso il culmine dei miei orgasmi solitari lo raggiungevo immaginando che fossero un paio di piedi attraenti ad abbracciare e scuotere il mio membro fino a portarlo al traguardo del piacere, anziché la mia mano. Ero arrivato persino a mettermi in bocca il mio alluce e leccavo, per quanto potevo, il mio piede sognando che fosse l’estremità di una delle tante donne che vedevo ogni giorno e che, quasi a volermi stuzzicare intenzionalmente, indossavano provocanti sandali o scarpe aperte catturando la mia attenzione.
Ero forse malato? All’inizio avevo provato a condividere questa fantasia con le ragazze con cui flirtavo, nella speranza che, incuriosite, l’accontentassero, ma gli esiti si erano rivelati più o meno disastrosi; si passava dal “ma che sei, una specie di pervertito?” a “perché, non ti piace quello che ho tra le gambe?” e così via. Dopo di solito calava il gelo, o iniziavano a ridere, o si mettevano a piangere. Non capivano; ma del resto io stesso non riuscivo a spiegarmi la natura di quella morbosa attrazione e visti gli esordi decisi di lasciar perdere covando dentro di me quel desiderio che sfumava lentamente in una frustrante privazione.
Pensai che l’imbarazzo dato dall’inesperienza fosse la causa di tutto, un’insicurezza che mi faceva concentrare su una parte del corpo solitamente non presa in considerazione, forse temendo di non riuscire a fare una bella figura nei rapporti…diciamo convenzionali. Ma ancora non avevo neppure intuito la vera natura di quella “mancanza” che di li a poco si sarebbe rivelata in tutta la sua chiarezza.
Quell’estate di tanti anni fa, come ogni anno, avevamo progettato le vacanze di famiglia scegliendo una località che offrisse l’opportunità di rilassarsi ai nostri genitori e abbastanza svaghi per me e Claudia, mia sorella gemella. Decidemmo per il terzo anno consecutivo di passare le vacanze sul lago di Garda, dove ormai avevamo fatto amicizia con altre famiglie divenute abitudinarie di quel posto e sia io che mia sorella eravamo riusciti a ritagliarci una serie di amicizie estive che ritrovavamo ogni anno.
Dopo circa quattro giorni di villeggiatura, finalmente ebbi il coraggio di osare e scoprii che se solo non avessi esitato così tanto avrei potuto avere già l’anno prima un incontro intimamente ravvicinato con Judith, una ragazza tedesca conosciuta l’estate precedente e che sembrava ansiosa quanto me di approfondire questa conoscenza.
Stavamo facendo una passeggiata lungo il lago quando le nuvole cominciarono a prendere possesso del cielo e inutilmente mi augurai che la pioggia non rovinasse la serata.
Avevo appena infilato la mano destra sotto la maglietta di Judith , risalendo lungo la pancia fino ad incontrare il piccolo ma appagante seno ed ero perso nell’accarezzarlo, sentivo il battito del suo cuore che accelerava e andava a tempo con il mio. Con i polpastrelli le stuzzicavo e stimolavo i capezzoli, che adesso erano diventati duri e lievemente sporgenti; intanto mi godevo la sua mano delicata e per niente inesperta che, infilatasi nei miei pantaloni, si prendeva cura del mio membro. Quasi volesse rendermi la piacevole tortura che le stavo infliggendo, ricambiava i miei movimenti sul suo capezzolo con altrettanti, identici, sulla cappella che sussultava di piacere.
Ed ecco il lampo, seguito dal tuono. Gli araldi dello scroscio che dal cielo avrebbe lavato via la speranza di concludere nel migliore dei modi la serata! Provai a trattenerla ma non ci fu verso, così l’accompagnai per un tratto finché non raggiunse il campeggio e dopo un fugace bacio corsi a mia volta verso l’albergo dove alloggiavo.
Entrando vidi qualche cliente ancora in giro, alcuni che giocavano a carte, altri semplicemente intenti a scambiare le ultime chiacchiere prima di ritirarsi in camera.
Salutai cordialmente e appena arrivato nel corridoio vidi mia sorella, rientrata anche lei a causa della pioggia, e i nostri genitori che stavano andando nella loro camera. Dopo aver dato loro la buonanotte io e Claudia ci accingemmo a fare lo stesso.
-Sono fradicia…- disse Claudia entrando nella stanza e togliendosi le scarpe -…Ma tu guarda ‘sto cavolo di tempo.-
Io intanto ero andato a fare pipì nel bagno della camera.
-Come sei silenzioso… serataccia?-
-Era partita bene, e se non fosse stato per la pioggia sarebbe finita anche meglio!- Le dissi a mezza bocca mentre facevo cadere le ultime gocce.
Era già successo altre volte e come temevo stava succedendo di nuovo; quando venivo stimolato senza poi concludere con l’eiaculazione, cominciavo ad avvertire un dolore all’inguine, che lentamente si concentrava sui testicoli fino a diventare insopportabile. Normalmente mi masturbavo per lenire il fastidio ma con mia sorella che si apprestava a viaggiare dalla camera al bagno l’unica soluzione era stendermi sul letto e sperare che si placasse da solo. Non potevo certo menarmelo di fronte a lei.
-Dai, racconta!- Continuò Claudia -Voglio sapere tutto!- Era entrata in bagno in reggiseno e mutandine per appendere i vestiti bagnati.
Non era certo la prima volta che vedevo mia sorella seminuda, anzi, era capitato più volte di vederla come mamma l’ ha fatta mentre di cambiava o andava a farsi il bagno; il “prurito” che avevo al basso ventre di quella sera, però, mi fece avere un piccolo, quasi impercettibile impulso e per un attimo anziché mia sorella fu una ragazza decisamente attraente che vidi coperta da quel delizioso completino intimo. Durò meno di un secondo e subito mi scese addosso una sensazione di disagio, come se avessi violato la sua intimità, e mi sentii un idiota.
-Allora…ci sei? Certo doveva essere proprio speciale questa ragazza, guarda come ti ha ridotto. Dai, sono troppo curiosa!- Stava armeggiando con le mollette e si era voltata nel dire le ultime parole.
-No, niente di speciale, è solo…beh, è piuttosto carina e sembrava anche molto spigliata.- Cercai di troncare il discorso, il mio uccello era talmente sensibile che il solo ripensare a Judith lo faceva sussultare con il conseguente risultato di un ritorno di erezione, imbarazzante dato il momento, e l’aumento del dolore che riuscivo sempre meno a mascherare.
-Come siamo freddi!- Mi disse ironica -Sei sicuro che va tutto bene, a parte il mancato divertimento?-
Dato il rapporto molto unito che avevamo avuto fin da piccoli,non c’erano stati mai stati grandi segreti tra di noi, perciò ci raccontavamo ogni cosa, anche delle esperienze con l’altro sesso, era normale quindi che fosse sorpresa dal mio atteggiamento.
-Si, scusa Claudia… va tutto bene…- Mentii.
-…ho solo un po’ di fastidio alla pancia e allo stomaco, forse ho esagerato col bere.-
Almeno avevo trovato una scusa per il dolore.
-Oh, mi dispiace, posso fare niente? Ti vado a prendere qualcosa, un tè magari…spero sia ancora aperto il bar.-
-No, davvero, grazie, adesso mi vado a stendere e vedrai che mi passa.- La tranquillizzai.
-Se hai bisogno del bagno dillo, non ti fare problemi…hai la nausea?-
Era sempre stata premurosa nei miei confronti, questo il motivo della sua insistenza, ma in questo modo risultava sempre più difficile reggere la storia che avevo montato. Non ero mai stato capace di dirle bugie e alla fine cedetti.
-A dire il vero non ho bevuto…è solo che…- Non sapevo come dirglielo.
- …pancia e stomaco sono a posto, il dolore è di altra natura.-
Claudia era di fronte a me, con un espressione risentita, preoccupata e interrogativa allo stesso tempo.
- Ma allora…stai male o no?- mi disse ora in tono deciso.
-Va bene, tanto più ci giro intorno e peggio è; il fatto è che stasera con Judith ci siamo abbandonati a delle carezze sempre più intime e sul più bello si è messo a piovere, quindi non abbiamo concluso, capito?-
L’avevo detto tutto d’un fiato, senza pensare che in quel modo non avevo chiarito granché.
-Si, questo l’avevo intuito, quello che non capisco è perché stai male. Avrai un’altra occasione domani, mica ti devi disperare.-
Ora il suo sguardo faceva tenerezza, non ci arrivava proprio o forse non era molto esperta di problemi maschili. Le dovevo una spiegazione migliore.
-Non so se è una cosa comune, ma mi succede che quando vengo stimolato per un po’ senza…sfogarmi, mi prende un dolore all’inguine, in particolare ai testicoli, e ti assicuro che mi piego in due!-
Un po’ di rossore sulle guance tradì l’imbarazzo che Claudia provò nel sentirmi dire quelle cose. Come ho detto ci eravamo sempre confidati, ma con la crescita le nostre confidenze intime erano diventate meno dettagliate; era pur sempre una persona del sesso opposto che avevamo davanti, perciò non era come confidarsi con l’amico o l’amica.
-Se era solo questo potevi dirlo subito…- Disse con un tono che tentò di sembrare sicuro.
-..Non devi farti problemi, sono tua sorella, mica un estranea.-
Era sincera e adesso stava anche acquistando disinvoltura.
-Hai ragione, ma sei pur sempre una ragazza e mi imbarazza parlare esplicitamente di sesso con te. Almeno così credevo…in effetti sono più spontaneo di quanto pensassi.- La guardai e le sorrisi.
Lei ricambiò il sorriso, che fu ancora più ampio del mio, e mi abbracciò teneramente. Poi si mise a sedere sul suo letto, accanto al mio, con le gambe incrociate.
-Anche a me quando vengono le mestruazioni capita di essere piegata in due dal dolore, vado avanti a moment…ma sei sicuro che non ci puoi fare niente?-
-Beh, l’unico modo che conosco è quello di finire…da solo, mi spiego?- Confessai.
-Devi masturbarti? Ma allora fallo, scusa, chi te lo fa fare di tenerti il dolore. Bastasse questo per calmare i dolori mestruali avrei risolto tutti i problemi.-
Il mio sguardo attonito era eloquente.
-Perché ti stupisci? Credevi che solo i maschi si masturbassero?-
-No…non so…non credevo che fosse una pratica molto diffusa tra le ragazze.-
-Siamo più riservate, è vero, ma il fatto di non sbandierarlo ai quattro venti non vuol dire che non lo facciamo.-
-E… ti piace molto?- domanda stupida!
Ma ero curioso, la barriera inibitoria che fino ad allora avevamo implicitamente costruito negli anni era crollata, sgretolando le vergogne relative. Ora eravamo in vena di confidenze.
-Che discorsi, certo che mi piace, perché a te no?-
-Sicuro, anzi, spesso riesco a provare più piacere da solo.- Inconsciamente mi stavo aprendo pian piano, come se parlassi con me stresso.
-Anche a me succede lo stesso, a volte, figurati che…- Si interruppe un attimo e indicando con l’indice il mio basso ventre disse -Senti… ma se parliamo dopo che hai fatto non è meglio? Lo dico per te.-
-Hai ragione, solo che adesso mi sembra una situazione troppo grottesca. Insomma, dovrei andare in bagno e toccarmi sapendo che sai quello che sto facendo, per poi tornare di qua a parlare con te?-
- Non dirmi che non l’hai mai fatto a casa!- Ribatté lei.
-Si, ma almeno a casa non sapevi che mi stavo masturbando… dai, così mi vergognerei!-
-Mmm…vediamo…ho trovato! E se lo facessi qui, davanti a me?- Mi propose.
-Ma sei matta?? Ti ho detto che mi vergogno a farlo in bagno con te di qua, figurati se mi stai vicino e mi guardi!-
-Ma dai, sarebbe una specie di gioco, insomma, tu risolveresti il problema e condivideresti questa cosa con me. Secondo me sarebbe meno imbarazzante.-
-Sarà meno imbarazzante per te, forse, ma credi che mi sentirei a mio agio a menarmelo con te che osservi la scena?-
Passò un attimo in cui Claudia sembrò concentrata nel cercare una soluzione.
-E se fossi io a…toglierti il dolore?- La frase le uscì in completa naturalezza, come se fosse la cosa più comune di questo mondo.
-Ma ti rendi conto di cosa dici??- Avevo capito bene? Non poteva averlo detto realmente.
-Beh, che c’è di male? In questo modo non starei solo ad “osservare la scena”.-
-Non ci credo! Mi stai dicendo che vuoi farmi una sega? Ma sei mia sorella!-
-Io non ci vedo niente di male, mica andiamo a letto insieme, sarebbe solo un massaggio in una parte che ti fa male, quante volte mi hai massaggiato la schiena, o il collo. Comunque, senti, mi sono rotta di essere trattata da pervertita, io volevo darti una mano, fai come ti pare!-
Si alzò e fece per andare in bagno.
-Vuoi… darmi una mano?-
Ci guardammo, di colpo il mio sguardo allibito svanì, così come mutò lo sguardo risentito di Claudia. Un sorriso si affacciò sulla bocca di entrambi pensando all’ironia involontaria della frase, e di colpo scoppiammo a ridere!
-Ma…sei sicura?- Le chiesi serio non appena le risa si placarono.
Ero disteso sul mio letto con la schiena appoggiata al muro. Contrariamente all’esuberanza che aveva voluto dimostrare poco prima Claudia si avvicinò incerta, tradendo un po’ di imbarazzo ora che effettivamente tutto ciò che aveva detto sembrava accadere davvero. Comunque non si tirò indietro, si sdraiò su un fianco accanto a me, mi passò una mano nei capelli.
-Si, sono sicura.- Disse in tono altrettanto serio.
Non si era ancora messa niente ed aveva ancora il solo intimo addosso. Percepivo il contatto del seno con il mio braccio, della sua coscia che sfiorava la mia, e inaspettatamente provai una sensazione diversa nei suoi confronti, che andava oltre il normale rapporto tra fratello e sorella e neppure paragonabile a quello che avevo provato con altre ragazze.
C’era un alone di complicità che ci avvolgeva e faceva apparire il resto del mondo lontano anni luce, un gioco di intesa che ancora doveva realmente prendere vita ma che entrambi avvertivamo e al quale ci andavamo pian piano abbandonando. Stavamo vivendo forse uno degli aspetti ignoti del complicato legame che unisce due gemelli, una indissolubile unione nata nel ventre materno che avevamo condiviso nello stesso momento e che ci aveva posto in una condizione di intimità che andava al di là della comprensione umana, racchiudendo aspetti dell’esistenza destinati a sconvolgere il corso della nostra vita, se solo avessimo provato ad assecondarli. Ed eravamo ancora inconsapevoli di quanto lontano ci avrebbe condotto questo percorso.
Un attimo di incertezza, poi, con un timido sorriso, Claudia spostò lo sguardo dal mio viso lungo il mio corpo e finalmente si posò sul mio sesso. Avevo indosso solo gli slip ed il piacere che il contatto con il corpo di mia sorella mi provocava si rispecchiava, ed era perfettamente intuibile, sul mio membro, anche se coperto dal leggero strato di cotone. Per un istante entrambi aspettammo che l’altro facesse la prima mossa, e vista la maggior sicurezza dimostrata fin dall’inizio, mia sorella si rese conto che spettava a lei.
La sua mano sinistra si lasciò andare al primo esplicito contatto con il mio corpo. Lentamente cominciò ad accarezzare il mio pene senza spogliarlo, con movimenti delicati, premurosi, ma quando incontrò i miei testicoli ebbi un piccolo irrigidimento.
-Ti fanno molto male?- Mi disse senza interrompere le sue carezze.
-Adesso sono molto sensibili.- Le risposi
Claudia spostò il bordo degli slip scoprendoli, sembrava contemplarli.
-Sembrano molto gonfi.- Mi disse mentre li massaggiava amorevolmente con movimenti circolari usando i polpastrelli.
-Normalmente non sono così.- Le risposi, e la mia voce tradì l’emozione che quel tocco mi procurava.
Mia sorella stava prendendo sempre più confidenza con la situazione.
-Vediamo come sta l’ammalato.- Mi sussurrò nell’orecchio. E così dicendo tolse l’indumento che ostacolava e impediva la vista del mio uccello ormai agonizzante e desideroso di attenzioni.
Imbarazzato la osservai, la faccia si era fatta più seria, forse si era pentita? Il timore che tutto sfumasse in un imbarazzante disagio fece rilassare la mia zona calda che rapidamente stava abbandonando il temprato vigore verso una condizione di rilassamento.
Come se avesse letto nella mia mente, Claudia volle tranquillizzarmi e mi stupì dicendo
-É bellissimo, sai?-
Con estrema naturalezza cominciò ad accarezzarlo, con il palmo, con il dorso della mano ed infine lo impugnò con una tenerezza che mi colpì. Scoprì il prepuzio, esponendo la cappella alla luce dell’abat-jour. Cominciò un lento movimento, poi accelerò, rallentò di nuovo, lo sentiva crescere nella sua mano, fece passare il pollice sul glande, ormai paonazzo, che luccicava per la fuoriuscita del liquido. Mi faceva sussultare ad ogni movimento, sapeva come prenderlo e muoverlo, come se fossi io a farlo. Non ci parlavamo, forse entrambi temevamo di spezzare l’incantesimo di cui sembravamo essere rimasti vittime. Ma i nostri sguardi si incrociavano, si contemplavano, mentre la mano di Claudia pompava il mio uccello con una prepotente dolcezza che nessuna ragazza prima di allora mi aveva fatto provare.
La guardavo, il suo volto ora era fisso, completamente assorto nell’ammirare il mio membro. Abbassai lo sguardo e mi soffermai sui suoi capezzoli, che sporgevano dal reggiseno, provai la tentazione di stringerli tra le dita, di strizzarli, ma senza rendermi conto che la soglia del lecito si stava sgretolando di attimo in attimo, esitai dal farlo.
-Ti piace?- La voce di Claudia ruppe il silenzio.
-É bellissimo…tu sei bellissima.- Ormai non sapevo neanche quello che dicevo e le frasi uscivano senza filtro.
Sentivo lo sperma che montava dai testicoli, il respiro farsi sempre più affannoso e come se anche lei provasse le stesse sensazioni, la sentii ansimare debolmente. Aveva messo, probabilmente senza rendersene conto, la sua coscia sinistra a cavallo delle mie gambe, lasciando l’altra distesa, e ora sentivo il calore del suo sesso coperto dalle mutandine sulla mia pelle. Ero vicino, stavo per esplodere e non riuscivo a parlare, immerso in quell’oasi di piacere.
Claudia aveva impugnato il membro alla base con una mano mentre con l’altra mi carezzava e grattava lievemente i testicoli. Aveva appoggiato la testa sul mio torace e non perdeva un attimo di vista lo spettacolo che lei per prima aveva messo in scena; intanto muoveva il bacino e il suo inguine compiva un ritmico sfregamento contro la mia coscia. Ero in balia degli eventi, il razionale aveva dichiarato la sua sconfitta e le mie azioni erano istintive. Senza accorgermene la mia mano era andata a sfiorare la schiena di Claudia, e poi sempre più giù, verso l’abisso, incontro al luogo dove ogni dogma sarebbe stato stravolto e nel quale la parola “fratelli” avrebbe avuto un significato diverso, o forse dove il significato di ogni parola si sarebbe perso, affogando nell’oblio dell’estasi.
La mia mano era tra le sue natiche, sode e morbide ancora protette dalle mutandine, e senza violare quella sottile barriera, come un treno in corsa senza controllo, la mia non-volontà guidò il braccio ancora più giù, fino a sentire il contatto con l’antro della perdizione, dove le mie dita condivisero le umide tracce del piacere che mia sorella stava versando. Osai, ed assaporai il contatto con la sua carne, aggirai l’ostacolo e una volta trovata la chiave, esplorai il suo scrigno sul quale, sconfitto e inebriato dai sui umori, ricambiai le carezze che lei con tanta premura mi stava donando;
e come disse il poeta “… il naufragar m’è dolce in questo mare”.
Un onda di calore mi avvolse, il cuore pompava più forte. Claudia se ne accorse e con un filo di voce cominciò ripetere -Vieni, dai, vieni!- E finalmente il mio pene ebbe lo spasmo decisivo che fece schizzare fuori tutto il mio seme.
Il mio vulcano in eruzione sprigionava un caldo fiume di lava bianca, che si andava ramificando sulla mano di Claudia, perseverante nel suo movimento, intenta a far uscire fino all’ultima goccia che scendeva lungo il mio pene come la cera da una candela accesa. La sentii stringere sempre di più le sue gambe in una morsa che imprigionava la mia gamba mentre l’orgasmo mi appagava, la sentii scuotersi in spasmi frenetici e la mia mano, tra le sue gambe, cominciò a bagnarsi ancora di più.
-Ahh…non smettere, ti prego.- Le dissi. Mi sentivo esausto, svuotato, ma non volevo che mia sorella abbandonasse la presa, privandomi di quel tenero abbraccio.
-Quanto ne avevi…- Realizzò con voce roca -…povero piccolo, era un tormento tenerlo tutto dentro eh? Adesso come stai?-
-Credo di non essere mai stato meglio!- Risposi con un filo di voce.
Era vero. Mia sorella era riuscita a farmi godere di più di quanto fossero riuscite a fare le ragazze che avevo avuto fino ad allora o di quanto riuscissi a fare io stesso nei miei paradisi di solitudine. Solo in quel momento mi resi conto di non aver pensato alla mia ossessione, ma di essermi goduto quei momenti con la mente completamente sgombra da ogni cosa.
Mia sorella mi sorrise, con superba maestria non aveva interrotto bruscamente il contatto, ma rallentando poco alla volta i movimenti stava rendendo meno traumatico il distacco della sua mano con il mio pene, ormai appagato.
La guardavo giocarci, osservavo le sue mani completamente bagnate e appiccicose dalla mia crema che continuavano ad accarezzarmi la pelle.
Quando entrambi ci fummo ripresi, e la poesia del momento si stava nuovamente mischiando con la realtà, mia sorella si staccò da me.
-Vado a prendere qualcosa per pulirti, non ti muovere.- E dopo avermi dato un fugace bacio sulle labbra, andò in bagno.
La sentii aprire l’acqua del rubinetto, poi un cigolio, ed ecco che la vidi riapparire con della carta igienica.
Feci per prenderla ma Claudia mi bloccò -Lascia, faccio io, tu continua a rilassarti.-
Non obbiettai. E lasciai che ripulisse minuziosamente ogni angolo del mio corpo dove c’erano le tracce del mio orgasmo.
-É piaciuto anche a me, sai?- Lo aveva detto continuando a pulire, senza guardarmi, a voce bassa, quasi temesse di svegliare qualcuno -…era come se lo facessi per la prima volta, anzi, è stato ancora più bello della prima volta che l’ho fatto.-
-Ti…sei eccitata?- La frase mi era uscita senza pensarci.
Si fermò un attimo, poi mise da parte la carta igienica, guardandomi.
-Sono venuta insieme a te!-
Fu un colpo in pieno stomaco.
-Io…ti ho toccata tra le gambe, non ho saputo resistere…ho sentito che ti sei bagnata…- non sapevo che dire! -…non ho potuto fare a meno di accarezzartela.-
Ero impacciato, mia sorella mi aveva appena confessato di avere goduto grazie a me e non riuscivo a capire dal suo tono se questo oltre ad esserle piaciuto da morire l’aveva anche messa a disagio. Per questo le mie parole sembravano quasi volerle chiedere scusa per un gesto che non era stato deciso ma era nato sul momento.
-Guarda che mica ti devi giustificare. Sei stato dolcissimo, sensuale, sembrava sapessi esattamente quali erano i movimenti che la mia piccola desiderava.-
-Allora non sei pentita?-
-Pentita? No, affatto. Sono solo scossa perché quello che è nato come un gioco mi è piaciuto più di quanto immaginassi…e ho bisogno di assimilare questo fatto.-
Le diedi un attimo perché riordinasse i suoi pensieri. Avrei voluto abbracciarla, dirle che le volevo bene, che mi sentivo vicino a lei più di qualsiasi altra persona. Ma qual’era la cosa giusta da dire, o da fare? Era una situazione inverosimile quella in cui ci trovavamo, e non c’erano stati amici o genitori o libri ad averci preparato ad affrontarla, com’era successo per altre cose.
Era la vita certo, ma una parte di quella vita che molti rifiutano, alcuni negano persino che possa esistere, che però esisteva in quel momento, esisteva per noi, e ciò bastava e renderla più “vera” di qualsiasi tappa presente, passata o futura che avremmo dovuto affrontare.
-Cosa vuoi che faccia?- le chiesi infine
-Voglio che tu mi stia vicino. Abbracciami, ti prego.-
La risposta alla mia domanda era la più semplice, e come nella maggior parte dei casi, la più efficace. La strinsi tra le mie braccia, e fummo una persona sola, come quando eravamo nella pancia di nostra madre, indissolubilmente uniti.
L’intima origine di un desiderio
Parte 2:
Il raggio di sole che filtrava da una fessura della persiana svegliò me per primo. Nonostante il caldo della stagione eravamo rimasti nella stessa posizione in cui evidentemente la sera prima ci eravamo addormentati. Guardai il viso di Claudia, gli occhi chiusi ancora immersi nel sonno e ciò che poteva apparire come una fantasia prese subito il giusto aspetto della realtà. La sera prima avevo fatto sesso con mia sorella! Era inutile girarci intorno e far finta che si era trattato di qualcosa di diverso, di tentare di sminuire l’accaduto. A questo punto non aveva senso mentire a se stessi o cercare una giustificazione che placasse la moralità che dal profondo faceva capolino e mi puntava il dito contro. Ma una cosa andava precisata, sebbene ancora non avessi l’esperienza per diversificare adeguatamente le due cose, non avevamo fatto sesso; io e Claudia avevamo fatto l’amore, era un’emozione particolare che aveva coinvolto entrambi e la cosa mi aveva dato una sensazione che mai avevo provato fino ad allora.
Il pensiero successivo sarebbe stato naturalmente interrogarsi su come sarebbe stato da oggi in poi il nostro rapporto, ma tutto sfumò bruscamente non appena sentii la sua voce che ancora ostacolata dal sonno mi disse“buongiorno”.
-Buongiorno.- Le risposi, e una mano andò a sfiorarle i capelli per poi proseguire sulla guancia.
-Come hai dormito?- Mi chiese.
-Benissimo e tu?- Sembrava una conversazione formale, e di questo ce ne rendemmo conto entrambi.
-Mai dormito meglio.-
-Senti Claudia, credo che ne dovremmo parlare…si insomma, non possiamo far finta di niente.- Ero impaziente di vedere qual’era la situazione, e cosa avrei dovuto aspettarmi.
-E chi vuol far finta di niente? Io no di certo.- Era adorabile alla luce del mattino e dalla sua voce, che improvvisamente aveva acquistato il tono forzatamente sveglio dato il problema che sembrava affliggermi, traspariva comunque la necessità di più tempo per connettere bene.
-Sono stata splendidamente ieri sera e non intendo certo ignorare la cosa solo perché tu sei mio fratello. Voglio dire, sei stato l’unico capace di farmi sentire in quel modo, è una cosa difficile da gestire, la affronteremo insieme, ma questo non vuol dire che dobbiamo accantonarla e far finta che non sia successa. Ha significato molto…- Fece una pausa e si incupì leggermente -…almeno per me.-
Era di una tenerezza disarmante. Forse le sembravo distaccato? Poteva forse sembrare che la notte prima la ricordassi solo come uno “svuotamento di coglioni”? Le avevo dato quell’impressione?
Niente era più lontano dalla verità. Mi aveva sconvolto quello che ci era successo ma il lato positivo superava di gran lunga il suo opposto, dovevo farglielo capire e il modo in cui provai a farlo mi sembrò il più naturale.
La baciai.
Posai le mie labbra dolcemente sulle sue e il gesto fu talmente spontaneo da non chiedermi neppure per un attimo se fosse il più opportuno. Claudia non se lo aspettava e all’inizio lasciò che fossi solo io a baciare lei, subendo quel contatto, ma non ebbi neppure per un secondo l’impressione che ne fosse disturbata. La mia bocca sfiorò le sue labbra serrate poi si aprì leggermente per richiudersi subito, nel più classico dei movimenti. Pian piano si lasciò andare e mi rispose aprendo a propria volta la bocca che pur senza parlare mi confessò i propri pensieri. Quasi a volersi scusare per l’apparente impassibilità iniziale, fu proprio Claudia la prima a muovere la sua lingua e mandarla come un ambasciatore dei sentimenti a cercare la mia; si trovarono, si abbracciarono e come in un tango fecero si che due bocche, premute l’una contro l’altra, rendessero superflua qualsiasi parola.
Ci staccammo, i nostri occhi lessero tutto ciò che avevamo dentro, lo assimilarono, provai a sorridere e Claudia fece scivolare via una lacrima da quel mare verde nel quale avrei voluto tuffarmi.
Ci baciammo di nuovo, e questa volta fu ancora più coinvolgente.
-E adesso…?- Le chiesi, come se lei avesse tutte le risposte.
-Vedremo, intanto voglio godermi questi momenti.-
-Sono le nove e mezza, tra un ora smettono di servire la colazione, hai fame?-
-Eccome, ma ho paura che tutto si perda se adesso mi stacco da te.- Sembrava smarrita.
-Perché non ci diamo una rinfrescata? Poi decidiamo se salire oppure no, che ne dici?- Tentavo di essere rassicurante e forse ci riuscii.
-Va bene, ma…senti perché non ci infiliamo nella vasca e facciamo le cose con calma, male che vada faremo colazione al bar.- L’audacia della sera prima stava tornando.
-Direi che è un ottima idea, vieni.- Era fatta! Pur senza dircelo apertamente volevamo entrambi conoscere le sensazioni che i nostri corpi ci procuravano e del quale avevamo avuto solo un fugace accenno, era inutile rimandare o pensare ad altro.
Quando ci alzammo, vidi Claudia come non l’avevo mai vista prima, con gli occhi di un ammaliato contemplatore, anziché di un fratello. I suoi passi incerti, ancora bloccati dal recente risveglio, andavano verso la porta del bagno, ed io la seguii.
-Io…dovrei fare pipì.- Mi disse con un leggero imbarazzo
-Vuoi che aspetti fuori?- Lo dissi con una punta di delusione; la possibilità di vederla in un gesto così intimo adesso che l’avevo scoperta in tutta la sua provocante sensualità era troppo invitante. Non con la bramosia di un assatanato voyeur, ma con la complicità di un amante.
Claudia dovette percepirlo e se coltivava un minimo di titubanza a farlo davanti a me, il mio tono quasi deluso e il pensiero di quello che avevamo fatto solo poche ore prima rendeva impossibile far prevalere il suo senso del pudore.
-Io intanto preparo la vasca.- Le dissi, e così feci mentre mia sorella, non in completa disinvoltura abbassò le sue mutandine facendole scivolare fino alle caviglie. Nell’attimo che passò prima che si sedesse intravidi il suo inguine, coperto da una peluria corvina. Se ne accorse e mi rivolse un timido sorriso, prima di abbassare lo sguardo a terra e concentrarsi in quello che doveva fare.
Senza distogliere la vista da lei aprii il rubinetto dell’acqua e sentii la sua vescica che si liberava. Era così eccitante, può sembrare una cosa sporca, da pervertiti, ma in quel momento non avrei esitato a precipitarmi tra le sue gambe per ricevere quella pioggia dorata direttamente sul mio viso. Scacciai il pensiero e cercai di rifiutarlo ma senza riuscirci. Cosa mi stava succedendo?
Appena ebbe terminato, Claudia si alzò e accennò a tirarsi di nuovo su le mutandine, poi ci ripensò
-Che stupida, mica devo indossarle per fare il bagno.- La voce tremava per l’imbarazzo.
Altre volte era capitato di entrare in bagno mentre l’altro stava facendo i propri bisogni, non c’era mai stato nessun tipo di problema, ma ormai era tutto diverso. Noi eravamo diversi.
La sera prima sembrava un sogno, adesso con la luce del mattino e la freschezza della ragione sembravamo aver fatto un passo indietro. Ma questo non ci scoraggiò.
-Allora sarà meglio che le tolga anch’io.-
Mi tolsi gli slip e vidi che anche mia sorella contemplava il mio sesso con lo stesso sguardo che io avevo riservato a lei. Io comunque fui meno pudico e lasciai che mi vedesse in tutta la mia nudità. Claudia si avvicinò alla vasca che ormai si era riempita.
-Prego.- Le dissi e con un gesto galante le offrii il privilegio di immergersi per prima.
Il suo corpo, adesso che si era tolta anche il reggiseno, era nudo davanti a me e non era possibile restarne indifferenti. Anche se provai ad essere disinvolto, la mia erezione sempre crescente era eloquente.
Raggiunsi Claudia in acqua, mentre lei cominciava a versare il bagnoschiuma per creare la soffice spuma bianca che avrebbe celato in parte i nostri corpi.
Ci rendemmo subito conto che la cosa che desideravamo entrambi non erano le parole, o chiarire quello che provavamo, eravamo troppo eccitati e volevamo sentire il contatto dei nostri corpi. Il pretesto di un casto bagno in comune si infranse nel momento stesso in cui ci spogliammo.
Come svegliato da un coma, mi accorsi solo in quel momento di quanto meravigliosi e attraenti fossero i piedi di Claudia. Un brivido mi scosse, come potevo averli ignorati fino ad allora? li fissavo e in un attimo il mio fallo si fece di marmo.
-Ti piacciono i miei piedini?- Mi disse mia sorella facendo muovere le dita.
-Sono bellissimi… e irresistibili.- Le risposi e presi a massaggiarli entrambi con le mani.
Eravamo uno di fronte all’altra, io avevo divaricato e allungato le mie gambe, i miei piedi poggiavano sul bordo opposto della vasca e sfioravano i sui suoi fianchi. Claudia aveva adagiato le gambe sul mio addome, sentivo i suoi polpacci sul membro e certamente lei percepiva tutta la mie eccitazione.
Non ebbi neanche modo di accorgermene che mi ritrovai a baciare quelle invitanti estremità. Quando con stupore realizzai di avere il suo alluce in bocca e di succhiarlo come un neonato farebbe con il capezzolo della madre, alzai gli occhi pronto a trovare uno sguardo stupito che si chiedeva se fossi un pervertito. Ma con maggiore stupore vidi che Claudia era completamente abbandonata alle mie attenzioni, gli occhi chiusi, la testa leggermente abbandonata all’indietro e il respiro più affannato. Continuai con più convinzione, le leccavo i polpastrelli, passavo la lingua tra un dito e l’altro, finalmente stavo coronando la mia fantasia e la realtà era più appagante di qualsiasi immaginazione.
-Vuoi che ti faccia venire con i piedi?- Mi chiese ad un tratto, con la voce roca.
-Si…ti prego.- Ero quasi supplichevole.
Claudia abbassò i piedi che andarono ad abbracciare il mio membro ormai prossimo a godere.
Prima mise a contatto con il mio ventre il destro, lasciando che la pianta diventasse un morbido giaciglio sul quale appoggiare il mio fallo, poi con l’altro piede cominciò a carezzarlo. Lo faceva andare su e giù, soffermandosi quando sulla cappella, che tormentava con l’alluce, quando sui testicoli.
Quando le dissi che ero vicino a godere imprigionò il membro tra le sue abili estremità e cominciò un ritmico scorrimento. I talloni che colpivamo lievemente i testicoli e le dita di entrambi i piedi intorno alla mia cappella, come una collana di perle, furono irresistibili e di li a poco esplosi in quello che fu l‘orgasmo più appagante della mia vita fino ad allora.
Claudia mi guardava, compiacendosi dell’immenso piacere che mi aveva regalato.
-Non pensavo che i miei piedini potessero fare un simile effetto, non avevo mai fatto una cosa del genere, sai?-
Ero ancora stordito, e il grande desiderio che quella situazione mi aveva provocato faceva si che la mia erezione non accennasse a diminuire nonostante fossi appena venuto.
-Io…anche per me era la prima volta, anche se lo desideravo da un sacco di tempo.- Riuscii a dirle.
-Era tanto che desideravi i miei piedi?- Chiese Claudia stupita.
-Beh, non proprio i tuoi, a dire il vero, però ho sempre avuto un’attrazione per questa parte del corpo senza mai poter soddisfare questo desiderio…- Sembrava delusa -…ma sono felice di aver aspettato tanto e averlo fatto con te!- Ora la delusione era sparita.
-E a te è piaciuto?-
-Tantissimo, voglio dire, non avevo mai pensato che farmi leccare i piedi e usarli…al posto delle mani potesse essere così eccitante, ma tutti i ragazzi hanno questa attrazione?-
-Non credo, anche se non ne ho mai parlato con nessuno, anche perché le volte che ho provato a chiederlo alle mie ragazze la reazione è stata ben diversa dalla tua!- Mi stavo intristendo ricordando le volte che mi avevano fatto sentire un pervertito.
-Ora ci sono io, non ti dovrai più preoccupare di confessare le tue fantasie.- Claudia si spostò dal bordo opposto della vasca e venne sopra di me. Ora la mia erezione era a contatto con il suo ventre, mentre ci scambiavamo dei baci pieni di desiderio. Sentivo il suo corpo scivoloso su di me e il cuore mi andava a mille.
-Lo faremo di nuovo! Tutte le volte che vorrai.- Mi disse tra un bacio e l’altro -Anzi, voglio che tu riprenda a leccarmi i piedini, era come se tu avessi in bocca il mio clitoride tanto era il piacere che provavo! Com’è possibile?-
-Non lo so, ma non chiedo altro.- Tutto questo era meglio di un sogno, stentavo a crederci.
Ripresi a succhiare e baciare quegli splendidi oggetti del desiderio, e man mano mi feci più audace andando a cercare con la mano il clitoride che carezzavo senza smettere il mio compito orale. In breve tempo la sentii scuotersi e abbandonarsi al più travolgente orgasmi che avessi mai visto.
-Oddio! Mamma mia, non mi era mai successo di averne uno così forte. Sei straordinario.-
Ammiravo gli scatti che faceva durante l’orgasmo, mi sembrava impossibile riuscire a sortire un tale effetto su di lei…
Passata la scarica venne più vicina, girandosi e mettendo le sue spalle a contatto con il mio petto. La abbracciai, lisciando il suo corpo come se fosse una statua d’argilla da modellare, conoscendo per la prima volta a fondo il corpo di colei che aveva condiviso con me la vita, prima di ogni altro.
Perdemmo il senso del tempo, ancora oggi non so quanto restammo in quella vasca completamente isolati dal resto del mondo, perché in quel momento c’eravamo solo io e lei, immersi nel tepore di un liquido caldo, come diciassette anni prima, sconvolti per quello che avevamo scoperto di provare l’uno per l’altra ma desiderosi di non lasciarlo svanire per nessuna ragione al mondo.
Quello fu solo l’inizio del nuovo aspetto delle nostre esistenze; prima che nostra madre ci partorisse eravamo convinti, anche se era una convinzione immacolata, priva di ragionamento e dettata dalle sole intuizioni primordiali, che il ventre materno fosse l’intero mondo e noi due i soli ad abitarlo.
Ora, in quella vasca, la sensazione era molto simile. Ci sentivamo così diversi, così uniti e nessun altro avrebbe potuto entrare a far parte di quello spicchio d’eternità.
Anche se fu solo l’inizio di un rapporto i cui giudizi morali spesso tendono a far sembrare squallido e perverso, sapevamo entrambi che ciò che rappresentava andava ben oltre il superficiale aspetto dell’appagamento fisico. C’era qualcosa, un ingrediente che è posto all’origine della vita e che non si deve cercare di identificare, di spiegare, poiché ce lo lasceremmo sfuggire. La sola cosa che deve essere fatta è abbracciare quella sensazione e lasciare che ci porti dovunque desidera. Lontano o vicino che sia, sarà pur sempre il luogo nel quale tutto ha avuto inizio.
Potrei dire adesso cosa accadde dopo, come si evolse il nostro rapporto dopo quella magnifica estate, e forse varrebbe la pena di raccontarlo, ma un aspetto della storia merita di essere spiegato prima di ogni altro.
C’è un piccolo anello che lega ogni cosa e il mio morboso desiderio nei confronti delle estremità femminili, così come l’appagamento che Claudia prova nel farseli baciare, non fa eccezione. La risposta è un gesto, comune a tutti i neonati, un azione istintiva, quella di mettersi il pollice in bocca e succhiare. Basta questo semplice atto per riportare l’ordine in una mente ancora troppo vulnerabile al caos e trasmetterle un senso di benessere e tranquillità. E capita che se a condividere il ventre materno ci sia qualcun altro, per un semplice fatto di posizioni inverse, sia più facile portarsi alla bocca il dito del suo piedino, piuttosto che quello della propria mano.
Estasi…benessere.
Sicuramente con il passare del tempo queste due parole assumono un significato diverso ma dentro di noi, forse celato nell’inconscio, quel gesto che impariamo prima di ogni altro, capace di adattarsi al mutare dei nostri desideri, rappresenta un’ancora di salvezza. Un piccolo dono regalatoci dalla natura per ricordarci in ogni momento della nostra vita l’aspetto più bello della vita stessa.
Fine
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1
18 anni fa
miralfirin,
32
Ultima visita: 11 anni fa
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I colleghi di mio marito
Io lavoro nell' ambito ospedaliero e mio marito è pilota militare di
elicotteri è in servizio
a Viterbo noi siamo di Roma zona nord ci siamo trasferiti li in modo da
avvicinarci un pochino al
suo lavoro ma non intendevo assolutamente trasferirmi in provincia anche se
devo riconoscere che i ritmi sono molto meno convulsi però anch'io ho il mio
lavoro le mie amicizie e se ci allontaniamo troppo rischio di perdere tutti
i contatti...........noi abbiamo un rapporto molto aperto
in varie occasioni abbiamo giocato con alcuni suoi colleghi tutti ragazzi
selezionatissimi per cui ti lascio immaginare, la prima volta è successo a
casa nostra con due suoi amici di corso dopo aver cenato ci siamo trasferiti
in salone ed abbiamo allestito il tavolo per una partita a
poker e non ricordo com'è andato il discorso ma uno dei tre ha buttato lì di
fare un gioco molto intrigante ossia uno strip-poker un pò per curiosità per
vedere dove si andava a parare un pò perchè inconsciamente mi reputo una
gran porca m'intrigava l'idea di essere la sola donna del gruppo così
accettammo tutti di buon grado. Ma come sai in tutti i
giochi ci sono delle regole e in quello la regola era che chi aveva il punto
più basso si toglieva un'indumento
sta di fatto che dopo pochissime mano io già ero nuda con indosso solo una
schiarpina azzurrina di seta intorno al collo mi venne il sospetto che si
erano accordati ma non lo sottolineai più di tanto la cosa mi eccitava
fortemente......ora Ettore uno degli amici di Vittorio (mio
marito) propose che se avessi continuato a giocare visto che non avevo più
nulla da togliermi e avessi perso avrei dovuto pagare una penitenza che
avrebbe deciso colui che aveva il punto più alto......se devo essere sincera
non è che mi impegnai moltissimo per vincere la mano anzi scartavo
appositamente im modo da dovermi trovare con uno schifo di carte sta di
fatto che io puntualmente persi ed Armando.....l'altro dei tre avesse il
punto più alto, per cui doveva essere lui a decidere......ora penso che fu
assalito dalla timidezza perchè non si decideva a fare la
proposta la stava portando alla lunga in maniera esasperante allora decise
di intervenire Ettore che mi sembrava il più smaliziato di tutti e propose
dato che loro erano ospiti e noi i padroni di casa che avessi pagato la
penitenza con Vittorio e propose di sbottonarlo e farmi vedere da tutti
mentre glielo prendevo in bocca.....tra
risatine e finti imbarazzi accettai mi avvicinai a Vittorio carponi in
ginocchio davanti a lui con molta calma gli sbottonai i pantaloni e nel
farlo guardavo negli occhi
Ettore che mi attraeva in maniera particolare anche Armando non era male ma
le mie attenzioni erano rivolte più per
Ettore lui mi ricambiava con sguardi pieni di lussuria infilai la mano
dentro la patta e notai che
Vittorio aveva raggiunto un'erezione che non gli era gongeniale feci fatica
ad estrarlo dalle mutande quanto era diventato grosso eccitatissima dopo
averlo accarezzato e sbaciucchiato con molta delicatezza notai che anche i
nostri amici avevano un notevole rigonfiamento tra le gambe e presa
dall'eccitazione mi avvicinai con la bocca alla cappella di Vittorio che nel
frattempo era diventata violacea ed iniziai un lentissimo ed ecitantissimo
pompino come mai mi era capitato di fare..............la situazione era di
un erotismo estremo e presa dall'eccitazione allungai una mano sul cazzo di
Ettore
che neanche dopo un secondo già svettava fuori dai pantaloni e vederlo così
grosso
non mi meravigliò sembrava come se gia lo avessi visto altre volte forse
durante la serata incosciamente chissà quante volte l'ho immaginato nudo
davanti a me,
ora non era una fantasia ma la realtà lo strinsi forte e sentii che era di
una consistenza notevole mi staccai da Vittorio per dirigermi con la bocca
verso quella meravigliosa meta......Armando era rimasto imbambolato e ancora
tutto vestito si decise ad unirsi a noi solo dopo che Vittorio mi fece
salire su di lui e Ettore in piedi mi
pompava in bocca l'eccitazione mi stava facendo scoppiare il cervello credo
che caddero tutte le mie riservatezze e ordinai ad Armando di sistemarsi
dietro di me e di infilarlo anche lui dentro la mia fica insieme a
Vittorio......mi ritrovai con due cazzi in figa ed uno che mi stava
soffocando dopo alcuni minuti che sembravano un'eternita sentii un fiotto
caldo che mi riempiva la bocca feci per ritrarmi ma mi sentii afferrare da
una stretta
fortissima che mi serrava la testa in modo da non permettermi di
indietreggiate con la testa fui obbligata a ricevere quella quantità enorme
di sborra tutta in bocca e una buona parte fui costretta ad ingoiarla per
non
soffocare nello stesso momento Armando decise che in due nella fica erano
d'impaccio lo sfilò e lo diresse verso il mio culetto capii quello che mi
aspettava ma tale
era l'eccitazione che agevolai la sua manovra con dei lenti movimenti di
bacino in men che non si dica me lo ritrovai tutto nel mio culetto stretto e
devo essere sincera mi ha inculata con tanta delicatezza e allo stesso tempo
decisione che non sentii nessun dolore iniziarono a pomparmi uno davanti e
l'altro dietro dopo pochi colpi mi sentii rienmpire in tutti i
buchi........ci accasciammo sul tappeto esausti e guardandoci negli occhi ci
prese a ridere..........e ci ritrovammo così il mattino seguente come amici
di vecchia data invece era la prima volta che li
vedevo............
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18 anni fa
dany360,
55/55
Ultima visita: 12 anni fa
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Al cospetto di una dea
Chiudo gli occhi…
nella mia camera da letto l’unica fonte di luce che interrompe l’oscurità è il led dello stereo che lampeggia…
e ben presto anche quello cessa di esistere.
Solo, nel silenzio e nel buio, comincio a sentire qualcosa e non mi rendo immediatamente conto che si tratta del mio cuore.
I battiti, cadenzati e profondi, sembrano sempre più amplificati e tutto ad un tratto mi trovo in un posto diverso…che non conosco.
Un fascio di luce parte dall’alto, taglia la stanza e quando ad esso se ne aggiungono altri formando una ragnatela casuale, intuisco che sono in un salone vuoto;
senza che me ne accorgessi i battiti del mio cuore sono diventati le note di un basso…e solo nel momento in cui sento partire la voce riconosco i Led Zeppelin, "dazed and confused"…
Mi volto, credendo di trovare davanti a me un palco con un gruppo che suona, magari proprio loro…del resto sono in un sogno e nei sogni accade anche l’impossibile; ma ciò che vedo è una figura, nascosta quasi interamente dall’oscurità.
Sento che sei tu…so che sei tu…non può essere altrimenti.
L’unica cosa che riesco a distinguere bene sono le gambe, dei totem che la luce fa sembrare candide come la luna; sono accavallate, ma non appena sei certa di aver ottenuto la mia attenzione, cambi di colpo posizione, allargandole in un gesto tanto sensuale quanto esplicito.
- vieni…- mi sussurri.
Sei completamente nuda…come ipnotizzato mi avvicino, adesso il mio cuore non segue più il ritmo della canzone, accelera e sembra impaziente di uscire dal torace.
- Sono qui…- ti dico mentre mi avvicino. In questo luogo dove le parole qui e ora perdono ogni significato.
- Fammi sentire che ci sei, allora …- sussurri di nuovo.
Eccomi di fronte a te, ti porgo la mano, che tu accetti come invito a metterti in piedi…ti alzi e le nostre labbra adesso si trovano a pochi centimetri di distanza.
Sento il tuo respiro, si mescola con il mio… senza ulteriori indugi mi sporgo in avanti poggiando la mia bocca sulla tua, cogliendo quel frutto che con altrettanta voglia mi concedi. C’è un attimo, breve ed infinito, di attesa prima che le nostre lingue comincino una danza lenta, primordiale, partorendo un intreccio caldo e morbido che rende superflua ogni ulteriore parola.
Le nostre mani si cercano, esplorano i corpi che si stringono ancora di più l’un l’altro; ormai travolti dalla passione ci abbandoniamo al desiderio…la mia lingua continua ad esplorare la tua bocca, esce, carezza dolcemente il tuo labbro superiore…
Di colpo ti abbandoni, lasciando andare indietro la testa, offrendomi il tuo collo come una preda consapevole al cospetto di un vampiro. Vi poggio sopra le labbra, lo bacio, traccio con la mia lingua sentieri nei quali perdermi e lentamente ne assaporo ogni centimetro fino a scendere ancora più in basso.
Mi stacco solo un attimo, per contemplarti e ammirarti in tutta la tua bellezza. Con una fugace carezza ti sfioro dolcemente dietro la schiena, lungo la linea delle scapole, e la tua pelle reagisce al tocco con un brivido; poi lascio che le mie mani siano come una valanga che dolcemente ma inesorabile percorre la scosceso pendio del seno per condurmi lungo le sue alture, fonte preziosa di vita, fino a raggiungere le rosee vette dove i tuoi capezzoli, turgidi ed eccitati aspettano le attenzioni delle mie labbra.
Estasiato, mi abbasso verso quegli adorabili pinnacoli e comincio a mordicchiarli delicatamente, prima di concedermi il lusso di strizzarli più forte e strapparti un gemito…al quale prontamente seguono le premurose carezze della mia lingua.
Ormai in ginocchio, davanti al tuo ombelico…carezzo la tua pelle, percorro le curve dei fianchi mentre bacio il tuo ventre…assaporando ogni istante che mi separa dal più desiderabile Dono che puoi offrirmi.
Sono di fronte al paradiso…lo vedo luccicare di rugiada nella poca luce rubata…mi avvicino e offro un casto bacio sul monte di venere…quasi a chiedere il permesso di profanare un tempio sacro.
- Fammi godere…tesoro. – mi dici con la voce roca data dall’eccitazione, come se avessi intuito la mia richiesta.
Comincio a baciare i contorni delle grandi labbra, l’interno coscia…per poi andare a cercare il clitoride. Lo trovo già gonfio e carico di desiderio, ma voglio torturarti ancora un po’; appoggio la lingua appena più in basso, sull’impercettibile sorgente dal quale sgorga il fiume dorato, ruotandola appena, per poi scendere fino alla gola della perdizione.
Ti penetro lentamente con la lingua… ti desidero e sento che mi ricambi, agitandoti freneticamente.
-Mangiamela! Non resisto, sei perfido.- mi chiedi, impaziente.
Si, lo sono! Torno su, verso il clitoride ormai esasperato e comincio a leccarlo con dei colpetti di lingua. Ad ogni tocco sento il tuo sesso contrarsi liberando i suoi umori.
-Mi fai scoppiare, strappamela a morsi!-
Non resisto ulteriormente e mi tuffo in quel lago salato dal quale non vorrei mai separarmi…
La musica in sottofondo accelera la cadenza e senza smettere di carezzarti le cosce, le caviglie, continuo a muovermi sul tuo sesso sentendo l’imminenza dell’orgasmo.
Mi fermi…prendi la mia testa e la porti di fronte al tuo viso, lasciandoti andare ad un nuovo bacio nel quale assapori il piacere che hai liberato per me.
Le tue mani carezzano il mio petto, l’addome e scendono…ansiose di incontrare il mio membro. Le carezze delicate lo fanno sussultare ad ogni passaggio, è turgido, carico di voglia e desideroso di godere con te, per te. Lo impugni decisa e cominci a far scorrere la mano su e giù.
- Voglio sentirlo dentro di me…- mi provochi.
E senza attendere risposta…che peraltro non riuscirei a concederti, perso come sono nella tua travolgente carica erotica…mi spingi indietro, facendomi sedere sulla sedia…
Alzi una gamba…porti il piede all’altezza delle mie labbra e giochi con il mio viso sfiorandolo con maliziose carezze, quindi lasci che la mia bocca aperta accolga la tua attraente estremità e omaggi le tue dita smaltate, dolci ciliegie scarlatte, occupandosi di ognuna con minuziosa cura…mentre tu, provocante come nessuna, con la mano carezzi il tuo fiore bagnato.
Nessuno dei due riesce a prolungare oltre l’attesa…ti prendo per i fianchi, tirandoti verso di me. Allarghi le gambe, preparandoti per il contatto…scendi lentamente verso il mio fallo che ormai sembra sul punto di esplodere…
Senti il glande entrare in contatto con la tua carne…lasci che i due sessi si assaporino, poi dolcemente scendi decisa fino a farti impalare, accogliendo dentro di te ogni centimetro dell’obelisco eretto in tuo onore.
Le nostre grida di piacere si fondono, coprono la musica e scandiscono una corsa sempre più veloce e decisa…sento il tuo calore avvolgere il mio sesso, lubrificarlo e ti stringo ancora di più al mio petto…
Il mio membro si fa strada dentro di te…preme contro le tue intime pareti…ci baciamo, mordiamo…ed ecco che finalmente l’orgasmo monta, impetuoso…
una corsa dove entrambi saremo vincitori appagati…eccomi, il fuoco mi pervade…sento le tue natiche sbattere contro di me…finalmente…sto venendo… urlo tutto il mio piacere mentre un fiume di sperma ti inonda, riempiendo il tuo grembo e allagandone ogni anfratto…
Il mio seme è il culmine dell’eccitazione e sento delle scariche che ti fanno vibrare, ormai travolta dall’orgasmo.
Una nuova ondata di umori, quella decisiva si mescola alla mia crema bianca…e raggiungendo l’apice del piacere anche tu, appagata, gridi tutta la tua voglia.
Mentre l’eco degli orgasmi rallenta i battiti dei nostri cuori…mi sorridi, ci baciamo…passo una mano tra i tuoi capelli sudati e ti faccio una carezza….ti stringi nuovamente a me e mi sembra di sentire la tua voce…si, è proprio la tua voce che mi dice…
-…sono tua…-
Ma tutto ad un tratto ogni suono si fa più ovattato…le luci sfumano dolcemente verso il nero…
anche il tuo contatto sembra più leggero…
Apro gli occhi…
nella mia camera da letto l’unica fonte di luce che interrompe l’oscurità è il led dello stereo che lampeggia.
(sogno dedicato a Mayadesnuda... sensuale musa ispiratrice)
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18 anni fa
miralfirin,
32
Ultima visita: 11 anni fa
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Sogno che diventa realtà
Mi chiamo G. e sono il lui di una coppia cosidetta "clandestina" in quanto Erika è infelicemente sposata.
Il nostro rapporto dura da 15 anni per cui è più di un legame. Lei ha 45 anni ma ancora bella, "soda", lunghe gambe e bel culo, un tipo mediterraneo; io non sono un granché fisicamente, ma molto cerebrale nel sesso.
Il nostro feeling sessuale c partito subito alla grande e si c concretizzato con gli anni, sempre tenuto vivo con nuove esperienze .
Oggi vi voglio raccontare di un episodio accaduto non molto tempo fa .
Durante i nostri rapporti sessuali ricorreva spesso da parte sua un desiderio di avere accanto a sé una donna che partecipasse alla scopata, che la toccasse, le leccasse la fica, facesse sesso anche con me; la sola condizione c che lei non fosse attiva.
Non mi ci è voluto molto per capire che non erano sogni dovuti all'eccitamento del rapporto ma un desiderio inconscio che io assolutamente dovevo realizzare perché la cosa l'arrapava moltissimo.
A questo punto entra in scena Luana che c una mia collega di lavoro, da almeno 10 anni. Il nostro rapporto di amicizia si c rafforzato con gli anni, tanto che presto passammo a confessioni intime anche molto spinte.
Non mi vergogno a dire che molte cose le ho imparate da lei e credo che anche lei molte cose le abbia "sperimentate" grazie a me. La cosa ci ha coinvolto a tal punto che spesso sembrava che si "agisse" solo per il desiderio di raccontarcelo il giorno dopo. Un gioco che, anche se non glielo mai detto, puo' essere "sfruttato" in maniera migliore; tra me e Luana non c'è stato niente di fisico, non perché non ci avessi mai pensato, ma il rischio di rovinare il nostro stupendo rapporto c troppo grande.
A lei confido tutto, ed anche la ricorrente fantasia di Erika era divenuta una nostra conversazione. Da le a proporle di partecipare alla realizzazione del "sogno" il passo fu breve.
Luana, dopo tante titubanze, accettò solo di partecipare passivamente, nel senso di assistere ad una nostra scopata solo da spettatrice.
Erika, messa al corrente della mia idea, all'inizio era riluttante ed anzi molto contrariata, ma dopo tante mie insistenze sembrava che la cosa potesse nascere.
Un inciso mi c dovuto: organizzare l'incontro non c stato semplice, anzi difficilissimo. Mentre Erika faceva un passo avanti, Luana ne faceva due indietro e viceversa. La cosa sembrava non prendere mai il via.
Finché un giorno mi buttai: convinta Luana decisi di organizzare l'incontro all'insaputa di Erika. Il tutto non mi faceva essere molto tranquillo perché già un'altra volta una mia "sorpresa" non fu presa molto bene da lei e si rischiò di
chiudere il rapporto.
La chiamai un pomeriggio d'estate. Molti dei nostri incontri avvenivano in un piccolo ufficio composto da due vani: in uno c'era una scrivania e un lettino e nell'altro, molto più piccolo, un lavandino e degli armadi.
Quel giorno lei arrivò inconsapevole di cosa le avevo preparato, con un vestito estivo a fiori e niente sotto come al solito.
Luana era nascosta sul secondo vano ed aspettava un cenno da me per entrare in scena.
Tutto cominciò in modo normale, Erika si tolse il vestito rimanendo nuda, era molto abbronzata, bellissima; nella stanza, intenzionalmente, non c'era molta luce; lei si mise sopra il lettino e cominciò ad allargare le gambe facendomela vedere come piaceva a me, poi come consuetudine cominciò a masturbarsi con un cetriolo (consiglio a tutti di usarlo avvolto da un preservativo: c favoloso, economico, pulito, morbido quanto il lattice e delle dimensioni che uno vuole); di solito la scena mi arrapava e me lo faceva venire duro tanto che la mossa successiva era un bel pompino. Quel giorno il tutto non fu di effetto sperato, la mia mente era occupata dalla riuscita della "sorpresa", il mio cazzo non era un granché, tant'è che me lo prese in bocca non per sua voglia ma quasi per aiutarmi a renderlo duro.
A questo punto decisi, con una parola gir stabilita, di far entrare nel primo ambiente Luana, che era vestita con un camice lungo, con sotto solo reggiseno e mutandine; l'entrata fu orribile, Luana entrò come una guardia svizzera e si posizionò nella sedia della scrivania a guardarci senza nessuna espressione sul viso.
Erika accortasi dell'intrusa mi strinse forte i fianchi quasi a farmi male per farmi capire la sua rabbia, aveva ancora il mio cazzo in bocca ma la sua testa era premuta contro di me in modo da non farsi vedere il viso.
Non vi dico in che stato mentale e fisico mi ritrovavo. Chiaramente il cazzo non mi veniva duro per niente, lei continuava ma invece di una pompinara sembrava uno struzzo che volesse nascondere la testa.
Poco dopo presi l'iniziativa: cercai di staccare la sua bocca in modo che riprendesse a succhiare in maniera "decente"... dopo molto forzare cominciò a pompare leccandomelo a dovere, ma sempre nascondendo la testa, fino a che quando fu "abbastanza" duro si voltò mostrando il suo splendido culo, verso il muro e me lo mise dentro alla pecorina.
Si dimenava in maniera insolita ed affrettata, il suo intento era di farmi venire il prima possibile, ma io non ero nelle condizioni giuste; non sapevamo cosa facesse Luana che era dietro di noi, ma dall'ultima occhiata non aveva cambiato atteggiamento né espressione.
Anche nella mia mente si era venuta a formare la convinzione che la cosa fosse un fallimento totale e che prima si finiva meglio era per tutti.
Cominciai anch'io a fotterla con violenza, lei face in modo che la penetrassi con tutto il cazzo, ma non riuscì a trattenersi, ed allora sentii come dei rantoli
strozzati, evidentemente la violenza della scopata produceva il suo effetto, lo vedevo da come si muoveva: ora ancheggiava il suo splendido culo, in modo da sentirlo tutto e in diversi modi.
Fu a quel punto che mi voltai per far capire a Luana se la cosa le cominciava a piacere; la vidi con una gamba appoggiata sopra la scrivania le gambe completamente scoperte e la sua mano scura per la penombra toccare il bianco candido delle mutandine sopra il pube con movimenti leggeri.
Ora cominciai ad arraparmi davvero, la cosa la comunicai all'orecchio di Erika invitando a guardarla.
- "Vedi, non godiamo solo noi..." sono le uniche parole pronunciate quel pomeriggio.
Con la mano le voltai il viso e le feci notare la scena, poco dopo lei me lo sflilò tenendomelo in mano, mi fece sedere sopra il lettino e venne sopra me ma con la schiena verso di me ed il viso e la fica verso Luana.
Giocò con il mio cazzo spennellandolo sulla sua fica.
Io ero eccitato ma incazzato perché non riuscivo a vedere tutta la scena, dato che Erika mi copriva.
Vidi solo che la mano di Luana aveva scostato le mutandine, ma non riuscivo a vedere bene la sua fica.
Poi Erika, intuii, fece un cenno a Luana che si alzò e venne verso di noi; io ero sempre più incazzato dal fatto che non riuscivo a godermi la scena, pur avendo un cazzo durissimo.
Erika prese il mio cazzo e dopo averci gir giocato se lo mise dentro; poi liberatasi le mani, prese le braccia di Luana per i polsi e se li fece passare sul corpo, facendosi toccare il seno e delicatamente spostandole sempre più in basso.
Io non riuscivo a rendermi conto fino a che punto e dove si faceva toccare.
Finché sentii le sue mani che mi sfioravano le palle con un movimento dal basso verso l'alto.
A questo punto eccitato come mai dal fatto che Luana mi toccasse, venni quasi subito.
Erika me lo levò da dentro e sentii le mani sul mio cazzo premere per farmi venire come un matto.
Peccato... la mia rapidità non fu niente in confronto a come Erika si riveste e se ne andò immediatamente, tanto che io avevo appena recuperato le mie mutandine e lei era gir fuori della porta.
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18 anni fa
admin, 75
Ultima visita: 30 minuti fa -
Viaggio a siviglia
Per la prima settimana di maggio avevamo organizzato un viaggio di 7 giorni a Siviglia. L'idea era venuta a mia cugina Serena, di 29 anni, che subito aveva coinvolto la sua amica Teresa, di 27 anni, e me, che ho 32 anni.
L'idea di passare una settimana da solo con due belle ragazze mi entusiasmava, tanto più che era parecchio che volevo provarci con Teresa, una bella ragazza con i capelli neri e un fisico slanciato che non mancava di far girare la testa agli uomini ovunque si presentasse.
Purtroppo, due giorni prima di partire, Teresa dovette andare in Argentina per tre settimane, per motivi di lavoro inderogabili, così per Siviglia partimmo io e la mia cuginetta da soli.
Dopo il viaggio aereo, arrivammo in albergo e qui, per risparmiare, tenemmo la matrimoniale che avevano prenotato le due ragazze e rinunciammo alla singola. Io avrei quindi dormito nel lettone con Serena. I primi due giorni filarono lisci..... l'intimità tra Serena e me cresceva, lei si faceva vedere tranquillamente in mutandine e reggiseno da me, ma la cosa era sempre rimasta nei binari della normalità (anche se durante la notte, quando ero sicuro che lei dormiva, allungavo le mani sul suo culone).
La terza sera decidemmo di andare in un locale dove si ballava latino-americano (lei è una vera patita e se non l'avessi accompagnata ci sarebbe andata senz'altro da sola): io mi preparai per primo e scesi ad aspettarla nella hall. Dopo 20 minuti Serena scesa, ma quello che vidi mi lasciò esterrefatto.... Indossava una gonna nera che le arrivava sopra il ginocchio ma con uno spacco laterale fino al fianco, che lasciava intravedere tutto il bordo delle autoreggenti. Completavano il quadro due scarpe nere con il tacco e una maglia nera trasparente che le copriva solo i capezzoli: non portava neanche il reggiseno ma le due tette, che aveva di dimensioni ragguardevoli (porta una quarta generosa) si reggevano su senza problemi. Appena entrammo nel locale, Serena fu subito fatta oggetto delle occhiate dei maschi del luogo, tanto che mi sussurrò in un orecchio: "Non mi lasciare neanche un istante, sennò questi non mi fanno tornare più in albergo!".
Per tutta la serata ballammo insieme, io molto impedito, ma lei non faceva caso ai miei errori, anzi ne ridevamo insieme, e ci godevamo la serata un mondo. Tuttavia l'atmosfera si stava riscaldando, l'intimità tra le varie coppie andava aumentando visibilmente e anche noi non facevamo eccezione, perché ballavamo sempre più stretti e i miei apprezzamenti sul suo corpo ormai non si contavano più. A lei però non sembravano dispiacere, anzi mi ringraziava ogni volta dicendo che ero davvero carino con lei. Mentre ballavamo un lento presi il coraggio a quattro mani e le sussurrai in un orecchio:
"Stanotte non riuscirò a chiudere occhio"
"Perché?" mi chiese con un sorriso
"Perché dormirò nello stesso letto di una donna bellissima ma non potrò dimostrarle quanto la trovo bella e seducente"
"Chissà??" mi disse "dipende tutto da te: sai tenere i segreti?" mi chiese ammiccando
Le risposi boccheggiando come un pesce, senza dire una parola; lei scoppiò a ridere, mi scoccò un bacio sulle labbra e mi disse "sei tanto caro, ti meriti una ricompensa!".
Alle quattro finalmente, assordati dal rumore, decidemmo di andarcene: usciti dal locale, la strada era piena di maschi che aspettavano qualche pollastrella che uscisse sola, allora lei mi abbracciò e mi disse "dai, fai finta di essere il mio ragazzo"
"Ti prendo in parola!"
Rientrati in albergo, salimmo subito in camera. Io ero deciso a sfruttare la situazione, per cui senza smettere di abbracciarla, le chiesi: "e la ricompensa promessa??"
"Che ne pensi di un bel massaggio tonificante ?"
"Purché sia veramente completo" le risposi con un sorriso
"Vedrai, cuginetto caro......"
Detto questo mi sbottonò la camicia e me la tolse in un attimo, dopodiché mi tolse anche i pantaloni attillati che portavo: rimasi solo con gli slip dai quali fuoriusciva la punta del mio cazzo, già abbondantemente eccitato.
Lei adorante mi disse: "hai una bella stanga, piccolo" e sapevo che non mentiva perché arriva a ben 25 cm. Io non rimasi inattivo: la liberai della gonnellina e della maglietta trasparente e la feci sdraiare a pancia in su sul lettone. Dopodiché mi tolsi anche gli slip, e mi misi a cavalcioni su di lei gettandomi con la bocca sui suoi capezzoli.
Ben presto lei prese a muggire di piacere mentre mi accarezzava i capelli dolcemente con le dita, dopo 5 o 6 minuti di quel trattamento venne lanciando un gridolino stridulo. Ma io ero solo all'inizio, le tolsi le mutandine e le calze e presi ad accarezzarle l'interno delle cosce, umido e appiccicoso, finché le infilai prima uno e poi due dita nella fica, penetrandola sempre più profondamente e torturandole il clitoride senza sosta. Lei mi dovette essere estremamente grata di quel trattamento perché continuava a implorarmi: "dai non fermarti, scopami così, senza sosta....". Dopo circa 10 minuti, lei venne angosciosamente, silenziosamente, graffiandomi la schiena e marchiandomi come un torello.
"Ora sta a te fare qualcosa per farmi godere, cuginetta" le dissi "non puoi mica continuare così!!". Lei mi sorrise, mi face sdraiare a pancia in sotto e ingoiò il mio bigolo, leccandolo avidamente dalla cappella fino alla base e aiutandosi anche con le mani per aver ragione di quella bestia di 25 cm. Quando mi accorsi di star per venire, le misi una mano sulla nuca e glielo spinsi tutto in bocca: lei stava quasi per soffocare ma resistette e, quando con una scossa elettrica le sborrai in bocca, lei ingoiò tutto fino all'ultima goccia.
Dopo 10 minuti ero equipaggiato per una nuova ripresa, allora le aprii le cosce e guidato da lei le puntai la cappella sulla spacca pelosa, dopodiché la penetrai lentamente, facendole entrare tutto il randello peloso nella fregna gocciolante di umori. Quindi presi a scoparla, alternando colpi duri e secchi, che la squassavano, ad altri più lenti e penetranti. Lei si godeva la cosa e mi implorava di non fermarmi. Intanto la mazza mi era cresciuta sempre di più, fino a superare i miei 25 cm proverbiali.
Lei godeva e urlava. A un certo punto mi prese per le natiche e mi spinse tutto dentro di lei, finche non gridò "Vengooooo". Io però ancora non ero sazio di lei, per cui la girai e appoggiai il mio cazzo ancora duro al suo culo. Lei non aprì bocca, io intanto cominciai ad accarezzarle il culo passandole il dito nel solco.
Lei si giro' dicendomi ..... questo no, sono vergine lì, non l'ho mai fatto..."Serena, mi hai fatto impazzire, per tutta questa sera, e poi ti sei fatta scopare come solo una mignotta sa fare... ora non puoi tirarti indietro se voglio farti il culo... dai non ti farò male!!"
"ok, ma dimmi come fare, non farmi soffrire troppo, ok??"
"Fidati di me, piccola" era fatta, la troietta era più desiderosa di me di farsi fare il culo. Intanto continuavo ad accarezzarle lo sfintere, poi mi abbassai e con la lingua glielo leccai tutto, inumidendo la rosetta fino ad allargarla. Quindi la feci piegare un po' in avanti, le allargai le chiappe, poggiai il mio cazzo sul suo buco e diedi una spinta. Cazzo, il suo culo cedette subito alla mia mazza, era stupendo sentire i muscoli dell'intestino fasciare la mia asta pulsante.
La cominciai a fottere senza pietà, spingendo finché non raggiunsi il fondo del culo. Era fantastico, a tratti tiravo fuori il cazzo quasi del tutto per poi rificcarlo dentro fino in fondo fino a sentire le sue chiappe sbattere sul mio inguine. Lei intanto aveva imparato a muovere il culo contro la mia asta per farsi penetrare ancora più profondamente.
Alla fine sentii arrivare dai coglioni lo sperma, allora la penetrai tutta e rimasi fermo finché uno spruzzo bollente, angoscioso, lunghissimo, non la riempì tutta.
Ero esausto, rimasi così per 5 minuti, dopodiché lei si girò, mi sorrise passandomi una mano tra i capelli increspati e mi disse: "Amore, i prossimi tre giorni li passeremo quasi tutti a letto, lo sai???"
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18 anni fa
admin, 75
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La mamma della mia ragazza mi ha sedotto
ciao a tutti la storia che vi sto per raccontare a dell incredibile so di non essere il primo ad aver affrontato una situazione del genere ma tra e l'essere vittima al sentito raccontare c'e un abisso voi non vi potete immaginare le sensazioni che ho potuto provare in quel momento vi racconto cosa e successo ero a casa dei suoceri (molto giovani con una madre veramente bella ed attraente seno prosperoso vestita aderente con una camicia bianca ed il reggiseno di pizzo trasparentissimo )che stavo aspettando .......che rientrasse dal parrucchiere quando squilla il telefono di casa per avvisare che tardava per la troppa gente di qualche 20 minuti in piu del previsto ( io ero piu che contento in quel momento che tardasse perche soli il marito solitamente in quanto lavora fuori citta rientra quasi sempre alle 21 percio l'anzia che arrivasse e mi trovasse (in quanto io non l'abbia mai conosciuto a causa dei suoi tardi orari)a casa solo con sua moglie non mi toccava assolutamente ero super rilassato arrivo al dunque la madre mi parla di cosa mi piace di sua figlia ed io ho colpito la palla al balzo sbilanciandomi e dicendogli che di sua figlia mi piaceva tutto sopratutto le sue gambe perche uguali a quelle della madre e poi feci subito una piccola battutina e dissi enon solo !!!!! e lei divento rossa la misi in imbarazzo ed allo stesso tempo anche io ero imbarazzatissimo e quando una donna e a disagio :) VEROOOOO!!!!!!! e lei mi disse ma perche cos'anno di speciale le mie gambe sono delle gambe normalissime quando disse cosi mi sali un brivido su per la schiena inspiegabile ed io risposi ma cosa sta dicendo lei a delle gambe innanzi tutto drittissime e lei chino la testa tiro su la gonna a spacco mi apri un' anta d'essa scoprendo fino al linguine la coscia e mi disse ma dici sul serio ed io risposi dico sulserio poi prima che ricoprisse il tutto gli dissi vede sai quali sono le parti che mi piaccion di piu della sua gamba lei alzo la testa e mi disse quali?????ed io gli dissi puntando il dito in direzzione della gamba ma non facendogli capire appositamente il punto in maniera che mi chiedesse di fargli vedere piu precisamente qual parti infatti cosi accadde mi disse fammi vedere meglio dove io mi alzai e mi dirissi fronte a lei mi chinai e con il dito gli sfiorai la caviglia facendoglielo scivolare su per l'interno polpaccio salendo su ancora piu suarrivando al ginocchio e fermandomi dicendo mi fermo anche se sarei continuato a salire perche il pezzo piu bello era piu su e lei mi disse ma quale e questo pezzo ancora piu rossa di prima ed io gli dissi guardi signora non vorrei toccare troppo e lei mi disse non preoccuparti fammi vedere ed io con mano tremante appogiai dinuovo il dito sull'interno coscia e lo feci arrivare fino al linguine dicendogli vede e qui che dicevo io alzai la testa per vedere la sua reazione e la sua faccia era una palla di fuoco mi sentii a disagio tolsi di colpo la mano e lei mi disse allora ti piace molto la mia coscia ed io dissi sono le piu belle che io abbia mai visto e lei con un sorriso mi disse si ma hai detto non solo cosa ti piace ancora di me :) mi fece un sorriso ed io dissi signora mi scusi ma non vorrei essere volgare sa lei mi dice ricordati che dei complimenti specialmente se fatti da un bel ragazzo come te sono sempre bene accetti ed io dissi guardi mi vergogno un po ma visto che ci siamo gli e lo dico il suo meraviglioso sedere e lei mi disse ma daiiii quanti piu belli del mio circolano per le strade ed io risposi signora anche li vedo una particolarita che non vedo in nessunaltra e lei di nuovo mi disse e qual'e ed io risposi mi dispiace ma in questo momento non saprei come farglielo vedere lei dice e percheeee,? ED IO :) ma perche con quella gonna aderente era difficile spiegare qual era la sua parte piu bella in quel momento squillo il telefonoe lei dallo spavento fece uno scatto e non solo lei mi posso giurare la tensione era al massimo dentro la mia testa bestemiai e dissi adesso a causa di questa tel tutto e finito vedrai ed invece non appena attaccato il telefono lei mi guarda ridendo e con un sorriso alla giulia robert mi dice ****** gli asterischifarebbero capire che si trattava della mia ragazza che avrebbe tardato ancora immaginatevi la mia contentezza e quella della madre attacca il telefono mi dice siediti pure sul divano cosi stai piu comodo ed io mi alzai e mi sedetti nel divano mi disse ti accendo un po la tv ed io riposiii?si se vuole lei ando davanti al televisore che basso all'altezza delle ginocchia si chino senza flettere le gambe diciamolo proprio scusate la parola ma a pecorina ed io subito feci la battutina per aprire discorso e dissi mamma mia signora cosi svengo l ei senza rialzarsi sposto il culo a destra e usci la testa a sinistra facendomi vedere pure il suo seno pendente perche prosperoso e mi disse sempre con quel suo sorrisino ma dai cosa vai dicendo ed io senza perdere un secondo dissi gli e l'ho detto che ha un sedere da paura sa io soffro di cuore e mi misi a ridere anche lei rise e mi dice ma dai cosi non si vede niente l'hai detto tu prima no? ed io risposi si proprio cosi e lei mallarga le gambe facendo salire la gonna e mi dice allora mi fai vedere quale parte ti piace piu di tutte ? ed io mi alzai mi dirissi dietro di lei e sempre con il dito gli e lo passai sulle due rughe che dividono la coscia dal sedere e dal linguine PS sentivo il calore al sol passare sotto la sua f......nelle mani e il profumo dei suoi ormoni che la sua e la mia pelle emanavano in quel momento facendo un tuttuno un vulcano in eruzione credetemi non avevo nessun rimorso per quello che stava succedendo non ostante io ero innamoratissimo della figlia ma sua madre mi faceva un sessoe gli dissi vedi questo e bellissimo e lei mi dice ma come fai a saperlo se non loovedi col solo toccare non puoi sapere ed io gli risposi aspetti ha ragione tiro un po su la gonnae pian piano gli e la feci salire su fino all altezza dell l'umbellico lei fece due movimenti il primo verso destra il secondo verso sinistra come se volesse che gli e lo piantassi ma cercate di capire in quel momento che imbarazzo fifa che avevo si rialzo di scatto e disse ma cosa sto facendo io ci rimasi di M ...... sarei voluto scomparire dalla faccia della terra pensai adesso checasino che scoppia mamma mia mi agitai e incominciai a chiedergli scusa lei mi disse n non e colpa tua andava avanti ed indietro e si mise a sparechiare il tavolo ioomi alzai e dissi forse signora e meglio che io vada e lei mi disse ma no stai tranquillo io vado a farmi un bagno tu fai come se fossi a casa tua lei sali le scale per dirigersi nel piano di sopra (in toilet) ed io pensai che faccio me ne vado ma qualcosa dentro di me miidisse no stai il ferro va battuto caldo allora mi risedetti sul divano abbassai la tv in maniera di sentire quando cessasse il rumore dell acqua che cessasse quando la vasca si sarebbe riempita e dopo 10 minuti ecco l'acqua cessa di schiantarsi contro se stessa dissi !!!ci siamo la madre comincio a cantare ed io qurioso e voglioso saliii e quando arrivato in cima alle scale vidi la porta del bagno mezza aperta e il dolce suono del suo cantare mi giungevano all orecchio chiedendomi di scoparla e farll sentire una porca a 4 zampe come un micetto mi dirissi verso la porta del bagno e grazie ad un muro a specchio che rifletteva tutta la loro jacuzzi potevo osservarla se vogliamo dire spiarla ed ecco che ad un certo punle lei si distende immergendosi fibo sotto il mento nell acqua e solo la mano sinistra che abbracciata alla jacuzzi non la faceva scivolare sul fondo e con l'altra invece si masturbava lei si accorse che la stavo spiando io mi misi in ginocchio mi abbassai i pantaloni e mi incominciai a masturbare piano piano appoggiai una mano sulla porta per far si che lei ed io sapessimo con sicurezza che ci stessimo osservando dallo specchio e quando lei si attorciglio la lingua passandosela cono movimenti direzionali a destra e a sinistra delle sue labbra !!!!!!!!!!! il resto se vorrete ve lo raccontero in privato la chiamatemi se vorrete sapere come e andata a finire spero la mia storia vi sia piaciuta cmq nin quanto realmente ac non e finita anzi e stato un inizio ad una storia di sesso sfrenacadutomito
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18 anni fa
admin, 75
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La mia prima volta
avevo 14 anni,indossavo gia calze e mutandine da anni,li compravo ai negozzi dicendo fossero di mia madre,vidi un film porno e invidiosissimo di quelle ragazze che godevano cosi tanto che erano cosi tanto desiderate,decisi di provare...mi chiusi in bagno e da quel giorno mi son infilata nel mio buchino di tutto.è stato quello il giorno della mia svolta penso.prima ho iniziato con degli edivenziatori(mi faceva male,ma mi piaceva sempre di piu)poi son passata alle bombolette dei profumi e cosi via!adoro essere donna sentirmi addosso quei vestiti fatti di quei meravigliosi filati pregiati...
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18 anni fa
admin, 75
Ultima visita: 30 minuti fa -
Sono come mia mamma
Adesso ho 24 anni, ma fin da piccola ho capito cosa significa la parola sesso! Ho visto mia mamma far sesso con tanta gente anche con due alla volta le ho, visto succhiare tanti di quei cazzi che un'attrice porno a confronto e una dilettante! Noi siamo tre fratelli due femmine ed un maschio, tutti figli di padri diversi. Quindi in casa mia ci sono stati piu’ uomini che in un spettacolo per soli uomini! Io sono la piu’ grande, poi ce mio fratello 5 anni piu’ giovane di me e poi una sorellina di 14 anni. Come dicevo in casa nostra entrava tanta gente e andava a parlare con mia mamma in salotto, io tutte le volte li spiavo e non li vedevo parlare, ma scopare o vedevo mia mamma con il cazzo in bocca finche non lo faceva venire! Avevo ancora circa dieci anni, ma crescevo e piu’ crescevo piu’ mi eccitavano quelle scene. Allora andavo in camera mia sotto le coperte e finivo lì quello che avevo cominciato dietro la porta del salotto dove c'era mia mamma con quello di turno! Avvolte qualcuno restava a dormire li, ma la mattina scappavano via come dei ladri! Gli anni passavano ed era tutti i fine settimana sempre la stessa cosa, io iniziavo a formarmi il seno il culetto, e qualcuno iniziava a guardarmi diversamente! Ma mia mamma non permetteva a nessuno di esagerare con me. Un giorno conobbe un uomo, questo iniziò a venire a casa tutte le sere, non era un bel uomo ma era simpatico. Lei se ne innamorò, spiavo anche loro e lui oltre che simpatico avevo anche un bel cazzo dritto lungo e grosso, (capisco anche perchè mia mamma se ne innamorò) mi eccitavo a vedere mia mamma con quel cazzo in bocca o in mezzo alle gambe. Spiavo lui anche in bagno quando era da solo, andavo a fare il bagno, quando c'era lui in casa e la mia mamma era al lavoro, nella speranza che mi spiasse anche lui. Lasciavo la porta senza giri di chiave cosi anche per sbaglio poteva entrare. cosi successe un giorno sentii bussare alla porta, pensavo fosse mio fratello e gli risposi che era occupato, invece era lui, e mi disse: ok aspetto, un brivido mi attraverso la pelle ma rimasi zitta. Dopo un pò mi disse se dovevo ancora stare ancora tanto, perchè doveva solo lavarsi i denti. Io con voce soffocata gli risposi che poteva entrare, (tanto ero immersa nella vasca e non poteva vedermi). Lui entrò e mi chiese scusa, non le risposi gli chiesi solo se la mia mamma era rientrata, e lui mi disse di no, chiedendomi come mai e se mi serviva qualcosa; gli dissi che mi serviva lei per farmi lavare la schiena. Lui posò lo spazzolino si avvicinò e mi chiese: posso farlo io? Non mi diede neanche il tempo di rispondere, prese la spugna si mise sul bordo vasca e inizio a massaggiarmi la schiena, ( aveva capito tutto) io mi chinai in avanti sulle ginocchia cosi nascondevo anche il seno. Lui mi passava tutta la schiena ma quando scendeva verso il basso sentivo le sue dita sfiorarmi il sedere. Ero imbarazzatissima ma anche eccitata, mi chiese se mi fosse piaciuto e se mi stavo rilassando, gli risposi con la testa di si. lasciò la spugna e mi passava solo dell'acqua addosso, mi accarezzava ed ogni volta che si avvicinava al culetto avevo dei brividi, lui se ne accorse allora scese ancora piu' giu ed io mi inchinavo sempre di piu’ per fargli spazio alla mano. Riprese la spugna e mi versò della schiuma sulle braccia mi alzò il collo e me ne fece colare anche sul seno, ed iniziò a massaggiarmi il collo e le braccia ed ogni tanto si avvicinava al seno sfiorandolo con la mano. Poi prese il bagno schiuma tolse il tappo, ma cadde dentro l'acqua feci per prenderlo, ma feci anche finta di non riuscire a trovarlo, all’ora lui infilo il braccio dentro l'acqua lo prese e nel tirarlo fuori me lo appoggio alla patatina, io ebbi un sobbalzo, come una scossa. Mi guardo e mi diede un bacio sulla testa, si verso un pò di bagno schiuma sulla mano e mi massaggiò il collo poi il petto poi passò alla pancia attraverso il mio seno e mi disse di distendermi. Avrei fatto qualsiasi cosa mi avrebbe chiesto. Mi appoggiai con la testa al bordo vasca e mi rilassai, ero tutta nuda lì davanti a lui e non mi vergognavo affatto. Mi accarezzò dappertutto si soffermo un pò sui seni, mi prese la mia mano ed insieme scendemmo giu alla patatina e mi disse di toccarmi come quando ero sola, mi piace vederti toccare ti ho spiata tante volte e so anche che mi spii, quando sono in bagno, (cioè, sapeva tutto) avrei voluto sprofondare. Però iniziai a toccarmi da sola, mentre lui mi stringeva i seni, avevo gli occhi chiusi e mi sentii avvicinare qualcosa alle labbra, era la sua mano iniziai a baciarla poi presi un dito e lo infilai in bocca. Mi chiese se lo spiavo anche quando era con mia mamma . Gli risposi di si, mi chiese cosa avevo visto, tutto, gli risposi! E cosa ti e piaciuto di piu’ ? Vedere la mamma in ginocchio davanti a te. Non mi disse nulla, ma era eccitatissimo, mi prese la mano e la portò sul suo cazzo, non mi ero neanche accorta che lo aveva già tirato fuori. Era enorme mi lascio la mano ed io iniziai ad accarezzarlo, lui si tolse i pantaloni si alzò in piedi entro in vasca e mi disse: succhiamelo troietta! Lo presi con tutte e due le mani iniziai a baciarlo, gli leccai la punta e poi piano, lo infilai tutto in bocca!!! Lui con una mano appoggiata alla parete e l’altra sulla mia testa spingeva quel bel grosso cazzo nella mia bocca, mi sentivo riempire tutta e stato un momento bellissimo, lo leccavo lo succhiavo lo accarezzavo, per me in quel momento quel coso era tutto, era quello che avevo sempre desiderato e finalmente era tutto mio. Avrei voluto prenderlo ovunque, ma in quel momento lo volevo solo in bocca e al solo pensiero che mi sarebbe venuto in faccia, mi faceva sentire tanto troia. Nel frattempo ebbi un orgasmo e inizia a toccarmi e godere, lui si godette la scena tirò il cazzo fuori dalla mia bocca iniziò a menarlo chiamandomi troia e dicendomi che ero la sua troia ( anzi la sua piccola troia ), mi infilò due dita in bocca ero eccitatissima, non fece in tempo a dirmi che stava venendo che un primo schizzo mi arrivo dritto in bocca, tirai fuori la lingua e lui da sopra mi schizzava in faccia e in bocca. Mi sentivo al settimo cielo, mi sentivo schiava di quel uomo avrei fatto tutto quello che mi avrebbe chiesto. Mi colava tutto in faccia lo presi con la mano e lo spalmato sulle labbra, iniziai a leccarlo e succhiarlo toccandogli le palle, lui mi tolse il cazzo dalla bocca e mi fece leccare quelle palle pelose, ma tanto morbide. Gli chiesi se ero stata brava, lui mi accarezzò la guancia e mi disse che ero stata bravissima e che ero la sua piccola troietta. E da quel giorno non ebbi piu' niente da invidiare a mia Mamma, avevo quello che aveva lei ed soprattutto ero come lei, cioè Troia.
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18 anni fa
admin, 75
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Pareo party
Pareo Party
Il party stava avendo un grande successo, la padrona di casa aveva curato ogni dettaglio, eleganti lillium dai lunghi steli disposti in enormi vasi, ghirlande variopinte appese in giardino, petali sparsi sul pavimento e sui tavoli, nelle colorazioni più calde ed estive, dal bianco al giallo tenue, al giallo oro all’arancio fino al granato. Piccole candele profumate e grandi ceri in ampolle di vetro nelle stesse nuances dei fiori emanavano profumi dai toni orientali, un’atmosfera rilassata avvolgeva gli ospiti nei loro originali parei.
Tutti gli invitati infatti avevano aderito con entusiasmo all’idea del pareo party e si erano sbizzarriti nell’esibire splendidi parei quasi facessero a gara a chi portava il più originale, saccheggiando probabilmente i bazar orientali della zona o riciclando gli acquisti fatti a Bali, in Thailandia o solo dall’Indiano che batte le spiagge del luogo durante la stagione estiva.
Il risultato era degno di una coreografia accuratamente studiata da un professionista, la padrona di casa e la sua amica, con la quale aveva preparato tutto, si scambiarono un’occhiata di soddisfazione.
Il buffet era delizioso, colorati vassoi colmi di prelibatezze frutto dell’appassionato lavoro pomeridiano delle due organizzatrici.
Si erano divertite ad elaborare ricette, a sperimentare gli abbinamenti più ricercati, e avevano realizzato un menu degno delle grandi occasioni col preciso intento di scatenare un’atmosfera torbida e passionale che i cibi altamente afrodisiaci notoriamente promettono : un trionfo di raffinate crudité: ostriche, scampi, cicale, gamberetti, granseole e frutti di mare, pinzimonio di verdure, delicati carpacci di pesce spada, tonno, salmone con frutta fresca e rucolina selvatica, tenere aragostelle alla catalana, blinis e caviale beluga maestosamente affogato in una coppetta di cristallo colma di ghiaccio tritato come vuole la migliore tradizione.
Cosa c’è di più morboso e provocante che affondare le dita nel caviale, succhiarle gustandosi ogni granello delle preziose uova nere e poi rituffarcele e infilarle nella bocca di lui che ti sta di fronte e che ti implora di farlo godere e gustarsi la sua espressione deliziata da tanto piacere? E continuare a imboccarsi a vicenda con tutto il resto : ostriche che richiamano oscene vulve, scampi crudi dalla carne vischiosa, vongole dal profumo penetrante di fica e sorseggiare champagne annaffiandosi dal collo ai piedi e leccarsi i rivoli che scivolano sui corpi abbronzati?
Mentre in sottofondo, sonorità etniche molto sensuali accompagnano il baccanale e gli sguardi degli invitati incominciano a divenire maliziosi, intriganti ed inequivocabili.
Il braccio di un ospite cinge il fianco della sua compagna, la stringe a sé e inizia una danza sinuosa, un’altra coppia si bacia appassionatamente in un angolo nascosto, altri scompaiono in giardino, si accoccolano fra soffici cuscini di seta multicolori e continuano ad imboccarsi e a strafogarsi di ostriche e ubriacarsi di champagne scoppiando in fragorose risate.
La padrona di casa viene coinvolta in una accesa disquisizione circa la migliore qualità delle ostriche, la sua amica annoiata dalla discussione, si abbandona alla musica e si rifugia nei suoi pensieri. Ad un tratto coglie lo sguardo di uno sconosciuto che la osserva insistentemente
E’ un bell’uomo, un fisico prestante che non ostenta affatto, ostenta bensì uno sguardo magnetico, gli occhi sono azzurri trasparenti, ciglia così lunghe da sembrare posticce, i capelli sono cortissimi, brizzolati.
“Deve essere appena arrivato, non avrei potuto non notarlo prima!”
Dimentica immediatamente le sue fantasie catturata da questa novità intrigante. Si studiano a vicenda, lui non molla, la sta sfidando? Accetta subito la sfida, si sta già eccitando all’idea di come catturarlo e stupirlo. Sfodera uno dei suoi sguardi ammaliatori supercollaudati. Dopo alcuni interminabili minuti di tale farsa, decide di spiazzarlo e all’improvviso si dirige verso il bagno, entra lasciando la porta socchiusa. Lui la segue calamitato da quello sguardo irresistibile. Si infila nel bagno per niente intimorito ma visibilmente incuriosito. Lei è appoggiata alla vasca, la testa reclinata all’indietro, scioglie il nodo del pareo, divarica le gambe scoprendo la sua fica protetta dal suo cespuglietto corvino, lo provoca inumidendosi le labbra con la lingua con fare lascivo, poi comincia a giocare col suo clitoride, sfregandoselo con le dita di una mano. Lo attira a sé, gli infila le dita dell’altra mano in bocca per bagnarle e se le passa nella fica. Pure lui apre il suo pareo, il suo membro già turgido spunta direttamente : non porta la biancheria intima! Lei glielo prende in bocca e glielo succhia delicatamente, giocando con l’asta, gli lecca le palle e gliele ingoia fin che può e poi riprende a succhiarglielo facendoglielo tirare fino a che gli fa male e si muove ritmicamente su e giù con la bocca mentre lui accompagna il movimento premendole dolcemente sulla nuca. Le infila le mani nei capelli, la invita a fermarsi, a voltarsi e la penetra da dietro ad un ritmo frenetico, eccitatissimo dalle mani di lei che si insinuano ovunque e che continuano a titillarsi il clitoride fino ad esplodere di piacere. Non ancora sazia, si volta di nuovo e incomincia ad accarezzarglielo e poi lo avvolge con la mano ed aumenta il ritmo finchè sente che sta per esplodere pure lui, allora apre la bocca e si beve il suo fluido caldo leccandosi gli angoli della bocca per non perdersi neanche una goccia.
Ancora avvolti nel torpore dell’amplesso, si accorgono che due occhi al di là della porta socchiusa li stanno spiando. Chi sarà mai? La padrona di casa! L’amica, di lei e di lui.
Per niente imbarazzati delle loro nudità e men che meno della situazione in cui erano stati colti, sorridono compiaciuti di fronte a quell’estemporanea e i loro sguardi si incrociano intendendosi all’istante.
La invitano ad entrare senza timore. Lei è attonita ma incuriosita e come stregata, si avvicina lentamente chiudendosi la porta dietro di sé.
Lui le va incontro, le leva di mano la bottiglia di champagne e, sussurrandole all’orecchio di stare tranquilla, incomincia a baciarla, ad accarezzarla e lei si scioglie subito al contatto con le labbra di lui, è completamente nelle sue mani, farebbe qualsiasi cosa. Allora lui le prende una mano e gliela fa appoggiare sul seno dell’amica, la quale a sua volta contraccambia il gesto emettendo un gridolino di piacere. Si guardano, sorridono, non provano alcun imbarazzo. E continuano ad accarezzarsi lentamente, procurandosi brividi intensi ed interminabili mentre lui le osserva eccitato. Se ne accorgono e dunque spostano le loro attenzioni sul corpo di lui. Una lo bacia sulla bocca mentre lui le stuzzica i capezzoli, l’altra lo lecca sul collo, sul petto, indugia intorno all’ombelico, lo massaggia nella zona pelvica, e poi incomincia a succhiarglielo e con una mano cerca la vulva della sua compagna che in perfetta sintonia si era sistemata in piedi accanto a lei creando un insieme armonioso che coinvolgeva tutti e tre perfettamente.
Poi la padrona di casa che lo stava baciando lo fa stendere sul tappeto, si porta sopra la faccia di lui offrendogli la sua fica da leccare, la sua amica invece si siede sopra di lui e incomincia a cavalcarlo, lui impazzisce di piacere, le sue mani scorrono per tutto il corpo della prima, le afferrano violentemente il culo e glielo spalancano permettendo all’amica di infirlarci prima le dita e poi, dopo averlo ben lubrificato, un bel dildo di gomma. Poi le due amiche si danno piacere l’un l’altra strofinandosi come gatte in calore, toccandosi, leccandosi ovunque, e infilandosi il dildo a vicenda e lui che le guarda e poi si avvicina e se lo fa leccare contemporaneamente da tutte e due e con le mani le aiuta a toccare tutti i punti sensibili, poi ne prende una da dietro mentre questa lecca la fica dell’altra stesa sotto di lei. E continuano impazziti, in un vortice di godimento a scoparsi, a masturbarsi a vicenda, a leccarsi, scambiandosi continuamente i ruoli e le posizioni per consentire a ciascuno di godere pienamente e provare tutte le sensazioni possibili.
Dopo un tempo indefinibile, incuranti del resto degli ospiti, riempiono d’acqua la vasca, versano delle essenze orientali che formano una schiuma gonfia e profumata e si immergono tutti e tre ridendo felici di quell’unione magica e appagante e brindano alla loro amicizia passandosi l’un l’altro la bottiglia di champagne e progettando insieme il prossimo party!
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18 anni fa
sammyandcris,
43/39
Ultima visita: 15 anni fa
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Cuckold
Ieri è stata una giornata particolare . Cominciando al mattino quando per caso mi sono imbattuto in un sito dove ho imparato cosa vuol dire la parola inglese " cuckold " . In senso stretto vuol dire becco , cornuto , cornuto e contento . In senso lato riunisce tutto quello che provo nel vedere la mia donna presa da un altro uomo e sebbene ne conoscessi l'effetto non sapevo o non mi rendevo conto della causa . Adesso so . O almeno credo di sapere . Adesso mi spiego tante cose e tante mie reazioni . Sapevo per esperienza diretta che avevo un piacere oltre il normale nel sapere la mia donna presa da altri . Niente di male ma la cosa mi dava da pensare perchè in fondo sono geloso , molto geloso delle cose che mi appartengono . Io non presto mai la mia vettura , nè i miei libri e per nessun motivo i miei indumenti e perciò non mi spiegavo come mai non mi ritenevo offeso se un altro uomo , magari del tutto sconosciuto , prendeva piacere della mia donna e la usava nel modo che riteneva più opportuno . Non solo non ne ero geloso ma vederla penetrata da un cazzo che non aveva niente a che vedere con la nostra unione ne provavo piacere . Spesse volte avevo proposto alla mia prima moglie di farmi le corna se ciò poteva servire a farla diventare più porca a letto e mi eccitavo spesso a chiavarla immaginando che fosse un altro in quel momento a fotterla e non io . Lei provava fastidio quando io , chiavandola , descrivevo come un altro l'avrebbe presa e fatta godere . E non voleva assolutamente che io descrivessi come avrei voluto essere preso da un uomo mentre stavo con lei e dovetti smettere perchè mi accorsi che si arrabbiava molto quando anche solo per scherzo le dicevo che qualche uomo mi avrebbe potuto fare suo ed incularmi come una cagna . Infatti appena mi sorprese a letto con un mio amico scappò di casa , anzi mi scacciò di casa e prese il posto accanto al mio amore del momento . Ancora tuttora vive con lui . Poi la mia seconda compagna . Lei sì che amava essere presa da altri e più erano più godeva , la porca . A me piaceva ed era infatti ciò che avevo cercato . Purtroppo tutte le cose belle e piacevoli sono destinate a durare poco ed anche lei mi lasciò per ritornare da suo marito . Adesso vivo con mia madre . La mia usa ispiratrice . Ispiratrice delle mie seghe . Non passa sera che non vada a trovarla mentre dorme e scoprendole il corpo ancora desiderabile mi masturbo immaginandola tra le braccia di un altro che la chiava col cazzo possente dei miei desideri . Spesso fisso nella mia mente il cazzo del portinaio che mi prende prima di rientrare in casa ed aspettando che mamma vada a dormire non faccio altro che pensare di come lui la prenderebbe , col cazzo che entra ed esce tra le labbra gonfie della fica circondata da una foresta rigogliosa di pelo ancora nero . Immagino il cappellotto grosso e gonfio di voglia che si affaccia sotto il clitoride teso mentre io muoio dalla voglia di leccarlo e succhiare gli umori di lei che lo ricoprono ed intanto sego il mio cazzo teso allo spasimo fino a che un fiotto di sborra inonda le cosce scoperte ed il pelo nudo della fica . Io so che mia madre fa finta di dormire per farmi sfogare la mia voglia di fotterla . Lo so per il semplice motivo che mentre sono in bagno a ripulirmi lei mi raggiunge e dopo aver pisciato nel bidè si lava la sborra che ho appena prodotta e mi guarda attraverso lo specchio come se avesse vergogna di guardarmi direttamente negli occhi . Vorrei gridarle la voglia che ho di vederla fottuta da un altro come anni fa , quando assistevo o spiavo mentre i suoi stalloni la chiavavano come una cagna sempre in calore . Ecco il mio ricordo ricorrente : un uomo che la chiava e lei sorride mentre mi fa , senza molta convinzione , cenno di allontanarmi . Adesso mi sto convincendo che sapere che io la guardavo in quei momenti intimi la eccitava . Quella volta del camionista , Vittorio , che portava a termine la chiavata anche se io ero tornato in anticipo e saggiamante ero in piedi accanto a loro in attesa che finissero intanto che leccavo il mio gelato . O quella di Giovanni , il colono , che la inculava mentre io poco lontano mi masturbavio e lei , ridendo , mi faceva cenno con la mano di allontanarmi ma senza tanta convinzione ed ebbi modo di vedere che godeva come una matta ed ora sono convinto che la mia presenza la eccitava ancora di più . Quella con Vittorio fu la prima volta che , sebbene si fosse alla fioca luce delle stelle , vedevo benissimo ed in modo distinto il cazzo nodoso che la penetrava mentre stava con le cosce spalancate per sentirlo entrare più in fondo . Le brillavano gli occhi quando godeva e quando lui ritrasse il cazzo gocciolante lo esibì come trofeo lucido degli umori di lei . Da allora ebbi il privilegio delle confidenze dello stallone che ogni volta che veniva a casa nostra mi mostrava il cazzo voglioso e spesso lo estraeva e lo toccaba fino a che duro come pietra e dalla capocchia cremisi mi strizzava l'occchio ed entrava in camera dove mia madre era pronta a riceverlo . La porta era aperta ed una volta mi chiedeva le sigarette dimenticate sul mio tavolo una volta un bicchiere d'acqua una volta una salvietta per ripulirsi dopo aver sborrato si può dire che ero sempre presente quando facevano all'amore e vedevo mia madre fissarmi negli occhi e godere come mai . Anche Totonno il calzolaio si esibiva . Lui , a dire la verità , preferiva toccare le chiappette di mia sorella infilandole la mano sotto la vesticciola e quando gli veniva il cazzo duro lo estraeva per farcelo ammirare . Correva subito dopo in camera di mia madre ed ogni volta chiudeva la porta impedendomi di vederlo . Le prime volte che avevo visto mio zio prendere il posto del mio povero padre era stato preso da una forma di gelosia perchè lo vedevo entrare tra le cosce di mia madre e profanarle . Poi , piano piano a forza di vedere con quanto piacere lei lo accettava cominciai a goderne anch'io fino a non desiderare altro se non vedere un estraneo fottere la cosa che più amavo in quel momento . E l'immagine di un cazzo esterno fottere la donna che mi stava accanto mi ha accompagnato fino ad oggi e mi accompagnerà fino alla fine dei miei giorni . Ieri pomeriggio mi è successa una cosa che mi piace raccontare . Ero sulla tangenziale to mi è venuta voglia di un caffè . Mi sono fermato in un'area di servizio e mentre parcheggiavo appoggiato ad una vettura c'era un ragazzo che guardava la mia manovra . Chiusa la vettura mi sono avviato al bar e voltandomi ho visto che lui mi seguiva collo sguardo . Sono tornato verso di lui e avvicinatomi gli ho chiesto se per caso mi conoscesse . Ha detto di no ed io gli ho detto che suo sguardo m'intrigava . Mi ha chiesto scusa perchè non se ne era accorto essendo sovrappensiero . Gli ho chiesto scusa a mia volta e per farmi perdonare gli ho offerto il caffè . Ha accettato e siamo entrati nel bar . Mentre bevevamo il suo sguardo era fisso nei miei occhi ed io gli ho chiesto se tutto andasse bene . Sì , tutto andava bene , solo che era affascinato dalle mie labbra carnose ed attratto da esse . - Ti piacciono gli uomini ? gli ho chiesto . - Non mi dispiacciono ! mi ha risposto . - A me piacciono molto . - Anche a me piacciono molto ! - A me piacciono anche le donne , gli faccio io . - Anche a me ed infatti sono fidanzato felicemente . Ho notato che è molto giovane , più di me senz'altro . Quando parla ha le labbra che si muovono come se danzassero e la punta della lingua si affaccia spesso sull'orlo delle stesse . La guardo ammirato e una voglia di baciarlo per gustare il dolce turgore della sua lingua mi ha fatto sdilinguire . Gli ho preso una mano e fregandomene del fatto che qualcuno potesse vederci l'ho portato fuori dietro il bar e l'ho abbracciato e baciato in bocca . Lui docilmente si è lasciato fare ed ha risposto con calore alle mie effusioni . I nostri inguini si sono uniti ed ho sentito contro il mio cazzo duro la durezza del suo . Ci siamo carezzati ed ho sentito che doveva avere un bell'arnese . Ormai la voglia di averlo mi faceva delirare ed ho guardato a destra ed a sinistra alla ricerca di un posto solitario . Impossibile a meno di andare dietro una siepe che per la stagione in cui siamo è tutta spoglia e non nasconde un bel nulla . Siamo entrati nella mia vettura e siamo andati in una zona dove ci sono solo capannoni industriali . Ha tirato fuori un cazzo di dimensioni notevoli con la cappella non molto grande ma con un'asta veramente grossa tanto che non sono riuscito a prenderla in bocca . Gli ho fatto un pompino da maestro ed ho bevuto la sua sborra che per il momento mi ha tolto la sete . Mi sono masturbato e mi sono sborrato sulla pancia e mentre venivo ho espresso il desiderio di vederlo fottere mia madre . Intanto che godevo lui confermava la voglia di fotterla e descriveva come l'avrebbe presa . Alla fine , soddisfatto i sensi mi ha chiesto se facessi sesso con mia madre ed io gli ho confessato la mia mania di spiarla mentre dorme o fa finta di dormire e masturbarmi fino a sborrarle sul corpo . Gli ho descritto come spesso trovo mia madre nuda sotto le lenzuola o comunque con indosso solo una vestaglia e di come la scopro con cautela per ammirare alla fioca luce che viene dal corridoio le sue cosce ancora desiderabili ed infine arrivare alla foresta di pelo nero che mi eccita da morire . Intanto che descrivo nei minimi particolari di come la vedo io cogli occhi arrapati di figlio e di come lei , muovendosi nel sonno , si mette a pancia all'aria e raccolte le gambe spalancate in una posizione ginecologica mi eibisce la fica col suo interno luccicante di umori tanto da farmi supporre che sta fingendo di dormire par farmi sfogare la voglia che ho di lei , Alex si masturba con sempre più veemenza fino a sborrare ed imbrattare il cruscotto intanto che conferma la voglia che ha di conoscerla . A mente riposata mi conferma questa voglia e sopratutto la passione di avere una donna anziana , cosa che lo eccita oltre il dovuto . Anche io vorrei vederlo mentre chiava mia madre ma il fatto di assistere sarà un po' complicato da realizzare . Oggi Alex verrà a trovarmi a casa e devo fare in modo di farli incontrare con la speranza che mia madre ceda alla sua corte . D'altronde più di una volta aveva velatamente espresso il desiderio di conoscere intimamente il portinaio che gode fama di gran seduttore e pare che sia entrrato in tutti i letti del condominio , anche in quelli degli uomini singoli . Dopo che persi mia moglie , scappata col mio amico Marco , avevo temuto che avrei potuto perdere allo stesso modo anche mia madre ed allora non avevo mai permesso che il portinaio la frequentasse . Quando sono tornato ieri sera ho parlato di Alex a mia madre e l'ho preparata alla visita che lui ci farà questo pomeriggio . Le ho detto che l'ho conosciuto biblicamente e le ho detto anche che è un ragazzo dotato che ama molto le donne più grandi di lei . Mi ha chiesto se è un bel ragazzo ed io ho confermato che ciò che ho potuto vedere è gradevole . E sapendo di soddisfare una sua curiosità le ho detto che è dotato , non mostruosamente ma è dotato . Dal modo trasognato di come parlavo di Alex credo che abbia capito che a me piace molto e che senz'altro può piacere a chiunque . Spero tanto che lei si lasci andare ed accetti che lui la prenda mentre io dalla porta socchiusa possa ammirarli mentre godono . Lo saprò questa sera .
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18 anni fa
pompeo1pompa,
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Che sorpresa il mio vecchio amico fabio
Era molto tempo che io e Fabio non ci vedevamo, una volta eravamo colleghi, quando ancora per arrivare a fine mese facevo la cameriera in un ristorante in collina in attesa di un impiego più sicuro, redditizio e stabile.
Al tempo lui si era follemente innamorato di me, i suoi discorsi e le sue paranoie mi scocciavano parecchio, io stavo bene con lui come un caro amico e poi al tempo avevo un fidanzato decennale.
Comunque fidanzata o no non aveva mai suscitato in me niente di più che una semplicissima ma bella amicizia e gli volevo bene, purtroppo per lui però le cose per me non c’era modo di farle andare in nessun modo oltre.
Le strade ci hanno diviso per parecchio tempo causa del mio impiego in ufficio, ma un giorno prima di andare a ballare con le amiche avevamo deciso di fermarci a prendere un caffè perché era molto presto, e chi mi trovo dietro il banco del bar???Proprio lui…
Ci siamo riconosciuti al volo nonostante i circa due anni passati e mentre le mie amiche si sedevano per ordinare io rimasi un pò a fare quattro chiacchiere con lui.
Mi colpi subito il suo cambiamento, era in qualche modo cresciuto, sembrava più sicuro di se, e di sicuro più uomo.
Ci raccontammo in breve un po’ dei soliti convenevoli del tipo “tu che fine hai fatto”,”te la passi bene?” e poi decisi di riunirmi al gruppo di amiche.
Mentre eravamo sedute al tavolo non riuscivo a togliergli gli occhi di dosso…non che mi piacesse più di una volta ma comunque ero affezionata a lui e mi faceva molto piacere averlo rivisto e poi forse questa nuova sicurezza che ostentava mi intrigava un po’.
Quando fu l’ora di salutarlo con molta naturalezza ci scambiammo i numeri di telefono con la promessa di incontrarci un giorno per fare quattro chiacchiere.
La serata passò allegramente e sinceramente nei giorni successivi mi dimenticai quasi dimenticata di questo incontro, quando dopo un paio di giorni mi vidi arrivare un sms sul cellulare…era lui, mi salutava e, con molto stile, classico suo, mi chiedeva quando ci saremmo visti. Li per li mi venne spontaneo invitarlo a cena a casa mia, l’avevamo fatto gia tante volte e mi faceva davvero piacere ricordare i vecchi tempi, lui accettò di buon grado e ci mettemmo d’accordo per una sera in settimana un paio di giorni dopo.
Il giorno arrivò…nel tardo pomeriggio mi misi in cucina e preparai una cena semplice senza troppi fronzoli, alla fine era un ritrovo tra amici.
Non so perché ma quando dovetti scegliere come vestirmi ci misi molta cura nello scegliere i vestiti.
Per dirla tutta mi tirai un pochino, avevo voglia di vedere se riuscivo ancora a suscitare in lui dell’attrazione…si sa a noi donne piacere e sentirsi adulate piace molto.
Misi una gonnellina corta a pieghe di quelle che svolazzano nei movimenti e sopra un top che sembrasse non troppo impegnativo, quasi casalingo, ma che mettesse bene in risalto il mio seno con la sua aderenza, un filo di trucco ed i capelli raccolti in una bella coda tirata.
Con puntualità svizzera lui suonò il campanello ed io fui pronta a farlo salire.
Arrivò con in mano una bottiglia di vino rosso ed un vestiario abbastanza sportivo, vestiva un paio di jeans normalissimi ed un maglioncino blu, scarpe da ginnastica e niente che facesse pensare a lunghi preparativi per questa cena.
Ci sedemmo praticamente subito a tavola e cominciammo a raccontarci di questi due anni trascorsi, mi disse di essere stato all’estero per quasi tutti e due anni, era rientrato da poco per problemi in famiglia, e nel frattempo si era girato un bel po’ di città e capitali del mondo.
Continuava a stupirmi quel modo di fare completamente diverso da quello che conoscevo, era sempre lui con i suoi difetti come un po’ di pancetta, un pò tanta direi, e non un bellissimo ragazzo nel generale, ma la cosa che più mi colpiva era il fatto che il suo sguardo nei miei confronti era totalmente diverso.
Ero abituata a quegli sguardi densi di amore che mi dava un tempo mentre invece ora sembrava non avere più la minima attrazione nei miei confronti..
Finimmo la cena tra racconti e risate, nell’alzarmi per sparecchiare mi resi conto che il vinello che avevo bevuto stava facendo il suo effetto e mi girava un pochino la testa.
Mi assentai allora un attimo per andare in bagno a rinfrescarmi e li mi resi conto che avevo voglia di riconquistarlo.
Gia durante la cena avevo cercato di ammiccare un po’, fare qualche sguardo dolce e altri passionali, ma lui sembrava disinteressato a questo e la cosa cominciava a bruciarmi un po’.
Lo raggiunsi in salotto dove lui si era gia accomodato sul divano, mi sedetti vicino a lui in modo da fargli sentire il contatto con parte del mio corpo e cercai di alzare il più possibile la gonna per mettergli sotto il naso le mie belle gambe.
Forse esagerai un pò in questo tanto che scoprii leggermente le mutandine bianche, lui di tutta risposta con fare distaccato mi disse un secco “ricomponiti un po’ dai…”.
Insomma non c’era modo di sbloccarlo, continuammo a parlare ed ora era il mio turno di raccontare le esperienze fatte in questi ultimi due anni.
Cercai di tenere un tono più pacato e provocante possibile ma lui mi ascoltava, annuiva e commentava senza dare segni di reazione.
A quel punto mi impuntai, gli chiesi di scusarmi un attimo, andai in camera e mi tolsi il perizoma.
Non sapevo ancora come avrei fatto ma in qualche modo dovevo fargli notare che non c’era più.
Tornai in salotto e con molta naturalezza ripetei il trucco di prima sedendomi molto vicino a lui e cercando di far alzare un pò la gonna.
La cosa funzionò come doveva e cosi il lembo di stoffa della gonnella lasciava ora scoperto il mio pube liscio e la mia passerina.
Lui non se ne accorse subito, continuava a parlare, quando ad un certo punto l’occhio gli cadde proprio li.
Non si scosse neanche in quel caso, rimase impassibile a dire il vero sulle prime mi venne il dubbio che non avesse neanche notato. Il dubbio mi rimase finchè lui parlando mi bloccò gli occhi nei miei ma con la mano più vicina a me cominciò a accarezzarmi sul pube.
La sua mano era delicata e le sue carezze sembravano un misto tra dolcezza e provocazione, io lo ascoltavo e sentivo la sua mano percorrere sempre un millimetro in più verso l’attaccatura delle grandi labbra.
Questa carezza simile ad un solletico mi stava eccitando parecchio e la sua mano divenne sempre più audace, fino a quando il suo dito indice si fece strada tra le labbra del mio sesso e sfiorò il clitoride.
In quel momento ebbi un brivido lungo la schiena che si inarco gli occhi mi si socchiusero e la lingua penso da sola ad inumidire le labbra seccate dal respiro.
Finalmente lui agi con decisione, mi baciò appassionatamente e mi spinse distesa sul divano montandomi sopra.
Le sue mani accarezzavano il mio corpo con un fare tranquillo e dolce e la sua lingua si divertiva a percorrere le mie labbra in un gioco quasi di provocazione.
In un attimo, non mi accorsi quasi di come, mi trovai nuda, la sua bocca correva lungo tutto il mio corpo, infilava la sua lingua tra le labbra della mia fighetta tintinnando sul clitoride dandomi brividi di piacere poi correva lungo le mie gambe fino alle dita dei piedi e poi di nuovo senza mai staccarle fino di nuovo a gustare il sapore della mia eccitazione a quel punto gia abbastanza forte, e poi su, sull’ombellico, sul mio seno fino a mordicchiarmi i capezzoli, poi sull’orecchio ed in fine a baciarmi sulle labbra facendomi sentire il sapore del mio sesso che mi manda in estasi.
Insomma un’altalena eccitante gestita con calma magistrale e con fermezza e sicurezza super eccitante.
Sapeva ciò che stava facendo e lo faceva molto bene e mi stava scatenando una gran voglia di godere.
Dopo aver a lungo goduto della sua bocca decisi che era ora che anche lui provasse la mia arte sessuale.
Gli tolsi il maglioncino, mi alzai e gli sbottonai i pantaloni, infilai la mano nel boxer e finalmente scoprii che una reazione da parte sua c’era e cosi portai alla luce il suo cazzo.
Gli sfilai completamente pantaloni e boxer cosi da lasciarlo nudo, lui si sedette sul divano e io mi inginocchiai davanti a lui. Il suo cazzo si ergeva fiero davanti ai miei occhi, non era nulla di speciale ma nel complesso neanche piccolo direi nella normalità, l’unica cosa che mi stupì era la circonferenza piuttosto della lunghezza.
Cominciai un gioco estenuante come quello che lui aveva fatto con me, iniziai a leccargli le palle succhiarle e picchiettarle con la lingua, prenderle in bocca e poi stringerle leggermente tra le labbra nel tirarle fuori, poi percorrevo l’asta del suo cazzo con la lingua o con le labbra intrise di saliva fino ad arrivare alla punta, giocavo un po con la punta fino a farlo sparire completamente nella mia bocca, due tre affondi e poi di nuovo a giocare con le sue palle.
Lui se ne stava li seduto , una mano accarezzava i miei capelli ed anche in quella situazione dimostrava una calma eccezionale, solo qualche suo tremore o sussulto mi faceva capire che gradiva molto quello che stavo facendo.
D’un tratto mi alzai mi portai su di lui, puntai la sua punta contro le labbra della mia fighetta e lo strusciai per un po, un gioco che mi eccitava molto, e poi piano piano una pressione sempre maggiore fino a farlo entrare completamente in me.
Effettivamente la circonferenza abbondante si faceva sentire e la stimolazione che mi dava era davvero forte.
Cominciai un lento su e giù, intanto le sue mani correvano lungo il mio corpo con calde carezze che riuscivano a farmi vibrare e le sue labbra sui miei capezzoli riuscivano a tenerli turgidi ed eccitati.
Non c’era dubbio sapeva come muoversi e dove mettere le mani per fare eccitare una donna e lo stava facendo proprio bene.
Il mio ritmo andava via via aumentando con il salire dell’eccitazione e del piacere fino al punto in cui lui decise di alzarsi alzando me con lui per poi quasi sbattermi di schiena sul divano e starmi sopra per fare lui l’andatura.
Cominciò con una serie di colpi secchi e veloci che mi scossero con forza, poi rallento quasi a fermarsi, e poi di nuovo con una serie veloce e forte ma questa volta interminabile.
Teneva un ritmo a dire poco allucinante, sentivo il suo cazzo sfondarmi dentro ad una velocità assurda…mi stava proprio sbattendo e la cosa mi faceva godere da morire.
Ad un certo punto si fermo, uscì da me, gia ne sentivo la mancanza, e quasi mi ordinò di mettermi di viso contro lo schienale del divano, mi alzo la gamba di sopra appoggiandola sullo schienale stesso e si stese dietro di me.
Sentii la punta del suo cazzo appoggiarsi sul mio buchetto posteriore e subito iniziare a fare una lieve ma crescente pressione fino a farsi strada nel mio intestino.
Comincio un lento movimento ed ad ogni affondo entrava di qualcosina in piu fino a sfondarmi completamente.
La delicatezza che aveva usato mi aveva permesso di non sentire dolore ma comunque sentivo il mio buchetto sforzarsi per accoglierlo.
Il suo ritmo era di nuovo in salita ed andava via via crescendo.
Ad un certo punto mi resi conto che le sue mani, una intenta a stringere il mio seno l’altra impegnata a masturbarmi la passerina, iniziarono a tremare vistosamente, il suo respiro si fece più veloce e roco e dalla sua bocca uscivano dei gemiti rochi che mi facevano capire che era molto prossimo all’orgasmo.
Continuò per un pò a squassarmi l’intestino in quella posizione, poi uscì, mi tirò sul e mi mise a 90 con la faccia sullo schienale del divano.
Ormai ero sua preda lui mi manovrava e mi ordinava cosa dovevo fare e la cosa da una parte mi faceva sentire passiva ma dall’altra mi eccitava molto.
Una volta sistemata come a lui piaceva perse completamente tutta la delicatezza che l’aveva distinto in quei momenti, mi afferrò dalle anche e con un colpo secco entrò dentro la mia figa facendo gridare di piacere.
Le sue mani sulle mie anche dettavano i miei movimenti e il suo ritmo continuava ad essere veloce e frenetico, intanto continuava a tremare e gridare di piacere, sembrava godesse di un orgasmo eterno ma ancora non era venuto, anzi continuava a sbattermi.
Le sue anche e le sue gambe sbattevano contro di me con una forza che mi scuoteva terribilmente tutto il corpo ed io dovevo mordere lo schienale del divano per non lasciare uscire delle grida di godimento tremendo.
Inaspettatamente sentii un nodo stringersi nello stomaco e scendere piano verso il mio sesso, il mio corpo si irrigidì tutto, persi il controllo delle gambe, rischiai di cadere se non mi avesse tenuta, poi sentii una serie di contrazioni forti su tutto il corpo che sembravano non avere fine.
Ogni contrazione lunga e intensa da aver paura di non riuscire più a distendermi, sentii la mia fighetta stringersi notevolmente attorno al suo cazzo e provai un travolgente, immenso ed interminabile orgasmo.
Mentre io venivo lui mi diceva delle parole del tipo “si godi dai fammi sentire quanto ti piace il mio cazzo…” ma non accennava a smettere di sbattermi.
Un attimo di pausa e poi di nuovo quella sensazione di nodo allo stomaco e di nuovo un altro orgasmo tremendo e poi ancora una volta da capo.
Non capivo cosa mi stava succedendo non riuscivo a smettere di godere e ogni volta che sembrava passato dopo due o tre colpi che mi dava dentro ricominciava tutto da capo.
Decisi che doveva venire anche lui, mi tolsi da quella posizione lo lasciai in piedi dove era, e seduta di fronte a lui lo presi in bocca.
Il suo cazzo intriso del succo dei miei orgasmi riinumidiva le pareti della mia bocca arse da ciò che avevo appena vissuto ed io incominciai un violento e veloce pompino portandomi la sua cappella fino in gola e poi tirandola fuori, mi aiutavo con le mani, una era intensa a massaggiargli le palle e l’altra la usavo per prolungare la sensazione di penetrazione nella mia bocca.
Mi stremò anche in quel caso, dovetti continuare molto a lungo prima di sentire davvero il suo cazzo avere un’impennata di erezione, non che quella di prima fosse scarsa, e poi una serie di pulsazioni lente e lunghe.Si porto le mani nei capelli contrasse gli adominali e fece un grido che sembrava più di dolore che di piacere.
Comincio a riversare nella mia bocca una quantità di liquido fuori dal normale ogni volta che si contraeva usciva un getto di sborra lungo e forte che mi faceva chiedere se stesse sborrando o pisciando.
Dovetti farlo uscire dalla mia bocca per cercare di deglutire tutto quel liquido che stentava a stare in bocca e colava con un rivolo dalle mie labbra ed in quel momento lui ebbe un’altra contrazione con uno schizzo che mi innondò la faccia.
Lo riaccolsi in bocca e lui ebbe ancora un paio di contrazioni minori con minor uscita di sborra. Lo ripulii bene e ad ogni tocco della mia lingua vedevo un sussulto suo così, per divertirmi, continuai per un po a tenerlo in bocca e a giocarci fino a vederlo calmarsi.
Si scaraventò cosi sul divano quasi sfinito, io mi alzai e andai in bagno a togliermi dal viso la sua dolce crema, e quando tornai lo trovai mezzo steso sul divano ancora perfettamente in tiro. Penso che se avessi ricominciato lui non si sarebbe tirato in dietro anzi il suo sguardo ancora eccitato me ne dava la conferma. Mi sedetti vicino ai suoi piedi, mi chinai su di lui e testai con le labbra la sua durezza.
Era ancora in tiro come se non fosse successo nulla fino, non capivo come poteva succedere, io avevo le gambe che ancora mi tremavano dagli orgasmi precedenti e lui invece era pronto per ripartire.
Il suo glande sapeva ancora di me e questo fece tornare viva in me l’eccitazione.Mi misi su di lui e mi penetrai, lui rimase quasi immobile, mosse solo le anche per facilitarmi il compito e assecondare i miei movimenti. Iniziai ad alternare la fighetta al buco del mio culetto, lui faceva fare tutto a me questa volta e rimaneva completamente passivo.
Lo feci rimanere dentro di me fino a risentire forte l’orgasmo prendersi possesso di me.
Per far venire lui invece dovetti sudare davvero devvero tanto, mi sentivo la gola e le guance bruciare mi mancava il fiato a forza di succhiare e mi facevano male le braccia tanto che glielo lavoravo.
Alla fine anche lui venne di nuovo e prima di venire mi chiese di venire sul mio viso ed io lo accontentai facendolo venire sulle mi labbra.
Guardai l’ora, erano passate quasi tre ore ed io ero sfinita ed appagata da quanto mi aveva sbattuta.
Lui rimase ancora due minuti li poi si chiuse in bagno per uscire completamente vestito.
Scambiammo ancora due chiacchiere e restammo li sul divano qualche minuto come se nulla fosse successo, poi lui disse che doveva proprio andare così lo accompagnai alla porta e ci lasciammo con un semplice “ci vediamo….”
Non avevo mai pensato di fare sesso con Fabio forse perché non avevo mai pensato che potesse farmi godere in quel modo.
Da allora ogni tanto ci vediamo ed un paio di volte è successo di fare di nuovo sesso e sono state tutte le volte esperienze fantastiche.
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18 anni fa
Stefyxxx78,
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Ultima visita: 18 anni fa
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Capitolo 1
Luca già da bambino amava indossare i vestiti della matrigna, sentire il soffice tocco delle calze velate sulle gambe ancora lisce, infilarsi con pudore i reggiseni di pizzo nero, calzare le scarpe di vernice rossa della festa in maschera, truccarsi con rossetti e fondotinta. Poi arrivò la pubertà e con essa la prima peluria sul corpo ed i primi istinti consapevoli, che contrariamente agli amici, lo spingevano curiosamente a frequentare gli spogliatoi della palestra dove si allenava con i compagni di classe, fu qui che in un torrido pomeriggio di giugno conobbe il piacere fisico supremo. L’altro era di due anni più vecchio, continuamente conteso fra tutte le ragazze dell’istituto, e come darvi torto il bell’antonio era alto moro ed atletico, il massimo sulla piazza. L’allenamento era durato più del solito, gli altri si erano velocemente cambiati ed erano tutti usciti in fretta e furia, in tele c’era la nazionale di calcio. Il bell’antonio, non interessato al calcio, se l’era presa comoda ed ora si stava asciugando i capelli al phon attaccato alla parete, era coperto solo dall’asciugamano stretto in vita, sul petto le goccioline d’acqua sfuggite alla veloce asciugatura, brillavano rischiarate dalla luce della specchiera, i piccoli capezzoli erano turgidi ed i muscoli tonici dopo l’allenamento. Luca guardava avidamente il corpo dell’amico, in quel momento sentì che più di ogni altra cosa avrebbe voluto essere una di quelle belle smorfiose che ronzavano attorno ad antonio per poterlo soddisfare in ogni suo capriccio. Nell’estasi luca non si era accorto che antonio già da qualche istante lo stava guardando nello specchio ed aveva notato la sua inequivocabile attenzione. Luca si incendiò istantaneamente, abbassò lo sguardo, in quel momento avrebbe voluto essere lo spazzolino del cesso e non più la bella smorfiosa vogliosa. Antonio, per nulla imbarazzato si avvicinò silenziosamente all’amico, quando fu nel suo raggio visivo si sfilò l’asciugamano che cadde dolcemente a terra. Antonio dimostrò di essere anche sotto all’altezza della situazione. Il cazzo era già eretto, le vene pulsavano, il glande era rosso e grosso; con voce decisa antonio disse “puttanella, inginocchiati al tuo signore e lucidagli la cappella con la tua lingua vogliosa ed esperta.
Luca era come inebetito, le gambe gli tremavano, la voce di antonio sembrava arrivare da un’altra stanza, il cuore in gola pompava a mille, la faccia paonazza non lasciava dubbi sulle sue reali intenzioni, finalmente il sogno di mille solitari palpamenti nella sua cameretta chiusa a doppia mandata si stava avverando, questa volta non si sarebbe trovato in bocca uno di quegli improbabili oggetti inanimati compagni di tante seghe, questa volta un vero cazzo pulsante avrebbe trovato la sua calda ed accogliente tana nel suo cavo orale. Nel frattempo il bell’antonio si stava spazientendo, non capiva perché quella puttanella non gli zompasse sul suo grosso membro eretto così passò all’azione, mise una mano dietro la nuca alla sua troietta e con risolutezza lo costrinse ad avvicinarsi al glande. Luca dischiuse le labbra, con la lingua avida lecco la cappella che si era ingrossata a dismisura poi aprì la bocca e s’ingolò il tarrello di antonio.che inizio a mugolare di piacere, era il primo pompino di luca ma sembrava non avesse fatto altro per tutta la vita, le labbra scivolavano esperte, ritmiche, su e giù, su e giù, antonio continuava, fra un mugolio di piacere e l’altro ad incitare la sua puttanella in calore e luca si sentiva ormai al settimo cielo. Ad un tratto luca avvertì un brivido e sentì la mano di antonio spingergli la nuca, un attimo dopo un caldo liquido gli pervadeva la bocca, antonio stava venendo ed imponeva alla sua puttanella di bere il caldo succo del godimento, bevi tutto senza farne cadere neanche una goccia ripeteva, la sbrodolata di antonio era veramente ciclopica e dalla bocca di luca cominciò a colare un fiotto di sperma. Finito di godere antonio estrasse il membro dalla bocca di luca, se lo asciugò con cura nell’accappatoio dell’amico, gli sorrise malignamente, e disse: “t’avevo ordinato di bere tutto senza perderne goccia ed invece guarda per terra, c’è un lago di sborra, inginocchiati e lecca tutto per bene, puttana”, luca ancora frastornato si inginocchio e fece quanto impostogli dal rude amante. Antonio rimase a verificare che la troia eseguisse il suo ordine alla lettera, poi si vestì in fretta ma prima d’andarsene disse a luca di chiamarlo perché un pompino così meritava più di un bis. Luca corse a casa infoiato come mai, si rinchiuse nella sua cameretta, indosso la parrucca rossa, le calze autoreggenti, il perizoma, e la guepierre abilmente sottratta alla matrigna, si dipinse le labbra con un rossetto glamour e si guardò allo specchio, si portò l’accappatoio alla bocca e ne lecco lo sperma rimasto poi scostò il perizoma ed iniziò a masturbarsi, bastarono pochi secondi ed un fiume in piena inondò il comodino, da quel giorno luca si sarebbe sempre più spesso trasformato in lucrezia.
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1
18 anni fa
tvladypr,
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Ultima visita: 9 anni fa
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La prima volta
erano da un paio di anni che fantasticavamo su questo gioco devo essere sincero ero piu io che anna dopo varie conoscenze con singoli andati tutti a vuoto o x cause loro che si presentavano in un modo poi li vedevi diversi o x causa di anna che trovava sempre una scusa x scappare un giorno risposi a un'annuncio in un last minute di uno steward di passagio a napoli lui mi richiamo lo incotrai prima io la sera prima era un bel ragazzo a modo piu o meno come me ci mettemmo daccordo che lo saremo andato a prendere x il pranzo ovviamente anna non era tanto felice della cosa il giorno dopo passai sa anna x prenderla e infatti stava vestita normale non una cosa che potesse eccitare il nostro amico lo andammo a prenderlo in hotel lei come lo vide fece un volto che prima non aveva mai fatto oddio che sia la volta buona lui volle andare a mangiare una pizza siamo a napoli gia nel locale la conversazione si faceva interessante all'improvviso anna si alzo e disse vado in bagno al ritorno un viso radioso mi faceva fare un cazzo pazzesco va vicino a gianni e gli mise il perizoma che indossava in mano non capivo piu niente uscimmo dal locale e anna esclamo non mi piace come sono vestita gianni subito disse andiamo a comprare qualcosa di eccitante nei paraggi sta un sexy shop comprammo una tuta bellissima anna volle subito andare in hotel arrivammo prendemmo una bottiglia dal frigo bevemmo lei ando in bagno a vestirsi non vi dico come usci ci fece svenire io non l'avevo mai vista cosi e la conoscevo da 6 anni noi eravamo seduti entrambi sulle poltrone venne vicino era eccitatisima comincio a toccarci i cazzi se li prendeva in bocca tutti e 2 ando avanti x una mezzora gianni era ben fornito ci porto sul letto io la scopavo e gianni in bocca e viceversa alla fine anna voleva che gianni gli sfondava il culo e io dovevo vederla l'idea mi eccitava la giro la mise a pecora gli lecco il buco e infilo un cazzo di piu di 20cm urlava come una matta x un quarto d'ora gli fece il culo di fuoco io godetti 2 volte alla fine la sborro in bocca con il cazzo tutto sporco lei lo puli a dovere gianni rimase esterefatto che tuttora ci sentiamo ancora per noi e rimasta l'unica volta
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18 anni fa
complicidoc, 41/41
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La signora e il muratore
La Signora e il Muratore
Un lungo viale fiancheggiato da alti cipressi conduce ad un classico casolare in pietra che, come altri mille nel cuore della Maremma toscana, dalla sommità di un colle domina elegante e solitario la campagna sottostante e la vista spazia fino al Tirreno. Nelle limpide giornate di tramontana invernale o grazie ai freschi ponenti primaverili, i profili delle isole dell’arcipelago si stagliano nitide all’orizzonte manifestandosi panoramicamente grandiose.
La Signora si gode un aperitivo in solitudine sul patio della villa, in una tarda serata primaverile, insolitamente tiepida, che prelude all’imminente estate, mollemente sdraiata con grazia sugli impeccabili cuscini color écru di un’elegante chaise longue griffata, da un affusolato Riedel di cristallo, il fine perlage dello champagne stuzzica il suo nobile naso, lo sguardo fisso ad un orizzonte conosciuto che puntuale rispetta il copione giornaliero e tuffa un disco arancione dentro il mare, alle spalle si offre l’immutabile ma pur sempre sorprendente spettacolo insulare nella sua forma migliore, i contorni esaltati dai rossi del tramonto.
Mentre assiste all’eterno rito, assapora sorso dopo sorso l’effetto inebriante che si diffonde nelle sue membra, adora lo champagne per questo tocco delicato ed erotico, si sente come pervasa da una brama di sesso dolce fatto di baci, carezze infinite. Chiude gli occhi e percepisce netta la sensazione di un’immaginaria mano che la sfiora dalla testa ai piedi, scivola delicatamente lungo il raso della vestaglia che avvolge il suo corpo libero da orpelli di lingérie, nudo, libero di godere, indugia sulle cosce, sul culo morbido, i capezzoli si rizzano al tocco e spuntano come virgulti dalla sottile seta pregiata. Se li sfiora con il calice di champagne ghiacciato, un brivido di piacere la pervade fino in fondo, sente la sua fica pulsare di voglia, accarezza, palpa, strizza le sue mammelle generose e la fica impazzisce di desiderio, si contrae istintivamente sulla chaise longue, spingendo indietro il bacino e allungando irresistibilmente una mano verso il punto bisognoso di attenzioni ma…..suona il telefono….per un attimo quasi sembra non accorgersi, tanto è catturata dall’autoerotismo ma poi lo squillo perdura e suo malgrado si distrae e si alza svogliatamente dalla sua rilassante quanto eccitante posizione e si avvicina al portatile che aveva dimenticato sul muretto della piscina.
Sa già chi può essere, aspetta ospiti per il weekend, saranno le telefonate di rito che i suoi disinteressati amici le fanno, per corteggiarla e per esprimere la loro gratitudine per i suoi frequenti inviti in quel paradiso campagnolo. Telefonate insulse tipo: “ciao cara, come stai? Cosa stai facendo? Beata te, noi qui a Milano muoriamo dallo smog, tu respiri l’aria buona, non vediamo l’ora di venire a trovarti, non vorrai tenerla tutta per te vero?”oppure : “cosa fai bella castellana tutta sola? Fra poco veniamo a farti un po’ di compagnia, Giorgio ti lascia troppo a lungo sola, dovrebbe stare attento, una donna come te non passa inosservata” e via dicendo….lusinghe, ruffianate tanto per scroccare un invito, ma al di là di tutto a lei fa piacere, non sono poi così male i loro amici, forse è un po’ indurita perché sta troppo sola, infatti impazzisce di gioia quando ha la casa piena di gente, le piace quando si ritrovano tutti insieme nella grande cucina che ormai è diventata un salotto per via dell’abitudine di ammucchiarsi tutti lì, quelli che cucinano e quelli che guardano, quelli che sorseggiano un aperitivo, quelli che spettegolano, al punto che lei vi ha fatto piazzare dei divanetti rendendo così quel locale il fulcro della casa e il luogo più salottiero della zona.
Le piace organizzare coreografici party ai bordi della piscina, sbizzarrirsi ogni volta nel proporre un genere diverso, senza voler sorprendere a tutti i costi ma curando ogni dettaglio, scegliendo personalmente i menu, le apparecchiature, le scenografie dei fiori, le candele colorate, le decorazioni, il sottofondo musicale.
Come nell’arte, di cui è una grande appassionata ed esperta, adora i contrasti: la potenza, la vivacità di colori intensi imbrigliati in forme morbide, oppure l’opposto: monocromi minimalisti che spaziano in forme improbabili; così può offrire pasta e fagioli, tagliere di salumi e formaggi con un sangiovese servito nei fiaschi mandando le sonate per organo di Bach a tutto volume o un maturo Jovannotti, oppure proporre stuzzichini, crudité, giapponeserie varie e far passare un rap blasfemo, o ritmi gitani, ma sui suoi trionfali spaghetti ai frutti di mare la sinfonia prescelta è quella dei Carmina Burana.
Oltre all’arte, anche la musica per lei è una fonte di grandi emozioni e di sussulti erotici. Diversi ricordi, immagini, flash di situazioni passate purchè sottolineate da un motivo musicale, riaffiorano vividi anche dopo molti anni non appena sente un paio di note di quella stessa musica, anche di sfuggita, in qualsiasi momento, dalla radio o da qualsiasi altra fonte.
Innumerevoli canzoni e brani musicali le ricordano la stessa persona, per esempio il suo corteggiatore di sempre al quale non ha mai ceduto incapace di tradire solo col corpo ma capace, non senza sofferenza, di controllare l’impulso al tradimento affettivo, coerente con la sua scelta di unicità di rapporto, supportata da una solida base di reciproco rispetto , di interessi ed obiettivi comuni, comprovata da una riuscita convivenza di quindici anni, dettata dalla comune ricerca di piacevolezza ed armonia del vivere.
Il pensiero corre da Giorgio, suo marito, a Roberto, il suo spasimante storico.
Giorgio è un avvocato milanese molto stimato, un uomo colto, brillante, fisico asciutto, ipersportivo, un aspetto garbato, modi eleganti, carattere pacato ma con imprevedibili guizzi di follia che lo rendono sempre interessante e vivace, come quando le telefonò mentre era in procinto di buttarsi da un aereo col paracadute per la prima volta in vita sua. Oppure torna con due biglietti d’aereo per la Thailandia e lei ha due ore per fare le valigie e disdire i suoi impegni ma questo poi nel tempo è diventato la norma dei loro viaggi.
Roberto è un dongiovanni spudorato, di bell’aspetto, dal fisico scolpito da ore di palestra, dallo sguardo fiero, strafottente ed autocompiaciuto tipo “ehi Baby ecco il tuo stallone” ma con un pizzico di autoironia nella conversazione alquanto arguta che lo rende stupefacente.
Non è sempre stato facile resistergli, a volte il suo fascino stalloniano l’ha fatta seriamente vacillare.
Ma che coincidenza! Mentre è assorta in questi pensieri, Radio Monte Carlo sta passando gli Unforgettable, riconosce subito le prime note di Jealous Guy interpretata dalla languida voce di Brian Ferry, e sorride ripensando ovviamente a Roberto, la prima volta che lo vide.
Erano in vacanza alla Maddalena e amici di amici li avevano trascinati ad una festa, in una splendida villa, unica delicata presenza in una baietta solitaria, qualche anno addietro,dove l’anfitrione si stava esibendo in una esilarante, riuscitissima interpretazione di quello spilungone ululante che è Brian Ferry. Loro arrivarono a festa e ad esibizione già iniziata, si fecero spazio fra la moltitudine di invitati, trovarono un varco e si posizionarono in prima fila increduli per lo spettacolo: lui troneggiava da un palco innalzato ad almeno due metri dal suolo, una luna pregna come una prossima partoriente inondava di luce la scena, un dinoccolato Roby-Brian accompagnava la struggente melodia con mosse sinuose e molleggiate, esagerando ironicamente l’enfasiva interpretativa, alle spalle il mare rifletteva un magico luccichio rendendo un quadro cinematografico fantascientifico, come studiato magistralmente da un abile scenografo. I nuovi arrivati erano estasiati e divertiti.
Poi il suo sguardo si posò inequivocabilmente su di lei e lei sentì un trapano forarle le viscere, una saetta colpirle direttamente la fica, si guardò intorno come a controllare che nessuno avesse notato il suo scuotimento, poi tranquillizzata si godette quella sensazione intensa, eccitata dalla segretezza obbligata, ricambiandolo con uno sguardo tra lo sbigottito e il lusingato, un mix incomprensibile a molti ma che non poteva sfuggire allo scafato ammaliatore, che malizioso si allungò dal palco verso il pubblico, o meglio verso di lei, lagnando un “I didn’t mean to hurt you……I’m just a jealous guy……..” e quello fu l’inconfutabile segnale dell’inizio di una persecuzione caparbia e infinita.
Ricorda perfettamente che quella notte presa da un raptus erotico, fece l’amore in modo animalesco con suo marito che si godette divertito l’impennata porcellosa. Raggiunto il loro villino in affitto, non lo fece neanche varcare la soglia, gli si strofinò addosso mentre erano ancora in giardino, voleva continuare a godersi quella fresca serata incredibilmente eccitante come solo certe serate estive sanno essere. Gli premette i seni contro la schiena e con le mani da dietro incominciò ad accarezzarlo ovunque, in modo fremebondo, assetata di sesso, si premeva contro il suo corpo con veemenza, il piacere era dolore e il dolore era piacere.
Gli ordinò di prenderla a quattro zampe, come una cagna, a picchiarla con gusto sulle sue belle natiche abbronzate e lui l’assecondò alzandogli il pizzo della lunga gonna nera, scostandole il tanga e penetrandola rapidamente, sbattendola e sculacciandola violentemente come lei supplicava, infoiato a bestia dai suoi gridolini e incitazioni sboccate come non mai : “fottimi come un toro, sfonda questa fica ingorda, così dai, fammi male, colpiscila, sì……e ora lo voglio nel culo, fammi godere, sfondami……” e lei godette in modo smisurato, e subito si girò e si stese supina sul prato e pretese che lui le sborrasse addosso come aveva visto nei film porno, e sentì il suo fiotto caldo inondarle il ventre ancora ansimante per gli spasimi dell’orgasmo, ridendo a squarciagola ebbra di godimento. Non c’era musica in quel momento ma le note di Jealous Guy risuonavano nella sua mente.
La mattina seguente nessuno dei due commentò l’episodio e la vita continuò come sempre ma lei fu scossa da quell’impeto erotico che non le apparteneva, eppure le era piaciuto infinitamente perdersi così incontrollatamente ma non ne volle parlare per paura che potesse tradirsi e lasciar intendere a Giorgio che la causa scatenante fosse un altro uomo che ovviamente si impose subito di cancellare dai suoi pensieri.
Ma da allora iniziò a soffermarsi spesso sulle rubriche riguardanti il sesso di riviste che aveva sempre disdegnato, leggeva tutte le lettere delle lettrici alle psicologhe che sfogavano le loro turbe, le loro perversioni, confessavano tradimenti, piangevano fallimenti sentimentali.
Ascoltava con interesse attonito i racconti delle sue frivole amiche della palestra mentre si sfondavano a GAG (Gambe/Addominali/Glutei) durante l’inverno con il solo scopo di esibire tanga mozzafiato l’estate successiva, non pensavano ad altro che ammiccare ai bei ragazzoni che gonfiavano i loro muscoli, si eccitavano come troiette affamate di sesso appena uno di loro le degnava di un piccolo sguardo, e riportavano il giorno successivo le loro performance sessuali incredibili, fatte di numeri di amplessi e di centimetri di falli.
Tutto ciò la deprimeva, non c’era atmosfera, gioco, corteggiamento, solo carnalità. Non che la disdegnasse ma per lei il contorno era fondamentale, queste erano divoratrici di cazzi e niente di più.
Si chiedeva se non fosse un’obsoleta, inguaribile romantica.
A 44 anni era una donna più che appetibile: alta, fisico snello ma muscoloso, risultato di anni di ginnastica artistica quando era ragazza, ma con le rotondità femminili ben proporzionate, un bel seno sodo e alto che non avrebbe mai visto il bisturi di un chirurgo e un culo prominente a brasiliana che tutte le sue amiche le invidiavano soprattutto perché troneggiava fiero da un paio di gambe lunghissime e perfette, capelli biondi, cortissimi che evidenziano un ovale perfetto dall’incarnito costantemente dorato dal sole in cui spiccano dei begli occhi grandi, verdi, la bocca piccola ma carnosa. Un aspetto elegantemente sbrarazzino.
Ora manteneva la forma fisica con GAG, STEP, AEROBICA, LATIN DANCE, JAZZERCISE….tutte le moderne diavolerie del fitness la divertivano un mondo e saltava da un corso all’altro instancabilmente. D’inverno. Con la bella stagione si trasferiva nella loro villa maremmana e si dedicava esclusivamente agli sport all’aperto: equitazione, bicicletta, jogging e poi tanto mare e tonificanti nuotate.
La sua vita era completa ed appagante, aveva un figlio in piena agitazione adolescenziale ma affettuoso come un cocker, un marito che l’adorava e sopperiva la sua latitanza dovuta agli impegni di lavoro con lunghe telefonate, regali improvvisi sempre azzeccati, bellissimi viaggi intorno al mondo.
Aveva mille hobby e interessi culturali, l’arte in primo luogo, la lettura, la scrittura in cui si dilettava componendo brevi poesie o racconti intimisti.
Eppure c’era un’inspiegabile vena malinconica nei suoi pensieri.
Di tanto in tanto si stupiva per alcune avvisaglie di insoddisfazione, di irrequietezza e da un po’ di tempo le lusinghe di Roberto e gli sguardi maliziosi di altri uomini la infastidivano ma la inquietavano nel contempo scatenandole turbamenti sessuali incontrollabili.
Si chiedeva se non fosse tutto troppo perfetto e pertanto monotono? Che la normalità fosse così difficile da riconoscere ed apprezzare? Che il suo autocontrollo e fermezza la stessero trasformando in un mostro di coerenza?
Ed ecco che per fortuna, un secondo squillo interrompe quel flusso di pensieri nefasti che riescono a minare le menti più brillanti e sensibili insinuando il tarlo corrosivo dell’eterno dubbio.
“Pronto?
“Sì pronto, buona sera signora, sono il muratore, mi ha dato il suo numero il geometra Sacchi, la chiamo per quel lavoro di ristrutturazione, se le va bene io posso incominciare lunedì prossimo”
“Oh che meraviglia, perfetto! L’aspetto lunedì allora, alle h 9.00 va bene? Discuteremo i dettagli quando è qui, sa dov’è la villa vero?”
“Sì sì, certo….a lunedì, grazie e buona sera”
“Buona sera, grazie a lei”
“Benissimo” pensa e distoglie definitivamente la sua mente da quei pensieri che avrebbero finito per rattristarla, si versa ancora un po’ di champagne, sorride al ritrovato ottimismo, si guarda intorno, è sola, nuda, in una notte strepitosa, si impegna a trovare la concentrazione per proseguire quello che le telefonate e gli amarcord avevano interrotto.
Si versa qualche goccia di champagne tra i seni e seguendo col dito il rivoletto lo convoglia verso il pube, il sesso ha ripreso a contrarsi al tocco ghiacciato, si porta il dito alla bocca succhia lo champagne e lo lubrifica abbondantemente di saliva e se lo introduce nella fica che non ha comunque bisogno di essere inumidita, poi lo riporta istintivamente verso il viso, annusa il suo odore penetrante e inizia a strofinarsi il clitoride e con l’altra mano cerca i capezzoli, i suoi interruttori del piacere, prende un cubetto di ghiaccio e li tortura per farli rizzare e tirare al massimo, e un lampo di perversione la attraversa, guarda la bottiglia di champagne, perché no? Non l’ha mai fatto…..scarta completamente la stagnola, ripulisce il collo della bottiglia, la tuffa di nuovo per qualche istante nel secchiello del ghiaccio e poi se la infila dentro e incomincia a menarla, a pomparsela dentro finchè ci va, godendosi il gelo nella figa bollente, e l’urto della pancia rigonfia della bottiglia contro le pareti esterne della vulva. Le cosce spalancate, la testa reclinata all’indietro, si contorce liberamente, ansimando smaniosa come a volersela infilare completamente, e pompa, pompa impazzita fino a farsi male e si titilla il clitoride ad un ritmo incalzante che monta mentre sente sopraggiungere l’orgasmo e poi si arresta, si trattiene, prolunga l’estasi, e poi si libera da quella gustosa tortura scoppiando in un fragoroso orgasmo, urlando alla notte il suo immenso godimento.
“Autoerotismo sotto le stelle…..mmmmmmm……questo è volersi bene!” pensa e sorride compiaciuta per la libertà del gesto, sì, ogni volta che lo pratica avverte un senso di libertà e pienezza, ritenendolo inoltre, semplicemente un atto d’amore verso se stessi.
Appagata e felice se ne va verso l’interno della villa e raggiunge la sua camera e si butta sul letto così come si trova senza neanche togliersi la vestaglia, senza nemmeno infilarsi sotto le lenzuola e sprofonda in un sonno ristoratore costellato di sogni dorati, di situazioni ovattate, cullato da musica soffice, ininterrotto fino al mattino.
La musica diventa acuta, un trillo fischia fastidioso e insistente nelle sue orecchie, nel profondo del sonno non realizza, ma ad un tratto spalanca gli occhi e si alza di scatto: “merda! Il muratore! Non ho messo la sveglia………” corre giù verso l’ingresso, accende il videocitofono e lo scruta,sì, deve essere lui : “mi scusi non sentivo, le apro subito” e poi di corsa a infilarsi qualcosa di più adeguato, non ha tempo di vestirsi, si dà una sciacquata al viso stropicciato dal sonno e imbambolato dallo champagne, si riassesta velocemente i capelli, si leva la vestaglia di raso decisamente sexy e si infila una jellaba marocchina molto sobria scelta fra la paccottiglia appariscente del Suq di Marrakesh e le ciabattine arabe con la punta riversa all’insù. Non si guarda nemmeno allo specchio, è una mise collaudata, da castellana anticonformista misurata e poi non sta ricevendo ospiti, è un muratore, diamine, ma la classe non è acqua.
Apre il portone e lui è già lì che aspetta :
“Buongiorno Signora”
“Buongiorno. Prego entri, posso offrirle un caffè?”
“No grazie, molto gentile, l’ho appena preso al bar, mi mostra il lavoro?”
“Sì, mi segua…..”
Attraversano un lungo corridoio e in fondo lei apre una porta che dà su una stanza enorme:
“Ecco vede, questa stanza è esageratamente grande, vorrei ricavarci un bagnetto all’interno così aumento lo spazio ospiti, non sa quanti ne arrivano d’estate”
“Non c’è problema, la stanza è davvero grandissima, si può ricavare uno spazio notte molto ampio e un bagno neanche tanto bagnetto, ma avrà già un progetto penso?”
“No, sinceramente non ho pensato a scomodare l’architetto per una cosa così semplice”
“Certo, lo dicevo per correttezza, mi lasci prendere due misure e poi le faccio una traccia sul pavimento di come potrebbe venire”
“Perfetto, proceda pure, io nel frattempo vado a prepararmi un caffè, è sicuro che non lo vuole?”
Lui la guarda allontanarsi e sorride facendo segno di no con il capo e mettendosi lesto all’opera.
Mentre aspira a fondo il penetrante aroma del caffè, riflette tra sé : “speriamo bene, mi sembra così giovane, avrà sufficiente esperienza? però il geometra Sacchi me l’ha raccomandato dicendo che è serio ed affidabile, vedremo……”
In dieci minuti aveva già tracciato sul pavimento uno schema di come sarebbero venuti bagno e camera e lei gli aveva dato il suo benestare, i lavori potevano avere inizio.
La casa non era ancora stata completamente aperta dopo il riposo invernale, aveva fatto ripulire solo le stanze che lei avrebbe occupato e per il resto, a lavori ultimati avrebbe chiamato un’impresa.
Per il momento era libera e sola. Si gustava quella pace quasi irreale. Non c’era nessuno tra i piedi, né domestici, né donne delle pulizie, lui armeggiava chiuso nella camera, lei organizzava il suo soggiorno campagnolo. Programmava le visite ai confinanti, tutti tedeschi e svizzeri alternativi, originali, simpaticissimi. Li avrebbe invitati per brindare ai nuovi locali ovviamente, ogni scusa è buona per un brindisi.
Doveva fare una lista di tutto quello che le serviva per riempire la dispensa, telefonare al giardiniere per la potatura delle piante e per sistemare i vasi con i nuovi fiori. Telefonare al tecnico per la manutenzione della piscina, insomma aveva il suo bel da fare per preparare la casa per l’assalto di parenti e amici.
Si sdraia sulla sua chaise longue, luogo delle sue perversioni notturne, ride tra sé ripensando alla sera precedente, ma ora, alla luce del sole si concentra nel lavoro tutta compita e seria.
All’ora di pranzo il muratore fa capolino : “Signora io devo andare, ritorno fra un’ora circa”
“Va bene….ma….va a pranzo? Sta lontano? Se vuole può mangiare un boccone qui, la cucina non offre ancora molto ma un piatto di spaghetti al pomodoro glieli preparo volentieri”
“Grazie, lei è molto cortese, sì vado a mangiare qualcosa velocemente ma devo anche caricare del materiale…grazie comunque magari un altro giorno approfitto…grazie….a dopo”
Pensa: “Mamma mia com’è timido….comunque meglio così non avevo voglia di buttare la pasta….io mi sgranocchio qualche roschetta al mais e mi mangio un po’ di frutta”
Nel pomeriggio lui arriva fino sotto casa con il furgone e scarica il materiale. Lo osserva prendere grossi sacchi di cemento che saranno altrettanto pesanti e caricarseli sulle spalle senza batter ciglio come fossero cuscinetti gonfi d’aria. Ha uno sguardo serio, corrucciato, forse la fatica, forse questo lavoro non gli piace, ma a che diavolo pensa? Non sono affari suoi.
Comunque non riesce a distogliere lo sguardo da quell’andi e rivieni di sacchi sulle spalle. Al quarto round nota qualche rivoletto di sudore colargli dalla fronte, e anche le porzioni di schiena, e le possenti spalle che fuoriescono dalla canotta sono imperlate di sudore, non può fare a meno di notare i bicipiti gonfi nello sforzo, sono delle montagnette di muscoli! Poi lo scruta di nuovo dall’alto al basso: il muratore ha un fisico scolpito dal duro lavoro, massiccio ma slanciato, un torace ampio ma non gonfio come quei culturisti bombati, un culo ritto e dai pantaloni spuntano due piedoni che calzeranno minimo il 43! Età indefinibile, 28? 30? 35? Ha un viso grande, piuttosto squadrato dai contorni marcati, carnagione olivastra, occhi piccoli e neri, penetranti, capelli corti scurissimi, perfetto stereotipo mediterraneo, masculo direbbero i siciliani, uno sguardo come indurito da chissà quali preoccupazioni o problemi di vita (si diverte a scovare i risvolti psicologici delle persone attraverso l’aspetto del viso, valutando l’intensità dello sguardo); eppure c’è un guizzo infantile in quello sguardo, nel modo di muovere il capo in segno di assenso o diniego, una timidezza esagerata e quasi ridicola per un fisico così colossale che lo addolcisce.
“Che vizio che ho di analizzare le persone! L’importante è che faccia un buon lavoro” pensa. Sarà il relax totale che si sta godendo che la stimola ad indugiare su quest’analisi del personaggio? “Beh…che male c’è? C’è chi fa le parole crociate!”
Verso sera riappare, visibilmente provato dal lavoro, saluta timidamente e se ne va quieto come è arrivato.
Prima di cena la Signora riceve le solite telefonate di rito, del marito, del figlio, dell’amica Francesca e poi anche di Roberto.
E’contenta di sentirlo. E’ un interlocutore brillantissimo e poi quel suo costante stuzzicarla e provocarla con la sfrontatezza e sicurezza che prima o poi sarà capace di far crollare la fortezza, la diverte molto, civetta un po’ ma con grazia , senza volgarità.
Questa volta però Roberto la eccita parecchio e accorgendosi di poter lasciar trapelare questo nuovo stato d’animo di cui il marpione approfitterebbe al volo, preferisce inventare una scusa “suonano al cancello ti devo lasciare, scusa ciao, ciao” e tagliare la pericolosa conversazione.
Cosa le sta succedendo? Cos’è questa strana inquietudine che appare a sprazzi?
Si sta proprio annoiando? O sta entrando nella banale classica crisi di mezza età?
Ha superato i quaranta con un brio e una vitalità da fare invidia a una diciottenne, ma poi non è questo il punto, non l’ha mai sfiorata l’idea di fare questi paragoni. “Che idee assurde!!
Training autogeno ecco cosa ci vuole…o altro champagne? No stasera niente champagne, meglio una bella tisana rilassante per conciliare il sonno”.
La tisana di tiglio e valeriana non le fa neanche il solletico e il suo sonno è disturbato dalle ultime inquietudini proiettate in immagini e situazioni paradossali come solo quelle oniriche del resto possono apparire. Al risveglio non ricorda molto dei suoi strani sogni solo un vago senso di spossatezza ma niente di grave che una doccia non possa cancellar via in un baleno.
Ed eccola fresca e pronta ad affrontare la nuova giornata.
Il muratore suona il campanello alle h 8.30 e lei questa volta è già in attesa sulla porta.
“Buongiorno”
“Buongiorno Signora, bella giornata eh?”
“Oh sì una meraviglia, speriamo che questo tempo si mantenga per qualche giorno”
“Le previsioni dicono buono fino a tutto il fine settimana”
“Perfetto! Forse arrivano mio marito e mio figlio con degli amichetti, per fortuna il lunedì se ne saranno andati così lei non avrà il piacere di assistere al terremoto che combinano!”
Lui sorride e abbassa la testa, cioè fine della conversazione, non è molto ciarliero, quei convenevoli gli sono costati un certo sforzo, un “Buongiorno” era più che sufficiente.
Si mette al lavoro, non ha tempo da perdere in chiacchiere, lui! Però è leggermente turbato e rimugina: “questa riccona è proprio bella, bella come la Sharon Stone, elegante, gentile, mi mette persino in soggezione, va beh…ora mi chiudo nella camera a lavorare…….”.
Dopo neanche mezzora, la Signora appare: “la posso lasciare solo un paio d’ore?”
“certo, non ho paura a stare solo”
Lei sorride divertita: “certo che no, se ha bisogno di qualcosa, questo è il numero del mio cellulare, e se ha sete o fame, sa dov’è la cucina, le ho lasciato sul tavolo della frutta, dei crackers, biscotti, acqua, succhi di frutta, va bene?”
“Anche troppo, vada pure, non c’è problema, arrivederci”
“A fra poco” e richiude la porta dietro di sé.
Lui a capo chino continua a mettere un mattone sopra l’altro.
Gli viene sete.
Va in cucina e si beve un po’ di succo di frutta, non tocca altro, non vuole certo dare l’idea dell’approfittatore.
Si guarda intorno e osserva ogni dettaglio. Il giorno precedente, appena arrivato non aveva avuto il tempo di ammirare quella splendida casa.
La cucina è strana, sembra più un salotto, chi diavolo mette i divanetti in cucina? Mah….questi ricconi sono strani o sono strani i loro architetti, tutte checche.
L’occhio va a cadere in fondo alle scale che probabilmente conducono alla zona notte.
“No! Non ci pensare nemmeno, non è corretto curiosare nell’intimità delle persone…no” ma è già a metà scala, spinto da un’insolita curiosità. Normalmente non si interessa alle case dove lavora ma questa è speciale, una casa così bella non l’aveva ancora vista, aveva fatto lavoretti in minuscoli annessi agricoli che i krukki si accaniscono a voler ristrutturare pur di avere un buco nella campagna toscana, visto le case in paese ma banali per non dire sciatte.
Ma non è solo la curiosità verso lo stile architettonico della casa o l’arredamento, il design dei mobili o i quadri alle pareti. Si rende perfettamente conto, non è abituato a bluffare con se stesso, che ciò che lo spinge in realtà è il desiderio di scoprire un dettaglio che riguardi la Signora.
Ispirato trova immediatamente quella che si rivelerà essere la Sua camera.
E’ una camera ampia e luminosa con un altissimo soffitto a volte, al centro troneggia un grande letto, sul pavimento di legno sono stesi bellissimi tappeti orientali, uno specchio esagerato che copre un intero lato della stanza e dei puff colorati, dei cuscini sparpagliati ovunque, un tavolino in ottone ricamato, dev’essere marocchino come i puff, montagne di libri in terra e sopra un cassettone in legno, non se ne intende ma sarà sicuramente antico. Ma i mobili? Gli armadi? Dove tiene i vestiti? Scorge la porta, che apre una cabina armadi grande come la zona giorno di casa sua, zeppa di vestiti, scarpe, borse, giacche, giacchine, camicie, t-shirts, maglioncini, tutta roba firmata, sicuramente. Si guarda intorno come per paura che possa arrivare qualcuno e comunque avverte una giusta inquietudine, sta facendo qualcosa di molto scorretto, dovrebbe andarsene immediatamente da lì. Esce dalla cabina armadi ma dalla porta sbagliata, entra nel bagno privato di Lei. Non sa resistere. Si avventa sui profumi, annusa deliziato ma non riconosce il suo profumo, forse non le è stato così vicino da sentirlo. “Ora basta, torna al lavoro imbecille!”
Ripassando dalla camera nota un particolare che gli era sfuggito, il letto era ancora sfatto e sopra le coperte scintillava alla luce del sole qualcosa di rosso. Si avvicina e lo tocca estasiato. Una morbidissima, scivolosa vestaglia in raso di seta (non che riconosca la pura seta ma non osa immaginare che sia sintetica!) che è una goduria da palpare. Istintivamente se la porta al viso e la strofina sulle guance e affonda il naso ed ecco che riconosce il suo profumo o meglio il suo odore!
Ha un fiuto eccezionale. Non c’è profumo, c’è il ricordo del suo corpo, probabilmente la indossa nuda e questo pensiero gli dà un brivido istantaneo.
Scuote la testa, va verso la finestra, la spalanca e respira una boccata d’aria fresca.
“Va bene! Stop. Al lavoro!”
Si immerge totalmente nella sua attività e perde la cognizione del tempo, controlla l’ora : “come mai non è ancora qui? Aveva detto un paio d’ore….è già mezzogiorno! Cosa faccio? Vado via o rimango? E come posso? Lascio tutto aperto? Non mi ha detto nulla….ma sì torna bene…rimango, pilucco due crackers e un po’ di frutta così non perdo tempo ad andare a casa e ritornare”
Si sdraia sul pratino davanti alla piscina e si gode il panorama in tutto il suo splendore e silenzio interrotto soltanto dal cinguettare di qualche passerotto a cui getta alcune briciole e si diverte ad osservare la loro reticenza nell’accettarle ma nel contempo non resistono al richiamo del cibo.
A braccia incrociate dietro la nuca, si perde nella contemplazione dell’azzurro e si rilassa, chiude gli occhi, vede la Signora arrivare verso di lui con la vestaglia di seta rossa, gli si accavalla sopra il membro indurito , gli sorride elegantemente perversa…….
“Oh vedo che ogni tanto si riposa eh? Bene mi fa piacere…..”
“Merda è arrivata! Oddio c’ho il cazzo duro che spunta dai pantaloni, speriamo non si accorga! Mi siedo un attimo e tiro su le ginocchia….”
“Mi…..mi scusi…..se mi sono permesso ma non vedendola arrivare ho pensato che sarebbe stato meglio rimanere e come vede ho approfittato delle provviste che mi ha lasciato, grazie”
“Ha fatto proprio bene! Ma quello era l’aperitivo, col lavoro che fa non si sfamerà certo a crackers e frutta! Venga a vedere cosa ho portato dal mercato, che ne dice di un bel panino con la porchetta? E di un bel bicchiere di vino rosso?”
“Dico che sarei stupido a rifiutare!” e per fortuna il cazzo gli si affloscia…
“Bene, sistemo un attimo le borse della spesa, lei stia lì, glielo porto io”
Dopo pochi minuti lei arriva con un vassoio con sopra i panini, i bicchieri e il fiasco del vino e si siede anche lei disinvolta sul prato, gli porge il panino e poi addenta il suo voracemente.
Non parlano. Divorano la loro saporita porchetta emettendo solo dei mugolii di godimento e si sorridono con gli occhi.
“Era deliziosa, anche il vino è molto piacevole, grazie ha avuto un pensiero molto carino”
“Beh dal momento che l’avrei presa per me ho pensato che magari anche a lei potesse piacere”
“Ovviamente, ai muratori non può non piacere la porchetta, un cibo così popolare, al contrario mi meraviglio che la mangino anche le persone di classe” dice con tono un po’ polemico.
“Le persone di classe sono quelle che non fanno differenze di classe e non vivono di stereotipi!” alza il bicchiere in segno di brindisi e sorride divertita.
Lui contraccambia il sorriso, abbassa la testa e torna al lavoro senza dire altro sicuro di aver fatto una gaffe e di essere stato anche un po’ ingrato.
Lei invece non ci fa molto caso, non è la prima volta che qualcuno le fa praticamente un complimento dicendole che non è così snob come potrebbe apparire a prima vista.
Nel pomeriggio aspetta il tecnico della piscina così entro sera magari può concedersi anche una nuotata.
Per il momento si stende sulla sua sedia e si mette a leggere un libro.
Il muratore sta preparando la malta fuori nello spiazzo dietro alla camera e lei riesce a scorgerlo.
Lo osserva dare badilate energiche al mucchio di calce e cemento. I bicipiti sempre più gonfi, a testa bassa.
Ma ritornando al suo libro non può notare che quella testa di tanto in tanto si gira verso di lei a guardarla di soppiatto, ad osservarle ammirato le lunghe gambe già dorate dal sole che spuntano dagli shorts di lino grezzo per concludere: “nell’inverno andranno alle Maldive…” e mentre è lì che esegue queste rozze operazioni se la raffigura uscire dall’acqua nuda come la Venere di Botticelli, non è completamente ignorante lui, c’è andato in gita agli Uffizi a Firenze quando faceva le medie…….
Non riesce a togliersi dalla mente le immagini che si susseguono come ripetuti scatti fotografici di lei in pareo su una spiaggia di talco bianco accecante, selvaggia ma con un tocco di femminilità romantico e seducente: un fiore di ibiscus rosso all’orecchio……bellissima…..come una dea……”sarà il vino che mi fa vaneggiare in questo modo? Figuriamoci ne ho bevuto un bicchiere….no è lei che mi calamita…..non devo guardarla……”
La Signora alza lo sguardo dal libro e incrocia quello di lui proprio in quell’istante, con naturalezza lei gli sorride e gli grida da lontano “tutto bene? Non si riposa un po’?”
Lui fa un cenno di saluto con il braccio e disegna un ok con le dita della mano.
Ma lei si alza e va verso di lui.
“Ma fa tutto da solo? Non è massacrante? Non potrebbe avere un aiutante?”
“No….preferisco lavorare da solo, gli aiutanti quando hanno finalmente imparato e possono davvero aiutarti se ne vanno a lavorare in proprio o per una ditta!”
“Capisco!”
“Non si preoccupi, sono abituato e ben allenato, ho fatto boxe per tanti anni…….”
“Che nobile sport….antico….atavico direi…..io penso che la boxe sia la quintessenza del genere umano no?”
“Mi scusi?”
“Scusi lei non volevo metterla sul filosofico ma mi è venuto spontaneo pensare alla boxe come rappresentazione dell’eterna lotta per la sopravvivenza, tutto qui, mi scusi….vado sempre oltre…..lo so è una mia abitudine astrarre sempre i concetti, idealizzare…….. non la disturbo più, la lascio lavorare in pace….”
Lui vorrebbe dire qualcosa di intelligente sulla boxe ma quella donna lo mette a disagio, non perché si atteggi a saccente o snob, anzi è cordiale, informale, ha un’eleganza innata, non ostentata, forse proprio per questo lo turba. E’ una donna con la D maiuscola e lui di donne così in vita sua ne ha incontrate poche. La cosa migliore è annuire e starsene zitti al proprio posto. Sicuramente.
Lo salva il tecnico della piscina che arriva al momento giusto, velocemente esegue la sua manutenzione e se ne va in neanche un’ora ma giusto il tempo per farla allontanare da lui.
“Chissà se inaugura la piscina e riesco ad assistere ad un suo tuffo” si chiede e traccheggia con la malta nella speranza di sbirciarla in costume.
Eccola infatti che compare subito con un accappatoio candido aperto, da cui si intravede un costume intero sportivo all’apparenza castigato ma che aderente al suo corpo splendido diventa il più sensuale dei costumi, una seconda pelle, che mette in risalto dei muscoli ben levigati, gambe snelle lunghissime. Lascia cadere l’accappatoio scoprendo delle spalle possenti, da nuotatrice professionista e poi la meraviglia più assoluta, un culo da calendario Playboy che lo fa rimanere a bocca aperta e col fiato sospeso per qualche secondo. “Cazzo!” esclama quasi a voce alta e poi si trattiene “che carrozzeria! E non è di primo pelo la Signora, la quarantina l’ha passata di sicuro….chissà se è tutta naturale, come mamma la fece o se quel corpicino ha conosciuto il bisturi di qualche chirurgo di grido che rimette in sesto le dame dell’alta società….come mi piacerebbe darle una controllatina da vicino……” e il cazzo si rizza di nuovo……gli tira in modo bestiale……ha una voglia che non riesce a controllare, si rimpiatta un po’ ma riesce comunque a scorgerla mentre verga l’acqua della piscina con potenti bracciate, incomincia a strusciarselo, e poi a menarselo vigorosamente, per liberarsi da quella eccitante tortura, e annaffia la malta con un fiotto di sperma, soddisfatto dall’idea di lasciare una parte di sé murata in quella casa e si ricompone rapidamente.
Lei fa capolino da un bordo della piscina, vi si aggrappa e allunga il capo verso di lui e lo vede lì in piedi, inebetito a fissarla.
Si scambiano un lungo indescrivibile sguardo che cela tutto e niente : sbigottimento? Incredulità? Imbarazzo? Sorpresa? Fastidio? Piacere? Desiderio?
Poi lei riprende a nuotare e lui sistema la sua roba e se ne va.
Quella notte, a loro insaputa, elaborano praticamente lo stesso sogno.
Lei ciondola da una spalla del muratore, l’ha caricata sulla spalla come un sacco di cemento, cosa che aveva desiderato appena l’aveva visto caricare quei sacchi, la impugna per il culo, la tiene salda e poi la scaraventa in piscina, si tuffa e la monta come un toro inferocito aggrappato ai bordi e lei che trottola sopra di lui e gli stringe le braccia al collo e poi molla la presa, si immerge, cerca con la bocca il cazzo enorme, se lo succhia e lo pompa in apnea e di nuovo riemerge e ritrottola mostrandogli questa volta il suo mitico posteriore, al quale lui non resiste, cerca il pertugio e scivola dentro aiutato dall’acqua e dalla totale apertura e rilassatezza della sua sirena.
Teme di farle male ma la delicata ballerina acquatica lo vuole, spinge le sue giottesche chiappe sempre più su ad indicare che ne vuole ancora, ancora e allora lui glielo sbatte dentro fino in fondo, la colpisce come lei inequivocabilmente gli indica finchè la vede contorcersi in smorfie di dolore-piacere che le fanno girare il capo verso di lui e fulminarlo con uno sguardo porco-perverso che lo eccita ancora di più ed è un crescendo continuo fino all’esplosione finale, lei reclina il capo all’indietro spalanca la bocca come ad urlare tutto il suo godimento ma non esce un suono, e pure lui esplode in un orgasmo fragoroso ma paradossalmente al silenziatore.
Il silenzio del sogno.
Lui, mentre lei nuota tranquilla nella sua piscina, si tuffa e le piomba addosso col cazzo ritto, senza tanti preliminari, la blocca, la cinge con le sue braccione muscolose, glielo appoggia sulla pancia, glielo preme sulla fica, lei incredula e sorpresa non riesce a realizzare, si dimena con gambe e braccia, si toglie gli occhialini, si stropiccia gli occhi, si trova di fronte il muso del muratore che gli sta premendo contro il suo cazzo durissimo? Come osa questo maiale? Vieni qui porca, lo so che lo vuoi….non fare la scontrosa….non si rifiuta un cazzo così, ho rifiutato la porchetta io? Ecco ora tu ti pappi questo sfilatino, questa salsiccia…….No…..No…..No……ma il costume è già sparito, strappato dall’irruento muratore e il cazzo si infila dentro l’aristocratica fica senza tanti indugi, dritto alla meta, come un siluro.
Ah…non lo volevi eh? Senti come se lo inghiotte questa golosona……quelle d’alto bordo sono le più maiale…..fanno le sostenute per farli arrapare a bestia i maschi, così si fanno sbattere come vogliono…così? Ti piace se ti sbatto così? Non parli eh? Non dici niente? Lo so che godi, senti bene…fino in fondo….tieni…così……ah……vengo…..vengo….dai piccola muoviti dai…..voglio sentirti urlare…vieni dai…….e finalmente lei sorride lasciva e tradisce il suo godimento. In silenzio.
L’indomani quando lui arriva, si salutano a testa bassa, e distolgono immediatamente lo sguardo come per paura che possa trapelare qualche segno delle proprie reciproche fantasie notturne.
Entrambi hanno un atteggiamento consapevole, colpevole, mesto ma non sanno che è dovuto allo stesso motivo.
Il muratore inizia la piastrellatura del bagno, lei si affaccenda alle sue abituali mansioni rimanendo distanti e in silenzio per ore, ognuno assorto nel proprio lavoro e nei propri pensieri.
All’ora di pranzo lui non si affaccia nemmeno, lei non ha fame e non si accorge del tempo che passa. La giornata è molto ventosa, non può stare in giardino e si mette al computer a scrivere, una controllata alla posta, una sbirciatina al messenger casomai ci fosse qualche amica che si annoia in ufficio e avesse voglia di chattare un po’ con lei, non trova nessuno, decide di riprendere un racconto appena abbozzato, sente che è la giornata ideale per scrivere e ci si mette d’impegno.
Infastidita dal rumore proveniente dalla camera, nel pomeriggio decide di dare un’occhiata:
“Come procede? Posso curiosare?”
“Come no!? Venga pure”
“Bene….direi che sta venendo proprio carino”
“Potessi averla io una camera così spaziosa con il bagno attiguo”
“Beh effettivamente come camera per gli ospiti è esagerata ma dal momento che lo spazio c’è, sfruttiamolo no?”
“E io sono a sua disposizione per soddisfare ogni suo ordine, Madame” lo dice in modo lezioso e subito si pente temendo che lei lo possa interpretare come uno sfacciato invito, quale in realtà è.
“Sicuramente la chiamerò ogni volta che avrò bisogno di un suo intervento dal momento che è proprio preciso e veloce come mi aveva assicurato il geometra” ribatte lei fingendo di non aver colto il significato recondito di quella frase ma stampandogli un sorrisetto ironico come a dire “ho capito quello che intendi ragazzaccio”.
“La ringrazio per il complimento, sono contento che sia soddisfatta del lavoro” insiste lui stucchevole, incapace di trattenersi.
A questo punto lei decide che bisogna dargli un taglio e lo schernisce un po’ a carognetta:
“Aspetti un po’….non è mica finito! Lo dirò ad opera completata se sarò soddisfatta”
“Allora mi impegno particolarmente” e sorride divertito.
“Le va una birretta fresca?”: lo prende alla sprovvista.
“Perché no ma solo se mi fa compagnia” : non molla…..sente che è un momento da sfruttare e non se lo vuole perdere per niente al mondo.
“Naturalmente! Chiara o scura?”
“Rigorosamente chiara anzi bionda….grazie” e vorrebbe aggiungere “come te” e si scrolla di dosso un po’ di polvere, si sciacqua le mani e pregusta sia la birra che l’ostessa
“Venga in cucina” gli urla lei da lontano.
E l’inevitabile pensiero di lui: “Verrei ovunque cara eccome se verrei, soprattutto dentro di te” ma cerca di frenare la propria eccitazione, concentratissimo a non sbagliare un colpo.
“Ma….mi dica un po’….se posso essere curiosa….come mai ha lasciato la boxe?” gli chiede porgendogli una bottiglia di birra.
“Sa…dopo anni di sacrifici e pochi risultati, uno è consapevole dei propri limiti e quindi è inutile insistere” e si rinfresca con una lunga sorsata direttamente dalla bottiglia
“Se intende il raggiungimento del successo, la carriera professionista sono d’accordo ma perché non ha continuato anche a livello amatoriale?”
“Perché di qualcosa bisogna vivere e con questo lavoro non posso certo fare anche la boxe la sera!!”
“Ah certo ha ragione, scusi le ho fatto una domanda sciocca……vuole un’altra birra?”
“Lei vuol farmi smettere di lavorare!!!!”
“Ormai sono quasi le cinque può anche staccare un po’ prima no? Tanto ho visto che ormai siamo a buon punto altrimenti mi finisce il lavoro in anticipo, mai successo con nessuno!!!” dicendo questo mentre stappa la bottiglia, questa le scivola e col cavatappi si ferisce la mano emettendo un gridolino alla vista del sangue.
Lui scatta immediatamente e le si avvicina prendendole la mano per ispezionarla : “S’è fatta molto male? Faccia un po’ vedere? Mettiamola subito sotto l’acqua fredda…..” e la prende per la mano e la trascina letteralmente verso l’acquaio. L’acqua ripulisce la mano dal sangue che nonostante il piccolissimo taglio al dito indice, sgorga abbondantemente, il getto gelato le procura sollievo e se ne sta lì immobile col braccio teso e la mano sorretta da lui sotto l’acqua che scorre. Sorride timidamente e anche lui ricambia il sorriso e non resiste all’impulso di accarezzarle il viso ancora bianco per lo spavento, le è ormai vicinissimo, sente lo stesso odore della vestaglia rossa, ma non è arrapato come l’altra volta, si sente pervadere da un sentimento dolcissimo, come ad abbracciarla a coccolarla per ore.
Senza più riflettere ormai, segue il suo istinto, la cinge alla vita, l’avvicina a sé e poi le ritira il braccio dall’acqua e si porta la mano alla bocca e inizia a succhiarle il dito continuando a guardarla dritta negli occhi godendosi ogni singola reazione del suo volto, senza lanciarle sfide, sguardi ammiccanti o altro, semplicemente l’osserva curioso.
Lo spavento, l’emozione, la sorpresa la fanno sussultare, non ha tempo di riflettere e forse non è necessario, il brivido provocato dalla sua bocca mentre succhia il dito ferito l’inebria e la stuzzica al punto da desiderare che non molli mai la presa anzi che continui, che se le infili tutte le sue dita in bocca, che le lecchi, le mordicchi la mano che la fa uscire di tesa e poi che salga su lungo il braccio fino ad arrivare alle spalle e al collo a farla impazzire di desiderio.
E mentre queste immagini corrono nella sua mente in un baleno , ormai ha deciso di sciogliere gli ormeggi, è tra le sue braccia, quelle braccia muscolose che ha desiderato l’alzassero come i sacchi di cemento, quelle braccione che hanno dato pugni a sacchi pieni di sabbia, ora diventano la più delicata delle morse, dolcezza e potenza insieme al cui pensiero emette un sospiro, prende coraggio, gli offre l’altra mano e le altre dita da succhiare mentre assapora l’odore di lui, odore maschio, odore di pelle umida di sudore, intenso, penetrante, afrodisiaco.
Diligentemente lui le passa in rassegna tutte, intuisce e asseconda il suo desiderio, le mordicchia i bordi delle mani, le braccia, le spalle, il collo e lei geme sotto questi eccitanti baci, rovescia all’indietro il capo, persa totalmente nelle sue braccia ma a questo punto lui l’afferra con decisione per la nuca e la porta in avanti, verso di lui a due millimetri dalle sue labbra, lei ha già la bocca socchiusa in fremente attesa di un bacio, lui la trattiene così per un tempo che a lei pare lunghissimo, e con gli occhi lo supplica di placare la sua sete, di baciarla come nessuno ha fatto mai. Lui estrae la sua lingua e la passa sulle labbra di lei, la lecca agli angoli della bocca, la ritrae e si gode l’attesa mentre le si preme addosso con tutto il corpo, vuole farle sentire la sua voglia, grossa, dura, palpitante.
Al contatto con il membro del possente muratore lei non riesce a trattenere un “Ooooohhhhh” di piacere. A questo punto lui la bacia, un bacio profondo, immenso, lunghissimo e continua a tenerla avvinghiata stretta a lui continuando a strusciarle addosso il cazzo, roteando il bacino, dandole dei colpettini in avanti che lei accetta, vuole….lo vuole…..inebriata dai suoi effluvi.
Sì la sua fica sta impazzendo di desiderio, desiderio irrefrenabile, incontrollabile, totale.
Si stacca a sorpresa da lui indicandogli di stare indietro ansimando per il piacere e la paura che una tale situazione le provoca ma è troppo eccitata per pensare. Gli sfila la maglietta e finalmente libera quei pettorali michelangioleschi che si trattiene dal toccare, per il momento, gli sbottona i pantaloni e gli fa cenno di continuare da sé a toglierseli. Lui esegue. Lo osserva da lontano come si osservano le statue nei musei, gli gira intorno con occhio critico. Dalle mutande spunta una protuberanza di notevoli dimensioni. Lo cinge da dietro, lo sfiora sensualmente ovunque dalle spalle, lungo la schiena, lungo le cosce fino ai talloni, poi risale si sofferma su quelle natiche marmoree contro le quali calca addosso il pube e gli preme contemporaneamente le sue morbide tette contro la schiena, allunga le mani a cercare la sua forte verga e inizia ad accarezzarlo da sopra la stoffa delle mutande che la eccita tantissimo, lui a sua volta l’afferra per le natiche all’indietro e la schiaccia ancora più forte contro le sue.
Si stanno torturando a vicenda, fanno crescere un desiderio smisurato, sono in perfetta sintonia, intuiscono i reciproci desideri, si sentono perfettamente a loro agio, non vi è ombra di timore, di pudore, c’è totale abbandono, naturale impulso a godere il più possibile.
Non dicono una parola, come nel sogno.
Lei abbandona la piacevole morsa, lo prende per un braccio e lo porta fuori.
Si dirige verso la piscina.
E lì danno vita al sogno, in tutte le sue varianti e oltre.
Lui si spoglia completamente e si lascia ammirare in tutta la sua virilità e potenza alla luce smorzata del tramonto, e le ordina con lo sguardo di spogliarsi a sua volta.
Lei con gli occhi fissi a quell’arma tesa e pronta a colpirla, si slaccia l’abitino dalle spalle e lo lascia scivolare giù fino ai piedi liberando il suo bellissimo corpo che lui aveva già spiato. Si sdraia invitante sulla chaise longue, lui la segue, la monta delicatamente, le sfila il reggiseno e libera quelle splendide, morbide tette, le succhia i capezzoli, le lecca facendo dei cerchi tutt’intorno, li mordicchia, vorrebbe serrare più forte ma teme di farle male invece lei lo invita a stringere, a torturarla che le scariche elettriche si diffondono istantanee alla fica affamata.
La sfiora ovunque, indugia sulle cosce, all’interno, si avvicino alla sua fica pulsante, la cerca, la sfiora esternamente, la sfrega col palmo della mano, la preme, sente le sue pulsazioni, lo vuole dentro di sé.
Ma prima lui preferisce gustarsela un po’con la bocca. Le sfila il tanga, si china a baciarla, le lecca le labbra, gliele apre leggermente, cerca il clitoride teso dal desiderio, lo mordicchia e poi lo struscia e lo lecca e lei geme di piacere, ancheggia smaniosa, spinge in avanti il pube a schiacciargli la fica contro il muso, vuole sentirlo, forte, duro, dentro.
E lui finalmente l’accontenta, infila la fessura bagnatissima, glielo spinge dentro veloce, forte come lei desidera, la colpisce ripetutamente, lei spalanca le sue lunghissime gambe come ad invitarlo ad adandare sempre più in fondo, e lui pompa ritmicamente godendosi quella fica completamente aperta tutta per lui. Le afferra le gambe, le porta su verticalmente tenendole per le caviglie, le fa ruotare leggermente da un lato e dall’altro manovrando le gambe come il timone di una barca col perno infilato in un ingranaggio lubrificatissimo e caldo, trova un’ angolazione che a lei sembra piacere ancora di più tanto ansima e geme senza alcun freno. Lei di nuovo gli offre le dita da succhiare che durante l’amplesso le aumentano il piacere e da sola si strizza i capezzoli e si palpa le tette, gli mette le mani sulle natiche e avverte la tensione dei muscoli mentre spingono dentro di lei.
Poi lui la ribalta a quattro zampe e la pompa da dietro ancor più violentemente e mentre lui affonda lei si sfrega il clitoride e sente giungere alcune saette di piacere che vanno in crescendo e poi non resiste, aumenta lo sfregamento, lo incita a serrare il ritmo, sente sopraggiungere un orgasmo fantastico, montare lentamente e sempre più vicino, sempre più forte, sempre più forte, così….di più….ancora…..sì…..sì….eccolo…..esplode……gode, urla….sì urla fortissimo……e lui la segue immediatamente e si libera della voglia di lei inondandole la fica con una sborrata colossale emettendo un profondo rantolo di godimento, impugnandole e strizzandole quelle chiappe fantastiche.
Poi si buttano nudi nella piscina e lì veramente materializzano le loro visioni notturne galleggiando e annaspando nell’acqua.
Non ancora sazi, lui la prende elegantemente fra le braccia e la trasporta fino alla sua camera, tutti e due gocciolanti, la butta sul suo letto, la vuole scopare là sopra.
Lei capisce che lui era già stato in quella stanza dalla sicurezza con cui vi si dirige e non le dispiace affatto scoprire che lui l’aveva spiata e che covava quella voglia da alcuni giorni.
La vestaglia di raso rossa era appoggiata sul cassettone di legno, lui la raccoglie e gliela infila e poi prende ad accarezzarle sensualmente tutto il corpo da sopra il tessuto lucido e scivoloso, che si appiccica al corpo ancora bagnato.
Lei si gode la scena riflessa nel grande specchio della parete frontale e si vede in ginocchio sopra al letto con la sua vestaglia preferita da cui spunta il capo nerissimo del suo sconosciuto amante che le divora letteralmente passera e tette con una voracità cannibalesca e lei si gusta quegli spasimi di piacere smisurato, e poi, spinta da un desiderio fortissimo lo stende sul letto e lo cavalca selvaggiamente ritmando a proprio volere, dosando le spinte, contraendo i muscoli pelvici intorno a quel meraviglioso membro che affonda fiero dentro di lei, si trattiene, esce, gioca con la cappella, dentro e fuori, esegue dei cerchi, lui mugola di piacere e la impugna per il culo, la incita, lei si preme contro il pube di lui e strofina all’impazzata il suo campanellino orgasmico ed esplode di nuovo, ancora……ancora…..sì…….sempre più forte, arriva al cuore, al cervello, le annebbia la vista, è un paradiso. Lui non ancora totalmente appagato, la alza con le sue potenti braccia la ribalta sul letto le salta sopra e dopo un paio di affondi, ecco che finalmente ache lui sembra giungere alla meta, pronto a godersi il premio finale ma…..si ritrae…..sembra indugiare, lei quasi non capisce ma poi si gode la fontana di sperma che lui le getta addosso, sulla pancia, fra le tette e lei per confermargli l’apprezzamento di una tale conclusione, ci infila le dita, ci gioca, se lo spalma tutto addosso e poi se le lecca con gusto. E ridono entrambi felici ed appagati continuando a rimanere in silenzio, a scambiarsi solo sguardi.
Il primo ad addormentarsi è lui….è notte ormai…..e lei lo guarda dormire, senza pensieri, la sua mente è libera, è solo pace ovunque, nel corpo e nello spirito. E si addormenta pure lei.
La mattina successiva al suo risveglio, lui non è più lì nel letto, guarda l’orologio: “ le dieci! Mio Dio ma oggi doveva venire l’idraulico!”……si infila una maglietta e scalza fionda giù per le scale quando sente un chiacchierio sommesso. Spia dal buco della serratura dentro la camera in costruzione. Lui è lì insieme all’idraulico. “gli avrà aperto lui? Cosa gli avrà inventato? Ma niente….semplicemente che lui era già arrivato prima….certo! Allora mi preparo con calma, anzi se non mi faccio vedere è meglio”
Esce a fare delle commissioni, lascia un biglietto avvisandoli che non sarebbe tornata fino a sera.
Non ha niente di preciso da fare o da comprare ma ha bisogno di uscire. Andrà al mare, sì, una bella passeggiata sulla spiaggia.
Passeggia per chilometri, poi stanca si ferma in un piccolo bar dove fervono i preparativi per la stagione balneare incombente, chiede se si può mangiare qualcosa, loro rispondono che non sono ancora molto forniti ma se si accontenta di una focaccina mozzarella e pomodoro gliela preparano in un minuto. “Perfetto” dice lei “e una birra, grazie” e ripensa alla birra galeotta e senza alcun imbarazzo ripercorre le immagini delle loro performance notturne. Di nuovo un senso di pace infinita. Nessuno scrupolo, rimorso, ripensamento, nessun pensiero, niente. E’ felice.
L’inquietudine che la disturbava negli ultimi tempi è svanita completamente.
E’ bastata una scorpacciata di sesso? Forse…..non le interessa interrogarsi oltre…..è felice, guarda il mare, addenta la sua focaccina e si beve una fresca birra chiara. I piccoli grandi piaceri della vita.
Poi si immerge nella lettura di un libro e rimane in quel bar sulla spiaggia fino al tramonto che non si lascia scappare e che ammira in tutta la sua magnificenza.
Rientra alla villa.
Lui sta caricando il furgone.
Si affaccia alla camera e ispeziona il lavoro. L’esecuzione è ammirevole. E’ soddisfatta.
Prepara il libretto degli assegni. Il conto è appoggiato sul tavolo della cucina, legge la cifra, riempie l’assegno e lo chiude in una busta.
Poi esce e si avvicina al furgone, solo in quel momento lui si accorge della sua presenza, la guarda con occhi dolcissimi, abbozza un sorriso.
“Il lavoro è finito Signora, ora può dirsi soddisfatta?”
“Decisamente sì. Questo è per lei e mille grazie” e gli allunga la busta.
“Allora quando ha bisogno sa dove trovarmi, è stato un piacere lavorare per lei Signora”
“Mi chiamo Margherita”
“E io Angelo”
Si scambiano un ultimo sorriso:
“Grazie Angelo. Arrivederci”
“Arrivederci Margherita”
Lo osserva montare sul furgone e lo segue con lo sguardo mentre ripercorre il viale fino al cancello in fondo alla discesa e non le sfugge che lui sta facendo altrettanto sbirciandola dallo specchietto retrovisore.
Si volta, rientra in casa sospirando appagata:
“Bene! Anche questa è fatta, camera e bagno pronti! Ora devo chiamare la donna delle pulizie, completare l’arredamento, sollecitare il giardiniere, e organizzare finalmente la prima festa della stagione…..o meglio….la seconda…..” e sorride maliziosa per il suo bellissimo segreto.
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2
18 anni fa
sammyandcris,
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Ricordo di una mattina di fuoco
Erano passate dapoco le 9,00 avevo una voglia di diventare Anna e di una piccola avventuretta. Ho messo i sexy indumenti femminili nello zaino mi sono recata da un amico che di solito mi porta a scorrazzare in giro per sesso. Uscita dal bagno di casa sua, indossavo un vestitino nero corto e aderente, sotto una tuta nera a rete, perizoma di pizzo, e scarpe con tacchi da troia. Ci siamo recati in un parco dove di solito si trovano uomini ben disposti a questo genere di storie. Non girava molta gente. Ci siamo messi dietro un albero, gli ho tirato fuori il cazzo molle e chinatami sulle ginocchia ho iniziato a spompinarlo e sentivo che mi si gonfiava in bocca e diventava sempre più duro; lo leccavo avidamente, caldo e grosso mi entrava in bocca e lo sentivo in gola. Lo succhiavo e di tanto in tanto gli leccavo le palle mentre con una mano spingevo le natiche verso di me. Ad un certo punto è arrivato il primo amico del luogo; ha aperto la patta e mi ha ordinato di prenderlo in bocca; era già duro. me lo sbatteva dentro come se mi scopasse, fino a farmi sentire senza fiato.Me li spompinavo a turno entrambi. Ad un tratto ho sentito una mano che mi toccava la spalla e scendeva piano fino al culo; era un terzo puledro. Ero al centro di tre ometti col cazzo duro che volevano sbattermi da troia. sentivo le mani che mi alzavano la gonna e mi strappavano le tutina velata; avevo un cazzo in bocca, uno nelle mani ed un altro pronto dietro. Mi sono alzata e appoggiata con le mani al tronco dell'albero; avevo il buchetto che fremeva, voleva il cazzo dentro. Sentivo una lingua che lo lubrificava e a tratti sputava saliva. Era pronto. 19 cm di palo mi stanno entrando dentro. Inizio a godere mentre mi scopa. Mi sento troia più che mai. Ne voglio uno anche in bocca. Subito accontantata. Mi spompino il terzo. Dietro intanto si danno il cambio e io sento alternarsi quello da 19 e quello da 22 che mi posseggono. Ne vorrei ancora e mi accontentano altri due sconosciuti. Ormai sono in preda ai loro colpi. Li sento in profondità. Mentre si cambiano i turni mi insultano: Troia prendi questo cazzo, sei proprio una puttana, ma che culo sfondato. Siamo andati avanti per mezz'ora circa. Col culo rosso e aperto. Mi sono girata verso di loro; erano pronti a riempirmi di sborra. Avevo il vestito addosso quasi strappato dalle prese dei machi. Iniziamo col primo mi sbatte il pene sulla lingua e sulle labbra, sta per venire... Bevi troia, e ho già la bocca bianca di sperma; il secondo e poi il terzo... ingoio quel che posso, l'eccesso mi esce fuori mentre spompino gli ultimi due che mi inondano il viso. Anche io avevo il cazzo duro. Uno di loro mi dice di levarmi il vestito... Ubbidisco. Mentre prendo il mio fra le mani per venire sento un liquido caldo che mi bagna dal viso in giù. Mi stava pisciando addosso. Mi sego fino a venire mentre mi doccio con le loro pipi. Ora sono all'apice del piacere e mi sento ancora più troia e più usata. Vengo e naturalmente dalle mani bevo anche la mia sborra. Mi rivesto e col mio amico vado a fare una doccia. Bella esperienza oggi... Domani si vedrà
BACI
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18 anni fa
admin, 75
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Inghilterra
Tornavo da una delle mie solite passeggiate, adoravo l'Inghilterra in primavera, i fiori selvatici fiorivano negli allevamenti e nei rupi lasciando che il loro profumo inondasse il paesaggio.
Mi fermai come mio solito al Pub di Kim, un indiano trapiantato ormai da tre generazioni nello Yorkshire, entrando sentivi subito di essere straniero, un italiano nelle più fervide tradizioni inglesi, quasi un' offesa, tranne che per Kim che con il sul sorriso orientale scongelava l'indifferenza degli altri clienti.
Presi dalla tasca dei pantaloni una sigaretta piuttosto ammaccata
e mi accomodai sullo sgabello vicino al bancone chiedendo la solita doppio malto.
Sorseggiavo tranquillo quando una voce di donna improvvisamente tuono grave il mio nome, non ebbi nemmeno
il tempo di voltarmi, che venni scaraventato in terra e ammanettato.
Senza rendermene conto ero già nella piccola e diroccata
stazione di polizia, ero seduto in una stanza, solo, con gli unici tre agenti di servizio in quel paesino sperduto, che mi fissavano.
Cercai di riordinare le idee, ma fu tutto inutile, ero ancora confuso e spossato, e il mio corpo era percorso da una specie di formicolio, dentro di me era chiaro il sentore che qualcosa stava per accadere.
Venni spogliato completamente e fatto inginocchiare, li supplicavo nel mio stentato inglese di non farmi nulla.
La prima risposta fu una manganellata e a quella ne seguirono altre e altre ancora fino a farmi svenire.
Me risvegliai nel silenzio di una cella senza finestre e illuminata dalla debole luce di un neon, spettrale fu la prima parola che mi venne in mente.
Soffocati lamenti provenivano dal corridoio, ma non sembravano di sofferenza,era piacere, qualcuno godeva emettendo rantoli ritmici. Con fatica mi alzai dal pavimento, il mio corpo era ricoperto di lividi, e le contrazioni muscolari anche del più banale movimento procuravano lancinanti dolori. Mi appesi alle sbarre e mi tirai su stringendo i denti e lasciando che le lacrime di dolore mi solcassero il volto, sporsi lo sguardo attraverso la grata e vidi nella semioscurità un uomo e una donna scopare, lei era poggiata su una scrivania e a gambe larghe offriva il suo frutto migliore all’uomo, che possente la sbatteva ringhiando il suo piacere.
Rimasi per qualche minuto, imbambolato, a guardare la scena cercando di distinguere meglio le due figure, quando nel tentativo di sporgere ancora di più lo sguardo feci cadere una ciotola da un tavolo vicino alle sbarre. Il rimbombo metallico risuonò in tutto il corridoio, i due si voltarono immediatamente verso di me, ora il gelo si faceva sentire ancora di più, ma non era una sensazione fisica, era qualcosa che partiva da dentro, da quella parte di noi stessi che non governiamo e che continuamente ci regala emozioni, gioie e dolori. I due rapidamente si rivestirono e vennero verso la mia cella. Due sbirri erano due sbirri, lei bionda alta circa 1,70 le labbra carnose e un corpo da favola fasciato nella stoffa ruvida di quella divisa, lui invece doveva essere almeno 1,80 bruno con un fisico veramente possente. “Merda, questa volta sono veramente nei guai” fu l’unico pensiero che riuscì a scavalcare la paura. Arrivati davanti la mia cella, la donna estrae dalla cintura il manganello e inizia a sbatterlo contro le sbarre, il rumore e assordante e non lascia presagire niente di buono, quando, con mio grande stupore,improvvisamente la ragazza, si infila in bocca il manganello, e inizia a succhiarlo e a leccarlo come un cazzo. Lo lascia scorrere tra quelle labbra carnose, facendo girare vorticosamente la lingua sulla punta. Il ragazzo intanto prende dalla tasca un preservativo e lo porge alla collega, che con un gesto rapido e da vera esperta scartoccia e infila sul manganello. Non riuscivo a capire, la ragazza non aveva certo bisogno di masturbarsi, ma tutto mi fu orrendamente chiaro quando il ragazzo denudato si mise a pecorina sul pavimento e con entrambi le mani si apriva le chiappe. Aveva un buco nero e grinzoso, si vedeva anche che era già stato sfondato parecchie volte, nell’aria c’era già odore di sesso, di sudore, di umori. La ragazza salì a cavalcioni e con un unico gesto infilo nel culo del suo collega almeno 15cm di manganello, il ragazzo emise un urlo incredibile, forse si sarà sentito per almeno un isolato, la ragazza invece per nulla intimorita dal dolore arrecato cominciò un sadico avanti e dietro che accelerava man mano che il culo si dilatava. Quelle immagini, l’atmosfera strana mi avevano fatto eccitare, lo tirai fuori e iniziai una lenta masturbazione, la ragazza mi fissava passandosi più volte la lingua tra le labbra e pronunciando grugniti di piacere quando il ragazzo ormai allo stremo grida “sborrooooo”
Schizzando un vero fiume bianco sul pavimento, “Puttana” gli grida la ragazza, “Adesso chi pulisce” con una voce roca e soddisfatta dalla precedente goduta il ragazzo indica me!
“Porca Vacca” pensai e adesso? Non ebbi il tempo di pensare alla risposta che avevano aperto la cella e ammanettato nuovamente i polsi dietro la schiena.
Quella puttana di sbirra mi prese per i capelli e mi costrinse a camminare a carponi, gridando “Asino cammina” e quando cercavo di far resistenza a quell’umiliazione mi calciava nelle costole. Arrivati d’avanti alla pozzanghera di sperma, mi mise un piede in testa e spinse verso il basso spiaccicando la mia faccia in quella poltiglia! “Aspetta gridò il ragazzo, a me sembra troppo poco da bere, pisciamo!!!” la ragazza annui soddisfatta, lui si posizionò d’avanti alla mia faccia mentre lei si mise dietro poggiando la sua figa calda sulla mia schiena.
Iniziarono a pisciare, il bastardo mirava alla faccia mentre la troia dietro di me faceva scorrere il suo fiume giallo verso il mio culo.
Lo tenevo duro come non mai, finita la pioggia dorata mi fecero bere tutto dal pavimento.Mi rinchiusero nuovamente in cella, lordo e puzzolente di piscio mi addormentai…il risveglio fu incredibile ero nella mia stanza d’albergo, profumato e pulito come non mai!Contento del fatto che fosse stato solo un incubo feci per alzarmi dal letto, ma un dolore lancinante mi sorprese, il mio corpo era ricoperto di lividi…
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18 anni fa
admin, 75
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Gang...band
Appoggiato sull'uscio della porta dello studio di registrazione,Alex se ne stava solo,con l' ultimo tiro da chiedere alla sua sigaretta e la bottiglia di birra quasi terminata. Dentro anche gli ultimi fuochi del party organizzato per festeggiare il primo sospirato contratto con la casa discografica stavano spegnendosi. Almeno così sembrava.
Per Alex,vent'anni e un diploma in tasca,il basso aveva rappresentato l'amico più fidato,il rifugio più sicuro ed accogliente nelle sue ribelli fughe dalla realtà. Lo stesso discorso poteva valere anche per Uzoma,il possente batterista nigeriano di Ibadan,e per Tiziano e Lorenzo,rispettivamente chitarrista e voce del gruppo.
"Certo che stasera Jenny è proprio in tiro" sospirò Tiziano all'orecchio di Alex. "Già - rispose quest'ultimo - mi sta facendo girare davvero la testa!Cosa darei per...", "Ragazzi - intervenne Jenny quasi a proposito - mi raccomando,quando se ne andranno tutti non scappate,vi vorrei in sala prove!Chiaro?!".
Jennifer,per tutti Jenny,con i suoi 34 anni e la sicurezza della donna in carriera,non era solo la manager del gruppo ma rappresentava per i ragazzi il vero e proprio oggetto delle loro fantasie sessuali più sfrenate. Quella sera se ne riusciva particolarmente a capire il perchè...
I suoi piedi,dalla forma sottile e allo stesso tempo morbida,risaltavano adagiati sulle scarpe infradito col tacco alto. Lo smalto rosso fuoco delle unghie le dava quel tocco di calore e di carica erotica che non poteva passare inosservato. Salendo su con lo sguardo,le sue gambe così affusolate e le sue cosce sode,dure e lisce come il marmo,lasciavano ampie praterie in cui l’immaginazione avrebbe potuto cavalcare veloce. La gonna del suo completo,difatti,non arrivava che a metà coscia e,stretta com’era,metteva in risalto la rotonda pienezza del sedere carnoso ed invitante. Quel paio di chiletti in più di troppo che si potevano notare,la rendevano ancora più desiderabile conferendole l’assolutezza erotica della bellezza imperfetta. Imperfetto,invece,non poteva essere il suo seno,una terza piena piena,che risaltava fra le rotondità della camicia e della giacchetta aperta.
“Certo,come vuoi Jenny!” risposero i due ragazzi che sentivano su di loro gli occhi vellutati del loro “capo”,scuri come i boccoli dei suoi capelli che confusamente le scendevano sulle spalle.
Quando anche l’ultimo degli invitati decise di andare via finalmente rimasero tutti e cinque da soli nella saletta.
“Bene!” disse Jenny muovendosi fra i ragazzi col fare di una gatta.
“Finalmente soli! Vi ringrazio ragazzi perché mi avete dato una grandissima soddisfazione! La conclusione di questo contratto è molto importante anche per me e per la mia carriera! Ma ora basta parole,è arrivato il momento di farvi il mio speciale ringraziamento…so bene di dovermi sdebitare…”
Così dicendo iniziò lentamente a far scendere le sue mani calde lungo le gambe,toccandosi vibrante di voglia fino ad arrivare alle caviglie. A questo punto si avvicinò ad Uzoma e Lorenzo,seduti sul piccolo divano della saletta.
“Forza ragazzi,non vorrete deludermi…ora inizia lo spettacolo!Forza,su,aiutatemi a toglierle…”. Immediatamente i due ragazzi le sfilarono le infradito annusandole quasi con avidità,mentre Alex e Tiziano,in piedi ed increduli si godevano lo show. Girandosi verso di loro,Jenny iniziò lentamente a sfilarsi la giacca e la camicetta cosicché gli altri due fortunati poterono godersi il suo sedere burroso. Rimasta con gli ultimi due bottoni da slacciare,si avvicinò ad Alex,mentre Tiziano la cingeva da dietro.
“Dai Alex,ora tocca a te…sono rimasti gli ultimi due bottoni…non mi aiuti amore?Dai,strappameli via,non farmi aspettare!”. Aperta la camicetta Jenny rimase col suo reggiseno rosso,lavorato e tanto leggero che mostrava quasi del tutto le sue tette.
“Ora vi voglio tutti vicini,ragazzi. Quante volte ho sentito il vostro sguardo su di me…pensate che non me ne sia mai accorta?Ma…stasera…sì,stasera avrete quello che,immagino,avreste sempre sognato…Sapete bene quanto io sia esigente!!Bene,sappiate però,che se decido di farmi una bella scopata…beh,ragazzi…ahahahah…allora lo divento ancora di più!”.
Detto questo calò la zip della gonna e rimase davanti a loro con lo scippino di pizzo rosso che copriva con una semplice fettuccia il suo bel culo da fottere.
I ragazzi,sconvolti ma coscienti del loro potere,non ci misero tanto a buttare via i loro vestiti,quasi come se bruciassero.
Nel frattempo,col suo fare da animale in calore,Jenny sculettava davanti a loro piegandosi sulle ginocchia ed infilando le sue dita dentro gli slip per iniziare a stimolare il suo piacere.
“Mmmmm…non c’è la faccio più ragazzi!” gridò tutta presa dai suoi istinti.
Uzoma,il più veloce,si avvicinò per primo a lei mostrandole il suo arnese da monta già in tiro e così incredibilmente sproporzionato su cui risaltava una cappella gonfia come un uovo.
“Uzo!!Che cazzone che hai amore!!!L’ ho sempre immaginato,sai?Mmmm…non vedo l’ora…”,e così dicendo Jenny iniziò a stringerlo sentendolo pulsare nella mano.
Il batterista nero di Ibadan,con l’aiuto di Tiziano,stava ormai togliendole di dosso il reggiseno. Sganciati anche gli ultimi ganci le tette di Jenny uscirono fuori con violenza,quasi con rabbia per tutto quel tempo che rimasero nascoste. Le poppe nude del loro “capo” erano magnificamente sode e gonfie di sesso,con dei bei capezzoloni scuri e turgidi che non chiedevano altro che essere ciucciati. Uzoma e Tiziano non si fecero scappare l’opportunità,mentre Jenny si dedicava a passare e ripassare con le mani le aste dei due ragazzi. Alex e Lorenzo non resisterono dall’iniziare la loro masturbazione,anche se,ben presto,come animali gelosi, reclamarono il loro spazio.
Arrestando la sua azione Jenny ne approfittò per sfilarsi,come nulla fosse,gli slippini.
Alex,fuori di sé dalla voglia,d’accordo con gli altri,la fece inginocchiare mettendola a pecora. Lui e Uzoma,disinteressandosi al momento della sua passera pelosa in cui risaltavano le labbra belle gonfie,si posizionarono davanti a lei intenti a ricevere la loro doppia pompa.
Così,mentre era intenta alla sua spompinata,gli altri due,dietro di lei,iniziarono a leccarle la miciona già pronta a colare,e il buchetto posteriore.
Jenny,quasi impazzendo di piacere,inarcava e scuoteva con vigore il suo bel culo per sentire meglio il lavoro delle lingue su di lei,mentre era impegnata a ciucciare con foga la sacca delle palle di Alex e Uzoma.Questi ultimi,ansimando sempre più di vera goduria,entrarono in piena trance quando Jenny,accogliendo nella bocca le loro cappelle, decise di aumentare i giri,succhiandole con ritmo sempre più sostenuto e facendole sparire alternamente dentro di lei.
Smesso di ciucciare,Jenny decise di alzarsi non appena Uzoma e Alex finirono di leccare i suoi umori sempre più grondanti.
“E’ giunto il momento…è ora che inizi la monta!Dai…fottetemi...Uzoma,tu rimani giù,ti voglio per primo…dopotutto,con quel pisello che hai,direi che te lo meriti…”
Effettivamente il nigeriano aveva un cazzone smisurato,tosto ma soprattutto spesso,con una cappella imponente. La preferenza di Jenny per Uzoma caricò ancor di più il ragazzo;sdraiato a terra,pronto a scaricare tutta la sua potenza,teneva il suo bolide puntato ben in alto. Jenny si buttò su di lui senza alcuna inibizione,calandosi pian piano;con esperienza si fece scivolare dentro di lei quella ventina di centimetri di furia nera. Non appena riuscì ad avvertirne l’intera presenza iniziò una lenta cavalcata mentre,appoggiandosi con le mani contro le muscolose gambe di Tiziano e Lorenzo,era intenta a spompinare i due ragazzi. Alex intanto si stava dedicando ai piedi della manager;come estasiato li carezzava e li portava alla bocca ciucciandone le dita. Jenny si muoveva con tutta la sua esperienza:ora si alzava imperiosa su quella straripante verga africana per poi ridiscendere velocemente facendo sbatterne le palle contro di sé,ora si contorceva tenendosela tutta dentro. La sua figa fumava per la velocità e la forza della chiavata.
Uzoma,arrivato al punto di massimo sforzo,le venne dentro con tutta la sua potenza ;
Jenny in preda agli spasmi,sentendo l’esplosione di lava bollente invaderla completamente,cacciò fuori delle urla disumane di vera goduria.
Nonostante avesse la micia ancora calda per la furiosa cavalcata,Jenny si mise a pecora ed invitò Alex a fotterla da dietro. Ora toccava al bassista approfittarsi di lei.
Trattandola come se fosse stata l’ultima troia dell’universo,incominciò a montarla con un buon ritmo costante, tendendola per i lunghi capelli che le scendevano sulla schiena. Il suo pisello era uno stantuffo regolare che dettava il tempo alla stessa spompinata che Jenny aveva nel frattempo ripreso. Accorgendosi,però,che i suoi due amici non ne avrebbero avuto più per molto,da bravo bassista iniziò a variare ritmo e ad affondare,sempre più di frequente,le sue potenti spinte.
Così,Tiziano e Lorenzo vennero di prepotenza sulla faccia della manager,inondandola ed innaffiandola della loro crema.
Alex,invece,spinse con forza gli ultimi colpi dentro di lei,sconquassandola e provocandole brividi di piacere incontenibili.
Non ancora sazia,e con la consapevolezza di non aver ancora provato il massimo,Jenny alzò lo sguardo implorante verso Uzoma e Alex. Con la voglia di chiudere in bellezza,agitò il culo in cui risaltava il buchetto rosso e già ben lubrificato. Questa volta a sdraiarsi fu Alex,che sentì quasi immediatamente la figa di Jenny risucchiare dentro il suo pisello,impalandola. Questa,mettendosi a carponi,lasciò ben in mostra a Uzoma l’obiettivo da centrare;con la sua lunga mazza il nigeriano iniziò a spingere lentamente e a forzare man mano che entrava tutta quanta sfondando gli argini. Fu proprio lui a dare il giusto ritmo a quel double,mentre Jenny mugolava come una cagna in calore. Uzoma incominciò a montarla pian piano per poi affondare il colpo improvvisamente e senza controllo,quasi giocando con quelle inesauribili variazioni di potenza. Alex,invece,adeguandosi al ritmo,poteva godere delle bocce calde che gli cadevano sulla faccia.
Tiziano e Lorenzo,seduti sul piccolo divano,ammiravano il tutto,tirandosi una sega spettacolare,seppure ormai non ne avessero quasi più.
Jenny infarcita dei cazzi dei due ragazzi e sentendo venir meno il suo controllo ad ogni ripetuto affondo,fu improvvisamente sovrastata da un mix di dolore e goduria che la fece letteralmente impazzire. Le sue urla divennero disumane quando sentì l’esplosione calda di Uzoma inondarle l’intestino. Il suo corpo fu allora scosso da un orgasmo della forza di un uragano che la fece tremare tutta,in preda ai suoi spasmi.
Alex,anche lui arrivato al limite,estrasse il suo pisellone dalla passera in fiamme di Jenny e,alzatosi,sbrodolò tutto sulla faccia della donna ormai esausta.
Terminata l’ultima scena,il film mandava ormai i titoli di coda…la mia ragazza finiva di leccare le ultime gocce di me…
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18 anni fa
angel3rebelde,
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Ultima visita: 17 anni fa
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Gang
Premetto subito che questo parte, della mia fantasia, quella più profonda, nascosta e sicuramente repressa. Per adesso non voglio spingermi oltre il bel rapporto che sto vivendo con un ragazzo eccezionale, naturalmente fatte salve le fantasie e le nuove esperienze che ora ho voglia di ricercare assiduamente e che ho inserito nel mio annuncio e alle quali aspetto mille e una risposta. Detto questo, comincio a parlare di me e della mia pseudo-storia.
In privato, sono un travestito, mi dicono bella, sensuale e da monta.
Scrivo questa storia perché vorrei che una infinità di uomini si masturbassero eccitati per quello che hanno letto.
Sono un ragazzo 25enne, ormai laureato, ma all’epoca dei fatti, che fra poco racconterò, ero uno studente universitario di scienze politiche, alla facoltà di Napoli, di anni 21.
Però prima devo accenarvi a qualcosa che riguarda la mia adolescenza, premessa irrrinunciabile per una completa comprensione della mia storia.
Sono stato e sono un ragazzo normale, fisicamente intento. Normale nel senso di non effeminato e insospettabile in questa mia natura celata.
Normale quindi, ma pure carino, alto, prestante, fisico longilineo, però con un grande difetto in questa mia mascolinità, il culo. Ho un culo da donna, me lo dicono tutti, rotondo, sodo, che forma una perfetta attaccatura con le cosce, un culo insomma da prendere, da violentare.
E’ stato il mio “ingombrante” culo da femmina ad aprire pian piano, già all’età di sedici anni, una voragine nella mia personalità sessuale apparentemente univoca. Passavo ore a fissarlo e mi eccitavo con ciò e finivo per masturbarmi. Vestivo il mio culo con perizoma, lo ingabbiavo in un reggicalze, lo valorizzavo con una sottoveste o baby-doll (cose che all’inizio sottraevo a qualche zia avvenente), tutto ciò al solo fine ripeto di masturbarmi. Non cercavo su riviste porno l’ispirazione per una sega, mi bastava guardare il mio culo.
Ad un certo punto però ho sentito altro, un prurito sessuale nuovo, sconvolgente, assolutamente innato. La colpa o il merito (lascio giudicare a voi) è da attribuire ad un mio amico coetaneo.
Allora avevamo diciott’anni ed eravamo in un negozio di profumi nei giorni precedenti a San Valentino, infatti lui doveva acquistare un regalo per la sua fidanzata.
Senza accorgermene mi ero messo chino sul bancone della cassa, poggiato sui gomiti, la schiena inarcata e il culo inevitabilmente all’aria. Non era la prima volta che mi sorprendevo in queste posizioni, ma non destavano in me molta preoccupazione inconsapevole allora di quello che sarei diventato.
Ad un certo punto sentii una forte pressione contro di me da dietro e allo stesso tempo sentii una punta più dura che premeva tra le mie natiche.
Il mio amico, in una maniera molto disinvolta e intelligentemente equivoca, era dietro anto da farmi sentire che il suo cazzo si stava via via ingrossando.
La sensazione fu sconvolgente, sembrava che il buco del mio culo si stesse bagnando, lubrificando per permettere al cazzo di entrare, ero a pecorina e sentivo che avrei potuto godere se fossi stato impalato come una troia.
L’immaginazione non ebbe seguito reale, il mio amico non fu chiaro nel suo gesto ed io ero troppo influenzabile per fidarmi delle mie sensazioni, tant’è che tra Claudio e me non c’è stato mai niente.
Al di là di questo per me fu la scintilla, gli albori di una nuova mia dimensione che solo ora, a distanza di tanti anni, vivo a pieno.
Il passaggio mentale dal sognare di essere scopata tra le natiche e l’immaginare un cazzo tra le mani o in bocca fu brevissimo.
Cominciai sempre più a sviluppare queste fantasie nella maniera in cui la mia indole mi dettava.
Se fossi stato con un uomo volevo non solo riempirmi la bocca del suo cazzo ma anche bere la sua sborra. Speravo di essere scopata di fronte ad uno specchio, speravo in un cazzo enorme che a fatica entrava nel mio culo, tanto da farmi male…..ero estasiato dall’immaginare il cazzo che mi riempiva, dall’immaginare che il mio orefizio era allo stremo della sua dilatazione. Sognavo spesso un cinema dove fare un pompino durante la proiezione del film, in mezzo a tutti e sotto gli occhi di tutto. Avere le labbra sporche di sborra.
Immaginavo il mio uomo che mi prendeva ai fornelli oppure mentre facevo le pulizie.
Mi piaceva l’idea di una troia, di una puttana, quelle vere che non si fanno pagare il cui solo interesse è sentirsi donna, nata per soddisfare gli uomini.
A queste fantasie poi più in là aggiunsi alcune idee di sadomaso molto soft, mi sarebbe piaciuto essere tirata per i capelli quando fossi stata scopata a pecorina, o essere tenuta immobile con la testa per evitare che la mia bocca sfuggisse ad un caldo spruzzo di sborra. Ancora immaginavo di avere i polsi legati, o meglio ancora di essere stretta in uno di quei nodi che fanno del corpo un angolo retto e così essere distesa di fianco sul letto e prenderlo dietro.
Imaginavo quello strumento in parte simile ad una ghigliottina che non ti permette di fare il minimo movimento, quello che ti posiziona a 90 gradi, che ti blocca la testa e i polsi allo stesso livello, e che ti obbliga a prenderlo dietro e in bocca a chiunque voglia, dato che la tua di volontà è annulata. Con tutte queste fantasie la prima e più diretta conseguenza fu quella di curare il mio corpo, acquistavo creme, trucchi, lingerie, tacchi a spillo e parucche, mi depilavo. Volevo essere una troia insaziabile. Come per magia, questa sfrenata attività cerebrale si trasferiva sul mio culo rassodandolo ancora di più, quasi come che pensare di essere sfondata da nerchie violacee mi modellava il sederino da vera puttana in calore.
Avevo una doppia vita insomma, ma non nel senso di vite separata, svesti una e indossi l’altra, ma nel senso che queste due vite mi accompagnavano ( e mi accompagnano) contemporaneamente senza soluzione di continuità.
A scuola prima e all’università poi, indossavo (e indosso; ora al lavoro) reggicalze, perizoma, calze velatissime, sottovesti, tutto celato sotto panni maschili.
Ancora un altro dato è interessante della mia adolescenza, un po’ di pazienza e arrivo dritta alla storia.
Premetto che la scuola l’ho frequentata in un paesino di provincia, ecco perché la mia attività sessuale era nulla, lavoravo solo di immaginazione. Fino al momento in cui ho pensato di potermi divertire con pratiche masturbatorie un po’ sofisticate. Acquistavo chili di melanzane (nere e grosse; per la penetrazione è la cosa migliore dopo il cazzo e prima dei falli finti).
Le fissavo in modo tale che inevitabilmente una mi finiva nel culo e l’altra nella bocca, in modo da avere le mani libere e potere assumere così ogni posizione. Ero la troia di due grossi cazzi che mi scopavano in reggicalze e tacchi a spillo. A volte mi masturbavo e mettevo la sborra sulle due melanzane, era eccitante, quei fiotti caldi su quella superficie nera, sembrava che stessi realizzando le mie più perverse fantasie, bere sborra e il culo rosso dalle dimensioni di quel cazzo di colore. Continuavo così per ore, cambiando posizioni, alla fine ero sfinita.
Tutto ciò mi accompagna ai miei ventuno anni. Era una mattina universitaria come tutte le altre, corsi, amici e qualche caffè tra lo spacco di una lezione e l’altra. Indossavo sotto i jeans un reggicalze di pizzo nero e delle calze velate color carne con la riga verticale sul dorso delle gambe, la culotte era di colore nero doverosamente portata sopra al reggicalze (infatti pensavo che una troia non può essere scopata senza reggicalze, quindi in quelle occasioni doveva essere agevole sfilare lo slip), sopra avevo un corpetto anch’esso nero a tono col reggicalze. Aggiungo che era una giornata di inverno, e che i maglioni di lana e il freddo aiutano a indossare gli indumenti intimi.
Nonostante la mia voglia di vivere una esperienza vera con cazzi di carne grossi e turgidi, stavo molto attento a non piegarmi troppo per paura che il perizoma saltasse fuori dai pantaloni.
Ad un certo punto della mattinata andai in bagno, il bisogno era di quelli impellenti, di quelli che richiesero un accurato svestimento e susseguente rivestimento ( i bagni erano molto sporchi, avevo premura a che i miei vestiti non toccassero da qualche parte). Sfilai la culotte e sbottonai il reggicalze per sfilare le calze sotto al ginocchio.
Quando ebbi finito dovetti ripetere il rito all’incontrario.
Avevo appena tirato su la culotte quando un ragazzo entrò nel bagno senza bussare (le serrature erano rotte ed io mi ero distratto).
La visione che gli si presentò fu quella del mio culo addobbato da cagna.
Fu un attimo, lui richiuse la porta in un istante ed io non riuscii a vederlo in faccia.
Ero in preda alla disperazione, mi vergognavo, avevo paura delle conseguenze, il mio timore era di passare per il travestito della facoltà di scienze politiche. Era il primo contatto tra Federica (il nome che in seguito sceglierò per la mia parte femminile) e la realtà esterna.
Rimasi in bagno per alcune decine di minuti, la cosa che più mi innervosiva era il non averlo visto in faccia, di non poterlo riconoscere per parlargli e di pregarlo di non dire niente.
Quando uscii il bagno era deserto, anzi l’università era deserta, raccolsi le mie cose e andai a casa (un appartamento in affitto).
Quelle successive sono state le ore più brutte della mia vita, non sapevo che fare, tant’è che per tre giorni successivi saltai tutte le lezioni.
Il giorno che mi decisi di ritornare in facoltà ero convinto a metterci una pietra sopra, sarebbe stata la mia parola contro la sua, del resto a scienze politiche avevo avuto contatti con ragazze e non sarebbe stato difficile sostenere la mia tesi di ragazzo eterosessuale.
Passarono due giorni senza che mi accorgessi di qualcosa di strano, i miei amici erano normali ( del resto poteva essere anche uno di loro) fino al punto in cui ho pensato di essermi potuto sbagliare, magari quel ragazzo che credevo mi avesse visto aveva solo percepito la presenza di una persona nel bagno e si era subito ritirato senza vedere alcunchè. Invece no, non mi sbagliavo.
Una mattina di ritorno in aula studio e riaprendo il testo di diritto pubblico c’era un biglietto che diceva:
– ciao, hai un sedere da favola, ti ho vista nel bagno l’altro giorno e ti ho tenuto d’occhio in quelli succesivi… mi intrighi fino al punto da farti una proposta. Abito in un appartamento che dà su via Duomo, insieme ad altri tre compagni, tutti desiderosi di conoscerti. Non siamo bellissimi ma credo che a te interessino le dimensioni, uno con un culo e con vestiti così non può non sognare di essere rotto in culo. Riflettici ora stesso e lascia la tua risposta nel testo e recati di nuovo al bar. Se accetti, allora potremmo divertirci, se no stai sicuro, il tuo credo sia un segreto e con me puoi stare tranquillo-
Immaginate voi le mie sensazioni, la troia aveva fatto centro, ero eccitato, desideroso di dire si, perché no, il solo pensiero che quel bastardo mi aveva pedinato tutti quei giorni mi faceva inumidire il culo e sbavare dalla voglia.
Poi sarebbero stati quattro, mamma mia quattro cazzi tutti per me, in un appartamento in cui sicuramente vogliono che sia vestita da puttana, mai avevo osato immaginare tanto. Al pensiero di cosa avrei potuto fare in quell’appartamento la vista mi si offuscò. Al di là del sesso, c’era l’aspetto di vestirmi, truccarmi, camminare in mezzo a persone vere in tacchi a spillo. Avrei potuto liberare ogni fantasia, dalla cameriera sexy ad uno stupro di gruppo.
Correvo troppo però con l’immaginazione, bisognava riflettere fare la cosa giusta. E avevo poco tempo, mi era stato detto di decidere subito e dovevo farlo.
Bisognava ponderare i pro e i contro (se fosse stato uno scherzo per farmi uscire alla luce?), ma non riuscivo ad essere lucido, come potevo.
Scrissi di pugno un biglietto:
- spero di potermi fidare di te, la tua, la vostra proposta è il meglio che potessi immaginare, a te la prossima mossa-
Uscii dall’aula e andai verso il bar, ero rigido, avrei voluto guardarmi intorno, ma temevo che avrei fatto un passo falso e rovinato tutto.
Per non dilungarmi, quando tornai c’era un indirizzo e un appuntamento e un –non mancare puttana-
L’appuntamento era per la sera seguente, sabato sera, trascorsi le ore facendo acquisti, rosetto, phard, smalto, una parrucca bionda per il resto possedevo già tutto.
Mi rimaneva solo una cosa da fare, un bel clistere per pulirmi l’ano per evitare brutte sorprese.
Mancava mezz’ora, uscii di casa e cinque minuti prima delle 9 suonavo al portone dei quattro.
Il bello fu che non ci fu nessuna sorpresa, erano davvero quattro ragazzi in un appartamento, non bellissimi ma carini, vestiti bene e profumati. Mi si presentò il mio osservatore sconosciuto, era il più grande di età, aveva 25 anni e fu lui a mettermi a mio agio.
I toni e le parole erano dure (sembrava ci fosse uno accordo tra di loro, e io fui felice che lo rispettassero, significava che gli ero piaciuto): - vuoi cambiarti puttana?- -come dobbiamo chiamarti, troia?- -ti basta troia?- feci cenno loro di si, tremavo dal piacere, dalla situazione, ero una cagna in calore che non riusciva manco a parlare.
Andai in bagno e mi vestii in modo eccitante, non troppo volgare, ma da signora di classe, da mantenuta, da signora il cui marito le organizza sesso di gruppo a sua insaputa.
Quando mi videro rimasero letteralmente di stucco.
Cominciammo col parlare del pìù e del meno, come in un comune gioco di ruolo dove ognuno faceva la propria parte alla perfezione.
Ad un certo punto mi presero e mi portarono in una stanza dove per terra c’era un grande materazzo, mi ordinarono di inginocchiarmi senza svestirmi.
Loro intanto si erano posizionati attorno a me in piedi, e si accingevano a fare quel gesto che solo le femmine vedono con i propri occhi ad una distanza di pochissimi centimetri, quello in cui gli uomini si sbottonano e tirano giù i pantaloni e si svestono dello slip, e il loro arnese è ancora caldo e non del tutto turgido. Ero circondata e la mia bocca era a misura di quattro cazzi.
-sbottonaci i pantaloni e ti raccomando, troia, fai in modo che che la tua bocca no rimanga mai senza cazzo-
Cosi feci, annullai quella poca distanza che ancora separava la mia bocca dalle loro cappelle. Due erano mastodontici, con un glande ben definito e di un colore purpureo che io avevo solo immaginato, gli altri due erano normali, ma no li disdegnai nemmeno per un momento.
-come sei brava, allora sei esperta, sei un puttanone di quelli che ti succhiano pure l’anima- era sempre il più grande a parlare.
Davo il meglio di me, due in bocca e due che me li tiravo con le mani, estasiata da quello che mi capitava e che mi sarebbe capitato. Non mi fermavo mai, i cazzi diventavano sempre più grossi ed io non trattenevo quei geminti strozzati dalle aste che mi riempivano la bocca.
Continuammo molto, il tempo per far drizzare quattro cazzi e portarli alla soglia dell’eiaculazione.
Mi ordinarono di alzarmi e di togliermi la gonna e la camicetta, e pure il perizoma non fu più di loro gradimento.
Rimasi in corpetto che era un tutt’uno col reggicalze, tacchi a spillo, e faccia da troia con la bocca insaporita da alcuni segnali di eiaculazione. Mi alzai per un momento, mi sentivo slanciata, femmina e con un culo ingombrante che parlava da solo.
Mi portai davanti ad uno specchio per ripigliare il trucco, ero osservata, scrutata da quattro ragazzi che intanto si menavano il loro bastone con le mani….sapreste dirmi una situazione più eccitante? -fai presto puttana, muoviti o vengo lì a prenderti per i capelli!- Mi sbrigai come una brava ragazza ubbidiente. Uno si sdraiò per terra col cazzo all’aria, si mise un preservativo e mi disse di salirgli a cavalcioni sopra, in altre parole ero inginocchiata sul suo cazzo e tutti e due formavamo due linne perpendicolari. Lo guardavo in faccia mentre si apprestava ad affondare il suo fendente, gli altri erano un po’ in disparte, quasi come avessero ricevuto l’ordine di stare lontano fino a che non mi avrebbe inculato pensando che sarebbe stato lungo e problematico.
Il mio culo però fece poca resistenza, era come lubrificato, e la sensazione di quel mio primo cazzo in culo fu paradisiaca, mi sentivo piena come un dolce alla crema, andavo su e giù in un ansimare chiaro e forte.
-ragazzi datevi da fare, questa è più aperta di puttana cinquantenne-
Uno mi si mise davanti in piedi (l’altro col cazzo enorme, uno era già nel mio culo) e disse – fai un bel pompino altrimenti ti sbatto fino a domattina- non avete idea che forza ha il ricatto nella mia condizione di troia e schiava. Altri due me li ritrovai a menarli con le mani. E’ la condizione più bella che avessi mai provato. Anche a loro piaceva infatti iniziarono un turpiloquio senza precedenti.
-prendile la testa- uno suggeriva all’altro
-falle entrare pure le palle- e ancora – vacca meriteresti già una doccia di sborra-
continuarono così finchè ognuno non avesse ricoperto tutte e quattro i ruoli di quella stupenda posizione.
-ti piace alla pecorina, eh?-
Ero come drogata (per modo di dire), in completa balia di quei quattro, oramai mi trascinavano per le braccia, mi afferravano i capelli, mi strattonavano come un oggetto. Mi portarono in cucina.
Uno di loro mi premette forte sulla schiena tando da farmi cedere su un tavolo, ero alla pecorina il mio primo desiderio, mi resi subito conto che le mie pratiche solitarie erano lontane anni luce dalla realtà, quando sentii penetrarmi dietro era la sensazione delle sensazioni, era la posizione mia naturale, lo prendevo tutto, sembrava che pure i coglioni stessero entrando. Poi quel cazzo in bocca che mi arrivò di schianto fu l’apoteosi, gli altri due guardavano il mio profilo di puttana sottomessa, i tacchi a spillo che mi slanciavano in modo perfetto, il reggicalze era la ciliegina sulla torta.
Gà dopo tre o quattro colpi bene assestati e la bocca piena di cazzo, mi sentivo svenire, mormaravo, misti a mugolii delle parole incompresibili, mi sforzai però a farmi sentire e capire. – chiesi di essere afferrata per i capelli- Loro, quasi come infastiditi dalla mia richiesta fecero di più, mi legarono le mani dietro la schiena e mi obbligarono a mantenere la pecorina fino a loro nuovo ordine. Non capivo nulla, ero con la pancia poggiata sul tavolo, le mani legate e il culo in bella vista, mentre loro si allontanarono chi a fumare una sigaretta chi a fare una telefonata. Mi era stato ordinato di non muovermi per nessuna ragione. –ragazzi eccola lì la nostra puttana, chi ne voglia approfittare non faccia complimenti, è vostra in qualsiasi momento- Ero una merce, potenzialmente sarei potuta stare lì per ore, loro sarebbero potuti uscire lasciandomi lì con un ordine preciso. Potenzialmente, insomma loro potevano venire, scoparmi e andarsene. Ciò durò con mio grande rammarico solo un’oretta, ma è stata una delle esperienze più belle. Il culmine lo raggiunsi poco dopo, quando mi ritrovai uno che mi scopava da dietro e tre bei cazzi grossi e rigonfi di sperma tutti davanti alla mia fiaccia. Tutta indaffarata, mi sentivo piena e al culmine del piacere. Cambiavo continuamente il cazzo che mi riempiva la bocca, fino al punto che eiaculai senza stimolazione una diretta stimolazione? Pensai. Stavo arivando come fanno le donne, fu il coronamento di un sogno.
-guardate la puttana ha sborrato, è ora-
E’ ora? Ora per cosa? Non feci in tempo a pensarlo che mi ritrovai seduta sulla sedia e quei quattro che si sparavano una sega a 10 cm dalla mia faccia.
-ti va così? Eh, ti va?-
Non risposi, aprii la bocca e cacciai la lingua.
Prima dell’onda di sborra sentii solo –mamma, questa è proprio troia-
Ero tutta fatta di sborra, dalla faccia, alle cosce, al petto… provai la sborra di un altro quando mi ordinarono di pulire per bene le loro aste. Dopo di questo ci calmammo, mi fecero i complimenti e mi dissero che potevo lavarmi.
Mi fecero una ultima proposta: -ti va di dormire con noi? Uniamo due materazzi per terra-
Dissi di si però al solo patto che fossi tornata a casa per un momento per prendere nuovi indumenti intimi, per la notte, dissi: -se devo dormire con voi da donna, non posso rinunciare ai miei vestiti-
Uno di loro si offrì di accompagnarmi.
Trascorsi la nottata, rannicchiata tra più uomini, c’era che teneva la mano sul mio culo, chi più audace durante la notte, mi invogliava ad andare sotto le coperte e ad addormentarmi col suo cazzo in bocca, insomma finalmente ero femmina e troia.
Quando domenica mattina (non potevo trattenermi oltre in quell’appartamento, avevo altro da fare quella domenica) uscì da quell’appartamento ero come rotta, non riuscivo a camminare, mi bruciava il culo, dovevo leggermente allargare le gambe per poter dare i passi… per fortuna avevo fatto una doccia poco prima che aveva calmato in parte i mie bruciori. Anche in quel momento non avevo rinunciato al mio abbigliamento femminile, calze autoreggenti bianche, slip bianco trasparente e una sottoveste dello stesso colore che aderiva alla schiena e si inarcava sulle natiche ( un po’ come quella di colore celeste che indosso in una delle mie foto nell’annuncio). Il sabato sera quando ero uscita accompagnata da uno dei miei “violentatori” mi ero preoccupata di prendere non solo l’occorente sexy per la notte ma anche quello per il giorno successivo, quando ti sborrano adosso in quattro ci vuole un intero guardaroba!
Ero quindi per strada, una troia ambulante, sembrava che tutti mi guardassero, sembrava che si vedesse solo la mia femminilità, solo il mio culo sotto quello slip trasparente.
Ma un segno realmente visibile di quei giorni passati da puttana c’era e forse nel mio intimo decisi inconsciamente di non rimuoverlo (tant’è che sotto la doccia me ne dimenticai). Parlo del rimmel agli occhi… insomma camminavo per strada con un filo di mascara che solo dopo a casa mi resi conto di avere, forse per questo mi sentivo tutti gli occhi addosso. Altri giorni sarebbe stato un motivo di assoluto imbarazzo e di forte preoccupazione, ora pensavo che quel rimmel poteva essere un segnale non verbale capace di comunicare il mio fine settimana da femmina. Volevo che, chi mi guardava, sapesse dei due giorni trascorsi in quell’appartamento, volevo per questo che si sentisse legittimato a inveirmi contro chiamandomi puttana o a farmi qualche gradito apprezzamento.
Una volta a casa mia ripensavo all’ultimo momento passato in quella dei quattro. All’uscio della porta mi venne ad accompagnare solo il più grande , quello che per intenderci aveva organizzato tutto, quello che poi aveva convinto gli altri tre. Mi disse – hai una bocca stupenda, posso darti un bacio per salutarti?- fino a quel momento non avevo mai pensato al bacio, quello bocca a bocca. Non era nelle mie fantasie da donna, o meglio da troia, una come me bacia il cazzo , ma la bocca? Fu uno stordimento che durò poco, perché lui disse – allora Federica, posso baciarti?- Federica era il nome che loro avevano scelto per me quello stesso giorno, ed io a quelle parole portai la bocca in avanti, pronunciando le labbra e baciai Giuseppe ( questo il suo nome). Lui in maniera più audace passò la sua lingua sul mio labbro inferiore, dopodichè mi disse – adesso puoi andare-.
Non ci dicemmo più niente, non un appuntamento, non un cenno al fatto che ci saremmo potuti rivedere, quando pensavo ciò ero già per strada a camminare con fatica.
A casa poi, quel giorno, mi dedicai interamente a me, feci di nuovo una doccia calda e mi misi delle creme e degli olii per calmare i bruciori e rassodare la pelle….. avevo comunque sempre la sensazione di avere un cazzo piantato nell’ano. Ora più di prima, ero legittimata a sentirmi donna, di guardare il mio culo allo specchio, di guardare gli uomini sapendo di poterli fare impazzire.
Dovetti aspettare martedì, se non ricordo male, per rivedere Giuseppe alla facoltà.
Mi chiamò subito in disparte e mi disse – senti, ho una idea, e tu non puoi dire di no-
-dimmi- dissi io.
-sai che qui ogni giovedi fanno festa gli universitari, lo sai, vero?-
-certo- risposi
-allora ci andiamo insieme, io, Emanuele (era l’altro suo coinquilino più spigliato) e (questo lo disse ridacchiando) Federica-
Non capii subito cosa volesse intendere, o meglio speravo che non si trattasse proprio di quello, cioè di uscire per strada e andare in discoteca vestita da donna. Speravo di no perché non ce l’avrei fatta a rifiutare.
Lui continuò come se io avessi già capito e accettato tutto.
-allora, io sono della provincia di Avellino e torno a casa giovedì mattina dopo che ho fatto un esame, ritorno a Napoli in serata con la macchina e ti passo a prendere, tu intanto ti prepari come una vera donna, e ti raccomando devi superare te stessa, e insieme noi tre andiamo in discoteca-
Non si fermò a questo.
- gli unici tuoi due problemi secondo me, mi riferisco a se riesci a passare per donna, sono i capelli, non puoi andare in giro con una parrucca finta, e il seno che non hai poi per il resto credo non ci siano problemi-
E cominciò un elenco che faceva notare un acuto spirito di osservazione, io ero nel fattempo come in un paradiso di sicurezza e eccitazione, il mio uomo si preoccupava di tutto, io dovevo solo eseguire.
-depilati anche sulle braccia; smaltati le unghie con un colore non troppo appariscente, preferibilmete lucido; cerca di sfoltirti un po’ le sopracciglia, ma non troppo altrimenti poi il giorno dopo si nota; indossa una gonna lunga, almeno fin sotto le ginocchia, di colore nero, con sotto calze nere; scarpe chiuse, il tacco a spillo va bene, visto che ci sai camminare; giovedi poi ti porto un bel cappotto da donna, lo prendo da mia madre, e una sciarpa così la tieni stretta sul collo; il trucco deve ssere più naturale possibile ed elegante; sotto poi metti quello che vuoi….ah, indossa una maglietta nera a mezzemaniche con il collo alto-
-non ce la posso mai fare- dissi io – è da pazzi!- ero però eccitata come una cagna.
Lui non si scompose, come se si aspettasse un mio iniziale rifiuto e mi disse due cose – non preocuparti, innanzitutto vengo con la macchina quindi sono esclusi bus e camminate a piedi, poi ricorda che una discoteca è l’ideale, le figure non si distinguono chiaramente, lì potrai dimenarti come vuoi. Aggiunse, non preoccuparti penso a tutto io.
Mi convinse. E lui si preoccupò veramente di tutto.
La cosa più importante, anche economicamente (da quanto traspariva era un figlio di papà) che fece, fu acquistare una parrucca vera, la prese usata però su un giornale che a napoli mette in contatto persone che vogliono acquistare cose di seconda mano. Era stupenda, capelli lunghi castano scuro, un po’ mossi…
Un’altra cosa che ricordo fu che eravamo sotto carnevale, approfittando della festa acquistò un seno finto di silicone. A questo punto avevo veramente tutto.
C’era solo un ultimo problema, dovevo vestirmi a casa loro e così facemmo.
Quella sera, verso le otto, Giuseppe era sulla autostrada che porta a napoli, io facevo la doccia in un clima di totale eccitazione, da uomo posso dirvi, che una puttana quando sa che quella sera sarà sicuramente scopata ( per forza doveva capitarmi) si fa la doccia con una sensualità straripante, il contatto col sapone provoca stordimento, l’acqua calda sembra essere del nettare di sborra che ti scende sulla schiena e scompare fra le natiche.
Sentii bussare, -dimmi Emanuele- era l’unico inquilino in casa.
-apri la porta, Giuseppe sta per arrivare, e ha detto che devo darti una ripassata-
Ripassata? Voleva scoparmi nel bagno, il pensiero della mia pella liscia e profumata, ancora bagnata e i vapori della doccia mi fecero dire – cosa? Vuoi scoparmi?-
- voglio solo un pompino veloce -.
Uscii dalla doccia, presi una asciugamano e la avvolsi attorno a me coprendo pure i capezzoli, con un’altra ci fasciai la testa come se avessi dovuto raccogliere lunghi capelli bagnati, solo a quel punto aprii la porta.
Quando Emanuele mi vide, disse che l’asciugamano messa sul corpo in quel modo era stupenda, lasciava intravvedere solo un po’ di culo, mentre era stretta sulla vita.
-inginocchiati, e vedi di farlo bene-
Era il mio primo pompino fine a se stesso, nel senso che non avrebbe avuto un seguito.
Il pompino fine a se stesso era una delle mie più grandi fantasie, perché ci ritrovo molto della mia personalità da troia, è veloce, praticabile in luoghi insoliti, sei inginocchiata davanti a lui, sei impegnata solo nel dare soddisfazione, lui può fare quello che vuole mentre tu glielo fai ( se ci riesce) come ad esempio farsi la barba, leggere un giornale. Tu sei una troia piegata alla sua volontà e alla sua mazza.
Con Emanuele non ero inginocchiata, le ginocchia non tocavano per terra, il dorso delle mie cosce poggiava sul dorso dei polpacci.
Mentre lo spompinavo, mi toccavo l’orefizio del culo, mi penetravo col medio della mano sinistra.
L’altra mia mano seguiva i movimenti della mia bocca. Quando succhiavo, la destra era ferma sulla base del suo pene, quando lo baciavo o gli leccavo le palle allora gli sparavo contemporaneamente una sega. Lo volevo tutto, nel senso tutto in bocca, fino a quei coglioni gonfi e grossi ( mi piaciono i coglioni grossi), così acchiappavo con le mani le sue natiche e spingevo in un senso e con la testa nell’altro. Sentivo l’istinto involontario del rigurgito ma non mi ritaevo indietro, buttavo gemiti strozzati già in gola. Lui fece il resto, mi afferrò i capelli e non mi permise di muovermi da quella posizione, avevo un cazzo fino in gola. –fermati puttana, stai ferma stai ferma….- lo ripeteva sempre più anzimando.
Stava sborrando, e lo stava facendo direttamente nel mio esofago.
Per la prima volta hanno sborrato direttamente nella mia bocca.
Lui disse – muoviti troia, mica vuoi far aspettare l’altro tuo uomo?-
Io, da brava schiava, mi andai a preparare.
Appena ebbi finito( smaltai anche le unghie dei piedi nonostante non si vedessero) sentii entrare nell’appartamento Giuseppe. Dopo poco andai in cucina dove loro mi spettavano. Mi dissero che ero quasi perfetta, c’era un solo problema, si vedeva il mio cazzo da sotto la gonna attilata.
-cosa porti sotto?- mi chiese Giuseppe
-Un perizoma, l’ho comprato per stasera- risposi
-Mi dispiace, ma devi metterti qualcosa di pìù avvolgente davanti, ce l’hai?-
Pensai ad una culotte, e così feci.
Il cappotto che mi portò, era bellissimo, si stringeva in vita con una cintura, insomma non nascondeva il mio culo.
Indossai la sciarpa e dei guanti, le uniche cose scoperte che si vedevano di me erano le caviglie e i polpacci e naturalmente la faccia leggermente nascosta dalla sciarpa.
-ecco così sei perfetta- mi dissero quasi in coro.
Poi Giuseppe aggiunse – ora togliti il cappotto e la sciarpa, ancora è presto per uscire, fammi vedere come sembri e come ti muovi una volta in discoteca-
Così feci, camminai su e giù per il corridoio per mostrare che coi tacchi a spillo me la cavavo, mi feci trasportare da una musica immaginaria alzando le braccia all’aria e incrociandole sopra la testa,
loro mi osservavano e facevano commenti reciproci. La gonna che indossavo era aderente da togliere il fiato, ma non era corta, non si vedevano le ginocchia, arrivava appena sotto di essi.
Ad un certo punto, Giuseppe si mise dietro di me e seguiva il movimento del mio bacino. Sentivo quel pacco enorme che cresceva sul mio culo, non posso dire che mi fece eccitare perché erano più di due giorni che ero all’apice della eccitazione..
-muoviti troia- mi diceva, io chinavo la testa sulla sua spalla in modo da porgergli il collo. Era avvinghiato a me, non mi faceva respirare.
-Emanuele, vieni qui, mettiti davanti a questa puttana, così balliamo in tre-
in un attimo mi ritrovai tra due uomini, sentivo i cazzi, sia dietro sia davanti.
-ringrazia che non voglio rovinarti il trucco, altrimenti ti passavo il mio bastone sulla tua faccia-
disse Emanuele.
-senti Emanuele- aggiunse Giuseppe- il culo questa troia non l’ha truccato, diamole un assaggio di quello che le spetta-
Fui presa con violenza, mi trascinarono sul davanzale della finestra che dava sulla via principale.
Mi ordinarono di mettermi a pecorina, anzi mi ci misero loro, della finestra erano chiusi solo i vetri, non le veneziane. Chiunque, difronte, avrebbe potuto vedere la scena, ma nemeno il tempo di preoccuparmene che sentii tirarmi giù la culotte e lacerarmi il culo. Emanuele mi stava scopando tra le natiche impegnandosi pure a tenere su la gonna.
Ansimavo come una femmina, dicevo porcate tanto era l‘eccitazione.
Avevo i palmi delle mani poggiate sul davanzale con le unghie appena smaltate, le braccia erano rigide e mi slanciavano il corpo non in un perfetto angolo retto. Il resto dello slancio, con il culo a misura del cazzo di Emanuele, me lo davano i tacchi a spillo.
Non so se avete mai avuto modo di vedere un cazzo che entra ed esce dal culo (io a volte mi sono filmato), beh, quando esce, la carne elastica dell’orefizio si vede, è lucida, vivida per lo sfrecamento del cazzo, attillata fino allo spasmo attorno al pene, quasi come se tentasse di non lasciare andare lo stantuffo che entra.
Mi scopò in quella posizione molto a lungo, io emettevo dei gemiti di piacere.
-non ho mai sentito una donna fregnare così, brutta sgualdrina, ora lasciala a me- disse Giuseppe che intanto si era fatto crescere il cazzo fra le mani.
Si sedette su una sedia e mi ordinò di accomodarmi sopra al suo uccello dandogli le spalle.
Loro stavano attenti a non toccarmi il trucco, penso sia questa la ragione per cui l’altro non mi mise il cazzo in bocca.
Mentre giuseppe mi scopava, dissi ad Emanuele di avvicinarsi. –voglio almeno tirarti una sega-
Feci in tempo solo a dare un paio di smanacciate, perché Guseppe oltre a smettere di incularmi ordinò di smetterla perché avremo avuto modo di continuare.
Quando mi ricomposi erano le 10, ed ero più eccitata di prima.
Alle 10 e qualcosa per la prima volta uscii di casa completamente travestita, entrammo subito in auto direzione discoteca.
Giuseppe mi disse solo una cosa prima di scendere, di essere disinvolta, e di non proferire parole, e mi assicurò che sarebbe andato tutto bene.
Quando scesi dall’auto mi accorsi che c’era una folla esagerata, sollevai la sciarpa fino a coprire il naso, e presi Giuseppe sotto braccio, Emanuele ci seguiva subito dietro.
Con mio grande stupore mi rendevo conto di incrociare sguardi maschili, poi dopo Emanuele mi dirà che addirittura alcuni ragazzi si giravano per guardarmi il culo.
Una volta entrati stavamo come sardine in scatola, almeno nel corridoio che portave alla pista.
-togliti il cappotto, e resta con il foulard- ordinò Giuseppe.
Da quel momento in poi, fu l’eperienza più eccitante che ebbi mai fatto… sentivo sfiorarmi da mani sul culo, sentirmi dire - bona , dove vai- , persone che mi ballavano vicino….soprattutto quando Giuseppe mi disse di andare in pista da sola.
Ringrazierò Giuseppe tutta la vita per quello che ho provato quella sera.
La cosa più bella è che potevo muovermi come una donna in mezzo a tutta quella gente, per esempio quando andai con Emanuele a prendere qualcosa al banco delle consumazioni, non esitai un attimo ad accennare la pecorina poggiando i gomiti sul bancone.
Giuseppe ogni tanto mi sussurrava qualcosa nelle orecchie, altre volte si avvicinava per baciarmi il collo o toccarmi le cosce. Nel frattempo consumavamo delle bevande, dei liquori, ed era eccitante osservare il segno del mio rossetto sul bicchiere.
Mi sentivo in calore, non vedevo l’ora di essere scopata, penetrata, dare sfogo alla femmina che era in me.
Ma non mi sarei mai immaginata quello che sarebbe successo.
Giuseppe aveva organizzato o stava per farlo una situazione molto eccitante.
Si avvicinò a me dicendomi che non potevo rifiutarmi.
-a cosa?- dissi.
-ho parlato con due ragazzi qui fuori, ti stanno aspettando, ho detto loro che sei trans in procinto di operarti definitivamente, e che eri ansiosa di tirargli una sega…. Non ti chiediamo e non ti chiederanno altro, fidati.
Sono qui fuori nel parcheggio, io ti accompagno ma poi ti lascio lì-
Giuro non volevo farlo, o meglio volevo ma avevo osato già molto, qualche freno inibitorio in me era rimasto.
Non feci in tempo a pensarlo, che Giuseppe mi strattonava già per il braccio.
-dai muoviti, vai lì, ti fai venire nelle mani e ritorni da noi-
Lo feci, ed è una delle cose pìù eccitanti che mi siano rimaste. Camminavo nella penombra in mezzo a file di macchine, impiegai poco per raggiungerli. Erano in una punto che Giuseppe mi aveva indicato prima di andarsene. Li salutai solo con un cenno di testa, lo si drizzarono in piedi.
Non dicemmo nulla, come una donna navigata tirai loro giù la cerniera dei pantaloni e presi in mano gli uccelli. Con la sinistra mi limitavo ad accarezzarlo per farlo indurire, solo con la destra ero in grado di produrre quei movimenti che avrebbero portato lo sconosciuto a sborrare. Toccò dunque prima a uno e poi all’altro, ebbi cura di non sporcarmi, ma di riempirmi le mani del loro sperma. Uno di loro mi porse un fazzoletto di carta e mentre mi pulivo ritornavo già in discoteca.
Era tardi quando decidemmo di andare. Fui io ad insistere, avevo voglia, la sega a quei due mi aveva bagnata.
Quando entrammo in macchina, Giuseppe che si accingeva alla guida, mi disse di sedermi dietro con Emanuele. Così feci, appena partiti, Giuseppe imparti un altro ordine – spompinalo fino a che non senti fermare la macchina.
Finalmente era giunto il momento di cominciare a sfogare l’eccittazione che tutte le palpate della serata e l’incontro con quei due sconosciuti mi avevano dato.
Mi coricai sul sedile posteriore su un fianco, poggiato sul gomito sinistro. Sbottonai i pantaloni di Emanuele e infilai la mano per far uscire quell’uccello. Fu un pompino lento e lungo, cadenzato. Rimanevo per minuti con la bocca piena di cazzo senza muovermi e senza che lui si muovesse.
Mi tolsi la gonna, finalmente ero in reggicalze di pizzo nero ( un regalo di Giuseppe), continuavo a prendere in bocca il cazzo del suo amico, a baciargli il pube e le palle, anzi quella sera mi accorsi che mi piaceva prendere le palle in bocca e succhiarle, di passarci e ripassarci la lingua sopra.
Qualche volta che poi mi sono filmata, mi sono accorta di eccitarmi quando vedevo la protuberanza sulla guancia, segnale inconfondibile che scopavo un cazzo con la bocca.
Fu eccitante pure quando Emanuele con le mani mi afferrò la testa tenendola ferma, e facendo lui i movimenti su e giù. Fu travolgente, la mia bocca come una fica con due grosse e carnose labbra vaginali.
La macchina si fermò in un posto scuro e deserto, era già tutto organizzato da Giuseppe, in pratica non saremmo andati a casa, mi avrebbero scopata in macchina in un posto dove amoreggiano le coppiette.
Quella notte, la posizione che mi sconvolse di più, fu quando mi dissero di poggiare le ginocchia sui sedili anteriori, uno per ogni sedile, con la faccia però rivolta verso il lunotto posteriore.
-ecco brava, ora inarca verso il basso la schiena tra i due sedili fin quando puoi-
Cercate di immaginare, ero cul culo all’aria, poggiato sulle ginocchia e con la testa ad un piano molto inferiore a quello del culo, in pratica la mia bocca era a misura del cazzzo di chi si sarebbe seduto dietro, mentre il mio culo era di chi si sarebbe inginocchiato come me sui sedili anteriori.
La cosa più eccitante era poi la morsa che i due sedili esercitavano sui miei fianchi.
Mi sentivo costretta, imprigionata, in balia di loro due.
Ma fu una mossa di Emanuele a lasciarmi senza fiato, mi passò una cinghia sui fianchi, la fece scivolare sotto la leva del freno a mano e diede uno strattone potente cinturandomi letteralmente sulla schiena.
Quel bastardo mi aveva legata, immobbilizzata alla pecorina, riuscivo a muovere solo la testa, le braccia mi servivano per alleviare il dolore della cintura.
Ero insomma legata alla leva del freno a mano, nella oscurità della notte si vedeva solo il chiarore del mio culo rotondo, sodo e voglioso.
Con mia grande sorpresa e approvazione, cominciarono col sedersi entrambi sul sedile posteriore.
-prendili nella tua calda bocca, marchia i nostri cazzi col tuo rossetto da troia-
Non potevo fare granchè, non riuscivo a muovermi, ma questo era quello che loro volevano. Nel momento in cui un cazzo mi finiva in bocca, difficilmente, senza il loro volere, riuscivo a ricacciarlo fuori.
-per quanto sei puttana, dovresti stare così tutta la notte- mi dicevano
Non so se ho mai sognato e voluto tanta forza, tanta violenza…….ma ormai ero appunto violentata, nel momento in cui le manifestazioni della tua volontà sono inibite, allora ti stanno facendo una violenza, ti stanno prendendo con la forza.
In quel momento sentivo piacere misto a paura, a dolore, a vergogna perché provavo pure eccitazione.
Poco dopo Emanuele venne dietro, e diede un colpo violento per deflorarmi l’ano.
Io cadevo sotto ogni colpo, non riuscivo a proferire parola, né ansimavo in maniera chiara, i miei erano mugolii, quei pochi che riuscivano a filtrare dalla mia bocca piena di cazzo e di liquido preeiaculatorio.
Emanuele sembrava posseduto, dava dei colpi talmente forti che mi sentivo svenire.
-puttana, ti scopo il culo, prova a liberarti se ci riesci, guarda è tutto dentro…..-
Mi stava facendo male, ed io non riuscivo a dire niente, come se non bastasse, Giuseppe mi teneva per i capelli in modo che avessi sempre il suo cazzo dentro la bocca.
Ad ogni colpo nel culo emettevo un mugolio, sentivo le natiche squarciate come da una grossa spada…. Sentivo dolore si, ma tanto piacere tant’è che arrivai…
Il mio cazzo sborrò tanto che sembrava una fontana.
- troia fottuta, mi hai sporcato la macchina, puttana, adesso meriti di essere sbattuta ancora più forte, dai Emanuele, facciamole vedere chi comanda-
da quel momento cominciò la cosa più bella che fino ad allora avessi mai provato: da un lato c’era Emanuele che mi rompeva il culo, e dall’altro all’unisono e con una cadenza costante, Giuseppe mi scopava la bocca, teneva la mia faccia stretta nelle sue mani e premeva giù quando Emanuele affondava il colpo, e tirava su quando Emanuele si ritirava.
Nell’arco di un minuto, venivo riempita e svuotata di cazzo per circa 30 volte.
Il risultato finale lo si ha solo se si considera che i minuti furono dieci o poco più.
Mi riempirono la bocca e il culo di sperma e mi lasciarono così, con i cazzi che si sgonfiavano tra le mie membra.
Tornammo a casa loro, feci la doccia e ci adormentammo sfiniti, erano quasi le sei.
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18 anni fa
admin, 75
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Car-parking
“ CAR-PARKING ”
La linea che delimita il confine tra un successo ed un insuccesso è sottile, talmente sottile che molte volte, pur prestando il massimo dell’attenzione, compiamo qualcosa di inopportuno ed è presto fatto si prevarica il confine e quando c’è ne accorgiamo è ormai troppo tardi e diventiamo gli artefici di un insuccesso.
Quanto sopra è bene tenerlo presente sempre, in ogni azione che compiamo ed in ogni situazione, anche e soprattutto in questo Magico Gioco di Intriganti Trasgressioni.
Sono trascorsi molti anni (circa 15), da quando in modo del tutto casuale mi avvicinai a questo gioco, i luoghi insoliti ed in modo particolare i car-parking, costituiscono per il sottoscritto un autentico Ritorno al Passato e pertanto di tanto in tanto come il Figlio al Prodigo, quando la disponibilità di tempo me lo consente, faccio un giro nei car-parking alla ricerca di Emozionanti Trasgressioni Non Preconfezionati.
Giorno 27-Gennaio-2006 ore 13;00, circa nel corso di uno dei miei giri, in un car-parking, notai un fuori strada, i cui occupanti erano posizionati lungo i sedili posteriori, le loro sagome rilevano la presenza di una Bella donna tra i 35 ed i 40 anni, bruna con i capelli lunghi e mossi, ed un Uomo di circa 50anni.
Esaminai rapidamente la situazione e decisi di parcheggiare la mia auto perpendicolarmente alla loro, in modo da poter vedere le loro evoluzioni e contemporaneamente mostrarmi loro, dopo circa una decina di minuti (il classico tempo di studio), gli occupanti del Fuori Strada, decisero di dare inizio ai giochi e lo fecero con classe, grande erotismo e soprattutto in modo esplicito, in quanto LUI tolte la gonna alla sua LEI, la pose sotto il mio sguardo in perizoma e calze autoreggenti di color bianco.
Di lì a breve Lei diede vita ad un Pompino D.O.C. con movimento lento e deciso, lo riuscivo ad intuire dal movimento lento della testa, ciò ben presto determinò un avanzamento di libido nel suo compagno che per contraccambiare iniziò ad accarezzarla, nelle parti intime e questa ulteriore azione comportò non solo il movimento ondulatorio del bacino di Lei, ma anche la mia eccitazione.
Letteralmente preso dall’eccitazione dopo essermi slacciato ed abbassato i pantaloni iniziai a masturbarmi in modo da farmi vedere, infatti Lui notando la mia azione abbassò il finestrino in modo, che entrambi (Lei un po’ a fatica si era girata di viso verso di me), potessero vedermi, ma cosa………., LEI era bendata con un foulard scuro, sinceramente una storia del genere non avevo mai avuto il piacere di viverla, pur avendo ripeto una certa esperienza a fatica cercavo di controllarmi al fine di portare il più possibile, a mio vantaggio la situazione, compiendo i movimenti giusti al momento giusto.
Non so se chi leggerà, questo mio, riesce a comprendere lo stato d’animo in cui ero, ma credetemi è pura Adrenalina Trasgressiva è qualcosa di Magico.
Lui a questo punto fece alzare Lei ed iniziò a sbottonare lentamente la camicia di colore bianco, poi la tolse e d’avanti ai miei occhi svettarono due seni straordinari, che ben presto divennero il centro delle attenzioni del suo LUI.
Ed Io eh Si pensai “Caro Mio Chi Mostra Gode e Chi Guarda Crepa, ma No………., Aiuta gli Altri A Godersela”.
Compreso il gioco, mi mossi con Audacia ed Eleganza (ponendo la mia Auto in obliquo, rispetto la loro, ed abbassai il finestrino, e mi posi in ginocchio sul sedile del passeggero ed iniziai a far ampi cenni con lo sguardo, di compiacimento nei loro confronti), Lei dietro indicazioni del suo compagno, si pose d’avanti al finestrino e con il viso posto nella mia direzione iniziò a bagnarsi le labbra con la lingua e di tanto in tanto simulava un pompino.
Di lì a poco Lui scese dall’auto e dopo avermi fatto segno di controllare il sopraggiungere di altre auto, si pose d’avanti allo sportello dal quale LEI si mostrava e dopo averla baciata in bocca, aprì lo sportello e la fece scendere, era straordinariamente Intrigante e Bella, quindi dopo averle sfilato il perizoma la pose a carponi per mostrarmi la figa che era scura e priva di peli, a tale visione senza far rumore aprii lo sportello e mi posi in piedi d’avanti alla mia auto con i pantaloni abbassati ed il membro ben in vista e ripresi a masturbarmi, LUI vedendo la mia azione, fece cenno di non muovermi e di controllare sempre se sopraggiungeva qualche auto, il che avrebbe determinato la fine del gioco…..forse.
LUI non era inesperto del gioco e la dimostrazione la ebbi quando aprì anche lo sportello del conducente e presa LEI per mano la pose a carponi con il viso rivolto verso di me, posizionandosi tra i due sportelli in modo da proteggersi dalla vista di qualche guardone.
Con Colpi decisi e violenti, diedero inizio alla loro scopata, mentre IO ero sempre intento a masturbarmi e con passi lenti iniziai ad avvicinarmi, LUI proseguiva e di tanto in tanto schiaffeggiava LEI sui glutei, giunto ormai ad un paio di metri da loro potei sentire anche le loro voci, estasiante LEI che diceva “VISTO CARO COME TI AMO, MI FACCIO SCOPARE DA TE IN QUESTO MODO”.
A tale frase LUI rispose “Tesoro sai c’è un Singolo che da tempo ci osserva”, e LEI lo incalzò dicendo “Guardasse pure, ma Tu non fermarti continua a scoparmi”, invito che venne colto al volo da suo compagno, il quale in modo imperterrito continuava a scoparla e sicuramente preso dall’eccitazione, mi fecce cenno di avvicinarmi ulteriormente a LEI.
Ero così giunto a meno di un metro e LEI iniziò ad avvertire la mia presenza ed infatti chiese al suo LUI cosa stesse succedendo e questi le rispose “Nulla Amore, non succede nulla c’è solo il Singolo di cui ti ho accennato ed ora è solo a pochi passi da TE, se ti và allunga la mano e masturbalo”.
LEI rispose “ Se è vero che c’e un Singolo d’avanti a Noi, Tu Vuoi che Io gli faccio una sega???”
LUI a tale frase disse “ Lo sai Amore, cosa Desidero”, a queste parole LEI allungò la sua mano e aiutata dal suo Compagno, iniziò a toccarmi con molta delicatezza.
Io dopo aver dato un’occhiata per verificare che nessuno sopraggiungesse, mi avvicinai ulteriormente, a tale movimento LUI intuì i miei desideri e disse “Dai Amore Delizia il Ns. Amico con le tue Labbra”.
Che musica sublime divenne quella frase, per le mie orecchie, LEI colse al volo l’invito del suo compagno ed iniziò ad avvolgere il mio membro con le sue Labbra decisamente carnose ed abili, ma quando accompagnò tale movimento, con quello della lingua lungo il mio membro ed infine discese con la bocca aperta sul mio membro, che veniva così ingurgitato quasi del tutto, per me ebbe inizio una piacevolissima tortura!
LUI a tale visione preso dall’incremento dell’eccitazione raggiunse l’orgasmo in modo copioso su i glutei della sua Compagna, la quale mi afferrò per i glutei ed incrementò la velocità del movimento con la testa, resisterle sarebbe stato inopportuno ed infatti feci in tempo ad estrarre il membro dalle sue labbra voraci e con il primo schizzo le bagnai il viso!
LUI con una prontezza inverosimile aveva i fazzolettini in mano si adoperò a pulirne il viso , quindi mi congedò con un saluto dandomi un fazzolettino per pulirmi e LEI, zero non disse nulla, mi sorrise prima di ritornare in auto.
Incredulo ritornai nella mia auto dalla quale ridiscesi dopo poco per sciacquarmi con l’acqua che porto sempre in auto, mentre ero intento alla pulizia del mio membro ed a ricompormi, con la loro auto i due Amici si avvicinarono e lo fecero con la parte del passeggero rivolto verso la mia direzione, LEI aprì il finestrino ed ancora bendata mi salutò dicendomi “Grazie era da molto tempo che volevamo vivere una tale esperienza , ma purtroppo fino ad oggi non era stato possibile, per diversi motivi, se in futuro ci dovessimo ritrovare qui o altrove puoi avvicinarti tranquillamente, sai….proseguì il suo esperto Compagno, “LEI è molto brava con la bocca, ma se Ti comporti con Discrezione ed Eleganza vedrai che è favolosa anche quando scopa” con un suono di clacson mi salutarono!
Cosa aggiungere, i Car-Parking ed i Luoghi Insoliti in genere, sono I LUOGHI REALI per Vivere Giochi di Trasgressione, ma purtroppo è da un po’ di tempo (ultimo quadriennio), che vengono frequentati da Gente (Singoli) il cui Comportamento Denota Molta Ignoranza, Volgarità ed Approssimazione e ciò determina la riduzione del numero di Coppie che Decidono di Vivere Momenti Trasgressivi, Lungamente Fantasticati, ma non per queste persone il gioco deve finire, basta saper attendere il momento e soprattutto il Singolo Giusto
Che Abbia le TRE C “ Cervello, Classe e C…..” !
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18 anni fa
admin, 75
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Amica conosiuta in chat
E' un giorno come tanti altri,mi sono alzato da poco e dopo aver fatto colazione mi collego alla solita monotona chat!Girovagando nel web mi salta agli occhi l'indirizzo di una donna con il nick uguale al mio ma al femminile.incuriosito da tutto ciò cominciamo a messaggiarci e scopriamo che non abitiamo molto lontani,distiamo soltanto una ventina di km.La tipa pretende una mia foto,l'accontento senza problemi,e ne chiedo una sua,ma niente da fare non mi vuole accontenatre mi lascia solo il numero del cell.A questo punto una sorpresa,mi propone un appuntamento al buio,ovvero al semibuio in quanto lei sà chi sono io(visto che le ho mandato una mia foto)ma io non ho la più pallida idea su chi possa essere lei.Indeciso fino all'ultimo istante,mi reco a salerno davanti ad un bar,luogo scelto da lei per il nostro incontro e appena giunto li le faccio uno squillo.Dopo poki minuti ke stavo li ad aspettare ecco che da lontano vedo in una X5 una fica stratosferica,e penso tra me e me"magari fosse questa"!Detto fatto,lei bellissima scende dalla macchina ed è vestita in modo più che provocante.Gonna nera con spacco lunghissimo tacchi a spillo e reggiseno a balconcino che tiene su un abbondante quarta misura.Si avvicina e mi si presenta,piacere Gena,!Il cuore mi rimbalza in gola,gli sguardi degli altri uomini presenti nel bar sono tutti per lei,e io ne vado orgolioso,prendiamo un caffè e mi dice di seguirla con la macchina(come potrei non farlo).Dopo pochi minuti ci fermiamo davanti ad una villa da favola!Apre il cancello posteggiamo le auto e entriamo in villa.Non appena ci troviamo uno difronte all'altro comincia a baciarmi in maniera molto focosa,non posso fare a meno di fare altrettanto e le mie mani cominciano ad accarezzare il suo sedere così sodo e perfetto da sembrare di marmo.Spinti dalla passione la prendo tra le mie braccia e ci rechiamo nel giardino della villa.La passione e la voglia stanno facendomi perdere la testa,ci rotoliamo tra la fresca erba del giardino mentre ci baciamo ardentemente,non ci siamo detti una sola parola da quando ci siamo incontrati e questo mi eccita ancora di più,Gena vuole solo scopare ed è questo quello che desidero anche io!Mi spinge la testa fra le sue gambe e mentre mi accarezza i capelli le lecco la fica,che è bagnata all'inverosimile,gode la troia,ma non vuol solo subire,quindi si gira e facciamo un bel sessantanove!In meno di trenta secondi le arrivo inevitabilmente in bocca, non lascia cadere una goccia mentre ansima di piacere!Dopo la classica sveltina,se così si può definire ci accomodiamo in casa,e che casa.Mentre mi mostra il suo splendido appartamento il mio cazzo si è già ripreso ed è pronto a sfondarla,infatti non appena arriviamo nel bagno non posso fare a meno di sfilarle la gonna e il perizoma ormai bagnatissimo e metterla a pecorino con le mani poggaite vicino la vasca idromassaggio.La puttana ha davvero una gran bella fica e vista da dietro è un piacere per gli occhi e per il cazzo che entra ed esce dalla sua fica.Dopo averle assestato un bel po di colpi niente male,le passo la lingua nell'ano in modo da prepararlo ad essere penetrato.Infilo il mio arnese nel suo splndido,magnifico sedere e mentre con le mani le accarezzo i capezzoli turgidi, comincio lentamente a colpire.Ad ogni colpo affondato la troia si inarca con la schiena in modo da sentire tutto il mio cazzo dentro.La sfianco per circa un quarto d'ora dopo di che non posso fare a meno di portarla in camera da letto .Mi accorgo che sto per arrivare quindi mi fermo e comincio a leccargliela,Gena è ormai fuori di se.Si "libera"dalla posizione nella quale eravamo e mi cavalca con una grinta straordinaria,mai visto una cosa simile,io e lei siamo una cosa sola incastrati l'uno dentro l'altra,e mentre mi cavalca continuo a giocare e a succhiare i suoi splendidi capezzoli!Adesso però sto proprio per arrivare e siccome non mi piace "subire"la voglio finire come piace a me.La metto al centro del letto,le faccio poggiare le sue cosce sulle mie spalle e la sfondo a più non posso,finisco in un orgasmo strordinariamente intenso e lungo,indimenticabile!Vado via e lei mi dice che non vuol più vedermi perchè la troia è sposata(il marito è spesso fuori per lavoro)ma non vuole relazioni stabili,quindi non tradisce mai due volte con lo stesso uomo!Io penso che sia un peccato,ma tuttavia non mi posso lamentare perchè una trombata così non so se mi capiterà più in tutta la mia vita!
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18 anni fa
moromediterraneo,
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Ultima visita: 9 anni fa
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Cinema
Qesta storia è vera, e non mi è successa solo una volta ma visto che mi piace è capitata più volte. Amo andare nei cinema a luci rosse, anche se ormai sono pochi, sedermi nelle ultime file e vedere cosa succede. Io adoro portare le autoreggenti sotto i jeans. Cosi sucede che spesso trovo chi ci prova. Una volta mi sono messo reggicalze, calze e perizoma e sono andato a vedere un film. Come sempre mi sono seduto nelle ultime file. Dopo poco tempo mi si avvicina un tipo, io resto impassibile, e inizia ad accarezzarmi una gamba. Poi si fà più audace e sale, sempre più su fino ad accorgersi che ho i pantaloni slacciati e il cazzo bello duro che esce dalla patta. Tutto eccitato cerca di andare oltre, e quando si accorge come sono sotto si infoia di brutto. Il risultato di questa esperienza è che si sono aggiunti altri bei maschioni e io ho potuto succhire e bere per un bel pò, per non parlare di come mi sono ritorvato il culo il giorno dopo...
Dolorante ma felice...
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18 anni fa
poseido70,
35
Ultima visita: 18 anni fa
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In scogliera
un giorno abbiamo deciso di andare al mare in un posto nuovo , era una scogliera che conoscevamo ma mai frequentata, dopo aver percorso un sentiero di accesso ci siamo accorti che in lontananza c'era gente man mano che ci avvicinavamo notavamo che erano uomini, e coppie ,e con stupore erano tutti nudi. non ci siamo formalizzati, anche perchè avevamo già deciso di prendere il sole
in piena libertà, e la presenza di altri non ci disturbava. passando accanto ai singoli sentivamo i loro occhi su di noi e questo non ci procurava fastidio anzi,ad un certo punto katia mi dice che si voleva fermare su uno scoglio piatto sotto di noi, così prendendo posto ci siamo spogliati e abbiamo iniziato a prendere il sole. ad un certo punto katia mi disse se avevo visto il singolo che era sopra di noi, io gli risposi di no e anche se guardavo da quella posizione
non lo vedevo, così chiesi dov'era lei mi rispose che lo aveva visto prima di scendere così dicendo mi incuriosì e facendo finta di guardare il paesaggio mi alzai e potei notare il ragazzo in questione. Era abbastanza giovane 30-35 anni fisico muscoloso ma non troppo, insomma un bel ragazzo, poi guardai più in basso,in mezzo alle gambe e notai il suo arnese( forse ho capito cosa voleva dire katia quando mi disse se lo avevo visto ) aveva un cazzo di notevoli proporzioni, era a riposo ma gli arrivava a metà coscia e io rimasi sbalordito dalla sua dotazione. Mi risedetti e dissi "l'ho visto" e lei mi rispose "bel ragazzo vero?", "già sopratutto quello che ha in mezzo alle gambe" dissi io "scemo" mi rispose e si girò a pancia sotto a prendere il sole tutta nuda.
Le ore passarono e devo dire che ci sentivamo diversi occhi adosso, qualche singolo più audace faceva capolio e guardava se combinavamo qualche cosa ma furono tutti deusi,ma tutta questo era molto eccitante.
La giornata andava finendo molte persone se ne erono andate e notai alzandomi che lì vicino eravamo rimasti noi e il singolo che ci aveva incuriosito al nostro arrivo,la cosa mi fece venire voglia di fare qualche porcata, così facendo finta di niente mi inginocchiai vicino a katia e iniziai a spalmarle l'olio solare sul corpo, quando iniziai a scendere verso il pube ben depilato lei inarcava la schiena e sospirava di voglia,ma subito aprì gli occhi e mi disse di smetterla perchè c'era troppa gente e non aveva voglia di dare spettacolo ma subito la rassicurai dicendogli che eravamo rimasti da soli, così si rilassò ed aprerse leggermente le gambe, questo mi faceva capire che potevo continuare, così iniziai ad infilarle le dita nella fica ormai grondante di umori e dopo essermi bagnato benele dita iniziai ad aprirle il culo come piace a lei.Dal canto suo mi prese il cazzo ed iniziò a succhiarlo a più non posso, ormai avevamo perso tutti i freni inibitori, così la feci girare a pecorina ed iniziai a scoparla, in quella posizione mi ritrovai a poter vedere il singolo che era sempre lì, così guardandolo gli feci cenno di avvicinarsi in silenzio. Paolo (così abbiamo scoperto che si chiamava) venne vicino senza fare rumore così katia per il momento non si accorse di niente,lui si sedette su uno scoglio lì vicino, lo spettacolo a cui assisteva lo gradiva molto in quanto il suo cazzo stava raggiungendo dimensioni equine. Continuando a sbattermela nella fica mi avvicinai all'orecchio di katia e le dissi che avevamo compagnia, fece un sobbalzo e si girò verso Paolo che era lì a due passi dal suo viso ormai con il cazzo duro che gli raggiungeva l' ombelico, a quella visione katia rimase di stucco per alcuni secondi poi girandosi piano piano stando attenta ad non farmi uscire dalla sua fica si mise davanti al singolo. Il porco si fece leggermente in avanti ed aprendo le gambe favorì la mia lei nel suo intento.
Katia prese a leccare quel bastone di carne per tutta la lunghezza passando poi alle palle scendendo giù fino al buco del culo di Paolo io da dietro mi godevo la scena e vedevo che anche il nostro amico se la godeva. Ad un certo punto Katia si è girata verso di me e mi disse di infilarglielo nel culo che non ce la faceva più e voleva godere, così gli unsi bene il culo con un pò d'olio solare e glielo infilai in un solo colpo tutto dentro, lei ansimò spalancando la bocca così Paolo lo mise dentro fin che potè, era un momento magico lei si sentiva al massimo, io che la pompavo nel culo e il nostro amico casule che la pompava in bocca. Dopo dieci minuti venimmo tutti e tre quasi contemporaneamente prima katia che si fece una venuta che superò il minuto, poi Paolo che gli sborrò in faccia quasi un bicchiere di sperma poi io che gli sborrai in culo tutto quello che avevo
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18 anni fa
katia1e1lorenzo,
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Ultima visita: 18 anni fa
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Il buio
Il petalo di raso cremisi gli era arrivato in una busta grigio perla. La calligrafia elegante e rotonda sulla busta lo aveva colpito. L’inchiostro color seppia poi gli
aveva fermato il respiro in gola. E ora stava lì con quel petalo delicato nell’incavo della mano senza il coraggio di girarlo e leggere cosa vi fosse scritto. Lei. Non poteva che essere lei. La dea. Afrodite, solo a sussurrare quel nome il corpo gli vibrava come una canna scossa dal vento. Ma doveva leggere. Erano passate settimane da quell’incontro magico e da allora lui non era più riuscito ad entrare in un bagno senza rivederla. Nuda di fronte a lui. I seni coi capezzoli eretti. Sfrontatamente orgogliosa della sua sensuale bellezza.
Camera da letto. Il petalo non diceva altro, ma nella busta aveva trovato una chiave e un foglietto, grigio perla anche quello, su cui erano state vergate delle istruzioni precise: Venerdì 18 alle 22, Five Season Hotel suite rouge. Nella camera troverai tutto l’occorrente per prepararti. Non c’era firma. Ma Claudio non ne aveva bisogno. sapeva che era lei. Sofia. Sarebbe andato. Non aveva scelta, del resto non l’aveva mai avuta con lei. La voglia di lei era tale che se ne sentiva permeato in ogni cellula del suo corpo e la sua mente era torturata dal ricordo del suo calore e del suo profumo. Perché non era già venerdì?
Venerdi 18 ore 22. Five Season Hotel. Suite Rouge.
Buio. La stanza è attraversata da una sola lama di luce che taglia il buio. La lampada posta in fondo alla camera su un tavolino basso di cristallo ne è la fonte.
Il letto sembra spiccare nella stanza. La sua struttura di ferro lavorato da mani abili brilla dove la lama di luce lo colpisce.
Claudio è inginocchiato su un lato del letto. Nudo. I suoi polsi sono tesi in avanti bloccati dalle manette e fissati con una corda di seta alla testata del letto. Una fascia nera di raso gli avvolge la parte superiore del capo. Coprendogli gli occhi.
Il culo dell’uomo spicca nella penombra della stanza. Bianco e luminoso.
Silenzio. Totale intenso. Il respiro esce accelerato dalle labbra di Claudio. La sua mente è torturata dall’attesa di lei. Un’Attesa densa, corposa, invitante e seducente. L’attesa del piacere. L’attesa del dolore. Mescolati resi più intensi l’uno dall’altro.
Spam. Un solo colpo secco. La porta della stanza si spalanca. Il corpo dell’uomo s’inarca verso quel rumore …mentre un sorriso gli si apre sul volto.
Tic Tic Tic. Il rumore dei tacchi di acciaio di Sofia sul pavimento di marmo lucido della stanza penetra il cervello dell’uomo, pompandogli brividi di anticipazione su per le vene.
- Mi piacciono gli uomini obbedienti - la voce della donna fende il silenzio, come un coltello penetra nella carne. Claudio si sente penetrato, violato da quella voce. Il suo respiro accellera. Il suo cazzo si tende. Il suo culo si contrae. Sofia si avvicina.
E’ nuda ad eccezione dello strapon di lattice nero che le fascia il pube.
Luce. La donna accende la lampada collocata vicino al letto rivelando sulla parete di fronte un grande specchio molato. Si osserva compiaciuta nello specchio.
I seni alti coi capezzoli turgidi. Il ventre piatto. E lo strapon che spicca lucido ed eretto, laddove lei di solito è morbida, calda, accogliente.
Afferra la testa dell’uomo per i capelli e lo libera della benda. Claudio la guarda. I suoi occhi s’incollano a quelli di Sofia nel riflesso dello specchio. Il sorriso si allarga ancora di più sul volto dell’uomo alla vista della donna e del desiderio potente che la domina.
Tenendolo per i capelli Sofia fa scorrere le unghie laccate di rosso lungo la spina dorsale di Claudio, graffiandola e poi lecca i graffi alla ricerca del sapore del sangue. Il primo dei sapori dell’uomo che intende fare totalmente suoi.
La donna scende con la lingua ad esplorare le natiche dell’uomo, le morde lasciando i segni dei denti nella carne. Nello specchio lo vede mordersi a sangue le labbra per non urlare la sua voglia.
- E ora sentiamo se sei pronto per me - La voce della donna è secca e violenta nel silenzio. Mentre con un dito scivola nel culo aperto davanti a lei. A sondare la voglia. Un dito. E poi due. E poi tre. Claudio si tende all’indietro incontro a quelle dita che lo frugano come mai è stato frugato. La donna cola desiderio liquido sotto lo strapon. Ormai la voglia di entrare il quel culo, di sondarne a fondo l’intimità rovente la divora.
- ORA - . La parola agisce come una frustata sui nervi tesi di entrambi. Sofia afferra i fianchi di Claudio vi affonda con le unghie e appoggia la capella dello strapon al culo dell’uomo, la sfrega sul buco. E poi un colpo secco di reni. Dentro. La sensazione è devastante. L’uomo urla per l’invasione desiderata e temuta spingendo i fianchi verso la donna, stringendo il culo. Sofia oscilla in avanti sui tacchi a spillo che luccicano. Esce ed entra cercando il ritmo della propria voglia di possesso. Claudio l’asseconda fremendo ad ogni colpo, rotazione, frizione che porta la donna un po’ di più nelle profondità del suo culo. Il silenzio ora è denso di umori, odori, sospiri e rotto dai gemiti e dallo sfregarsi dei corpi.
Il dildo piantato nella fica di Sofia risponde colpo su colpo a quelli con cui lei affonda nella carne calda e accogliente del culo di Claudio. La donna gronda sborra calda e la sua fica si contrae ad ogni colpo.
Nello specchio illuminato il cazzo dell’uomo svetta duro e fremente pronto ad esplodere tutto il suo piacere per il possesso della donna.
Ancora un colpo. Sofia si ritrae e rifonda con violenza mentre l’orgasmo cola sulle sue cosce e sulle natiche offerte, violate dell’uomo. Il cazzo di Claudio esplode schizzando sborra sullo specchio.
Mentre crolla sulla schiena di Claudio, Sofia sorride, lo stesso sorriso che illumina il volto dell’uomo.
- Come secondo round non c’è male- Claudio non sa nemmeno lui come abbia fatto a trovare il fiato sufficiente nei polmoni per pronunciare quelle parole, ma con tono ironico prosegue – Sono certo che puoi fare molto meglio di così comunque… -
Il corpo di Sofia sussulta scosso da una risata sulla schiena di Claudio e la stanza si riempie del ricco e liberatorio suono delle risa dei due.
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18 anni fa
admin, 75
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La mia coinquilina..
Mi sono trasferito in città da poco e all’inizio stavo in una casa in un residence che la ditta affitta quando per trasferimento un dipendente cambia città. La sistemazione era molto piacevole ovviamente ma di breve scadenza. Infatti si può rimane li solo per due mesi il tempo necessario per trovare una casa in affitto in città.
I tempo era quasi scaduto e non avevo ancora trovato nulla, cercavo ma trovavo sempre stanze in case che assomigliavano più a vecchie stalle che ad abitazioni vere. Un giorno a mensa parlando con una collega le esposi la mia situazione e la mia disperazione perché alla fine ero sicuro che sarei finito in una topaia.
Il giorno seguente la mia collega appena mi vede mi fa grandi cenni di andare da lei perché doveva parlarmi, entrato nella sua stanza mi disse:
"forse ho trovato una soluzione hai tuoi problemi!" e un sorriso illuminò il suo volto
"sono tutto orecchi" dissi con un punto interrogativo stampato sulla faccia
"nel mio palazzo c’è una studentessa che affitta una camera, la casa è carina e anche la ragazza mi sembra molte gentile e una tipa tranquilla.. e poi l’affitto è bassisimo. 150 euro al mese.."
"una ragazza? Sei sicura che non voglia un’altra studentessa? Mi è capitato più di una volta di fare dei viaggi per vedere casa e poi sentirmi dire, mi spiace ma solo ragazze.. quindi non vorrei fare un ennesimo buco nell’acqua" pensavo che la discussione fosse chiusa e invece." Ne sono certa, per due anni è stato da lei un suo collega di università, ora lui si è laureato ed è tornato a casa, quindi penso proprio che non sussista il problema"
riluttante perché poco convinto della cosa accettati e prendemmo appuntamento per il giorno seguente.
Il giorno dopo appena finito l’orario di lavoro mi recai a vedere la casa., la mia collega mi accompagno su e suonò il campanello. Ad aprire era una ragazza alta sul metro e settanta, capelli castano-rossi lunghi ma tenuti su da un mollettone, e occhialini da classica studentessa. Dopo le presentazioni la mia collega scesa al suo appartamento ricordandomi che ero invitato a cena da lei, Anna, questo è il nome della mia coinquilina, mi fece cenno di seguirla che mi avrebbe fatto vedere la casa.. appena girata l’occhio spermatozoico andò immediatamente a vede il fondoschiena della ragazza e quello che vidi mi piacque molto. Infatti nei suo pantaloni attillati bianchi della tuta potevo ammirare un bel sedere sodo e ben fatto, un particolare poi rese quella visione ancora più eccitante, non avevo visto il segno di nessun tipo di slip sel gluteo, pensa che non avesse le mutandine e ciò provoco uno stato di agitazione molto forte. Feci il giro della casa, vidi la mia stanza grande a dire il vero, mi mostro la sua stessa grandezza, e la cucina.. mentre eravamo in bagno si chino per raccogliere non capii ma cosa, ma quello che vidi mi fece impazzire.. chinandosi mi mostrava il suo bellissimo sedere ma non era solo quello che mi fece eccitare, aveva un piccolo buco nei pantaloni proprio alla cucitura del cavallo dal quale faceva capolino un ciuffo di peli scuri..
Ora ero certo che non portasse le mutandine.. mi eccitai e un gonfiore riempi i miei pantaloni… rimessasi in piedi la vidi guardare verso la patta dei miei pantaloni e notare il gonfiore, pensai a che figura di merda avevo appena fatto, ma i capezzoli duri che ora volevano quasi bucate la t-shirt bianca mi fecero capire che la cosa non l’aveva infastidita affatto… rimasi li un po immobile visto che la situazione era molto molto carica.
Finimmo di parlare dei dettagli dell’affitto e devo dire fu molto duro, in tutti i sensi, perché non riuscivo a staccare gli occhi da quei capezzoli e avevo una gran voglia di liberarli da quella maledetta magliettina.
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18 anni fa
REXGIORGIO,
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Ultima visita: 18 anni fa
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Guasto alle tre
Erono le tre di notte quando ritornavo in macchina da una serata passata con gli amici. Percorrevo un viale pieno di alberi e la luce irradiata dalle lampade era molto soffusa. Ad un tratto l’auto si fermò. Mi accinsi a farla ripartire ma niente. Scesi ed apri il cofano ma non notai nulla di anomalo. Il cel era scarico. Ero perso di li non sarebbe passato nessuno. Ma non mi scoraggiai e passò una macchina e cercai aiuto ma non si fermo, ne passarano tante altre finchè una si accosto poco d’istante dalla mia. Mi avvicinai e quando andai per chiedere aiuto vidi al volante una donna sulla quarantina e un uomo che presupponevo che era il suo compagno al suo fianco. Lei era vestita con un abito blu e aveva un decoltè da far impazzire chiunque l’avrebbe osservato. Aveva una mini che intravedeva il perizoma e delle gambe bellissime. Viso da cerbiatta, occhi ammalianti. Tanti cattivi pensieri mi erono passati in quel momento, mi sarebbe piaciuta possederla, baciarla, averla. Comunque come se non fosse successo nulla chiesi se potevano portarmi verso un posto più vicino per telefonare. Lei guardò lui e lui acconsenti e salì in macchina. Io nello specchietto guardavo lei che venivo ricambiato da quello sguardo ammiccante. Ad un certo punto lui disse dopo esserci presentati. Perché non vieni a casa nostra così ci eviti di girare per trovare un cabina telefonica. Io avevo già il mio gioiellino che pulsava a sentire l’odore di quella donna. Mormorai qualcosa ma lui prese la parola e disse: ok, allora andiamo a casa nostra .Gia fremevo pensavo a qualche fantasie di quelle che si vedono sui siti internet. Lei mi guardava nello specchietto e io ricambiavo. Mi girava la lingua tra le labbra e io osservavo e pensavo a quanto avrei voluto prendere la sua testa e con le mani portarla sul mio affare per farmelo succhiare.
Arrivati a casa loro, scesi per primo e a seguito scese lei con le sue lunghe gambe scollate. Chiuse l’auto e mi si avvicinò mentre Luigi ( così si chiamava quell’uomo ) faceva finta di non vedere. Mi toccò l’uccello e sentìì che era durissimo ed esclamò: lo sai cosa voglio vero!?
Io : non saprei- risposi con aria imbarazzata ma senza togliergli la mano da li.
Lei: voglio che mi scopi appena arrivi sopra con la complicità di Luigi.
Io: Come con la sua presenza ? – a me invece la cosa mi eccitava tantissimo ed era quello che avevo sempre sognato di fare;
lei: si con lui- intanto si era avvicinato e mi tocco sulla spalla per dire di salire sopra senza fare troppo commenti;
Salimmo sopra e lei mi diede da tenere il suo cappotto. Aveva un culo da favola si vedevano i peli della sua fica che uscivano un po’ dal perizoma e mi sentivo eccitato.
Appena aprimmo la porta ed entrai mi struscio il suo culo sul mio pisello e li non ci vidi più e l’afferrai baciandola e mettendo la mia mano tra i suoi seni mentre Luigi l’accarezzava e la cominciava a spogliare tirandogli giù la gonna o quello che secondo me era un lembo di stoffa mentre la portava verso il salotto ove c’era il camino acceso e un grosso divano molto capiente. Le tirai giù il reggiseno e vidi i suoi capezzoli turgidi dritti e il suo seno morbido. Lo palpai nelle mie mani lo leccai, lo succhiai, mentre ero sul suo lato destro mentre l’altro giocava con l’altra parte succhiadolo e cominciando a toglierle il peri insieme a me mentre mi toccava il pisello sbottonato dalle sue mani. Le toccai la patatina ed era tutta bagnata la sfioravo con le mani mentre si attorcigliava tutta. A un certo punto dissi che la volevo leccare, A me è sempre piaciuto leccare la fica della donna. Si corico sul divano mentre io mi accingevo ad aprirle con le mani le grandi labbra e piano piano l’apri tutta e allungai dentro la lingua per assaggiarla tutta la feci entrare dall’unica fessura che vedevo la mossi dentro e fuori la girai dentro mentre lei apriva sempre di più le gambe e cominciò a succhiare Luigi mentre si dimenava tutta e la sentivo gemere. Ma io non mi staccavo la leccavo volevo sentirla godere. Ad un punto gridò ma io continuai senza sosta, volevo sentire tutti i suoi umori e così venne dimenandosi tutta mentre l’altro la chiamava troia, e lei si eccitava maggiormente. Lei tutta godente disse .. li voglio sentire voglio essere riempita tutta li voglio tutte e due dentro. Di colpo si giro sul marito e gli salto addosso e cominciava a muoversi sopra mentre i suoi seni andavano su e giù e si picchiava il culetto con le mani dicendo.. sono un troia, sono la puttana vostra, tu fottimi il culo entra dentro schifoso!! Avevo il pisello duro ma vedevo il suo buchetto largo e mi piaceva e di colpo lo misi dentro. Si incastrò perfettamente lo muovevo in sintonia con l’altro mentre gli prendevo i capelli e gli dicevo: ecco il cazzo prenditelo tutto sei una lurida troia puttana…
Ma non feci a dire tutto il vocabolario che le venni dentro nel suo culetto cosi tanto rotondo e sodo che di sicuro non potetti dimenticare per mesi e mesi.
Era la mia prima esperienza trasgressiva ed è stata bellissima e ogni volta che passo da quella strada penso sempre a quella misteriosa sera e alla sue evoluzione.
Saluti a tutti i lettori e le lettrici, questo è il mio primo racconto quindi siate magnanimi.
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18 anni fa
admin, 75
Ultima visita: 30 minuti fa -
Sesso violento con trav
avete mai provato la gioia di realizzare un vostro desiderio?è stupendo...circa 3settimane fa ricevo un messaggio.come sempre risp...da quel momento ci siamo scambiati diversi messaggi e finalmente ci siamo visti...sai la prima volta è brutto x me perchè mi vergogno a nn conoscere l'altra persona...ma fui messo subito a mio agio e così prendemmo un bel aperitivo e parlammo un bel pò...nei prex messaggi io avevo detto a lui che mi sarebbe piaciuto filmarmi...lui allora mi disse che era possibile se volevo...il cuore andava a 3000...mi diede appuntamento x sera e mi feci trovare..ero un pò impaurita..un filmino....con chi?arrivammo a casa e mi fece trovare degli indumenti in lattice....sn strafighi e credetemi risaltavano il mio corpo...arrivarono 2 suoi amici...ero truccata e vestita da super troia...mi fecero vedere la stanza e mi chiesero cosa avrei voluto fare...io risp tutto e così fù....franco accese la telecamera e cosi i 2torelli incominciarono a spogliarmi dolcemente e nulla faceva presagire la loro foga successiva...io li spogiai e vidi subito 2 super cazzoni...il regista disse che potevo iniziare...incominciai a baciare i loro membri e subito dopo incominciai a succhiare...ero un vortice eccitata dall'idea di essere ripresa....incominciarono a insultarmi e a trattarmi da schiava...leccai i loro orifizi e mentre succhiavo 1 l'altro incomincio a inumidirmi il buchetto...era davvero bravo...prima un dito poi 2 e poi 3....mi dimenavo come una pazza e avevo in bocca l'altro cazzo!muovevo il culetto pregustando l'impalata....nn aspettai molto...luca mi prese con forza i fianchi e mi penetrò tutta con forza...gridai come una pazza e lo tolsi dal culetto....ma lui incominciò a schiaffeggiarmi e mi disse che ero sua e dovevo fare tutto quello che volevano....e mi diede due ceffoni...capita la situazione nn dissi niente...ero un corpo senz'anima...mi riprese dai fianchi e mi penetrò di nuovo tutta di forza....senti ancora dolore perdevo anche del sangue....ma lui continuava e io ferma terrorizzata....fecero di tutto anche la doppia penetrazione....nn dissi una parola mentre mi scopavano e riprendevano...mi scoparono a turno e più mi scopavano più mi picchiavano...dopo alcune ore mi lavarono pure con la loro pipì...finito tutto mi rivesti e scioccata andai via.. ma perche nn posso vivere il sesso in modo libero e piacevole....perchè mi devo trovare sempre in queste situazioni...io voglio vivere la mia condizione di trav in maniera pulita facendo sesso in maniera porca si ma nn con questi picchi di violenza...che poi so di essere troia ma almeno trovassi persone che mi portino a fare determinate cose...un bacio
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18 anni fa
cosenzabsx,
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Ultima visita: 2 anni fa
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Le terme
In una settimana di fine estate decisi di passare un bel w.e in compagnia per festeggiare il mio 37esimo compleanno , io ed il mio migliore amico prendiamo le nostre moto e ci portiamo verso la toscana,nei pressi del mare c'è una stazione termale di mia conoscenza e come prima tappa decidiamo di passare la giornata e la serata sul posto.
Indossato il costume da bagno ci buttiamo nella calda acqua sorgiva termale contenuta in una enorme piscina all'aria aperta, dopo circa un'ora di bagno ci portiamo all'interno di una grotta dove c'è una cascata indicatissima per farsi massaggiare dall'acqua che scende impetuosa.
Dopo qualche minuto che siamo sotto la cascata, entrano nella saletta due donne sulla sessantina, sono curate e probabilmente molto danarose lo si capisce dall'aspetto, sono ancora delle belle donne nonostante l'eta e inoltre da giovani dovevano essere anche delle gran belle fighe...restano in attesa che la cascata si liberi ma io ed il mio amico stiamo troppo bene li sotto e ci protraiamo parecchio, per questo motivo faccio un cenno di invito alle due signore ormai spazientite, inaspettatamente accettano.
Si sistemano ambedue davanti a noi e,non so spiegarmene il motivo ma la cosa ha cominciato ad eccitarmi e con un sorrisetto di intesa scopro che anche il mio amico è in sintonia con me...
Cominciamo a giocare, allungando un piede lo faccio passare sopra quello dellla signora davanti a me e con stupore scopro che lei non dice nulla allora insisto..
Forse non si è accorta penso con tutta quell'acqua che scende, mi avvicino e le appoggio il cazzo nel costume leggermente turgido sulle natiche e ancora non ricevo riscontro...
A allora vado a fondo, sempre da dietro faccio passare un dito all'interno del costume e sento la peluria della figa al tatto, lei si volta di scatto e mi guarda con fare aggressivo e stupito ma non si sposta....
Nel frattempo noto che il mio amico sta facendo gli stessi giochini con l'altra donna.
Che fare ora? La cosa è diventata davvero intrigante ma al tempo stesso è pericolosa...
Inoltre è arrivata un'altra donna sempre della stessa età che ha capito tutto e ci osserva divertita da fuori, ma a me piacciono le cose pericolose ed allora procedo, abbasso il costume e il cazzone grosso e duro esce allo scoperto, comincio a farlo passare tra le gambe della signora che per tutta risposta porta le mani dietro e me lo prende in mano cominciando a segarmi,sono eccitato come una scimmietta e quando arriva il momento più bello le due donne con un gesto di intesa scappano via lasciandoci con i cazzi duri fuori dal costume mentre la signora arrivata dopo ci guarda scuotendo la testa.....
Decidiamo di seguirle all'esterno nella piscina ma loro con sorrisetti ambigui si defilano ogni volta che ci avviciniamo,dopo circa un'ora di inseguimenti escono dalla piscina ed entrano nello spogliatoio per andarsene.
Un cenno di intesa e decidiamo di seguirle sin dentro ,arriviamo che sono già nelle loro cabine a rivestirsi e noi spudoratamente le apriamo e con gesto felino balziamo all'interno, Magda, la donna che mi segava sotto la cascata indossa solo il reggiseno sopra due tettone enormi,non avevo mai visto il corpo di una donna di quella età e devo dire che inaspettatamente ho avuto una erezione prorompente..
Lei si abbassa e comincia a prendermi in bocca il cazzo con una naturalezza ed una delicatezza mai sentita prima,usa dei movimenti lenti e precisi passando il mio cazzo per l'intera lunghezza, dalla mia cappella salgono come delle piccole scosse elettriche....
Una sensazione mai provata prima con donne della mia età, mi lecca le palle e mi spompina con una classe incredibile, vengo.... Le inondo la bocca di sborra e lei avidamente continua a spompinarmi quasi non volesse mai smettere nella sua nobile arte...
La sera stessa siamo fuori a cena tutti e quattro e la notte la passiamo insieme,sinceramente scopare magda non è stato il massimo, l'età si fa sentire ed i seni non sono più turgidi come una volta così come il corpo ma le sensazioni provate quando il mio cazzo entrava nella sua bocca appagavano tutto...il mio 37esimo compleanno è trascorso così, grazie a Magda...una splendida 55enne di Verona,ciao.
Ps.. Sogno sempre di reincontrare una donna come Magda...se qualche donna si riconosce mi scriva.
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18 anni fa
tony,
47/41
Ultima visita: 10 anni fa
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Voyeur per caso
Ho 35 anni. Ho una vita tranquilla dedicata al lavoro ed alla famiglia e ho sempre vissuto la mia sessualità in modo normale,almeno fino a due anni fa. Già, due anni fa ho vissuto un episodio che in qualche modo mi ha aperto gli orizzonti della sessualità ed ho iniziato, prima da solo, poi con mia moglie, a vivere nuove esperienze e a realizzare, fino ad oggi almeno in parte, le nostre fantasie.
Mi trovavo a Firenze, ed una sera decisi di andare a piazzale Michelangelo per assaporare un po' di fresco in una calda serata estiva. Parcheggiai l'auto e mi avvicinai verso le panchine. Diedi un'occhiata distratta al panorama, accesi una sigaretta e mi sedetti rivolto verso il panorama. Fui distratto da una coppia che mi passò davanti. Lei era una bella donna, alta circa 1,60, indossava una maglietta bianca su una mini gonna di jeans che lasciava intravedere un bel paio di gambe, rese ancora più slanciate da un paio di scarpe bianche con un tacco alto e sottile. Lui la cingeva con la mano destra sul fianco, e passandomi davanti lasciò cadere vistosamente la mano sul fondoschiena, palpeggiandola con decisione. Scorsi che contemporaneamente
mi guardò con un mezzo sorriso. Non capii sul momento cosa volesse significare. Voltai lo sguardo verso di loro e li scorsi entrare in un'auto. Nel salire sull'auto la signora fu molto generosa nel lasciarsi ammirare le gambe. Non fece nulla per evitare che scorgessi anche lo slip bianco. Ebbi la sensazione che anche lei, entrando mi lanciò uno sguardo accompagnato da un leggero
sorriso. Mi alzai e fingendo di passeggiare mi avvicinai all'auto. Il finestrino del passeggero era aperto e scorsi la mano dell'uomo accarezzare le gambe della signora; percepii che avevano sentito i miei passi avvicinarsi e con stupore notai che l'uomo continuava con le sue carezze insinuando la sua mano fino agli slip della signora; lei dischiuse le gambe per permettere
alla mano di scostare il lembo merlettato dello slip e di scoprire una enorme quantità di peli neri. Mi sentii scoppiare la testa, sentivo rigonfiarmi tra i pantaloni. Decisi di accendermi una nuova sigaretta e di affiancare l'auto dall'altra parte.
Così mi avvicinai da dietro verso il lato del guidatore. La scena continuava, ma questa volta anche la mano di lei armeggiava tra le cosce dell'uomo, aprì la cerniera e gli tirò fuori l'uccello che maneggiava con sapienza. Non appena
affiancai il finestrino la vidi inchinarsi con la testa sul suo uccello, e facendo questo gesto mi lanciò un'occhiata di compiacimento. Rallentai
il passo ed ebbi modo di guardare la sua bocca che succhiava con gusto. Fu a quel punto che mettendomi le mani sul mio membro , mi appartai a qualche metro e lo tirai fuori. Avevano visto tutto, ma invece di fermarsi presero nuova energia. Lei si inginocchiò mostrandomi il suo generoso fondoschiena. A questo punto lui, guardandomi, le scostò il minuscolo perizoma permettendomi così
di guardare la signora dal di dietro.
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18 anni fa
coppiacampana162459, 47/47
Ultima visita: 10 anni fa -
Il patto
Forse era una pazzia. Ma, del resto, quando mai non c’erano state pazzie, colpi di testa e un continuo corteggiare il pericolo nella mia vita.
Border-line - ricordo ancora – come mi aveva definito un vecchio professore del liceo. Aveva ragione. Mi è sempre piaciuto camminare sull’orlo del precipizio. Il pericolo mi manda brividi di piacere lungo il corpo. E dunque…. Nessuno stupore o meraviglia era possibile leggere sul mio viso mentre in un’assolata mattina di autunno mi dirigevo verso un bel bar del centro. Sorridevo accarezzando la borsa che tenevo a tracolla. Dentro era accuratamente conservata la pergamena che era alla base di quel sorriso.
Il patto. Mi sentivo scossa da violenti brividi d’’eccitazione che si scioglievano in piacere liquido tra le mie cosce mentre ci pensavo. I capezzoli turgidi premevano contro la seta sottile della camicia da uomo che indossavo.
Il patto. Il solo fatto di averlo firmato…mi aveva lasciato per giorni avvolta in una nebbia di eccitazione continua. E ora. Ora era finalmente arrivato il giorno. Il giorno in cui avremmo iniziato a verificare la tenuta del patto
Il primo giorno del nostro gioco. Del gioco, che mi vedrà protagonista con un perfetto sconosciuto. Una follia appunto, anche e soprattutto per la natura del patto di una semplicità e durezza assolute.
“I sottoscritti … liberamente e nel pieno possesso delle loro facoltà mentali stabiliscono che dal prossimo 22 ottobre fino ad esaurimento della sfida in atto NON rifiuteranno alcuna richiesta, ordine, o umiliazione a cui verranno sottoposti dall’altro di qualsiasi natura o genere esse siano (pubblica o privata, legale o illegale). Il primo che per una qualsiasi ragione rifiuterà di esaudire la richiesta dell’altro verrà considerato perdente dunque costretto a pagare il pegno stabilito, nei tempi e nei modi concordati tra le parti.”
Mi ripetevo quelle parole assaporandone tutta la potenza devastante mentre a passo sempre più veloce raggiungevo il bar dove avrei guardato negli occhi finalmente il mio compagno di follia.
Certo…non era veramente uno sconosciuto. Conoscevo la sua voce, le sue idee, il suo immaginario erotico così simile al mio. Il suo modo di sentire, vivere il piacere e la sua ironia. Ma in realtà non lo avevo mai visto…eppure. Eccomi li a tremare di desiderio folle e violento. Il desiderio di consegnare le chiavi del controllo totale sul mio corpo e la mia mente, nelle mani di un altro e, in cambio ottenere il controllo sul suo corpo e sulla sua mente.
E la certezza interiore – quella che era la ragione più vera e profonda del mio sorriso – assoluta, schiacciante che lui seduto a quel tavolo, aldilà della porta davanti a cui mi trovavo provava la stessa identica cosa.
Bene…lisciai una grinza inesistente sul tubino nero che mi fasciava i fianchi torniti e spinsi con decisione la porta dietro la quale si celava il mio uomo del destino.
Non vedevo l’ora di leggere nei suoi occhi lo stesso miscuglio di desiderio e sorridente autoironia che illuminava i miei.
Il locale era affollato e un cameriere che mi vide scrutare con lo sguardo la folla mi sorrise complice come a suggerire che avrebbe tanto voluto essere lui la persona che stavo cercando. Lo individuai al primo colpo. Era seduto rilassato ad un tavolino d’angolo e giocava in modo apparentemente casuale con una scatola di sigari. I suoi gesti erano misurati ma comunque carichi di un energia contenuta a stento. Un ‘energia che parlava di desiderio e di follia che mordono le viscere e invadono l’anima. La quiete prima della tempesta insomma. Sorrisi scrutandolo bevendo avidamente le forme del suo corpo con lo sguardo come la mia mente aveva in precedenza bevuto avidamente le sue parole.
Mi avviai con un passo deciso fendendo la folla della pausa pranzo che si accalcava nel locale. Sollevò lo sguardo azzurro come il cielo ad incontrare il mio non appena arrivai al tavolo. Sorrisi guardandolo fisso negli occhi e sentii la forza del sorriso che illuminava quelle iridi azzurre avvolgermi e scuotermi fino alle viscere. Non ci eravamo ancora sfiorati, eppure la forza del desiderio reciproco era tangibile.
Mi sedetti e nel farlo sfiorai con i miei seni gonfi dai capezzoli appuntiti il suo braccio. Sussultò come se si fosse scottato. Era diverso da come lo avevo immaginato. Ma la forza del suo sguardo no. La violenza trattenuta della voglia che vi vibrava dentro era esattamente come me le ero figurata, in quelle lunghe ore davanti allo schermo del mio mac.
Gli afferrai la mano e intrecciando le dita alle mie iniziai a succhiargli la punta del pollice… “Sei splendida , seducente e vibrante come le tue parole non vedo l’ora di chiudermi in una stanza con te e gettare al chiave”. Lasciai che la sua voce mi accarezzasse la pelle mandandomi brividi di eccitazione in tutto il corpo e poi…Mentre il fuoco tra le mie gambe diventava incandescente e la fica si apriva per lasciare che il clitoride gridasse la sua voglia con forza, premendo contro la seta sottile del mio perizoma, lo afferai per una mano e m’incamminai decisa verso il retro del locale. “Tesoro andiamo a suggellare il nostro patto in modo adeguato” - gli dissi trascinandomelo dietro con sul volto dipinto uno stupore divertito e intrigato.
“ Si…mia regina prigioniera”. Fu quasi un sussurro ma mi trasmise una scossa elettrica, che mi fece tremare da capo a piedi. Regina prigioniera, già, due parole che racchiudevano tutto il senso del nostro patto, del nostro gioco se poi era veramente solo un gioco….
Arrivai sul retro del locale, dava in un piccolo cortile, tipico delle vecchie case di ringhiera della mia città. Era deserto e anche scarsamente illuminato, la nebbia ovattava poi magicamente i contorni degli oggetti sfumandoli. Lo spinsi contro il muro e affondai la mia lingua nella sua bocca mentre le mie mani gli artigliavano il culo e lo premevano contro di me con forza. Mugolava nella mia bocca mentre le sue mani scorrevano avide sulla mia schiena sotto il cappotto e sollevavano con decisione l’orlo del tubino nero. Gli morsi la lingua con forza. Il suo cazzo reagì istantaneamente e… mi ritrovai nel giro di pochi secondi senza fiato, schiacciata contro il muro: le gambe divaricate, la gonna sollevata sulle cosce, il tanga lacerato e poi, le sue mani sui fianchi che scivolavano sul mio culo che sporgeva offrendosi. E il colpo violento. L'affondo totale che mi apriva. La capella nelle viscere. Piena finalmente. Colma di quell’uomo, che ora mi mordeva l’orecchio, e che avevo desiderato ferocemente per mesi. La fica colava di riflesso alle contrazioni del culo. Le mie urla. Improvvise. E subito soffocate dalla sua mano. “Godi piccola … godi da quella magnifica troia che sei…” La sua voce mi sussurrava incessante all’orecchio Spinsi con decisione il culo contro il suo cazzo. Ruotandolo. Assecondando le sue spinte. Sentendolo affondarmi nelle viscere e marchiarmi l'anima. Mentre io marchiavo al sua indelebilmente accogliendo il suo piacere fino all’ultima goccia, trattenendo il suo cazzo nel mio culo caldo fino all’ultima impercettibile vibrazione dell’orgasmo.
Lì contro quel muro. All'aperto. In pieno giorno. Nel caos della città.
Come immaginavo dovesse essere. Così era stato.
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18 anni fa
admin, 75
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Le avventure di francesca - capitolo 1
LE AVVENTURE DI FRANCESCA
di GATTO LAP LAP
Capitolo 1
Siamo in inverno, nevica da giorni a Parigi, e Francesca ha trovato lavoro in un albergo come cameriera per alcuni mesi di vacanza alla pari. La Direzione dell’Albergo le fornisce alloggio in una soffitta calda e confortevole, dove è stata ricavata la sua stanza.
Francesca è contenta del suo lavoro, e si diverte particolarmente durante il servizio in cucina: il cuoco Carlo è un omaccione, grasso come il suo mestiere impone, molto scherzoso con lei e le due cuoche, Luisa e Marta che lo aiutano nel lavoro. Francesca, i primi giorni, non ha amato molto i suoi scherzi, ma col passare del tempo ha imparato ad apprezzare il suo ottimismo e il suo amore per le donne, che lo portano spesso a fare scherzi e battute grossolane sul sesso, provocando le risate delle due cuoche. Con Lei l'uomo non è mai andato oltre alle battute, ma probabilmente col passare del tempo avrebbe potuto anche cominciare ad allungare le mani, e questo pensiero mette in moto una strana sensazione nel cuore della ragazza: un misto di paura e curiosità. Pur avendo 21 anni ed avendo avuto già esperienze sessuali con diversi ragazzi in Italia, Francesca prova un poco di timore di fronte ai modi aperti e un po’ volgari di Carlo, un uomo maturo e non sposato sulla quarantina, certamente più esperto e smaliziato di lei. Al timore però si aggiunge anche un pizzico di curiosità: chissà quante esperienze ha avuto un tipo così aperto e pieno di vita, chissà quante storie d’amore e quanti ricordi……
La curiosità di Francesca riguardo i suoi nuovi colleghi di cucina non avrebbe dovuto aspettare molto: la sua attività lavorativa le avrebbe presto riservato esperienze molto “particolari”. La prima di queste esperienze ha luogo nel primo pomeriggio di un normale giorno lavorativo, al termine delle attività legate al pranzo dei clienti dell’albergo, quando oramai le sale sono vuote ed il ristorante silenzioso.
Durante il pranzo dei cuochi in cucina, Marta inizia a prendere in giro Francesca a causa di una sua dimenticanza, dicendo che l’amore le ha fatto perdere la testa per un ragazzo francese molto carino, conosciuto alcuni giorni prima, con cui fra l’altro Francesca era uscita già un paio di volte. Anche Carlo e Luisa iniziano a provocare la ragazza, con aria di rimprovero ma nascondendo in realtà sorrisi e sguardi divertiti. Francesca, come spesso succedeva in compagnia dei tre cuochi, si rilassava, si confidava, e rispondeva con fare risentito alle provocazioni, divertendosi a fare il muso o fingendo un imbarazzo a cui nessuno credeva. Oggi, quasi per scherzo, le due cuoche, d'intesa, decidono di prenderla per le braccia e di bloccarla contro il tavolaccio della cucina, mentre il cuoco inizia a farle il solletico dappertutto …
… poi, per gioco, le mani rudi dell’uomo le slacciano i pantaloni e li tirano fino a terra, lasciandola in mutandine piegata sul tavolo con il sederino esposto agli sguardi divertiti dei tre cuochi.
Ridono tutti della situazione, come se Francesca dovesse pagare simbolicamente per la dimenticanza, ma lentamente le risate lasciano il posto al silenzio e la cosa diventa più seria, come se lo spettacolo offerto dalle mutandine di Francesca diventasse interessante per altri versi, al punto che nonostante le proteste di Francesca le cuoche continuano a tenerla ferma.
Francesca si dimena, ma il gioco ha un po’ preso la mano al cuoco, che inizia a palpeggiarla sul sedere sodo ridendo con le cuoche, raggiungendo il bordo delle mutandine fino a stringere fra le dita e pizzicare, oltre la stoffa leggera, le labbra turgide della sua passerina.
Le due cuoche si sono accorte dell’eccitazione del capo cucina,resa evidente dalla protuberanza sotto il grembiule, ma hanno anche visto che la ragazza non sembra così disperata delle carezze che sta ricevendo il suo sederino, quindi facendosi l’occhiolino, continuano a tenere ben ferma Francesca nella stessa posizione, e decidono di stare al gioco, per contenere l’irruenza del cuoco e per vedere come va a finire.
La cuoca Marta, nascondendo un sorriso, osserva severa:
“La nostra Francesca oggi ha dimenticato di lavare e pelare le carote, Luisa, come la mettiamo ?! Penso che abbia i pensieri troppo occupati dal suo nuovo amico del cuore … penso che debba imparare che prima viene il dovere e poi il piacere, non trovi?”
Luisa, la più anziana, incalza con dolce fermezza:
“Hai ragione Marta! Qui ci vuole proprio una lezioncina da ricordare! Carlo perché non prendi le carote che sono su quel tavolo? Faremo un giochino con Francesca, in modo che non abbia a dimenticare in futuro i suoi impegni di lavoro!”
Il cuoco Carlo non crede alle proprie orecchie, non si fa pregare due volte e corre a prendere un cesto pieno di grosse carote appena arrivata dalla campagna, nodose e piene di peluria arancione, con tanto di folta chioma verde lunga almeno 60 cm e lo posa sul tavolo di fronte a Francesca, che incredula è ancora è distesa in avanti, trattenuta da Marta e Luisa …… “Cosa volete farmi? Siete diventati matti?”
“No di certo ragazzina” risponde Carlo in tono ufficiale”stiamo pensando alla tua educazione professionale…non è vero Marta?”
Marta prende il mattarello, lo avvolge in un panno, lo posa appena sopra il sederino di Francesca e, legandolo con un po’ di spago ai cassetti del tavolo, blocca i movimenti della ragazza. In questa posizione Francesca è obbligata a mostrare il suo sederino alle due cuoche ed a Carlo, che riprende a “massaggiare” la sua pesca rotonda e soda con le grosse mani.
“Certo Carlo, tu tieni ferma Francesca e continua a massaggiarla con cura. Tu Francesca dovrai solo stare ferma e cercare di imparare la lezione. Se ti lascerai andare scoprirai che imparare cose nuove può diventare interessante!”
Francesca non può credere a quello che succede, è indignata, eppure forse grazie alla stima che si era creata in quelle settimane di lavoro fra lei, Carlo, Marta e Luisa, non è spaventata al contrario si sente protetta da quelle persone quasi come una nipote che viene sgridata in modo bonario dagli zii … in quella posizione, appoggiata con il busto sul tavolaccio della cucina, con le gambe leggermente divaricate e le sole mutandine a coprire le sue intimità sotto gli sguardi di Carlo e le risate di Marta e Luisa, Francesca sente crescere sempre di più il calore tra le sue gambe, non riesce a tenere fermo il sederino sotto il mattarello e non può nascondere i segni dell’eccitazione: ormai le sue mutandine sono tutte bagnate.
Luisa, intanto, sceglie tra le carote più grosse dal cesto tre esemplari di tutto rispetto, spesse almeno 4 centimetri, piene di peluria e nodi grossi come noccioline e complete di folti ciuffi di foglie, e le mette davanti a Francesca. “Adesso signorina faremo un gioco per tre volte. Tu dovrai indovinare quanto è lunga la carota che sceglierà uno di noi dal cesto e che appoggerà sulla tua fessura attraverso le tue mutandine. Se indovinerai potrai rimediare alla tua dimenticanza e “lavare” simbolicamente una ad una queste tre carote con la tua fontanella più segreta; se sbaglierai dovrai pagare pegno con una penitenza a sorpresa. Andremo avanti fino a che non avremo lavato tutte queste tre carote.
“Vi prego! Vi scongiuro! Mi vergogno tanto, prometto che non mi dimenticherò più dei miei impegni di lavoro! Carlo ti prego!” Francesca si rivolge a Carlo con aria di innocenza, cercando di far leva sul suo ascendente femminile, ma inutilmente. Il buon Carlo è fin troppo preso dal sederino sodo di Francesca che continua a palpeggiare ansimando con foga sempre maggiore, fino ad arrivare a slacciarsi la cerniera dei pantaloni ed a dar sfoggio del suo manico in erezione, grosso almeno quanto la carota più grossa del cesto. Marta e Luisa, sono colte per un attimo di sorpresa a causa delle dimensioni del pene di Carlo, ma si riprendono subito …”Carlo, caro puoi sospendere il massaggio di Francesca e riposarti adesso! Potrai esprimere più tardi il tuo entusiasmo!“ interviene Marta “E’ giunta l’ora del primo indovinello!”
Luisa preleva una bella carotona e la posiziona sulla calda fessura bagnata di Francesca, la muove lentamente su e giù sfregando le mutandine dal buchetto posteriore fino alla clitoride eretta e sensibile … Francesca inizia a muovere ritmicamnete il sederino, aprendo le gambe sempre più… “ahhh” ansima Francesca senza riuscire trattenersi “ahhhh!” mugola cercando di aprirsi sempre più alla carotona che le solletica la passerina ed il buchetto posteriore che comincia a rilassarsi ad aprirsi come il bocciolo di un fiore … La cuoca domanda “Dimmi dimmi marachella, quando è lunga questa bella carotella?”.
Francesca ci pensa un po’, poi risponde decisa ”Trenta centimetri”
“Mi spiace signorina” risponde Luisa con il metro da sarta in mano “Risposta sbagliata! Ora la prima penitenza a sorpresa!”, e da un barattolo di lardo sulla mensola prende un po’ di grasso con le dita, sfila le mutandine a Francesca e inizia a lubrificare il buchetto del suo sederino, che si apre e si rilassa completamente; Marta infila poi gradualmente e con ritmo una delle tre carote, piena di nodi e peluria ruvida … “ahhhi mi fa male!” Francesca stringe istintivamente le chiappe, ma la carota è ormai entrata ed il dolore iniziale scompare per lasciare posto prima al piacevole pizzicore della peluria ruvida della carota che Marta fa scorrere dentro e fuori, poi al piacere della penetrazione anale che cresce sempre più. Francesca ansima e si sente riempire tutta piano piano “ahhh Carlo… ahhh Marta… la sento tutta fino in fondo!!!”. Luisa intanto massaggia sapientemente la patatina di Francesca che viene improvvisamente ed a lungo, bagnandole la mano di umori caldi … che le colano lungo le cosce.
Il godimento per Francesca è arrivato all’improvviso come un’onda travolgente, lasciandola appagata e piena di meraviglia: non aveva mai goduto così tanto prima d’ora. E’ forse la posizione provocante in cui si trova, esposta a culetto nudo e sottomessa alla volontà di Marta Luisa e Carlo, o forse il fatto di essere sottoposta ad una punizione da parte di persone adulte, con le quali Francesca ha sempre avuto un rapporto di reciproca stima, ma la sua eccitazione non scende, al contrario. Il primo orgasmo provocato dalla sapiente masturbazione di Luisa è stato come una liberazione, e la sua passerina ancora inviolata continua ad essere turgida, bagnata e pulsante sotto gli sguardi dei tre cuochi.
“Francesca la risposta ha sbagliato e la prima carota ha ben lavato!” esclama Luisa mentre la ragazza ansima e riprende fiato dopo l’orgasmo “passiamo ora alla seconda, Marta tocca a te!”. Marta sceglie con cura la sua carota dal cesto e la posa sulla passerina della ragazza che dopo qualche istante esclama “Stavolta sono sicura: quaranta centimetri!”.
“Anche stavolta ti sbagli Francesca!” le risponde Marta “La tua penitenza sarà ora data dalle foglie di questa turgida carota” e prendendo una delle due carote rimaste davanti a Francesca inizia a fustigarla con dolcezza sul culetto sodo “ ahhii, ahhii…” esclama Francesca mentre Marta continua a frustarla sulle chiappe, senza risparmiare il buchetto posteriore e lo spazio che lo separa dalla passerina tutta bagnata. Francesca muove il culetto agitandosi per sfuggire ai colpi, ma una strana sensazione di calore inizia a farsi sentire … piano piano il movimento del culetto rallenta e inizia a seguire il ritmo dei colpi leggeri di Marta … che sono tutt’altro che dolorosi, e solleticano la fantasia di Francesca, sempre più eccitata… A questo punto, ormai eccitate dal godimento della ragazza, le cuoca Luisa slaccia la patta di Carlo per succhiare la verga dura e nodosa come fosse un cono gelato e, dopo essersi raccomandata di far piano, la indirizza verso la fessura bagnata di Francesca, massaggiandogli le palle a dovere. L’enorme pene di Carlo entra lentamente nella patatina di Francesca che ansima e lo incoraggia mentre viene riempita completamente” Ahhh Mi piace Carlo, spingilo in fondo, ahhh Fino in fondo così! Ancora… tutto … così … hhh …!”. Carlo inizia pompare, incoraggiato da Francesca che ormai ha perso ogni inibizione ed è prossima al secondo orgasmo, fino a farla venire fra i sospiri e le urla di piacere sul tavolaccio della cucina, sotto gli sguardi di Luisa e Marta che si masturbano eccitate. Carlo estrae la verga ancora palpitante per schizzare abbondantemente nella fessura tra le chiappe della ragazza.
Dopo alcuni minuti Francesca si rialza e Luisa le si avvicina massaggiandola e carezzando il sederino, ancora nudo e palpitante, e con tono scherzoso le dice “Allora, la nostra piccola Francesca ha capito la lezione di oggi?”, Francesca risponde “… non so come ringraziarvi delle cose che mi avete insegnato oggi, a presto!” e ritorna verso la sua camera, sperando in cuor suo che la lezione non sia finita così…
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18 anni fa
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10 anni per averla
10 anni per averla
Dedica:
Alle signore Giuli (Tonis nel racconto) e Quandomai (Giovanna nel racconto) per la loro gentilezza, semplicità e per la bellezza raffinata ed altamente conturbante allo stesso tempo del loro corpo e viso oltre che all’ ululante uomo delle notti meneghine…Don Lupox da Milano ; Anche a mia moglie che mi sopporta da tanti anni.
Non me ne vogliano gli/le altri/altre ma tutti non ci stavate …….Un saluto particolare a chi sa di riceverlo.
Premessa: Alcuni anni fa mi venne lo “schiribizzo” di andare a pescare nei laghi del centro italia e li’ conobbi un altro pescatore di mezza età con cui feci amicizia e che mi racconto una storia alquanto difficile da credere ma che si rivelò vera per motivi che lascio a Voi capire. I particolari ovviamente non me li ricordo ma la trama benissimo.
Quindi l’ambienterò in luoghi a me cari, con nomi fittizi come se fossi stato io a viverla. E’ ovvio che è tutta fantasia .
Personaggi:
Io cioè Gualtiero detto Pesca e Gianni detto Lupox per la sua mania di ululare quando passavano ragazze particolarmente belle e mio amico dalla più tenera infanzia abitanti a Cameri comune di manco 10.000 anime a pochi km da Novara. Pescatori accaniti e donnaioli….anzi ex donnaioli ma sempre e comunque amanti delle donne interessanti. Attualmente 20 anni dopo la fine di questi fatti siamo abituali frequentatori di farmacie…anzi di una sola che ci ha fatto l’abbonamento: 13 scatole di Viagra al prezzo di 10!!! Dicono che vi sia in circolazione qualcosa di più potente ma a Noi basta quello….
Di origini operaie/contadine attualmente abbiamo attualmente tanta tanta tanta“grana” e pensiamo solo a trombare e pescare & solazzi vari. Gianni è un uomo dall’intelligenza straordinaria con una umanità e genialità straordinaria che unita all’improvvisazione ed a un pizzico di pazzia che lo portava a fare dei “numeri” incredibili per conquistare la “bella” di turno. Licenza media e attestato regionale “venditore edile” conquistato per meriti ciulatori ….Fisico asciutto da atleta. Un po’ sognatore… Io sono normale ma più pratico; “ragiunat” diplomato, fisico normale tendente al robusto, conquistatore di figa, anzi ex conquistadores, colla mente e l’astuzia (almeno cosi’ dicono…boh) invece che col fisico…
Un po’ irascibili entrambi con qualche rissa giovanile all’ attivo. Date tante, prese idem almeno inizialmente…
Le donne? Scoprirete Voi i personaggi….I nomi sono Tonis (Giuli) e Giovanna (quandomai)
Antefatti erotici
A 13 anni riesco a toccare e leccare le tettine per qualche tempo a una mia compagna di banco. Anche un ditalino li feci ma lei masturbarmi non volle…
Lupox qualche mese dopo ci prova colla stessa e questa gli fa pure una pompa….Bah! Gasato si presenta nudo alla matura ma avvenente vicina di casa interpretando male delle carezze amorevoli della tipa sulla sua testa. Ne ricaverà un calcio nei “gioielli” e una manica di botte dal padre.
Dopo qualche storiellina con paesane ecco che piomba in paese LA SVEDESE!!! Anzi Italo-Svedese in ferie dallo zio. Potete immaginare altissima, bionda, con poco seno (una terza appena appena) , aria da dura che in bicicletta scorazzava per le
vie del paese che effetto potè avere sui giovani ormoni cameresi…Altezzosa pareva ignorar tutti ma una sera la vedemmo arrivar in una stretta viuzza… Ululando il suo amor Lupox a terra si distese…escoriazioni varie prese ma qualche giorno dopo anche il “pelo” della SVEDESE!!! Lo tirò bello spompato nel giro di una settimana e cosi lo dovetti sostituire…E’ dura, ogni tanto, esser veri amici
L’appetito vien mangiando e cosi difficilmente erano senza ragazze. Mai ci innamorammo però....a dir il vero una mezza “scuffiotta” Lupox se la prese per una prof. 40enne della classe vicina, tal Noemi, nonché moglie del direttore Perandù dell’ Istituto Formazione Operatori Edilizia che non insegnava a fare case ma a venderle o quantomeno ad agire nell’ambito edilizio nel settore vendite. Il Perandù era anche titolare con fratelli di un grosso magazzino edile in Trecate e trattava case e terreni. Lupox impazziva per le nere di capelli!!! Io per le bionde!!! Forse per gelosia nei confronti di una sua allieva piacente che si credeva più bella di Lei e a cui Lupox prestava attenzione si fece trombare dal giovin virgulto in piedi nel bagno mugolando di piacere facendo attenzione che l’ inesperta concorrente ben sentisse. GRAN TROIA la Prof!!! Stranamente non si preoccupò che anche il Perandù potesse sentire la stessa cosa….Godette veramente e a Lupox offri un posto nella ditta a scuola finita. Sebben preso dalla nera di origine calabrese più del normale passò dal vender piastrelle a vender case in un battibaleno. Ogni tanto “tappava qualche spiffero” di qualche cliente femmina e in breve tempo e colle provvigioni un bel gruzzoletto si stava facendo.. Poi intervenne il Perandù drasticamente e si scoprò l’arcano….ad una festa a Lupox un bel palo gli mise in mano…Di rimando il prode Gianni un destro sul naso gli pianto. Lo soccorsi io ed in bagno un bel “bollito” anche io gli diedi…mai avesse parlato senò sapeva cosa gli sarebbe aspettato!!! Ci mettemmo in società ; Lui a comprare e vendere ed io ad amministrare. Sia la prima che la seconda segretaria brutte le scegliemmo; sul lavoro niente distrazioni!!!! A 25 anni eravamo già ben ricchi ma qua accadde il FATTO!!!
IL FATTO
Quella sera di primavera verso le 18 eravamo a Novara e stavamo andando a prender l’aperitivo al Bar Borsa dopo aver fatto un affare. Davanti a Noi si scaglio una figura femminile che ci fece trasalire; Altezza media , capelli nerissimi medio lunghi, e seno prosperoso anche se il giubbottino non lo faceva trasparire bene. Dir che era bellissima era poco ma aveva lo sguardo triste, estremamente triste…Non ci vide manco tutta intenta nei suoi pensieri. Lupox parti di corsa come un treno lanciando un ululato a me mai sentito. Qualche secondo dopo senti un grido di dolore alle mie spalle….il BASTARDONE aveva fatto di corsa il giro dell’ isolato e aveva cominciato a salire le scale che portano al porticato ed aveva fatto finta di inciampare proprio dinnanzi a Lei che naturalmente lo aveva soccorso. Lo lasciai fare e da lontano li guardavo. Riusci’ a portar la ragazza al Bar; Lui parlava parlava . La tristezza della ragazza dopo un po’ spari, qualche sorriso compare assieme anche ad una fragorosa risata. Eran diventate le 20 oramai e mi stavo un po’ stufando; Avevo già bevuto 3 aperitivi, mangiato 2 pacchetti di noccioline e raccontato al barista 3 volte la storia vera del luccio di 6 kg che prendemmo in inverno e quella inventata dell’altro da minimo 15 che ci era sfuggito. Nel bar irruppe un signore di mezza età con un giovinotto similar ad HULK….
La ragazza si gettò fra le sue braccia e poi fra quelle del ragazzone : “Pensavamo che eri sparita…adessi vieni con Noi”. La ragazza andò verso Gianni e gli diede un bacio in fronte “ Grazie degli attimi di felicità che mi hai dato ma purtroppo devo andare”. Lupox la prese per un braccio ma HULK lo spinse via…Mentre se ne andavano la ragazza mando un saluto a Lupox e gridò “ Tonis mi chiamo Tonis…sei un autentico tesoro..peccato che non ne possa usufruire”.
Gianni era sgomento, io pure . Venne verso di me e dopo un grappino mi disse “ Abita a Firenze ed era dagli zii, domani riparte!!! E’ la mia dea Maya della città di Uxmal. Setaccerò Firenze da capo a piedi ma la ritroverò!!! Gualtiero adesso so cosa è l’amore fatale ed ancestrale-“.
Apri una agenzia a Firenze anche se gli affari glieli curavo ancora io.
Passavano i mesi e anche un anno ma le ricerche erano vane. Pescava poco e trombava ancor meno. Si concedeva una puttana di lusso ogni tanto ma nulla più. Quando lo andavo a trovare lo vedevo sempre più col morale basso. Io non capivo…non ero mai stato innamorato forse!
Due anni dopo …e tocca a me!!!
Passai l’estate a carpe e l’ inverno senza andare a pesca dedicandomi al trombaggio di un paio di donzelle che conobbi in quel periodo…una non era più tanto giovane e manco tanto bella ma aveva 2 tette giunoniche e MON DIEU che pompe che faceva!!! Andar a lucci da solo non mi ispirava un gran che …Feci solo un giro nel Po a Casale dedicandomi alla pesca solo un paio d’ore e girovagando per il Monferrato; Trovai una vecchia cascina in disuso e pensai che sarebbe stato un buon affare comprarla, ristrutturarla, metterci un fattore e dedicarla a luogo di trombaggio per me e Gianni quando sarebbe rinsavito. Stavo ragionando come un capitalista…io uomo delle campagne stavo tradendo la mia ideologia social comunista e me ne vergognai un po’. Mi dissi che l’utopia era utopia e la realtà era realtà; presi i dati necessari per riuscire ad identificare la proprietà e li consegnai ad una delle segretarie col compito di contattare poi la proprietà.
A primavera inoltrata però ricominciai la pesca ed individuai sull’ Agogna a Caltignaga una splendida vecchia trota fario di sicuro oltre i 3 kg. La insidiai col verme, col pesciolino morto manovrato ma nulla. Decisi cosi di provare colla bilancia; Tecnica efficace ma noiosa che prevede anche ore di attesa collo sguardo puntato sull’acqua ad aspettare che il pesce prescelto passasse sulla rete. Quel giorno era già dall’alba che stavo là; ne avevo i testicoli pieni ma la “regina” era in caccia…vedevo poco distante i movimenti delle sue cacciate in acqua bassa sui vaironi e piccole lasche. Erano oramai le 10 e sentii un vociare femminile fra le fra le piante e le frasche della sponda opposta; senz’altro qualche donzella che cominciava a venire a prendere i primi soli…Tutto ad un tratto un corpo femminile sbucò seminudo e si lancio in acqua fino alle ginocchia ridendo!!!
-“NOOOOOOOOO” fù il mio grido subito ritratto in gola dalla vista di un qualcosa che mai mi ero immaginato che esistesse!!! Alta, bionda, con due gambe perfette ed il viso di un angelo dell’inferno indossa solo le mutandine da bagno ed ostentava un seno da sballo che manco tentò di coprire colle braccia quando si accorse della mia presenza-
“Scusa Pescatore ma non mi ero accorto della tua presenza. Quandomai imparerò ad essere meno sbadata?”.
Impietrito davanti a cotal bellezza non proferii parola e Lei guardandomi con aria maliziosa disse “Quandomai prendesse qualche pesce me lo potrebbe regalare; I miei genitori e il mio fratellone ne vanno pazzi; Quandomai fosse una trota sarebbe apprezzata anche da me…sa io ho dei gusti raffinati in ogni campo…”.
Ripresomi dallo sgomento gli dissi “ Senta signorina Quandomai Lei passi di qua ogni tanto che non si sa mai…Il pesce c’è l’ho anche adesso ma solo per Lei…”. Rise di gusto. “Quandomai l’università mi lasciasse altri giorni da dedicare al relax lo farò…”.
Smontando l’oramai inutile attrezzo da pesca proferei “Signorina Quandomai può anche studiare prendendo il sole se vuole”. Capendo che un po’ la sfottevo per il suo dire sempre quandomai mi rispose “Le ho detto che amo le cose raffinate e sarei distratta ed anche Lei lo sarebbe se non è gay quindi pensi a prendere il pesce prima. Quandomai le capitasse una bella trota però passi pure a prendere un aperitivo al bar della piazza del paese che a quell’ ora mi trova sempre. Ma solo se ha la trota…***Mi saluto, si girò e quasi svenni davanti al suo culetto…Sentii l’altra voce femminile al di là delle frasche che gli diceva “Giovanna sei sempre la solita….devi far impazzire tutti eh…” e Lei di rimando “ Quandomai prendesse veramente la trota magari magari magari poi gli faccio assaggiare la mia di trota…il tipo è di mio gusto e sembra pure sveglio” e grido a squarciagola “Mi chiamo comunque GIOVANNA, hai capito pescatore, GIOVANNA”. Feci la Caltignaga –Cameri in stato comatoso…realizzai subito che mi ero innamorato veramente per la prima volta. Ma “quandomai” era una donna pericolosa..capace di far fare ad un uomo quello che voleva. Presi la canna da Mort Manieè alla Svizzera ed andai a prendere 3 trote di taglia normale sul Sesia a Romagnano. Mica aveva detto che dovevano essere trote dell’ Agogna!!! Alle 18 ero già al bar di Caltignaga e Lei era là attorniata da 3 maschi. Uno lo conoscevo ed all’ingresso mi salutò subito “Olà Gualtiero che buon vento”. Lo chiamai a me e gli dissi “Smamma subito tu e i tuoi 2 compari…”. Memore di una manica di botte che rifilammo a quella compagnia anni fa io e Lupo il tipo saluto Quandomai e si tiro appresso gli altri 2. Uno era un po’ restio ma visto il mio sguardo filò via anche lui.
Giovanna aveva una camicetta sbottonata ove il suo fantastico seno strabordava quasi fuori…Una classica esibizionista!
Gli diedi il cestino di vimini colle trote avvolte in fresche frasche e gli dissi:
”Le trote per te sono qua; la trota per me dove è?” . Ero sempre stato intimidito dalle troppe belle ma Giovanna era più che bella…era un dea e con gli dei bisogna dimostrare coraggio.
“Quandomai fossero anche buone magari la vedrai almeno…assaggiare non sò; Continua a pescare nel solito posto che potrei decidere di ascoltare il tuo consiglio e studiare al sole…la trota mia è sempre al suo posto cmq ”.
Il mio sguardo fini di pare ping pong fra le sue gambe e le tette e si diresse fiero verso i suoi occhi; “Signorina Quandomai io torno a pescare, pianterò anche una tenda sul posto ma non faccia andare a prendere il burro da sua madre in montagna per cucinare le trote….Non sono un tipo dalla troppa pazienza anche per una “marmorata” (trota di pregio rara) come Lei” copiando una frase che disse Lupo qualche anno prima .
Mi saluto con la manina e uno sguardo da vero angelo dell’ inferno e se ne andò col cestino. Anche il cestino si era presa oltre al mio cuore!!! Il cestino di vimini del nonno ammapatè si era preso e io non gli avevo detto nulla””. Ero diventato proprio rincoglionito!!! Cmq piazzai l’indomani una tendina nella postazione di pesca; Non c’è ne sarebbe stata neanche bisogno…Alle 15 Giovanna avanza fiera sulla piccola spiaggietta vicina col cestino di vimini in mano indossando un paio di calzoni corti e una camicetta bianca; Si getto a nuoto nel torrente ed usci dall’acqua come fosse Venere. La camicetta bagnata faceva vedere benissimo il suo seno!!! Una donna intrigante come mai!! “Le trote erano ottime; eccoti il cestino, ti aspetto per l’aperitivo stasera, adesso vado a studiare.”. Si giro per tuffarsi ma gli presi un braccio, la girai e gli infilai la lingua in bocca stringendola a me. Il pene era gia duro e glielo premevo appena sopra il suo boschetto. Un lungo travolgente bacio ci impegno per qualche minuto fino a quando le mie mani scivolarono sul seno. Lo stampo della sua mano destra mi rimase sulla guancia sinistra per qualche minuto…
“Quandomai volessi altro da Lei caro signor pescatore glielo comunicherò durante qualche aperitivo serale al solito bar” mi disse tuffandosi con aria fiera e Maliziosa. Mentre se ne andava urlai “Gualtiero, son Gualtiero”!!!
Furono 2 mesi di aperitivi, poi anche di amari assieme a una sacco di discussioni di ogni tipo. Ci raccontammo le nostre esperienze passate; Non era più vergine da un bel po’; usciva da una lunga esperienza risultata poi negativa con un medico dell’ospedale e quindi capii. Mi disse anche che però solo io l’avevo attratta immediatamente e che era ben contenta di aver scoperto un bel cervello in me anche. Non gli raccontai della storia di Lupo e Tonis. A pensare al mio grande amico mi veniva un groppo in gola. Ci scappava qualche appassionato bacio ed un altro paio di fotografie della sua mano sulla mia guancia. Una sera gli dissi anche “Ohhh Quandomai la prossima volta cambia mano…vorrai mica che resti celebroleso solo da una parte?” Mi rispose : “prendi altre trote piuttosto che il mio fratellone le altre le ha gustate bene e ne vorrebbe ancora …”.
-“Di alla mamma di preparare la padella, il burro e una sedia in più per domani sera; voglio provare anche io la cucina di tua madre. Il vino bianco lo porto io.”
Il suo volto si illuminò, mi bacio sulla fronte e disse “Era quello che aspettavo; Non avevi capito che sono pazza di te anche io?” Fece 2 passi verso l’uscita del bar si girò “La penultima villetta fuori paese sulla strada che và a Sologno; verso le 18 riesci ad averle pescate?
Alle 9 del mattino 5 splendide fario del Terdoppio erano già nel mio frigo!!! Alle 17.30 ero davanti alla villetta; suonai il campanello e venne ad aprire una figura a me non nuova. Era l’incredibile Hulk di quella sera al Bar Borsa di Novara!!! Rimasi sbigottito tanto che l’enorme ragazzo disse “ Va beh che mia sorella è una figa incredibile ma restare cosi’ davanti al fratello…”. Mi ripresi un attimo. Di certo non mi aveva riconosciuto. Arrivo anche Giovanna che mi presentò alla mamma e al babbo. Dopo qualche chiacchera restammo soli mentre la madre spadellava e i 2 maschi finivano dei lavoretti nell’orto. Gli raccontai la storia di Lupo e Tonis che ancora gli era oscura.
“Tonis è mia cugina, la figlia del fratello di mia madre; ogni tanto viene a passare qualche gg da noi. Abitano vicino a Prato ma studia o meglio studiava a Firenze. E’ da qualche anno che è sempre triste, depressa ma non so il perché. Ti faccio parlare dopo cena con mia madre. Ma velocemente che dopo voglio a prendere l’amaro al bar e anche…” Il mio volto si illumino d’immenso e Lei ancora “beh le tue mani e tua bocca sul mio seno…speravi di più?”. MON DIEU se mi faceva friggere come quelle trote in padella!!!
Dopo cena la signora Barbara spedi il marito e il figlio a Novara a prendere il gelato proprio in una gelateria dall’altra parte della città….”Ecco da chi ha preso Giovanna…” pensai.
“Tonis a 15 anni è stata aggredita in giardino da 3 balordi mentre era sola; l’hanno picchiata e stavano cercando di violentarla. Uno di loro aveva il pene già appoggiato sul suo sedere per sodomizzarla quando, per fortuna, tornarono i 2 cani pastori ed azzannando i malviventi li fecero fuggire. Da allora rifiuta qualsiasi contatto con qualsiasi maschio che tenti di corteggiarla. “
Si fermo un attimo, bevve un sorso di grappa e riprese:
”Solo io e i suoi genitori lo sappiamo; Mio fratello non ha voluto dare in pasto alla stampa nulla e fece denuncia ad un suo amico magistrato in tutta segretezza. Neanche mio marito e i miei 2 figli lo sanno…beh adesso Giovanna o come la chiami tu quandomai (e qua gli scappò un sorriso)lo sa!!. Cmq se il tuo amico è riuscita a farla sorridere forse è l’uomo giusto. Tu telefonagli e io vedo se riesco a farla venire qua ed a farli incontrare…Altre trote le puoi procurare?”
Gli risposi “Suocera… Ops signora mi dica quandomai le vuole… Ops quando le vuole e le trote saranno belle che nel cestino. Quandomai ha trovato miglior pescivendolo e pure gratis in vita sua?”
Giovanna mi guardo seria: “quandomai ti ho detto che ti sposo? E poi smettila di prendermi in giro con stà storia”. Si accorse di aver detto ancora una volta la magica parola e scoppiamo tutti a ridere.
La cosa si organizzò in qualche giorno non senza fatica. Io Non dissi nulla a Lupo che fino a poche ore prima ed anche la zia fece lo stesso con Tonis. Nel giardino attistante la villa i 2 si videro e si gettarono fra le braccia e scoppiarono a piangere; Piangevano loro, la zia, Giovanna e pure anche Hulk che nel frattempo era stato erudito assieme al padre dei fatti. Quel giardino per qualche giorno non dovete essere innaffiato!!! Furono 15 gg spensierati quelli di fine settembre. Tutti e 4 assieme passavamo le belle giornate sulle rive di qualche acqua a ridere, scherzare, pescare ed anche a pomiciare . Tonis lasciava mezzo suo corpo in balia di Lupo ma quando la mano del mio amico scendeva verso le mutandine si irrigidiva e si toglieva spaventata. Cmq era già qualcosa. Giovanna ebbe orgasmi multipli con la mia mano e io con la sua. Un pomeriggio i 2 decisero per una gita sul lago d’Orta. Siccome era quasi la chiusura della trota che avrebbe iniziato il periodo degli amori proposi a Giovanna una pescata-pomiciata sul luogo del nostro incontro allo scopo di insidiare per l’ultima volta quell’ anno la “vecchia” trota che avrebbe dovuto essere ancora in quel posto. Pomiciammo un po’ nel boschetto adiacente ma non troppo. Lei cmq si bagno le mutandine. Io era stranamente teso e non riuscii a farmi venire. Decidemmo quindi di passare alla pesca. Arrivando più vicino all’acqua vidi le sue cacciate in acqua bassa!!
Pensai “E’ mia!”; innescai un bel verme e tenendomi lontano dalla riva lo feci posare nel luogo delle cacciate . Una tremenda botta fece flettere il cimino. Aveva abboccato!!! Era Lei di sicuro!! La lasciai sfogare tenendo ben in tiro la lenza; qualche salto fuori d’acqua tipico della specie fece fare gridolini di meraviglia a Giovanna che mai aveva assistito a scene di quel tipo. Finalmente dopo 15 minuti sfinita si lascio trasportare fino in acqua bassa dove il mio guadino la accolse. Era una stupenda fario dai puntini rossi di oltre 3 kg ; quasi certamente una femmina. Giovanna mi diede una bacino “quandomai c’è ne fosse bisogno la cena per un po’ è assicurata”. Gli risposi “ Inizia per lei la stagione degli amori, facciamogliene fare un’altra almeno..”. Riposi il guadino in acqua, lo girai sottosopra, e la trota filo via verso la sua tana.
“ Un simil atto d’amore ne merita un altro” mi disse Giovanna. Mi spoglio completamente e mi fece distendere. “Chiudi gli occhi amore mio adesso. La tua quandomai ti farà un regalino…”. Idealizza i una bella pompa finalmente ma furono le labbra della sua ciccina ad avvolgere il mio pene. Apri gli occhi e lei era su di me e tenendosi per le braccia si muoveva ritmicamente sul mio corpo. Era bella come venere ed anche di più. Vidi i segnali del suo orgasmo ma non riuscii o non volli togliermi e le inondai le viscere di sperma. Mi bacio la fronte e disse “Ti amo immensamente e quandomai fosse che sono rimasta incinta ci sposiamo subito; adesso fumati una delle tue belle sigarette che poi riprendiamo. Non vorrai che la prima volta ne facciamo solo una?”””
Ne avevo solo una di sigaretta e decisi di utilizzarla nel probabile intervallo fra la seconda e la terza……
Il buio stava calando e andai a prendere la pila in auto. Al ritorno la scopai nella posizione classica e ancora una volta gli venni dentro….questa volta scientificamente direi. La sigaretta fù consumata come appena dopo la terza scopata. La quarta venne da sé anche se io proprio non riuscii a finirla….
Fini’ l’estate
I 2 andarono a convivere vicino a Firenze e presero pura una psichiatra ma Tonis era sempre molto reminiscenze. Si lasciava leccare anche la “ciccina”, si bagnava tutta , ma quando Lupox propendeva verso di essa il suo affare si ritraeva e non diciamo cosa faceva anche se solo le sue mani un po’ di più si avvicinavano all’ano…Andavamo a trovarli ed eravamo talmente in confidenza che non si faceva pudor a girar nudaper casa con me li’. Un giorno dissi a Giovanna: “ Fossi io Lupox la violenterei…magari diventa un contro schoc”. Era un po’ che avevo un similar stampo della mano sulla mia guancia!!!!
Passò un anno: Io e Giovanna ci lasciammo. Ci amavamo da morire ma litigavamo sempre. Avevamo 2 caratteri ribelli ed ancor troppo selvatici. L’ultima volta gli gridai “ TI MANGERO’ IL CERVELLO prima o poiiiiiiii”. La tensione a casa Lupox/Tonis saliva ed anche loro litigavano. Quandomai si rimise col dottore. HULK accompagnato dai suoi mi pregarono di salvarla da quelle grinfie .
Passò un altro anno di stavi ed avvenimenti vari di seconda importanza. Lupox dietro consiglio della 40esima “strizzacervelli” (mai un uomo volle Tonis come psichiatra) la sposò. Non potevamo mancare io e Giovanna.!Ero parecchio nervoso; era mesi che non la vedevo e cominciavo a dimenticarla…ma non per più di una ora. Giunsi a Prato per via del traffico solo al pranzo già iniziato. Salutai gli sposi e vidi HULK, seduto vicino al dottore, Giovanna come una dea al suo fianco e una sedia libera al di là. Il giovanotto che conviveva con una tipa in carne che io gli presentai mi adorava. MI si avvicinò e mi disse in un orecchio “La sedia vicino a Lei è per te! Salvaci !!! Credo vogliano sposarsi.” Mi sedetti , salutai tutti. Giovanna mi rivolse un sorriso a 34 denti e il dottore un “piacere di conoscerla; Giovanna mi ha molto parlato di Lei sa. Purtroppo per Lei Ragioner Gualtiero ha scelto me” con un sorrisino ironico. QUESTO ERA TROPPO!!! Andai in bagno e mi lavai un po’ per togliermi il sudore del viaggio ma soprattutto per chiarirmi le idee. Tornai al tavolo e mi sedetti; Mentre il dottore illuminava del suo sapere i conviviali una posata di quandomai cadde. Tre decimi di secondo e avevo la testa infilata fra le sue cosce allargate. Non ci stetti molto e andai nell’ampio giardino del ristorante dietro una alta siepe; dopo qualche minuto anche Giovanna era li’. Senza proferir parola si alzò la gonna e si girò.
Gli dissi “L’ultima preferisco non farla. Starei male tutta la vita!!””
Torno in sala e io dietro di Lei. Sali su un tavolo fra i commensali stupiti. Era un po’ pazza anche Lei!
“Signori devo annunciare anche il mio matrimonio!!”” Il sorriso del dottore si illumino d’immenso “ Io e Gualtiero il tempo di fare le carte e ci sposiamo!”:
Fù il putiferio!! Il dottore fece per scattare ma HULK lo fece volare…Un paio di parenti del dottore fecero per intervenire ma il nostro direttor della sede fiorentina, tal Sparty , con 2 belle bottigliate in crapa li fermo. Una rissa ad un matrimonio…che goduria!!!!!. Pagai di tasca mia i danni al ristoratore pure. Poi Giovanna fiera mi rivolse ancora la parola “Quandomai ne indovini una? Ah l’ultima doveva essere? Fino al matrimonio l’ultima sarà…..ma fai le carte in fretta!!!”.
Passò un anno ancor , quasi due ma le cose fra Gianni non funzionavano e cosi’ si separarono. Lui parti per il centro america dove viveva allo sbando come un poveraccio. Pure armato girava con una piccolo revolver tascabile. Ogni tanto telefonava ai genitori e a me. Tonis era sparita!!! La rivedemmo un paio d’anni dopo. Voleva assolutamente parlare con Gianni ma Noi gli spiegammo che non sapevamo dove era e nessun recapito manco telefonico ci aveva lasciato. Al successiva telefonata Lupox al nome di Tonis interruppe la conversazione. La pover donna si ripresento e sapendo in lacrime se ne andò.
Lupox dopo qualche tempo aveva la voce più serena. Viveva con una povera tribù cilena e una donna gli alienava il dolore.
Ed accadde il fattaccio….10 ANNI DOPO!!!!
Lupox cuore d’oro volle vendere tutti i beni fiorentini per regalarli alla tribù. Sparty si occupò delle trattative e dopo qualche mese rividi il mio amico. Smagrito quasi smunto, un barbone a lui inconsueto, era però di cipiglio fiero. Sapeva di dover tornare a Firenze per le firme del contratto ed era abbastanza teso. Il gran direttore e puttaniere Sparty per lenire la tensione ci propose di andar la prima sera in una villa di puttane dove ogni tanto si presentava una donna misteriosa e bellissima che col volto coperto sempre si dava in pasto al miglior offerente a prezzo base d’asta stratosferico. PUTTANA si’ ma di classe la donna. Solo il culo non dava. A Lupox la cosa parve non interessare molto e ci accompagno solo per non restare in stanza da solo. Alle 23 l’atmosfera alla villa era alle stelle. Tutti i maschi erano eccitati e pure le puttane non eran da meno. La “signora in nero” era sempre un evento. Il cachet arriva a parecchi milioni che pare la donna desse in beneficenza.
La misteriosa donna lascio cadere la tunica nera e immediamente sbiancai in volto e quasi senza ragionare mi girai verso Lupox e gli mollai un tremendo cazzotto sul volto intuendo cosa stava facendo; Cadde svenuto ma non ero riuscito ad impedirgli di esplodere un colpo del revolver che teneva sempre nel taschino della giacca. Guardai verso Giuli, perché di Giuli si trattava!!!!!!!!!! Lo avevo capito subito dal piccolo neo sulla coscia oltre al fatto che il suo corpo ben lo conoscevo, ed essa era distesa per terra con un rivolo di sangue che gli scendeva dal fianco sinistro. Accorsi verso di Lei e vidi che era solo ferita di striscio. Probabilmente ero comunque riuscito a deviargli la mano a Gianni visto che la sua mira era quasi perfetta e da quella distanza l’avrebbe presa in pieno di sicuro. Nel frattempo era successo il fuggi fuggi generale e solo Sparty era rimasto e stava soccorrendo Luigi. Gli intimai di legargli le mani, imbavagliarlo e portarlo in una altra stanza. Sparty intuendo qualcosa di grave ubbidi’ senza fiatare. Svegliai Giuli e mentre gli lavavo e medicavo in qualche modo la ferita e l’aiutavo a rivestirsi mi racconto della storia piangendo come una fontana. Io aprii la porta in modo che Lupox legato ed imbavagliato sentisse. Avrei valutato dopo cosa fare.
Laureatasi aveva fatto pratica in uno studio con una anziano avvocato e il figlio. Ad un fine festa approfittando del fatto che era mezza ubriaca il figlio gli strappo i vestiti e alla pecorina la violentò mentre il padre in bocca glielo infilava. Lei dopo urla di terrore provò un immenso piacere. IL SUO DESTINO SI ERA COMPIUTO!!! Io glielo avevo detto a “quando” ed una sberla mi ero preso…. Finita la triste o forse benefica serata riflettè a lungo sulla cosa. Decise di riprovare con uno sconosciuto e cosi seppe anche Lei che il c…. sapeva apprezzare. Venne da me ma non oso dirmi tutto. Lavorava, lavorava ma ogni tanto i brividi del piacere doveva cercare sempre pensando che LUpox fosse l’amante di turno e cosi’ con l’aiuto di una amica organizzava ogni tanto la messa in scena. Piansi, quella volta piansi anche io mentre dissi a Sparty di liberare Gianni.
Lupox si avvicinò a Tonis e la guardo intensamente. Il silenzio regno per qualche minuto. Presi Tonis da parte e gli sussurai una cosa nell’ orecchio. Ella sbianco!!! Poi andò da Lupox e disse “ qualcosa per te è rimasta se ancora mi vuoi?”.
Io accompagnato da Sparty andammo nell’altra stanza. Un urlo disumano giunse…Sparty fece per precipitarsi ma lo trattenni e gli dissi “L’ano gli ha riservato!!”. Le grida diventarono mugolii di piacere e poco dopo Lupox e Tonis entrarono e a momenti mi ammazzavano dalla felicità per la soluzione trovata.
Lasciammo Sparty per i lidi novaresi. Gli lasciammo pure la direzione di tutti gli averi. Noi 4 adesso potevamo solo godere!
IL FINALE
Viviamo felici e contenti. Le donne rimasero incinte in breve tempo. Dopo un po’ lo scambio di coppia divenne naturale . Adesso stiam pensando io e Lupox di farci qualche amante….Le due donne stan per diventar nonne e ai poveri mariti non ci pensano più.
Eh si’ perché Amos il figliol loro a 17 anni ben ha pensato di metter incinta Maya la nostra figliola…
Quante mazzate in capo gli ho dato!! A chi? A Lupox ovviamente!!!
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18 anni fa
admin, 75
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Aaron
Mi chiamo Elena ho 28 anni, sono ragioniera in una ditta ed ho grandi soddisfazioni professionali essendo entrata come primo lavoro ed essendo oggi responsabile di tutta la parte amministrativa.
Grazie al mio capo, alla mia testardaggine, a due master fatti in estate a Londra.
Sono quindi indipendente, vivo da sola pratico molto sport nuoto tennis palla a volo.
Sono 168 peso 58 kg capelli castani occhi azzurri ho la quinta di seno.
Ho avuto qualche relazione in passato durata sei mesi, ma oggi preferisco avventure o week end, storie senza coinvolgimenti sentimentali, per me è molto importante fare sesso con un uomo molto muscoloso.
In genere cerco fuori dell’ambiente in quanto non voglio maschi appiccicosi e che “per caso” m’incontrano al solito ristorante o pizzeria.
Ho molti amici, amiche con cui ho solo un rapporto amichevole sportivo ma non sessuale.
Ultimamente chatto per cercare qualcuno d’interessante, ma fin’ora non mi è capitato nessuno: sono tutti come tu li vuoi solo nelle foto poi quando fai un incontro realizzi che sono totalmente diversi. Il mondo maschile della Chat da molta importanza alla dimensione del cazzo e poco al fisico.
Ho conosciuto Aaron in aereo, eravamo seduti accanto e vi confesso che ero stupita da quest’uomo alto, enorme e nero,con un viso piacevole ed un look distinto.
Mi ha colpita con la sua gentilezza mai invasiva, ed uno spirito tipicamente anglosassone ma mediterraneo. Il volo di rientro dall’america ci ha dato modo di conoscerci e scherzare, lui è un caraibico studi in America funzionario di una multinazionale e viene in Italia per lavoro.
Mentre aspettiamo i bagagli a Malpensa, mi chiede se ceniamo insieme a Milano, non
ho voglia di andare fino a Milano, ed Aaron mi piace quindi gli dico”andiamo a colazione qui nei dintorni ” lui accetta con entusiasmo.
Sono le 11,30 di sabato, quando ritiriamo bagagli e macchina, ci avviamo verso il Ticino, c’è un posto tranquillo dove si mangia bene.
Durante la colazione continuiamo a parlare del mondo, del clima, di sport.
Insiste per pagare lui il conto.
Apro la macchina ed appena entriamo mi abbraccia mi bacia, io rispondo convinta e con entusiasmo, è la prima volta che bacio un uomo di colore labbra grandi e morbide, abbracciandolo mi rendo conto che Aaron è un fascio di muscoli e mi eccita molto.
Decidiamo di andare da me, appena a casa dentro mi bacia e comincia a spogliarmi, io spoglio lui.
Nudi, mi rendo conto che Aaron, non ha un grammo di grasso è un fascio di muscoli, i pettorali sporgono enormi da spalle larghe e fasciatissime, gli addominali formano una tartaruga perfetta,le gambe muscolosissime ed un cazzo grosso, enorme.
Lui comincia a leccarmi tutta dai capezzoli, le tette, l’ombelico, mi prende per le ascelle mi alza mi mette a cavalcioni sulle sue spalle ed affoga la sua bocca nella mia figa mi bacia e lecca intensamente, sono fradicia ed eccitatissima mi riprende per le ascelle ed abbassandomi mi trovo la sua grossa cappella puntata sulle mie labbra sgocciolanti di saliva e umori.
Mi sento slargare le labbra, mi penetra deciso e forte, lo sento duro dentro la mia figa.
Le sue braccia imponenti mi sollevano e mi abbassano su quell’enorme cazzo. Comincio a sentirlo fortissimo, mi succhia i capezzoli , mi mangia le tette….vengo forte sul suo cazzo che s’indurisce di più.
Mi porta in camera da letto sempre dentro di me come fossi un giocattolo, ha un fisico da bodybuilder ed è fortissimo, ci sdraiamo mi è completamente dentro, sento le sue mani dappertutto, sento tra le mani muscoli esagerati forti duri mi scopa fortissimo…godo ancora.
Mi sta pompando fortissimo ogni colpo fino in fondo, vado in estasi sto venendo a ripetizione come una fontana.
Mentre mi pompa gli succhio i capezzoli lecco i pettorali stringo le sue natiche contro la mia figa lo voglio tutto dentro. Si alza a squadra mi attacco con le gambe ai suoi fianchi le braccia al collo e lo scopo dentro la figa, determino il ritmo, lo sento enorme e duro si abbassa mi appoggia al letto e mi pompa furiosamente lo sento durissimo e grosso mentre continuo a venire lo sento inondarmi la figa, riempirmi con getti caldi e forti, mi rigira mi ritrovo sopra di lui mentre continua a venire e rimane durissimo continua a pomparmi forte.
La mia figa cola sperma ed umori ma lui continua pomparmi duro, usa il cazzo delicatamente tiene tra le mia grandi labbra la grossa cappella, mi struscia il clitoride con il filetto poi tutto dentro fino alle palle……è fantastico continuo a venire.
Lo sfila e me lo ritrovo in mezzo alle mie tette la cappella mi sfiora la bocca la lecco e la succhio forte.
E’ un cazzo pieno di vene con una cappella grossa rosata infilo la lingua nel suo buchino
Gli piace scoparmi tra le tette con un pompino ….viene nella mia bocca , ingoio la sua sbora e mi ritrovo la sua lingua in bocca a baciarmi leccarmi succhiarmi..
Mi lecca tuttala figa il culo le tette mi succhia i capezzoli e li strizza gentilmente tra i denti, mi lecca il collo mi succhia le orecchie sento che il suo cazzo di nuovo duro, lo struscio sul clitoride, mi piace tantissimo sentire il suo filetto contrastare il mio clitoride, Aaron fa strusciare tutto il suo cazzo contro il mio clitoride dal filetto fino in fondo, vedo il suo cazzo duro arrivare fino al mio ombelico.
E’ veramente enorme, lo voglio subito tutto dentro mi penetra forte deciso fino in fondo godo appena mi tocca la radice. Sento le sue palle battere contro, lui mi rovescia sopra e mi scopa forte ma delicatamente, resta avvinghiato alla mia bocca, mi stringe le tette con delicatezza,è tutto dentro restiamo fermi lui dentro di me , la mia figa lo succhia avida.
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6
18 anni fa
admin, 75
Ultima visita: 30 minuti fa -
... la direzione ...
E’.
Immaginalo.
Lui e’.
Concentrati e immaginalo, per ora, solo per quello che e’.
Un polpastrello; appartiene ad un dito indice. Indica una direzione nei cartelli e nelle convenzioni. Ma riceve e provoca sensazioni tattili.
Ora immaginalo. Piu’ concentrata. Di piu’. Socchiudi gli occhi.
Ti si sta avvicinando; ma non riesci piu’ a metterlo a fuoco tanto e vicino al tuo occhio destro, tanto che istintivamente lo chiudi. Lui ti carezza la palpebra, poi la guancia, con un leggero movimento a spirale. Arriva alle tue labbra, gioca, indugia, poi gioca con la tua lingua, poi basta.
Fugge rapido giu’, fra i tuoi seni. La camicia cede, i tuoi capezzoli cedono al fascino di un gioco misterioso sotto e fra i tuoi seni, l’ombelico, il pancino, il collo, gli incavi delle tue braccia e delle tue spalle, quindi interessante perche’ probabilmente diverso dal conosciuto.
Non piu’.
Ora e’ passato alla tua nuca, alle tue orecchie.
A lungo, a lungo … ehi, purtroppo si e’ spostato. Sta tracciando lentamente ma decisamente una superlativa retta lungo la tua schiena, sembra abbia una direzione in mente (forse ha anche una mente).
E’ arrivato dove voleva. Sembra ci siano molte cose da apprezzare nei dintorni. Ma pur indagando a fondo per lunghissimi minuti, senza pace e sosta, ritmicamente, mostra nuovi interessi. Il tuo reggicalze e’ di pizzo cosi’ elaborato e fine da sembrare un gioiello. Altri gioielli ai quali e’ interessato sono le tue calze di seta. Bordi e superfici vengono saggiati con curiosita’ mista ad una evidente conoscenza, anche se lui e’ caldamente percettibile. E presente, anzi multipresente (e’ strana come sensazione). Ora sale e tu sei sdraiata sul letto ormai da parecchio tempo. Ti aspetti, anzi ti auspichi che avvenga qualcosa … Lui indugia con le tue cosce, le tue anche, i tuoi fianchi, torna a giocare con le tue labbra, il tuo collo, la tua lingua e …
Questa volta succede qualcosa di irreparabile, mai accaduto oggi con tanta gravita’: cade dentro le tue piccole labbra, ma non da solo. E’ accompagnato da altri 3 polpastrelli, che allargano la tua intimita’ ed approfittano anche di altre disponibili, vicine proprieta’ prive’ … continuamente freme, allarga, carezza, penetra, sfiora, suggerisce, accenna, forza e poi … vorresti sapere a chi appartiene il polpastrello?
A qualcuno che conosci. Bene a fondo.
All’individuo con il passamontagna che e’ entrato nella tua stanza quella notte in cui lo hai desiderato, quando hai lasciato volutamente la porta aperta … e che successivamente, per caso ha ascoltato le tue impressioni da cronista di quella speciale esperienza.
Ha mani decise, curate, regolari quindi belle in un uomo.
Ed anche una voce già sentita.
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18 anni fa
claudio3rz,
47/47
Ultima visita: 17 anni fa
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L’appuntamento di carla.
Un banale parcheggio e’ il luogo stabilito, l’ora va bene per pranzare. Lei sale sull’auto di Marco, che e’ uguale a tante, cioe’ invisibile nella moltitudine. Lei ha un tailleur piu’ provocante, questa volta. La gonna corta non consente reggicalze, pensa lui.
Scelgono un posto frequentato da gente che lavora in ufficio, anche se ha l’aspetto di una trattoria di campagna. Si raccontano cose di scarsa importanza, solo per ascoltare il tono di voce dell’altro. Qualsiasi argomento avrebbe scarsa importanza in quel frangente. Non sanno dire cose banali, in realta’ non sono concentrati sulla comunicazione verbale, perche’ sanno che cosa e’ importante fra loro.
Non sazi ma di ottimo umore, decidono che e’ meglio andare.
Carla e’ un po’tesa, lui potrebbe essere un pazzo, una persona pericolosa. Ma e’ troppo curiosa di sapere che cosa sta per succedere.
Infatti c’e’ un motel di ottimo livello nelle vicinanze. Lei lo conosce, ma fa finta di esserne sorpresa e un po’ a disagio. Una volta in camera continuano a parlare di argomenti insensati, seduti sul letto sino a quando gli sguardi non si incontrano veramente.
E’ a quel punto che avviene qualcosa. Le labbra si incontrano, anzi si incollano. Si spogliano reciprocamente con strani rallentamenti seguiti da accelerazioni. Ci impiegano piu’ del previsto a ritrovarsi seminudi, perche’ lui e’ evidentemente compiaciuto delle autoreggenti lunghe, una sorpresa nonostante la minigonna (questa volta e’ un’attenzione di Marco perche’ il segno sospetto della presenza di calze lo aveva notato mentre pagava il conto poco prima).
Carla pensa che qualcosa di strano stia per accadere, ma nello stesso tempo non si fa eccessive illusioni, si e’ trovata altre volte in simili situazioni. Solo che Marco ha qualcosa di diverso; non riesce a mettere a fuoco “quale”, quindi una certa tensione esiste.
Ed e’ a quel punto che Marco comincia a parlarle, anzi ad annunciare probabili azioni; ma sussurrando dentro le orecchie, circondandola di carezze ed abbracci forti. Lasciandola e guardandola da diverse angolazioni, per poi ricominciare a dirle delle frasi, anche incomprensibili, sempre dentro le orecchie, come se non parlasse con lei ma a qualcosa che e’ dentro di lei.
Lei e’ seduta, indossa ancora perizoma e reggiseno, calze e scarpe. Lui le chiede di abbracciare il cuscino, faccia in giu’, perche’ deve massaggiarla. E’ a quel punto che simula di avere a disposizione olio di mandorle ed una sua segreta miscela di olii essenziali, usando saliva e carezze in sostituzione. E’ l’introduzione al loro prossimo incontro, le dice.
La schiena, il collo, le radici dei capelli, molti angoli impensabili, le palme delle mani, le dita dei piedi, l’interno delle cosce e delle grandi labbra cominciano a fare conoscenza con Marco. Il perizoma e’ stato strappato in una frazione di secondo, fatto inavvertibile. Il reggiseno e’ sparito tempo prima, in un vago ricordo. Non insieme alle scarpe, che lei ha mantenuto per vezzo. Mentre si sta rilassando, a tradimento riceve con un colpo deciso il membro del maschio. Dopo un breve ambientamento, il rito che sembrava avere tempi rispettosi e programmati riceve un’accelerazione crescente. Carla si ritrova sopra di lui, ora; conduce il gioco con i colpi del suo bacino, mentre lui l’aiuta a mantenere un ritmo incalzante, a tratti parossistico. I capezzoli e i seni vengono carezzati con foga, con violenza perche’ i capezzoli si induriscono inizialmente per un po’ di dolore e anche troppo coinvolgimento. Mentre il buchino “dietro” di lei viene approcciato da un dito curioso; lei mostra una complice indifferenza all’intima provocazione, foriera di evoluzioni tematiche. Ora le bocche si cercano nuovamente, avide di passione sensuale. Lui continua a sussurrare frasi incomprensibili. Ma facendo piu’ attenzione Carla scopre che lui fantastica un dominio schiavizzante su di lei, le dice cose “porche” secondo i piu’, assolutamente complimenti e coccole scaturite da una passionalita’ realmente in atto secondo Marco.
Carla decide di accettare quello strano lessico perche’ ne comprende la natura esclusiva, privata, ose’. Anzi l’aiuta a godersi le penetrazioni e la festa di liquidi che si sente fluire fuori, fra le cosce.
Ora lei sente la voglia di venire, e prima di riuscire ad organizzarsi in un ragionamento di inibizione, scoppia in un orgasmo violento, liberatorio. A quel punto Carla capisce che sta accadendo qualcosa in Marco: lui le chiede fermezza, intensita’, concentrazione. E di restare immobile, con il membro fra le cosce. Specialmente fra qualche minuto, quando riprendera’ a muoversi dentro di lei. Lei dovra’ sopportare la tortura nei primi minuti, perche’ il movimento sessuale presto le procurera’ una nuova eccitazione, piu’ intensa, inconsapevole, interiore.
Carla comincia finalmente a capire che ha incontrato un raro maschio tantrico, seriamente orientato alla ricerca del piacere e del miglioramento continuo del loro rapporto. Un ricercatore purissimo di energia vitale e di felicita’ nel rapporto tra uomo e donna. Cioe’ di Amore.
La piacevole tortura continua per ore. Bevono e si nutrono di cio’ che trovano nel frigobar. La notte e’ ormai fonda, ma non riescono a staccarsi se non per brevi momenti di sfinimento, nei quali si conoscono meglio, parlano di aspirazioni, delusioni, successi. E ridono del mondo, perche’ finalmente vivono un momento in cui e’ possibile farlo. Ovviamente entrambi erano ufficialmente fuori casa quella notte. Il mattino li trovera’ avvinghiati e con meno di 1 ora di sonno in corpo. Ma molti lividi invisibili, per l’intensita’ delle penetrazioni e dei baci hardcore.
Marco l’ha accompagnata alla sua auto, coperta di umidita’ della notte. La colazione insieme li ha fatti sentire coppia. Ma anche amanti segreti. Bellissimo. Eccitante.
“Chiamami quando vuoi, tesoro!” esclama uno dei due per soddisfazione e voglia di complicità.
Si, perche’ sta arrivando la voglia di rivedersi, di ri-collegarsi intimamente, già mentre si stanno salutando.
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18 anni fa
claudio3rz,
47/47
Ultima visita: 17 anni fa